Teknoscienza - Dental Tribune International
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teknoscienza Dental Tribune Italian Edition - Maggio 2016 Nuove sostanze per il controllo delle risposte infiammatorie provocate da infezioni fungine Umeå (Svezia) – La micosi invasiva di Candida Albicans è causa comune di infezioni orali e genitali. Accompagnata, e spesso aggravata, da una forte risposta iniammatoria del corpo, può diventare pericolosa in pazienti con sistema immunitario compromesso. Una tesi di dottorato condotta presso l’Università di Umeå ha identiicato due sostanze nuove che sarebbero in grado di controllare le risposte iperiniammatorie. Tra i funghi più comuni, la C. Albicans ha la capacità di svilupparsi in forma circolare e ilamentosa. Le cellule immunitarie umane chiamate “neutroili” hanno sviluppato varie strategie per combattere questo tipo di fungo, compresa la formazione di “trappole” neutroili extracellulari, strutture reticolate che possono legarsi e uccidere i funghi. Tuttavia, la ricerca suggerisce che la formazione incontrollata di reti, contribuisce a danneggiare i tessuti ed è associata a malattie iniammatorie, come il lupus eritematoso sistemico e l’aterosclerosi. Per aiutare a capire meglio le interazioni tra corpo umano e fungo durante l’infezione, Ava Hosseinzadeh, dottoranda presso il Dipartimento di Biologia molecolare dell’Università, ha sviluppato un metodo per confrontare le forme circolari e ilamentose, con l’obiettivo di approfondire le risposte delle reti iniammatorie. Ha trovato due nuovi agenti, un antiossidante e una molecola anti-iniammatoria, che si potrebbero utilizzare per risposte iperiniammatorie moderate dovute alla formazione incontrollata di reti. Secondo Hosseinzadeh, i due agenti probabilmente verranno presi in considerazione in future terapie di malattie legate a iniammazioni derivanti da C. Albicans: «Un trattamento eficace nelle complicanze iniammatorie associate alle infezioni fungine potrebbe salvare la vita di persone che per motivi diversi hanno un sistema immunitario compromesso», osserva. La complessità delle risposte iniammatorie alle due forme distinte di C. Albicans ha dato da pensare a lungo ai ricercatori in merito alle interazioni tra fungo e il suo ospite umano. La C. Albicans, presente in natura nella bocca e in altre parti del corpo, e normalmente tenuta a bada da altri microrganismi, in determinate condizioni – quali malattia, uso di farmaci, fumo o diabete – può crescere fuori controllo. Hosseinzadeh ha discusso la sua tesi dal titolo “Modulation of Neutrophil Extracellular Trap Formation in Health and Disease” il 15 gennaio di quest’anno. Dental Tribune International La candidosi orale è causata dalla crescita eccessiva di un fungo conosciuto come Candida Albicans. Una forte risposta iniammatoria connessa con l’infezione fungina può essere pericolosa per le persone con un sistema immunitario compromesso (Fotograia: ©Mukhina Viktoriia/Shutterstock) L’IMPIANTO SENZA VITE DI CONNESSIONE una proposta implantologica a 360° Via P. a Quaracchi 50 - 50019 Sesto Fiorentino - FIRENZE tel. 055.30441 - fax 055.374808 - e-mail: [email protected] - www.leone.it 9 10 teknoscienza Dental Tribune Italian Edition - Maggio 2016 Interleukin Genetics annuncia una ricerca per valutare l’impatto del test genetico sulla malattia parodontale Waltham, Mass (USA) – Interleukin Genetics, società statunitense che sviluppa e commercializza una linea di test genetici per le malattie croniche, ha annunciato che condurrà uno studio per valutare l’impatto del suo PerioPredict Genetic Test in pazienti odontoiatrici per diffondere la prevenzione nella cura della bocca. Secondo Interleukin Genetics, lo studio che dovrebbe iniziare il 1° maggio e comprenderà 800 pazienti di 2030 cliniche odontoiatriche, che abitualmente vanno dal dentista solo una volta all’anno, anche se hanno diritto a due visite, grazie alla loro copertura assicurativa. Obiettivo generale dello studio è valutare se, una volta messi a conoscenza dell’aumentato rischio di sviluppare una grave malattia parodontale a causa di una tendenza genetica all’iniam- mazione, i pazienti potrebbe essere indotti ad aumentare la frequenza delle visite preventive. «Dato il ruolo dell’iniammazione in molte malattie croniche, i risultati del test PerioPredict possono servire per motivare l’individuo a impegnarsi a una maggiore attenzione nei confronti della cura dentale preventiva, che viene associata a una sostanziale riduzione dei costi di gestione tra diverse malattie croniche, tra cui il diabete di tipo 2 e la malattia coronarica», dice Mark Carbeau, CEO di Interleukin Genetics. «Crediamo che lo studio possa fornire ulteriori prove a sostegno dell’utilità clinica del PerioPredict e siamo lieti di collaborare, in questa nostra iniziativa, con scienziati di valide istituzioni.» Il test PerioPredict, introdotto circa due anni fa, è in grado di prevedere la suscettibilità di un paziente alla malattia parodontale grave, misurando le variazioni dei geni per l’interleuchina-1, mediatore chiave dell’iniammazione. Il test può essere eseguito da un dentista alla poltrona in meno di un minuto, durante una visita di routine. I tamponi vengono poi inviati al laboratorio Interleukin Genetics per l’analisi e i risultati restituiti al dentista in circa due settimane. La malattia parodontale è una delle malattie iniammatorie croniche più comuni nei Paesi sviluppati. Il Centers for Disease Control and Prevention stima che oltre il 47% degli adulti di età compresa tra i 30 anni e oltre negli Stati Uniti soffre di una qualche forma di parodontite. Poiché la suscettibilità alla malattia progredisce con l’età, si stima che il 70% de- Nel mese di maggio, verrà avviato uno studio clinico per valutare l’impatto del PerioPredict Genetic Risk Test (Foto: ©wavebreakmedia/Shutterstock). gli adulti statunitensi oltre i 65 anni soffra di parodontite. Più comune negli uomini che nelle donne (56,4% contro 38,4%), ha maggior prevalenza nei fumatori abituali (64,2%). Lo studio sarà condotto in collabora- zione con un team di ricercatori della Duke University e del Kaiser Permanente Center for Health Research negli Stati Uniti. Dental Tribune International Il miglior lavoro del 2016 negli Stati Uniti? L’ortodontista Washington (USA) – L’US News & World Report ha reso nota la lista annuale dei migliori posti di lavoro degli Stati Uniti. Dominano la lista dei 100 posti di lavoro “top” i professioni del settore sanitario con l’ortodontista per la prima volta al vertice, seguito in seconda posizione dal dentista generico, quello cioè che lo scorso anno era risultato il miglior lavoro. Gli impieghi in ambito sanitario sono collocati al vertice per i salari più alti, i più bassi tassi di disoccupazione e il miglior equilibrio tra lavoro e vita rispetto ad altre professioni. L’US News & World Report pubblica ogni anno classiiche e informazioni su oltre 100 diverse occupazioni in 12 settori differenti, sulla base dei dati del Bureau of Labor Statistics (BLS), secondo cui la professione odontoiatrica è destinata a crescere del 18%, passando da 8.200 posti di lavoro del 2014 ai 9.700 nel 2024 – molto più velocemente rispetto alla media di tutte le altre occupazioni, con una previsione di 1.500 nuovi posti di lavoro. L’ortodontista è al primo posto della lista dei migliori lavori negli Stati Uniti (foto: Il BLS prevede che la domanda di servizi ©Mark Ocskay/Shutterstock). odontoiatrici sia destinata ad aumentare a causa dei cambiamenti demograici e del crescente invecchiamento della popolazione, dell’accresciuta diffusione dei servizi di estetica dentale e del più ampio accesso alle assicurazioni. L’agenzia presuppone inoltre che i dentisti assumeranno più igienisti dentali e assistenti per gestire i servizi di routine. Le nuove tecnologie, come l’odontoiatria digitale e la radiograia, permetteranno inoltre ai professionisti del settore di espandere le loro pratiche e trattare più pazienti. Nel 2016 gli impieghi nel settore sanitario sono anche risultati i meglio retribuiti, sempre secondo l’US News & World Report. Con uno stipendio medio di 246.320 dollari, l’anestesista rivendica il primato, seguito dal chirurgo orale e maxillo-facciale. L’ortodontista si è classiicato anche tra i posti di lavoro più remunerativi. Secondo la lista, è il quinto miglior lavoro pagato negli Stati Uniti, con uno stipendio medio annuo di 187.199 dollari. Il BLS Occupational Outlook Handbook, edizione 2016-17, è accessibile sul sito: www.bls.gov. Dental Tribune International Un passo in avanti degli scienziati di Birmingham nel miglioramento degli ablatori Birmingham (UK) – La rappresentazione mediante immagini ad alta velocità è sempre più utilizzata dalla scienza per visualizzare processi troppo veloci da rilevare per l’occhio umano. Utilizzando quel metodo, i ricercatori dell’Università di Odontoiatria di Birmingham hanno evidenziato le forze in gioco in uno scaler ultrasonico, strumento comunemente utilizzato dai dentisti per pulire i denti. Registrando l’ablatore all’opera con un microscopio che riprende a una velocità 10.000 volte più elevata rispetto ai tempi di ripresa normale, hanno scoperto delle bollicine d’ac- qua che si formavano al termine dell’ablatore, secondo un processo noto come “cavitazione”. Secondo loro, l’area di cavitazione vicina all’estremità libera delle punte aumenta con la maggior potenza e con l’ampiezza di spostamento delle punte. Secondo un fenomeno già osservato nei procedimenti di irrigazione in endodonzia, la formazione e il collasso delle bolle d’acqua creano forze signiicative che potrebbero disgregare il bioilm senza toccare la supericie del dente, aprendo quindi la strada – dicono i ricercatori – a nuovi strumenti meno invasivi. «Altri studi compiuti utilizzando la microscopia elettronica dimostrano che la rimozione del bioilm batterico è aumentata con l’incremento della cavitazione. Immagine ampliicata con contrasto tratta da un video ad alta velocità che mostra la cavitazione intorno a una punta scaler (Foto: ©Università di Birmingham, UK). In conclusione, alterando la forma e la potenza di questi strumenti d’uso comune è possibile renderli più eficaci e, si spera, indolori», osserva parlando dei risultati Nina Vyas, autore principale dello studio. Aggiunge Damien Walmsley, docente alla Scuola di Odontoiatria: «La rimozione di quell’accumulo che conosciamo come tartaro o placca dura, normale operazione di controllo del dentista, costituisce un momento importante per il mantenimento della salute orale. Questi risultati aiuteranno quindi a capire come rendere gli strumenti più eficaci». Per lo studio è stato utilizzato un Satelec P5 Newtron Scaler con punte Satelec 10P in un intervento a media e ad alta velocità. Sono stati registrati ino a 250.000 fotogrammi al secondo in un serbatoio d’acqua. Lo spostamento della punta è stato registrato utilizzando una scansione laser. Per studiare la cavitazione attorno ad ablatori ultrasonici sono stati applicati per la prima volta entrambi i metodi. Intitolato “High speed imaging of cavitation around dental ultrasonic scaler tips”, lo studio è stato pubblicato online il 2 marzo sulla rivista PLoS One. Dental Tribune International teknoscienza 11 Dental Tribune Italian Edition - Maggio 2016 Nelle persone con Alzheimer la parodontite è legata a un declino cognitivo più veloce Londra e Southampton (UK) – Alcune ricerche hanno dimostrato che la scarsa igiene orale, problema comune tra i pazienti anziani, è un fattore di rischio nello sviluppo dell’Alzheimer. Un progetto di ricerca congiunto condotto dagli scienziati dell’Università di Southampton e il King’s College di Londra ha fornito un’ulteriore prova che la parodontite può essere associata a una demenza aggravata e a un più rapido declino cognitivo nei pazienti con Alzheimer. Hanno preso parte alla ricerca 59 pazienti non fumatori di età media di 77,7 anni con lieve o moderata demenza e con un residuo minimo di dieci denti, che negli ultimi 6 mesi non avevano ricevuto cure per la parodontite. Sono stati sottoposti a controlli odontoiatrici da un igienista dentale con un follow-up a 6 mesi. Inoltre, sono stati loro prelevati campioni di sangue per misurare i marcatori d’iniammazione. Nei partecipanti oggetto dello studio, la malattia parodontale è stata associata a un aumento di 6 volte del tasso di declino cognitivo. Nel periodo di follow-up la parodontite è stata anche associata a un aumento relativo dello stato iniammatorio. I ricercatori hanno concluso che la malattia parodontale è stata associata a un aggravio del declino cognitivo nell’Alzheimer, probabilmente attraverso meccanismi legati alla risposta iniammatoria del corpo. Lo studio ha incluso solo un numero limitato di partecipanti. Di qui l’affermazione degli autori secondo cui i risultati devono essere convalidati da più ampie risultanze, sottolineando inoltre che non sono ancora pienamente compresi i meccanismi per cui la parodontite possa essere collegata al declino cognitivo. Nel declino dei soggetti altri fattori potrebbero svolgere un preciso ruolo. L’evidenza attuale è tuttavia suficiente per dedurre che dal trattamento parodontale potrebbe trarre beneicio anche il trattamento dell’Alzheimer. La parodontite è una malattia comune nelle persone anziane. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che il 15-20% degli adulti tra i 35 e i 44 anni in tutto il mondo soffre di una patologia parodontale. Con il progredire di questa condizione, la malattia può risultare più comune nell’Alzheimer per via di una ridotta capacità di prendersi cura dell’igiene della propria bocca. Livelli elevati di anticorpi dei batteri parodontali vengono associati all’aumento di molecole iniammatorie in altre parti del corpo, collegati a loro volta, grazie a studi precedenti, a più gravi tassi di declino cognitivo nell’Alzheimer. Tra i principali autori, Mark Ide del King’s College London Dental Institute afferma: «La malattia gengivale è molto diffusa nel Regno Unito e negli Stati Uniti, e in età più avanzate è ritenuta una delle principali cause di perdita totale dei denti. Nel Regno Unito, nel 2009, circa l’80% degli adulti oltre i 55 anni ne presentava i sintomi, mentre il 40% degli adulti tra i 65 e i 74 anni e il 60% di quelli di età superiore a 75 avevano meno di 21 denti dei loro originali. A metà di essi era stata segnalata la parodontite prima che perdessero totalmente i denti». Intitolata “Periodontitis and cognitive decline in Alzheimer’s disease”, la ricerca è stata pubblicata online il 10 marzo sulla rivista PLoS One. Dental Tribune International La malattia parodontale è una delle patologie orali più comuni nei Paesi occidentali (Foto: ©zlikovac/Shutterstock).