©2014, tutti i diritti riservati, archi-via.it Giuseppe Terragni, Casa del

Transcript

©2014, tutti i diritti riservati, archi-via.it Giuseppe Terragni, Casa del
Giuseppe Terragni,
Casa del Fascio,
Como, 1932-1936.
La Casa del Fascio di Como, costruita tra il 1932 e
il 1936, è generalmente considerata il capolavoro di
Giuseppe Terragni e l’edificio simbolo della stagione del
Razionalismo italiano.
Seppur in ritardo rispetto agli altri paesi europei,
Terragni, che poco prima aveva aperto la strada
all’architettura moderna in Italia con il Novocomum,
con quest’opera dimostra di avere elaborato una
poetica autonoma rispetto all’insegnamento dei maestri
come Le Corbusier.
La complessità delle soluzioni planimetriche e
volumetriche della Casa del Fascio sono state
attentamente indagate da Peter Eisenman, che ha fatto
di Terragni il punto di partenza per il suo innovativo
metodo progettuale. È un edificio a pianta quadrata,
di altezza pari a metà della base, un prisma perfetto
programmaticamente contraddetto dalle aperture
asimmetriche e sempre diverse scavate su ogni lato.
Ispirandosi al concetto secondo cui il partito deve
essere una casa di vetro in cui tutti possono guardare,
Terragni concepisce la circolazione interna in modo
da non porre barriere tra le gerarchie e i cittadini.
Gli ambienti sono disposti attorno al salone centrale
illuminato dall’alto, con un impianto che ricorda quello
dei palazzi rinascimentali ma che al tempo stesso può
essere letto come il risultato dell’accostamento di due
edifici paralleli collegati tra loro da un volume vetrato.
L’ ingresso, completamente trasparente, permette di
aprire il salone verso il sagrato durante le adunate,
enfatizzando la funzione pubblica dell’edificio.
La griglia della facciata principale, in cemento armato
rivestito in marmo, è rivolta verso l’abside del Duomo
e vuole essere l’equivalente di un antico portico. Anche
nel prospetto posteriore, tripartito come le facciate
aperte verso il giardino di certe ville palladiane, si
possono leggere richiami alle tipologie classiche.
La parte destra della facciata principale,
completamente cieca, è una astrazione della
tradizionale torre littoria presente nella maggior parte
delle case del fascio costruite in quegli anni. Su questa
parete il grafico e designer Marcello Nizzoli progettò
delle innovative decorazioni murali con montaggi
fotografici stampati su pannelli in ceramica che
purtroppo non vennero mai realizzate. Alcuni ambienti
interni, invece, sono arricchiti da bassorilievi astratti
del pittore comasco Mario Radice.
I fronti laterali hanno un disegno più marcatamente
astratto e mettono in evidenza il particolare disegno
delle finestre pensato per favorire la ventilazione
naturale. Nelle finestre era previsto un sistema di
illuminazione della facciata, mai installato, che avrebbe
dovuto intensificarsi in sincronia con il tramonto del
sole per fornire luce agli interni nelle ore serali.
Terragni disegnò appositamente per la Casa del Fascio
una serie di arredi, tra i quali vanno ricordate la sedia
Lariana e la poltroncina Benita (oggi prodotta con il
nome Sant’Elia) debitrici dalle esperienze condotte in
quegli stessi anni da Breuer, Mies e Le Corbusier, ma
che esasperano la struttura a sbalzo.
©2014, tutti i diritti riservati, archi-via.it

Documenti analoghi

casa del fascio

casa del fascio Planimetricamente l'edificio si inserisce completamente nel lotto cercando di instaurare un dialogo con l'intorno urbano: la tipologia a corte viene esaltata dalla trasparenza e dalla ricerca di co...

Dettagli

Giuseppe Terragni e Margherita Sarfatti

Giuseppe Terragni e Margherita Sarfatti Nasce a Meda, vicino Milano, il 18 aprile 1904. A Como, dove la famiglia vive dal 1909, si diploma all’Istituto Tecnico. Nel 1921 si iscrive al Politecnico di Milano-Scuola superiore di architettur...

Dettagli