La soresinese suor Maria Teresa Maruti nuova "madre" del
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La soresinese suor Maria Teresa Maruti nuova "madre" del
Possibilità di ritiri e momenti di spiritualità al Monastero della Visitazione Nell’anno in cui si apre in diocesi il Sinodo dei Giovani, le monache di clausura della Visitazione “aprono le porte” del Monastero di Soresina ai giovani. Lo faranno a partire dalle prossime settimane, mettendo a disposizione dei gruppi parrocchiali e delle associazioni spazi per esperienze di preghiera e silenzio. Il Monastero Visitandino sta riattivando i locali adiacenti alla chiesa interna per l’accoglienza di gruppi autogestiti (parrocchie, associazioni religiose e laiche, gruppi di meditazione, etc.) che desiderano fare un’esperienza di preghiera e silenzio, coordinati da un responsabile (sacerdote, religioso/a, catechista o altro). Predisposta un’ampia sala, adatta per incontri pastorali, conferenze, giornate di ritiro e momenti di fraternità. Accanto un altro salone garantirà spazio per il pernottamento con sacco a pelo di una cinquantina di persone. Naturalmente con la disponibilità di bagno (anche per disabili). E non mancherà un piccolo spazio all’aperto, proprio dei locali. Ogni gruppo potrà vivere l’esperienza in completa autonomia, pur con la possibilità di partecipare alla preghiera liturgica delle monache ed, eventualmente, avere colloqui personali con le claustrali. Si tratta di un’opportunità pensata in modo particolare per vivere con momenti di ritiro e preghiera i tempi forti dell’anno liturgico. La Comunità, inoltre, è disponibile ad accoglie anche giovani ragazze e signore che desiderino vivere momenti di preghiera e di silenzio, sia per discernimento vocazionale che per rafforzare la fede e l’unione con il Signore nel proprio vivere quotidiano. Proprio a motivo del senso per il quale questi spazi sono concessi, non vi sarà una tariffa prestabilita per l’accoglienza: i gruppi potranno lasciare un’offerta per il sostegno del Monastero. Per informazioni e verificare possibilità e modalità d’accoglienza contattare il Monastero della Visitazione di Soresina (tel. 0374-342390, email [email protected]). La soresinese suor Maria Teresa Maruti nuova "madre" del Monastero della Visitazione Giovedì 5 maggio la piccola comunità claustrale visitandina di Soresina ha vissuto un momento importante e qualificante della propria storia: l’elezione della nuova superiora, che resterà in carica per i prossimi cinque anni. Si tratta di una soresinese doc, madre Maria Teresa Maruti, che prende il testimone da madre Rosa Maria Colombo, in carica per più mandati. L’elezione, avvenuta a scrutinio segreto alla presenza del vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, e del parroco di Soresina, don Angelo Piccinelli, è stata preceduta dalla recita del Vespro e dal canto del “Veni Creator Spiritus”. Dopo la “lettura breve” del testo biblico proposto dalla preghiera vespertina, il vescovo Antonio ha ammonito le monache a essere docili all’ispirazione dello Spirito Santo e a cercare unicamente la volontà di Dio. Dallo spoglio delle schede è risultata eletta madre Maria Teresa Maruti, soresinese di nascita, entrata nel Monastero della Visitazione a 19 anni. Il 2 luglio prossimo saranno 43 anni di permanenza nella clausura soresinese, cittadina dove vive la maggior parte della sua famiglia: mamma, fratello e nipoti. A lei il Vescovo ha affidato simbolicamente le chiavi del Monastero. Verso le 18 un suono speciale delle campane ha salutato l’elezione. Madre Maria Teresa assume l’incarico di superiora in un momento particolarmente delicato per la comunità, nella quale dovrà custodire il carisma salesiano, la gioia della fraternità evangelica e la fedeltà all’indole contemplativa della vocazione monastica. Il bicentenario del Monastero di Soresina A Soresina la festa per i 200 anni del Monastero della Visitazione con il vescovo Delpini Domenica 24 e lunedì 25 aprile sono state giornate particolarmente ricche di significato per il Monastero di clausura di Soresina: ricorreva, infatti, il bicentenario della fondazione. In qualche modo anticipato il 15 aprile con la veglia diocesana per le vocazioni alla presenza del nuovo vescovo di Cremona proprio nella chiesa di Largo Cairoli (leggi il resoconto), l’anniversario proseguirà idealmente con un ulteriore appuntamento il 5 maggio prossimo quando mons. Napolioni presiederà il Vespro (che sarà celebrato alle 17 in forma privata) assistendo all’elezione della madre superiora. Domenica 24 aprile Domenica 24 aprile, nel giorno anniversario, è stata celebrata la Messa alle 8 e i solenni Vespri alle 16. In serata, quindi, il direttore dell’Archivio storico diocesano, don Andrea Foglia, ha tenuto un incontro su “Il carisma di san Francesco di Sales”, il fondatore dell’Ordine della Visitazione. Francesco di Sales, di nobili origini, nasce nel 1567. Indirizzato agli studi giuridici, studiò a Parigi e Padova. Di fronte alla prospettiva di una importante carriera come avvocato nel Senato di Chamberry, decide invece di diventare sacerdote, consacrato nel 1593. Nel 1602 la nomina a vescovo di Ginevra, con sede ad Annecy poiché la città svizzera era in mano ai calvinisti. La morte ad Avignone dopo 20 anni di episcopato, a soli 55 anni, nel 1622. Una vita, quella del santo fondatore delle Visitandine, che don Foglia ha sintetizzato secondo tre aspetti: uomo di Chiesa, pastore, vescovo e riformatore, apportatore di un contributo fondamentale all’attuazione della riforma tridentina; maestro di vita spirituale con un fitto epistolario con il quale dirigeva le anime e autore di opere che hanno segnato in modo indelebile la spiritualità cattolica; fondatore di una importante congregazione religiosa in cui condensò di fatto tutte le sue intuizioni pastorali e spirituali. Introducendo la serata, che è stata accompagnata dal coro Psallentes di Soresina, don Foglia ha fatto riferimento a due immagini donate al Monastero, entrambe eseguite da un raffinato pittore locale formatosi all’Accademia Carrara di Bergamo, dove tra il 1817 e il 1830 fu allievo del grande maestro casalasco Giuseppe Diotti. La prima (la grande tela che sta ancor oggi è posta al centro del presbiterio) che racconta la forma della fondazione religiosa. L’altra (appena tornato dal restauro) che evidenzia la sostanza di questa fondazione. L’intervento di don Andrea Foglia: parte 1 e 2 Photogallery della serata Lunedì 25 aprile Le celebrazioni anniversarie sono proseguite nel pomeriggio di lunedì 25 aprile con la Messa presieduta dal vescovo ausiliare di Milano mons. Mario Delpini. La liturgia, animata dal Coro Psallentes di Soresina, è stata concelebrata dai sacerdoti della città e della zona pastorale. A introdurre la celebrazione il parroco di Soresina, don Angelo Piccinelli, che ha voluto sottolineare come le celebrazioni per il bicentenario del Monastero della Visitazione siano un «rendimento di grazie per duecento anni di presenza delle Salesiane», che dal 1816 «accompagnano in modo discreto le vicende della comunità soresinese». Una presenza che è «un dono speciale, un invito per ciascuno a ripartire sempre da Dio». Proprio in questo senso ha infine auspicato il dono di nuove vocazioni. Nell’omelia il vescovo Delpini si è rifatto alla metafora del fuoco per parlare dell’amore di Dio. «Siate fuoco e incendiate il mondo!», ha detto. E ancora: «L’amore di Dio è come il fuoco, capace di plasmare la vita. Ma come il fuoco, per continuare ad ardere, ha bisogno di “attaccarsi” a nuova legna, così l’amore di Dio ha bisogno di attaccarsi alle persone, perché l’amore di Dio è contagioso». Naturalmente il pensiero è andato alla monache visitandine: «200 anni di storia si trasformano in gratitudine, perché è stato acceso un fuoco che è stato tenuto vivo dalla vita contemplativa delle monache Salesiane, una testimonianza che qui ha abitato e ancora abita Dio. La nostra preghiera chieda che questo fuoco continui ad ardere per seminare l’amore e la sapienza di Dio». Al termine della Messa è stata presentata all’assemblea “benedizione speciale del Santo Padre” con sua fotografia. la Photogallery della celebrazione La storia del Monastero A dar vita al monastero della Visitazione di Soresina furono suor Laura Felice Calvi e suor Giulia Domitilli Emili, giunte dalla comunità bergamasca di Alzano Lombardo. Giunsero a Soresina la sera del 23 aprile 1816 in carrozza nell’allora Contrada Albana, all’ex convento dei Terziari Regolari in San Francesco del Dosso. Il giorno dopo, il 24 aprile, durante l’atto solenne della fondazione, celebrata dal vescovo di Cremona, mons. Omobono Offredi, una “singolare” novizia consegnava alla nuova superiora, madre Laura Felice Calvi, le chiavi della casa ed accettava di divenirne economa: Maria Gaetana Ferrari. Era questa l’ultima Priora del Collegio delle Vergini di Santa Chiara che, eretto il 9 dicembre 1700 dal vescovo Alessandro Croce, aveva in Via delle monache, ora Via Teatro, la chiesa ed un fiorente educandato. Purtroppo, il 29 agosto 1811, il decreto napoleonico di soppressione aveva chiuso il lungo periodo di apostolato di preghiera e di azione educativa. Maria Gaetana Ferrari, però, pur ridotta allo stato laicale, desiderosa di ricostituire una famiglia religiosa, non solo aveva acquistato l’ex convento francescano, diventato proprietà privata dopo la soppressione del 1772, ma aveva iniziato il complesso sfibrante iter per ottenere dall’I.R.Governo austriaco (imperatore di allora era Francesco I) la concessione di riunirsi in comunità religiosa, dopo la quale i successivi permessi del Vescovo, del Prefetto, nonché l’autorizzazione pontificia, portarono alla fondazione del nuovo Monastero. Nello stesso tempo, le monache della Visitazione ebbero in uso dalla Fabbriceria la chiesa di San Francesco che rinnovarono all’interno sia nel presbiterio sia nella sistemazione degli altari, ampliarono nella sagrestia e nel coro, dotarono di arredi quali l’organo Bossi nel 1842 che ancora è funzionante. All’atto della solenne consacrazione il 25 settembre 1834 dal vescovo Carlo Emanuele Sardagna, la chiesa acquistava l’ordinato aspetto euritmico attuale. Nell’ex convento francescano, una serie di lavori portò alla fabbrica del collegio-educandato nel 1818 (ora sede del Centro socioculturale Terza Età), ma la scarsa funzionalità dell’edificio convinse le monache nel 1859, nei momenti drammatici seguiti alla seconda guerra d’indipendenza, a cercare una nuova sede che venne trovata nell’ex convento dei Minori Osservanti, nell’allora Contrada degli Argini, ora Via Cairoli, soppresso nel 1798 e diventato proprietà privata. Qui venne adattata, e con poche variazioni, alla vita di clausura il fabbricato preesistente e costruita, su progetto dell’architetto Emilio Brilli, la nuova chiesa, l’attuale, sull’aerea di quella demolita dopo l’allontanamento dei frati. La benedizione da parte del vescovo Antonio Novasconi della campana che ancor oggi fa risuonare i suoi rintocchi argentini, il 21 novembre 1859, e la consacrazione della chiesa, il 19 agosto 1862, sembravano finalmente dare un felice compendio alla travagliata storia delle comunità religiose di Soresina, che ci hanno lasciato segni di fede, di operosità, di arte. Dal 1862 ad oggi, non sempre fu facile la vita del Monastero. Per questo si rimanda al documentatissimo libro del prof. Roberto Cabrini, Il Monastero di Santa Maria della Visitazione in Soresina, edito nel 1994, che ricostruisce con dovizia di particolari vicende storiche, figure di Madri e di Sorelle, come di confessori e di padri spirituali. Sono da ricordare però due momenti dolorosi che segnarono la vita della comunità claustrale: il momento della soppressione del monastero nel 1866 con la riduzione allo stato laicale delle monache ed, altrettanto amara, la chiusura nel 1885 dell’educandato, tanto benemerito in campo educativo. Prove dure che non hanno scalfito la serena e profonda spiritualità delle suore salesiane che accompagna da sempre la vita frenetica e distratta di noi soresinesi. Il cartoncino del bicentenario Il sito internet del Monastero della Visitazione di Soresina Domenica e lunedì a Soresina la festa per i 200 anni del Monastero della Visitazione Il 24 aprile 1816 il vescovo di Cremona, mons. Omobono Offredi, diede ufficialmente avvio alla storia del Monastero della Visitazione di Soresina. Era stato proprio lui a chiedere alle Visitandine di Alzano Lombardo (Bg) di mandare in diocesi di Cremona alcune monache per fondare un nuovo monastero. Egli individuò Soresina, dove la soppressione napoleonica aveva messo fine all’esperienza delle Terziarie Francescane. L’importante anniversario sarà celebrato con una serie di eventi, inaugurati lo scorso 15 aprile con la veglia diocesana di preghiera per le vocazioni presieduta dal vescovo Napolioni. Si continua, nel pomeriggio di domenica 24 aprile, alle 16, con la celebrazione del Vespro solenne, cui farà seguito, in serata, alle 21, un incontro su “Il carisma di san Francesco di Sales”, il fondatore dell’Ordine Visitandino, a cura di don Andrea Foglia, il direttore dell’Archivio storico diocesano. Nel pomeriggio di lunedì 25 aprile, invece, sarà a Soresina il vescovo mons. Mario Delpini, vicario generale dell’arcidiocesi di Milano, che alle 18 presiederà la solenne Eucaristia. La liturgia, animata dal Coro Psallentes di Soresina, sarà concelebrata dai sacerdoti della zona pastorale. Tutti gli appuntamenti vedranno naturalmente la partecipazione della piccola comunità monastica di viale Cairoli, guidata da madre Rosa Maria Colombo. Scarica la locandina La veglia per le vocazioni del 15 aprile con il Vescovo Storia del Monastero A dar vita al monastero della Visitazione di Soresina furono suor Laura Felice Calvi e suor Giulia Domitilli Emili, giunte dalla comunità bergamasca di Alzano Lombardo. Giunsero a Soresina la sera del 23 aprile 1816 in carrozza nell’allora Contrada Albana, all’ex convento dei Terziari Regolari in San Francesco del Dosso. Il giorno dopo, il 24 aprile, durante l’atto solenne della fondazione, celebrata dal vescovo di Cremona, mons. Omobono Offredi, una “singolare” novizia consegnava alla nuova superiora, madre Laura Felice Calvi, le chiavi della casa ed accettava di divenirne economa: Maria Gaetana Ferrari. Era questa l’ ultima Priora del Collegio delle Vergini di Santa Chiara che, eretto il 9 dicembre 1700 dal vescovo Alessandro Croce, aveva in Via delle monache, ora Via Teatro, la chiesa ed un fiorente educandato. Purtroppo, il 29 agosto 1811, il decreto napoleonico di soppressione aveva chiuso il lungo periodo di apostolato di preghiera e di azione educativa. Maria Gaetana Ferrari, però, pur ridotta allo stato laicale, desiderosa di ricostituire una famiglia religiosa, non solo aveva acquistato l’ex convento francescano, diventato proprietà privata dopo la soppressione del 1772, ma aveva iniziato il complesso sfibrante iter per ottenere dall’I.R.Governo austriaco (imperatore di allora era Francesco I) la concessione di riunirsi in comunità religiosa, dopo la quale i successivi permessi del Vescovo, del Prefetto, nonché l’autorizzazione pontificia, portarono alla fondazione del nuovo Monastero. Nello stesso tempo, le monache della Visitazione ebbero in uso dalla Fabbriceria la chiesa di San Francesco che rinnovarono all’interno sia nel presbiterio sia nella sistemazione degli altari, ampliarono nella sagrestia e nel coro, dotarono di arredi quali l’organo Bossi nel 1842 che ancora è funzionante. All’atto della solenne consacrazione il 25 settembre 1834 dal vescovo Carlo Emanuele Sardagna, la chiesa acquistava l’ordinato aspetto euritmico attuale. Nell’ex convento francescano, una serie di lavori portò alla fabbrica del collegio-educandato nel 1818 (ora sede del Centro socioculturale Terza Età), ma la scarsa funzionalità dell’edificio convinse le monache nel 1859, nei momenti drammatici seguiti alla seconda guerra d’indipendenza, a cercare una nuova sede che venne trovata nell’ex convento dei Minori Osservanti, nell’allora Contrada degli Argini, ora Via Cairoli, soppresso nel 1798 e diventato proprietà privata. Qui venne adattata, e con poche variazioni, alla vita di clausura il fabbricato preesistente e costruita, su progetto dell’architetto Emilio Brilli, la nuova chiesa, l’attuale, sull’aerea di quella demolita dopo l’allontanamento dei frati. La benedizione da parte del vescovo Antonio Novasconi della campana che ancor oggi fa risuonare i suoi rintocchi argentini, il 21 novembre 1859, e la consacrazione della chiesa, il 19 agosto 1862, sembravano finalmente dare un felice compendio alla travagliata storia delle comunità religiose di Soresina, che ci hanno lasciato segni di fede, di operosità, di arte. Dal 1862 ad oggi, non sempre fu facile la vita del Monastero. Per questo si rimanda al documentatissimo libro del prof. Roberto Cabrini, Il Monastero di Santa Maria della Visitazione in Soresina, edito nel 1994, che ricostruisce con dovizia di particolari vicende storiche, figure di Madri e di Sorelle, come di confessori e di padri spirituali. Sono da ricordare però due momenti dolorosi che segnarono la vita della comunità claustrale: il momento della soppressione del monastero nel 1866 con la riduzione allo stato laicale delle monache ed, altrettanto amara, la chiusura nel 1885 dell’educandato, tanto benemerito in campo educativo. Prove dure che non hanno scalfito la serena e profonda spiritualità delle suore salesiane che accompagna da sempre la vita frenetica e distratta di noi soresinesi. Il sito internet del Monastero della Visitazione di Soresina Il vescovo Antonio: «La veglia per le vocazioni è solo cominciata. Ognuno vegli sulla propria chiamata e quella degli altri» In preparazione alla 53esima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che si celebrerà il 17 aprile nella IV domenica di Pasqua, la sera di venerdì 15 aprile a Soresina il vescovo Napolioni ha presieduto la veglia diocesana per le vocazioni. Una serata di riflessione, preghiera, adorazione e riconciliazione quella che si è svolta presso la chiesa monastica della Visitazione, insieme alla comunità claustrale che nei prossimi giorni festeggerà i 200 anni di presenza in città. La veglia, organizzata dal Centro diocesano vocazioni, diretto da don Marco D’Agostino, insieme agli studenti di Teologia del Seminario diocesano, è stata animata con il canto dai cori parrocchiali “Psallentes” e “Flauti nel vento” diretti dal maestro Alessandro Manara. Gremita in ogni sua parte la chiesa della Visitazione tanto che lo stesso Vescovo ha chiamato a prendere posto in presbiterio i numerosi giovani presenti, per lasciare liberi alcuni spazi nella navata centrale e negli altari laterali per coloro che non erano neppure riusciti a entrare in chiesa. Accanto a mons. Napolioni il diacono don Francesco Gandioli, che a giugno sarà ordinato sacerdote, e i seminaristi Alberto Bigatti e Arrigo Duranti. La preghiera, iniziata con le richieste di perdono, è proseguita con l’esposizione del Santissimo Sacramento. Quindi, dopo il Vangelo, ha preso la parola il Vescovo, che ha aiutato tutti i presenti a ritrovare il giusto clima di contemplazione. «Lasciate che questo cibo ci nutra a lungo», ha auspicato il Vescovo, che subito ha precisato: «Guardate Lui mentre io parlo e chiedetegli che parli Lui». Quindi riprendendo l’incipit del brano evangelico – «Le mie pecore ascoltano la mia voce» – ha guardato alle tante voci che circondano la vita e l’interiorità di ciascuno, interrogandosi se siano voci di una Babele o di Pentecoste. Poi si è soffermato sul bisogno di «sentirsi riconosciuto», grazie a «quel nome che solo Lui sa pronunciare così» e nel quale ognuno si sente libero. «Ciascuno di noi – ha detto ancora – dica: sono chiamato da Te!». Un bisogno profondo che solo Dio sa saziare, dando la consolazione della sicurezza di non essere perduti in eterno. «Ci interessa la vocazione di ciascuno – ha quindi concluso – e ci interessa la vocazione di tutti. Ci interessa essere Chiesa: convocazione, comunione di chiamati, non di spettatori» Mentre l’adorazione è proseguita, il Vescovo e gli altri sacerdoti presenti si sono resi disponibili per un momento di confronto personale o per celebrare il sacramento della Riconcilazione. Un’opportunità che tanti dei presenti – giovani e meno giovani – hanno voluto sfruttare. Al termine della veglia, dopo il saluto del parroco di Soresina, don Angelo Piccinelli, che ha ricordato i 200 anni del Monastero della Visitazione, il Vescovo ha rivolto a tutti i presenti un ultimo richiamo, con un preciso invito: «La veglia per le vocazioni – ha detto – è solo cominciata. Da adesso in avanti ognuno vegli sulla propria vocazione e quella degli altri: il marito quella della moglie e la moglie quella del marito, i preti quella dei preti vicini. E chi non ce l’ha ancora vegli per trovarla: occhi e orecchie aperti! Perché il Signore passa e dona il centuplo di quello che voi desiderate». Photogallery della veglia Il servizio tratto dal Giorno del Signore La Giornata per le vocazioni 2016: Gli eventi organizzati in diocesi per la Giornata e la preghiera da scaricare L’incontro del 14 aprile tra il Vescovo e i sacerdoti sui temi vocazionali La Giornata per Rosarianti e Fortes in fide il 25 aprile in Seminario Per i 200 anni della Visitazione il 15 aprile veglia per le vocazioni col Vescovo Il 24 aprile ricorre il bicentenario del Monastero della Visitazione di Soresina. L’importante anniversario sarà celebrato con diversi appuntamenti in programma nella chiesa monastica di viale Cairoli, alla presenza della piccola comunità claustrale guidata da madre Rosa Maria e formata in tutto da sei religiose. In questo contesto la sera di venerdì 15 aprile (ore 21) si svolgerà anche la veglia diocesana per le vocazioni presieduta dal vescovo Napolioni. Domenica 24 aprile alle 16 è in programma il Vespro solenne, mentre alle 21 il direttore dell’Archivio storico diocesano, don Andrea Foglia, interverrà sul tema “Il carisma di san Francesco di Sales”, interviene il Coro Psallentes. Nel pomeriggio di lunedì 25 aprile, invece, sarà a Soresina mons. Mario Delpini, vescovo e vicario generale dell’arcidiocesi di Milano, che alle 18 presiederà la solenne Eucaristia. La liturgia, concelebrata dai sacerdoti della zona pastorale, sarà animata dal Coro Psallentes. Scarica la locandina Storia del Monastero Quando la sera del 23 aprile 1816, da Alzano Lombardo, il monastero bergamasco visitandino più vicino a Soresina, le due fondatrici, suor Laura Felice Calvi e suor Giulia Domitilli Emili, arrivarono in carrozza nell’allora Contrada Albana, all’ex convento dei Terziari Regolari in San Francesco del Dosso. Si stava realizzando per la nostra comunità soresinaese un duplice felice evento: l’inizio della luminosa presenza in casa nostra delle monache dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria e l’epilogo della feconda esperienza delle Vergini di Santa Chiara. Il giorno dopo, il 24 aprile, durante l’atto solenne della fondazione, celebrata dal vescovo di Cremona, mons. Omobono Offredi, una “singolare” novizia consegnava alla nuova Madre, suor Laura Felice Calvi, le chiavi della casa ed accettava di divenirne economa: Maria Gaetana Ferrari. Era questa l’ ultima Priora del Collegio delle Vergini di Santa Chiara che, eretto il 9 dicembre 1700 dal vescovo Alessandro Croce, aveva in Via delle monache, ora Via Teatro, la chiesa ed un fiorente educandato. Purtroppo, il 29 agosto 1811, il decreto napoleonico di soppressione aveva chiuso il lungo periodo di apostolato di preghiera e di azione educativa. Maria Gaetana Ferrari, però, pur ridotta allo stato laicale, desiderosa di ricostituire una famiglia religiosa, non solo aveva acquistato l’ex convento francescano, diventato proprietà privata dopo la soppressione del 1772, ma aveva iniziato il complesso sfibrante iter per ottenere dall’I.R.Governo austriaco (imperatore di allora era Francesco I) la concessione di riunirsi in comunità religiosa, dopo la quale i successivi permessi del Vescovo, del Prefetto, nonchè l’autorizzazione pontificia, portarono alla fondazione del nuovo Monastero. Nello stesso tempo, le monache della Visitazione ebbero in uso dalla Fabbriceria la chiesa di San Francesco che rinnovarono all’interno sia nel presbiterio sia nella sistemazione degli altari, ampliarono nella sagrestia e nel coro, dotarono di arredi quali l’organo Bossi nel 1842 che ancora è funzionante. All’atto della solenne consacrazione il 25 settembre 1834 dal vescovo Carlo Emanuele Sardagna, la chiesa acquistava l’ordinato aspetto euritmico attuale. Nell’ex convento francescano, una serie di lavori portò alla fabbrica del collegio-educandato nel 1818 (ora sede del Centro socioculturale Terza Età), ma la scarsa funzionalità dell’edificio convinse le monache nel 1859, nei momenti drammatici seguiti alla seconda guerra d’indipendenza, a cercare una nuova sede che venne trovata nell’ex convento dei Minori Osservanti, nell’allora Contrada degli Argini, ora Via Cairoli, soppresso nel 1798 e diventato proprietà privata. Qui venne adattata, e con poche variazioni, alla vita di clausura il fabbricato preesistente e costruita, su progetto dell’architetto Emilio Brilli, la nuova chiesa, l’attuale, sull’aerea di quella demolita dopo l’allontanamento dei frati. La benedizione da parte del vescovo Antonio Novasconi della campana che ancor oggi fa risuonare i suoi rintocchi argentini, il 21 novembre 1859, e la consacrazione della chiesa, il 19 agosto 1862, sembravano finalmente dare un felice compendio alla travagliata storia delle comunità religiose di Soresina, che ci hanno lasciato segni di fede, di operosità, di arte. Dal 1862 ad oggi, non sempre fu facile la vita del Monastero. Per questo si rimanda al documentatissimo libro del prof. Roberto Cabrini, Il Monastero di Santa Maria della Visitazione in Soresina, edito nel 1994, che ricostruisce con dovizia di particolari vicende storiche, figure di Madri e di Sorelle, come di confessori e di padri spirituali. Sono da ricordare però due momenti dolorosi che segnarono la vita della comunità claustrale: il momento della soppressione del monastero nel 1866 con la riduzione allo stato laicale delle monache ed, altrettanto amara, la chiusura nel 1885 dell’educandato, tanto benemerito in campo educativo. Prove dure che non hanno scalfito la serena e profonda spiritualità delle suore salesiane che accompagna da sempre la vita frenetica e distratta di noi soresinesi. Mons. Lafranconi a Soresina: “La Vita consacrata testimonianza della signoria e della libertà di Cristo” Nel pomeriggio di sabato 21 novembre, in occasione della Giornata mondiale “pro orantibus”, a favore cioè delle monache di clausura, l’amministratore apostolico mons. Dante Lafranconi ha presieduto la celebrazione del Vespro nella chiesa del Monastero della Visitazione di Soresina insieme alle claustrali visitandine e alle rappresentanti degli altri ordini religiosi presenti in diocesi. La celebrazione, che quest’anno ha assunto un particolare significato collocandosi nell’ultimo scorcio dell’Anno della Vita consacrata, è avvenuta in comunione spirituale con l’altro monastero di clausura presente in diocesi: quello delle Domenicane di S. Sigismondo, a Cremona. La Chiesa ormai da più di 50 anni ha scelto il 21 novembre, festa della Presentazione di Maria, per celebrare la giornata “pro Orantibus”. L’esempio della Santa Bambina che con determinazione si ritira nel Tempio di Gerusalemme, lasciando i genitori, dice con eloquenza la bellezza della Vita Consacrata, quale grande e preziosa grazia sia la vocazione religiosa, l’essere cioè chiamati da Dio “a donarsi interamente a Lui sommamente amato, per essere con nuovo e speciale titolo destinati al servizio e all’onore di Dio” (Lumen Gentium 44a). A introdurre la celebrazione il saluto di suor Luisa Ciceri, delle Adoratrici del SS. Saramento di Rivolta d’Adda responsabile diocesana dell’USMI: “Nel sì di Maria – ha detto la religiosa – il nostro sì, nella sua adorazione la nostra adorazione. Mentre ringraziamo il Signore di essere qui insieme a celebrare la liturgia, affidiamo a Lui in modo particolare le Sorelle Visitandine che oggi rinnovano l’offerta della loro esistenza. Unite a loro, preghiamo perché, come ci chiede il Papa, tutte noi possiamo essere donne di speranza, che sanno aspettare il domani di Dio, cogliendo i segni di resurrezione nei drammi della storia, la nostra di oggi. Davvero la nostra esistenza sia intercessione, vita gioiosamente offerta per la salvezza del mondo”. Con l’esposizione dell’Eucaristia per l’adorazione si sono quindi aperti i primi Vespri di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo, presieduta dall’amministratore apostolico mons Dante Lafranconi. Accanto al vescovo emerito, il parroco di Soresina don Angelo Piccinelli, il vicario don Andrea Piana e il collaboratore parrocchiale don Andrea Ottoni, oltre naturalmente al cerimoniere episcopale don Flavio Meani. In chiesa diverse rappresentanze di suore delle varie congregazioni presenti in diocesi e molti parrocchiani sensibili alla vita del loro Monastero. E naturalmente non mancavano le padrone di casa, le monache visitandine, dietro la grata posta al fianco dell’altare. Nella sua riflessione mons. Lafranconi, dopo aver guardato alla regalità di Cristo Re, si è soffermato sulla libertà data da Dio all’uomo e con il riferimento all’Alto che libera da un possibile “delirio di onnipotenza”. “Pensate quanto è significativa questa testimonianza di libertà – ha sottolineato –, come testimonianza della signoria del Signore Gesù, nel nostro contesto sociale, dove spesso la libertà è intesa come poter carpire a Dio la possibilità di fare tutto quello che voglio, senza badare agli altri e neppure al senso della mia esistenza e della mia storia. La Vita consacrata è testimonianza della signoria di Cristo perché la esprime negli stessi termini con cui l’ha espressa Lui”. È stata dunque una occasione “per ringraziare il Signore del dono della Vita consacrata, testimonianza della signoria e della libertà di Cristo. E siamo qui per chiedere al Signore per tutti i consacrati la grazia di vivere in pienezza questo segno di testimonianza, espressa attraverso i voti”. Al termine dell’omelia è stato il momento del rinnovo dei voti da parte delle claustrali. Per le visitandine, infatti, la Giornata “pro orantibus” coincide anche con il giorno del rinnovo dei propri voti. “Ogni anno, il 21 novembre, festa della Presentazione di Maria, dopo tre giorni di raccoglimento, tutte le Sorelle rinnovano pubblicamente, benché soltanto per devozione, i loro voti di religione”: così si legge nelle Costituzioni dell’Ordine della Visitazione di S. Maria. Una consuetudine voluta dai Santi fondatori, Francesco di Sales e Giovanna Francesca di Chantal, e che da più di 400 anni è fedelmente osservata. Significativa la data scelta dai Santi Fondatori, poiché la Madonna nel mistero della sua Presentazione al Tempio è la precorritrice, il modello e la patrona delle anime che si consacrano al Signore nella Vita Religiosa. Una consuetudine di cui si conserva memoria nel grande Libro del Monastero, dove ogni monaca, nelle pagine a lei riservate, scrive di volta in volta: “Io ho confermato i miei Voti in questo giorno della Presentazione della Madonna 21 novembre … Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen” e vi appone la propria firma. Dopo la benedizione eucaristica, e le parole di saluto del parroco, il saluto delle suore con il Vescovo e un rinfresco offerto dalle Visitandine. Photogallery Omelia del vescovo Lafranconi A Soresina celebrazione con mons. Lafranconi nella Giornata Pro Orantibus : alle 16.30 i Vespri nella chiesa del Monastero della Visitazione Nel pomeriggio di sabato 21 novembre, in occasione della Giornata mondiale “Pro Orantibus”, l’amministratore apostolico mons. Dante Lafranconi sarà presso il Monastero della Visitazione di Soresina per la celebrazione del Vespro insieme alle claustrali visitandine e le altre religiose delle diocesi. L’appuntamento è alle ore 16.30. La celebrazione di quest’anno, che assume un particolare significato collocandosi nell’ultimo scorcio dell’Anno della Vita consacrata, avverrà in comunione spirituale con l’altro monastero di clausura presente in diocesi: quello delle Domenicane di S. Sigismondo, a Cremona. Il canto dei Primi Vespri della solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo sarà presieduto dal Vescovo, che sarà affiancato dal delegato episcopale per la Vita Consacrata don Giulio Brambilla, insieme ai sacerdoti della parrocchia di Soresina guidati da don Angelo Piccinelli. La Chiesa ormai da più di 50 anni ha scelto il 21 novembre, festa della Presentazione di Maria, per celebrare la giornata “pro Orantibus”, a favore cioè delle monache di clausura. L’esempio della Santa Bambina che con determinazione si ritira nel Tempio di Gerusalemme, lasciando i genitori, dice con eloquenza la bellezza della Vita Consacrata, quale grande e preziosa grazia sia la vocazione religiosa, l’essere cioè chiamati da Dio “a donarsi interamente a Lui sommamente amato, per essere con nuovo e speciale titolo destinati al servizio e all’onore di Dio” (Lumen Gentium 44a.) Per le monache visitandine questa giornata coincide anche con il giorno del rinnovo dei propri voti. “Ogni anno, il 21 novembre, festa della Presentazione di Maria, dopo tre giorni di raccoglimento, tutte le Sorelle rinnovano pubblicamente, benché soltanto per devozione, i loro voti di religione”: così si legge nelle Costituzioni dell’Ordine della Visitazione di S. Maria. Una consuetudine voluta dai Santi fondatori, Francesco di Sales e Giovanna Francesca di Chantal, e che da più di 400 anni è fedelmente osservata. Di questa annuale rinnovazione si conserva memoria nel grande Libro del Monastero, ove ogni Sorella professa nelle pagine a lei riservate scrive di volta in volta: “Io ho confermato i miei Voti in questo giorno della Presentazione della Madonna 21 novembre … Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen” e vi appone la propria firma. Significativa la data scelta dai Santi Fondatori, poiché la Madonna nel mistero della sua Presentazione al Tempio è la precorritrice, il modello e la patrona delle anime che si consacrano al Signore nella Vita Religiosa. Intervista alla Madre «Umiltà e nascondimento per servire Dio e i fratelli» La profetica testimonianza delle monache visitandine a Soresina dal lontano 1816 Si dicono felicissime e onorate che Benedetto XVI abbia scelto di risiedere nel monastero del loro ordine in Vaticano, sono particolarmente contente del nuovo Papa Francesco, così affabile e vicino alla gente, non mancano di pregare per l’amata Chiesa cremonese e in modo particolare per le intenzioni più care al vescovo Dante. Pur essendo separate dal mondo da una spessa grata, le dodici monache visitandine di Soresina seguono con attenzione tutto ciò che accade al di fuori degli spessi muri delle loro celle: l’adorazione di Dio, l’abbandonarsi al suo amore, spinge quasi naturalmente ad amare e a preoccuparsi per i fratelli immersi nelle preoccupazioni del mondo. A pochi giorni dalla festa della Visitazione di Maria a Santa Elisabetta (31 maggio) abbiamo varcato la soglia dell’austero edificio di Largo Cairoli per conoscere meglio la vita quotidiana, il carisma e le aspirazioni di queste donne che hanno scelto di nascondersi agli occhi degli uomini per dedicarsi con tutto se stesse alla lode di Dio e alla salvezza delle anime. Ascolta l’intervista alla Madre È appena suonata la campana che richiama alla lettura personale: manca un quarto d’ora alle quattro del pomeriggio e le dodici monache visitandine hanno appena terminato la recita dell’ora nona e il canto delle litanie in chiesa. È tempo di appartarsi per immergersi in qualche testo di spiritualità o di teologia. La giornata ormai sta giungendo al termine, manca da dire il Rosario e il vespro, poi, dopo cena, ci sarà il tempo per un po’ di ricreazione e alle 21.15, dopo Compieta, avrà inizio il grande silenzio. La vita di queste donne è regolata alla perfezione: l’ordine esteriore è specchio di quello interiore conquistato con anni di esercizio ascetico quotidiano. Una suggestiva immagine del cortile interno del monastero sotto la neve Ad accogliere i visitatori che ogni giorno bussano numerosi al monastero, per consegnare un aiuto o per chiedere un consiglio, c’è la monaca addetta alla portineria: è l’unica che può uscire dalla clausura e avere un contatto diretto con il mondo. La voce gentile e i modi delicati rivelano una serenità interiore così assente nelle strade della città. Il parlatorio è una sala minuscola: due sedie, un tavolino e una grande grata di ferro massiccio. Le maglie sono così strette che non è possibile nemmeno infilare una mano. Pochi secondi di attesa e le imposte di legno che impediscono di invadere la clausura, anche solo con lo sguardo, si aprano. La Madre che guida la comunità si è staccata per qualche istante dal suo impegno di lettura spirituale per raccontarci della sua vita e di quella delle sue consorelle. Il tono della voce è basso, i gesti misurati, gli occhi ardenti, quasi febbricitanti, di quelli abituati a vedere solo l’essenziale. «Siamo a Soresina da quasi 200 anni – esordisce la religiosa -. Era il 24 aprile 1816 quando due consorelle del monastero di Alzano, in provincia e diocesi di Bergamo, giunsero in città per riaprire il monastero soppresso dalle leggi napoleoniche. Prima la casa era abitata da un gruppo di terziarie francescane che, costrette a sciogliere la comunità, mantennero gli impegni della vita religiosa. Quando finì il dominio francese l’allora vescovo di Cremona, mons. Omobono Offredi, grande estimatore del nostro fondatore, san Francesco di Sales, chiese e ottenne due monache per iniziare una nuova comunità. La madre di Alzano all’inizio fu parecchio titubante, perchè si doveva privare di due ottime religiose, ma alla fine cedette alle insistenze del presule cremonese avvalorate dal confratello di Bergamo e nacque il monastero della Visitazione in cui confluirono anche le terziarie rimaste fedeli alla loro antica consacrazione». «Piccolezza, nascondimento, umiltà, dolcezza: qui sta tutto il nostro carisma, così come fu pensato dal Salesio e dalla nostra cofondatrice santa Giovanna di Chantal – prosegue la visitandina -. Nostro compito quotidiano è quello di cercare in ogni cosa la volontà di Dio e di seguirla con determinazione. Tendiamo a essere indipendenti da tutto ciò che ci circonda tranne che dalla volontà di Dio». Nella sua profonda saggezza san Francesco di Sales preferì imporre alle sue monache al posto di pesanti mortificazioni corporali quelle interiori: «Siamo chiamate – spiega la Madre – a morire a noi stesse, al nostro amor proprio, alla nostra volontà e al nostro giudizio, a quelle passioni come l’irascibilità o la pigrizia che rendono tiepidi. Più che ai digiuni e alle veglie dobbiamo essere attente alla pratica della virtù in ogni momento della giornata». La cappellina della Madonna di Lourdes nel grande giardino del monastero E la giornata di una visitandina è particolarmente impegnativa. L’alzata è alle 5.25, quindi alle 6 è prevista un’ora di preghiera personale seguita dalla celebrazione delle Lodi, dalla Messa e dal ringraziamento per la comunione e dall’ora terza. Uscite finalmente di chiesa le religiose hanno tempo per una piccola colazione, poi tutte al lavoro: c’è chi è impegnata in cucina, chi nel rammendare gli abiti, chi nella pulizia degli ambienti, c’è anche una monaca che si occupa di aggiustare le scarpe: «Cerchiamo di essere il più indipendenti possibile dal mondo esterno». Un’attività importante, che è anche una modesta forma di autofinanziamento, è il confezionamento e la vendita delle particole alle parrocchie del circondario. Alle 10.45 l’appuntamento è nuovamente in chiesa per l’ufficio delle letture, la recita dell’ora sesta e per l’esame di coscienza. Segue il pranzo, un piccolo momento di ricreazione dove è possibile parlare e il tempo del riposo. Quindi si riprende il lavoro fino alle 15.15 con la recita dell’ora nona, il canto delle litanie e mezz’ora di lettura personale. Alle 16.30 si recita il Rosario e il Vespro. Una mezz’ora di orazione personale precede la cena che solitamente è alle 18.15. La preghiera comune nel coro Una volta lavati i piatti e riassettata la cucina, le dodici monache si godono la ricreazione. Alle 20.15 si riunisce l’assemblea nella quale si mettono in comune le letture o i pensieri fatti durante la giornata. Tocca poi alla madre riportare le notizie della giornata, ricavate dalla lettura dell’Osservatore Romano e del settimanale diocesano “La Vita Cattolica”. Seguono quindi le istruzioni per il giorno successivo e le intenzioni per cui pregare: «In questo modo tutte sanno ciò che devono fare e non ci si perde in chiacchere durante la giornata». Sì perchè, tranne le due ricreazioni, tutti gli altri momenti sono vissuti in silenzio, compresi i pasti. «La giornata – precisa la Madre – si chiude alla 21 con la recita di Compieta. Poi ognuna va nella sua camera e, fino alle 22.30, può leggere o scrivere». La ricreazione nel giardino del monastero Un programma quotidiano certamente impegnativo dove la preghiera e la riflessione hanno un posto privilegiato: «Molte volte ci è stato chiesto se non sia più giusto uscire dalla clausura per aiutare le persone in difficoltà. A chi ci fa questa domanda rispondiamo che il primo dovere del cristiano è l’adorazione di Dio e che la carità più grande che si possa fare è pregare per la salvezza delle anime dei fratelli. Questo è il nostro impegno, compiuto sempre nel nascondimento, nel silenzio, in un atteggiamento di umile e pronta obbedienza e in piena comunione con la Chiesa cremonese, della quale ci sentiamo parte attiva». Le suore visitandine, però, sono molto più moderne di quanto possano sembrare. I grandi eventi ecclesiali – come il ritiro di Benedetto XVI e l’elezione di Papa Francesco – li hanno seguiti tutti quasi in diretta grazie ad internet: «È uno strumento che permette di vedere i filmati degli eventi in qualsiasi momento, per cui abbiamo utilizzato la ricreazione per congedarci da Papa Ratzinger e per conoscere il nuovo Pontefice: tutte le monache sono state profondamente ammirate dalla semplicità di Jorge Mario Bergoglio e dalla sua capacità di stare in mezzo alla gente. Abbiamo anche provato tanto dolore, e all’inizio anche smarrimento, di fronte alla rinuncia di Benedetto XVI, un pastore che ha dato e ha sofferto moltissimo per la Chiesa. Il fatto, però, che abbia deciso di risiedere nel monastero visitandino in Vaticano ci riempie di gioia e ci onora». Il tempo è scaduto, la religiosa deve presiedere la recita del Rosario e presentare a Dio gli uomini e le donne che percorrono le strade del mondo, spesso senza neanche sapere il perché. La campana suona, la madre si alza e pronuncia il tradizionale saluto visitandino – «Dio sia benedetto» -, poi le imposte si chiudono e il silenzio ripiomba su questo piccolo angolo di Paradiso.