La nuova acquisizione della collezione di fotografia contemporanea
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La nuova acquisizione della collezione di fotografia contemporanea
Cultura | Il mondo per immagini La nuova acquisizione della collezione di fotografia contemporanea della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena guarda al mondo arabo e africano Viaggio tra Damasco e Cape Town Dopo l’Asia e l’Europa dell’est, saranno il Medio Oriente e l’Africa i protagonisti della mostra «Breaking News» all’ex Ospedale Sant’Agostino. Dal 27 novembre la rassegna curata da Filippo Maggia proporrà opere fotografiche e video di ventuno artisti provenienti da dodici Paesi di Marco Belforti ante sono le riflessioni e i pensieri che, nel tempo, sono stati dedicati a descrivere il mondo africano e mediorientale e non sempre è possibile sostituirli efficacemente con immagini. Non in questo caso. Nell'osservare i molti scatti che fanno parte della mostra «Breaking news. Fotografia contemporanea da Medio Oriente e Africa», promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, l'impressione è di trovarsi di fronte a un'emozione sempre diversa, in grado di trasmettere a chi li osserva una visione sincera e viva di queste due aree del pianeta, tanto complesse quanto meravigliose. In esposizione nei locali dell'ex ospedale Sant'Agostino, dal 27 novembre al 13 marzo e curata da Filippo Maggia, la mostra si oc- T George Osodi “Ogony Boy”, 2007 82 OUTLOOK OUTLOOK 83 Cultura | Il mondo per immagini Scheda | Il mondo degli autori I l fumo che si leva dietro le sue spalle, la foresta in fiamme, il pericolo e la distruzione che si avvicinano sempre di più. E, nonostante ciò, non un attimo di paura. Solo uno sguardo rivolto verso l’alto, quasi distaccato e speranzoso allo stesso tempo. L’immagine che ci regala George Osodi pare una riflessione sulla società africana che necessita di aiuto, ma il passato colonialista e lo sfruttamento imposto dall’Occidente la porta a frenare l’istinto di chiedere sostegno proprio a chi ha indiscutibilmente contribuito a creare i presupposti di questa difficile condizione. Con il rischio di lasciare bruciare tutta la foresta. Fotografo freelance con base a Londra e nel Lagos, Osodi è considerato uno dei migliori fotografi africani contemporanei; oltre a lavorare per l’Associated Press dal 2002 al 2008, ha collaborato con alcune importanti testate come «New York Times», «Newsweek», «Usa Today», «The Guardian» e «Time Magazine». Nel 2004 ha vinto il premio Fuji come fotogiornalista africano dell’anno. Presente alla mostra sarà anche la giovane autrice israeliana Yael Bartana, il cui lavoro collega esperienze collettive e comportamenti relazionali legati a questioni etniche, sociali e di genere alla formazione di un’identità culturale e nazionale. Specializzata nel settore audiovisivo, è diventata famosa a soli ventinove anni con l’opera «Wild Seeds», in cui anticipa di un anno i momenti drammatici dello sgombero della Striscia di Gaza, da parte del governo israeliano. Un’altra donna ha un ruolo decisamente rilevante all’interno della mostra modenese: si tratta di Jodi Bieber, artista sudafricana, vissuta per trentacinque anni a Johannesburg e giornalista freelance. Vincitrice di numerosi riconoscimenti per il suo lavoro, ha realizzato importanti reportage fotografici durante il periodo delle elezioni democratiche nel proprio Paese che l’hanno resa celebre e apprezzata in tutto il mondo. Altri autori presenti alla mostra sono: Il Medio Oriente Philip Kwame Apagya (Ghana), Yto Bar- e l’Africa presentano rada (Francia/Marocco), Taysir Batniji una vivace (Palestina), Mounir Fatmi (Marocco), scena artistica Samuel Fosso (Camerun), David Gold- capace di esprimere blatt (Sudafrica), Bob Gosani (Sudafrila complessità politica, ca), Pieter Hugo (Sudafrica), Goddy Leye (Camerun), Daniel Naudé (Sud- sociale e religiosa africa), Cedric Nunn (Sudafrica), Hrair attuale, persino Sarkissian (Siria/Armenia), Wael Sha- in contesti in cui wki (Egitto), Ahlam Shibli (Palestina), la libertà d’espressione Mikhael Subotzky (Sudafrica), Jinoos Tao il diritto all’esistenza ghizadeh (Iran), Guy Tillim (Sudafrica), sono in discussione Akram Zaatari (Libano). 84 OUTLOOK cuperà della scena artistica contemporanea proprio di Africa e Medio Oriente, esplorata attraverso le opere fotografiche e video di 21 artisti provenienti da dodici diversi Paesi. Un'iniziativa che si colloca all'interno di un percorso iniziato due anni fa con l'organizzazione di «Asian Dub Photography», dedicata all'Estremo Oriente e, successivamente, con «Storia Memoria Identità», rassegna incentrata sulla scena artistica dell'est europeo. Terza tappa, terza acquisizione: quello africano è infatti il terzo nucleo che viene a fare parte della collezione internazionale di fotografia contemporanea, film e video d'artista della fondazione modenese. E ha tutte le carte in regola per chiamare a raccolta non solo gli appassionati di fotografia ma anche chi avesse voglia di approfondire con una ottica originale la conoscenza del mondo arabo e africano. Uno dei temi su cui si concentra l'attenzione degli autori è la condizione attuale della società africana, reduce da un pesante passato coloniale, dovuto all'imperialismo esasperato dell'Europa, che pare avere lasciato un segno quasi indelebile in molte zone di questo continente. A ciò si aggiunge un presente complicato e instabile, oltre a un futuro del tutto incerto; negli scatti dei tanti artisti che si sono impegnati in questo difficile, ma di certo importante, affresco socio-culturale emerge con forza il potenziale intrinseco e la sottile linea su cui cammina l'Africa moderna, combattuta tra il rischio di sprofondare sempre di più nel malessere e nella miseria e l'opportunità di migliorare, di crescere e di dimostrare a tutto il mondo quanta voglia di riscatto e di progresso vi sia in quella parte del pianeta. È il caso del Sudafrica di Nelson Mandela (immortalato in una delle foto in esposizione coi guantoni da boxeur sul tetto della prigione di Robben Island), simbolo di un Paese che è riuscito a lasciarsi alle spalle un doloroso passato di conflitti e apartheid, ma che ora deve fronteggiare nuovi problemi, tra i quali una fortissima disgregazione sociale e nuove forme di classismo. Le fotografie di un nutrito gruppo di autori sudafricani, dagli scatti degli anni cinquanta di Bob Gosani, a quelli degli anni Ottanta di Cedric Nunn, fino alle ricerche attuali di David Golblatt, Jodi Bieber, Mikhael Subotzky, Daniel Naudè e Pieter Hugo, narrano con delicatezza e incisività allo stesso tempo le contraddizioni della nazione probabilmente tra le più moderne di tutto il continente, reduce dal successo dell'organizzazione dei Mondiali di calcio, ma ancora incapace di garantire sicurezza e uguali possibilità ai cittadini delle differenti classi sociali. Da segnalare inol- Bob Gosani “Love Story, Sophiatown”, 1954 A sinistra: Daniel Naudé “Appaloosa horse in foal, Curry's Post, KwaZulu-Natal”, October 2009 OUTLOOK 85 Cultura | Il mondo per immagini Bob Gosani “Treason: end of round one, Nelson Mandela boxing”, 1957 tre Goddy Leye e le sue opere video, che giocano con ironia sui preconcetti occidentali sull'Africa, partendo da un'elaborazione delle teorie della Negritudine e le immagini di Kwame Apagya e Samuel Fosso, che sembrano inserire la realtà africana nell'insieme del mondo globalizzato per ragionare e mettere criticamente in discussione tutti gli stereotipi. Il viaggio prosegue in Medio Oriente, il quale presenta oggi una vivace scena artistica, capace di esprimere la complessità politica sociale e religiosa della realtà contemporanea, persino in contesti in cui la libertà d'espressione o il diritto all'esistenza stessa sono messi a dura prova. Al centro di questa esperienza si colloca indubbiamente il conflitto israeliano-palestinese, ma più in generale è la forte tensione tra Gerusalemme e buona parte del mondo arabo a imporsi quale oggetto di indagine nelle ricerche di diversi artisti, che con linguaggi e approcci differenti ne indagano le implicazioni umane, sociali e simboliche: tra loro la videoartista israeliana Yael Bartana, i palestinesi Ahlam Shibli e Taisyr Batniji, il libanese Akram Zaatari, l'egiziano Wael Shawky. Colpiscono con prepotenza le visioni di autori come Hrair Sarkissian, che dipinge con un semplice scatto l'atmosfera ovattata di un angolo di un'Armenia innevata, a metà strada tra storia e avvenire, tra vita e morte, tra bene e male, con un missile sulla rampa di lancio, quasi a rammentare a tutti che la guerra fredda è un ricordo ancora vivo da quelle parti, posto a pochi metri da una ruota panoramica, simbolo di divertimento e spensieratezza. È poesia, è documentario? Forse entrambe le cose. Come anche Yto Barrada, che sembra guardare il Marocco attraverso «buchi» aperti sulla memoria fotografica, e ancora Jinoos Taghizadeh che con i suoi collage riporta all'attualità dell'Iran e delle sue contraddizioni illibertarie. OUTLOOK 87 Cultura P TRANSTIR Siamo abituati a vedere il mondo arabo come una polveriera, una zona problematica e pericolosa, in cui si giocano i destini geopolitici e soprattutto economici dell'intero pianeta. Ma c'è molto di più. C'è un universo di persone, di culture, una storia millenaria da cui provengono tanti concetti che compongono la nostra vita quotidiana. Non mancano nemmeno gli estremismi, specialmente di tipo religioso, che hanno portato il mondo occidentale e quello mediorientale a scontrarsi duramente, anche di recente. Il dilagare di questo fondamentalismo religioso, che da anni investe trasversalmente diversi Paesi dell'area, è appunto al centro della riflessione di Mounir Fatmi, il cui video sembra contrapporre all'attuale modello sociale e politico basato sulla violenza proprio il potere universale della cultura. Tramite questi autori contemporanei, il mondo appare più variopinto e meno banale, un misto di amore e disperazione, di dolore e semplicità, che a tratti permette di cogliere l'essenza del momento, il senso delle cose. Si passa da due bambine sorridenti che ballano spensierate in una stanza malinconicamente vuota ad alcuni ostaggi di un gruppo terroristico, legati e terrorizzati, da un ragazzino che salta e gioca divertendosi a una folla di sostenitori di Jean Pierre Bemba (ex vicepresidente del Congo, sotto processo davanti alla Corte penale internazionale con l'accusa di aver commesso crimini di guerra e contro l'umanità) esultanti al suo passaggio per le strade di Kinshasa. Sono immagini utili proprio perché non scontate o conosciute come si pensa, che varrebbe la pena di considerare da un altro punto di vista, lontano dall'occhio superficiale dei mass media e decisamente più vicino alla vita di tutti i giorni. Qui sta la forza di queste immagini: ci avvicinano senza barriere e senza pregiudizi alla vita dell'Africa e del Medio Oriente, che affrontano con grande dignità e molta speranza un presente difficile, fiduciosi in un grande futuro. E, nel periodo di crisi economica che stiamo vivendo, questa non può che essere una lezione da cui prendere spunto.