Il film ``L`ultima tentazione di Cristo`

Transcript

Il film ``L`ultima tentazione di Cristo`
LA PROVINCIA
TERZA PAGINA
Domenica 14 agosto 1988
Polemiche e indagini su tre statue del Getty Museum
La tentazione» divide gli americani
E se la Venere
fosse rubata?
La tempesta
su Scorsese
L Italiapotrebbe chiedere la restituzione
Oltre i cristiani anche gli ebrei
si scatenano contro il film «blasfemo»
LOS ANGELES — Per il Paul Getty Museum questa è stata un'altra settimana movimentata. La polemica sull'origine dell'Aphrodite iniziava a calare quando Silvio Raffiotta, il magistrato siciliano, ha
fatto cadere che, secondo lui, sia la cosidetta Venere di Malibù che le due statue
acrolitiche (composte di testa mani e pie-
NEW YORK — Particolarmente accesa la manifestazione contro il film di Scorsese
NEW YORK — Il primo applauso a scena aperta saluta il
nome di Martin Scorsese che dà il via ai titoli di testa del
film più contestato dell'anno: è una specie di dichiarazione
politica degli spettatori di Manhattan che, dopo due ore di
coda sotto un caldo insopportabile, sonoriuscitia entrare
in sala. Fuori dal cinema Ziegfeld, come a Washington e
Los Angeles, venerdì sera gli altri, i nemici deII'«Ultima tentazione di Cristo» hanno gridato i loro slogan.
Gesù è William Defoe
Per una volta il coro di
protesta ha unito pressoché
tutte le chiese d'America,
dai rabbini ebrei ai greci ortodòssi, alla gran massa dei
fedeli episcopali e fondamentalisti. Ma certo questo
è un film che non rimarrà
nella testa degli spettatori
solo per l'ondata d'intolleranza che ha suscitato negli
Stati Uniti.
Discontinuo, con palesi
cadute di gusto (come la
morbosa passione per il sangue, che scorre quasi in ogni
sequenza, ben prima del
martirio della crocefissione)
che si alternano a scene geniali per regia fotografia e
recitazione, l'opera di Scorsese assomiglia ben poco alla storia di Gesù Cristo. Sia
moni. Perfino dopo il ritiro
in un piccolo monastero (casupole di fango disperse nel
deserto del Marocco in cui è
stato girato il film e che domina con la sua luce cruda
molte scene) dirà al giovane
monaco che lo ammira:
«Vuoi sapere chi sono mia
madre e mio padre, chi è il
mio Dio? La paura».
Ma, sequenza dopo sequenza, quando alle prime
prediche seguono i miracoli
di Lazzaro e le guarigioni dei
ciechi e degli storpi, anche il
viso del Gesù di Scorsese,
addolcito é non più dominato solo dallo sgomento, dirà che la lotta contro questo
Dio così estraneo, separato
e lontano dalla vita degli uomini, sta finendo. Così in
E nessuno ci ha presentato alcuna evidenza sulla
loro provenienza». Appena la notizia è stata pubblicata sul Los Angeles Times, la direzione del Getty ha però deciso di rimuovere le statue. Questo ha
allarmato i carabinieri italiani che ora, attraverso
l'Interpol, vogliono essere '
ben certi che le statue non
spariscano.
«Dalla descrizione e dalle informazioni ricevute
abbiamo stabilito che le
statue potrebbero corrispondere a quelle descritte. Ed è per questo che abbiamo dato disposizioni
per restituirle al loro proprietario», aggiunge la
Starr. A differenza dell'Aphrodite, acquisita dal
Getty per la cifra, si dice,
di 20 milioni di dollari, i
due acrolitici, infatti, non
sono di proprietà di un
museo ma di un collezionista il cui nome non è stato
rivelato.
Espostifindal 1986 alla
«Magna Grecia Gallery» le
ragioni per cui sono riniti
qui non sono state chiarite. Erano in prestito semplicemente per venire esibiti? Sono stati soggetti a restauro? C'era in corso una
trattativa per un possibile
acquisto? Non si sa.
«Ogni discussione sulla
possibile provenienza di
questi oggetti deve venire
fatta tra il governo italiano e il loro padrone», dicono. E se la magistratura
di di marmo attaccati a corpi di pietra calcarea e di legno) esposte al museo californiano sarebbero state asportate dagli scavi archeologici di Morgantina. «No, non
siamo stati contattati dal magistrato o dal
governo italiano su questo soggetto — assicura Lory Starr, la responsabile dell'ufficio stampa —.
vi chiedesse di rivelare il
nome del proprietario?
«Le abbiamo restituite. E
non abbiamo più altro da
dire», aggiunge la Starr.
Mentre il museo si sente
sollevato dalla responsabilità di dover dare ulteriori
chiarimenti, la palla, a
questo punto, torna nelle
mani di Raffiotta e della
sovrintendenza ai Beni
Culturali. È vero che le
prove in mano del magistrato sono sostanziose?
Le autorità italiane apriranno un canale diretto
con il museo per arrivare a
individuare il loro proprietario? Sono domande che
dovrebbero trovare una risposta nei prossimi giorni.
Ma torniamo un attimo indietro e ricapitoliamo la
storia.
Il tutto, come si ricorderà, inizia quando, a fine
luglio, il Getty Museum
annuncia l'acquisto del
prezioso Aphrodite. È un
pezzo rarissimo e gli storici dell'arte restano a bocca aperta. Ma è subito polemica. Dall'altro capo
dell'Atlantico, Graziella
Fiorentini, sovrintendente
alle Belle Arti di Agrigento, getta infatti il sospetto
che la statua sia stata rubata a Morgantina. «Accuse non sostanziate dai
fatti», dicono al Getty. E
a riprova della propria
buona fede indicano che
per oltre un anno sono state compiutericerchein Italia e in altri paesi mediter-
ranei per accertarne l'autenticità. Si mettono in
contatto anche con il ministero dei Beni Culturali,
che fa sapere che l'opera
non risulta rubata.
Ma la pentola, ormai, è
scoperta. E se in Italia questa diventa un'occasione
per indagare sullo scandalo dei furti di Morgantina
e presso altri scavi archeologici, in America la polemica viene alimentata da
vecchierivalitàpersonali.
Si dice che Thomas Hoving, quando lasciò la direzione del Metropolitan di
New York, ambisse alla
posizione di direttore del
Getty. Al suo posto, invece, venne nominato John
Welsh, un suo ex curatore.
E da allora Hoving non
perde occasione per attaccare il museo
Con un fondo di oltre
tre miliardi di dollari è costretto per ragioni fiscali a
spendere almeno cento milioni all'anno, il Getty è
inoltre il museo più ricco al
mondo e ogni storia che lo
mette in cattiva luce trova
naturalmente udienza.
Da una parte e dall'altra
dell'Atlantico, così, la storia ha continuato a montare. E se dovesse venire fuori che si, in effetti, l'Aphrodite è stato rubato?
«Non accadrà, stiamo
tranquilli. Ma se l'Italia
presenta una rivendicazione valida, la restituiamo»,
dicono al Getty.
Lorenzo Soria
Le ripetizioni
Rimandati,
estrema
risorsa del
sommerso
scolastico
quella raccontata dai vangeli, o propagandata dall'ortodossia della chiesa cattolica,
che quella a cui ci hanno abituato tante rappresentazioni
precedenti. Cancellate le glorie dei kolossal del passato,
il regista americano non ci
regala nemmeno una scena
di massa (c'è la parabola
delle nózze di Cana, ma volutamente manca quella della moltiplicazione dei pani e
dei pesci). Perchè questa è la
vicenda, più intima, privata
e personale di un giovane falegname di Nazaret che,
spesso contro la sua volontà, scoprirà di essere il messia tanto atteso. Un uomo
debole e tormentato (a volte così insicuro di sé da essere ridicolo, ed infatti ride
buona parte del pubblico newyorkese e non), alle prese
con l'imperativo di trovare
nella sua vita l'impossibile
unità fra carne e spirito, tra
umano e divino.
Quando «L'ultima tentazione» si apre William Dafoe, un attore che ha mostrato di meritarsi il prossimo Oscar, è un giovane
ebreo sbandato, povero, che
passa le sue giornate a costruire croci di legno su cui
saranno puniti i suoi confratelli di Galilea che si ribellano alla dominazione dell'impero romano.
Quando comincia a sentire la voce di Dio la sua reazione non è di gioia ma di
paura, come si sentisse una
persona posseduta dai de-
ROMA — Per ottocentocinquantamila ragazzi questi giorni d'estate
non sono giorni di vacanza. Sono
giorni di «sudate carte». Più del 30 •
per cento degli studenti italiani, infatti, è stato rimandato a settembre,
e passa le vacanze a studiare. Non
sono pochi, e questo non è un vanto per la nostra scuola che, a quanto pare, delega ad altri la preparazioni di quasi un terzo degli alunni.
Come è noto, supporto obbligato ed essenziale degli esami di riparazione sono gli insegnanti che
«fanno ripetizioni». Considerato
che i «rimandati» frequentano le
scuole superiori non si rimanda più
nella scuola dell'obbligo e che gli insegnanti delle superiori sono poco
più di duecentomila, si può ritene-
re che circa la metà dei «prof» delle superiori diano ripetizioni. Questo tenendo conto anche degli studenti universitari che in questo modo si pagano gli studi. In sostanza,
siamo di fronte ad una situazione
al limite dell'assurdo: gli insegnanti delle superiori «si rimandano» reciprocamente gli studenti, affidandoli per il recupero ai loro colleghi.
Un recupero che costa salato.
Una lezione di un'ora si paga in
• media 30 mila lire. I prezzi variano
dalle SO, 60 mila lire di una lezione
di greco, impartita da un professore di ruolo di città, alle 15 mila lire
di una lezione di elettrotecnica o di
ragioneria impartita da uno studente di provincia. Sommati, però, questi denari
Gigi Proietti a Taormina presentafl«suo» Pirandello
una notte senza stelle, in una
delle riprese notturne quasi
teatrali che inquadrano 1 colloqui con gli apostoli, il futuro figlio di Dio annuncerà a Giuda che ha accettato
il suo destino, quello di morire sulla croce, e gli chiederà di essere lui a tradirlo, di
essere lui a consegnarlo alle
guardie di Ponzio Pilato.
Tratta, quasi ogni pagina
della sceneggiatura, dal romanzo dello scrittore greco
Nikos Kazantzakis, la figura di Giuda Iscariota è certo lafigurapiù lontana dal
testo dei vangeli. Trasformato in uno «zelota», un militante della lotta contro il dominio di Roma, nelfilmè il
più caro amico di Gesù ma
anche una delle tante tema-
spesi in città o in campagna, per lezioni di greco o di geometria, danno un totale da capogiro: circa 400
miliardi.
Miliardi che nonrisultanoin nessun capitolo di spesa, ma che sono
soldi spesi dagli italiani per dare
un'istruzione ai propri figli. Che
vanno sommati quindi ai soldi spesi dallo Stato, quindi dagli italiani
attraverso le tasse, per la scuola.
Soldi guadagnati dai professori
«esentasse»: in nero, per dirla brutalmente.
Questo spreco appare sempre meno giustificato. Fino ad oggi si imputava essenzialmente ai bassi livelli
salariali percepiti dagli insegnanti.
La giustificazione, se si vuol definire tale, suonava così: i professori
zioni materiali, quella dell'impegno collettivo per la
giustizia sociale, cui il figlio
di Dio deve sfuggire, così come deve allontanarsi dall'amore della sua bellissima cugina prostituta Maria Maddalena. In realtà, quando arriva sullo schermo la scena
dello scandalo, quel rapporto sessuale così deprecato e
giudicato blasfemo dai venticinquemila manifestanti di
Los Angeles, o dai duemila
di New York, in sala si registra qualche sospiro di delusione. Delicata, discreta, dura poco più di qualche secondo, è fin troppo palesemente parte di un sogno dell'uomo che sta in realtà morendo sulla croce.
Giovanna Pajetta
guadagnano poco, ma stanno poco in classe; nel tempo che gli avanza possono guadagnare con le ripetizioni. Un circuito vizioso di cui faceva le spese lo studente. Oggi, però, qualche cosa è cambiata. Tanto per cominciare, non è più vero,
con l'ultimo contratto, che i professori guadagnano poco:
Ci vorrà tempo, perchè questa
evoluzione diventi completa, e non
basterà un contratto. Va segnalato
però che il ministero ha dato il via
ad una serie di corsi di recupero, lì
dove è più facile farsi bocciare, al
sud e nelle periferie cittadine: fatti
con gli insegnanti di ruolo, e pagati dallo stato.
Renata Mambelli
L'attorefaproposte e ipotesi sul futuro del teatro
Buongustai allegri:
si
TAORMINA — Gigi
Proietti, che l'altra sera ha
rappresentato in prima nazionale al Teatro Antico
«Liolà», di cui è regista e
protagonista, ha un'idea.
«Una volta le stagioni teatrali si preparavano tra autunno e inverno. Adesso,
con il proliferare dei festival
estivi e delle coproduzioni
annesse, che verranno portate in tournée nei mesi successivi, i giochi (teatrali) son
già fatti nei mesi caldi. Perchè non prenderne atto e
saggiare un rapporto più organico con gli enti pubblici,
o turistici, che promuovono
la produzione estiva degli
spettacoli di stagione?»
Proietti siriferiscein particolare a Taormina Arte, di
cui da quest'anno è coordinatore del settore teatrale e
che gli ha prodotto, appunto, «Liolà». Il progetto di
Proietti è legato allo spettacolo appena scodellato, la
cui messinscena è stata pensata per lo spazio, enorme,
del Teatro Antico: «E un allestimento 'ad hoc' per
Taormina. Se da una parte
la scenografia ha un effetto
visivo notevole, dall'altra
MIAMI — Allettanti prospettive si aprono ai buongustai di tutto il mondo: presto, forse, l'aragosta — uno dei piatti più
raffinati e più costosi — potrà comparire
su tutte (o quasi) le tavole. Un gruppo di
ricercatori della Florida, infatti, è riuscito ad allevare in cattività aragoste dei Caraibi, dallo stadio post-larvale fino ad uno
sviluppo sufficiente per renderle utilizzabili come alimento.
Non è stata un'impresa da poco, visto
che per anni gli scienziati avevano cercato, sènza riuscirvi, di allevare aragoste:
tentativo sempre fallito a causa dell'estrema delicatezza di questi crostacei nei primi stadi della loro vita.
Iricercatoridella Florida si sono accorti
che se si raccolgono le aragoste nello stadio immediatamente post-larvale, quando
misurano da sei a dodici millimetri, esse
possono poi essere allevate in comuni vasche. «Nessuno sa quanto dura la fase larvale — ha osservato il direttore del progetto in questione, John Ryther — perchè
nessuno èriuscitoa farle crescere in laboratorio durante questo delicato stadio della loro esistenza».
II gruppo di ricercatori americani ha
raccolto migliaia di aragoste appena uscite
dallo stadio larvale nelle baie dell'isola di
Antigua, usando dei filtri speciali, simili
a quelli usati per i condizionatori d'aria.
Quando sono pronte per trasformarsi
in piccole aragoste — spiega Ryther — le
larve cercano qualcosa di solido in cui installarsi: così si nascondono nei filtri e vi
Liolà ora canta e recita
crea problemi pressoché insolubili per una qualsiasi
'trasferta' su altri palcoscenici. Una tournée dello spettacolo sarebbe programmabile in una stagione estiva,
ricca com'è di luoghi aperti. Ci sarebbe però un'altra
possibilità: quella di esportare 'Liolà' all'estero. Penso soprattutto all'Unione
Sovietica, agli Stati Uniti.
Un progetto che sarebbe
in sintonia con le intenzioni
di Taormina Arte, che promuove cultura ma sempre
sotto l'egida del turismo e
che dunque ha anche necessità di esportare, insieme agli
spettacoli prodotti, la sua
'immagine ».
— Ma l'esportabilità dello spettacolo e dovuta anche
all'apparato dominante che
musica e coreografia hanno
nel suo allestimento?
«Liolà è una commedia
con musiche. Non un 'musical' né solo prosa. Le musiche sono state previste dallo stesso Pirandello che ha
scritto le parole delle canzoni e ha pensato a un balletto nel terzo atto. Liolà canta. È lo stesso autore e suggerire una messinscena come
quella che ho realizzato. Nel
primo atto ci sono molte
canzoni, che accompagnano
la presentazione dei personaggi e ai temi del dramma.
Nel secondo atto non ci sono canzoni. Nel terzo, viene
previsto il momento coreografico a sottolineare la coralità della vendemmia».
— Le canzoni sono state
mantenute per il loro aspetto di colore, o, addirittura,
di folcore, o per esaltarne il
loro significato strutturale?
«La canzone in 'Liolà' ha
una funzione specifica. Non
è un elemento narrativo.
Serve a Pirandello per evitare un realismo a tutto tondo.
Questo consente oggi di spostare la recitazione su registri
naturalistici anche molto
spinti, secondo la corrente
tendenza nel teatro: quella di
abbandonare stilizzazioni e
straniamenti vari e di mettersi a recitare sul serio».
«Liolà» continua Proietti è un testo giovane, del primo Pirandello, ma non, come viene generalmente considerato, un testo 'minore'.
Contiene già l'intera idealità di Pirandello. I suoi futuri
umori emergono tutti e so-
li ,\ §
ìm^':l^iL»Jìl
Una caratteristica espressione del poliedrico Gigi Proietti
no, naturalmente, freschissi- considerata di impianto clasmi, specialmente gli umori sico, dagli evidenti rimandi
comici, che trovano la loro alla commedia greca e roparallela teorizzazione nel mana.
saggio pressoché contempo«Uberto Bertacca ha inraneo sull'umorismo».
ventato una scenografia che
L'allestimento di «Liolà» consente nel primo Atto una
a Taormina comporta anche totale dilatazione della sceun'importante verifica: na: la piattaforma costituiquella del rapporto tra uno ta dall'enorme zolla a strati
spazio enorme e una struttu- permette un uso della scena
ra di teatro antico con una a tutto tondo. L'azione si
commedia, come «Liolà», sviluppa orizzontalmente.
Nel secondo atto, un espediente scenico fa sì che i muretti di pietra vengano a
chiudersi delimitando uno
spazio più ristretto, una situazione più intima, dove si
concentra il dramma. Nel
terzo atto la scena si ridilata, si amplia a un orizzonte
sterminato, su cui si perde la
tragedia appena sfiorata, volutamente mancata».
Mario Serenellini
Libro-verità e sceneggiato tv
sui funsi nel mercato d'arte
Leone Gariano, pittore-scrittore, con Paola Borboni e Sfeffa Carnacina
«Il mio interesse per Gariano non sirivolgesoltanto all'artista di sicuro e fascinoso talento. Al gemale e
inesauribile "inventore visuale" (questa elegante definizione coniata da Jean
Cocteau per Picabia è anche
sua di diritto). Ma si riferisce con la stessa intensità anche all'uomo Gariano. nel
quale fin dal nostro primissimo incontro, ho intravisto
un gusto infimo, segreto,
forse anche geloso, per la
solitudine interiore. Per il
dominio assoluto di quello
sconfinato spazio "immaginativo" dove forse dalla larva di un pigra fantasioso
uscì come una splendida farfalla l'estro pittorico di
un'instancabile esploratore
di sogni».
Nelricordare queste parole tornano alla memoria —
e nel dialogo — le dediche
che gli fecero Max Ernst e
Leonor fini, Jean Paul Sartre, Geno Pampaloni, Rafael Alberti. E si parla delle
dive, maliziosamente alludendo anche alla vecchia
chiacchierata storia con
Stella Carnacina: fu indicato dai rotocalchi «rosa» come il padre della bimba dell'attrice. Non ha, come ci si
poteva aspettare un gesto di
stizza o di noia, del resto pafci..:Jnio naturale del suo
modo di fare. Strizza un
momento gli occhi volgendosi al sole da dietro le len-
ti scure; i baffi sembrano
fremere ma è solo un attimo, un'impressione: «Lasciamo stare, quello che c'era da dire è stato già detto
tutto». Sull'ormai antica,
vera o presunta love-story
non gli si cava altro. «Quanto al pittore delle dive, mi
sono stufato presto di quella etichetta. Non mi diceva
più niente lavorare, dipingere in quel modo. Così ho
detto basta». Se n'è venuto
via da Roma.
— Che cos'hai fatto dòpo?
«Ho avuto un periodo di
riflessione, ho letto e riletto
dentro me stesso ho guardato il mondo con occhi diversi. E quando mi sono senti-
CAP D'AIL (Costa Azzurra) — La
sorprésa t cominciata a Nizza. Senza
nemmeno scendere sulla spiaggia, sulle
stesse panchine della splendida Promenade des Anglais non c'era un posticino per tirare il fiato: stipate di gente che allungava il collo stendendo il
visto al sole caldo della CSte. E gente
scivolava senza soluzione di continuità
sui marciapiedi, lato lungomare e lato Negresco. In mezzo sembravano
quasi allegre persino le automobili, reto pronto ho ricominciato a
dipingere. Cose diverse,
sempre surrealiste, ma tematiche nuove. Ho riportato i miei orizzonti fuori d'Italia».
— Anche a Nizza sei a dipingere?
«No. A Nizza sto prendendo una boccata d aria.
Io sono a Cap D'Ail nella
villa di un mio amico. Scrivo». Questa è davvero una
novità: se Leone Gariano dice «scrivo»...
— Qualcosa di clamoroso? «Mah...».
Prima di parlarne vuole
che si vada insieme a Cap
D'Ail: un piccolo ricatto, là
a vedere o non dico più
niente. Ed eccoci nella sua
se ancora piti lente dai semafori comandati dai pedoni, separate nei due
sensi di marcia dalle meravigliose spettacolari palme allineate per tutti i chilometri della Promenade tra fiori
sbocciati e in boccio. E proprio dietro una palma quasi di fronte alla
piazza dell'autosilo sotterraneo del
Rhul, la sorpresa. — Che cosa stai far
cendo qui? Sei venuto per il casinò?
«Sono secoli che non metto più piede
in una casa da gioco, sto solo pren-
«tana». E che tana... Una
villa con un parco da Mille
e una notte, il mare sotto le
finestrate della veranda
inondata di luce e di sole, la
iscina. «È qui che ho araientato parte del mio racconto; l'altra parte si svolge a Parigi, salvo minutaglie
diverse».
— Allora di che cosa si
tratta?
«Di una cosà in due: un
libro e insieme il copione di
uno sceneggiato. Il tema è
quello del mercato dei falsi
d'arte».
— Fantasia?
«Fino ad un certo punto.
Certo i personaggi hanno
nomifittizile situazioni sono romanzate. Ma al fondo
S
dendo un po' d'aria». La stretta di
mano è vigorosa, il tono della voce
sorpreso e cordiale. Lui è Leone Gariano, artista italiano assai famoso all'estero, bravissimo surrealista che una
decina di anni fa era uno dei re della
Roma artistica. D pittore delle dive era
definito. Quadri, sculture, multipli
tutti avevano per soggetto le attrici più
belle e più note di Cinecittà e dintorni. Il suo grande estimatore ed amico
Giancarlo Fusco aveva scritto di lui.
di tutto ci sono molte verità. Verità scomode che chi
è nel mondo artistico conosce, ma non dice, per paura
di scandali, grossi o piccoli
anche di ricatti».
— Puoi essere più preciso?
«Sulla trama no. Dico solo che il protagonista, un
falsario di altissimo livello,
un vero artista, è davvero
esistito, anzi esiste ancora.
Dopo aver falsificato il fai-;
sificabile s'è ritirato a vita
rivata,ricchissimo,in un
aese europeo vicino. E uno
che s'è divertito moltissimo.
Credo che fra coloro che mi
leggeranno ci sarà chi lo riconoscerà e magari si riconoscerà nei personaggi che
P
hanno a che fare con lui.
Metto in piazza, alla berlina, molti bluff della cosiddetta arte». Leggendo qualche pagina del testo se ne ricava l'impressione di un racconto affascinante, scritto
con arguzia e ironia lo si
scorre d'un fiato. E sempra
di vedere in successione incalzante le immagini dello
sceneggiato.
— Che cosa dice l'editore?
«Sono in due o tre che se
lo contendono, anche perchè interessati a farne un
film tv. Vedremo». Libro,
romanzo - verità, sceneggiato: c'è da attendere con molta curiosità.
Andrea Brunelli
restano per una settimana o due, finché
non assumono l'aspetto di piccole aragoste. I piccoli crostacei vengono successivamente trasferiti in vasconi circolari galleggianti, nei quali è statoricostruitoil loro «habitat».
Acqua di mare viene continuamente
pompata nelle vasche, mentre vengono attentamente seguiti i progressi nella crescita. Quanto al nutrimento, le aragoste sono alimentate con piccoli gamberetti saimastri (che costituiscono anche in mare il
loro cibo preferito) che vengono normalmente allevati per scopi commerciali.
Come si è detto, queste prime fasi della vita delle aragoste sono le più delicate.
Basti pensare che in natura non più di una
su mille sopravvive ai numerosi predatori
nei primi due mesi dello studio postlarvale. La percentuale di sopravvivenza
ottenuta dai ricercatori, pan al 50% in
questo stesso periodo, costituisce quindi
un notevole successo, tale da spingerli ad
affermare che l'allevamento delle aragoste è ormai praticabile a livello commerciale.
Trascorsi i primi due mesi, l'alimentazione delle aragoste cambia radicalmente
e anziché limitarsi a divorare gamberetti
esse diventano veri e propri «spazzini dell'oceano», nutrendosi di tutte le proteine
animali che riescono a trovare. In questo
stadio i ricercatori le nutrono con mangimi preparati, pesce triturato e prodotti di
scarto animale.
Terme di Bacedasco
Gestioni Aziendali s.r.l.
Nel Parco Naturale della Valdarda
CASTELL'ARQUATO (PC) - Tel. 0523 / 895410
Oggi pomeriggio
ballo liscio con l'orchestra
FESTA DEL CULATELLO
mxxm
Domani pomeriggio
ballo liscio con l'orchestra
J O H N ÉLITE
Ore 17: unico
eccezionale spettacolo
BRASIL.
SAMBA SHOW
Gruppo di 9 ballerine mulatte
vincitrici del concorsi
di samba del Brasile,
più 2 ballerini acrobatici.
Il programma comprende
«Il folclore tipico brasllelro».