pdf - Antonacci Lapiccirella Fine Art

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Corriere della Sera Martedì 8 Marzo 2016
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Cultura
Londra re-immagina
Sandro Botticelli
Le immagini online
www.corriere.it/lalettura
Artista leggendario, creatore di capolavori
assoluti dell’arte come la Nascita di
Venere e la Primavera, Sandro Botticelli è
ora protagonista al Victoria and Albert
Museum di Londra della più grande
mostra che la Gran Bretagna gli dedica
dal 1930. Botticelli Reimagined (fino al 3
luglio) racconta «l’influenza che il genio e
la modernità di Botticelli hanno esercitato
sull’arte e sulla creatività in genere».
L’indirizzo
I lettori
possono
scriverci
all’indirizzo
email laLettura
@corriere.it
Accanto alle opere del maestro trovano
quindi spazio le interpretazioni di pittori,
performer, stilisti e registi. Sull’edizione
online dell’inserto, www.corriere.it/
lalettura, Stefano Bucci presenta
l’esposizione e in una gallery raccoglie le
riletture realizzate, tra gli altri, da Andy
Warhol, David LaChapelle e Walter Crane.
Alla mostra è dedicato un ampio articolo
su «la Lettura» in edicola fino a sabato.
Eventi Si inaugura l’11 marzo a Maastricht la più importante fiera del settore. Che però guarda altrove e annuncia due nuovi appuntamenti a New York
Italia regina al gran bazar dell’arte
Il Tefaf si scalda per le opere dal nostro Paese. Ma sul mercato globale l’Europa perde terreno
di Pierluigi Panza
A
Maastricht, città d’origine romana e luogo
del Trattato sull’Unione Europea, dall’11 al
20 marzo si terrà la più importante rassegna commerciale
d’arte del mondo. Il Tefaf nacque ufficialmente nel 1996 da
una precedente Biennale di pittura avviata nel 1975 e da allora,
di anno in anno, è diventato il
grande mercato degli art dealer. Quest’anno si annunciano
275 gallerie, provenienti da più
di venti Paesi, che si portano
appresso oggetti di tutti i tempi
da vendere.
Il Tefaf è un buon indicatore
dello stato dell’arte e di questa
edizione, tra i molti possibili, si
possono evidenziare due aspetti di segno opposto. Il primo è
un grande interesse per l’arte
italiana, ovvero quella realizzata nel nostro Paese o ad esso
ispirata. Ciò non è scontato in
quanto qui, a due passi dal cuore di quella che fu la capitale del
Sacro Romano Impero (Aquisgrana), il mondo dell’arte
guarda con più affetto al Nord
protestante che alla latinità.
Il secondo aspetto, che la dice lunga sulla marginalità in
cui sta precipitando l’Europa
pure in un settore come questo, è l’annuncio del Tefaf di
lanciare due nuove fiere annuali a New York, al Park Avenue Armory nell’autunno 2016
e nella primavera 2017, attraverso una joint venture con
l’advisory Artvest. Ciò segna
l’ulteriore passaggio dell’arte
da attività estetica con finalità
espressive ed educative a strumento finanziario che si scambia come un future o si tratta
come un hedge fund. Lo aveva
preconizzato Mark C. Taylor in
Financialization of Art: «Mentre nelle precedenti forme di
capitalismo (agricoltura, beni
industriali e di consumo) la
gente scambiava soldi con beni
materiali o lavoro, nel capitalismo finanziario si crea ricchezza attraverso la circolazione di
In vendita
Qui sopra: un tripode di porfido
appartenuto alla sorella di Napoleone.
A fianco: Giacomo Balla (1871-1958),
Linee di velocità + Vortice + Cielo (1914
circa, particolare). Sotto: riproduzione
della Colonna traiana (1820) di
Wilhelm Hopfgarten (1779 -1860) e
Benjamin Ludwig Jollage (17811837), berlinesi trasferiti a Roma
segni. E così anche l’arte è diventata un gioco di segni senza
referenza».
Partiamo dal primo punto,
l’elevato numero di opere di
provenienza italiana. «È dal
1998 che vengo al Tefaf, che nasce con una vocazione fiammingo-olandese e negli anni ha
assunto una dimensione internazionale», racconta la gallerista Alessandra Di Castro. «L’Italia è cresciuta sia grazie alla
presenza di nuovi mercanti sia
con un numero di opere italiane sempre maggiore. Quest’anno risalta agli occhi degli esperti quanto anche gli stranieri abbiano scelto di portare in mostra oggetti d’arte italiana».
Se la Di Castro espone un
gruppo di sette sculture inedite
a patina bruna e bronzo dorato
fuse a Roma per una famiglia
principesca negli anni della
Restaurazione da Benjamin
Ludwig Jollage e Wilhelm
Hopfgarten, Carlo Orsi di Milano porta una testa napoletana
modellata in cera nel XVIII secolo forse raffigurante un San
Giovanni Battista. Puntano sul
vedutismo sia la Galleria Francesca Antonacci-Damiano Lapiccirella, con paesaggi di
Jakob Philipp Hackert, pittore
di corte di Ferdinando IV Borbone, sia la Robilant di Verona,
con le vedute di Gaspar Van
Wittel, padre dell’architetto
Vanvitelli. Ci sono anche i maestri del Novecento come Fontana, dalla Galleria Cardi, Burri,
dalla Tornabuoni, e Balla, ancora dalla Antonacci–Lapicci-
Equilibri
Sempre più rilevante il
peso degli Stati Uniti e
di compratori
dai Paesi del Golfo
rella. In tutto, il drappello italiano (sempre alle prese con la
necessità di rinnovate regole
sull’Iva e sulla vendita all’estero) è composto da una ventina
di galleristi, ma decine sono gli
stranieri che espongono pezzi
italiani. L’opera più pregiata,
tuttavia, dovrebbe risultare un
Libro d’ore dei fratelli Limbourg, tra i più noti miniaturisti del Rinascimento, già autori
del celebre Libro d’ore del Duca
di Berry.
Veniamo al secondo aspetto,
l’irrilevanza europea nello
scambio dell’arte, specie dopo
la crisi finanziaria iniziata nel
2008 in America. Con i più ricchi investitori già in Usa, Cina,
Russia ed Emirati — come la
sceicca Mayassa Al Thani sorella del proprietario del club calcistico del Paris Saint Germain
— anche il Tefaf ha deciso di
salpare verso le Terre d’oltremare, aggiungendo a Maastri-
cht due appuntamenti negli
Usa. «Il primo Tefaf a New York
sarà nel mese di ottobre e si
concentrerà sull’arte dall’antichità al XX secolo; il secondo,
quello del maggio 2017, sull’arte e il design moderno e contemporaneo», ha dichiarato
l’amministratore delegato di
Tefaf, Patrick van Maris, e «i
nostri espositori hanno espresso in numerose occasioni la necessità e il desiderio di una
piattaforma negli Stati Uniti,
come hanno fatto molti collezionisti privati e istituzionali».
Non solo l’industria, ma persino l’arte se ne va, prima in
America, poi, forse, negli Emirati, come del resto stanno facendo i musei, Louvre in testa.
È la legge del capitalismo, i Paesi ricchi possono comprare
ma questo non assicura che diventeranno dei creatori d’arte.
«Può sorgere — si chiedeva
tempo fa Susan Moore sul “Financial Times” — una creatività regionale ad Abu Dhabi oppure a Hong Kong, dove non
esiste l’educazione artistica
nelle scuole?».
Al Tefaf la parte espositiva è
delegata a una mostra di artisti
contemporanei curata dall’«indipendente» (come piace nel
settore) Mark Kremer. È intitolata Show Your Wound e si riferisce al lavoro presentato da Joseph Beuys a Monaco nel 1976
dal titolo Zeige Deine Wunde
(Mostra la tua ferita). Quest’opera era una stanza con cinque coppie di oggetti: due barelle per cadaveri, due lastre di
vetro rivestite con grasso, due
scatole di zinco con un termometro e una provetta contenente un cranio di uccello, due
forcelle in ferro battuto e, infine, due copie del giornale
«Lotta Continua». In questa
mostra, il londinese John Murphy (1945), della galleria (ovviamente indipendente) Nadja
Vilenne esporrà Cadere. Waste
and Cadavers All del 2015, dove
pure dei poveri italianissimi
pulcinella diventano una specie di stupratori.
In Olanda
 Il Tefaf si
svolgerà al
Maastricht
Exhibition &
Congress
dall’11 al 20
marzo
 Gallerie
straniere che
vendono arte
italiana:
Beddington,
Dickinson,
Fergus Hall,
Maison D’Art,
Rob Smeets,
Lawrence
Steigrad,
Altomani &
Sons,
Veronique
Bamps,
Blumka, Julius
Bohler,
Eguigurem, Les
Enlumines,
Carlton Hoobs,
Daniel Katz,
Geignards
Antiques,
Kugel, Lopez
De Aragon,
Rebringer,
Tomasso
Brother,
Wartski, Joan
Wijermars,
Yates Trebosc - Van
Lelyveld,
Galerie Reha,
Cahn
International,
Rupert Wace,
Doy & Faber,
Artur Roman
Art e Nicolas
Teenwisse
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Memorie L’ex modella, legata dieci anni allo scrittore dei «Versi satanici», lo descrive come un uomo freddo, insicuro, geloso e ossessionato dal sesso
Scene (brutte) da un matrimonio, Padma demolisce Rushdie
di Matteo Persivale
U
no scrittore di successo inseguito
dalla condanna a morte di un
ayatollah conosce una bellissima
modella, brillante e poliglotta, a una festa. I due si innamorano, vanno a vivere
insieme; lui le porta la colazione a letto
ogni mattina, mano nella mano compaiono alle feste più esclusive di Manhattan. Lui, una sera, le presenta la band di
un suo amico irlandese: gli U2. Soltanto
Danielle Steel, dall’alto dei suoi 800 milioni di copie, riuscirebbe a raccontare
una storia simile senza cadere nei cliché
più biechi del genere d’appendice: d’altronde la storia d’amore — e il matrimonio — tra Salman Rushdie, autore de I
versi satanici, e Padma Lakshmi, ex modella e presentatrice televisiva (Top
Chef) sembrava davvero troppo bella per
essere vera: dieci anni d’amore (il matrimonio ne è durato cinque, prima del divorzio nel 2009). Ora Lakshmi, in un libro, racconta l’altra faccia di quella storia
d’amore, e dal mood alla Danielle Steel si
passa decisamente a quello dell’Ingmar
Bergman di Scene da un matrimonio.
Rushdie viene descritto come un uomo insensibile, freddo, ossessionato dal
sesso. Le liti continue, l’aridità di lui, le
sue numerose meschinità. Lui che definisce lei «un cattivo investimento»
quando la moglie rifiuta le sue avance;
lui che arriva a sostenere che la malattia
della moglie — l’endometriosi — sia in
realtà una scusa per non fare sesso. Le
scenate di gelosia. I silenzi. Proprio l’endometriosi della modella è stata la causa
del litigio finale, scrive Lakshmi: lei tornò a casa dalla clinica dopo un intervento di 5 ore e il giorno successivo lui partì
per un viaggio di lavoro spiegando che
VkVSIyMjVm9sb0Vhc3lSZWFkZXJfQWRuIyMjZi5hbnRvbmFjY2kjIyNDb3JyaWVyZSBkZWxsYSBTZXJhIyMjMDgtMDMtMjAxNiMjIzIwMTYtMDMtMDhUMTE6NTI6MDBaIyMjVkVS
«the show must go on», (lei, e questo è
un tocco alla Jackie Collins, appena fu in
grado di camminare si recò non dal medico a togliere i punti di sutura ma da un
avvocato divorzista: fine della storia).
La fama di Rushdie come marito e
compagno non è buona: le testimoni
d’accusa cominciano a essere numerose.
I quattro matrimoni del romanziere —
con Clarissa Luard dal 1976 al 1987, con
Marianne Wiggins dal 1988 al 1993, con
Elizabeth West dal 1997 al 2004; e l’ultimo con Padma — sono sempre finiti
malissimo, con accuse poco simpatiche.
L’identikit è più o meno sempre quello:
un uomo insicuro, geloso, meschino,
ossessivo e fissato con il sesso, puntiglioso e arrogante. Anche l’ultima compagna Pia Glenn ha detto di lui dopo la
fine della storia cose molto cattive («è
immaturo e codardo»), guadagnandosi
una risposta adeguatamente acida che
Qui sopra: Padma Lakshmi
(1970), volto della tv. In alto: lo
scrittore Salman Rushdie (1947)
pare uscita da una pagina di Joseph Anton, l’autobiografia di Rushdie: «Pia è
una donna instabile che porta sempre
con sé un grande secchio radioattivo
pieno di stress».
Proprio in Joseph Anton Rushdie aveva scritto di quella modella «americana
di origine indiana che aveva grandi ambizioni e progetti segreti», dal «regale
narcisismo», affetta da sbalzi d’umore e
avida, «tanto ambiziosa da cancellare
ogni altro sentimento», sincera nell’ammettere di portare «dentro una “me” cattiva che fa cose cattive». Rushdie aveva
anche scritto della fine di quella storia:
«Alla fine l’ha persa, ma è stato meglio
veder svanire un’illusione e vivere nella
realtà del mondo come è davvero. Aveva
capito che nessuna donna avrebbe potuto trasformare il mondo come lui avrebbe voluto che fosse».
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