LA GIOCONDA DI LEONARDO DA VINCI ESOTERISMO ALLO

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LA GIOCONDA DI LEONARDO DA VINCI ESOTERISMO ALLO
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LA GIOCONDA DI LEONARDO DA VINCI
ESOTERISMO ALLO SCOPERTO
A cura di Gaetano Barbella
Illustrazione 1: Leonardo da Vinci. La
Gioconda. Olio su tavola di 77x53. 15031514. Musée du Louvre.
Secondo alcuni esperti, la Gioconda è molto più di un semplice
ritratto. Leonardo da Vinci ha davvero racchiuso un codice
segreto di ordine esoterico all’interno della sua opera? O
piuttosto, attraverso la pittura, mostra quanto sia profonda la
sua arte nel realizzare in sé la personale pietra filosofale?
Allora, in entrambi i casi, o in tutte e due, quali le tracce
significative per rimandarle ai posteri? Ecco, questo saggio si
ripropone appunto di dare almeno la seconda risposta.
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Monna Lisa fra due specchi
Illustrazione 2: La Gioconda di Leonardo. Il dipinto fra due specchi.
Non si finirà mai di indagare sulla Monna Lisa di Leonardo, ma questa volta l'iniziativa di
un'appassionata di arte, Monica Rea, di Isola del Liri (Frosinone) 1, sembra portare alla
consapevolezza di suoi due particolari che si dimostrano essenziali per una sua comprensione,
esoterica, finora priva di un reale fondamento.
Monica Rea, molto esperta di grafica, sfruttando la tendenza di
Leonardo da Vinci di scrivere a rovescio servendosi di uno specchio, ha
disposto ai lati del dipinto le relative immagini speculari, ottenendo così
il risultato che si presenta nell'illustrazione sopra (illustr. 2).
A questo punto si evidenziano chiaramente i due particolari fra le tre
Monna Lisa, ma non sono uguali fra loro, sia come forma, sia come
posizione e sia come contorno. Finora erano stati visti come parti di
base di colonne. Tant'è che questa deduzione sembra confermata da un
altro dipinto, anch'esso di un'analoga Monna Lisa, attribuito pure a
Leonardo ed eseguito dieci anni prima della Gioconda in osservazione2.
Come si vede nell'illustr. 3, si vedono distintamente le due colonne in
questione.
Ed ora, tralasciando l'osservazione dell'immagine di Monna Lisa, è
Illustrazione 3: Monna
interessante concentrare tutta l'osservazione sui due particolari in
Lisa di Isleworth.
questione, ponendoli a confronto (illustr. 4 e 5) e così mostrare il loro
lato nascosto di natura chiaramente esoterica, come si vedrà. Ma prima di dedicarci all'osservazione
e fare le eventuali deduzioni, è utile aver memoria di alcuni precetti di Leonardo sul suo modo di
fare arte pittorica, elencato nel suo Trattato della pittura.
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Alla fine di questo saggio è presentata la biografia di Monica Rea.
Monna Lisa di Isleworth - http://www.daringtodo.com/lang/it/2013/02/14/la-monna-lisa-svizzera-sarebbe-opera-dileonardo/
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Illustrazione 4: La Gioconda di
Leonardo. Il presunto atanor
alchemico.
Illustrazione 5: La Gioconda di
Leonardo. Altra versione del
presunto atanor alchemico.
Precetti del pittore di Leonardo da Vinci
«Quello non sarà universale che non ama egualmente tutte le cose che si contengono nella pittura;
come se uno non gli piace i paesi, esso stima quelli esser cosa di breve e semplice investigazione,
come disse il nostro Botticella, che tale studio era vano, perché col solo gettare di una spugna
piena di diversi colori in un muro, essa lascia in esso muro una macchia, dove si vede un bel paese.
Egli è ben vero che in tale macchia si vedono varie invenzioni di ciò che l’uomo vuole cercare in
quella, cioè teste d’uomini, diversi animali, battaglie, scogli, mari, nuvoli e boschi ed altre simili
cose; e fa come il suono delle campane, nelle quali si può intendere quel dire quel che a te pare.
Ma ancora ch’esse macchie ti dieno invenzione, esse non t’insegnano finire nessun particolare. E
questo tal pittore fece tristissimi paesi. ...».
Modo d’aumentare e destare l’ingegno a varie invenzioni:
«Non resterò di mettere fra questi precetti una nuova invenzione di speculazione, la quale, benché
paia piccola e quasi degna di riso, nondimeno è di grande utilità a destare l’ingegno a varie
invenzioni. E questa è se tu riguarderai in alcuni muri imbrattati di varie macchie o in pietre di vari
misti. Se avrai a invenzionare qualche sito, potrai lì vedere similitudini di diversi paesi, ornati di
montagne, fiumi, sassi, alberi, pianure grandi, valli e colli in diversi modi; ancora vi potrai vedere
diverso battaglie ed atti pronti di figure strane, arie di volti ed abiti ed infinite cose, le quali tu
potrai ridurre in integra e buona forma; che interviene in simili muri e misti, come del suono delle
campane, che ne’ loro tocchi vi troverai ogni nome e vocabolo che tu t’immaginerai. Non isprezzare
questo mio parere, nel quale ti si ricorda che non ti sia grave il fermarti alcuna volta a vedere nelle
macchie, de' muri, o nella cenere del fuoco, o nuvoli o fanghi, od altri simili luoghi, ne’ quali, se
ben saranno da te considerati, tu troverai invenzioni mirabilissime, che destano l’ingegno del
pittore a nuove invenzioni sì di componimenti di battaglie, d’animali e d’uomini, come di vari
componimenti di paesi e di cose mostruose, come di diavoli e simili cose, perché saranno causa di
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farti onore; perché nelle cose confuse l’ingegno si desta a nuove invenzioni. Ma fa prima di sapere
ben fare tutto le membra di quelle cose che vuoi figurare, così le membra degli animali come le
membra de’ paesi, cioè sassi, piante e simili ...».
L'atanor
Ed ecco le osservazioni in parte già dette in relazione alle due
presunte basi di colonne ai lati della Monna Lisa.
È ben chiaro che Leonardo ha cercato di creare confusione nel
concepirle in modo diverso fra loro, ma pur non non rinnegando
l'idea che siano le basi di due colonne, in virtù dei suoi precetti
sopra riportati. Tuttavia, eludendo la parte centrale delle colonne, ha
ottenuto di dare l'impressione di due involucri geometrici
somiglianti a parallelepipedi esagonali sormontati da semisfere.
Naturalmente l'accenno alla parte superiore delle colonne è limitata
per un piccolo tratto, giusto per far mostra di uno scenario superiore
tutto da decifrare. Tutto questo è abbastanza chiaro sul lato a
sinistra della Monna Lisa, mentre è assai confuso sul lato opposto.
Nel primo impatto con questi due elementi, che ha evidenziato
Monica Rea, abbiamo convenuto insieme che si trattassero di
soggetti dell'ermetismo che Leonardo deve aver approfondito negli
ultimi anni, allorché si accinse a dipingere la sua Monna Lisa, suo
Illustrazione 6: Il laboratorio
ultimo lavoro. La prima deduzione è stata quindi che si trattasse di
dell'Alchimista di Giovanni
un modo d'essere della “pietra filosofale” degli alchimisti. Giusto in
Stradano, Studiolo di
relazione al fatto che l'opera vinciana in osservazione è stata vista
Francesco I nel Palazzo
come se fosse di un mondo esoterico e non della realtà. In essa si
Vecchio a Firenze.
fonderebbero il femminino e il mascolino per dar luogo al
http://it.wikipedia.org/wiki/Al
cosiddetto rebis filosofale. Occorre dire, però, che Leonardo si
chimia
dimostrò avverso per tutta la sua vita a questa filosofia, ma può
essere che poi si sia ricreduto per dar compendio filosofico, appunto, con l'esecuzione doviziosa
della sua Monna Lisa interiore.
Illustrazione 7: La Gioconda di Leonardo. Monna Lisa in un gioco di
specchi. Il cuore del Santo Graal in lei.
Ora se così fosse, i due soggetti, appunto ermetici, potrebbero portare alla concezione di due distinti
atanor, i fornelli di cottura degli alchimisti per dar luogo all'opera finale, la “pietra filosofale” o
detta in tanti altri modi. Come si vede nell'illustr. 6 l'atanor si dimostra come il cuore del laboratorio
degli alchimisti d'intorno, ed è davvero un ideale cuore alchemico, tant'è che Monica Rea ha
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esultato nel convincersi a modo suo che si trattasse di una peculiare “invenzione” pittorica
leonardesca di riferirsi al cuore di Gesù Cristo disposto appunto nel dipinto di Monna Lisa, ovvero
della Gioconda. Di qui è stato questione di un attimo per l'amabile Monica, per intravedervi il
mitico calice del Santo Graal, ma non poteva che essere la donna credente in lei a “vedere” un
peculiare “Cristo” risorto pulsare nel petto della Monna Lisa, come fu per la Maddalena, e non altri.
Ed io che mi sono dedicato da buon geometra alla Monna Lisa, con un saggio tempo addietro, non
l'ho pur “visto”, ma ora sì perché Monica ha scelto me per confidarsi. Ma Monica è arrivata a
quest'altra convinzione ricorrendo ad una successiva grafica della Gioconda (illustr. 7), questa volta
come il risultato di più riflessioni e non due come la prima, dell'illustr. 2 iniziale.
Le due vie dell'alchimia
La maggior parte degli alchimisti ammette la possibilità di due vie, una corta e facile, ma più
rischiosa, chiamata via secca, e una più lunga e ingrata, ma sicura, la via umida.3
La via umida o lunare sta ad indicare il tratto evolutivo in cui la coscienza è accentrata
sull'esperienza fisica (coscienza fisica) e sul soddisfacimento dei suoi bisogni materiali. È il
momento delle scelte, libere ma inconsapevoli. Perché, eclissando l'aspetto che chiamiamo
spirituale, la natura fisico-animale impedisce lo sviluppo delle qualità mentali connaturate ad una
sensibilità sottile (coscienza sottile). È il mondo oscuro in cui il pensiero, di per se sottile, è
prigioniero della materia fisica.
La via secca o solare sta ad indicare il tratto evolutivo in cui prende il sopravvento la chiarezza
mentale che nasce dall'influenza della coscienza sottile. Alla luce dell'intelligenza l'oscurità interiore
si dirada, raggiungendo la limpidezza necessaria a sopraffare (seccare) le umide pulsioni della
natura inferiore (v. umori passionali). Qui si affaccia il libero arbitrio. Momento in cui la coscienza
sottile guida la mente verso decisioni sempre più ampie ed efficaci (v. mente universale). È scorretto
affermare che la via umida sia di genere femminile, mentre la via secca sia di genere maschile,
perché negli indirizzi interiori il sesso non c'entra.4
L'albero alchemico o albero della vita
Il presunto atanor a sinistra della Monna Lisa (illustr. 4), sulla scorta
del fatto che si sta parlando di un processo alchemico, porta a
intravedere in alto l'albero alchemico dei cinque metalli, (o albero
della vita) che prendono parte alla fusione alchemica nell'atanor.
Leonardo ha posto il sigillo del numero cinque a rovescio così come
si vede nell'illustr. 8, giusto per dare identità alchemica alla figura
che compare accanto alla testa della Monna Lisa.
Nella tradizione ermetica , che riguarda sostanzialmente l’occidente,
l’albero esprime la forza primordiale che si dispiega nella
manifestazione come l’energia della pianta dalle radici invisibili si
dispiega nel tronco, nei rami, nel fogliame e nei frutti.
Si associano idee di conoscenza e immortalità da una parte e
dall’altra forze distruttrici e mortali, ritorna l’ambivalenza già
riscontrata in altre tradizioni. Nella mitologia assiro-babilonese
esiste un “albero cosmico” radicato in Eridu, la “Casa della
Illustrazione 8: La Gioconda Sapienza e della Profondità”; l’albero si presenta anche come la
personificazione di una Donna Divina, vedi le grandi dee asiatiche
di Leonardo. L'albero
alchemico dei cinque metalli della Natura: Ishtar, Anat, Tammuz ecc, si ritrova quindi l’idea della
natura femminile della forza universale rappresentata dall’albero.
(L'albero della vita).
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http://www.axismundi.biz/?page_id=134
http://www.esonet.it/News-file-article-sid-317.html
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In altre tradizioni c’è la variante secondo la quale l’Albero si
presenta come quello del dominio e dell’Impero universale, in altre
l’Albero si sdoppia in un Albero del Sole e un Albero della Luna.
Anche nell’ermetismo il simbolo dell’albero è ricorrente, soprattutto
nei testi alchemici; in questi casi assume il simbolo del “Tutto”;
personifica il “Mercurio”; l’ “Acqua Divina” o di “Vita”; la “Donna”
dei filosofi; altra personificazione importante è quella del Drago,
forza dissolvente, dotato di un potere che uccide.
Vi è una costante nella tradizione del simbolismo vegetale,
l’espressione di una forza universale, prevalentemente femminile,
nella quale vi è depositata una scienza sovrannaturale, una virtù che
immortala e dà potere; dall’altro però c’è l’idea di un pericolo.
Il pericolo è quello che è affrontato da chi nel percorso che conduce
Illustrazione 9: L'albero
verso la consapevolezza e l’immortalità deve necessariamente
della vita.
contattare questa forza universale e deve quindi essere in grado di
http://www.google.it/search? sostenerne la grandezza travolgente.5
q=albero+alchemico&tbm=i Si sarà capito, a questo punto, che la suddetta rappresentazione,
sch&tbo=u&source=univ&s dell'albero alchemico di Monna Lisa, riguarda il processo alchemico
a=X&ei=cyHyUafjEomSOIK detto della via secca o solare. Infatti lo scenario intorno all'atanor è
EgcAE&ved=0CC8QsAQ&b all'insegna del fuoco di cottura. È interessante l'accuratezza della
iw=960&bih=636
rappresentazione di una metà dell'atanor, mentre l'altra, la retrostante
appartiene ad un piano sconosciuto in cui ogni cosa risulta
trasmutata, appunto. Il piano del fuoco in questione può essere paragonato ad una immaginaria
Stargate6 che porta ad altre dimensioni cosmiche.
Il calice del Graal
Illustrazione 10: La
Gioconda di Leonardo. La
coppa del Graal.
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E siamo giunti alla visione di Monica Rea del cuore di Gesù e
dunque della visione graalica del calice dell'ultima Cena Eucaristica
di Gesù, oggetto di leggende medievali. Ma è anche il Calice
Eucaristico di un ulteriore significato di grande rilievo. Germano,
patriarca di Costantinopoli tra il 715 e il 730, scrive nella Historia
ecclesiastica a lui attribuita che il contenuto del calice non è soltanto
il vino che si fa Sangue ma è il Cristo stesso come Sapienza che si
dona agli uomini: “Il calice rappresenta il vaso che ricevette il
sangue sgorgato… Il calice rappresenta anche quel cratere che
propriamente simboleggia la Sapienza, ovvero il Figlio di Dio”.
Questa funzione della Coppa come mezzo per ottenere la Gnosi, la
Conoscenza che salva, la si ritrova nell’Ermetismo alessandrino, in
un trattato del Corpus Hermeticum intitolato proprio La Coppa, nel
quale si dice come Dio volle offrire agli uomini il Nous come premio
per chi ad esso sapesse pervenire; perciò riempì con il Nous una
grande coppa e un messaggero celeste la consegnò all’uomo dicendo:
“Immergiti, o anima che ne sei capace, che credi di poter salire
verso Colui che ha inviato giù la Coppa, tu che sai per che cosa sei
nata” (CH IV, 3 ss.).7
La mia visione dell'illustr. 10, se si confronta con l'illustr. 5 originale,
http://ilfornoalchemico.blogspot.it/2012/04/il-simbolismo-dellalbero.html
Dispositivo alieno immaginario che collega vari mondi dell'universo.
7
http://www.simmetria.org/simmetrianew/contenuti/articoli/82-simbolismo-alchimia-ermetismo/578-i-templari-lacoppa-e-laltare-di-pgaliano.html
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è incerta ma sufficientemente aderente alle intenzioni di Leonardo per giungere a questo simbolico
calice, quello ideale se si confà al processo alchemico della via umida. Anche il presunto atanor, qui
rappresentato incertamente, si completa con due sorta di ali rossastre per rappresentare un ideale
drago, con cui il cavaliere del Graal deve combattere e vincere.
Nell'ultima fase alchemica, dal marasma del contenuto del Calice emerge una pasta vitrea e viscosa,
detta la “Pietra dei Filosofi”, o la “Perla”, o l’”Occhio del Pesce”, o il “Primo Magnete”, perché
attrae dal terreno circostante tutto ciò di cui abbisogna.8 Si nota appunto una sorta di occhio sul
fondo del calice. Si tratta anche dell'acronimo V.I.T.R.I.O.L. al quale a volte si aggiungevano le due
lettere V.M.. Le iniziali suddette stanno per: Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum
Lapidem (Veram Medicinam), che vuol dire “Visita l’interno della terra, e rettificando troverai la
pietra nascosta (che è la vera medicina)”.
Come si vede nell'illustr. 10, la base del Calice è costituita da un ponte a più arcate, cosa che dà
l'idea esatta dell'amalgama ermetica che galleggia sulle acque del caos.
La geometria composita di Monna Lisa
Non poteva mancare la mia personale indagine con la riga e compasso del dipinto di Leonardo in
osservazione, sulla scorta dei due punti focali indicati dai due presunti atanor appena esaminati. Ma
non mi è stato difficile individuare le geometria disposta, direi, quasi con certezza, da Leonardo.
Mostro di seguito l'illustr. 11 con cui è in bella mostra in alto un triangolo equilatero e in basso un
bel rettangolo aureo.
Illustrazione 11: La Gioconda di Leonardo.
Geometria composita.
8
http://mikeplato.myblog.it/archive/2009/07/06/l-androgino-ermetico.html
8
L'allineamento dei punti A è B del triangolo equilatero è relativo ad un certo asse del presunto
atanor di sinistra, mentre l'allineamento dei punti C e D del rettangolo aureo è relativo all'altro
presunto atanor (il drago ermetico) che è di poco più in basso.
Occorre dire che a questa geometria è giunto un noto studioso, Vasile
Droj, nel suo lavoro sulla Gioconda di Leonardo, «Monna Lisa una
“cattedrale geometrica”»9.
A questo punto, avendo riscontrato il triangolo equilatero, è
inevitabile intravedervi il fiore della vita, oggetto di approfondimento
da parte di Leonardo da Vinci.
Il fiore della vita (anche: rosa dei pastori, rosa carolingia, rosa celtica,
stella fiore, stella rosetta, fiore a sei petali, fiore delle Alpi) è una
figura geometrica composta da cerchi multipli sovrapposti e composti
in una simmetria esagonale, a formare una figura simile ad un fiore. Il
centro di ogni cerchio è posto sulla circonferenza di sei cerchi
sovrapposti dello stesso diametro.
Nella decorazione architettonica e plastica è nota la presenza di questa
figura simbolica in molte parti del mondo, ed in area Italica sin
Illustrazione 12: Disegni di dall'VIII secolo a.C.; successivamente ha avuto larga diffusione dal
Leonardo sul fiore della Medioevo fino ai giorni nostri.
Leonardo da Vinci studiò la figura del fiore della vita e le sue
vita.
proprietà matematiche. Egli disegnò figure geometriche quali i solidi
platonici, la sfera, e un toro, oltre alla sezione aurea, ognuno dei quali può essere derivato dal
modello del Fiore della Vita.10
Illustrazione 13: La Gioconda di Leonardo. Il fiore della vita.
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http://www.universology.com/il%20codice%20di%20leonardo%20da%20vinci.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Fiore_della_vita
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Biografia di Monica Rea
Questa è la biografia di Monica Rea che mi ha trasmesso per l'occasione di questo saggio:
Sono Monica Rea, ho 35 anni, sono di Isola del Liri (provincia di Frosinone), mi sono diplomata al
Liceo Classico Tulliano di Arpino. Da sempre appassionata di matematica, scienze, astronomia,
poesia... ma soprattutto sin da piccolissima sono sempre stata attratta dall' Arte in qualsiasi forma.
Dipingo, disegno, creo piccole sculture ecc. Avrei voluto iscrivermi all'Accademia delle Belle Arti
ma ho “accettato” di iscrivermi a Giurisprudenza e contemporaneamente anche iniziare a lavorare.
Per crearmi un percorso professionale ho frequentato con successo corsi di informatica, tutela
ambientale, qualità, sicurezza... Ho iniziato a fare consulenza aziendale, piani di marketing
territoriale, presentazioni di ppt per convegni ecc. Grazie alla mia voglia di imparare ho acquisito
un'altissima versatilità sul lavoro e una grandissima capacità di adattamento. Contemporaneamente
a tutto ciò, ho imparato anche ad usare i moderni programmi di grafica per potermi riavvicinare al
mio talento e alla mia passione per l'arte. A 3 esami dalla laurea ho lasciato gli studi perché
Giurisprudenza non è mai stata la mia vocazione, inoltre portava via tempo al mio lavoro e alla
famiglia. Come dice lei, non sono Dottoressa e forse neanche troppo “dotta”. Mi reputo solamente
una perspicace osservatrice. Monica Rea
Brescia, 30 luglio 2013

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