Nilde Iotti, le costituenti e la Costituzione di Francesca

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Nilde Iotti, le costituenti e la Costituzione di Francesca
Nilde Iotti, le costituenti e la Costituzione
di Francesca Russo
In un discorso tenuto il 26 gennaio del 1955, ad una platea di
studenti medi e universitari milanesi, Piero Calamandrei, docente
di procedura civile, già intellettuale antifascista, militante nelle file
del Partito d’azione, mette in luce con grande vigore le ragioni della
validità della Costituzione italiana. Ricorda come essa sia frutto di
dure lotte, di una lunga e travagliata «guerra civile», di sacrifici anche estremi, e come essa contenga in sé i presupposti giuridici della
rinascita civile e democratica del Paese1.
«Dietro ad ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi – afferma Calamandrei – [...] che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte
su questa carta»2. La Costituzione della Repubblica italiana entra in
vigore il 1° gennaio del 1948, dopo un lungo e appassionante lavoro
di redazione in seno all’Assemblea Costituente, eletta per la prima
volta a suffragio universale nel giugno del 1946. Nonostante la profonda diversità delle ispirazioni politiche dei partiti rappresentati
all’Assemblea, emerge un’unitaria percezione della gravità e della
solennità del momento storico in cui il nostro Paese si trova e l’intenzione ferma di intraprendere l’affascinante, seppur difficile cammino di costruzione della democrazia politica. La Costituzione italiana, nelle sue importanti affermazioni di principio e nella sua
connotazione democratico-parlamentare, ha come premessa la lotta
di liberazione nel biennio 1943-45, a cui molti giovani italiani, come
Calamandrei ricorda, ma anche molti meno giovani hanno dato un
1
2
Cfr. P. Calamandrei, Discorso sulla Costituzione, Napoli, La scuola di Pitagora, 2007.
Ivi, p. 14.
21
contributo. Al raggiungimento di questo importante obiettivo hanno concorso, però, in modo significativo le donne italiane, di ogni
età e ceto sociale. Nel momento di massima crisi, di divisione del
Paese in fronti opposti, di collasso delle istituzioni politiche, le donne italiane hanno svolto, in modo differente ma sempre coraggioso
e fattivo, un ruolo determinante, nel contribuire a portare a termine
la lotta contro il nazifascismo e nel creare le premesse culturali, sociali e politiche per la nascita dell’Italia democratica. La partecipazione delle donne al movimento di liberazione e alla Resistenza nasce spontaneamente a causa di una profonda avversione nei confronti della guerra e dalla necessità di fornire il loro supporto dopo
la crisi determinata dall’armistizio dell’8 settembre del 19433. Ad
una resistenza spontanea, e ad una resistenza passiva, si aggiunge,
poi, una resistenza organizzata, anche grazie alla creazione dei
«gruppi di difesa della donna», alla nascita delle associazioni femminili e alla formazione, in condizione di clandestinità dei partiti
politici, così come si verifica, rompendo un secolare tabù, una partecipazione delle donne all’azione delle brigate partigiane4. Occorre
qui richiamare come le donne entrino a pieno titolo nella vita pubblica, non certamente grazie ad una concessione «graziosa» del loro
diritto di cittadinanza da parte degli uomini. Le donne italiane, infatti, forti di una preparazione raggiunta nei decenni precedenti,
grazie al loro determinante contributo per la liberazione del Paese,
dimostrano autonomamente ed incontrovertibilmente di essere cittadine mature e di meritare di essere incluse a pieno titolo nella sfera politica. Non può nascere un’Italia veramente democratica senza
la partecipazione delle donne. Così si giunge il 30 gennaio del
1945, sebbene quasi in sordina, al riconoscimento del diritto di voto
da parte del Governo Bonomi, per iniziativa di De Gasperi e Togliatti e con il sostegno di Nenni.
3
La bibliografia sulla partecipazione femminile alla lotta resistenziale è ormai
molto vasta, tanto da essere oggetto di un ulteriore studio. Cfr. A.M. Bruzzone, R. Farina, La resistenza taciuta, Milano, La pietra, 1976; B. Guidetti Serra, Compagne, Torino, Einaudi, 1977; M. Alloisio, G. Beltrami Gandola, Volontarie della libertà. 8 settembre
1943 - 25 aprile 1945, Milano, Mazzotta, 1981; N. Revelli, L’anello forte, Torino, Einaudi, 1985; A.M. Bravo, A.M. Bruzzone, In guerra senz’armi. Storie di donne 19401945, Roma-Bari, Laterza, 1995.
4
Cfr. A. Bravo, Introduzione, in Archivio centrale dell’UDI, I gruppi di difesa della
donna 1943-1945, Roma, UDI, 1995.
22
Tale decisione è recepita nel decreto legislativo luogotenenziale
numero 23 del 1° febbraio del 19455. Ad esso fa seguito il decreto
numero 74 del 10 marzo del 1946 con cui si sancisce il riconoscimento dell’elettorato passivo femminile. Esso afferma che: «sono
eleggibili all’Assemblea Costituente i cittadini e le cittadine italiane
che al giorno delle elezioni abbiano compiuto il venticinquesimo
anno di età»6. Così, dopo una prima esperienza politica avuta in seno alla Consulta nazionale, nominata dai partiti del Comitato di Liberazione Nazionale, ed una partecipazione alle elezioni amministrative del luglio del 1945, le donne italiane esercitano il loro diritto di
elettrici in occasione del referendum istituzionale del 2 giugno del
1946 e delle votazioni per l’Assemblea Costituente. La partecipazione al voto da parte dell’elettorato femminile è cospicua, smentendo un atavico pregiudizio relativo all’indifferenza delle donne
verso la vita politica. Per la prima volta una rappresentanza quantitativamente limitata, ma altamente qualificata di donne italiane è
eletta nell’assemblea parlamentare. Il numero delle elette non è
elevatissimo; è comunque significativo di una sostanziale e non del
tutto scontata attestazione di fiducia della società italiana verso la
capacità delle donne di contribuire alle scelte politiche del Paese.
Ventuno donne, fra cui la giovanissima Nilde Iotti, sono elette come
rappresentanti all’Assemblea Costituente7. Sono la prima vera novità dell’Italia repubblicana, forse da alcuni viste ancora con sospetto
e pregiudizio, ma riconosciute poi, grazie ai loro meriti personali
ma anche grazie all’impegno civile e politico di tante donne italiane, come rappresentanti a pieno titolo della sovranità popolare.
Ognuna di esse meriterebbe un’attenzione specifica ed una descri5
Il testo del decreto è pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 20 febbraio 1945.
Il testo del decreto è pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 12 marzo 1946. Sul tema dell’acquisizione piena del diritto di cittadinanza, cfr. A. Rossi Doria, Diventare
cittadine. Il voto alle donne in Italia, Firenze Giunti, 1996; P. Gaiotti De Biase, Il voto alle
donne, in AA.VV., Democrazia cristiana e Costituente nella società del dopoguerra, vol. I,
Roma, Cinque Lune, 1980; AA.VV., Il voto alle donne. Cinquant’anni dopo. Atti del convegno promosso dal Centro italiano femminile (Roma, 6-7 marzo 1995), Roma, 1996.
7
Cfr. AA.VV., Le donne e la Costituzione. Atti del convegno promosso dall’Associazione degli ex-parlamentari (Roma, 22-23 marzo 1988), Roma, Camera dei deputati, Servizio
informazione parlamentare e relazioni esterne, 1989; AA.VV., Alle origini della Repubblica. Donne e Costituente, a cura di M. Addis Saba, M. De Leo, F. Taricone, A. Babbini,
Roma, Commissione nazionale pari opportunità, Dipartimento per l’informazione e
l’editoria, 1996. Su Nilde Iotti cfr. L. Lama, Nilde Iotti, Roma, Donzelli, 2013.
6
23
zione puntuale della loro biografia politica8. Non è possibile fare ciò
in questa sede. Mi limito solo a svolgere alcune considerazioni. Si
tratta di donne certamente diverse per formazione culturale, estrazione sociale e luogo di origine. Ogni generalizzazione pare a mio
avviso inadatta a riconoscere la maturità, la qualità e la serietà dell’impegno politico di ciascuna delle donne elette.
Le loro storie, anche quelle delle più giovani sono, però, tutte
connotate da una militanza politica e sociale e da un’incisiva azione
nelle drammatiche vicende dell’Italia contemporanea; militanza che
per altro continua in diverse forme e contesti, anche quando negli
anni seguenti abbandoneranno il Parlamento9. Sono testimoni di
una concezione della politica, intesa come contributo per migliorare
le condizioni di vita degli esseri umani e della società, che si esplica
ad ogni livello e in ogni contesto e non ha bisogno né di nomine, né
di cariche per produrre effetti positivi e duraturi. Appare, infatti,
singolare che solo una di esse, fuoriuscendo dal «coro», si definisca
ex post parlamentare «per un capriccio del destino», evidenziando la
sua decisione di «ritornare con amore alla vita felicemente scelta»10.
Tutte le altre vivono la loro opzione in favore dell’impegno politico
come una scelta di vita, espressione di una concezione attiva e partecipativa della cittadinanza.
Tra le ventuno donne elette vi sono nove deputate democristiane,
nove comuniste, due socialiste e un’esponente del Fronte dell’Uomo
qualunque11. Sono i partiti di massa, quindi, ed in particolar modo
il Partito comunista, se si relaziona il numero delle elette a quello
dei colleghi uomini, a dimostrare una maggiore fiducia verso le
donne, rompendo quel pregiudizio che vedeva nella «rappresentanza una storia di uomini». Si tratta perlopiù di donne della media
borghesia, provenienti in prevalenza ma non esclusivamente dal
Centro Nord (anche se molte di esse avevano sperimentato la dura
esperienza dell’esilio per ragioni politiche; oppure per ragioni personali avevano vissuto in diverse regioni d’Italia). La maggior parte
8
Cfr. Le donne della Costituente, a cura di M.T.A. Morelli, con Introduzione di C. Dau
Novelli, Roma-Bari, Laterza, 2007.
9
Ibid.
10
Si tratta di Ottavia Penna Buscemi eletta per la Lista del Fronte dell’Uomo qualunque. Cfr. Penna Buscemi Ottavia, in AA.VV., Alle origini della Repubblica. Donne e Costituente, a cura di M. Addis Saba, M. De Leo, F. Taricone, A. Babbini, cit., p. 172.
11
Le donne della Costituente, a cura di M.T.A. Morelli, cit.
24
delle elette aveva ricevuto una buona formazione culturale, anche
universitaria, prevalentemente di stampo umanistico (c’era, però,
una laureata in chimica), e svolgeva spesso un’intensa attività giornalistica. Avevano avuto modo, quindi, di conoscere in modo serio e
approfondito i problemi sociali ed economici del Paese, così come
di sperimentare in prima persona i drammi umani e le difficoltà determinate dalla guerra. Certamente queste ventuno donne sono in
qualche modo espressione di un’avanguardia del mondo femminile,
ma non si ritengono un’élite distante dalla realtà delle donne italiane, né tantomeno delle privilegiate. Le costituenti, anzi, si sentono
pienamente interpreti e rappresentanti di quella realtà. Dimostrano
di avvertire con forza il legame che le unisce alle donne del loro
Paese, a quelle che si sono spese eroicamente per la liberazione
dell’Italia; ma anche a tutte quelle che lottano quotidianamente per
costruire un avvenire migliore per i loro figli e che si rivolgono alla
politica con attenzione, chiedendo il pieno riconoscimento dei loro
diritti civili e politici. È significativo di questa percezione delle costituenti, come donne fra le donne e non come élite privilegiata, il discorso celebrativo tenuto l’8 marzo del 1947 da Nadia Gallico Spano
nella seduta dell’Assemblea Costituente12.
«È doveroso che si ricordi questa data – afferma Nadia Spano –
anche qui nell’Assemblea Costituente, nell’Assemblea democratica
della Repubblica d’Italia, dove le donne, per la prima volta nella
nostra storia sono direttamente rappresentate. Esse si sono conquistate questo diritto partecipando con tutto il popolo alla grande battaglia della liberazione del nostro Paese, per l’avvenire e la felicità
dell’Italia. Vi hanno partecipato con quello slancio, quell’entusiasmo, quello spirito di dedizione e di ardente amor patrio, che spinse le più nobili fra di esse fino ad affrontare con semplice e sublime
serenità anche l’estremo sacrificio»13. La Spano ricorda come fra
quelle che definisce le «eroine del Secondo risorgimento» ci siano
donne di tutte le età e condizioni sociali, «giovani e anziane, madri,
spose e ragazze, intellettuali, operaie e contadine»14. Sottolinea come non sia paradossale l’assenza delle sue colleghe dall’aula. Esse si
12
Cfr. Intervento dell’On. Nadia Gallico Spano sul ruolo della donna nella politica e nella
società, in Le donne della Costituente, a cura di M.T.A. Morelli, cit., pp. 205-208.
13
Ivi, pp. 205-206.
14
Ivi, p. 206.
25
trovano infatti fra le donne italiane, non solo per festeggiare questa
giornata, ma anche, assolvendo pienamente il mandato di rappresentanza, «per sentire dalla loro viva voce le loro aspirazioni e le loro richieste»15.
Si rammarica di non aver seguito l’esempio delle sue colleghe,
ma ritiene che sia fondamentale celebrare solennemente l’8 marzo.
Intende, quindi, farsi interprete di fronte all’Assemblea delle esigenze di tutte le donne italiane, «le quali consce della loro funzione,
richiedono i loro diritti»16.
E richiedono anche con forza che «si gettino le basi di un regime
solido, che voglia sinceramente la pace e la fratellanza con tutti gli
altri popoli, per scartare definitivamente dal nostro suolo ogni pericolo di guerra e di distruzione»17. Da questo densissimo intervento,
ma anche dal contenuto degli interventi nell’Assemblea, nella Commissione dei Settantacinque e nelle sottocommissioni, si ricavano le
linee conduttrici dell’impegno politico delle costituenti. L’azione
delle costituenti è rivolta prevalentemente ad un’attenzione verso la
fondazione dello Stato democratico, ad una piena garanzia della
pace, affermata anche con il contributo alla bellissima formulazione
dell’articolo 11 della Costituzione, dove si proclama con solennità
che «l’Italia ripudia la guerra».
Le costituenti dimostrano, però, anche un costante e capillare lavoro, condotto da schieramenti diversi, ma capace di trovare una
convergenza di principio in favore dell’affermazione dell’uguaglianza giuridica fra i sessi, del diritto delle donne di agire nella società e
di vedere realizzate le proprie aspirazioni, abbattendo i vincoli e i
pregiudizi culturali che di fatto impedivano il riconoscimento dell’uguaglianza sostanziale.
Le battaglie politiche delle costituenti, come più volte ricordato,
riescono a realizzare l’obiettivo di scrivere nella Carta Costituzionale
i principi cardine intorno ai quali le donne italiane hanno intrapreso, pur fra mille difficoltà, un cammino di emancipazione da una
soggezione giuridica e culturale. Questo lavoro non è stato semplice,
né privo di ostacoli. A cinquant’anni dall’approvazione della Costituzione, Nilde Iotti ricorda l’impegno comune delle costituenti, per
15
Ibid.
Ibid.
17
Ibid.
16
26
difendere nell’articolato costituzionale una effettiva nozione di parità fra i sessi, e per porre le premesse di una completa affermazione
delle donne, nella famiglia, nella società, nelle professioni e nella vita politica18.
«Non avevamo ancora l’abitudine di avere degli scambi di idee
fra di noi, ora che eravamo chiamate a condurre un’azione comune
per l’affermazione dei diritti delle donne nella Carta Costituzionale:
successe però – spiega la Iotti – che quasi istintivamente riuscimmo
a trovare delle posizioni comuni, conducendo un lavoro prezioso,
anche se non molto visibile, all’interno dei nostri gruppi parlamentari per arrivare alla stesura degli articoli fondamentali della Costituzione, che riguardano l’uguaglianza di fronte alla legge, nel lavoro e nella famiglia»19.
La giovane Nilde Iotti, eletta a soli ventisei anni, entra a far parte
dell’Assemblea Costituente, avendo già alle spalle un’elevata formazione culturale, perfezionata con la laurea in Lettere e Filosofia
presso l’Università Cattolica di Milano20. Negli anni universitari,
grazie alla sua curiosità intellettuale e alla sua tenacia, ha l’occasione
di ampliare le sue letture, approfondendo lo studio di testi «proibiti» dal regime. In una interessante intervista rilasciata in occasione
dei cinquant’anni della Repubblica, presentata nella produzione Rai
L’alba della Repubblica, la Iotti ricorda la sua attenzione giovanile per
gli scritti di Benedetto Croce e la sua richiesta al podestà di Milano
di poter leggere i volumi della Storia d’Italia. Da cui anche l’emozione dell’incontro con Croce alla Costituente, figura controversa, ma
ricca di fascino agli occhi della giovane parlamentare, studiosa di
storia e filosofia. Negli anni dell’università matura anche la sua adesione al comunismo e la sua decisione di unire all’attività d’insegnante intrapresa dopo la laurea una militanza politica attiva nelle
file della Resistenza, tramite i gruppi di difesa della donna.
18
Cfr. N. Iotti, La Costituente cinquanta anni dopo, in AA.VV., Alle origini della Repubblica. Donne e Costituente, a cura di M. Addis Saba, M. De Leo, F. Taricone, A. Babbini,
cit., p. 13. L. Lama, Nilde Iotti, cit., pp. 58-87.
19
Ibid.
20
Cfr. L. Fanti, Nilde Iotti: la Signora del palazzo, Brescia, Camunia, 1991; G. Corbi,
Nilde, Milano, Rizzoli, 1993; Nilde Iotti, in Le donne della Costituente, a cura di M.T.A.
Morelli, cit., pp. LVI-LXVII; G. Sircana, Iotti Leonilde, In Dizionario Biografico degli italiani, vol. LXII, Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana, 2004; S. Folli, Nilde Iotti, in
Italiane, a cura di E. Roccella e L. Scaraffia, vol. III, pp. 158-160.
27
Dopo la Liberazione svolge con grande dedizione attività sociali e
assistenziali nelle file dell’UDI di Reggio Emilia, di cui diviene segretaria nel 1945. Acquisisce per il suo forte ed incisivo impegno
sociale una grande popolarità fra le donne della sua città; tant’è che
viene candidata ed eletta alle amministrative della sua città, Reggio
Emilia, nel luglio del 1945. È esponente, quindi, della primissima
generazione di donne amministratrici locali.
Il suo prestigio e la sua sensibilità culturale la portano ad essere
candidata ed eletta con più di 15 mila voti di preferenza all’Assemblea Costituente, per la circoscrizione di Modena - Reggio Emilia Parma Piacenza. È tra le più giovani fra le elette. Nonostante ciò, il
suo ruolo nella redazione della Carta Costituzionale è di primissimo
piano21. Fa parte, infatti, insieme a Maria Federici, Angela Merlin, e
Teresa Noce (e ad Angela Gotelli, che si aggiunge nel febbraio del
1947) della Commissione dei Settantacinque, incaricata di redigere
il testo costituzionale. La Iotti è fino all’inserimento della Gotelli nel
1947 l’unica donna a far parte della prima sottocommissione, che si
occupa di scrivere gli articoli relativi ai principi fondamentali, «ai
dritti e ai doveri dei cittadini»22. Un incarico di grande prestigio è
quello a cui attende la giovanissima Nilde, che è relatrice di una
materia di profonda valenza etica, e non priva di contrasti fra gli
esponenti della commissione e dell’assemblea, ovvero la famiglia23.
Il suo intervento mira a evidenziare la necessità che la Costituzione, a differenza dello Statuto Albertino, preveda un riconoscimento ed una tutela della famiglia24. Tralasciando la spinosa questione della dissolubilità del matrimonio, che per la Iotti non attiene
all’ambito costituzionale ma a quello del diritto civile, la giovane
relatrice afferma che lo Stato non attribuisce ma riconosce i diritti
della famiglia, come diritti ad esso preesistenti, capovolgendo la
precedente teoria dei diritti riflessi, in sintonia anche, come ricorda
in una successiva intervista, con l’ispirazione data alla questione dai
democratici cristiani e da Aldo Moro in particolare. La Iotti sostiene, inoltre, che lo Stato debba dichiarare l’incontrovertibile princi-
21
Cfr. Nilde Iotti, in Le donne della Costituente, a cura di M.T.A. Morelli, cit., pp.
LVI-LXVII.
22
Ibid.
23
Ivi, pp. 5-13.
24
Ibid.
28
pio dell’uguaglianza giuridica dei coniugi e della loro pari dignità
genitoriale, così come la tutela dei diritti dei figli nati fuori dal matrimonio. Tali affermazioni danno luogo a qualche contrasto, superato, però, grazie ad un proficuo dibattito all’interno della commissione25. Nell’attività della prima sottocommissione, la giovane costituente si occupa, anche, della difesa del principio della pari retribuzione salariale fra uomo e donna, contrastando le opinioni di chi,
ponendo l’accento sulla missione familiare della donna, di fatto, invece di sostenerne anche l’attività extrafamiliare, tende a precludere
alla donna stessa, in nome della difesa della famiglia, la sua aspirazione al lavoro26.
Per la Iotti non c’è, al contrario, contrasto fra la vocazione familiare della donna e la sua ambizione alla realizzazione professionale.
Lo Stato deve promuovere questo suo duplice e difficile impegno.
Insieme alle colleghe Federici e Gotelli difende le ragioni del riconoscimento del pieno diritto delle donne a raggiungere gli alti gradi della magistratura e a non essere considerate in quella delicata
attività solo per questioni attinenti «alla sensibilità» femminile27. Le
tre costituenti, nonostante la diversa appartenenza politica, sostengono insieme il principio della pari dignità del lavoro femminile,
del riconoscimento del merito e non della diversità di sesso, come
criterio per ascendere alle cariche più elevate della magistratura e
dello Stato28. Sarebbero ancora numerosi gli interventi della giovane costituente Nilde Iotti a cui dare rilievo e molto si dovrebbe dire
sul contributo dato dalle ventuno donne elette all’assemblea, per la
redazione della carta fondamentale dei diritti del nostro Paese. La
visione volutamente e obbligatoriamente sintetica che emerge da
questo contributo non può dare conto della vastità e dell’importanza della questione. Le costituenti hanno svolto, infatti, in relazione
alle loro competenze e sensibilità, un ruolo fondamentale per la definizione dei principi guida della rinascita democratica dell’Italia.
Questo ruolo è stato rilevato da una storiografia avvertita, ma merita certamente un ulteriore approfondimento critico. A conclusione
di questa riflessione sul ruolo delle donne nell’Assemblea Costituen25
Ibid.
Ibid.
27
Ivi, pp. 61-62.
28
Ibid.
26
29
te, permettetemi di ricordare brevemente la risposta di Nilde Iotti
nel corso dell’intervista concessa per il programma Rai L’alba della
repubblica, alla domanda su quali fossero le conquiste più rilevanti
della Costituzione29. La Iotti afferma che esse sono rappresentate
dai principi fondamentali, dagli articoli che vanno dal primo all’undicesimo. Sostiene, però, l’importanza dell’articolo tre. «Il principio
di uguaglianza – spiega la Iotti – a me sta particolarmente a cuore.
[...] È la sanzione solenne, costituzionale, dell’ingresso delle donne
nella vita politica. Avevano votato per l’Assemblea Costituente. La
Costituzione con quell’articolo afferma il loro essere cittadini alla
pari con tutti gli altri cittadini. Per me – conclude la Iotti – è un
punto che fa della Costituzione italiana, ancora adesso una Costituzione moderna»30.
Ed è una della ragioni per cui nella sua lunga attività di donna
delle istituzioni e di legislatrice, Nilde Iotti si è impegnata per la difesa della Costituzione e per la piena realizzazione dei suoi enunciati31.
29
Si tratta di una produzione Rai trade, ideata da Renato Parascandolo, realizzata
dalla Rai in collaborazione con l’Istituto italiano per gli studi filosofici. Gli autori sono
Candiano Falaschi e Maurizio Cascavilla. L’opera in più DVD è stata realizzata a cura
di Carlo Fido e Dario Natoli. Devo alla cortesia di Aldo Di Russo, che ha contribuito
alla realizzazione dell’opera, la trascrizione dei testi dell’intervista a Nilde Iotti, testimone di eccezionale rilievo della nascita della Repubblica italiana e della sua storia.
30
Ibid.
31
Ne sono testimonianza i suoi interventi svolti durante la lunga attività parlamentare, raccolti e pubblicati dalla Camera dei Deputati. Cfr. N. Iotti, Discorsi parlamentari, voll. II, Roma, Camera dei Deputati, Ufficio pubblicazioni e relazioni con il pubblico, 2003.
30