L`ULTImA CEnA DI LEOnARDO

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L`ULTImA CEnA DI LEOnARDO
L’Ultima Cena di Leonardo
LAMBERTO CANTONI
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L’Ultima Cena
di Leonardo
Lamberto Cantoni
La figura di Cristo dopo il restauro
L’opera prima del restauro
Il grandioso affresco del famoso pittore/inventore attira a Milano tutti gli anni una
folla immensa di visitatori. Il potenziale di
notorietà del capolavoro, rappresenta probabilmente la singola opera d’arte più ammirata del nostro Paese ed è destinata ad essere
una delle tappe irrinunciabili dei visitatori
dell’Expo 2015
gli impediva di terminare molte delle opere
che cominciava, riuscì a convincersi che nessuna ulteriore pennellata avrebbe aggiunto
qualcosa all’essenziale del dipinto e accettò il
trauma della fine. L’impressione dell’affresco
sui contemporanei fu enorme. A tutti apparve come una magia artistica e L’ultima Cena
divenne per generazioni una delle espressioni universali della pittura.
Persino oggi, per chi ama l’arte, dopo le infinite ramificazioni e sperimentazioni estetiche
e formali delle avanguardie e dei movimentismi del novecento, la fruizione dell’affresco di
Leonardo rimane evento artistico irrinunciabile per chi crede nei valori trasmessi dalla
visione di opere eccezionali. Per motivi di
conservazione l’affresco è visitabile solo da
gruppi di 20/25 persone per volta. Ebbene in
Secondo la testimonianza di Luca Pacioli, nel
1498 Leonardo terminò di dipingere l’Ultima
cena nel refettorio del Convento dei Dominicani di Santa Maria delle Grazie. Per finirlo
aveva impiegato ben 4 anni. In quell’arco di
tempo a qualcuno della corte di Ludovico il
Moro sarà senz’altro nato il sospetto che l’opera potesse rimanere incompiuta. Per fortuna
Leonardo, vincendo il demone interiore che
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La figura di Cristo prima del restauro
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Dettaglio del pane sulla tavola
Dettaglio di una ghirlanda nelle lunette
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un anno sono più di 300 000 le persone che in
fila ordinata e con reverenza attendono l’entrata nel refettorio per contemplare ciò che
resta della magia leonardesca.
Ma dove nasce la forza persuasiva dell’affresco? Come definire la sua bellezza?
Proviamo ad immaginare come si presentava il cenacolo agli occhi dei frati dominicani
che ogni giorno potevano ammirarlo durante
i pasti nel refettorio. Probabilmente nessuno
di loro era mai stato così vicino ad una immagine sacra. L’effetto creato da Leonardo era
tale da far apparire di fianco alla sala reale,
una sorta di prolungamento dello spazio nel
quale assumeva una forma tangibile la lunga
tavola con dietro seduti Cristo e gli Apostoli.
L’effetto di verosimiglianza doveva apparire
come qualcosa di veramente prodigioso. Per
i frati devoti era come se si materializzasse
uno dei passaggi chiave dei vangeli di Matteo
e Giovanni.
Leonardo infatti aveva sperimentato una
nuova tecnica per dare solidità alle forme e
alla luminosità della scena. La cura dei det-
Giovanni
Filippo apostolo
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L’Ultima Cena di Leonardo
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Dettagli della posizione delle mani nell’opera
Leonardo volle descrivere invece la drammaticità del momento culminate dell’ultima
cena, catturando tutte le passioni scatenate
dalla sorprendente e inquietante rivelazione
di Nostro Signore.
L’artista infatti studiò le possibili reazioni
umane all’affermazione di Cristo, riportata
nel vangelo di S.Giovanni che annunciava
l’inizio della fine della sua avventura umana:
“In verita, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”.
Asserzione alla quale uno degli apostoli rispondeva: “Sono forse io, Signore”, mentre,
si legge nel testo evangelico, l’apostolo prediletto non riuscendo a trattenere un moto
di commozione appoggiava dolcemente la
sua testa sul petto di Cristo e San Pietro av-
tagli al naturale risultava degna del mito pliniano di Zeusi e in un’epoca in cui le opere
d’arte venivano spesso giudicate dai profani
secondo la loro somiglianza al vero, possiamo facilmente congetturare quanto questa
straordinaria illusione fosse sconvolgente.
Dopo essere stati colpiti dalla forza estetica
ed estesica della percezione, i frati devono essersi interrogati sull’efficacia della interpretazione visiva tratta dal Vangelo, dal momento
che, la ricostruzione di Leonardo non assomigliava a nessuna delle immagini in circolazione. Le iconografie tradizionali rappresentavano l’ultima cena sistemando gli apostoli
ordinati in due file, con Giuda a lato, intorno
al centro visivo e simbolico occupato da Cristo che somministrava il sacramento.
vicinandosi all’orecchio di uno degli apostoli
chiedeva perplesso: “Di chi parla?”.
La messa in scena è veramente magistrale.
Leonardo è riuscito a trasformare il racconto di Giovanni in un evento epifanico di rara
umanità. Nessuno era mai riuscito a rappresentare le emozioni e le passioni umane con
tanta finezza. Osservando i gesti e l’espressione dei volti indoviniamo facilmente l’ombra dell’orrore per la tragica profezia. Alcuni
apostoli punti nel vivo sembrano in procinto
di dichiarare il loro amore; altri discutono intensamente a chi, Nostro Signore intendesse
alludere. Altri ancora, forse paralizzati dalla
notizia scioccante, semplicemente lo guardano. Il più colpito nell’interpretazione di
Leonardo sembra essere Simon Pietro, raffi-
gurato mentre bruscamente si sporge verso
S.Giovanni spingendo contemporaneamente
in avanti un Giuda dall’espressione sospettosa e imbarazzata.
Leonardo ci colpisce per la varietà delle
espressioni umane e per la misura che attraversa l’intera messa in scena. Evitando con
cura scontate esasperazioni retoriche ci suggerisce lo smarrimento del gruppo di apostoli senza mai perdere il controllo delle significazioni primarie. Il realismo della scena si
compie senza perdere la lezione della pacata
accettazione del sacrificio imposto dalla redenzione dei peccati umani.
Probabilmente, senza la sperimentazione tecnica già citata, Leonardo non sarebbe riuscito
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L’Ultima Cena di Leonardo
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altissima definizione nel web. Sul sito www.
haltadefinizione .com è stata recentemente
pubblicata una foto digitale formata da 16
miliardi di pixel che riunisce 1677 foto diverse realizzate con una tecnica d’avanguardia.
Un solo dato ci illumina sul potere seduttivo
di un’opera divenuta una icona dell’idea stessa dell’arte: qualche anno fa, dopo solo 48 ore
dalla messa in onda dell’immagine, già 1 500
000 avevano esplorato i miracolosi dettagli
finalmente visibili a tutti, confermando ancora una volta quanto Leonardo e l’Ultima
Cena siano divenuti valori universali.
che questa incredibile opera incontrò col trascorre del tempo. In pochi anni la pittura si
deteriorò costringendo gli estimatori di questo prodigio pittorico a programmare una infinita serie di rischiosi restauri.
L’ultimo in ordine di tempo, terminato nel
1999 e durato vent’anni, ha finalmente rimosso gli strati di pitture che con poco riguardo
avevano progressivamente deturpato l’originale, riportando in luce ciò che restava delle
stesure originali.
Dettaglio
a configurare una messa in scena altrettanto
efficace. Con la tradizionale tecnica dell’affresco affidata ad una veloce stesura del colore
sull’intonaco ancora umido, il pittore non
avrebbe mai potuto indugiare sui particolari
capaci di restituirci l’empatia per le emozioni
in gioco. Era assolutamente necessario inter-
venire sull’intonaco asciutto per poter dare
la giusta “fisicità” alle figure ed avvicinarle,
tocco dopo tocco, al tono delle espressioni
indotte in Leonardo dall’interpretazione del
testo sacro.
Ma questa tecnica a secco che per primo sperimentò fu anche la fonte principale dei guai
Il capolavoro di Leonardo è accessibile solo
prenotando la visita presso le agenzie accreditate. Rigorose misure di salvaguardia hanno costretto a limitare la visione a gruppi di
20/25 persone per volta e per una durata di
non più di 20 minuti.
Come preparazione alla contemplazione del
capolavoro si può ammirare l’Ultima Cena in
Lamberto Cantoni
Direttore Responsabile
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