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10/12/12, Massa Claudia V I/A, PUNTINISMO E DIVISIONISMO - Pagina 1 di 4
Puntinismo
Per puntinismo s’intende quel movimento pittorico, sviluppatosi nella Francia del 1880, che cerca di rendere l’effetto della luce attraverso la scomposizione del colore, che non viene più impastato direttamente sulla tavolozza, ma steso a piccoli punti o al limite a sottili tratti. Vengono usati principalmente i colori puri dell’arcobaleno e per ottenere toni intermedi si uniscono, senza
fonderli, i colori primari. In tal modo il colore tende a formarsi direttamente sulla retina
dell’osservatore, che per riconoscerne al meglio tutte le sfumature deve porsi ad una certa distanza dal quadro. Mediante questa tecnica che si basa sull’accostamento dei colori complementari (quali ad esempio il giallo, il viola, rosso, verde…), che tendono così ad accentuarsi l’un
l’altro, si genera un effetto di “vibrazione”. Tali puntinismi riescono così a far brillare di luce
l’intera composizione. (Michel- Eugène Chevreul fu il più grande studioso di cromatica, e fu il
primo ad aver esposto il principio di “contrasto simultaneo”, secondo il quale, come poco prima
riportato, accostando due colori complementari le qualità di luminosità di ognuno vengono esaltate).
I maggiori esponenti di questo movimento furono in Francia, Georges Seurat e Paul Signac. In
italia invece si distinguerà Giovanni Segantini.
Opere principali di Seurat:
-
“Un bagno ad Asnières”
-
“Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte” (o “La Grande Jatte)
Georges-Pierre Seurat nacque il 2 dicembre 1859 a Parigi; durante le tragiche settimane della
repressione della Comune, la famiglia lasciò la capitale per rifugiarsi a Fontainebleau; poi, con il
ritorno a Parigi, Georges venne iscritto a un collegio, che frequentò fino al compimento degli
studi nel 1875. Egli aveva imparato ad amare così il disegno e la pittura. I cardini della sua formazione furono quindi il disegno e l’equilibrio compositivo, in linea sia con insegnamenti neoclassici di Ingres, sia con la tradizione classica rinascimentale. I suoi inizi furono decisamente
impressionisti, ma già nel 1886 creò il suo capolavoro con la tecnica da lui stesso messa a punto, quella divisionista (= accostamento di colori puri tenuti divisi). A ciò Seurat aggiunse il principio della ricomposizione retinica (= colori ricomposti e fusi dalla retina dell’occhio) e tale modo
di operare avrebbe assicurato sia la massima luminosità sia la fusione dei colori al solo guardarli. Perché questo potesse verificarsi occorreva però che i colori fossero depositati sulla tela
con la punta del pennello sotto forma di minuscoli tratti o puntini. Da ciò il termine Pointillisme,
con cui la tecnica divenne nota (anche se Seurat avrebbe preferito, per l’appunto, il termine Divisionismo).
Analizziamo ora l’opera “ un bagno ad Asnieres” :
Olio su tela, 201x301 cm; 1884, National Gallery, Londra
Le caratteristiche principali di quest’opera sono
riscontrabili nell’immobilità assoluta, nel silenzio
in cui vengono bloccati i gesti, nella luminosità
cristallina, ed infine nella riduzione di ogni elemento compositivo a forme geometriche. Vediamo allora i soggetti presenti in questa immagine,
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rappresentati in primo piano in un momento di svago ad Asnières-sur-Seine, sobborgo periferico nell'Île-de-France, meta delle gite estive dei parigini. Sono rappresentati infatti degli
operai (solitamente occupati nel lavoro lungo la Senna) durante un momento di riposo. In lontananza vediamo un ponte ferroviario e una periferia industriale della cittadina di Glichy. Inoltre
colpisce da subito la grande luminosità dell’opera, ottenuta mediante la tecnica pittorica che alterna ampie stesure di colori puri in contrasto. I personaggi sono caratterizzati poi da incarnati
chiari che risaltano sull’azzurro cristallino dell’acqua (es. bianco accanto a marrone messi in
risalto a rapidi tocchi intrecciati). L’erba appare come un fitto reticolo di colori. Si avverte un
senso di severa compostezza e statuaria maestosità, data dall’ordine geometrico e dalla perfetta armonia delle linee orizzontali e verticali.
“Una domenica pomeriggio alla Grande
Jatte”
Olio su tela, 205 x 308 cm, 1886, Art Institute, Chicago
L’opera, di cui il progetto iniziò nel1884, è
totalmente incentrata sulla rappresentazione di un giorno festivo trascorso dai parigini
sull’isola della Grande Jatte. Seurat, per
l’ottimizzazione dell’opera, si recava al mattino, con la luce migliore, alla Grande-
Jatte per abbozzare scene dipinte a olio
con tecnica impressionista (si contano
più di trenta tavolette di studi); mentre il
resto della giornata veniva passato nell'atelier, disegnando a matita singoli particolari e
ritoccando la tela, sulla quale aveva steso uno strato di colore base, con i piccoli punti di
diverso colore, secondo il principio della mescolanza ottica. Il risultato è la rappresentazione di una scena di vita quotidiana, un comune svago di una piccola folla di parigini in
un giorno festivo, che viene colto e fissato da Seurat in un attimo di sospensione. In una
prima lettura sembra un quadro impressionista, ma lo stile è differente. Le figure sono immobili
e la scena è statica, priva di dinamismo. L’artista procede seguendo le linee guida di una griglia
geometrica che accoglie con ordine e precisione tutte le figure. La donna con l’ombrello rosso è
l’asse centrale che divide il dipinto in due parti uguali: è difatti l’unica figura rappresentata frontalmente, poiché è il perno compositivo al torno al quale ruota tutta la scena. Ma qual è
l’immagine in primo piano? La coppia che porta a spasso una scimmia, di cui la posizione è stata impostata grazie alla sezione aurea. Tutta la composizione è un incrocio di linee verticali e orizzontali (es. ombre sul prato) e per spezzare tale monotonia l’artista introduce linee oblique
riuscendo al contempo a non alterare l’effetto geometrico. Il colore poi è scomposto in una fitta
trama di punti, stesi con un’ assoluta precisione scientifica. Seurat non si prende alcuna libertà
espressiva e tende al contrario a seguire un rigido studio matematico. L’artista applica il contrasto dei complementari e dipinge con colori puri per ottenere l’effetto di massima luminosità.
Nel versante italiano invece, troviamo Giovanni Segantini, di cui analizziamo l’opera più famosa:
“ Le due madri”
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Olio su tela, Galleria d’arte Moderna di Miilano, 157 x 269, 1889
Viene in tal opera proposto da Segantini un parallelismo tra maternità umana ed animale.
All’interno di una stalla abbiamo una contadina che sonnecchia seduta su uno sgabello tenendo
in braccio il proprio bambino, accanto a lei vi è una mucca che si nutre nella mangiatoia.
L’artista descrive tutti i dettagli della scena con realismo e si avvale contemporaneamente del
potere degli effetti luminosi per attribuire ad una realtà quotidiana un significato simbolico, ovvero: il tema religioso della madonna rappresentata in adorazione del bambino: qui sostituito da
una sacralità laica che celebra il ciclo eterno della vita. È presente una luminosità calda e dorata, emanata dalla lanterna del soffitto la cui fiamma non è direttamente visibile, poiché il vetro è
schermato da un foglio di carta che smorza il bagliore. Si può così notare come l’artista studiò la
luce tramite uno degli esperti del periodo seicentesco: Caravaggio. Segantini, riuscendo a rappresentare un’atmosfera così intima e a carattere affettivo, instaurò una dialettica fra le zone di
luce e le zone d’ombra.
Divisionismo
Il Divisionismo coincide con una scomposizione del colore più libera e sciolta, meno legata alle
regole scientifiche; cambiano anche i soggetti. I divisionisti italiani trattano temi sociali; come ad
esempio si nota nel dipinto “Il
Quarto Stato”, di Giuseppe
Pellizza da Volpedo.
Milano, Galleria d’Arte moderna, olio su
tela (Inizialmente intitolato “Il cammino
dei lavoratori”)
L’artista ripropone in questo
caso una pittura di tipo realista, seguendo la tecnica divisionista; con quest’opera vuole comunicare un’idea univer-
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sale
per questo motivo è tanto grande ed ha tale formato.
Giuseppe Pellizza da Volpedo pervenne all’ottimizzazione dell’opera attraverso ad una lunga
serie di studi e di opere compiute, ispirate a scioperi e manifestazioni di protesta da parte dei
contadini ridotti alla fame. Il quadro in questione rappresenta nello specifico il simbolo della
consapevole avanzata sociale della classe popolare, (ovvero il quarto stato) la quale supportata
dai principi di eguaglianza tra gli uomini, iniziava a rivendicare i propri diritti in opposizione alla
borghesia e all’aristocrazia. La scena è ambientata nella piazza Malaspina di Volpedo: cittadina
piemontese in cui nacque l’artista.
Il contenuto è fortemente sociale, la folla di lavoratori avanza verso la piena luce solare. L’intera
tela è stata realizzata con l’uso della tecnica divisionista, ovvero a piccole pennellate di cui si
distinguono in maniera significativa i toni verdi, marroni e rossastri, che riflettono i colori degli
abiti dei braccianti e, le ombre blu punteggiate di rosso su un terreno chiaro, che conferiscono
al dipinto una luminosità diffusa. Tutti i personaggi sono stati studiati dal vero: difatti posarono
per l’artista veri e propri contadini e persino la moglie Teresa. L’uomo al centro, posizionato al
vertice della composizione, guida la marcia affiancato da un altro individuo più anziano. Specularmente dall’altra parte è rappresentata una donna con in braccio un bambino: simbolo di rinascita. Sullo sfondo si nota immediatamente la gestualità composta della folla che segue i tre
personaggi principali in modo pacifico.
L’equilibrio e la solidità della composizione rivelano come l’artista si sia ispirato agli affreschi di
Raffaello nelle stanze Vaticane. La composizione è essenziale, ma non c’è alcun accenno alla
povertà dei personaggi, che avanzano consapevoli della loro forza e dei propri diritti. La grandezza, al vero riproposta nel dipinto, e lo spazio vuoto in primo piano, obbligano ad una visione
da una certa distanza predefinita e danno all’osservatore la sensazione di trovarsi dinnanzi ad
una massa di popolo che avanza inesorabilmente
Altra opera del divisionismo appartiene ad Angelo Morbelli, “ per ottanta centesimi ” ,che vuole
documentare la dura attività delle risaie.
1895, Olio su tela, 124x169 cm, Museo
Francesco Borgogna, Vercelli
Morbelli denuncia nelle sue opere le
miserie sociali come tema ricorrente:
La tela raffigura alcune mondine
immerse nell’Acqua sino alle
caviglie, piegate nel duro lavoro del
trapianto del riso. La composizione
pittorica è incentrata sulle figure in
primo piano, viste di schiena nell’atto
ripetitivo e snervante della messa a
dimora delle piantine nell’Acqua;
acqua che è in primo piano (con
significato simbolico di vita e di morte), assieme ai raggi dorati del sole che riflettono le figure
umane, rappresentate quasi come automi, senza speranza di riscatto dal duro lavoro compensato con 80 centesimi. Il titolo dell’opera allude infatti alla paga giornaliera di ciascuna di esse.
Un tema sociale che fu molto caro al pittore e di grave denuncia per quei tempi.
La preparazione della tela, con l’azzurro nella parte bassa e il verde nella parte alta (difatti non
vi è presente alcuno scorcio di cielo nel dipinto), è diversificata per riproporre con maggior precisione la risaia a contrasto con la vegetazione sullo sfondo, mentre la moltiplicazione e la stratificazione dei lunghi filetti di colori puri consente la riflessione colorata sulle vesti delle donne
sullo specchio d’acqua e sulle piantine di riso.
Le piccole pennellate, gli accostamenti cromatici, associati alla scelta di operare nel rispetto delle diverse condizioni di luce e colore, impongono tempi di esecuzione molto lunghi.

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