Io non gioco con le mafie

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Io non gioco con le mafie
Osservatorio Civico Antimafie
Reggio Emilia
“Io non gioco con le mafie”
Quaderno n.3 – marzo 2012
Questo Quaderno è stato curato dall’Osservatorio Civico Antimafie voluto da Associazione “COLORE - Cittadini contro le mafie” e “LIBERA Coordinamento di Reggio Emilia”.
I testi sono di (in ordine alfabetico):
Annalisa Duri, Caterina Lusuardi, Lara Aleotti, Lucia Marmiroli, Marzia Barani, Stefania Rivi.
Si ringrazia Matteo Iori per l’introduzione a questa pubblicazione.
Per contatti: [email protected],
Stampa: Tipografia San Martino
(S. Martino in Rio - RE – tel 0522.698968)
PREMESSA
Ecco il terzo quaderno dell'Osservatorio Civico Antimafie che vede insieme per il secondo anno Colore - cittadini contro le mafie, Libera Coordinamento provinciale di RE e singoli cittadini. Riscriviamo, per chi
ancora non ci conosce, gli obbiettivi:
 fare rete con associazioni, sindacati, comitati e singoli cittadini
che condividono la ricerca per la giustizia, la legalità e la lotta
contro tutte le forme di mafia;
 fare ricerca e documentazione sul sistema della criminalità
organizzata nel territorio reggiano, attraverso lo studio e la
ricerca bibliografica, la raccolta della cronaca giornalistica,
l’organizzazione d’incontri e interviste a esperti e autorità, la
partecipazione a eventi tematici;
 fare rielaborazione dei documenti e dei dati raccolti al fine di
produrre una pubblicazione periodica che possa informare la
cittadinanza e le istituzioni;
 sollecitare le pubbliche amministrazioni e gli attori del territorio
in genere, a mantenere alta l’attenzione ai fenomeni mafiosi
che si manifestano nel nostro territorio, spingendoli quindi a
esprimere una posizione chiara e definita contro le logiche
mafiose e le organizzazioni criminali.
Nell’attuale panorama complessivo, ora più che mai, si sono intensificati
gli interventi sul territorio per informare i cittadini e per la ricerca di
strategie comuni per arginare il fenomeno della mafie nella provincia di
Reggio Emilia. L’Osservatorio insieme alle altre realtà, costituisce una
possibilità per i cittadini che vogliono fare qualcosa.
Questo ci richiama alla nostra responsabilità individuale attraverso azioni
concrete. Se l’azione dell’anno scorso ci portava a boicottare le mafie
non comprando droga, quest’anno l’invito è a non giocare con le mafie.
Perché ci siamo concentrati sul gioco d’azzardo? Perché pur essendo
legale è diventato l’ennesimo settore dove le mafie si sono infiltrate,
facendo aumentare notevolmente le entrate illecite.
GESTIONE DIRETTA DEL GIOCO D'AZZARDO NON LEGALE
bische
clandestine
(spesso
occultate in
circoli
privati)
carte (prevalentemente tornei di poker)
usura, riciclaggio,
evasione fiscale
video poker e giochi on line privi di autorizzazione all'istallazione e collegati
con siti stranieri non autorizzati
usura, riciclaggio,
evasione fiscale,
manipolazione
possibilità
di vincita
scommesse on line
usura, riciclaggio,
evasione fiscale,
manipolazione
possibilità
di vincita
toto nero (calcio scommesse, boxe...)
usura, riciclaggio,
evasione fiscale
lotto clandestino
usura, riciclaggio,
evasione fiscale
scommesse clandestine
usura, riciclaggio,
evasione fiscale
corse clandestine (prevalentemente
auto e cavalli), combattimenti tra animali (prev. cani)
scommesse illegali, usura, traffico di
sostanze dopanti
sedi illegali e
in strada
sedi illegali e
in strada
2 Osservatorio Civico Antimafie
Introduzione
Con grande piacere ho accettato l’invito a scrivere l’introduzione a questo
ennesimo importante quaderno dell’Osservatorio Civico Antimafie, non
solo per la stima che provo per le associazioni che lo promuovono, ma
anche per la scelta di voler affrontare un tema che da anni ritengo drammaticamente sottovalutato.
L’Associazione Onlus “Centro Sociale Papa Giovanni XXIII” ha iniziato ad
accogliere i primi giocatori patologici nel 2000, in questi anni abbiamo
avuto più di mille richieste di aiuto e abbiamo preso in carico oltre 620
giocatori. Per 12 anni il nostro impegno sui rischi di questo fenomeno è
stato costante; purtroppo solo in questi ultimi mesi sembra che la società
si stia accorgendo di quello che da anni denunciamo inascoltati.
Dalla metà degli anni ’90 i governi che si sono succeduti hanno scelto di
incrementare costantemente il gioco d’azzardo, nella speranza che questa fosse la soluzione alle difficoltà economiche dello Stato. Dalle tre occasioni di gioco presenti in Italia nei primi anni ’90 si è passati alle decine
di occasioni di gioco attuali; dai 14 miliardi di euro spesi in giochi
d’azzardo in Italia nel 2000, si è passati ai 79,9 miliardi del 2011, ma paradossalmente i governi hanno anche scelto di ridurre nel tempo le tasse
sul gioco e se nel 2004 il 29,4% degli incassi sul gioco andava allo Stato
(7,3 miliardi di euro sui 24 giocati), nel 2011 questa percentuale è scesa
all’11.2% (9 miliardi di euro sui 79 giocati). Sembra paradossale e incredibile in un contesto in cui si è sempre alla ricerca di nuove entrate economiche, ma non lo è. Lo Stato ha creato un meccanismo con il quale a
maggiori entrate economiche, diminuisce la percentuale di tasse pagate;
questo per promuovere il gioco d’azzardo, attrarre sempre nuovi giocatori
e spingere le industrie del gioco a investire in Italia piuttosto che altrove,
aumentando le entrate in termini assoluti ma diminuendoli in termini percentuali. Poco importa se questi numeri ci parlano anche di centinaia di
migliaia di persone che ogni anno si trovano invischiate nella dipendenza
patologica da gioco d’azzardo; poco importa se le famiglie si sfaldano e
secondo l’Associazione Italiana Avvocati Matrimonialisti dal 6 all’8% dei
divorzi sono legati a cause di gioco; poco importa se stiamo costruendo
nuove generazioni di piccoli giocatori e se la ricerca “Giovani e Gioco” di
Nomisma1 ci dice che nelle famiglie in cui si gioca si trovano l’80% dei
1
Nomisma è stata fondata a Bologna nel 1981 in forma di società per azioni, per iniziativa di Nerio Nesi e Francesco Bignardi, allora presidente e direttore generale di BNL, i
quali ottennero il sostegno delle principali banche italiane e di alcune banche internazionali e affidarono a Romano Prodi il compito di organizzare scientificamente il lavoro di
ricerca.
minorenni che a loro volta giocano e che sono disponibili a spendere il
doppio dei loro coetanei; poco importa se il gioco d’azzardo è la seconda
causa di usura in Italia e se la criminalità organizzata riesce ad avere enormi vantaggi da questa crescita della domanda di gioco. Sembra che la
parola d’ordine di questi anni sia stata: “aumentare le entrate”, senza minimamente preoccuparsi dei costi sociali e anzi con grande attenzione a
non “aumentare le spese”; solo in questo modo si spiega la scelta di non
aver ancora riconosciuto il gioco d’azzardo patologico come una dipendenza che dia diritto a cure garantite dallo Stato, scelta tutta italiana che
ben si differenza da ciò che accade nei paesi stranieri e da quanto
l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci dice dal 1980. Millenovecentoottanta… 32 anni fa.
La crescita del fenomeno del gioco oggi è sotto gli occhi di tutti, e il suo
grande incremento è mostrato in tutta la sua forza nelle pubblicità del
gioco che sono divenute una costante presenza nei manifesti di ogni città
italiana, sulle pagine di ogni giornale, sui banner di ogni sito internet, negli spot di ogni televisione. I cittadini italiani sono quotidianamente raggiunti da innumerevoli proposte di gioco e da pubblicità che tendono a
indurli a credere che la vincita sia a portata di mano e che basti giocare
per cambiare finalmente vita.
Già Adam Smith, il primo economista della storia, nel diciottesimo secolo,
scrisse: “Non è mai esistita, e mai esisterà al mondo, una lotteria perfettamente equa”e aggiungeva che “nessun uomo, per quanto sano, è immune dall’assurda fiducia nella propria fortuna”. In pratica potremmo riassumere il suo messaggio con due note: “vince sempre il banco”, e ci
crediamo vicini alla vincita anche quando non è così. L’idea del dominare il caso e di poter influire sulla fortuna è tipica di ognuno di noi (basti
pensare a chi gioca al lotto i suoi “numeri fortunati”), ma c’è chi su questa
idea illogica ha costruito una fortuna...
Le abili aziende di marketing che curano le pubblicità dei concessionari
del gioco d’azzardo, lavorano con grande impegno per convincere i giocatori a partecipare, a lasciare il loro obolo e a sperare nella grande vincita che, in fondo, sembra sempre a portata di mano. A chi non piace “vincere facile”? Lo spot televisivo di una squadra di calcio composta da centinaia di persone che affronta un’altra squadra di 11 giocatori, ci induceva
a credere che “vincere facile” fosse possibile. Le pubblicità del SuperEnalotto ci dicevano che “i soldi non crescono sugli alberi. Potrai sempre appenderceli tu”, oppure “Avanti il prossimo milionario”, o “A volte anche
l’intelligenza ha bisogno di un aiutino. Gioca oggi, diventa milionario”, o
ancora “Fino a un milione di euro subito. Non farlo volare via!”.
4 Osservatorio Civico Antimafie
Ma c’è un altro tema su cui le pubblicità insistono parecchio: quello della
possibilità di far avverare i propri sogni. Nel rapporto 2011 della Corte
dei Conti c’è un passaggio significativo che sottolinea che “il consumo dei
giochi interessa prevalentemente le fasce sociali più deboli … ed è legato
al desiderio di comprarsi un sogno”. Le industrie del gioco evidentemente conoscono bene questi meccanismi ed è per questo che oggi sentiamo
su tutte le televisioni il rifacimento di una celebre canzone che ci porta a
canticchiare “lasciateci sognare con il biglietto in mano”, perché grazie a
questo, ci ricorda una giovane madre: “darò ai miei figli un futuro splendente”.
In Italia tutto questo è permesso, in altri paesi sarebbe vietato in quanto
pubblicità ritenute ingannevoli. La cosa più triste è che sono soprattutto le
fasce più deboli della popolazione a farne le spese e che per ora lo Stato
non abbia ancora dimostrato il minimo interesse nella loro tutela.
Tutto questo ha portato l’Italia ad avere i cittadini con spesa pro-capite
più alta al mondo. Dividendo la somma giocata nelle singole regioni fra
tutti gli abitanti maggiorenni di queste (il gioco è vietato ai minori), vediamo che i laziali e i campani hanno speso nel gioco d’azzardo 1.930 euro
a testa nel 2011, seguono gli abruzzesi con 1.892, poi i lombardi con
1.813 euro a testa e “finalmente” gli emiliani romagnoli con 1.709 euro.
Più di millesettecento euro spesi in un anno da ogni maggiorenne della
nostra regione, partendo dal sottoscritto, a chi sta leggendo questo testo,
al sindaco, al parroco, alla perpetua del parroco…. Ovviamente per uno
di questi che non ha giocato questa cifra, c’è qualcuno che ne ha giocato
il doppio. Reggio Emilia in specifico poi ha un triste primato regionale:
nel 2010 si era dimostrata la seconda città in regione per spesa procapite sul gioco, preceduta solo da Rimini; Reggio era la nona città in Italia per spesa e Rimini la terza.
Il problema principale è che se la maggior parte della popolazione riesce
a giocare saltuariamente senza averne delle conseguenze importanti, c’è
una “piccola” percentuale di giocatori che ha un problema di vera e propria dipendenza: sono un milione e settecentomila gli italiani con un rischio di dipendenza e ben ottocento mila quelli che invece sono già patologici. Solo per fare un paragone: in tutti i servizi pubblici delle dipendenze italiani nel 2010 sono stati 160 mila i tossicodipendenti accolti, fra eroinomani, cocainomani, alcolisti, consumatori di cannabis, di droghe sintetiche o altro.
Ora la domanda è: a fronte di questi numeri e di un’emergenza così lampante, com’è possibile che i governi abbiano per anni finto di non vedere
il problema? Com’è giustificabile una tale assenza dello Stato? Finalmente sembra che in questi ultimissimi mesi, con un nuovo governo, “la musi-
ca stia cambiando”: il primo marzo 2012 sono stato chiamato in
un’audizione alla Camera dei Deputati per portare analisi e proposte pratiche sul gioco d’azzardo, il 20 marzo è accaduto di nuovo alla presenza
dei Ministri Balduzzi e Riccardi, Ministri della Sanità e dell’Integrazione, e
anche di fronte a loro ho ribadito la necessità che lo Stato si preoccupi di
chi ha un problema di dipendenza da gioco, si occupi di attuare politiche
di prevenzione per i più giovani, impedisca le pubblicità ingannevoli, attui
controlli più rigidi per ridurre i rischi legati alla criminalità organizzata. Mai
prima d’ora i Ministri, più volte invitati, avevano partecipato ad approfondimenti del genere. Ora non resta che aspettare per vedere se davvero lo
Stato ha a cuore i cittadini o solo le entrate economiche che possono portare, ma nel frattempo occorre che ognuno di noi dichiari con forza che è
ora di smettere di giocare d’azzardo con la vita degli italiani, ed è per
questo che ringrazio l’Osservatorio Civico che ha scelto di farlo con questa pubblicazione.
Matteo Iori
Presidente dell’Associazione Onlus “Centro Sociale Papa Giovanni XXIII”
([email protected])
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Perché occuparsi del gioco d’azzardo
79,9 miliardi di euro la cifra che gli italiani hanno speso nel 2011 per giocare d'azzardo (dati Sole 24ore), più di 1000€ pro capite compresi i neonati. Ben oltre i 700 milioni di euro i soldi spesi dai reggiani. Ai 79,9 miliardi spesi per il gioco legale, poi, andrebbero sommati i miliardi ricavati
dai giochi illegali: corse clandestine, giochi online non regolari, gratta e
vinci falsi, slotmachine truccate. E' una cifra spaventosa quella che spendono gli italiani per la dea bendata e la commissione parlamentare antimafia dichiara che sono circa 50 miliardi di euro all'anno, quelli su cui le
mafie mettono le mani, fra gioco legale e gioco illegale.
Ecco perché quest'anno L'Osservatorio Civico Antimafie ha deciso di occuparsi di gioco d'azzardo.
Siamo di nuovo qui a presentare la nostra ricerca e anche questa volta
abbiamo scelto un tema che mettesse in luce le responsabilità di ogni cittadino. Come l'uso e l'abuso delle sostanze stupefacenti (approfondimento del 2° Quaderno dell'Osservatorio) anche l'uso e l'abuso del gioco
d'azzardo ci racconta come siano i nostri gesti quotidiani a finanziare le
mafie. Abbiamo quindi tutti la possibilità di dire no, di fare il nostro piccolo
grande gesto contro le mafie.
Ma in che modo, le mafie, usano il gioco d'azzardo per fare soldi?. Lo
fanno incassando con i giochi illegali, riciclando denaro sporco attraverso
il gioco legale, alimentando e alimentandosi con l'usura.
I giochi illegali
Se parliamo di giochi illegali, subito l'immaginario fantastica di corse
clandestine, auto, moto, cavalli, combattimenti di animali, realtà che ancora esistono, ma oggi quando parliamo di mafie che si occupano di giochi illegali, parliamo di informatici, di esperti del web, di bravi falsificatori.
Attenzione ai gratta e vinci, in giro ci sono quelli falsificati, quelli che contengono solo piccolissime vincite ma le vincite vere quelle no, non ci sono
mai.
E' con l'informatica però che le organizzazioni danno il meglio di se. Le
slotmachine o newslot (in gergo video poker), hanno prodotto da sole il
52% del fatturato del gioco d'azzardo del 2010.
Le newslot hanno tutte un numero di omologa (come una targa) e sono
collegate con un cavo di rete alla SOGEI che è l'organo di controllo informatico dell'AAMS (Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato),
in questo modo i Monopoli sanno quanto si è giocato e quanto ogni pub-
blico esercizio, tabaccheria, sala giochi etc. deve versare in tasse. Le organizzazioni si sono inventate sistemi ingegnosi per non essere rilevati
dalla SOGEI, in alcuni casi costringono gli esercenti ad usare le loro slot
“che ci guadagni di più e sei sicuro che non ti sfasciamo la vetrina”, in altri gestiscono direttamente le sale gioco.
Alcuni sistemi ideati:
 viene installato nella slotmachine un hardware, chiamato scheda
demoltiplicatrice, in grado di separare i soldi giocati; in una
giornata si è giocato 10, la scheda comunica alla SOGEI che si è
giocato 2, le tasse le pago sui 2 dichiarati. E' un sistema
relativamente semplice da applicare ma anche da scoprire, se ad
un
controllo
la
finanza
smonta
l'apparecchio,
trova
immediatamente l'hardware inserito;
 si costruiscono slotmachine, che con un telecomando a distanza,
si trasformano in un normale videogioco (come Pacman). Ad un
controllo della finanza, il gestore può con il telecomando far
apparire sulla schermata della slotmachine, il videogioco e la
finanza non lo controllerà;
 le organizzazioni criminali sono in grado di produrre slotmachine
uguali a quelle regolari che sono sul mercato, con gli stessi numeri
di omologa. Prendono le newslot regolari le portano in un garage e
le collegano con il cavo di rete alla SOGEI. In questo luogo c'è un
affiliato o collaboratore dell'organizzazione che ogni tanto gioca
qualche euro, in modo che alla SOGEI risulti che la macchina sia
funzionante. Nel bar si installa invece il clone della slot regolare,
che non è collegato alla SOGEI. Nel caso di un controllo, la
finanza chiama SOGEI e chiede se gli risulta che la macchina
“xyz” sia collegata e giochi, alla SOGEI si, risulta che è collegata e
gioca, non sa che in realtà sta guardando i dati della newslot
collegata nel garage mentre il finanziere ne sta fisicamente
guardando un'altra. In questo modo tutto quello che viene giocato
realmente nella macchina del bar è in nero.
Da un'indagine svolta per la commissione parlamentare antimafia risulta
che due terzi delle slotmachine in circolazione non sono collegate alla
SOGEI con un volume d'affari superiore del 300% alla somma dichiarata
allo Stato.
Poi c'è internet, la nuova frontiera del gioco: posso giocare i miei soldi
anche in pigiama steso sul divano. I Monopoli di Stato hanno inibito l'accesso a oltre 3500 siti in Italia, perché sono siti di giochi online truccati.
Siti in cui non si chiede la regolare registrazione dell'utente, quindi facile
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ingresso dei minori, siti non registrati che quindi non dichiarano il fatturato
o siti con percentuali di vincite falsificate.
Nell'ottobre 2011 anche nel reggiano, grazie alle indagini della Guardia di
Finanza sono stati chiusi due circoli di gioco illegale, uno, All In Club a
Pratissolo di Scandiano e l'altro a Fogliano di Reggio Emilia. Nei circoli
erano presenti computer collegati a siti non autorizzati di poker online e
tavoli da gioco non autorizzati.
Riciclare con il gioco legale
Partiamo da un dato: il costo del riciclaggio del denaro sporco, secondo
un consulente della commissione parlamentare antimafia è il 30% del totale. Se io ho preso 10 dalla vendita di cocaina, 3 dovrò spenderli per ripulire il denaro. Attraverso il gioco d'azzardo è possibile spendere molto
meno.
Esistono sistemi matematici attraversi i quali so che se faccio scommesse sportive e gioco su tutte le opzioni di vincita, di perdita e di pareggio e
le strutturo bene rispetto alle possibilità di vincita delle varie squadre,
perdo al massimo il 12% del giocato complessivo. E' ovvio che una persona che gioca il proprio stipendio non ha interesse a fare questa giocata
perché comunque perderebbe, ma se sono un affiliato che deve ripulire
denaro sporco mi conviene eccome.
Altre attività sono ancora più redditizie, come gestire direttamente i luoghi
di gioco. Se posseggo una tabaccheria o una sala scommesse posso offrire al mio cliente denaro in contanti per comprare il suo biglietto vincente, gli offro subito la cifra vinta o qualcosa in più. I giocatori d'azzardo
spesso non vogliono aspettare il mese per il deposito bancario dell'AAMS e non vogliono essere inseriti nel data base dei vincitori perché magari i famigliari non sanno che giocano. Accettano facilmente la proposta
magari senza immaginare che in quell'azione c'è un tentativo di riciclaggio. Il tabaccaio o proprietario della sala da gioco fornisce i biglietti vincenti all'organizzazione, la quale con questi giustifica i propri patrimoni.
La camorra paga le famiglie degli affiliati che sono in galera, con biglietti
vincenti del lotto o gratta e vinci. Se in caso di indagini nei confronti di un
mafioso, questo può giustificare una grossa somma con un biglietto vincente del superenalotto, quei soldi non possono essere sequestrati.
A Reggio Emilia alcune prostitute interrogate hanno dichiarato che il loro
protettore non le obbligava a lavorare era una loro scelta e i soldi che sono stati trovati al protettore, l'avvocato ha dichiarato che erano stati vinti
legalmente giocando a poker, non come guadagno della prostituzione, e
il cliente è stato prosciolto.
L'usura
L'aumento spropositato delle possibilità di gioco, si è passati negli ultimi
20 anni dall'avere un'estrazione settimanale del lotto e una lotteria di capodanno, alle slotmachine in moltissimi luoghi pubblici, 3 estrazioni del
lotto, gratta e vinci e centinaia di siti internet in cui giocare, non ha fatto
altro che aumentare in modo spropositato il numero di giocatori e i soldi
giocati. Siamo passati dai 9 miliardi giocati nel 98, ai 79,9 del 2011.
L'80% degli italiani gioca d'azzardo, il 3% di questi, circa due milioni di
cittadini sono giocatori patologici o a rischio patologia. Persone che si
sono indebitate pur di giocare, ed è qui che scatta il meccanismo dell'usura: non hai più soldi, le banche non te li prestano o non vuoi chiederli
perché non si sappia del tuo problema, ci sono le organizzazioni criminali
pronte a prestarti i soldi che ti servono, applicando ovviamente tassi d'usura.
Quando intorno ad un'attività circolano grandi cifre economiche quasi
sempre arrivano le mafie e varie sono le modalità attraverso le quali cercano di infiltrarsi, così vale anche per il gioco d'azzardo. Con questo
Quaderno abbiamo cercato di dare una forma a questo fenomeno, giungendo alla conclusione, ancora una volta, che le scelte di ogni singolo
cittadino possono rivoluzionare le cose.
10 Osservatorio Civico Antimafie
VERSO L’ECONOMIA DEL GIOCO: storia e
strategie di Stato del gioco in Italia
Dal 2004 al 2011 in Italia la spesa dei cittadini destinata ai giochi
d’azzardo è passata da 25 miliardi di euro a oltre 70 miliardi di euro, con
un aumento quasi del 200%: dati importanti riguardanti l’ultimo decennio
del nostro Paese, che ci permettono di analizzare un più ampio percorso
adottato
dallo
Stato
negli
ultimi
venti
anni.
A definire le principali tappe della storia del gioco in Italia è il sociologo
Maurizio Fiasco, membro della Consulta delle fondazioni antiusura ed
uno dei massimi esperti italiani di gioco d’azzardo. Fiasco definisce tre
diversi sistemi di regolazione, riferibili a tre periodi storici: il primo tra il
1889 e il 1992, nel quale gli sforzi dello Stato sono stati volti al contenimento del fenomeno; il secondo tra il 1993 e il 2003, il periodo della fiscalizzazione; l’ultimo, successivo al 2004, nel quale si è puntato a creare
valore aziendale.
Contenere
La regolamentazione del gioco avviene col varo del codice unitario di polizia (Tulps - “Testo unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza”): essendo il
gioco d’azzardo considerato un problema per il mantenimento dell’ordine
pubblico e del buon costume, l’autorizzazione, il controllo, la repressione
vengono attribuiti al Ministero degli Interni. Considerato una vera a propria minaccia, il gioco è visto come un fenomeno da contenere. Gli apparecchi semiautomatici ed elettronici da gioco d’azzardo vengono vietati
nei luoghi pubblici o aperti al pubblico e nei circoli ed associazioni di qualunque specie; i giochi permessi sono il Lotto, il Totip, il Totocalcio, le Lotterie nazionali ed alcuni intrattenimenti elitari in quattro casinò presenti
nel Bel Paese (Campione d'Italia, Venezia, San Remo, La Vallée). Prima
degli anni ’90, infatti, il fenomeno risulta essere piuttosto contenuto, con
una spesa degli italiani sostanzialmente costante.
Fiscalizzare
La parabola ascendente vede il suo inizio nel periodo della grande recessione dell’economia italiana, nei primi anni ’90: nel 1992 l’Italia è sull’orlo
del default; il deficit della spesa pubblica in relazione alle entrate è del
40%. Lo Stato è alla ricerca di nuove entrate e questo porta ad un radicale cambiamento di concezione: il gioco d’azzardo diventa una leva fiscale. Assistiamo ad un radicale riassetto nell’organizzazione, con lo Stato che interviene su tutto il processo, dall’autorizzazione alla concessione
e alla gestione. Gestire la raccolta delle scommesse diventa un’attività
ordinaria e così, con la legge 23 del dicembre 2000, n. 388, le licenze
vengono affidate ai Comuni; ottenerla è facile, basta presentare al sindaco una denuncia d’inizio esercizio e seguire un iter burocratico molto simile a quello di chi vuole aprire un negozio di alimentari o una cartoleria.
Assistiamo inoltre ad una strategia di diversificazione dell’offerta, con
l’introduzione di nuove forme di gioco destinate a rivolgersi anche alle
nuove generazioni tramite l’apertura ai nuovi mezzi di comunicazione nascono così il lotto con il telefono o con il prepagato, la scommessa
tramite sms o, in tempi più recenti, tramite il digitale terrestre. Le nuove
Lotterie istantanee hanno il vantaggio di velocizzare il ciclo del gioco e di
aumentare il consumo dei giocatori: essi sono maggiormente portati a
rigiocare, tentando più volte la fortuna. Il consumo, dunque, aumenta rapidamente.
Creare valore aziendale
Con l’anno finanziario 2004, assistiamo ad un ulteriore cambiamento: lo
scopo non è più quello di incrementare le entrate tributarie ma quello di
incrementare l’intera economia del gioco: inizia in quell’anno la parabola
ascendente che porterà alla cosiddetta “economia del gioco”. I Monopoli
vengono radicalmente riorganizzati e l’autonomia dell’Aams diventa ampissima. Il paradosso che si verifica con questa nuova strategia statale è
lampante: gli incassi sono privatizzati mentre i costi sono socializzati.
Quindi non più valore pubblico per la fiscalità, ma valore aziendale per
tutti i gestori, i cosiddetti investitori nel campo. A fronte di questa nuova
strategia di incremento della spesa pubblica tuttavia i risultati sono più
che negativi; assistiamo ad una mancata corrispondenza tra uscite dalle
tasche degli italiani ed entrate nelle casse statali: dai 24 miliardi e 786
milioni di euro del 2004 spesi dagli italiani, si è passati ai 54 miliardi e
410 milioni del 2009; eppure, se nel 2004 il ricavato dello Stato era il
29.44 % dell’importo (in cifra assoluta 7 miliardi e 298 milioni), gli introiti
relativi a due anni fa risultano essere appena il 16.19% (8 miliardi e 809
milioni).
A fronte di un aumento del 112.5 % della spesa per il gioco si è riscontrata quindi una riduzione di 13.25 punti percentuali degli introiti statali. E’
evidente come l’obiettivo di creare valore aziendale sia in conflitto con
quello di creare valore erariale.
Le giustificazioni
Perché dunque puntare su questa economia del gioco, se i risultati sono
più che negativi? Le giustificazioni addotte sono prevalentemente tre: il
gioco contribuisce al bilancio dello Stato; aumentando le offerte di gioco
legale si sottrae spazio al gioco clandestino; le entrate che si ricavano dal
gioco vanno a finanziare degli interventi socio-culturali o assistenziali che
altrimenti non avrebbero copertura finanziaria, tra tutti si ricorda il decreto
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Abruzzo per il terremoto del 2009. Il sociologo Fiasco, nel già citato libro,
evidenzia però che tutte queste giustificazioni sono state smentite dai
fatti. Per quanto riguarda la prima teoria, i sopracitati dati dimostrano come lo sviluppo dell’economia del gioco non può andare di pari passo con
la crescita delle entrate dello Stato. In relazione alla seconda affermazione, appare ormai chiaro come l’aumento della spesa degli italiani nel gioco legale abbia attirato l’attenzione delle organizzazioni criminali sul settore, incrementando il gioco di stampo illegale o inserendosi in quello legale tramite forme di manipolazione; non v’è inoltre da dimenticare il ruolo degli usurai, ai quali i giocatori compulsivi molto spesso si rivolgono –
non è un caso che, secondo i dati della Consulta Nazionale Antiusura,
l’azzardo sia in Italia la maggior causa di ricorso a debiti e/o usura. Per
quanto riguarda la terza giustificazione, e cioè che le entrate fiscali sul
gioco vanno a finanziare progetti socio culturali, è necessario ricordare
che la tassazione sulle scommesse, in particolare sulle scommesse online, è pari al 4% della posta; il denaro speso per il gioco porterà quindi un
ritorno fiscale abbondantemente inferiore a quello incamerabile dalle imposte ordinarie con qualsiasi altro tipo di consumo, basta considerare che
l’IVA sugli acquisti di beni non primari, è al 21%
Tassazioni
Un tasto particolarmente dolente è infatti quello della tassazione. Abbiamo detto che la tassa sulle scommesse online è pari al 4%. Ciò significa
che le scommesse portano allo Stato quattro punti percentuali su quanto
consumato, ovvero l’equivalente dei beni primari (pasta, pane, conserva,
legumi). Lo Stato pare dunque sostenere che l’azzardo sia un consumo
di prima necessità! Altro punto critico è il prelievo fiscale per i concessionari: l’aliquota applicata agli stessi, diminuisce con l’aumentare del volume d’affari registrato. Si passa quindi da un’aliquota del 12,6% a una
dell’8% se gli incrementi delle postazioni si attestano tra il 15% e il 40%.
Il gestore del concessionario è quindi spinto ad aumentare il giro d’affari
per abbattere il prelievo fiscale. Tutto questo è il chiaro sintomo della volontà dello Stato di incrementare l’economia del gioco. Ciò risulta evidente anche dalla mancanza di limitazioni riguardanti la comunicazione
commerciale: per altri prodotti a rischio di creare dipendenza, come alcool o sigarette, si registrano precisi disciplinari che ne limitano o vietano la
pubblicità; non è lo stesso per le concessionarie di scommesse, che si
ritagliano ampi spazi in televisione come nei campi di calcio, spiccando in
prima linea nella sponsorizzazione delle squadre della massima serie.
Effetto depressivo
A cosa ha portato dunque questa fortificazione dell’economia del gioco?
Avendo dimostrato che né Stato né cittadini hanno beneficiato della nuova manovra finanziaria, ci si potrebbe attendere che l’aumento della
spesa pubblica in questo settore provochi effetti benefici sull’economia
del Paese. Anche in questo caso però la risposta è negativa: le entrate
tributarie relative al gioco d’azzardo presentano infatti un profilo
d’imposta non progressivo sul reddito ma regressivo, ovvero a fronte di
un reddito pro capite basso la quota destinata al gioco è maggiore rispetto a quella di un soggetto avente reddito pro capite più alto: i poveri giocano quindi di più dei ricchi. Ed è proprio per questo che, paradossalmente, sono loro a pagare di più in termini fiscali, ma non solo. E’ una
economia, infatti, quella del gioco, che intercetta denaro, denaro che verrebbe altrimenti utilizzato per la spesa di altri beni e servizi, come alimenti, vestiti, trasporti etc. Beni e servizi che richiedono forza lavoro e che
quindi creano occupazione, a differenza del gioco d'azzardo, settore che
impiega un basso numero di lavoratori. La spesa che si destina al gioco
ha quindi un effetto economico fortemente depressivo, riduce i consumi
di quei beni che producono maggiore occupazione, maggior reddito,
maggior introito fiscale.
14 Osservatorio Civico Antimafie
GOVERNO, MONOPOLIO di STATO E
MULTINAZIONALI del GIOCO D’AZZARDO
Questo capitolo nasce dall’esigenza di chiarire alcuni luoghi comuni sul
gioco d’azzardo: prima di tutto chiarire quali e quanti sono i ruoli del gioco
d’azzardo tra concessioni e gestioni. In secondo luogo ci sembra importante chiarire le responsabilità di ognuno nella crescente e documentata
commistione tra gioco d’azzardo e mafie. Il secondo chiarimento è pure
confermato dall’inchiesta pubblicata da Repubblica dal titolo “I dieci padroni del gioco d'azzardo, la terza industria dopo Eni e Fiat” di Alberto
Custodero.
L’articolo inizia così: “In Italia il gioco d'azzardo legale è la terza industria
dopo Eni e Fiat. Sono i padroni del gioco d'azzardo legale in Italia. Si
spartiscono una torta che a fine 2011 arriverà a quota 80 miliardi di euro.
Come dire, 16 volte il business annuo di Las Vegas o quanto basterebbe
a sei o sette manovre finanziarie. Su questa cifra imponente lo Stato incassa il dieci per cento. E il settore ha 120 mila addetti, di fatto la terza
industria italiana dopo Eni e Fiat. Le big del mercato delle new slot, delle
lotterie e delle scommesse sportive in Italia sono dieci e rappresentano
metà di quel fatturato. Dietro a loro ci sono altri 1.500 concessionarigestori che si spartiscono l'altra metà. Alcune made in Italy sono perfettamente trasparenti - per esempio Lottomatica e Snai - mentre per altre
con sedi all'estero è arduo stabilire proprietari e intrecci societari”. Il giornalista cita anche i timori e sospetti sollevati dalla Corte dei conti, dalla
Direzione nazionale antimafia, dalla commissione parlamentare Antimafia
e persino da una quarantina di parlamentari. Un altro documento è il libro
di Carlotta Zavattiero che guarda con occhio critico l’incentivazione da
parte dello stato del gioco d’azzardo e il capillare aumento delle mafie in
questo settore per il riciclaggio di denaro sporco e l’usura. Ma come è iniziata la storia del connubio tra gioco d’azzardo e Stato?
Facendo una carrellata nel mio passato, ho sempre pensato fin da
bambina, che il lotto e tutte le lotterie fossero sotto il diretto controllo del
monopolio di stato così come lo era stato per il tabacco. Mia madre, tutti i
sabati, mentre lei lavorava, ci metteva davanti alla televisione, per
controllare i numeri del lotto che aveva giocato. I numeri della nonna, del
nonno apparsi in sogno e che puntualmente lei giocava. Diceva che
andavano giocati gli stessi almeno tre volte e l’abilità stava nell’azzeccare
la ruota giusta: Firenze, Napoli e altre e chissà da cosa la capiva. Anche
il 6 gennaio era un giorno importante, con la Carrà e Pippo Baudo e i
biglietti della lotteria che mio padre comprava solo in autostrada e in città
che non fossero Reggio Emilia. E si, ero sicura che il gioco era regolato
dallo stato e sapevo benissimo che non si poteva giocare “a soldi” con le
carte nei bar. Ma a casa mia, una volta alla settimana, dopo le
immancabili 50 uova di pasta per fare i cappelletti, mia madre e le sue
amiche non perdevano un colpo a giocare a “sette e mezzo”. Tra urla,
rabbie e gioie si giocavano le monete e raramente si arrivava alle 500 o
1000 lire. Mio padre invece tornava a casa coi cioccolatini comprati con le
piccole vincite che si faceva al bar con la “scopa”. Anche se era vietato
giocare a soldi, se si trattava di pochi spicci di moneta, i gestori
chiudevano un occhio. Poi per anni non me ne sono più curata, sempre
poco attratta da questo meccanismo che ho sempre trovato di grande
ingiustizia. Denaro che arriva e va senza stare a guardare se uno ne ha
bisogno no. E forse questo chissà, è uno dei motori che ti fa continuare a
giocare, nella speranza che prima o poi anche tu potrai beneficiare, tu
che non hai una lira in tasca. Cesare Guareschi2 spiega che esiste la
“scala di Custer” dove il primo gradino del giocatore si chiama “vincente”,
il secondo “perdente e l’ultimo “disperazione”. Ecco, a me ha sempre
fatto l’effetto “disperazione” già al primo gradino, al contrario della scala;
l’ingiustizia non mi ha mai attirato. Ma da allora a oggi cosa è successo al
gioco d’azzardo? E’ sicuramente importante fare un po’ di storia,
ricordando che già nei secoli passati il gioco d’azzardo esisteva.
La storia di questo percorso e cambiamento la facciamo partire da Mussolini che nel 1927 con il decreto-legge dell’8 dic. , n 2258 crea la speciale Amministrazione dei Monopoli di stato per “esercitare i servizi di monopolio di produzione, importazione e vendita di sali, tabacchi e chinino di
stato per la malaria”. Nel 31, invece, esattamente il 18 giugno, con il regio
decreto 773, vieta il gioco d’azzardo che comunemente si giocava nei
circoli e nei bar, lasciando aperto solo 3 casinò autorizzati: San Remo,
Venezia e Campione. Un capitolo a parte è la storia di lotto e lotterie che
inizia con l'unificazione del Regno, dove il Governo ne assume il monopolio, ma è solo nel 1932 che si ha la prima lotteria in chiave moderna,
abbinata ad una gara automobilistica: "La lotteria di Tripoli”.
2
Psicoterapeuta ed esperto di ludopatie
16 Osservatorio Civico Antimafie
Così sarà fino al 1988, anno in cui la gestione delle Lotterie Tradizionali
viene affidata all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato.
Con l’articolo 3 della legge 10 agosto 1988 n. 357, viene istituito il Comitato Generale per i Giochi, organo collegiale preposto al controllo ed alla
direzione delle Lotterie Tradizionali con decreto del Ministro
dell’economia e delle finanze, poi riconfermato con l’articolo 2 del D.P.R
15 dic. 2003, n 385. Nella nuova composizione da stabilirsi, si prevede
comunque la partecipazione, in qualità di membri di diritto, sia di un rappresentante del Ministero per i beni e le attività culturali e sia del presidente del CONI o di suo delegato
Un secondo importante passaggio è nell’immediato dopoguerra dove
nascono le prime aziende che si occuperanno di gestire i giochi per conto
dello stato, ma non ancora con l'AAMS – Amministrazione autonoma
monopoli di stato.
La prima a nascere nel 1946 è la Sisal, che inventerà il Totip e la famosa
schedina del Totocalcio che poi verrà gestita dal 1948 totalmente dal
CONI. Prima che l'Italia modificasse la legge, il CONI e l'Unione
Nazionale per l'Incremento delle Razze Equine (UNIRE) detenevano il
diritto esclusivo di organizzare scommesse sportive.
La Sisal, nel 97, inventerà il Superenalotto a cui aggiunge l’opzione SuperStar e nel 2009, il discusso Win for Life – Vinci per la vita. La sede
principale è a Milano con una succursale a Roma. Il presidente del gruppo Sisal Holding Istituto di Pagamento S.p.A. è un ex ministro delle finanze ed ex commissario dell’Alitalia Augusto Fantozzi, mentre il suo amministratore delegato è Emilio Petrone, “…conferenziere al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione del 2009.”3 Presidente del consiglio di
amministrazione di Sisal Spa è Tommaso di Tanno, un dottore commercialista che è' stato Consigliere per gli affari economici e finanziari del ministro delle Finanze dal 1996 al 2000. Oggi alla rete Sisal appartengono
più di trentamila ricevitorie che coprono il 97% dei comuni italiani.4 La Sisal ha un capitale sociale di 389 milioni di euro e circa 1500 dipendenti.
Lo slogan che usa è “Il segno sul sogno degli italiani”5. Sisal è poi suddivisa tra varie S.p.a. e una Holding, ognuna di esse specializzata in settori
del gioco d'azzardo e per fare una esempio ne citiamo due delle quattro:
Sisal Bingo S.p.a e Sisal Slot S.p.a
L’altra azienda italiana oltre alla Sisal, che si spartisce la piazza europea
senza farsi troppa concorrenza, è la Lottomatica. “Nata nel 92 per iniziativa del ministero delle finanze che le affidò la gestione su tutto il territorio
3
4
5
Tratto da “Lo stato Bisca” di Carlotta Zavattiero, Ponte delle Grazie 2010
Idem nota 1
Sito web www.sisal.it
italiano, del nuovo sistema del Lotto automatico.”6 Lottomatica è una multinazionale con sedi in tutti i continenti e fa parte del Consorzio Lotterie
Nazionali istituitosi nel 2003. Sempre in quell'anno con una convenzione
e un successivo atto aggiuntivo alla convenzione stessa, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha affidato in concessione alla R.T.I.
Lottomatica Spa il servizio di gestione automatizzata delle lotterie nazionali ad estrazione differita ed istantanea, ad eccezione delle lotterie istantanee telematiche e/o telefoniche, la cui realizzazione resta affidata ad
AAMS. Oggi è al 60 per cento della De Agostini Spa controllata a sua volta dalla B&D di Marco Drago e C., holding della famiglia Boroli.
Altra storica agenzia nata nel 90 è la Snai che oggi è controllata da due
fondi di private equity7 che fanno capo uno alla famiglia Bonomi, l'altro a
istituti bancari e assicurativi italiani. Parte agli inizi con Snai Servizi S.r.l.,
sorta per fornire alle Agenzie Ippiche collegate, supporto logistico e tecnologico per la raccolta e l'accettazione delle scommesse. Successivamente acquisizioni azionarie e societarie hanno portato negli anni
un’evoluzione e alla costituzione, nel 1999, del Gruppo Snai, leader in
Italia e in Europa nella fornitura di servizi telematici, per la raccolta e la
gestione di scommesse ippiche, sportive e non sportive, concorsi pronostici e apparecchi automatici da intrattenimento. Attualmente è’ quotata
alla Borsa di Milano ed è proprietaria dei più importanti ippodromi italiani.
Nel suo articolo Alberto Custodero ne cita altre: “Le altre otto, invece,
presentano azionariati in parte o del tutto protetti da sedi estere. La Cogetech è di proprietà della Cogemat, Spa di proprietà al 71 per cento
della OI Games 2 con sede a Lussemburgo. Gamenet è al 42 per cento
(quota di maggioranza) della Tcp Eurinvest, sede Lussemburgo. Hbg è
al 99 per cento di proprietà della lussembrughese Karal: solo l'1 per cento è di proprietà di un italiano, Antonio Porsia (che è anche l'amministratore delegato), imprenditore definito dalla stampa finanziaria il nuovo numero uno delle sale da gioco. Il gruppo delle "lussemburghesi" è chiuso
dalla Sisal, al 97 per cento della Sisal Holding finanziaria, Spa al 100 per
cento della Gaming Invest, sede nel granducato.” Quest'ultima società
ci preme sottolinearla perchè in un servizio di Sigfrido Ranucci per Re6
Idem nota 1
Il private equity è un'attività finanziaria mediante la quale un investitore istituzionale rileva quote di una società target (obiettivo) sia acquisendo azioni esistenti da
terzi sia sottoscrivendo azioni di nuova emissione apportando nuovi capitali all'interno
della target
7
18 Osservatorio Civico Antimafie
port, la trasmissione di Milena Gabanelli viene citata. Nell'inchiesta si
parla della Glaming che è controllata al 70% dalla Mondodori e al 30 %
dalla Fun Gaming che a sua volta ha il capitale sociale custodito in due
scatole: Buel srl al 51% e Entertainment and Gaming Invest al 49%. Ranucci afferma che “...della Glaming fanno parte Marco Bassetti, che oltre
ad essere socio del presidente del consiglio8, è anche socio di Pierfrancesco Gagliardi, noto per essere intercettato la notte del terremoto de
l'Aquila, mentre invitata il cognato Piscicelli a darsi da fare per ottenere
appalti (…). Presidente della Glaming è Aldo Ricci menager di fiducia di
Marco Milanese, ex braccio destro del ministro delle Finanze 9. Ricci è
stato per due volte amministratore delegato della SOGEI, cioè l'occhio
telematico del fisco sulle concessionarie dei giochi.”
Ranucci continua spiegando che attraverso un concetto di Cash-Pooling
introdotto dal Monopolio, in pratica utilizzando un meccanismo contabile,
si possa compensare crediti e debiti tra società diverse appartenenti allo
stesso gruppo. Guarda caso proprio in quel periodo, la Mondadori oltre a
pagare un risarcimento di 563 milioni a De Benedetti ha aumentato, negli
ultimi anni, i debiti con le banche passando da 75 a 300 milioni di euro.
La Glaming in contemporanea incassa con i giochi, una notevole quantità
di denaro. Quindi Mondadori grazie a queste entrate, riesce a compensare il debito, non pagando gli interessi alle banche: è come se lo stato e i
giocatori aiutassero le società indebitata e pagare questi tassi. Per chi
ancora non lo sapesse Mondadori è al 53% di Berlusconi e un 30% è di
Bassetti, marito di Stefania Craxi, e c'è un 15% di proprietari sconosciuti.
Terminiamo questo articolo con delle preoccupazioni, per questo passaggio, dal controllo ad una eccessiva liberalizzazione del gioco
d’azzardo. Ci auguriamo che non accada come per le droghe il cui consumo ci porta da una parte a finanziare le mafie e dall’altra ad avere una
ingente spesa pubblica per l’assistenza ai tossico-dipendenti. Sarebbe
davvero terribile sapere che il denaro guadagnato con le droghe poi venga riciclato attraverso il gioco d’azzardo in un qualche paese del Sudamerica o qui in Italia. Sarebbe ancor più terribile dover curare intere generazioni di dipendenti dal gioco d’azzardo, sempre con denaro pubblico.
Non siamo qui a dire che non si deve curare, ma siamo qui a dire che è
8
9
Oggi ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
Giulio Tremonti
sempre meglio prevenire per poter abbassare i costi sociali di questi fenomeni.
La seconda preoccupazione è l’evidente rapporto tra i poteri forti e le mafie che passa attraverso questa nuova gestione del gioco d’azzardo, perché certamente il riciclaggio di enormi quantità di denaro ha bisogno di
un rete capillare a livello mondiale che è confermato da queste ultime righe di Custodero:
“La relazione della Dna, nel capitolo intitolato "infiltrazioni della criminalità
organizzato nel gioco (anche) lecito", solleva appunto dubbi sui criteri con
cui sono state scelte le concessionarie. (…), l'attività di indagine ha fatto
emergere come le concessioni, in un settore di altissima valenza economica e a grave rischio di infiltrazione mafiose, "furono affidate con grande
superficialità, senza alcun approfondito esame dei soggetti che avevano
presentato domanda.”
20 Osservatorio Civico Antimafie
I GIOCHI DELLE MAFIE
Il gioco d’azzardo, da sempre terreno d’azione della criminalità organizzata, è divenuto man mano uno degli ambiti di maggior interesse per i
buoni guadagni, a fronte di un livello di rischio decisamente contenuto; le
sanzioni penali per il gioco d’azzardo risultano infatti irrisorie, a meno di
non provarne l’inserimento in un contesto mafioso.
Nell’analizzare le modalità con cui le mafie traggono profitto dal gioco
d’azzardo, non si deve incorrere nell’errore di pensare solo alle “classiche” bische per il gioco delle carte o alle corse clandestine di auto e cavalli, o all’organizzazione del toto nero e del lotto clandestino, anche se
qui le possibilità di guadagno, ovviamente illecito, sono molteplici. Ma le
nuove frontiere dell’interesse criminale si sono con il tempo sempre più
concentrate sulla possibilità di infiltrazione nel gioco legale in forte espansione, soprattutto nei settori a maggior diffusione come le new slot e
relative evoluzioni. Rimanendo nell’ambito delle modalità “tradizionali” si
deve rilevare che la moltiplicazione dei luoghi, sempre più legati al quotidiano, e la conseguente facilità d’accesso al gioco, insieme alla diversificazione dello stesso, attrae sempre maggiori “clienti” potenziali vittime di
usura. Si confermano inoltre l’estorsione a danno di regolari esercenti
nonché l’imposizione di fornitori e noleggiatori legati ai clan; solo per fare
un esempio nell’ambito di una articolata inchiesta sulla ‘ndrangheta a
Reggio Calabria la procura ritiene che dei 2.210 apparecchi istallati nella
città nell’ottobre 2010 ben 1.157 (52%) fossero gestiti dalla ditta Are che
utilizzava un software in grado di bloccare il controllo telematico delle
giocate.
Con l’introduzione di sempre nuove modalità di gioco la criminalità ha colto l’occasione per evolversi e diversificare le forme di guadagno illecito,
imponendosi ai regolari gestori ma anche gestendo direttamente e tramite prestanome società ed agenzie del settore, riducendo così i costi di
riciclaggio del denaro “sporco”, incrementando l’evasione fiscale, manipolando le possibilità di vincita, organizzando vere e proprie truffe a danni di
esercenti e giocatori.
Le organizzazioni criminali si sono quindi dotate di alta professionalità
informatica ed agevolmente si sono inserite nell’ambito delle scommesse
per via telematica attraverso presunti internet point, che agiscono in realtà come vere agenzie dedite alla raccolta di scommesse e gestite da bookmakers stranieri privi di autorizzazione da parte dell’AAMS e pertanto
esenti dal prelievo fiscale e non garanti della corretta attività. Già i primi
anni di indagine hanno portato all’inibizione di moltissimi siti di gioco illegale: dai 500 dei primi mesi del 2006 ai 1.500 nel 2008, agli oltre 3.500
inibiti ad oggi.
Sempre in ambito tecnologico si colloca l’alterazione degli apparecchi elettronici da gioco attraverso modalità che tendono ad adeguarsi
all’evoluzione degli apparecchi e delle misure di protezione predisposte
(dal 2009 le macchine autorizzate sono tutte dotate di microchip univocamente individuato). Il sistema di imposizione fiscale si basa sul corretto
funzionamento della rete telematica che consente all’AAMS di sapere le
somme giocate, ne consegue che sono numerose le modalità criminali
finalizzate ad alterare tali flussi comunicativi. Si va dall’istallazione di un
abbattitore di giocate, alla presenza di slot non collegate al sistema remoto, all’inserimento nei videogame (non soggetti a controllo) di una scheda
aggiuntiva attivabile a distanza che lo “trasforma” in una slot machine.
Nelle versioni più avanzate non è nemmeno più necessario l’inserimento
della scheda contraffatta in quanto questa viene messa in collegamento
con il videogioco tramite wi fi. Non esistono ovviamente dati certi sul giro
d’affari che ne deriva ma per avere un’idea della proporzione basti pensare che con l’indagine denominato “asso di cuori” conclusasi nel 2009 a
Bologna sono stati sequestrati 152 apparecchi da intrattenimento, 38
cambiamonete, varie migliaia di gettoni e una sofisticata apparecchiatura
wi fi attivabile a distanza. Oltre all’arresto di dieci presunti truffatori, risultarono indagati 33 gestori di bar e circoli, 20 dei quali a Bologna. La propensione “imprenditoriale” dei clan si dimostra poi appieno nella gestione
diretta, tramite prestanome “immacolati” di sale Bingo e Agenzie sportive.
Le inchieste hanno rilevato come una imponente fetta del gioco “legale”
sia in realtà in mano ad organizzazioni criminali che operano come strutturati soggetti economici che si presentano con caratteristiche di “normalità”; questo ovviamente senza rinunciare a modalità mafiose di intimidazione che ne garantiscono ampio margine di manovra nel mercato, né
rinunciare all’obiettivo primario del riciclaggio al cui fine vengono dirottati
una parte degli introiti, instaurando una concorrenza sleale che estromette di fatto le imprese lecite.
L’operazione Hermes, che nel 2009 ha portato all’arresto di 29 persone
(100 gli indagati), ha messo sotto sequestro beni per 150 milioni di euro,
tra cui compaiono diverse sale Bingo (Brescia, Cologno Monzese MI,
Cernusco sul Naviglio MI, Cremona, Milano, Padova, Lucca, Cassino FR,
Ferentino FR, Sant’Arpino CE, Teverola CE) nonché 39 società, tra cui
un’importante società di scommesse concessionaria dell’AAMS, che vantava il più alto volume d’affari del settore. Le indagini hanno accertato il
22 Osservatorio Civico Antimafie
coinvolgimento di diversi clan camorristici e di uno mafioso. Il protagonista dell’attività, Renato Grasso già condannato negli anni novanta per legami con clan camorristici, nel 2004 rileva la holding finanziaria Betting
2000 sviluppandone il fatturato fino a 40 milioni di euro annui e ottenendo
(senza comparire tra i soci) regolari licenze fino a vedersi assegnato da
Lottomatica e Sisal la gestione di migliaia di slot e di clienti con ricevitorie
in diverse centinai di comuni. Le imprese del gruppo avevano nell’area il
monopolio del settore con l’esclusiva nel noleggio di videopoker e nella
raccolta di scommesse, esclusiva garantita dall’intimidazione esercitata
dai clan. Ovviamente molte delle slot sono poi risultate non collegate
all’AAMS ma “depistate” in un sistema informatico che ne controllava le
presunte giocate, si ipotizza un guadagno illecito di circa 200 euro al
giorno per ogni slot.
Diverse decine sono le indagini e i sequestri operati in tutta Italia. A Palermo nel 2008 sia la sala bingo Las Vegas, una delle più grandi d’Italia
che fruttava circa 70.000 euro al giorno, che la società di gestione, secondo gli inquirenti di proprietà del capomafia Nino Rotolo, sono state
poste sotto sequestro. A Villabate (PA) nel 2009 sono stati sequestrati
due centri scommesse utilizzati per il riciclaggio di denaro di provenienza
illecita, 12 le persone arrestate appartenenti alla famiglia mafiosa del paese. Nell’ambito di una articolata inchiesta pugliese nel 2009, che ha coinvolto oltre 80 persone, tra i beni sequestrati compare anche la Paradisebet, società londinese di bookmaker dedita alle scommesse clandestine on line; per la Procura Antimafia la società è costituita da affiliati al
clan Parisi specializzato nella raccolta di scommesse su eventi sportivi. E’
poi molto lungo l’elenco delle accuse per intimidazione ed estorsione, legate per lo più all’imposizione di video poker, in gran parte alterati nel
funzionamento. Secondo una relazione del Ministero delle Finanze del
2007 ammonterebbero a quasi 100 miliardi di euro le risorse sottratte
all’erario, in gran parte, a parere del Gruppo Antifrodi Tecnologiche della
Guardia di Finanza, intascate da Cosa nostra ed in specifico dalla cosca
di Nitto Santapaola.
Se moltissime indagini sono concentrate in Sicilia e Campania, territori
d’origine di mafia e camorra, gli interessi non sono situati esclusivamente
in meridione. Solo per fare un esempio a maggio 2011 a Rivoli (TO) i Carabinieri hanno individuato un laboratorio clandestino dove venivano clonati videopoker poi installati, con minacce ed intimidazioni, in locali di tutto il torinese; nel capannone sono state trovate 60 slot machine e circa
200 schede elettroniche in parte già clonate. A Roma nell’ambito
dell’operazione Las Vegas sono state poste sotto sequestro 105 slot machine; a Perugia nel maggio 2009 sono state sequestrate 180 macchinette truccate con schede clonate, per oltre 25 milioni di euro giocati, pari ad
un’imposta evasa di circa 3 milioni. La Guardia di Finanza nell’aprile 2009
ha scoperto un gruppo di venti società residenti ad Arezzo, Siena, Firenze e La Spezia che dislocando oltre 1.000 apparecchi da gioco alterati ha
guadagnato illecitamente circa 35 milioni di euro. Risale al 2003, ma rimane una delle inchieste più importanti, quella che partita da Genova ha
individuato un sodalizio criminale tra diversi gruppi camorristici che aveva
creato un vero monopolio illegale nella distribuzione e gestione dei videopoker nell’entroterra di La Spezia e Massa Carrara.
Seppur di dimensioni notevolmente più ridotte le operazioni di contrasto
al gioco illegale si stanno intensificando anche nella nostra provincia:
nell’autunno 2011 la Guardia di Finanza ha scoperto due circoli privati, a
Scandiano e a Fogliano, che nascondevano attività illegale di gioco
d’azzardo sia con tornei di poker “dal vivo” che tramite computer. I circoli
non disponevano di licenza per internet point, e si collegavano a siti non
autorizzati per il giocod’azzardo. Complessivamente sono stati sequestrati 27 computer e due tavoli da gioco.
Nell’ambito delle truffe una delle più lucrative è l’immissione sul mercato,
clandestino ma anche legale tramite esercenti conniventi, di “gratta e vinci” falsi, ovvero non certificati dal Ministero dello Sviluppo Economico (o
dalle società autorizzate per la gestione delle lotterie), con premi inesistenti o irrisori. Nell’ambito dell’indagine “M’ama non m’ama” la Guardia
di Finanza ha sequestrato 1.270.000 tagliandi denunciando 97 operatori
di centri di distribuzione e 63 titolari di esercizi commerciali, per un giro
d’affari di circa 57 milioni di euro. La stampa di questi tagliandi avveniva
in tipografie di Roma, Bolzano e nella nostra San Martino in Rio (l’ipotesi
di truffa ai danni dello stato ed esercizio abusivo del gioco è però a carico
dei gestori e dei distributori, non delle tipografie). Indagini precedenti avevano già portato al sequestro, nel giugno 2009, di 150.000 tagliandi per
un valore di 250.000 euro, oltre che alla denuncia di centinaia di persone
compreso titolari di bar e tabaccherie in 17 regioni, e, nell’ottobre 2008, di
oltre 170.000 tagliandi fasulli per un valore di quasi 400.000 euro. Altra
truffa è invece operata ai danni degli esercenti: si tratta della stampa di
gratta e vinci falsi del tutto identici a quelli regolari e tutti vincenti piccole
somme che vengono poi riscosse presso ignari regolari rivenditori a cui
viene detto di avere acquistato i gratta e vinci presso un altro esercizio;
essendo le somme non ingenti la vincita non viene segnalata e
l’operazione non desta sospetti.
Ma il riciclaggio di denaro di provenienza illecita rimane uno dei principali
obiettivi e l’incremento dei luoghi e dell’ammontare del giocato aiuta. Le
case da gioco sono tenute all’identificazione dei clienti che cambiano fiches per importi superiori a 2.000 euro (il limite è invece 1.000 euro per
24 Osservatorio Civico Antimafie
gli operatori che offrono giochi o scommesse con vincite dirette in denaro) nonché alla segnalazione di operazioni sospette, ma ciò non è sufficiente ad arginare il fenomeno dell’utilizzo di denaro di provenienza illecita. E’ sufficiente acquistare fiches per meno di 2000 euro con successiva
riconversione in denaro “pulito” frutto di presunte minime vincite di giocate mai realizzate. Il moltiplicarsi di lotterie istantanee, gratta e vinci,
scommesse sportive, varie estrazioni di lotto, superenalotto etc. ha poi
ampliato a dismisura un’antica pratica dei clan: quella di acquistare le cedole vincenti pagandole con una maggiorazione, anche del 10%, per riscuotere quindi il denaro “pulito” della vincita. Le singole operazioni possono essere anche di importo “modesto”, 5/6.000 euro, ma la tecnica è
così a basso rischio che è molto utilizzata. Le cifre complessive sono di
svariate decine di migliaia di euro, fino ad arrivare al caso eclatante della
vincita del superenalotto da otto milioni di euro avvenuta a Locri nella ricevitoria del suocero di Nicola Lucà, già condannato per associazione
finalizzata al traffico di stupefacenti, il cui tagliando è stato acquistato dalla ‘ndrangheta calabrese.
In Emilia Romagna, che è a tutt’oggi una delle regioni più interessate al
gioco d’azzardo insieme a Toscana, Campania, Sicilia e Puglia, il coinvolgimento della criminalità organizzata nel settore risale ai primi anni ’80
con il controllo delle bische clandestine della costa, la posta è così appetitosa che per eliminare la concorrenza si sviluppano alcune faide molto
violente (almeno due gli omicidi). A fine anni ’90 il predominio di cosa nostra cede il passo alla ‘ndrangheta ma la logica di controllo del territorio
non muta e le ‘ndrine crotonesi, con intimidazioni e minacce, arrivano ad
esercitare una vera egemonia sulla riviera e a Bologna sia tramite la gestione diretta di alcuni circoli che attraverso imposizioni ed estorsioni, tanto che prima di intraprendere una qualsiasi attività nel settore i gestori dei
circoli si rivolgono a loro (Gabriele Guerra, anch’esso malavitoso, intenzionato ad aprire una nuova bisca senza accordarsi ha pagato il tentativo
con la vita). La vicenda giudiziaria relativa alle ‘ndrine crotonesi si è conclusa nel 2009 con numerose condanne, di cui quattro all’ergastolo, e
svariati sequestri presso i circoli coinvolti. Ma la presenza della criminalità
organizzata nel gioco d’azzardo non si ferma a Bologna, già dal 1991 nel
modenese la ricerca della supremazia nel settore provoca scontri anche
armati. La faida tra i clan viene vinta da Francesco Schiavone (Sandokan) così che dai primi anni 2000 il predominio è dei casalesi. Nel 2009 le
indagini della DDA di Bologna portano addirittura alla luce il coinvolgimento di due assistenti capo della polizia penitenziaria che svolgevano
funzioni di tramite tra i casalesi detenuti, a seguito di un’importante operazione di metà degli anni ’90, e gli affiliati a piede libero che gestivano le
bische; in cambio avrebbero ottenuto una quota nella gestione del circolo
privato Matrix 2 di Carpi, paravento di una bisca clandestina che fruttava
circa 25.000 euro la settimana. Diverse sono poi le inchieste delle procure di Napoli che rilevano il coinvolgimento di circoli emiliani nella gestione
criminosa del gioco d’azzardo e portano a sequestri di immobili e società
nel modenese e nel bolognese. Infiltrazioni si hanno anche nel ferrarese
dove nel settembre 2010 vengono scoperte bische clandestine all’interno
di tre circoli privati. Viene quindi evidenziato come il gioco d’azzardo si
accompagni all’utilizzo sistematico di estorsioni, intimidazioni e violenze
soprattutto nell’edilizia. L’inchiesta in merito al ferimento a Reggio Emilia
dell’imprenditore edile Vito Lombardo solleva più che sospetti in merito al
rapporto tra estorsione, debiti di gioco (possibile movente) e imprenditoria. D’altra parte gli investigatori hanno rilevato come a Reggio Emilia le
cosche, sempre alla ricerca di profitti , non essendo più sufficientemente
alimentate dall’estorsione agli imprenditori edili siano approdate al gioco
d’azzardo e all’usura connessa. E sempre nel reggiano la Prefettura ha
negato il certificato antimafia ad Alberto Filippelli che voleva aprire una
sala giochi a Reggiolo. Sostanzialmente, rileva la Direzione Investigativa
Antimafia, non vi sono province nella nostra Regione che non siano interessate dalla relazione gioco-indebitamento-usura-estorsione. Del resto il
volume di gioco sviluppato nella nostra regione è imponente, una rilevazione del 2007 accerta la presenza di 27 sale bingo, 698 punti per
scommettere sui cavalli, 430 per le scommesse sportive, 18.964 newslot
(64% in alberghi, bar, ristoranti e circoli privati); e da allora i numeri sono
certamente cresciuti.
26 Osservatorio Civico Antimafie
INFILTRAZIONI NEL GIOCO D'AZZARDO LEGALE
riciclaggio: molteplici acquisti di modico vacarte, roulet- lore (per evitare segnalazione) di fiches con
casinò
te, slot madenaro (o assegni) di provenienza illegale
chine…
poi riconvertite senza giocarle in denaro
"pulito"
riciclaggio: scommesse di denaro di provenienza illecita su una gamma di combinazioni che consente una vincita inferiore al
scommesse
giocato ma pagata in denaro "pulito"
sale scomlegali su ericiclaggio: gestori conniventi liquidano i remesse sportiventi sportivi ali vincitori con denaro di provenienza illecive e non
e altro
ta (garantendo l'anonimato e elargendo cifre superiori al vinto) e cedono i biglietti
vincenti alle organizzazioni criminali che
incassano denaro "pulito"
evasione fiscale: imposizione di slot manomesse al fine di abbattere il numero di
giocate inviate a AAMS
bingo, slot e
new slot, po- truffa: imposizione di slot manomesse al
fine di ridurre le possibilità di vincita
ker e scommesse sporti- estorsione: imposizione del versamento
sale bingo
ve on line,
all'organizzazione criminale di una parte del
video lottery
ricavo
(supporto per riciclaggio: gestori conniventi utilizzano dedifferenti gio- naro di provenienza illecita per false giocachi on line)
te (sala "aperta" perciò connessa al sistema remoto ma preclusa al pubblico) le cui
vincite sono pagate con denaro "pulito"
riciclaggio: gestori conniventi liquidano i reali vincitori con denaro di provenienza illecilotto, supreta (garantendo l'anonimato e elargendo ciricevitorie
nalotto,
fre superiori al vinto) e cedono i biglietti
vincenti alle organizzazioni criminali che
incassano denaro "pulito"
luoghi non
dedicati: bar,
tabaccherie,
ristoranti, alberghi,…
internet point
on line: computer, iphone,…
truffa: gestori conniventi vendono biglietti di
false (non autorizzate) lotterie con premi
lotterie istaninesistenti o irrisori
tanee (gratta
truffa: richiesta di incasso a ignari esercenti
e vinci)
di falsi biglietti vincenti di modico valore
(per evitare la segnalazione)
evasione fiscale: imposizione di slot manomesse al fine di abbattere il numero di
giocate inviate a AAMS
evasione fiscale: imposizione di slot non
collegate al sistema remoto "cloni" di quelle
autorizzate sulle quali, debitamente occultate, vengono effettuate alcune giocate in
modo da risultare attive
evasione fiscale: imposizione di slot non
collegate al sistema remoto, anche attivabili
slot, new slot,
a distanza, che disattivate appaiono come
videopoker
giochi senza vincita in denaro (quindi non
soggetti a controlli)
truffa: imposizione di slot manomesse al
fine di ridurre le possibilità di vincita
truffa: slot manomesse per segnalare
quando in procinto di erogare una vincita in
modo da intercettarla
estorsione: imposizione del versamento
all'organizzazione criminale di una parte del
ricavo
evasione fiscale: collegamento a siti strapoker e giochi nieri non autorizzati
on line
truffa: i siti non autorizzati non garantiscono
le possibilità di vincita previste dalla legge
evasione fiscale: collegamento a siti stragiochi, lottenieri non autorizzati
rie, gratta e
truffa: i siti non autorizzati non garantiscono
vinci, scomle possibilità di vincita previste dalla legge
messe, conmancata protezione contro l'accesso al giocorsi on line
co di minori
28 Osservatorio Civico Antimafie
I GIOCATORI
Chi e quanti sono i giocatori italiani? La ricerca nazionale del 2011, coordinata dal CONAGGA (Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori
d’Azzardo) in collaborazione con il CNCA (Coordinamento Nazionale
Comunità di Accoglienza), ci aiuta a rispondere a questa domanda.
In prima analisi risulta evidente che il gioco d’azzardo aumenta con la
diminuzione della scolarizzazione, e si notano differenze importanti anche per quanto riguarda la situazione lavorativa. Il 70,8% di chi ha un lavoro a tempo indeterminato ha dichiarato di giocare d’azzardo, ma la
percentuale sale al 73% dei disoccupati, aumenta ulteriormente con
l’80,2% dei lavoratori saltuari o precari, e tocca l’apice con l’86,7% dei
cassintegrati. Gli studenti che giocano, invece, sono il 73,7%. Infine, i dati
inferiori alla media spettano ai pensionati (63,5%) e alle casalinghe
(65,4%). Non è vero quindi che giocano solo i pensionati, come spesso ci
racconta il luogo comune, anche se i dati sono comunque significativi.
È interessante notare anche le differenze riscontrate in riferimento al
sesso. Le donne giocano più degli uomini al superenalotto, al lotto, ai
gratta e vinci, ai giochi telefonici, al win for life, alle lotterie e ai giochi online, mentre gli uomini giocano di più a totocalcio, slot machine, scommesse nelle agenzie, videolottery, casinò e giochi di carte.
Al di là di questi dati, comunque, una ricerca come questa ha lo scopo di
individuare il livello di rischio del gioco, ovvero in quanti e quali casi questo possa essere considerato patologico. Per questo risultano molto importanti i dati emersi sulla quantità e sulla frequenza del gioco. Il 64,1%
dei giocatori gioca meno di una volta alla settimana, il 24,7% gioca da
una a tre volte alla settimana, e l’11,2% gioca più di tre volte alla settimana. Gli studi del settore considerano la frequenza del gioco molto importante, e se essa supera le tre volte alla settimana viene considerata come
un forte segnale di rischio.
Ma prendiamo in considerazione anche i risultati ottenuti a proposito dei
minorenni alle prese con il gioco d’azzardo, tenendo presente che il gioco
d'azzardo è vietato per legge ai minori di18 anni. Qui i dati sono sconcertanti: il 75,2% dei minorenni dichiara di aver giocato almeno una volta
nell’ultimo anno, e l’11% di questi ricade nella patologia.
Ma quanto tempo e denaro vengono spesi per giocare? Il 76,3% dei giocatori gioca meno di un’ora alla settimana, il 13,9% gioca da una a tre ore
alla settimana, e il 9,8% dichiara di giocare per più di tre ore ogni settimana. Inoltre il 73,7% dei giocatori ha speso meno di 10 euro alla settimana per giocare, il 17,4% ha speso una cifra compresa tra i 10 e i 50
euro, il 4,8% tra i 50 e i 150 euro, il 2,5% tra i 150 e i 300 euro, e infine
c’è l’1,7% che ogni mese spende sicuramente più di 1.200 euro per il
gioco d’azzardo.
Differenze di genere evidenti portano a concludere che tendenzialmente
gli uomini giocano più frequentemente ed hanno maggiori segnali di rischio per quanto riguarda tempo e denaro, rispetto alle donne.
Del resto il tema dei soldi è quello che più si lega al gioco d’azzardo, e
“vincere denaro” risulta essere la motivazione principale che spinge i giocatori intervistati. Le persone vogliono “sfidare la sorte”, “cambiare vita”,
vogliono vincere denaro “facile”, e a quanto è emerso dalla ricerca i giocatori hanno l’impressione che ciò non sia poi così difficile, forti della
convinzione di avere la vincita “a portata di mano”. Quando ai giocatori
viene chiesta la ragione per cui ritengono che la vittoria non sia affatto
lontana, molti di loro rispondono di avere, più volte, “quasi vinto”. Se ad
esempio i numeri vincenti sono 9, 36, 2, 10 e 28, e invece il mio Gratta e
Vinci contiene i numeri 8, 7, 35, 37, 1, 3, 11, 12, 27 e 29 avrò la forte, ma
illusoria, impressione di essermi avvicinata alla vittoria, molto di più rispetto al caso in cui i miei numeri fossero stati lontani da quelli premiati.
Quello della “quasi vincita” è un aspetto che necessita di un’attenzione
particolare, e che porta a chiedersi se non ci sia un meccanismo celato
che invogli il consumatore a tentare la fortuna, ancora e ancora. E, senza
dubbio, i risultati a questo proposito evidenziano numerose anomalie.
I ricercatori hanno analizzato le percentuali di vincita (e non) di 120 biglietti del “Miliardario” e ogni volta che i giocatori vincevano giocavano di
nuovo, arrivando a grattare 226 volte. Hanno verificato come il 36% dei
Gratta e Vinci contenesse un premio, da un massimo di 25 € ad un minimo di 5 €, cioè quella che viene definita una “non vincita”, essendo lo
stesso valore del costo del biglietto. Sulla Gazzetta Ufficiale n°214 del 14
Settembre 2005 è pubblicato quanti biglietti verranno distribuiti
(30.000.000) e come il montepremi di 105.000.000 € verrà suddiviso (si
va da cinque premi da 500.000 € a 8.610.000 biglietti da 5 €). In termini
di percentuali si è calcolato che il 61,5% dei biglietti non contiene nessun
premio, il 28,7% contiene una “non vincita”, mentre i biglietti vincenti con i
500.000 € rappresentano lo 0,0000167% del totale. Per spiegare meglio
questi dati si potrebbe usare una metafora: se stendessimo una fila di biglietti lungo la distanza che c’è da Milano a Potenza, solo uno porterebbe
alla vincita di 500.000 €. Alla luce di questo appare evidente che le possibilità di vincere non siano così alte come sembra. Ma il dato più significativo è quello, appunto, della percentuale dei biglietti grattati dai ricercatori che corrispondono a una “quasi vincita”. Infatti, i Gratta e Vinci che
presentavano numeri prossimi o comunque molto vicini a quelli vincenti
30 Osservatorio Civico Antimafie
erano pari al 40% del totale. E bisogna precisare che i biglietti che fanno
credere al giocatore di avere “quasi vinto”, quelli che inducono il consumatore a tentare ancora la fortuna, essendosi già “avvicinato alla vittoria”,
rappresentano un aspetto illegale, in riferimento all’articolo 21 della legge
146, (“E' considerata ingannevole una pratica commerciale che […] induce o è idonea ad indurre il consumatore medio […] ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso”).
È o non è un invito a giocare d’azzardo? Come è possibile combattere
questa dipendenza quando vi è un’incentivazione così ampia al consumo
del gioco?.
Sembra difficile arginare un fenomeno così rischioso e invadente, dal
momento che gli si lasciano così tante porte aperte. Il gioco d’azzardo è
presente in moltissimi aspetti della vita quotidiana, dalla pubblicità in televisione (un esempio emblematico è la pubblicità che dice “innamorati del
gioco responsabile”) o su internet, a quella che vediamo semplicemente
passando davanti a una tabaccheria.
Nella ricerca sul fenomeno del gioco d’azzardo entrano in gioco, quindi, il
fattore cultura e le caratteristiche dell’individuo, il modo in cui queste convivono, e il concetto di dipendenze sociali, definite così perché perfettamente integrate ed accettate da un contesto culturale che parla di “gioco
responsabile”, per legittimare e incentivare quella che è, a tutti gli effetti,
una dipendenza. Più precisamente si parla di dipendenze senza sostanze (dette anche new addictions), ovvero comportamenti che producono le
stesse conseguenze delle tossicodipendenze, ma nascono e si sviluppano in assenza di qualsiasi sostanza. E si tratta di dipendenze sociali proprio perché non vengono collocate nella dimensione della trasgressione,
non vengono controllate dal paradigma “giusto o sbagliato”, al contrario
nascono nella nostra quotidianità, sono rafforzate dalle abitudini e dai
comportamenti delle persone che non le percepiscono affatto come pericolose.
“Parlare di gioco d’azzardo patologico significa dunque parlare di una
dipendenza insidiosa in quanto socialmente incentivata, e basata
sull’illusione di trovare, in un dato comportamento, la propria sicurezza e
la soddisfazione ai propri bisogni personali”.10
“L’individuo scopre un’emozione, scopre qualcosa di nuovo, di inatteso,
che, nel tempo, sarà portato a ricercare e ad amplificare”.11
Dai risultati emersi dalla ricerca è possibile fare un’ipotesi sulle dimensioni della popolazione patologica in Italia. In considerazione del fatto che ci
10
11
Ma a che gioco giochiamo?, Reggio Emilia 2011
Ma a che gioco giochiamo?, Reggio Emilia 2011
sono 47,5 milioni di italiani maggiorenni e che il 71% di questi si stima
possa avere giocato, e che fra i giocatori ve ne siano il 5,1% a rischio e il
2,1% patologico, è possibile supporre che in Italia vi siano 1 milione e
720 mila giocatori a rischio e ben 708.225 giocatori adulti patologici, ai
quali occorre sommare l’11% dei giocatori patologici minorenni e quelli a
rischio. Ciò significa che vi sono più di 800 mila dipendenti da gioco
d’azzardo e quasi due milioni di giocatori a rischio.
Così il gioco diventa un problema sociale, etico, sanitario, economico, e
non solo di chi gioca. Non si può confinare il giocatore patologico nella
sua dimensione di malattia, colpevolizzandolo di una debolezza che, in
fin dei conti, la società promuove e sfrutta (primo fra tutti vi è il guadagno
che ricava la criminalità organizzata dal mercato dell’azzardo), “in un contesto in cui la crisi finanziaria e la precarietà espongono le persone più
fragili alla suggestione dell’inseguimento e dell’attesa della dea bendata”.12 Per questo occorre tenere presente l’ampia portata del fenomeno,
che ha pervaso una società, una cultura intera, attraverso i meccanismi
dell’azzardo.
12
Ma a che gioco giochiamo?, Reggio Emilia 2011
32 Osservatorio Civico Antimafie
GIOCO D’AZZARDO E MAFIE
A REGGIO EMILIA
Anche questa volta Reggio si aggiudica il suo bel posto in classifica. Purtroppo però non per i servizi di alto valore o per la qualità della vita, parliamo invece di gioco d’azzardo. Su 117 comuni, capoluogo di regione e
provincia (dati Anci), Reggio Emilia si classifica al 9 posto per importo
giocato procapite: 1276€ spesi nel 2010, 602 milioni di euro complessivi
(dati Sole24ore), che nel 2011 sono diventati ben più di 700 milioni. E’ la
seconda provincia nella nostra regione, solo dopo Rimini.
Ci sono attualmente 18 sale scommesse e 77 punti per scommettere
all’interno di tabaccherie (o simili), su tutta la provincia. Poi esistono le
lotterie, i gratta e vinci, le slot machine che troviamo in tutte le tabaccherie e nella maggior parte dei bar. Praticamente una diffusione delle possibilità di gioco, capillare.
Devo dire la verità, la prima volta che ho visto questi dati sono rimasta
sconvolta, perché a vederla così pare proprio che Reggio stia diventando
una città di giocatori incalliti. Che poi se ti guardi intorno, le vedi le sale
giochi e le sale scommesse nascere come funghi ma che i reggiani potessero spendere più di 1200€ all’anno pro capite, compreso i neonati,
proprio non lo immaginavo.
Sono dati allarmanti che non ci possono lasciare indifferenti e che inevitabilmente ci fanno supporre che le mafie non stiano a guardare.
Sono ancora poche le indagini sul gioco d’azzardo e l’illegalità, portate a
termine nella nostra provincia, ma alcuni evidenti segnali di connessione
fra il gioco d’azzardo e la criminalità ci sono.
Lo scorso ottobre, la Guardia di Finanza, ha chiuso il circolo privato “All in
Club” di Scandiano, perchè si giocava d’azzardo illegalmente. Sono stati
sequestrati 12 computer collegati a siti di poker on line non autorizzati dai
Monopoli e 3 computer collegati a internet senza licenza per internet
point. Sequestrati anche tavoli da gioco per poker alla texana, fiches e
carte pronte all’uso.
Ad una settimana di distanza, la Guardia di Finanza chiude un altro circolo privato, questa volta a Fogliano, facciata di un’altra bisca clandestina.
Sequestrati 12 computer collegati ad internet senza licenza e due tavoli
da poker alla texana. L’irruzione della Guardia di Finanza ha interrotto un
torneo di poker in atto, con 7 partecipanti, 6 dei quali non erano neppure
soci del circolo.
Per organizzare circoli clandestini di gioco, con un numero di frequentatori molto alto, non è sufficiente la cattiva fede di una persona, ci vuole la
forza di un’organizzazione criminale. Fra l’altro tutti i soldi giocati in questi
circoli non fanno parte del conteggio dei giochi legali, il che ci fa supporre, che siano molto più di 700 milioni di euro, quelli giocati nella nostra
provincia.
L’ombra della malavita si è fatta vedere anche al circolo da gioco “Cartagena ” di Reggio Emilia. Ad ogni cambio di gestione, il circolo ha subito
atti di violenza che gli inquirenti non escludono possano essere tentativi
di estorsioni o, ancora peggio, regolamenti fra bande. Nel 2009, spari
contro le vetrate, nel 2010 viene derubato il croupier da tre persone a volto scoperto e una di queste, incastrate poi dalle telecamere del circolo, è
Marcello Muto, titolare del bar “Pendolino” l’anno in cui scoppiò la bomba.
A Settembre 2011 di nuovo spari contro le vetrine.
Anche il forte aumento di furti e danneggiamenti ai bar e alle tabaccherie
con slot machine, si può ritenere un reato spia. A Reggio non è ancora
stato provato ma varie inchieste in altre città, hanno dimostrato che camorra, cosa nostra e ‘ndrangheta, utilizzino il furto alle tabaccherie e ai
pubblici esercizi, come atto intimidatorio. Quello che vogliono ottenere è
che il titolare si pieghi ad accogliere nel proprio locale, le loro slot machine. Macchine truccate, predisposte per evadere i controlli della Sogei, e
programmate con percentuali di vincite più basse. Tutto il guadagnato
irregolare se lo spartiscono le organizzazione criminali, e quando è connivente, prende qualcosa anche il titolare del locale.
D’altra parte gli investigatori hanno rilevato come a Reggio Emilia le cosche, sempre alla ricerca di profitti, non essendo più sufficientemente alimentate dall’estorsione agli imprenditori edili siano approdate al gioco
d’azzardo e all’usura connessa. E sempre nel reggiano la Prefettura ha
emesso un’interdittiva antimafia ad Alberto Filippelli, che voleva aprire
una sala giochi a Reggiolo. Filippelli è rimasto coinvolto nell’indagine Vortice2 della direzione distrettuale antimafia di Bologna, accusato di aver
acquistato cocaina dalla cosca di ‘ndrangheta Farao Maricola di Cirò. Filippelli è anche convivente della figlia del boss ‘ndranghetista Muzzupappa, ora in carcere, legato alle cosche Mancuso di Limbadi e Grande Aracri di Cutro.
La Direzione Investigativa Antimafia rileva come non vi siano province
nella nostra Regione che non siano interessate dalla relazione giocoindebitamento-usura-estorsione.
34 Osservatorio Civico Antimafie
Tratto da
http://www.lottomaticagroup.com/it/about_us/au_02mondo.html
36 Osservatorio Civico Antimafie
CONCLUSIONE
Lo scorso anno il lavoro dell’Osservatorio Civico Antimafie si è occupato
del tema droghe, ben consapevole dell’importanza e dell’attualità
dell’argomento nel contesto sociale. Le droghe sono infatti da sempre
considerate una piaga di cui si è lungamente dibattuto e per le quali istituzioni di vario genere hanno lavorato per creare sensibilità e consapevolezza a riguardo.
Per il gioco d’azzardo si apre invece un discorso differente.
Quanto questo tema sia attuale si evince dai dati e dai fatti di cronaca citati nelle pagine precedenti; tuttavia non si riscontra nella società e nelle
persone un eguale livello di consapevolezza e di attenzione nei riguardi
di quello che può essere definito senza esitazioni un problema sociale. Il
cuore di tale problema sta nella sua “normalità”: il giocare responsabilmente è diventato ormai gergo quotidiano, abitudine, cosa normale, ed è
proprio a causa di questa “normalità” che, quando il gioco smette di essere gioco per diventare dipendenza, è difficile considerarla come tale e
comprendere il rischio della patologia. Infatti, non tutti sono consapevoli
del fatto che si tratti di una vera e propria dipendenza senza sostanze, di
una autentica patologia che brucia vite, proprio come la droga. Chi non
ha mai giocato ad una lotteria o non conosce qualcuno che ha il vizio
“della giocata settimanale”? E’ normale. Ce lo dice la televisione, le pubblicità sui giornali, lo canta persino la radio. In questo è importante riconoscere le colpe o le mancanze di uno Stato, connivente, e di una legislazione debole che non ci aiutano a riconoscere il gioco d’azzardo come
effettivo problema sociale, etico, sanitario ed economico in continua crescita. Abbiamo visto come, sfruttando queste lacune ed approfittando del
percorso adottato dallo Stato negli ultimi anni, le mafie si siano inserite in
tale economia e abbiano fatto i soldi, sia sul fronte del gioco legale che
su quello illegale. Nello specifico, il contesto socio economico nel quale
viviamo ha particolarmente favorito l’ascesa dell’economia del “tentare la
fortuna”, facendo in realtà la sola fortuna degli investitori del settore, criminali e non, perché in periodo di recessione economica si gioca di più,
con evidenti effetti negativi sulla vita stessa di famiglie e singoli, e
sull’intera economia.
E’ qui, allora, che entriamo in gioco noi, che entra in gioco la nostra responsabilità personale. A queste lacune noi rispondiamo col nostro impegno quotidiano, laddove lo Stato è carente, noi rispondiamo con il no-
stro “no!”. Questo perché boicottare il gioco d’azzardo non significa solo
aiutare noi stessi e le nostre famiglie, ma ha un significato più ampio;
boicottando il gioco noi rifiutiamo la mentalità mafiosa del guadagno facile, meglio se illegale, della manipolazione, dello sfruttamento delle debolezze altrui, perché, come abbiamo visto, le mafie fanno i soldi sulle nostre fragilità.
Se per le mafie è un gioco, per noi non lo è.
Noi non giochiamo con le mafie.
38 Osservatorio Civico Antimafie
BIBLIOGRAFIA
 “Relazione sul fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel gioco lecito
e illecito” della Commissione Parlamentare di Inchiesta sul fenomeno della Mafia e sulle altre Associazioni criminali (luglio 2011).
 Dossier “Le mafie in Emilia Romagna” a cura degli studenti delle
Facoltà di Scienze Politiche e Giurisprudenza a conclusione del 1°
Laboratorio di giornalismo antimafia (maggio 2011).
 “I giochi delle mafie” a cura di Confesercenti ( maggio 2011).
 Autori Vari, Ma a che gioco giochiamo? Il gioco d’azzardo da problema sociale e di dipendenza, a interessi economici, politici e
criminali, Edizioni A Mente Libera, Reggio Emilia, Dicembre 2011
 XII Convegno Nazionale sul Gioco d’Azzardo, I Luoghi del Gioco
nella Contemporaneità, 16 Dicembre 2011, Rocca di Vignola (Sala
dei Contrari)
 “Lo stato Bisca” di Carlotta Zavattiero, Ponte delle Grazie 2010
 “Se il popolo teme il futuro, dategli l'azzardo” pubblicato da Narcomafie, n°9 - settembre 2010
 “Dai giochi entrate per 9 miliardi” articolo di Manuela Perrone, Il
Sole 24 Ore del 6 marzo 2012
 Articoli vari sugli episodi di gioco legale e illegali nella nostra provincia da giornali locali anni 2011-2012 (Gazzetta di Reggio, Resto
del Carlino, L'Informazione, Giornale di Reggio)
LINKOGRAFIA
 http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5741 pubblicazione “Benvenuti ad Azzardopoli”
 http://www.ilsole24ore.com/speciali/gioco_azzardo/home.shtml?gtdpage=gioco_
azzardo_regioni_emilia_romagna dati del fatturato del gioco d'azzardo
anno 2010
 www.sisal.it
 http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-3c8a5cbbdd83-4b0d-aa3c-67156d326b63.html
 http://www.lottomaticagroup.com/it/index.html
40 Osservatorio Civico Antimafie
tratto da
http://www.lottomaticagroup.com/it/about_us/au_02europa.html
APPENDICE
42 Osservatorio Civico Antimafie
INCONTRO CON UN GESTORE
DI UNA TABACCHERIA DEL CENTRO
Ricevitoria e slot machine
in gestione
Fino agli anni 85/86 la gestione del gioco del lotto/totocalcio era solo statale (a Reggio Emilia c'erano solo 4 ricevitorie) poi ci fu la liberalizzazione
e circa 50 tabaccherie a RE ebbero l'autorizzazione.
Nonostante ciò si può dire che fino alla metà degli anni '90 questi giochi
non avevano una grossa incidenza sulla vita ed i bilanci familiari della
gente, questo perché:
erano praticati solo 1 volta alla settimana, dato che c'era solo un'estrazione, la stragrande maggioranza dei giocatori effettuava puntate molto
modeste (mediamente le vecchie mille lire) erano in prevalenza uomini se
totocalcio, donne anziane se lotto. Per i più si trattava quindi di una consuetudine piacevole in cui non predominava il sogno della vincita ma si
traeva forse più soddisfazione dalla verifica del proprio intuito :
 nel totocalcio riguardo alla conoscenza del valore delle squadre in
campo e quindi riuscire a prevedere i risultati delle partite
 nel lotto nel saper analizzare bene i sogni/segnali fatalistici/probabilità
sulla base dei numeri usciti in precedenza nelle varie ruote, ecc...
Insomma un gioco, non vizio, da cui si ricavava divertimento, somme
modeste che non danneggiavano l'economia familiare e che non costituivano l'unica via per migliorare la propria posizione economica.
Anche allora esistevano i giocatori “incalliti”, ma erano rari in questo settore di giochi, si riconoscevano per le grosse puntate, la sensazione che
davano era che provassero vergogna del loro vizio e per questo motivo,
nel timore di essere riconosciuti, spesso cambiavano ricevitoria: in realtà,
essendo RE una città piccola, erano per lo più noti a tutti i tabaccai.
Un segnale inquietante si ebbe intorno agli anni 1995/96/97, e fu causato
dal “numero ritardatario” (38 ruota di Bari) che non uscì per 160 settimane e, per effetto del meccanismo della puntata “al raddoppio”, produsse
una febbre del gioco che rovinò mezz'Italia (principalmente nel popolo dei
giocatori incalliti ma qualche effetto lo ebbe anche su quelli moderati).
Come se non bastasse sempre in quel periodo ci furono anche gravi perdite nel settore delle scommesse ippiche a causa delle corse truccate, in
un contesto societario in cui si iniziavano già a sentire i primi segnali del
declino economico.
Un grande mutamento accadde però dopo il 2000. I primi elementi determinanti furono:
 l'aumento della frequenza del n° delle estrazioni del lotto (da 1
a 3 settimanali
 il raddoppio del costo della puntata minima causa passaggio
Lira/Euro (1€ contro le vecchie 1000lire)
Questa situazione produsse un aumento significativo delle somme investite nei giochi anche da parte dei giocatori moderati, anche se poi da
parte di questi ci fu una presa di coscienza ed un conseguente ridimensionamento. Devastante fu sui giocatori incalliti, a questo proposito è significativo il ricordo di una signora, di ceto medio, che perse nell'arco di
pochi anni circa 75.000€, di cui 17.500€ in una sola settimana!! (3 giocate da 5000€ + 6000€ + 6500€ nel 2007 sul numero ritardatario 53 ruota
di Venezia che non uscì per ben 236 settimane). Fortunatamente poi pare intervenne la famiglia, e riuscì ad uscire dal “tunnel” (soltanto negli ultimi tempi si sta iniziando ad affrontare il tema del gioco alla pari di altre
dipendenze quali alcool/droga, ecc..)
Ma oltre a questo, ben altri mutamenti ormai stravolgeranno il panorama
del passato.
La Sisal introduce oltre all'Enalotto il “winforlife”, mentre il vecchio Totocalcio in declino viene definitivamente soppiantato (grazie alle liberalizzazioni del decreto Bersani 2006) dalle scommesse sportive, sulle quali
Sisal mantiene una quota di introito. Nei vecchi centri scommesse una
volta solo ippici ora si può scommettere su tutti gli sport e in vari sistemi.
La Lottomatica introduce il “10elotto”, un'estrazione ogni 5 minuti, le
scommesse e le vincite sono più basse ma a ciclo continuo. In ogni ricevitoria è presente uno schermo con il risultato delle estrazioni in diretta.
Anche se la puntata è solo 1€, questo meccanismo induce a fare più
tentativi e quindi alla fine si finisce per lasciare anche lì cifre considerevoli.
E poi c'è il notissimo “gratta e vinci” (dal 2006 dopo le liberalizzazioni) in
venti modelli (tagli da € 1a € 20) ; il più venduto è il taglio da € 5,00. A fine mese il gestore sa che deve fare un ordine più consistente, perché
nella prima quindicina successiva la gente riceverà stipendio/pensione o
44 Osservatorio Civico Antimafie
altre indennità; nella seconda metà del mese la richiesta cala perché
hanno già speso tutto.
Infine le slot machines. Dalla “de-regulation” di quando arrivarono, ora le
regole sono più severe. Molti come lui, le ospitano solamente. La macchina, di proprietà di una società di gestione esterna, è dotata di un
computer interno che registra tutte le operazioni, ed è collegata in tempo
reale con la guardia di finanza. E' la società che si occupa della manutenzione, assistenza continua per qualunque problema, gestione e rendicontazione mensile degli introiti al fisco. Compito della tabaccheria è
solo dare lo spazio, la corrente elettrica, e cambiare la moneta ai clienti.
Si sente abbastanza tutelato, perché a suo avviso i controlli della finanza
sono attenti e severi (ad esempio, se non accende la macchina durante
l'orario di apertura, la finanza non vede il collegamento ed immediatamente chiama per avere spiegazioni).
Ormai tutti giocano di tutto (anche le vecchiette dal lotto sono passate al
più' facile gratta e vinci) ma soprattutto è cambiata la gente che gioca.
Insieme ai moderati ed incalliti descritti precedentemente, c'è ormai una
quantità di gente che gioca tanto, ma più che per divertimento, ha la sola
motivazione di vincere; purtroppo, anche se vince qualcosina, spesso
non si accontenta e non si ferma finché non ha perso tutto.
Per fortuna, (ma ovviamente questo riguarda la sua tabaccheria non sa
come sia nelle altre) chi gioca è dai 25 anni in su. Se occasionalmente
passa un qualche 20enne, magari si prende un “gratta e vinci”da € 5,00
e se vince se li tiene.
Gli immigrati, i disoccupati, i precari hanno sicuramente contribuito ad
ingrossare le fila dei cosiddetti giocatori “disperati” ma non sono solo loro. Le descrizioni a seguire ci possono dare una piccola idea della realtà
quotidiana.
Molti sono visibilmente indigenti, ma nonostante ciò tendono a rigiocarsi
sempre tutto, anche se vincono qualcosa. Magari si fermano a rifletterci
un attimo solo se arrivano tipo intorno ai 100€ ma spesso continuano.
Un esempio: “un ragazzo straniero è entrato, aveva solo5€ per comprare
una scheda telefonica, non l'avevo di quel taglio allora mi ha chiesto un
gratta e vinci, ha vinto 10€ anziché acquistare la scheda per chiamare
casa ha rigiocato, ed alla fine ha perso tutto”.
Ci sono molti che abitualmente chiedono di rovistare nei cestini per controllare le schede gettate nella speranza di trovare qualche scheda vin-
cente che un giocatore inesperto abbia buttato via, ed a volte le trovano
davvero.
Ci sono persone apparentemente benestanti che quasi tutti i giorni giocano qualcosa, e la sensazione è che in realtà anche loro siano dei “disperati”, in quanto in difficoltà a mantenere l'alto tenore di vita cui erano
abituati.
Il primo gioco cui si sono avvicinati gli stranieri (soprattutto i latinoamericani) è stato il lotto, probabilmente più vicino a loro in quanto presente nei paesi d'origine. Rispetto a noi italiani che tendiamo di più a
giocare sogni e simboli, è singolare come molti stranieri giochino seguendo una schema di strani e incomprensibili calcoli matematici.
C'è chi si compera un intero pacco di gratta e vinci (valore 300 euro) e
se ne sta lì a grattare in fila tutte le schede fino a che non l'ha finito. Chi
invece acquista ugualmente un intero pacco ma si fa dare una scheda
alla volta e presa da un determinato ordine.
Su 9 ore di apertura giornaliere per almeno 7 ore le slot machine sono
mediamente sempre occupate. E' inquietante che un cliente chieda moneta dicendo : “dammi € 20 in moneta che voglio rilassarmi...”
I giocatori delle slot sono stati ribattezzati “pianisti” perché trascorrono
ore a schiacciare solo qualche tasto. E' sorprendente osservarli, soprattutto per la totale inespressività dei volti per tutto il tempo che giocano (a
volte anche molte ore consecutive).
“Il caso più eclatante fu un indiano. Per 4 giorni consecutivi giocò senza
interruzione durante tutto l'orario di apertura. La mattina quando arrivavo
lo trovavo già lì che mi aspettava. Non diceva una parola. Perse alla fine
in tutto circa € 1200,00 e non batté ciglio. Dall'aspetto sembrava un lavoratore agricolo e forse quello è stato il suo modo di trascorrere un breve periodo di ferie”.
I giocatori in genere non manifestano grandi emozioni. Un po' di euforia
se vincono, apparente impassibilità se perdono anche ingenti cifre. Con
il gestore il rapporto è generalmente molto impersonale, del resto, quando una persona sta perdendo, chi si assumerebbe la responsabilità di
dirle di smettere quando magari con l'ultima giocata si potrebbe rifare?
Gli ho chiesto se questa assenza di interazione non gli pesi, ma mi ha
fatto notare che vi è abituato dalla tipologia dell'esercizio (chi entra in
46 Osservatorio Civico Antimafie
una tabaccheria sa già cosa gli serve: francobolli, sigarette ecc... non ha
di solito bisogno di suggerimenti).
Ma ha ammesso che di fronte soprattutto a situazioni eclatanti, un coinvolgimento emotivo c'è stato, pur cercando di non farlo trapelare.
In tanti anni di gestione non ha mai finito di stupirsi sulla casualità della
fortuna di questi giochi, che sfugge a qualsiasi tentativo di logica o probabilità.
(“ho avuto persone che hanno acquistato interi mazzi di gratta e vinci da
€ 300 senza trovarvi neanche una sola scheda vincente ed altre prendere solo 2 schede magari consecutive e vincere ingenti somme!!”)
Lui non ha mai fumato né giocato, e lo ritiene anche una conseguenza di
tutto quello che ha potuto osservare sulla clientela in questi anni.
intervista al sindaco di Scandiano
ALESSIO MAMMI
Già più volte il sindaco ha espresso una forte preoccupazione e
attenzione al fenomeno del gioco d’azzardo
“Sindaco cosa pensa dell'apertura di vari circoli privati e in particolare del
circolo All In Club chiuso per gioco d'azzardo illegale?”
E’ evidente che si tratta di fenomeni che vanno repressi, come qualsiasi
manifestazione di illegalità. Le attività illegali di questi circoli sono inoltre
estremamente pericolose perché spesso riguardano gli interessi della
criminalità organizzata. Bisogna inoltre tenere conto del grave problema
del gioco d’azzardo patologico, che investe un numero sempre più alto di
giocatori. E’ noto che il gioco d’azzardo si configura sempre di più come
un vero e proprio flagello sociale: è stato riscontrato che un giocatore influisce negativamente su di sé e su almeno altre dieci persone che hanno
un ruolo significativo nella sua vita. Un giocatore affetto da GAP può rimanere coinvolto in seri problemi personali, sociali e legali: gli aspetti
negativi si ripercuotono non solo sul soggetto ma anche su tutto ciò che
lo circonda, famiglia, amici, lavoro in una sorta di progressiva deriva sociale. La politica sul gioco pubblico in Italia si preoccupa spesso solo di
tutelare il profitto economico ed erariale, ma deve anche valutare gli impatti negativi conseguenti ad un incremento di investimenti dei cittadini in
tali ambiti di spesa, soprattutto nei momenti di crisi economica.
“Quanto secondo lei è significativa e preoccupante la presenza del gioco
d'azzardo a Scandiano e in provincia?” E’ decisamente significativa come
dimostrano le richieste che arrivano anche ai nostri servizi, sempre più
spesso chiamati in causa per patologie di questo tipo. Non è peraltro un
caso che il gioco d’azzardo coinvolga maggiormente le fasce più deboli
della popolazione e chi ha un reddito inferiore: giocano il 47% degli indigenti, il 56% degli appartenenti al ceto medio-basso, il 66% dei disoccupati, ed è così anche da noi. In molti incontri privati coi cittadini, che magari vengono a chiedermi di aiutarli a trovare un’occupazione o a sostenere la loro famiglia salta fuori che queste persone giocano, convinte di
poter trovare in queste attività – anche in quelle legali – un’opportunità.
Ma è sottile il filo che divide legale e illegale, e in tanti ci cascano.
“Quali strumenti ha un sindaco per fermare il dilagare del gioco d'azzardo
e delle sacche di illegalità ad esso connesse?” Proviamo ad agire su due
piani: la lotta all’illegalità e il sostegno al giocatore patologico. Siamo in
48 Osservatorio Civico Antimafie
costante contatto con le forze dell’ordine e con la Prefettura, che è molto
sensibile al contrasto del fenomeno delle organizzazioni malavitose proprio per segnalare tutti quei casi sui quali è necessario adottare misure
repressive. E’ evidente che il nostro impegno è costante e vigile,
nell’ambito di quelle attività e misure che rientrano nelle nostre competenze. Per il sostegno ai giocatori patologici, bisogna identificare luoghi di
sostegno e di cura: attualmente il GAP non rientra all’interno dei livelli essenziali di assistenza e pertanto la nostra azione è piuttosto limitata. Ad
oggi sul territorio un valido aiuto e sostegno, anche per le richieste che
arrivano ai comuni, è garantito dall’associazione papa Giovanni XXIII,
che gestisce interventi di aiuto e trattamento per giocatori d’azzardo.
“Quali strumenti invece mancano?” Mancano innanzitutto – come in tanti
altri ambiti – le giuste pene per chi commette questi reati. Ciò che io avverto invece a livello territoriale è un’oggettiva difficoltà di intervento. Lo
Stato tramite il decreto liberalizzazioni promuove il gioco cosiddetto legale, senza tener conto che il crescente numero di soggetti problematici,
amanti dell’azzardo, non è in grado di discriminare la scommessa lecita
da quella illecita, l’apparato tecnologico controllato, certificato e garantito
dall’autorità competente da quello che invece non lo è. Oppure semplicemente non è in grado di controllare le proprie pulsioni al gioco. Diventa
difficile poter promuovere azioni con i pochi strumenti che abbiamo in
mano.
“Cosa pensa di fare il Comune di Scandiano per contrastare la diffusione
del gioco e/o informare i cittadini?” Gli operatori del servizio sociale di
Scandiano stanno partecipando a corsi di formazione e stanno riflettendo
in collaborazione con il SerT locale, sulle strategie da mettere in campo
in considerazione del fatto che sempre più individui e famiglie arrivano ai
servizi con questa problematica. Stiamo inoltre preparando una campagna di contrasto al gioco d’azzardo. Adotteremo un regolamento, per
quanto è di competenza sul territorio comunale e all’interno del quadro
normativo a cui siamo sottoposti, che mira a regolamentare la pubblicità
sul gioco e la diffusione di sale gioco e centri scommessa. Faremo inoltre
una rassegna informativa rivolta alla comunità, con esperti e giornalisti
che si sono occupati del tema gioco d’azzardo/illegalità, e che inviti alla
riflessione. Stiamo inoltre ideando una comunicazione istituzionale/informativa che ci aiuti a contrastare il fenomeno e informi i cittadini.
Queste azioni partiranno a breve, perché siamo consci della gravita della
situazione.
Tratto da
http://www.lottomaticagroup.com/it/about_us/au_02italia.html
50 Osservatorio Civico Antimafie
XVII Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie
Si svolgerà a Genova il prossimo 17 marzo
la diciassettesima edizione della "Giornata
della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle
vittime delle mafie", promossa dall'associazione Libera e Avviso Pubblico. La Giornata
della Memoria e dell'Impegno ricorda tutte le
vittime innocenti delle mafie. Oltre 900 nomi
di vittime innocenti delle mafie, semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti
alle forze dell' ordine, sacerdoti, imprenditori,
sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle
mafie solo perchè, con rigore e coerenza, hanno compiuto il loro dovere.
Ma da questo terribile elenco - sottolinea Libera - mancano tantissime
altre vittime, impossibili da conoscere e da contare'.
L'Alleanza con la Locride e la Calabria torna nuovamente per le strade e
nelle piazze per far sentire forte e
decisa la propria voce. E sceglie
proprio Caulonia, teatro del recente
atto intimidatorio subito dal Gruppo
Coperativo GOEL, per riconfermare
l’impegno nel contrasto alla 'ndrangheta e alle massonerie deviate. La
festa e manifestazione del "1 marzo", giunta ormai alla quinta edizione, torna, quindi, ad avere sede in Calabria. Ricordiamo che nel 2008 si
tenne a Locri, nel 2009 a Crotone, nel 2010 a Reggio Emilia (spostandosi
al nord, un anno su tre, in un territorio a forte infiltrazione mafiosa), nel
2011 a Villa San Giovanni. La scelta di Caulonia mette in evidenza le tante realtà positive che costruiscono una Calabria nuova, promettente, in
un momento di grande crisi e difficoltà economica. Realtà che recentemente sono state fatte oggetto di una recrudescenza violenta della
'ndrangheta un po' in tutta la Calabria. Il tema “lavoro, sviluppo, legalità” mette all'ordine del giorno l'esigenza di coniugare la repressione al
lavoro e allo sviluppo, non più elemosinato dall'alto, ma rivendicato come
possibilità reale dalle centinaia di enti, cooperative, imprenditori, amministratori, che oggi in Calabria costruiscono l'alternativa giorno per giorno.
52 Osservatorio Civico Antimafie
Sabato 5 novembre 2011 è stata
presentata ufficialmente l'Alleanza
reggiana per una società senza
mafie che vede la partecipazione
di istituzioni, categorie sociali ed
economiche, sindacati, ordini professionali, associazioni di cittadini,
realtà giovanili e del mondo laico e
cattolico. Il patto prevede 4 obiettivi presentati nel corso della Tavola rotonda "Le comunità territoriali che
fermano le mafie" :
- Promuovere nuove azioni di sensibilizzazione mirata (culturale, educativa/formativa, informativa, ecc…) che prevedano la possibilità di un riscontro delle ricadute e che impegnino in una strategia complessiva condivisa
- Promuovere azioni di contrasto alla criminalità organizzata di carattere
economico e sociale, anche affiancando le istituzioni e gli organi preposti
nella loro azione istituzionale
- Contribuire a un monitoraggio periodico dell’efficacia delle azioni realizzate dagli aderenti all’Alleanza
- Partecipare ad un tavolo congiunto al fine di coordinare le iniziative e
confrontarsi sulle tematiche che emergono nel territorio
RILEVATO l'impegno concreto di istituzioni, associazioni di categoria e
società civile nella provincia di Reggio Emilia per la legalità
CONSIDERATA la partecipazione concreta di ampie parti della società
reggiana alla Manifestazione Nazionale del 1 Marzo 2010 a RE
RILEVATO che il coordinamento tra i soggetti coinvolti, la messa in rete
di informazioni e competenze, le azioni congiunte, sono di fondamentale
importanza nel rendere il territorio impermeabile alle infiltrazioni mafiose
PRESO ATTO del desiderio di tanti cittadini comuni di sostenere le istituzioni nel loro impegno contro ogni forma di criminalità, attraverso azioni
concrete
RILEVATO il permanere di segnali preoccupanti dal nostro territorio
VISTI gli atti del Convegno svoltosi il 27 Febbraio 2010 presso l'Aula Magna dell'università di Modena e Reggio e gli impegni comuni che i partecipanti hanno preso in questo settore
PRESO ATTO degli impegni che i soggetti sopra elencati già portano avanti nell'ambito del contrasto alle presenza della criminalità organizzata
nel nostro territorio e per l'affermazione di una diffusa cultura della legalità
Ecco le prime firme del patto da parte delle 33 realtà coinvolte,
Comune di RE, Provincia di RE, CCIAA di RE, Banca Etica di RE, Confederazione Italiana Agricoltori di RE, CNA RE, CONFAPI pmi RE, Confartigianato RE, Confcommercio RE, Confesercenti RE, Federazione
Provinciale Coldiretti, Industriali Reggio Emilia, Ordine dei Dottori Commercialisti e degli esperti Contabili di RE, Ordine dei Dottori Agronomi e
dei Dottori Forestali di RE, Rurali Reggiani, Confcooperative, Consorzio
Oscar Romero, Consorzio Cooperative Sociali Quarantacinque, Legacoop, Camera del Lavoro Territoriale, CISL, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Centro Missionario Diocesano, Reggio Terzo Mondo, Caritas Diocesana, Giovani contro le mafie - Cortocircuito - Collettivo Locomotori, Gruppo giovani Quanto Basta, Libera - coordinamento provinciale
di RE, MissionInPo, Scuola di Pace di RE.
L’alleanza nel 2012 ha iniziato a riunirsi per definire un programma di lavoro che ha come primo punto la costituzione di tecnici tematici sui seguenti temi:
la comunicazione alternativa, l'edilizia, il commercio, l'ambiente e l'agricoltura, e un tavolo più trasversale per definire un Codice Etico per poter
orientare le azioni di professionisti e imprenditori in questo ambito.
il 21 marzo 2012 si aggiungeranno alle prime firme dell’alleanza alcuni
comuni della provincia, il collegio dei geometri, l’ordine degli avvocati,
il collegio dei Periti Industriali, l’ordine consulenti del lavoro, l’ordine degli
architetti e l’ordine degli ingegneri.
Per ulteriori informazioni si può consultare il sito www.colore.re.it oppure
scrivere a [email protected]
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Grazie a un finanziamento del Comune di Reggio è stato aperto il nuovo progetto della Papa Giovanni XXIII in collaborazione con la Coop.Soc. LiberaMente, un negozio con varie finalità:
 vendita dei prodotti coltivati sui terreni confiscati alle mafie;
 vendita dei prodotti delle Cooperative Sociali di inserimento lavorativo
della provincia di Reggio Emilia;
 vendita del commercio equo solidale e dell’editoria indipendente;
 e spazio di informazione e promozione delle attività legate al contrasto
alla criminalità organizzata.
Da alcuni mesi, Etico è anche “Bottega dei Sapori e dei Saperi”, è la 13esima
bottega di Libera Terra in Italia.
Viale IV Novembre, 8 - Reggio Emilia - tel. 392 2493566 –
[email protected]
APERTURE: lunedì - mercoledì dalle 16 alle 20 (chiuso il giovedì)
venerdì: 9,30-13,30 e 16-19,30
sabato dalle 10-13 e 16-20
I partecipanti e partner di progetto sono: Associazione Centro Sociale Papa
Giovanni XXIII, LIBERA, COLORE, Gabella, Consorzio Oscar Romero,
l’Eco, Ravinala, la rete consortile CGM, Libera-Mente, la Lucerna, Zora, lo
Stradello, il Piolo, S.Giuseppe, il Granello, Arci Solidarietà, la Speranza, il
Girasole, Casa Betania, la Bottega del Lavoro, la Collina, la Perla, coop.
Marta e Maria, i Gruppi di Acquisto Solidali, Infoshop ed altri che arriveranno… La strada è aperta a tutti coloro che vogliano contribuire alla nascita e alla
crescita di questa grande scommessa sociale e legale.
PER MAGGIORI INFO: www.eticoesociale.org o “etico e sociale” su facebook
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