tre salti in Asia Il cane giallo della Mongolia

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tre salti in Asia Il cane giallo della Mongolia
tre salti in Asia
Il cane giallo della Mongolia
Byambasuren Davaa
scheda
Nansal, la figlia maggiore di una famiglia nomade della Mongolia, passerà le
vacanze estive presso la tenda dei suoi genitori. Ad attenderla il padre e la madre
intenti ad occuparsi di due pecore che nella notte sono state uccise dai lupi.
La vita nomade è sempre più difficile, la maggior parte degli abitanti della steppa
si sono ormai spostati in città e i pochi rimasti sono costretti a vedersela con i lupi
che approfittano del campo libero per aggredire le greggi. I lupi aumentano
sempre di più proprio perché coloro che si spostano in città abbandonano i loro
cani nella steppa. Così è stato anche per Macchia, il piccolo cane trovato da Nansal
in una grotta, anch’egli vittima dell’urbanizzazione, in una sequenza lo vediamo,
infatti, allontanarsi dalla protagonista per rifugiarsi in quella che presumibilmente
era stata la sua casa.
Anche il padre di Nansal è tentato di abbandonare la vita da nomade e trasferirsi
in città, trovando magari un posto di lavoro all’emporio, anche se non è detto che
lo stipendio così guadagnato
basterebbe per vivere.
Emerge
sin
dall’inizio
la
contrapposizione tra la vita di
città e quella dei nomadi: in
città si è costretti a sottostare
a
ferree
esempio
regole,
il
ne
colletto
è
un
troppo
stretto della divisa di Nansal,
che in campagna invece può
indossare una bella e tradizionale tunica colorata; in città gli spazi sono stretti e i
palazzi così vicini tra loro che impediscono perfino il passaggio della luce, “se io
vivevo in città, mi piaceva stare su, in alto, in alto. Sotto non è bello, è buio” dice
Nansal alla sorella durante uno dei loro giochi, per non parlare degli orribili
cagnolini di peluche o dei mestoli di plastica che non resistono alle alte
temperature.
Nella
steppa,
invece,
l’armonia
tra
l’uomo
e
la
natura
regna
sovrana,
rappresentante perfetta di questa armonia è la madre di Nansal spesso alle prese
con le faccende domestiche come la preparazione del formaggio o la mungitura
delle pecore. La natura, se compresa e assecondata, fornisce ogni bene, perfino la
corrente elettrica, grazie al vento che soffia sulle pale spesso inquadrate, benché
Tutto il materiale a corredo di questa e delle rassegne passate è disponibile nella sezione Cineclub del sito internet www.giovaninsieme.it
dell’elettricità si possa fare tranquillamente a meno, come quando il vento smette
di soffiare e la donna accende le candele.
Macchia quindi, rappresentante di una natura benevola che può mettersi al
servizio dell’uomo, sembra essere un capro espiatorio, falso problema che si pone
al raggiungimento della felicità, come ci mostra la storia del cane giallo raccontata
dalla vecchietta.
Centro del film è appunto il rapporto tra la piccola Nansal e il cane trovato nella
grotta, se da un lato la bambina si incarica di restituire dignità ed importanza ad
una natura messa sempre più in secondo piano dall’attività dell’uomo, dall’altro
lato il contatto con la natura serve a Nansal per capire il valore della vita umana.
Quando, infatti, un improvviso
temporale coglie Nansal mentre
è alla ricerca della grotta dove
abbandonare
bambina
trova
Macchia,
rifugio
la
nella
capanna di una vecchia signora,
che le racconta la storia della
ragazza del cane giallo della
Mongolia e poi la invita a far
cadere del riso sopra la cruna di
un ago: “perché ci sono altrettante possibilità che un chicco resti appoggiato sopra
la cruna di un ago, quanto quelle di un uomo di reincarnarsi in un uomo, per
questo la vita umana è così preziosa”. Il temporale annuncia la fine dell’estate che
porterà via con sé anche l’infanzia, Nansal è impreparata e si ritrova smarrita alla
ricerca della grotta, luogo dove l’intimo rapporto tra uomo e natura è sacrificato,
l’incontro con l’anziana signora le servirà per prendere coscienza del valore di
questo rapporto e non a caso il giorno dopo Nansal potrà riconoscere tra le nuvole
le forme degli animali e mostrarle alla sorella che non ha ancora acquisito questa
conoscenza.
Alla fine Macchia salverà il fratellino di Nansal da uno stormo di avvoltoi e questo
episodio servirà al padre dei bambini per riconoscere la bontà del cane e per
riconoscere la bontà di quella parte di natura benevola all’uomo e con cui l’uomo
può vivere in simbiosi.
Magari il padre di Nansal abbandonerà anche l’idea di trasferirsi in città, quella
città a lui aliena come alieno è il pulmino che sponsorizza le elezioni alla sua
famiglia che si sposta verso un nuovo accampamento.
Significativa è una delle scene all’inizio del film quando padre e figlia seppelliscono
il cane con la coda sotto la testa perché rinasca uomo.
L’uomo è, infatti, il meraviglioso compimento della natura e deve accudirla ed
amarla, rispettarla e conoscerla, perché essa si rigeneri in lui.
Tutto il materiale a corredo di questa e delle rassegne passate è disponibile nella sezione Cineclub del sito internet www.giovaninsieme.it