Il film ``L`ultima tentazione di Cristo`
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Il film ``L`ultima tentazione di Cristo`
LA PROVINCIA TERZA PAGINA Domenica 14 agosto 1988 Polemiche e indagini su tre statue del Getty Museum La tentazione» divide gli americani E se la Venere fosse rubata? La tempesta su Scorsese L Italiapotrebbe chiedere la restituzione Oltre i cristiani anche gli ebrei si scatenano contro il film «blasfemo» LOS ANGELES — Per il Paul Getty Museum questa è stata un'altra settimana movimentata. La polemica sull'origine dell'Aphrodite iniziava a calare quando Silvio Raffiotta, il magistrato siciliano, ha fatto cadere che, secondo lui, sia la cosidetta Venere di Malibù che le due statue acrolitiche (composte di testa mani e pie- NEW YORK — Particolarmente accesa la manifestazione contro il film di Scorsese NEW YORK — Il primo applauso a scena aperta saluta il nome di Martin Scorsese che dà il via ai titoli di testa del film più contestato dell'anno: è una specie di dichiarazione politica degli spettatori di Manhattan che, dopo due ore di coda sotto un caldo insopportabile, sonoriuscitia entrare in sala. Fuori dal cinema Ziegfeld, come a Washington e Los Angeles, venerdì sera gli altri, i nemici deII'«Ultima tentazione di Cristo» hanno gridato i loro slogan. Gesù è William Defoe Per una volta il coro di protesta ha unito pressoché tutte le chiese d'America, dai rabbini ebrei ai greci ortodòssi, alla gran massa dei fedeli episcopali e fondamentalisti. Ma certo questo è un film che non rimarrà nella testa degli spettatori solo per l'ondata d'intolleranza che ha suscitato negli Stati Uniti. Discontinuo, con palesi cadute di gusto (come la morbosa passione per il sangue, che scorre quasi in ogni sequenza, ben prima del martirio della crocefissione) che si alternano a scene geniali per regia fotografia e recitazione, l'opera di Scorsese assomiglia ben poco alla storia di Gesù Cristo. Sia moni. Perfino dopo il ritiro in un piccolo monastero (casupole di fango disperse nel deserto del Marocco in cui è stato girato il film e che domina con la sua luce cruda molte scene) dirà al giovane monaco che lo ammira: «Vuoi sapere chi sono mia madre e mio padre, chi è il mio Dio? La paura». Ma, sequenza dopo sequenza, quando alle prime prediche seguono i miracoli di Lazzaro e le guarigioni dei ciechi e degli storpi, anche il viso del Gesù di Scorsese, addolcito é non più dominato solo dallo sgomento, dirà che la lotta contro questo Dio così estraneo, separato e lontano dalla vita degli uomini, sta finendo. Così in E nessuno ci ha presentato alcuna evidenza sulla loro provenienza». Appena la notizia è stata pubblicata sul Los Angeles Times, la direzione del Getty ha però deciso di rimuovere le statue. Questo ha allarmato i carabinieri italiani che ora, attraverso l'Interpol, vogliono essere ' ben certi che le statue non spariscano. «Dalla descrizione e dalle informazioni ricevute abbiamo stabilito che le statue potrebbero corrispondere a quelle descritte. Ed è per questo che abbiamo dato disposizioni per restituirle al loro proprietario», aggiunge la Starr. A differenza dell'Aphrodite, acquisita dal Getty per la cifra, si dice, di 20 milioni di dollari, i due acrolitici, infatti, non sono di proprietà di un museo ma di un collezionista il cui nome non è stato rivelato. Espostifindal 1986 alla «Magna Grecia Gallery» le ragioni per cui sono riniti qui non sono state chiarite. Erano in prestito semplicemente per venire esibiti? Sono stati soggetti a restauro? C'era in corso una trattativa per un possibile acquisto? Non si sa. «Ogni discussione sulla possibile provenienza di questi oggetti deve venire fatta tra il governo italiano e il loro padrone», dicono. E se la magistratura di di marmo attaccati a corpi di pietra calcarea e di legno) esposte al museo californiano sarebbero state asportate dagli scavi archeologici di Morgantina. «No, non siamo stati contattati dal magistrato o dal governo italiano su questo soggetto — assicura Lory Starr, la responsabile dell'ufficio stampa —. vi chiedesse di rivelare il nome del proprietario? «Le abbiamo restituite. E non abbiamo più altro da dire», aggiunge la Starr. Mentre il museo si sente sollevato dalla responsabilità di dover dare ulteriori chiarimenti, la palla, a questo punto, torna nelle mani di Raffiotta e della sovrintendenza ai Beni Culturali. È vero che le prove in mano del magistrato sono sostanziose? Le autorità italiane apriranno un canale diretto con il museo per arrivare a individuare il loro proprietario? Sono domande che dovrebbero trovare una risposta nei prossimi giorni. Ma torniamo un attimo indietro e ricapitoliamo la storia. Il tutto, come si ricorderà, inizia quando, a fine luglio, il Getty Museum annuncia l'acquisto del prezioso Aphrodite. È un pezzo rarissimo e gli storici dell'arte restano a bocca aperta. Ma è subito polemica. Dall'altro capo dell'Atlantico, Graziella Fiorentini, sovrintendente alle Belle Arti di Agrigento, getta infatti il sospetto che la statua sia stata rubata a Morgantina. «Accuse non sostanziate dai fatti», dicono al Getty. E a riprova della propria buona fede indicano che per oltre un anno sono state compiutericerchein Italia e in altri paesi mediter- ranei per accertarne l'autenticità. Si mettono in contatto anche con il ministero dei Beni Culturali, che fa sapere che l'opera non risulta rubata. Ma la pentola, ormai, è scoperta. E se in Italia questa diventa un'occasione per indagare sullo scandalo dei furti di Morgantina e presso altri scavi archeologici, in America la polemica viene alimentata da vecchierivalitàpersonali. Si dice che Thomas Hoving, quando lasciò la direzione del Metropolitan di New York, ambisse alla posizione di direttore del Getty. Al suo posto, invece, venne nominato John Welsh, un suo ex curatore. E da allora Hoving non perde occasione per attaccare il museo Con un fondo di oltre tre miliardi di dollari è costretto per ragioni fiscali a spendere almeno cento milioni all'anno, il Getty è inoltre il museo più ricco al mondo e ogni storia che lo mette in cattiva luce trova naturalmente udienza. Da una parte e dall'altra dell'Atlantico, così, la storia ha continuato a montare. E se dovesse venire fuori che si, in effetti, l'Aphrodite è stato rubato? «Non accadrà, stiamo tranquilli. Ma se l'Italia presenta una rivendicazione valida, la restituiamo», dicono al Getty. Lorenzo Soria Le ripetizioni Rimandati, estrema risorsa del sommerso scolastico quella raccontata dai vangeli, o propagandata dall'ortodossia della chiesa cattolica, che quella a cui ci hanno abituato tante rappresentazioni precedenti. Cancellate le glorie dei kolossal del passato, il regista americano non ci regala nemmeno una scena di massa (c'è la parabola delle nózze di Cana, ma volutamente manca quella della moltiplicazione dei pani e dei pesci). Perchè questa è la vicenda, più intima, privata e personale di un giovane falegname di Nazaret che, spesso contro la sua volontà, scoprirà di essere il messia tanto atteso. Un uomo debole e tormentato (a volte così insicuro di sé da essere ridicolo, ed infatti ride buona parte del pubblico newyorkese e non), alle prese con l'imperativo di trovare nella sua vita l'impossibile unità fra carne e spirito, tra umano e divino. Quando «L'ultima tentazione» si apre William Dafoe, un attore che ha mostrato di meritarsi il prossimo Oscar, è un giovane ebreo sbandato, povero, che passa le sue giornate a costruire croci di legno su cui saranno puniti i suoi confratelli di Galilea che si ribellano alla dominazione dell'impero romano. Quando comincia a sentire la voce di Dio la sua reazione non è di gioia ma di paura, come si sentisse una persona posseduta dai de- ROMA — Per ottocentocinquantamila ragazzi questi giorni d'estate non sono giorni di vacanza. Sono giorni di «sudate carte». Più del 30 • per cento degli studenti italiani, infatti, è stato rimandato a settembre, e passa le vacanze a studiare. Non sono pochi, e questo non è un vanto per la nostra scuola che, a quanto pare, delega ad altri la preparazioni di quasi un terzo degli alunni. Come è noto, supporto obbligato ed essenziale degli esami di riparazione sono gli insegnanti che «fanno ripetizioni». Considerato che i «rimandati» frequentano le scuole superiori non si rimanda più nella scuola dell'obbligo e che gli insegnanti delle superiori sono poco più di duecentomila, si può ritene- re che circa la metà dei «prof» delle superiori diano ripetizioni. Questo tenendo conto anche degli studenti universitari che in questo modo si pagano gli studi. In sostanza, siamo di fronte ad una situazione al limite dell'assurdo: gli insegnanti delle superiori «si rimandano» reciprocamente gli studenti, affidandoli per il recupero ai loro colleghi. Un recupero che costa salato. Una lezione di un'ora si paga in • media 30 mila lire. I prezzi variano dalle SO, 60 mila lire di una lezione di greco, impartita da un professore di ruolo di città, alle 15 mila lire di una lezione di elettrotecnica o di ragioneria impartita da uno studente di provincia. Sommati, però, questi denari Gigi Proietti a Taormina presentafl«suo» Pirandello una notte senza stelle, in una delle riprese notturne quasi teatrali che inquadrano 1 colloqui con gli apostoli, il futuro figlio di Dio annuncerà a Giuda che ha accettato il suo destino, quello di morire sulla croce, e gli chiederà di essere lui a tradirlo, di essere lui a consegnarlo alle guardie di Ponzio Pilato. Tratta, quasi ogni pagina della sceneggiatura, dal romanzo dello scrittore greco Nikos Kazantzakis, la figura di Giuda Iscariota è certo lafigurapiù lontana dal testo dei vangeli. Trasformato in uno «zelota», un militante della lotta contro il dominio di Roma, nelfilmè il più caro amico di Gesù ma anche una delle tante tema- spesi in città o in campagna, per lezioni di greco o di geometria, danno un totale da capogiro: circa 400 miliardi. Miliardi che nonrisultanoin nessun capitolo di spesa, ma che sono soldi spesi dagli italiani per dare un'istruzione ai propri figli. Che vanno sommati quindi ai soldi spesi dallo Stato, quindi dagli italiani attraverso le tasse, per la scuola. Soldi guadagnati dai professori «esentasse»: in nero, per dirla brutalmente. Questo spreco appare sempre meno giustificato. Fino ad oggi si imputava essenzialmente ai bassi livelli salariali percepiti dagli insegnanti. La giustificazione, se si vuol definire tale, suonava così: i professori zioni materiali, quella dell'impegno collettivo per la giustizia sociale, cui il figlio di Dio deve sfuggire, così come deve allontanarsi dall'amore della sua bellissima cugina prostituta Maria Maddalena. In realtà, quando arriva sullo schermo la scena dello scandalo, quel rapporto sessuale così deprecato e giudicato blasfemo dai venticinquemila manifestanti di Los Angeles, o dai duemila di New York, in sala si registra qualche sospiro di delusione. Delicata, discreta, dura poco più di qualche secondo, è fin troppo palesemente parte di un sogno dell'uomo che sta in realtà morendo sulla croce. Giovanna Pajetta guadagnano poco, ma stanno poco in classe; nel tempo che gli avanza possono guadagnare con le ripetizioni. Un circuito vizioso di cui faceva le spese lo studente. Oggi, però, qualche cosa è cambiata. Tanto per cominciare, non è più vero, con l'ultimo contratto, che i professori guadagnano poco: Ci vorrà tempo, perchè questa evoluzione diventi completa, e non basterà un contratto. Va segnalato però che il ministero ha dato il via ad una serie di corsi di recupero, lì dove è più facile farsi bocciare, al sud e nelle periferie cittadine: fatti con gli insegnanti di ruolo, e pagati dallo stato. Renata Mambelli L'attorefaproposte e ipotesi sul futuro del teatro Buongustai allegri: si TAORMINA — Gigi Proietti, che l'altra sera ha rappresentato in prima nazionale al Teatro Antico «Liolà», di cui è regista e protagonista, ha un'idea. «Una volta le stagioni teatrali si preparavano tra autunno e inverno. Adesso, con il proliferare dei festival estivi e delle coproduzioni annesse, che verranno portate in tournée nei mesi successivi, i giochi (teatrali) son già fatti nei mesi caldi. Perchè non prenderne atto e saggiare un rapporto più organico con gli enti pubblici, o turistici, che promuovono la produzione estiva degli spettacoli di stagione?» Proietti siriferiscein particolare a Taormina Arte, di cui da quest'anno è coordinatore del settore teatrale e che gli ha prodotto, appunto, «Liolà». Il progetto di Proietti è legato allo spettacolo appena scodellato, la cui messinscena è stata pensata per lo spazio, enorme, del Teatro Antico: «E un allestimento 'ad hoc' per Taormina. Se da una parte la scenografia ha un effetto visivo notevole, dall'altra MIAMI — Allettanti prospettive si aprono ai buongustai di tutto il mondo: presto, forse, l'aragosta — uno dei piatti più raffinati e più costosi — potrà comparire su tutte (o quasi) le tavole. Un gruppo di ricercatori della Florida, infatti, è riuscito ad allevare in cattività aragoste dei Caraibi, dallo stadio post-larvale fino ad uno sviluppo sufficiente per renderle utilizzabili come alimento. Non è stata un'impresa da poco, visto che per anni gli scienziati avevano cercato, sènza riuscirvi, di allevare aragoste: tentativo sempre fallito a causa dell'estrema delicatezza di questi crostacei nei primi stadi della loro vita. Iricercatoridella Florida si sono accorti che se si raccolgono le aragoste nello stadio immediatamente post-larvale, quando misurano da sei a dodici millimetri, esse possono poi essere allevate in comuni vasche. «Nessuno sa quanto dura la fase larvale — ha osservato il direttore del progetto in questione, John Ryther — perchè nessuno èriuscitoa farle crescere in laboratorio durante questo delicato stadio della loro esistenza». II gruppo di ricercatori americani ha raccolto migliaia di aragoste appena uscite dallo stadio larvale nelle baie dell'isola di Antigua, usando dei filtri speciali, simili a quelli usati per i condizionatori d'aria. Quando sono pronte per trasformarsi in piccole aragoste — spiega Ryther — le larve cercano qualcosa di solido in cui installarsi: così si nascondono nei filtri e vi Liolà ora canta e recita crea problemi pressoché insolubili per una qualsiasi 'trasferta' su altri palcoscenici. Una tournée dello spettacolo sarebbe programmabile in una stagione estiva, ricca com'è di luoghi aperti. Ci sarebbe però un'altra possibilità: quella di esportare 'Liolà' all'estero. Penso soprattutto all'Unione Sovietica, agli Stati Uniti. Un progetto che sarebbe in sintonia con le intenzioni di Taormina Arte, che promuove cultura ma sempre sotto l'egida del turismo e che dunque ha anche necessità di esportare, insieme agli spettacoli prodotti, la sua 'immagine ». — Ma l'esportabilità dello spettacolo e dovuta anche all'apparato dominante che musica e coreografia hanno nel suo allestimento? «Liolà è una commedia con musiche. Non un 'musical' né solo prosa. Le musiche sono state previste dallo stesso Pirandello che ha scritto le parole delle canzoni e ha pensato a un balletto nel terzo atto. Liolà canta. È lo stesso autore e suggerire una messinscena come quella che ho realizzato. Nel primo atto ci sono molte canzoni, che accompagnano la presentazione dei personaggi e ai temi del dramma. Nel secondo atto non ci sono canzoni. Nel terzo, viene previsto il momento coreografico a sottolineare la coralità della vendemmia». — Le canzoni sono state mantenute per il loro aspetto di colore, o, addirittura, di folcore, o per esaltarne il loro significato strutturale? «La canzone in 'Liolà' ha una funzione specifica. Non è un elemento narrativo. Serve a Pirandello per evitare un realismo a tutto tondo. Questo consente oggi di spostare la recitazione su registri naturalistici anche molto spinti, secondo la corrente tendenza nel teatro: quella di abbandonare stilizzazioni e straniamenti vari e di mettersi a recitare sul serio». «Liolà» continua Proietti è un testo giovane, del primo Pirandello, ma non, come viene generalmente considerato, un testo 'minore'. Contiene già l'intera idealità di Pirandello. I suoi futuri umori emergono tutti e so- li ,\ § ìm^':l^iL»Jìl Una caratteristica espressione del poliedrico Gigi Proietti no, naturalmente, freschissi- considerata di impianto clasmi, specialmente gli umori sico, dagli evidenti rimandi comici, che trovano la loro alla commedia greca e roparallela teorizzazione nel mana. saggio pressoché contempo«Uberto Bertacca ha inraneo sull'umorismo». ventato una scenografia che L'allestimento di «Liolà» consente nel primo Atto una a Taormina comporta anche totale dilatazione della sceun'importante verifica: na: la piattaforma costituiquella del rapporto tra uno ta dall'enorme zolla a strati spazio enorme e una struttu- permette un uso della scena ra di teatro antico con una a tutto tondo. L'azione si commedia, come «Liolà», sviluppa orizzontalmente. Nel secondo atto, un espediente scenico fa sì che i muretti di pietra vengano a chiudersi delimitando uno spazio più ristretto, una situazione più intima, dove si concentra il dramma. Nel terzo atto la scena si ridilata, si amplia a un orizzonte sterminato, su cui si perde la tragedia appena sfiorata, volutamente mancata». Mario Serenellini Libro-verità e sceneggiato tv sui funsi nel mercato d'arte Leone Gariano, pittore-scrittore, con Paola Borboni e Sfeffa Carnacina «Il mio interesse per Gariano non sirivolgesoltanto all'artista di sicuro e fascinoso talento. Al gemale e inesauribile "inventore visuale" (questa elegante definizione coniata da Jean Cocteau per Picabia è anche sua di diritto). Ma si riferisce con la stessa intensità anche all'uomo Gariano. nel quale fin dal nostro primissimo incontro, ho intravisto un gusto infimo, segreto, forse anche geloso, per la solitudine interiore. Per il dominio assoluto di quello sconfinato spazio "immaginativo" dove forse dalla larva di un pigra fantasioso uscì come una splendida farfalla l'estro pittorico di un'instancabile esploratore di sogni». Nelricordare queste parole tornano alla memoria — e nel dialogo — le dediche che gli fecero Max Ernst e Leonor fini, Jean Paul Sartre, Geno Pampaloni, Rafael Alberti. E si parla delle dive, maliziosamente alludendo anche alla vecchia chiacchierata storia con Stella Carnacina: fu indicato dai rotocalchi «rosa» come il padre della bimba dell'attrice. Non ha, come ci si poteva aspettare un gesto di stizza o di noia, del resto pafci..:Jnio naturale del suo modo di fare. Strizza un momento gli occhi volgendosi al sole da dietro le len- ti scure; i baffi sembrano fremere ma è solo un attimo, un'impressione: «Lasciamo stare, quello che c'era da dire è stato già detto tutto». Sull'ormai antica, vera o presunta love-story non gli si cava altro. «Quanto al pittore delle dive, mi sono stufato presto di quella etichetta. Non mi diceva più niente lavorare, dipingere in quel modo. Così ho detto basta». Se n'è venuto via da Roma. — Che cos'hai fatto dòpo? «Ho avuto un periodo di riflessione, ho letto e riletto dentro me stesso ho guardato il mondo con occhi diversi. E quando mi sono senti- CAP D'AIL (Costa Azzurra) — La sorprésa t cominciata a Nizza. Senza nemmeno scendere sulla spiaggia, sulle stesse panchine della splendida Promenade des Anglais non c'era un posticino per tirare il fiato: stipate di gente che allungava il collo stendendo il visto al sole caldo della CSte. E gente scivolava senza soluzione di continuità sui marciapiedi, lato lungomare e lato Negresco. In mezzo sembravano quasi allegre persino le automobili, reto pronto ho ricominciato a dipingere. Cose diverse, sempre surrealiste, ma tematiche nuove. Ho riportato i miei orizzonti fuori d'Italia». — Anche a Nizza sei a dipingere? «No. A Nizza sto prendendo una boccata d aria. Io sono a Cap D'Ail nella villa di un mio amico. Scrivo». Questa è davvero una novità: se Leone Gariano dice «scrivo»... — Qualcosa di clamoroso? «Mah...». Prima di parlarne vuole che si vada insieme a Cap D'Ail: un piccolo ricatto, là a vedere o non dico più niente. Ed eccoci nella sua se ancora piti lente dai semafori comandati dai pedoni, separate nei due sensi di marcia dalle meravigliose spettacolari palme allineate per tutti i chilometri della Promenade tra fiori sbocciati e in boccio. E proprio dietro una palma quasi di fronte alla piazza dell'autosilo sotterraneo del Rhul, la sorpresa. — Che cosa stai far cendo qui? Sei venuto per il casinò? «Sono secoli che non metto più piede in una casa da gioco, sto solo pren- «tana». E che tana... Una villa con un parco da Mille e una notte, il mare sotto le finestrate della veranda inondata di luce e di sole, la iscina. «È qui che ho araientato parte del mio racconto; l'altra parte si svolge a Parigi, salvo minutaglie diverse». — Allora di che cosa si tratta? «Di una cosà in due: un libro e insieme il copione di uno sceneggiato. Il tema è quello del mercato dei falsi d'arte». — Fantasia? «Fino ad un certo punto. Certo i personaggi hanno nomifittizile situazioni sono romanzate. Ma al fondo S dendo un po' d'aria». La stretta di mano è vigorosa, il tono della voce sorpreso e cordiale. Lui è Leone Gariano, artista italiano assai famoso all'estero, bravissimo surrealista che una decina di anni fa era uno dei re della Roma artistica. D pittore delle dive era definito. Quadri, sculture, multipli tutti avevano per soggetto le attrici più belle e più note di Cinecittà e dintorni. Il suo grande estimatore ed amico Giancarlo Fusco aveva scritto di lui. di tutto ci sono molte verità. Verità scomode che chi è nel mondo artistico conosce, ma non dice, per paura di scandali, grossi o piccoli anche di ricatti». — Puoi essere più preciso? «Sulla trama no. Dico solo che il protagonista, un falsario di altissimo livello, un vero artista, è davvero esistito, anzi esiste ancora. Dopo aver falsificato il fai-; sificabile s'è ritirato a vita rivata,ricchissimo,in un aese europeo vicino. E uno che s'è divertito moltissimo. Credo che fra coloro che mi leggeranno ci sarà chi lo riconoscerà e magari si riconoscerà nei personaggi che P hanno a che fare con lui. Metto in piazza, alla berlina, molti bluff della cosiddetta arte». Leggendo qualche pagina del testo se ne ricava l'impressione di un racconto affascinante, scritto con arguzia e ironia lo si scorre d'un fiato. E sempra di vedere in successione incalzante le immagini dello sceneggiato. — Che cosa dice l'editore? «Sono in due o tre che se lo contendono, anche perchè interessati a farne un film tv. Vedremo». Libro, romanzo - verità, sceneggiato: c'è da attendere con molta curiosità. Andrea Brunelli restano per una settimana o due, finché non assumono l'aspetto di piccole aragoste. I piccoli crostacei vengono successivamente trasferiti in vasconi circolari galleggianti, nei quali è statoricostruitoil loro «habitat». Acqua di mare viene continuamente pompata nelle vasche, mentre vengono attentamente seguiti i progressi nella crescita. Quanto al nutrimento, le aragoste sono alimentate con piccoli gamberetti saimastri (che costituiscono anche in mare il loro cibo preferito) che vengono normalmente allevati per scopi commerciali. Come si è detto, queste prime fasi della vita delle aragoste sono le più delicate. Basti pensare che in natura non più di una su mille sopravvive ai numerosi predatori nei primi due mesi dello studio postlarvale. La percentuale di sopravvivenza ottenuta dai ricercatori, pan al 50% in questo stesso periodo, costituisce quindi un notevole successo, tale da spingerli ad affermare che l'allevamento delle aragoste è ormai praticabile a livello commerciale. Trascorsi i primi due mesi, l'alimentazione delle aragoste cambia radicalmente e anziché limitarsi a divorare gamberetti esse diventano veri e propri «spazzini dell'oceano», nutrendosi di tutte le proteine animali che riescono a trovare. In questo stadio i ricercatori le nutrono con mangimi preparati, pesce triturato e prodotti di scarto animale. Terme di Bacedasco Gestioni Aziendali s.r.l. Nel Parco Naturale della Valdarda CASTELL'ARQUATO (PC) - Tel. 0523 / 895410 Oggi pomeriggio ballo liscio con l'orchestra FESTA DEL CULATELLO mxxm Domani pomeriggio ballo liscio con l'orchestra J O H N ÉLITE Ore 17: unico eccezionale spettacolo BRASIL. SAMBA SHOW Gruppo di 9 ballerine mulatte vincitrici del concorsi di samba del Brasile, più 2 ballerini acrobatici. Il programma comprende «Il folclore tipico brasllelro».