Programma - Orchestra Sinfonica Nazionale
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Programma - Orchestra Sinfonica Nazionale
19 ° GIOVEDÌ 7 APRILE 2016 ore 20.30 VENERDÌ 8 APRILE 2016 ore 20.3 0 JURAJ VALČUHA | Direttore TONI SERVILLO | Narratore BRENDEN GUNNELL | Tenore SONIA GANASSI | Mezzosoprano ALFRED MUFF | Baritono MARKO MIMICA | Basso-baritono MATTEO MEZZARO | Tenore CORO FILARMONICO DI BRNO PETR FIALA | Maestro del coro Prokof’ev Stravinskij 19 ° GIOVEDÌ 7 APRILE 2016 ore 20.3 0 VENERDÌ 8 APRILE 2016 ore 20.3 0 JURAJ VALČUHA | Direttore TONI SERVILLO | Narratore BRENDEN GUNNELL | Tenore (Edipo) SONIA GANASSI | Mezzosoprano (Giocasta) ALFRED MUFF | Baritono (Tiresia) MARKO MIMICA | Basso-baritono (Creonte e Messaggero) MATTEO MEZZARO | Tenore (Pastore) CORO FILARMONICO DI BRNO PETR FIALA | Maestro del coro Sergej Prokof’ev (1891-1953) Sinfonia n. 1 in re maggiore op. 25 Classica (1917) Allegro Larghetto Gavotta. Non troppo allegro – Poco meno Finale. Molto vivace Durata: 15’ ca. Ultima esecuzione Rai a Torino: 20 gennaio 2012, Leonidas Kavakos. Il concerto di giovedì 7 aprile è trasmesso in collegamento diretto su Rai 5, su Radio 3 per il programma “Radio 3 Suite”, in streaming audiovideo su www.osn.rai.it. La ripresa televisiva è effettuata dal Centro di Produzione Rai di Torino. Il programma è replicato domenica 10 aprile a Modena, Teatro Comunale Luciano Pavarotti e lunedì 11 aprile a Ferrara, Teatro Comunale Claudio Abbado. Igor Stravinskij (1882-1971) Œdipus Rex, opera–oratorio in due atti su testo di Jean Cocteau, tradotto in latino da Jean Daniélou, dalla tragedia di Sofocle (1965) Prologo (narratore) Atto I Atto II Durata: 53’ ca. Ultima esecuzione Rai a Torino: 5 febbraio 1999, Jeffrey Tate, Alberto Gozzi, Thomas Moser, Marjana Lipovšek, Günter von Kannen, Franz-Joseph Kapellmann, Richard Edgar-Wilson, Athestis Chorus, Filippo Maria Bressan. SERGEJ PROKOF’EV Sinfonia n. 1 in re maggiore op. 25 Classica La difficile arte della strumentazione Nel 1908 Sergej Prokof’ev aveva 17 anni e studiava al Conservatorio di San Pietroburgo. A marzo sostenne gli esami previsti dal suo corso e riportò un voto ai limiti della sufficienza nella prova di strumentazione per orchestra. Proprio in questa materia era allievo di Rimskij-Korsakov, il geniale orchestratore che tutti conosciamo. Nonostante le indubbie qualità, le sue lezioni non riuscirono a far presa su Prokof’ev, che dichiarò: “Superai il corso di strumentazione, ma solo cinque o sei anni più tardi, quando composi ogni anno un pezzo per orchestra, imparai a strumentare in modo decente. Sebbene fossi sinceramente preso da Rimskij-Korsakov, non ero a quel tempo capace di approfittare dello splendido sapere che emanava da lui”. Così il suo primo tentativo di comporre una sinfonia, proprio nell’estate di quell’anno, si risolse in un fallimento colossale: il suo linguaggio fu unanimemente criticato e considerato immaturo, specie nella strumentazione. Prokof’ev non si perse d’animo, proseguì i suoi studi e anzi, dieci anni dopo, trascrisse per pianoforte il secondo tempo di quella Sinfonia in mi minore e lo inserì nella sua Sonata n. 4. Non pago, nel 1934 lo ritrascrisse per orchestra e ne fece l’Andante op. 29 bis. L’estate seguente, dopo aver ottenuto il diploma di composizione, ritentò la prova e scrisse la Sinfonietta op. 5: l’opera è scritta in modo disinvolto e risulta piacevole, ma la versione originaria è andata perduta; se ne conoscono solo i due rifacimenti del 1914 e del 1929. Per valutare l’evoluzione delle capacità di Prokof’ev nella strumentazione bisogna attendere le opere successive. La sua formazione si completò: ottenne il diploma di direzione d’orchestra e di pianoforte; vinse anche il Premio Rubinštein del Conservatorio di San Pietroburgo, grazie all’esecuzione del suo Concerto op. 10, fresco di stampa. Visitò Parigi, Londra e la Svizzera accompagnato dalla madre che gli aveva offerto il viaggio come premio per il compimento degli studi. Il grande impresario dei Balletti russi Djagilev gli ordinò le musiche per un balletto su temi popolari russi, ma la partitura non vide mai la luce in forma di balletto e si trasformò nella Suite scita: opera di grande esuberanza timbrica e ritmica. I problemi con l’orchestrazione potevano finalmente dirsi risolti quando Prokof’ev decise di scrivere la sua prima autentica sinfonia. Nascita della Sinfonia Classica Prokof’ev passò gli anni della prima guerra mondiale e della Rivoluzione Russa a San Pietroburgo. Così descrisse nella sua autobiografia le circostanze in cui nacque la Sinfonia Classica: “L’estate del 1917 la trascorsi solo in campagna, vicino a San Pietroburgo, leggendo Kant e lavorando moltissimo. Di proposito non avevo portato con me il pianoforte, perché desideravo provare a comporre senza di esso. Sino a quell’epoca avevo sempre composto al pianoforte, ma avevo pure notato che il materiale tematico composto facendone a meno era spesso migliore […]. Di qui nacque la tentazione di scrivere un’intera sinfonia senza ricorrere a questo strumento nella convinzione che l’orchestra potesse così suonare naturale”. Alla luce delle difficolta già dimostrate nella strumentazione, si potrebbe pensare che Prokof’ev volesse proprio evitare di strumentare materiali pianistici. Probabilmente anche lo sfortunato primo esempio della Sinfonia in mi minore nacque al pianoforte, e al pianoforte ritornò, trasformandosi in materiale per la Sonata n. 4. È come se Prokof’ev imprimesse un marchio ‘pianistico’ alle musiche nate su questo strumento, che ne rendeva difficile la trascrizione orchestrale. Per ovviare a questo problema Prokof’ev scrisse la Sinfonia Classica senza l’ausilio del pianoforte, e questo influì anche sulla “classicità” dello stile: “Di qui anche l’origine del progetto di una sinfonia nello stile di Haydn; giacché avevo molto approfondito la tecnica haydniana con Čerepnin [il suo maestro di composizione], sapevo di muovermi su di un terreno sufficientemente familiare da potermi avventurare nel difficile viaggio senza pianoforte”. Anche se è necessario considerare che il programma creativo di tipo classico dipende dalla convinzione di Prokof’ev che: “se Haydn fosse vissuto ai giorni nostri avrebbe serbato parte del suo vecchio stile, pur accettando nello stesso tempo qualcosa di nuovo”. Il suo progetto era dunque riportare in vita Haydn attraverso se stesso e metterlo all’opera nel 1917, alla luce di tutte le nuove acquisizioni del linguaggio musicale. Un programma che può sembrare ludico o presuntuoso. Il risultato è la sinfonia di maggior successo tra le sette di Prokof’ev. Paolo Cairoli (dal programma di sala del 25 maggio 2006) IGOR STRAVINSKIJ Œdipus Rex, opera–oratorio in due atti su testo di Jean Cocteau, tradotto in latino da Jean Daniélou, dalla tragedia di Sofocle Nel definire Œdipus Rex opera-oratorio è lo stesso Stravinskij a proporre una delle ambiguità da cui la drammaturgia del lavoro trae i maggiori elementi di originalità e di interesse. Ma ambiguità non significa necessariamente contraddizione e nelle reciproche limitazioni con cui l’autore li intende, i due termini possono coesistere dando luogo a un organismo coerente. In quanto opera Œdipus conserva e sfrutta un’organizzazione musicale costruita per arie. duetti e parti corali, ma secondo il taglio di una struttura a pezzi chiusi, vicina alla tradizione della settecentesca opera seria e in radicale opposizione al dramma musicale ottocentesco. La struttura operistica vuole essere tuttavia calata nella monumentalità e nella staticità dell’oratorio e come tale Œdipus Rex possiede una continuità narrativa garantita dagli interventi di uno Speaker. Un narratore chiamato a connettere le differenti sezioni musicali percorrendo una traccia degli avvenimenti e spesso anticipando il contenuto del successivo brano cantato, in modo da escludere effetti di sorpresa e nello scoperto tentativo di collocare la vicenda entro la dimensione di una indifferenza epica. Esiste dunque un io-personaggio-narratore, di norma assente nel teatro (e presente invece nella narrativa e nel romanzo), che impone una sua presenza oggettiva e onniscente. In questo senso non si può dire che il dramma, del resto universalmente noto, avvenga sotto i nostri occhi, che l’intreccio si formi nella autonomia dei personaggi e la tragedia «mimesi di un’azione (sia compiuta da un certo numero composizione di persone che agiscono», come voleva Aristotele nella Poetica. Non che la tragedia si compia, ma che essa si affermi come mate ria pre-esistente ed eterna è ciò che deve emergere con la maggior evidenza. Questa circostanza si pone alla radice dell’interesse di Stravinskij nei confronti del mito: nessuno sarebbe più lontano di lui dall’idea, del resto tipicamente germanica, che il mito si possa “elaborare”. Corrispondono a questa prospettiva una messa in scena e una resa teatrale in cui tutto deve svolgersi in primo piano e senza effetti di profondità; dove a Creonte e Giocasta si chiede di trovarsi in scena, non già di entrare, a Edipo di essere costantemente presente e a ciascuno, tranne Tiresia, il Pastore e il Messaggero, il volto coperto da maschere e “prigionieri” dei loro costumi, di non lasciar trapelare che scarni movimenti della testa e delle braccia. La riduzione in superficie dell’apparenza scenica, la sua drastica spazializzazione è coerente con una drammaturgia senza tempo, in cui la vicenda del mito ha assorbito ogni decorso temporale e s’immagina distesa secondo una scansione di perenne e immutabile eternità. Con una finalità poetica che, almeno nelle intenzioni, aspira a un teatro musicale ritualizzato in una forma impersonale e oggettiva. Œdipus Rex e la cultura francese Stravinskiano fino alle midolla, basterà pensare al carattere composito degli episodi musicali dove non ci si fa scrupolo alcuno nell’attingere alle più eterogenee fonti stilistiche, da Händel all’opera russa (anche quella propria), Œdipus Rex deve molto tuttavia alle influenze dell’ambiente intellettuale francese. In un modo che rappresenta una delle più interessanti implicazioni estetiche della sua opera, forse non ancora studiate con la necessaria ampiezza, la concezione poetica di Œdipus è alla confluenza fra quanto è possibile ricondurre alla cultura russa, dalle tesi di Mejerchold su un teatro “statico” alle teorie dei formalisti (i concetti di “parodia” e di “straniamento”) e ciò che deve alle trasformazioni avvenute nel teatro francese durante il decennio 1920-30. Complice lo spirito delle avanguardie artistiche, dal futurismo a Dada al surrealismo. Certo, la rivoluzione teatrale di quegli anni è l’esplosione di uno spirito anarchico, l’apparire di una eversione contro i valori tradizionali, di una rivolta contro le norme del comportamento sociale; l’espressione di un teatro che ha fra i suoi scopi quello di sconvolgere il pubblico e di distruggere le barriere fra attore e spettatore. In questo, niente a che vedere, anzi in qualche misura una opposizione, con Œdipus Rex . Vi è però un aspetto comune e decisivo. Fra i principali bersagli contro cui è diretto quello spirito di rinnovamento sono le convenzioni del linguaggio, c’è il potere sovrano, l’onnipotenza della parola. I manifesti di Artaud sul suo “teatro della crudeltà” aggrediscono l’idea un teatro realista in favore di un teatro elementare, si scagliano contro la psicologia e contro la semantica logica della lingua, mirano ad un radicale superamento del teatro psicologico occidentale fondato sulla parola. Qualcosa era già stato anticipato da Cocteau, personaggio centrale nella cultura francese di quel decennio e a cui Stravinskij si rivolge per il testo di Œdipus. Tipico enfant terrible, spesso fumoso, ma nelle sue espressioni più lucide e coerenti, ispiratore di un teatro essenziale, di un teatro fondato sull’ordine, sulla misura, sulla perfezione minuziosa del gesto e in grado di cancellare ogni parvenza di misticismo (anche quelle che gli sembrava di cogliere non solo va da sé in Wagner, ma pure nel Sacre). Non mancarono incomprensioni e disappunti, specie a posteriori come è spesso avvenuto a Stravinskij, ma a Cocteau, di cui aveva ammirato una riduzione dell’Antigone e al quale aveva chiesto non un’azione drammatica ma «una natura morta», si deve in particolare un’idea tipica della sua idea di teatro “a distanza” com’è quella del narratore. Stravinskij e il mito greco Con Œdipus Rex inizia quella che Gianfranco Vinay chiama la tetralogia greca di Stravinskij. Seguiranno poi, Apollon Musagète, Perséphone e, a chiusura di un ciclo ventennale, Orpheus. Ma se vogliamo già il Sacre è impastato con una vicenda mitica, sia pure di differente provenienza. Vi è qualcosa di sconcertante nell’attrazione che Stravinskij prova per il mito. Ogni mito racconta un conflitto in cui è impresso un nucleo tragico, ogni racconto mitologico configura una sorta di dramma. Tragico è già il destino dell’Eletta nella Sagra della Primavera, l’Eletta che danza fino alla morte in un rito pagano simbolo del rigenerarsi della natura. Tragica, se ve n’è una, è la sorte di Edipo, schiacciato da un fato che gli ordisce con precisione geometrica una trama di terrificanti coincidenze e lo spinge ad accecarsi nel momento in cui la verità si palesa. Essa è luce abbagliante alla quale è impossibile resistere (secondo Cocteau e Stravinskij, al progredire della rivelazione la scena di Œdipus doveva progressivamente illuminarsi; a quel punto irrompe la fanfara di ottoni, le trombe della 2Oth Century Fox, secondo l’ironia dello stesso autore, ad annunciare il Messaggero). Di fronte a questo l’atteggiamento di Stravinskij è d’inquietante duplicità: vi è l’attrazione per un universo barbaro e primitivo e indubbio sembra essere il richiamo esercitato da questo nucleo tragico. Altrettanto forte è tuttavia l’istinto a relegarlo e a prenderne le distanze. Quasi che il tragico fosse una sorta di eresia, il disordine che corrompe, l’imperfezione che mina la perfezione delle storie. La perfezione è invece ciò che gli sta a cuore, la cristallizazione subita nel tempo dal racconto mitico, la sua pietrificazione. Per questo e con assoluta coerenza gli viene in mente di tradurre il testo in latino (lo farà, magistralmente, un singolare e coltissimo personaggio, l’ecclesiastico Jean Daniélou, futuro cardinale). Non c’entra nulla ciò che sempre si ripete sulla valenza antiromantica del mito (perché diavolo si doveva combattere il Romanticismo nel 1926-27) e ben poco conta il ruolo del mito in funzione antiespressiva. Diverse e altrimenti profonde sono le suggestioni. Il rapporto che Stravinskij nutre nei confronti del mito classico non è molto diverso da quello che ha con il sacro. Sacro è quanto ci è stato tramandato come dogma: anche qui una trama, un ordito rigidamente geometrico, l’idea di un determinismo assoluto. Qualcosa che aderisce millimetricamente a ciò in cui gli sembra consistere il compito della musica: “la musica ci è data per porre ordine alle cose”. Ne viene che, paradossalmente, ciò che lo attira, nel mito come nella sacralità, nella religione come dogma, è una insospettabile sostanza razionale; razionalità non all’origine, ma, per così dire, seconda, razionalità che nasce dall’essere immutabile, dal concretarsi lungo il corso dei secoli come verità indiscutibile e indiscussa. È questa razionalità ad affrancare il tragico. Ha scritto Thomas Mann che le due vocazioni contraddittorie del dramma wagneriano sono mito e psicologia; e dicendo psicologia intendeva anche l’anticipazione geniale di una “psicologia del profondo”. Stravinskij è mito senza psicologia. (Inutile dire che è ancor più mito senza “psicologia del profondo”. Ma non è singolare che ad interessarlo sia la vicenda più canonica che la psicoanalisi ha tratto dal mito?). I personaggi e la musica I quattro principali interventi corali configurano l’intera costruzione musicale di Œdipus Rex secondo una forma a specchio: Severa e barocca, sulla ripresa delle fiammeggianti scale iniziali, la frase del Messaggero trova nel coro, Mulier in vestibulo, una replica proterva e cruda, l’eccitazione ritmica decisamente “bassa” della più irriverente tarantella. ATTO I Coro iniziale della peste (scandito dal trio arpa-piano-timpano) Gloria in lode della regina Giocasta Lo scarto C’è un momento in cui i presupposti estetici di Œdipus si sgretolano: l’operaoratorio, la neutralità espressiva, il prevalere della persona del destino sul destino delle persone, la cristallizzazione e l’affrancamento dal valore semantico delle parole. È l’aria di Giocasta al principio del secondo atto. L’ingresso, in tempo moderato e sullo sfondo di un’arpa e tre flauti, è da gran dama, seduttrice e illuminata regina che rimprovera i re di non avere nient’altro di meglio che litigare nella città in preda alla peste. All’avviarsi del canto dopo il declamato la sua linea vocale si aggroviglia di cromatismi, si fa sinuosa e alla transizione verso un tempo più vivo cominciano ad emergere, impertinenti, i legni. Non si sfugge all’evidenza di ascendenze verdiane (Massimo Mila riconosce una vicinanza con l’aria di Violetta nel primo atto di Traviata; vi aggiungerei, nel persistente “doppio” offerto dal clarinetto, una filiazione con la più grande aria da opera seria composta da Mozart, “Non più di fiori” dalla Clemenza di Tito). Lo snodo è nel celebrato Oraculà, oraculà con l’accompagnamento orchestrale a note ribattute che ricordano il “tema del destino” della Quinta e realizzano, comunque, una formuletta di folgorante convenzionalità. In questo slittamento dell’accento che rende grottesca la parola, si fondono l’irrisione che sfiora l’empietà e il terrore. Riconosciamo empia Giocasta perché diffida e invita Edipo a diffidare degli oracoli, voce del fato, voce ispirata dal dio. Ed è terribile perché l’argomento che adduce contro l’oracolo apre la via alla verità e il sostantivo Trivium, rimormorato dal coro, si insinua nel cervello di Edipo come una rivelazione. È il momento in cui il binomio opera-oratorio si spezza, l’opera prende il sopravvento. L’assioma a cui ci si opponeva, che nel teatro, anche nel teatro musicale, l’azione sia portata avanti dai personaggi, torna a far valere i suoi diritti. L’idea che «comporre musica su un linguaggio convenzionale, quasi rituale» impedisse di sentirsi «dominati dalla frase, dalla parola in senso stretto» si è ritorta contro. Per quanto contraffatta, anzi proprio per questo, la parola non si riduce a puro valore fonetico, ma s’infiltra, significa, racconta, allude. Si è generato uno scarto che produce espressione e investe lo spettatore di un’emozione inattesa. Scarto fra i termini del discorso, la parola colata nello «stampo immutabile» di una lingua cristallizzata, puro fonema che non richiederebbe «alcun commento», e il senso, il “peso specifico” che nella musica ha finito per assumere. Inconsapevole rivincita, a contatto con la materia per eccellenza freudiana, non diciamo della psicologia, ma dell’inconscio? ATTO Il Ripetizione del Gloria ripresa del coro iniziale (scandito da violoncelli e contrabbassi) A B B A Nonostante questa disposizione contribuisca all’idea di un’opera pietrificata (ma assai meno il contenuto musicale di quei cori), gli interventi vocali non si sottraggono all’imperativo da sempre vigente nel teatro musicale di una definizione dei caratteri. Sarà vero, come si legge in uno dei suoi più brillanti bon mot, che «il mio pubblico non è indifferente al destino delle persone, naturalmente, ma credo sia assai più coinvolto dalla persona del destino, la cui raffigurazione può avvenire unicamente grazie alla musica». Ma nemmeno quella musica del destino può evitare di compromettersi con il destino dei personaggi. Il registro acuto di tenore, il suo canto melismatico e di matrice russa, fanno di Edipo un protagonista molle e esitante; il suo momento più fatuo sono i vocalizzi sulla parola skiam in Nonne monstrum, quando ormai con le parole del Messaggero e del Pastore la verità si sta facendo vicina. E anche la sua aria del primo atto, invidia fortunam odit, nonostante il significato di versi fra i migliori del testo, non è espressione di uno sdegno ma mozione degli affetti. Spesso, e non solo con lui, la parte vocale viene rifratta da una presenza strumentale, quasi sempre uno strumento della famiglia dei legni: un clarinetto, un fagotto, come nell’aria di Tiresia. Spesso veicolo di valori del tutto estranei agli avvenimenti e pure presenze musicali, qualche volta apporti partecipi, come appunto l’impacciato fagotto nelle rivelazioni di Tiresia. Tuttavia è in un solo di timpano in dialogo con il declamato di Edipo, nel momento, l’unico suo di una qualche grandezza, in cui ricostruisce il suo passato, Ego senem kekidi, che si realizza la coincidenza più arcana fra i due ruoli di queste apparizioni strumentali. Solo con l’ultimo verso che pronuncia, Lux facta est, il canto di Edipo diventa da melismatico piano e rettilineo. Poiché quel tipo di declamazione, in versione meccanica e ottusa, appartiene a Creonte, che, come scrive Stravinskij, sta dalla parte degli dei, quel gesto è da intendersi come segno di supina accettazione. Mentre la vocalità del Pastore, spigolosa nonostante gli strumenti pastorali, conduce a un’ambientazione inequivocabilmente russa, il più spregiudicato fra gli avvicendamenti stilistici tipici del cosiddetto periodo neoclassico, è, poco dopo, l’antifona fra il Messaggero e il coro Divum Jocastae caput mortuum. Ernesto Napolitano dal programma di sala del 4 febbraio 1999 IGOR STRAVINSKIJ Œdipus Rex, opera-oratorio in due atti Libretto [Il testo di Stravinskij e Cocteau, tradotto in latino da Jean Daniélou, conserva la lettera K in luogo della C quando questa si trovi davanti a I o E, come riportato in partitura.] PROLOGO NARRATORE State per ascoltare una versione in latino di Edipo Re. Per evitare di affaticarvi l'udito e la memoria e poiché nell'opera oratorio le scene sono fissate in una certa monumentalità, io discretamente vi anticiperò i momenti salienti del dramma di Sofocle. Senza esserne cosciente Edipo è alle prese col volere imperscrutabile ed arbitrario degli dei che fin dalla nascita gli tendono un laccio che voi qui vedrete stringersi inesorabilmente. Ecco il dramma: la città di Tebe è malata, spaventata. Dopo la Sfinge, la peste. Il coro supplica Edipo di salvare la sua città. Edipo, colui che ha vinto la Sfinge, promette. ATTO I CORUS Kaedit nos pestis, Theba peste moritur. E peste serva nos qua Theba moritur. Œdipus, adest pestis; e peste libera urbem, urbem serva morientem. CORO Ci uccide la, peste, di peste, Tebe muore. Dalla peste salvaci di cui Tebe muore. C'è la peste, Edipo; dalla peste libera la città, salva la città che muore. ŒDIPUS Liberi, vos liberabo a peste. Ego clarissimus Œdipus vos diligo, eg' Œdipus vos servabo. EDIPO Figli, vi libererò dalla peste. Io, l'illustre Edipo vi amo, io, Edipo, vi salverò. CORUS Serva nos adhuc, serva urbem, Œdipus; serva nos, clarissime Œdipus! Quid fakiendum, Œdipus, ut liberemur? CORO Salvaci ancora, salva la città, Edipo; salvaci, famosissimo Edipo! Che fare, Edipo, per essere liberati? ŒDIPUS Uxoris frater mittitur oraculum consulit, deo mittitur Creo; EDIPO Fu inviato il fratello di mia moglie a consultare l'oracolo, al dio Creonte fu inviato; oraculum consulit, quid fakiendum consulit. Creo ne commoretur. (Créon parait) consulta l'oracolo, chiede che fare. Che Creonte non indugi. (compare Creonte) CORUS Vale, Creo! Audimus. Vale, Creo! Kito, Kito. Audituri te salutant. CORO Salve Creonte ti ascoltiamo Salve Creonte! Presto, presto, pronti a udirti ti salutiamo. NARRATORE Ecco Creonte, cognato di Œdipus . Creonte torna in città dopo aver consultato l'oracolo. L'oracolo esige che sia vendicata l'uccisione di Laio e l'oracolo rivela che l'assassino si nasconde in Tebe. Ad ogni costo bisogna scoprirlo. Œdipus si vanta della sua abilità nello sciogliere gli enigmi. Egli scoprirà e scaccerà l'assassino. CRÉON Respondit deus: Laium ulkiski, skelus ulkiski; reperire peremptorem. Thebis peremptor latet, Latet peremptor regis, reperire opus istum; luere Thebas, Thebas a labe luere, kaedum regis ulkiski, regis Laii perempti, Thebis peremptor latet. Opus istum reperire, quem depelli deus jubet. Jubet deus peremptorem depelli. Peste infìkit Thebas. Apollo dixit deus. CREONTE Rispose il dio: Vendicare Laio, vendicare il delitto; trovare l'assassino. In Tebe si cela l'assassino. Si nasconde l'assassino del re, lo si deve trovare, purificare Tebe, dall'infame macchia lavare Tebe, vendicare l'assassino ael re, del re Laio ucciso. In Tebe si cela l'assassino. E necessario trovare costui, che il dio ordina di scacciare. Ordina il dio di scacciare l'assassino. Di peste Tebe muore. Così disse Apollo, il dio. ŒDIPUS Non reperias vetus skelus, Thebas eruam. Thebis incolit skelestus. EDIPO Se non scoprirai l'antico delitto, metterò Tebe sottosopra. In Tebe vive lo scellerato. CORUS Deus dixit, tibi dixit. CORO (Così) parlò il dio, a te parlò. ŒDIPUS Tibi dixit. Mihi debet se dedere. Opus vos istum deferre. EDIPO A te parlò. A me deve consegnarsi. Dovete denunciarlo. Thebas eruam, Thebis pellere istum. Vetus skelus non reperias. Metterò Tebe sottosopra. Lo si deve cacciare da Tebe. Non scoprirai l'antico delitto. CORUS Thebis skelestus incolit. CORO In Tebe vive lo scellerato. ŒDIPUS Deus dixit... Sphynga solvi, carmen solvi, ego divinabo, iterum divinabo, clarissimus Œdipus, Thebas iterum servabo. Eg'Œdipus carmen divinabo. EDIPO Parlò il Dio... Sciolsi l'enigma della Sfinge, ancora una volta indovinerò, io, illustre Edipo, salverò nuovamente Tebe. Io, Edipo, indovinerò l'enigma. CORUS Solve! Solve! Œdipus, solve! CORO Scioglilo, Edipo, scioglilo! ŒDIPUS Pollikeor divinabo. Clarissimus Œdipus, pollikeor divinabo. EDIPO Prometto che indovinerò (la verità). Io, l'illustre Edipo, indovinerò l'enigma. NARRATORE Œdipus interroga la fonte della verità: Tiresia, il vate. Tiresia sa che ormai gli dei senza cuore si prendono gioco di Œdipus ed evita di rispondergli. Questo silenzio irrita Œdipus. Egli accusa Creonte di volere il suo trono e Tiresia d'esserne il complice. Sdegnato per questa ingiusta accusa Tiresia si decide a parlare. Ecco l'oracolo: l'assassino del re è un re! CORUS Delie, exspectamus. Minerva filia Jovis, Diana in trono insidens, et tu, Phaebe insignis iaculatur, succurrite nobis. Ut praekeps ales ruit malum et premitur funere funus et corporibus inhumata. Expelle, everte in mare atrocem istum Martem qui nos urit inermis dementer ululans. Et tu, Bakke, cum taeda advola nobis urens infamem inter deos deum. (Tiresias parait) CORO Dio di Delo, siamo in attesa, Minerva, figlia di Giove, Diana, che siedi sul trono, e tu Febo, illustre arciere, veniteci in aiuto. Come rapido alato si avventa il morbo e morte segue incalzando morte, e corpi si accatastano su corpi insepolti. Scaccia, respingi nel mare questo spaventoso flagello, che ci tormenta senza armi, con folle ululato. E tu Bacco, affrettati con la fiaccola bruciando questo dio ignobile tra gli dei. (compare Tiresia) Salve, Tiresia, homo dare, vates! Die nobis quod monet deus, die kito, sacrorum docte, die! Salve Tiresia, uomo illustre, vate, Dicci ciò che il dio consiglia, parla presto, tu, che conosci il sacro! TIRESIA Dikere non possum, dikere non licet, dikere nefastum; Œdipus, non possum, Dikere ne cogas, cave ne dicam. Clarissime Œdipus, takere fas. TIRESIA Non posso parlare non è lecito parlare, empio è parlare; Edipo, non posso. Non costringermi a parlare, bada ch'io non parli. Illustre Edipo, è doveroso tacere. ŒDIPUS Takiturnitas te acusat: tu peremptor. EDIPO Il silenzio ti accusa: tu sei l'assassino. TIRESIA Miserande, dico, quod me acusas, dico. Dicam quod dixit deus; nullum dictum kelabo; inter vos peremptor est, apud vos peremptor est, cum vobis, vobiscum est. Regis est rex peremptor. Rex kekidit Laium, rex kekidit regem, deus regem acusat; peremptor rex! Opus Thebis pelli regem. Rex skelestus urbem foedat, rex peremptor regis est. TIRESIA Infelice, parlo. Poiché mi accusi, parlo. Dirò ciò che il dio disse; non un detto nasconderò: tra voi è l'assassino, insieme con voi. Un re è l'assassino del re, Il re uccise Laio, Il re uccise il re, l'assassino è il re! Bisogna cacciare da Tebe il re. il dio accusa il re, Un re colpevole insozza la città, l'assassino del re è un re. ŒDIPUS Invidia fortunam odit. Creavistis me regem. Servavi vos carminibus et creavistis me regem. Solvendum carmen cui erat? Tibi, homo dare, vates; a me solutum est et creavistis me regem. Invidia fortunam odit. Nunc vult quidam munus meum, Creo vult munus regis. Stipendarius es, Tiresia! EDIPO L'invidia odia, la buona sorte. Mi faceste re. Vi salvai dagli enigmi e mi faceste re. Chi doveva sciogliere l'enigma? Tu, uomo illustre, vate; io lo sciolsi e mi faceste re. L'invidia odia la buona sorte. Ora qualcuno vuole il mio posto, Creonte vuole diventare re. Prezzolato sei, Tiresia! Hoc fakinus ego solvo! Creo vult rex fieri. Quis liberavit vos carminibus? Amiki! Ego Œdipus clarus, ego. Invidia fortunam odit. Volunt regem perire, vestrum regem perire, clarum Œdipus dem, vestrum regem. (Jocaste parait) Questo delitto sono io che lo svelo! Creonte vuole diventare re. Chi vi liberò dagli enigmi? Amici! Io, l'illustre Edipo, io. L'invidia odia la buona sorte. Vogliono mandare in rovina il re, mandare in rovina il vostro re, l'illustre Edipo, il vostro re. (Compare Giocasta) CORUS Gloria Laudibus regina Jocasta in pestilentibus Thebis. Laudibus regina nostra. Laudibus Œdipus dis uxor. Gloria! CORO Lodi alla regina Giocasta In Tebe afflitta dalla peste. Lodi alla nostra regina. Lodi alla moglie di Edipo. Gloria! ATTO II NARRATORE La disputa dei principi attira Jocasta. Voi la udrete calmarli, rinfacciar loro di altercare in una città malata. Jocasta non dà, fiducia agli oracoli e porta le prove che gli oracoli mentono. Per esempio, il vaticinio affermava che il destino di Laio sarebbe stato di morire per mano di un figlio nato dalla loro unione. Ebbene, come si sa, lo uccisero dei predoni forestieri alla convergenza di tre strade. Trivio. Incrocio di strade, Trivium. Tenete a mente questa parola. Perché questa parola spaventa Œdipus . Egli ricorda che al suo arrivo da Corinto, prima di incontrarsi con la Sfinge, ha ucciso un vecchio all'incrocio di tre strade. E se quel vecchio era Laio, che fare ? Egli sa che non può tornare a Corinto. Egli sa che deve stare lontano dalla città, in cui vivono il padre Polibo e la madre Merope perché l'oracolo ha minacciato che un giorno egli ucciderà il padre e sposerà la madre. Œdipus ha paura. JOCASTA Nonn' erubeskite, reges, clamare, ululare in aegra urbe domestikis altercationibus? Nonn' erubeskite in aegra urbe clamare vestros domesticos clamores? Corani omnibus clamare, coram omnibus domesticos clamores nonn' erubeskite? Ne probentur oracula quae semper mentiantur. GIOCASTA Non arrossite di vergogna, o signori, a gridar e e urlare nella città malata per personali contese? Non vi vergognate a gridare nella città malata le vostre private liti? Gridare davanti a tutti, davanti a tutti discutere scompostamente private liti, gridare nella città malata, o signori, non arrossite di vergogna? Non si presti fede agli oracoli Oracula mentita sunt oracula. Cui rex interfìkiendus est? Nato meo. Age rex peremptus est. Laius in trivio mortuus. Ne probentur oracula quae semper mentiantur. Laius in trivio mortuus Cave oracula. che sempre mentono. Oracoli - mentirono gli oracoli. Chi doveva uccidere il re? Mio figlio. Ebbene, il re fu ucciso. Laio morì ad un trivio. Non si presti fede agli oracoli che sempre mentono. Laio morì ad un trivio. Guardati dagli oracoli. CORUS Trivium, trivium... CORO Trivio, trivio... ŒDIPUS Pavesco subito, Jocasta, pavesco maxime, Jocasta, audi: locuta es de trivio? Ego senem kekidi, cum Corintho exkederem, kekidi in trivio, kekidi, Jocasta, senem. EDIPO D'improvviso ho paura, Giocasta, una grande paura. Ascolta Giocasta: hai parlato di un trivio? Io uccisi un vecchio, venendo da Corinto, lo uccisi a un incrocio di tre strade, là, Giocasta, uccisi un vecchio. JOCASTA Oracula mentiuntur, semper oracula mentiuntur, Œdipus, cave oracula; quae mentiantur. Domum cito redeamus, non est consulendum. GIOCASTA Mentono gli oracoli, gli oracoli mentono sempre, Edipo, guardati dagli oracoli, che sono sempre falsi. Torniamo presto et casa, non li si deve consultare. ŒDIPUS Pavesco, maxime pavesco, pavesco subito, Jocasta; pavor magnus, Jocasta, in me inest. Subito pavesco, uxor Jocasta. Nam in trivio kekidi senem. Volo consulere, consulendum est, Jocasta, volo videre pastorem. Skeleris superest spectator. Jocasta, consulendum, volo consulere, Skiam! EDIPO Ho paura, una grande paura, d'improvviso ho paura, Giocasta; un grande terrore, Giocasta, è in me. D'improvviso ho paura, Giocasta, consorte. Poiché ad un trivio uccisi un vecchio. Voglio indagare, Giocasta, bisogna domandare, voglio vedere il pastore. Vive ancora un testimone del delitto. Bisogna interrogarlo Giocasta, voglio indagare. Saprò! NARRATORE Esce dall'ombra colui che fu presente all'uccisione. Un nuntius annuncia ad Œdipus la morte di Polibo e svela ch'egli ne era solo il figlio adottivo. Giocasta capisce e tenta di trattenere Œdipus dall'abisso fuggendo. Œdipus crede che sia per la vergogna di essere la moglie di un uomo di bassa stirpe. Questo Œdipus , così orgoglioso di saper tutto indovinare! È preso nel laccio ed è il solo a non capire. La verità gli si abbatte sul capo. Egli cade. Cade dall'alto. CORUS Adest omniskius pastor et nuntium horribilis. CORO Sono qui il pastore che tutto sa e un messaggero che porta un'orrenda notizia. NUNTIUS Mortuus est Polybus. Senex mortuus Polybus non genitor Œdipus dis, a me keperat Polybus, ego attuleram regi. MESSAGGERO Polibo è morto, È morto il vecchio Polibo, che non era padre di Edipo; da me Polibo l'aveva preso, io l'avevo portato al re. CORUS Verus non fuerat pater Œdipus dis. CORO Non era il vero padre di Edipo. NUNTIUS Falsus pater per me! MESSAGGERO Padre adottivo, per opera mia! CORUS Falsus per te! CORO Padre adottivo, per opera tua! NUNTIUS Repperejam in monte puerum Œdipus da, derelictum in monte parvulum Œdipus da foratum pedes, vulneratum pedes. Reppereram in monte attuleram pastori puerum Œdipus da. MESSAGGERO Avevo trovato su un monte Edipo, bambino, abbandonato su un monte il piccolo Edipo, coi piedi forati, coi piedi feriti. Avevo trovato su un monte e portato a un pastore Edipo bambino. CORUS Reskiturus sum monstrum, monstrum reskiscam. Deo claro Œdipus natus est, deo et nympha montium in quibus repertus est. CORO Sto per apprendere un prodigio, conoscerò un miracolo. Da un grande dio nacque Edipo, da un dio e da una ninfa dei monti su cui fu trovato. PASTOR Oportebat takere, nunquam loqui. Sane repperit parvulum Œdipus da, a patre, a matre PASTORE Tacere si doveva, mai parlare. In verità trovò il piccolo Edipo dal padre e dalla madre in monte derelictum pedes laqueis foratum. Utinam ne dikeres; hoc semper kelandum inventum esse in monte derelictum parvulum, parvum Œdipus da, in monte derelictum. Oportebat takere, nunquam loqui. ŒDIPUS Nonne monstrum reskituri, reskituri quis Œdipus, genus Œdipus dis skiam. Pudet Jocastam, fugit Pudet Oedipi exulis, pudet Œdipus dis generis. Skiam Œdipus dis genus; genus meum skiam, genus Œdipus dis skiam, Nonne monstrum reskituri, genus exulis mei. Ego exul exsulto. abbandonato su un monte, coi piedi forati da una corda. Oh, non avessi tu parlato: sempre si doveva nascondere che su un monte era stato trovato, abbandonato il piccolo, il bambino Edipo, abbandonato sul monte. Tacere si doveva, mai parlare. EDIPO Sta dunque per essere svelato il prodigio? Si saprà chi è Edipo, conoscerò l'origine di Edipo. Si vergogna Giocasta, fugge, si vergogna dell'origine di Edipo. Si vergogna perché Edipo è un esule. Conoscerò l'origine di Edipo, saprò la mia stirpe, sarà svelato dunque il prodigio, la mia origine di esule. Io, esule, esulto. PASTOR ET NUNTIUS In monte reppertus est a matre derelictus; a matre derelictum in montibus repperimus. Laio Jocastaque natus! PASTORE, MESSAGGERO Su un monte fu ritrovato il bimbo abbandonato dalla madre; sui monti ritrovammo il bambino abbandonato dalla madre. Figlio di Laio e Giocasta! CORUS Natus Laio et Jocasta! CORO Figlio di Laio e Giocasta! PASTOR ET NUNTIUS Peremptor Laii parentis! Coniunx Jocastae parentis! Utinam ne dikeres, oportebat takere, numquam dikere istud: a Jocasta derelictum in monte reppertus est. PASTORE, MESSAGGERO Assassino del padre Laio! Sposo della madre Giocasta! Oh, non avessi parlato, tacere si doveva, mai dire ciò: che fu abbandonato da Giocasta, fu ritrovato su un monte. EDIPO Sacrilegio fu la mia nascita, sacrilegio le nozze, sacrilegio l'uccisione. Luce è stata fatta. compare il Messaggero) ŒDIPUS Natus sum quo nefastum est, concubui cui nefastum est, cecidi quem nefastum est. Lux facta est! (Le Messager apparait) EPILOGO Ed ora udirete il monologo illustre «la testa divina di Giocasta è morta», monologo in cui il NUNTIUS racconta la fine di Giocasta. A fatica riesce ad aprire la bocca. Il CORUS subentra e lo aiuta a raccontare come la regina si sia impiccata e come Œdipus si sia trafitto gli occhi con la sua fibula d'oro. Ed è l'epilogo. Il re è preso, vuole mostrarsi a tutti, mostrare l'immonda bestia, l'incestuoso, il parricida, il pazzo. Lo scacciano. Lo scacciano con infinita dolcezza. Addio, addio povero Œdipus . Addio Œdipus , eri a noi caro. NUNTIUS Divum Jocastae caput mortuum! MESSAGGERO La testa divina di Giocasta è morta! CORUS Mulier in vestibulo Comas lakerare. Claustris occludere fores exclamare, Et Œdipus irrumpere, irrumpere et pulsare, et Œdipus pulsare, ululare. CORO La donna nell'atrio si strappava le chiome. Con catenacci fece chiudere le porte, e gridava. Edipo si precipita dentro, e bussa con forza, Edipo bussa e urla. NUNTIUS Divum Jocastae caput mortuum! MESSAGGERO La divina Giocasta è morta! CORUS Et ubi evellit claustra, suspensam mulierem omnes conspexerunt. Et Œdipus praelleps ruens illam exolvebat, illam collocabat. Et aurea fibula avulsa oculus effodire; ater sanguis rigare. CORO E quando ha infranto i catenacci tutti videro la donna impiccata. Ed Edipo precipitandosi la scioglieva dal laccio, la poneva a terra. E strappata un'aurea fibbia si cavava gli occhi; torbido sangue scorreva. NUNTIUS Divum Jocastae caput mortuum! MESSAGGERO La divina Giocasta è morta! CORUS Sanguis ater rigabat; ater sanguis prosiliebat; et Œdipus exclamare et sese detestare, Omnibus se estendere. Aspikite fores pandere, spectaculum aspikite, spectaculum omnium atrokissimum. CORO Torbido sangue scorreva; Torbido sangue sgorgava; ed Edipo grida forte e si maldedice. Si mostra a tutti Guardate si aprono le porte, guardate il triste spettacolo, di tutti il più orrendo. NUNTIUS Divum Jocastae caput mortuum! MESSAGGERO La divina Giocasta è morta! CORUS Ekke! Regem Œdipus da, foedissimum monstrum monstrat, foedissimam beluam. Ellum, regem Œdipus da! Ellum, regem okkekatum! Rex parrikida, miser Œdipus, miser rex Œdipus carminum coniector. Adest! Ellum! Regem Œdipus da! Vale, Œdipus, te amabam, te miseror. Miser Œdipus, oculos tuos deploro. Vale, Œdipus miser Œdipus noster, te amabam, Œdipus. Tibi valedico, Œdipus, tibi valedico. CORO Ecco! Il re Edipo mostra l'osceno mostro, la turpissima bestia. Ecco il re Edipoi Ecco il re acciecatol Il re parricida, l'infelice Edipo, l'infelice Edipo, interprete di enigmi. Eccolo, è qui il re Edipo! Addio, Edipo, ti avevo caro, ho pietà di te. Infelice Edipo, piango per i tuoi occhi. Addio, Edipo nostro infelice Edipo, ti volevo bene, Edipo. Addio, Edipo, addio. La traduzione italiana del testo latino è riprodotta per gentile concessione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Juraj Valčuha è Direttore principale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai dal 2009. Nato nel 1976 a Bratislava vi studia composizione e direzione e prosegue gli studi a San Pietroburgo con Ilya Musin e a Parigi. Nel 2006 debutta con l´Orchestre National de France e al Comunale di Bologna con La bohème. Viene regolarmente invitato dalle maggiori compagini internazionali quali i Münchner Philharmoniker, la Philharmonia di Londra, la Filarmonica di Oslo, la DSO di Berlino, la Gewandhaus di Lipsia, l’Orchestra della Radio Svedese, la Staatskapelle di Dresda, la Pittsburgh Symphony, la Los Angeles Philharmonic, la San Francisco Symphony, la National Symphony di Washington, la New York Philharmonic, la Filarmonica di Berlino, l´Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam, l’Orchestra del Maggio Musicale e dell’Accademia di Santa Cecilia. Con l´OSN Rai ha effettuato tournée al Musikverein di Vienna, alla Philharmonie di Berlino, nella stagione di Abu Dhabi Classics, al Festival Enescu di Bucarest, a Verona e a Rimini Nella stagione 2013/2014 ha diretto l’Orchestra dell´Accademia di Santa Cecilia al Festival di Bratislava e a Roma. Sono seguiti concerti con la Filarmonica della Scala, i Münchner Philharmoniker, la Philharmonia di Londra, la Pittsburgh Symphony, le Orchestre delle Radio NDR di Amburgo, WDR di Colonia, della Radio Svedese di Stoccolma e della NHK a Tokyo. Ha diretto inoltre una produzione de L’amore delle tre melarance di Prokof’ev nell’edizione 2014 del Maggio Musicale Fiorentino. La stagione 2014/2015 lo ho impegnato in una tournée con l´OSN Rai che ha toccato Monaco, Colonia, Zurigo, Basilea e Düsseldorf con Arcadi Volodos. Ha diretto Turandot al San Carlo di Napoli e Jenůfa al Comunale di Bologna oltre ai concerti con le orchestre sinfoniche di San Francisco, Pittsburgh, Washington e Los Angeles, con l’Accademia di Santa Cecilia, la Konzerthaus di Berlino e i Wiener Symphoniker. Nella stagione 2015/2016 ritroverà la New York Philharmonic, la Pittsburgh e la San Francisco Symphony, l´Orchestre de Paris, l´Orchestre National de France, la Philharmonia a Londra e in tournée, l´Orchestra dell´Accademia di Santa Cecilia, l´Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, le orchestre della Radio di Francoforte e di Amburgo e i Münchner Philharmoniker. TONI SERVILLO © Davide Bellucca JURAJ VALČUHA Nel 1977 fonda il Teatro Studio di Caserta. Nel 1986 inizia a collaborare con il gruppo Falso Movimento e nel 1987 è tra i fondatori di Teatri Uniti e partecipa, da attore e regista, alla creazione di spettacoli di matrice napoletana come Partitura (1988) e Rasoi (1991) di Enzo Moscato, Ha da passà a nuttata (1989) dall’opera di Eduardo De Filippo, Zingari (1993) di Raffaele Viviani, fino a Sabato, domenica e lunedì (2002), pluripremiata rivisitazione del capolavoro eduardiano, in scena per quattro stagioni e applaudito nei maggiori teatri europei. Con Il Misantropo (1995) e Tartufo (2000) di Molière, e con Le false confidenze (1998/2005) di Marivaux, tutti nelle mirabili traduzioni di Cesare Garboli, realizza un trittico sul grande teatro francese fra Sei e Settecento. Nel 2007 ha adattato, interpretato e diretto Trilogia della villeggiatura di Carlo Goldoni, in tournée mondiale fino al 2010. Ancora nel 2010 dirige e interpreta Sconcerto, “teatro di musica” su testi di Franco Marcoaldi e musiche di Giorgio Battistelli, per il quale si aggiudica il 51° Grand Prix come “miglior attore” al MESS Festival 2011 di Sarajevo. Al 1999 risale il suo debutto da regista nel teatro musicale con La cosa rara di Martin y Soler per la Fenice di Venezia, cui fanno seguito Le nozze di Figaro di Mozart, Il marito disperato di Cimarosa, Boris Godunov di Musorgskij, Arianna a Nasso di Richard Strauss, Fidelio di Beethoven (con cui, nel dicembre del 2005 ha inaugurato la stagione del San Carlo di Napoli) e L’Italiana in Algeri di Rossini per il festival di Aix en Provence. È stato diretto da registi teatrali come Memè Perlini, Mario Martone, Elio De Capitani e ha interpretato film di Mario Martone, Antonio Capuano, Paolo Sorrentino, Elisabetta Sgarbi, Fabrizio Bentivoglio, Andrea Molaioli, Matteo Garrone, Stefano Incerti e Claudio Cupellini. Ha ricevuto il “David di Donatello” e il “Nastro d’Argento” nel 2005 per Le conseguenze dell’amore di Paolo Sorrentino, nel 2008 per La ragazza del lago di Andrea Molaioli e nel 2009 per Il divo. Nel 2008 ha vinto il premio come Best European Actor per Gomorra di Matteo Garrone e Il divo di Paolo Sorrentino, entrambi premiati al festival di Cannes. Nel 2010 ha ricevuto il premio per la migliore interpretazione maschile al Festival di Roma per Una vita tranquilla di Claudio Cupellini. Il 30 aprile 2014 gli è stata conferita la cittadinanza onoraria di Napoli durante una cerimonia ufficiale nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino alla presenza delle Autorità civili e militari e rappresentanti del mondo culturale e dello spettacolo cittadino. Nel 2012 è stato diretto da Daniele Ciprì in È stato il figlio e da Marco Bellocchio in Bella addormentata. Nel 2013 è protagonista nei film Viva la libertà di Roberto Andò e La grande bellezza di Paolo Sorrentino in concorso al Festival di Cannes 2013 e vincitore di numerosi premi tra cui il Golden Globe e l’Oscar al miglior film straniero nel 2014. A luglio 2013 Servillo riceve un Nastro d’argento speciale per le sue interpretazioni e il 7 dicembre 2013, per La grande bellezza, viene premiato a Berlino con l’European Film Awards per il miglior attore. Il 2 marzo 2014 è a Los Angeles per accompagnare Sorrentino insieme a Nicola Giuliano nella cerimonia di premiazione dei Premi Oscar 2014, ricevuto da La grande bellezza nella categoria miglior film straniero. BRENDEN GUNNELL È cresciuto nel Michigan (USA) dove si è diplomato nel 2006. Sotto la guida di Brigitte Fassbaender, ha fatto parte per quattro anni nell’ensemble di canto del Teatro di Innsbruck e, chiamato da Paul Curran, si è poi trasferito alla Norwegian Opera di Oslo. Durante questi anni ha cantato in Arianna a Nasso di Richard Strauss (Brighella), Il giro di vite di Britten (Quint), L’oro del reno di Wagner (Loge e Froh), Wozzeck di Berg (Andres), Arabella di Richard Strauss (Elemer e Matteo), Il flauto magico di Mozart (Tamino e Armigero), Lucia di Lammermoor di Donizetti (Arturo), La sposa venduta di Smetana (Hans), I Dialoghi delle Carmelitane di Poulenc (Chevalier), Il Ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi (Eumete), Peter Grimes di Britten (Bob Boles), Macbeth di Verdi (Malcolm), Tristano e Isotta di Wagner (Marinaio), Il ratto di Lucrezia di Britten (coro maschile), The Rake’s progress di Stravinskij (Tom Rakewell) e Ascesa e caduta della città di Mahagonny di Weill (Jim). Nell’autunno del 2012 ha avuto grande successo sostituendo Toby Spence in Dream of Gerontius di Elgar con gli Hamburger Symphoniker diretti da Jeffrey Tate alla Laeiszhalle di Amburgo. Da allora ha avuto inizio una rapida ascesa di carriera coincisa con il passaggio a una vocalità più drammatica. Riscritturato subito dagli Hamburger Symphoniker per I figli del re di Humperdinck, ha preso parte all’esecuzione della Ottava Sinfonia di Mahler con l’Orchestra Verdi di Milano diretta da Riccardo Chailly per MiTo. La stagione 2015 lo ha visto nella Sposa venduta all’Opera North di Leeds, in I figli del re alla Semperoper di Dresda, in Jenůfa di Janáček al Teatro Comunale di Bologna (direttore Juraj Valčuha, regia di Alvis Hermanis), nel Ratto dal serraglio di Mozart (regia di David McVicar) al Festival di Glyndebourne, in Ascesa e caduta della città di Mahagonny (direttore John Axelrod, regia di Graham Vick) al Teatro dell’Opera di Roma, in Idomeneo di Mozart alla Fenice di Venezia (direttore Jeffrey Tate, regia di Alessandro Talevi). Attivo anche in campo concertistico, annovera nel suo repertorio musiche di Beethoven, Schubert, Strauss, Mahler e soprattutto Britten, di cui è profondo conoscitore. Ha registrato i Lieder di Strauss con l’accompagnamento al pianoforte di Malcolm Martineau (2014, etichetta Two Pianist); Parsifal di Wagner (Gralsritter) per la direzione di Jaap van Zweden e la Netherlands Radio Orchestra (2010, Challenge Classics); Miss Julie di Ned Rorem e la Curtis Student Orchestra con David Agler (2005, Albany Records). SONIA GANASSI Regolarmente invitata nei più prestigiosi teatri del mondo, dal Metropolitan di New York alla Royal Opera House Covent Garden di Londra, dal Teatro alla Scala di Milano al Teatro Real di Madrid, dalla Liceu di Barcellona alla Bayerische Staatsoper, ha collaborato con direttori quali Riccardo Chailly, Riccardo Muti, Myung-Whun Chung, Daniele Gatti, Antonio Pappano e Daniel Barenboim. A seguito dei suoi innumerevoli successi, nel 1999 i critici musicali italiani le assegnano il Premio Abbiati. Tra i numerosi ruoli interpretati (con incisioni su CD e DVD) si ricordano: Rosina nel Barbiere di Siviglia, Angelina nella Cenerentola, Ermione, Elisabetta regina d’Inghilterra, Romeo ne I Capuleti e i Montecchi, Adalgisa in Norma, Leonora ne La Favorita, Zaide in Dom Sébastien, Jane Seymour in Anna Bolena, Elisabetta in Maria Stuarda, Idamante in Idomeneo, Donna Elvira nel Don Giovanni, Eboli in Don Carlo, Charlotte in Werther, Carmen, Marguerite in La Damnation de Faust, Fenena in Nabucco, Amneris in Aida, Isoletta ne La Straniera, Cuniza in Oberto Conte di San Bonifacio. All’impegno operistico alterna un’intensa attività concertistica nelle più prestigiose sale da concerto. Ha cantato lo Stabat Mater di Rossini al Concertgebouw di Amsterdam e all’Avery Fisher Hall di New York, al Teatro alla Scala di Milano, il Requiem di Verdi alla Philharmonie di Berlino e al Teatro alla Scala diretta da Daniel Barenboim, all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Antonio Pappano, al Teatro San Carlo di Napoli con Riccardo Muti e a Parma con Yuri Temirkanov. Tra i suoi impegni recenti e futuri troviamo Roberto Devereux a Madrid, Monaco e Genova, Don Carlo a Monaco e a Tokyo, Nabucco a Roma e Salisburgo, Œdipus Rex a Parigi, diretta da Daniele Gatti, e all’Accademia di Santa Cecilia di Roma, Aida a Marsiglia, Napoli e Macerata, Anna Bolena a Vienna, Norma a Lione, Parigi, Siviglia, Berlino e Macerata, Carmen a Genova, Maria Stuarda a Verona, Capuleti e Montecchi a Venezia, La Straniera a Berlino, Le Cid a Parigi, Carmen a Genova, Anna Bolena a Vienna e Marsiglia, Norma a Parigi, Cavalleria rusticana a Dresda, una nuova produzione di Norma a Londra e il debutto come Azucena nel Trovatore al Teatro Lirico di Cagliari. ALFRED MUFF Nato a Lucerna, ha studiato nel conservatorio della città e poi alla Musikhochschule di Berlino. Da molti anni lavora al Teatro dell’Opera di Zurigo, dove ha interpretato diversi ruoli: Wotan e Wanderer (L'anello del Nibelungo e L'Olandese Volante), Gurnemanz nel Parsifal, Kurwenal in Tristano e Isotta, Landgraf in Tannhäuser, König Heinrich in Lohengrin, Barak in La donna senz’ombra, Jochanaan in Salome, Baron Ochs von Lerchenau ne Il cavaliere della rosa, Morosus ne La donna silenziosa, Pizarro in Fidelio, Osmin ne Il ratto dal serraglio, Sarastro nel Flauto Magico, Doktor in Wozzek, Doktor Schön in Lulu e Balducci in Benvenuto Cellini. Ha cantato con molte rinomate orchestre, sotto la direzione di Claudio Abbado, Herbert Blomstedt, James Conlon, Christoph von Dohnanyi, Nikolaus Harnoncourt, Eliahu Inbal, Erich Leinsdorf, Zubin Mehta, Georges Prêtre, Wolfgang Sawallisch, Jeffrey Tate, Armin Jordan, Giuseppe Sinopoli, Sir Georg Solti, Horst Stein e Gerd Albrecht. Ha cantato alla Scala, all’Opera di Vienna, alla Bayerische Staatsoper, alla Staatsoper di Amburgo e di Dresda, alla Deutsche Oper di Berlino, Staatsoper unter den Linden di Berlino, all’Opera di Colonia, all’Opéra e alla Bastille di Parigi, all’Opera di San Francisco, al Teatro del Liceu di Barcellona, al Teatro Colón di Buenos Aires, all'NHK di Tokyo, al Festival di Taormina, ad Aix-en-Provence e ai Festival di Salisburgo e Vienna. Come solista in concerto è stato ospite della Chicago Symphony Orchestra, dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma, dell’Orchestre de la Suisse Romande di Ginevra, della Tonhalle di Zurigo, del Konzerthaus e del Musikverein di Vienna, della Brucknerhaus di Linz, dei Bamberger Symphoniker, così come del Festival di Lucerna e della Primavera di Praga. Il suo vasto repertorio include la Passione secondo Giovanni di Bach, La Creazione e Le Stagioni di Haydn, Nona Sinfonia e Missa Solemnis di Beethoven, Requiem di Mozart e di Brahms, Requiem e Te Deum di Dvořák, Von Deutscher Seele di Pfitzner, Gurrelieder di Schönberg, Ottava Sinfonia di Mahler, Œdipus rex di Stravinskij, Hagadah di Dessau, Requiem polacco di Penderecki, Faustkantate di Schnittke, Requiem di Verdi. Recentemente ha interpretato il ruolo dell’Inquisitore nel Don Carlos di Verdi diretto da Zubin Mehta (Zurigo), Gessler in Guglielmo Tell di Rossini diretto da Gianluigi Gelmetti (Zurigo), Osmin ne Il Ratto dal Serraglio diretto da Adam Fischer (Zurigo), Riedinger in Mathis der Maler diretto da Daniele Gatti (Zurigo), Wesener in Die Soldaten di Zimmermann diretto da Ingo Metzmacher (Festival di Salisburgo), Ochs ne Il cavaliere della rosa diretto da Fabio Luisi (Zurigo), Graf Waldner in Arabella di Richard Strauss diretta da Stefan Soltesz (Amburgo). Nel 2015 ha cantato al Teatro alla Scala in Die Soldaten di Zimmermann, dove ha interpretato il ruolo di Wesener sotto la direzione di Ingo Metzmacher per la regia di Alvis Hermanis. MARKO MIMICA Dopo essersi diplomato al Liceo Musicale “Josip Hatze” di Spalato, ha conseguito il diploma in canto nel 2010 all’Accademia Musicale di Zagabria nella classe di Martina Zadro e di Gerhard Zeller, perfezionandosi poi con Dunja Vejzovic e Vitomir Marof. Nel 2007 ha vinto il primo premio al Concorso di Stato di Dubrovnik. È stato in forze al CEE Musiktheater. Nell’estate 2011 ha partecipato allo Young Singers Project del Festival di Salisburgo. All’Opera Nazionale Croata di Zagabria e Rijeka ha interpretato diversi ruoli verdiani: Padre Guardiano e Marchese di Calatrava ne La forza del destino, Ferrando nel Trovatore, Monterone in Rigoletto, Pistola in Falstaff, Il Gran Sacerdote di Belo in Nabucco. E inoltre Kochubey in Mazeppa di Čajkovskij, Oroveso nella Norma di Bellini, Don Basilio nel Barbiere di Siviglia di Rossini, Dandini nella Cenerentola di Rossini, Colline nella Bohème di Puccini, Blaž in Crux dissimulata di Bradić, Papageno nel Flauto magico di Mozart. Dalla stagione 2012-2013 è membro della Deutsche Oper Berlin, dove ha interpretato i ruoli di Don Basilio nel Barbiere di Siviglia, Raimondo in Lucia di Lammermoor di Donizetti, Figaro nelle Nozze di Figaro di Mozart, Celio in L’amore delle tre melarance di Prokof’ev e la parte del basso nel Requiem di Verdi. Sempre alla Deutsche Oper Berlin, durante la stagione 2011/2012 ha ottenuto la borsa di studio Franz Josef Weisweiler. Nella stagione 2014/2015, ha cantato nel Turco in Italia di Rossini a Treviso e Ferrara, nella Gazza ladra e nella Donna del lago al Rossini Opera Festival di Pesaro, in Lucia di Lammermoor al Liceu di Barcellona e nella Missa Solemnis di Beethoven ad Atlanta. MATTEO MEZZARO Avviato fin da giovane allo studio della musica, affina la propria formazione sotto la guida di importanti direttori quali Zubin Mehta, Ottavio Dantone, Gustav Leonhard, Christopher Hogwood, Ton Koopman, Michael Radulescu, Filippo Maria Bressan, Jordi Savall, cantando in numerosi concerti di monodia, musica rinascimentale e barocca, oltre a spettacoli di commedia dell’arte, opera barocca e opera romantica. In seguito si avvicina definitivamente al repertorio operistico, che attualmente sta perfezionando sotto la guida del tenore Sergio Bertocchi. Nella stagione 2012/13 ha interpretato i ruoli di Nemorino ne L’elisir d’amore di Donizetti al Teatro Alfieri di Asti, di Mozart in Mozart e Salieri di Korsakov al Teatro Verdi di Pisa, di Eurillo in Gli equivoci nel sembiante di Scarlatti al Teatro dei Differenti di Barga, di Dott. Cajus nel Falstaff di Verdi al Teatro della Fortuna di Fano, del Marchese della Conchiglia ne La Cecchina di Piccinni al Piccolo Festival del Friuli Venezia-Giulia e di Rustighello nella Lucrezia Borgia di Donizetti al Teatro di Padova. Ha inaugurato la stagione 2013/14 debuttando il ruolo di Fracasso nella Finta semplice di Mozart nei teatri di Como, Pavia e Cremona, in seguito ha interpretato il ruolo di Gherardo in una nuova produzione di Gianni Schicchi di Puccini al Teatro Regio di Parma e quello del Conte Alberto in L’occasione fa il ladro di Rossini al Teatro Verdi di Trieste. Nel corso della stagione 2014/15 ha interpretato il ruolo di Don Ottavio nel Don Giovanni di Mozart al Teatro Sociale di Como e in tour a Pavia e Cremona, di Tamino nel Flauto magico di Mozart al Teatro dell’Aquila di Fermo e in Oman, il Requiem di Mozart al Teatro San Carlo di Napoli, Nemorino ne L’elisir d’amore al Teatro Manoel della Valletta e ha cantato nell’Orfeo di Monteverdi al Teatro Comunale di Ferrara. Durante la stagione 2015/16 ha preso parte alla produzione di Otello al Festival Verdi di Parma, in seguito ha cantato i Carmina Burana di Orff a Mosca, La vedova allegra di Strauss al Teatro Lirico di Cagliari e Capriccio di Richard Strauss all’Opéra di Metz. Fra i suoi prossimi impegni: il Flauto magico all’Opera di Muscat, Otello e Il trovatore al Macerata Opera Festival. È attivo anche in ambito concertistico e il suo repertorio di musica sacra e oratoriale comprende il Requiem di Mayr, Johannes Paulus II di Signorini e Unico corpo di Kirschner, la Cantata BWV 106 di J. S. Bach, la Theresienmesse di Haydn; il Messiah, Carolin Te Deum, Ode for S. Cecilia’s day e vari Anthems di Haendel; il Requiem di Mozart, La Creazione di Haydn, Via Crucis e Missa Solemnis di Listz, la Fantasia corale op. 80 di Beethoven, la Petite Messe Solennelle di Rossini e la Cantata Saint Nicholas di Britten. CORO FILARMONICO DI BRNO PETR FIALA MAESTRO DEL CORO Il Coro Filarmonico di Brno si è guadagnato un posto ai vertici del mondo corale. I direttori, le orchestre e i solisti con cui ha collaborato ne esaltano le qualità, mentre i critici ne acclamano il suono compatto e la vasta gamma di mezzi espressivi. Fondato nel 1990, è ospite dei più prestigiosi festival europei e si esibisce nelle sale da concerto più illustri. Il suo fondatore è Petr Fiala, Maestro del Coro e Direttore. Diplomato al Conservatorio di Brno e all’Accademia di Belle Arti “Janáček” (dove ha studiato pianoforte, composizione e direzione d’orchestra), Fiala è anche un compositore prolifico. Come maestro del coro e direttore d’orchestra è stato attivo negli ultimi quarantacinque anni. Nel 2009 è stato insignito dell’Ordine dei SS. Cirillo e Metodio dalla Conferenza Episcopale Ceca per i suoi altissimi meriti come direttore e compositore, e nel 2010 ha ricevuto il Premio Città di Brno per le sue attività artistiche. Il secondo Maestro del Coro è Jan Ocetek. Il Coro si è specializzato nelle esecuzioni di oratori e cantate. Tiene circa novanta concerti all’anno, sia nella Repubblica Ceca che all’estero. Ha collaborato con direttori del calibro di Tomáš Netopil, Juraj Valčuha, Marc Albrecht, Dennis Russell Davies, Ivan Fischer, Nikolaus Harnoncourt, Eliahu Inbal, Paavo un Kristian Järvi, Kurt Masur, Zubin Mehta, Ingo Metzmacher, Yannick Nézet-Séguin, Sir Roger Norrington, Sir Simon Rattle. Il Coro ha registrato molti cd e ricevuto vari riconoscimenti: due Echo Classic Award (2007); nomination al Premio Danese per la Musica (2008); Premio della Deutschen Schallplatenkritik (2009); Tokusen Award della rivista musicale giapponese Geijutsu Disco (2011). Nel 2013 il Coro ha collaborato a molti progetti: concerti in Francia (alla Salle Pleyel di Parigi e a Lille); ai festival di Chaise Dieu e Vézelay, al Rheingau Music Festival. Inoltre il coro si è esibito in concerti con la Staatskapelle di Dresda e Christian Thielemann, al Gasteig di Monaco, con i Berliner Philharmoniker e Sir Simon Rattle, con la Budapest Festival Orchestra e Iván Fischer, con l’Orchestra della Rai di Torino e Juraj Valčuha, con la Praga Radio Symphony Orchestra, con la RSO Frankfurt e Mathias Pintscher e con la Stuttgarter Philharmoniker e Christoph König. Nel 2014 è stato invitato a partecipare al Wagner Festival di Wels con Ralf Weikert (Austria), a concerti a Vienna con l’Accademia di Vienna e Martin Haselböck. Inoltre ha collaborato con l’Orchestra Sinfonica di Praga e Helmut Rilling, con la RSO di Frankfurt ed Eliahu Inbal, con la Konzerthaus Orchestra di Berlino e Dmitri Kitajenko, con la Liegi Royal Philharmonic e Christian Arming, con la Tonkünstler Orchestra della Bassa Austria e Jun Märkl. Si è esibito a Poznań e Varsavia con la Filarmonica di Poznań e Jérémie Rhorer, e al Rheingau Music Festival. Nel 2015 ha cantato con la Beethoven Orchester di Bonn e John Nelson, e con l’Orchestra Sinfonica della Radio Nazionale Polacca e Alexander Liebreich. Il progetto più importante dell’estate 2015 è stato il Macbeth di Verdi per l’Opernfestpiele di Heidenheim, con la Filarmonica di Stoccarda e Marcus Bosch. In giugno il coro è tornato anche al Festival di Musica Sacra di Norimberga. Le attività del Coro Filarmonico di Brno sono sostenute dalla Regione della Moravia meridionale, dal Ministero della Cultura della Repubblica Ceca e dalla Città di Brno. Partner generale del Coro TESCAN ORSAY HOLDING ORGANICO TENORI Tomáš Badura Jiří Běluša Martin Čupr Lukaš Daněk Jakub Daňhel Tomáš Dittmann Martin Fabián Robert Ferrer Jan Fila Martin Javorský Roman Kopřiva Michal Kuča Antonín Libicher Tomáš Pažourek Pavel Souček František Šudák Jan Švábenský Pavel Valenta Jaromír Votava František Zbruš BASSI Aleš Baláš Michal Blažek Petr Číhal Pavel Drápal Martin Frýbort František Herman Pavel Katsiushyn Martin Keberle Martin Kotrba Jiří Najvar Pavel Maška Viktor Moravec Jan Ocetek Aleš Procházka Pavel Rašovský Tomáš Suchomel Luboš Tamele Vítězslav Šlahař Jiří Vejmělka David Vonšík PARTECIPANO AL CONCERTO VIOLINI PRIMI *Alessandro Milani (di spalla), °Marco Lamberti, °Giuseppe Lercara, Antonio Bassi, Constantin Beschieru, Irene Cardo, Aldo Sebastián Cicchini, Patricia Greer, Martina Mazzon, Enxhi Nini, Sara Pastine, Fulvia Petruzzelli, Francesco Punturo, Matteo Ruffo, Elisa Schack, Lynn Westerberg. VIOLINI SECONDI *Roberto Righetti, Valerio Iaccio, Enrichetta Martellono, Pietro Bernardin, Roberto D’Auria, Michal Ďuriš, Carmine Evangelista, Jeffrey Fabisiak, Rodolfo Girelli, Paolo Lambardi, Marcello Miramonti, Francesco Sanna, Isabella Tarchetti, Carola Zosi. VIOLE *Luca Ranieri, Geri Brown, Giovanni Matteo Brasciolu, Massimo De Franceschi, Federico Maria Fabbris, Riccardo Freguglia, Alberto Giolo, Agostino Mattioni, Davide Ortalli, Margherita Sarchini, Clara Trullén Sáez, Martina Anselmo. VIOLONCELLI *Massimo Macrì, Ermanno Franco, Giacomo Berutti, Stefano Blanc, Pietro Di Somma, Michelangiolo Mafucci, Carlo Pezzati, Stefano Pezzi, Fabio Storino, Livia Rotondi. CONTRABBASSI *Cesare Maghenzani, Antonello Labanca, Silvio Albesiano, Alessandro Belli, Luigi Defonte, Pamela Massa, Francesco Platoni, Vincenzo Venneri. FLAUTI *Giampaolo Pretto, Fiorella Andriani, Luigi Arciuli. OTTAVINO Fiorella Andriani OBOI *Francesco Pomarico, Sandro Mastrangeli. CORNO INGLESE Teresa Vicentini CLARINETTI *Enrico Maria Baroni, Franco Da Ronco, Graziano Mancini. CLARINETTO PICCOLO Franco Da Ronco FAGOTTI *Andrea Corsi, Cristian Crevena. CONTROFAGOTTO Bruno Giudice CORNI *Ettore Bongiovanni, Valerio Maini, Marco Tosello, Maurizio Cavallini. TROMBE *Marco Braito, Ercole Ceretta, Daniele Greco D’Alceo, Roberto Rivellini. TROMBONI *Diego Di Mario, Devid Ceste. TROMBONE BASSO Antonello Mazzucco TUBA Alberto Tondi TIMPANI *Biagio Zoli PERCUSSIONI Alberto Occhiena, Emiliano Rossi. ARPA *Margherita Bassani. PIANOFORTE *Vittorio Rabagliati Alessandro Milani suona un violino “Francesco Gobetti” del 1711, generosamente messo a disposizione dalla Fondazione Pro Canale di Milano. *prime parti ° concertini Concerto fuori abbonamento Festival Alfredo Casella Manifestazione realizzata nell’ambito del Festival Alfredo Casella – 11-24 aprile 2016 ore 19,00 Auditorium Rai “Arturo Toscanini” Ryan McAdams | Direttore Mario Brunello | Violoncello Ludwig van Beethoven Joseph Haydn Alfredo Casella Introduzione, Aria e Toccata op. 55 per orchestra Ludwig van Beethoven VENERDÌ 15 APRILE 2016 MERCOLEDÌ 27 APRILE 2016 ore 19,00 Auditorium Rai “Arturo Toscanini” Coriolano, Ouverture in do minore op. 62 Francesco Angelico | Direttore Domenico Nordio | Violino Concerto n. 1 in do maggiore Hob VIIb n. 1 per violoncello e orchestra Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 Concerto in la minore op. 48 per violino e orchestra Sinfonia n. 1 in si minore op. 5 Francesco Angelico Ryan McAdams Domenico Nordio Biglietti: Poltrona numerata in ogni ordine e settore: 20,00 euro Mario Brunello Biglietti: Poltrona numerata platea: 30 euro Poltrona numerata balconata: 28 euro Poltrona numerata galleria: 26 euro Ridotto Abbonati: 20 euro Ingresso (posto non assegnato): 20 euro Under 30 poltrona numerata:15 euro Under 30 ingresso (posto non assegnato): 9 euro I CONCERTI Ascoltare, conoscere, incontrare, ricevere inviti per concerti fuori abbonamento, scoprire pezzi d’archivio, seguire le tournée dell’Orchestra, avere sconti e facilitazioni. In una parola, diventare AMICI. Sono molti i vantaggi offerti dall’associazione Amici dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai: scegliete la quota associativa che preferite e iscrivetevi subito! 20 ° GIOVEDÌ 21 APRILE 2016 ore 20.30 VENERDÌ 22 APRILE 2016 ore 20.3 0 WILLIAM EDDINS | Direttore e pianista SIMONE RUBINO | Percussioni Ecco il prossimo appuntamento Martedì 12 aprile 2016, ore 18.00 Sala Coro “Auditorium RAI”, Piazza Rossaro – Torino Leonard Bernstein Facsimile, schizzo coreografico per orchestra con pianoforte concertante Berlioz e la musica francese dell’Ottocento Incontro con LAURA COSSO Comprendere la musica di Hector Berlioz significa attraversare il panorama francese dell'Ottocento. Laura Cosso, musicologa e regista d’opera lirica, ci aiuterà a scoprire come un musicista educato al teatro d'opera abbia potuto scrivere due dei lavori sinfonici più vitali (la Symphonie Fantastique e Harold en Italie) della civiltà strumentale europea nella prima metà del secolo. Avner Dorman Frozen in Time per percussioni e orchestra Bohuslav Martinů Sinfonia n. 1 H 289 Tutte le informazioni e gli appuntamenti sono disponibili sul sito www.amiciosnrai.it o scrivendo a [email protected]. CONVENZIONE OSN RAI - VITTORIO PARK Tutti gli Abbonati, i possessori di Carnet e gli acquirenti dei singoli Concerti per la Stagione Sinfonica OSN Rai 2015/16 che utilizzeranno il VITTORIO PARK DI PIAZZA VITTORIO VENETO nelle serate previste dal cartellone, vidimando il biglietto di sosta nell’apposita macchinetta installata nel foyer dell’Auditorium Toscanini, avranno diritto allo sconto del 25% sulla tariffa oraria ordinaria. PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI AL PERSONALE DI SALA O IN BIGLIETTERIA. Le varie convenzioni sono consultabili sul sito www.osn.rai.it alla sezione "riduzioni". SINGOLO CONCERTO Poltrona numerata: da 30,00 a 15,00 euro (ridotto giovani) INGRESSO Posto non assegnato: da 20,00 a 9,00 euro (ridotto giovani) BIGLIETTERIA Tel. 011/8104653 - 8104961 - Fax 011/8170861 [email protected] - www.osn.rai.it www.facebook.com/osnrai instagram.com/orchestrasinfonicarai @OrchestraRai CONCERTO STRAORDINARIO FUORI ABBONAMENTO AUDITORIUM RAI “A. TOSCANINI” DI TORINO VENERDÌ 24 GIUGNO 2016 ore 19.00 CHRISTOPHER FRANKLIN | Direttore JUAN DIEGO FLÓREZ | Tenore Wolfgang Amadeus Mozart Die Zauberflöte. Ouverture − “Dies Bildnis” Così fan tutte. “Un’aura amorosa” La Betulia liberata. Ouverture − “D’ogni colpa” Charles Gounod Faust. “Danse antique” − “Variations de Cléopatre” − “Salut! demeure chaste et pure” Roméo et Juliette. “Ah! lève-toi, soleil” Juan Diego Flórez Jules Massenet Werther. “Pourquoi me réveiller” Reveriano Soutullo – Juan Vert El último romántico. “Bella enamorada” Amadeo Vives Doña Francisquita. “Por el humo se sabe” Gerónimo Giménez La boda de Luis Alonso. Intermezzo PRELAZIONE: I biglietti - da 40, 60 e 80 euro per il concerto straordinario del tenore Juan Diego Flórez sono in vendita esclusivamente agli abbonati al Festival di Primavera 2016 “La Voce e l’Orchestra” fino al 29 aprile. A partire dal 3 maggio è aperta la vendita ai non abbonati. Francesco Paolo Tosti L’alba separa − Marechiare Ruggero Leoncavallo Mattinata Gioachino Rossini Il barbiere di Siviglia. Sinfonia − “Cessa di più resistere”