CRONOLOGIA ANNUALE in Italiano

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CRONOLOGIA ANNUALE in Italiano
CENNI BIOGRAFICI
1878 -
Marcello Dudovich nasce a Trieste il 21 marzo, da Antonio ed Elisa Cadorin. È il terzo di
quattro fratelli: Maria, Itala e Manlio.
1893/1895 -
Frequenta con scarso profitto le scuole “Reali” della sua città. Viene introdotto dal
cugino Guido Grimani nell’ambiente del “Circolo Artistico Triestino”, entrando in contatto con le
maggiori personalità che animano l’ambiente culturale della città, quali Eugenio Scomparini (Trieste
1845-1913) e Arturo Rietti (Trieste 1863-1943). Trieste in quell’epoca era maggiormente aperta verso
la cultura europea in quanto molti triestini erano di più remota origine straniera e ciò li rendeva più
facilmente ricettivi rispetto a tutto ciò che si scriveva o pubblicava nella restante Europa. Molti artisti
convenuti a Trieste voltarono le spalle alla tradizione pittorica veneziana ottocentesca per abbracciare
le lezioni di realismo, saldo e lumeggiato da pennellate dense e vibranti, provenienti dagli insegnamenti
di Franz Von Lenbach e Max Liebermann.
1896 c.a. - Compie il primo viaggio a Monaco di Baviera dove frequenterà l’Accademia d’Arte ove
apprenderà lezioni di nudo e interessandosi anche all’arte decorativa. Sarà a Monaco che acquisirà in
prima persona la lezione di Franz Von Stuck (Tettenweiss 1863 – Monaco 1928) e di Arnold Bocklin
(Basilea 1827 – San Domenico di Fiesole (FI) 1901). Questi due artisti sono infatti ritenuti da Dudovich
ritenuti importanti quanto lo furono Tintoretto e Veronese per la pittura italiana del XVI secolo. Con
questa prima esperienza di Monaco Dudovich si incamminerà ed abbraccerà il percorso delle secessioni
europee risentendo, in particolar modo, dell’insegnamento che trarrà da tutti gli altri artisti tedeschi a lui
contemporanei. Sarà proprio a Monaco, in concomitanza con altri focolai avanguardisti della
“Mitteleuropa” che si arriverà a realizzare il pareggiamento delle arti applicate con le altre arti culturali,
dimenticando ed evitando la trappola dello “Storicismo”, per poter entrare in una ricerca rigorosamente
più moderna e perfettamente sintonizzata sul gusto Art Nouveau (Toulose-Lautrec). Sarà proprio questo
aspetto modernista a catalizzare l’attenzione di Dudovich, improntando i propri interessi artistici verso
tale direzione. Altri insegnamenti Dudovich trasse dal richiamo modernista che gli pervenne con la
fondazione della Wiener Secession, che basava la sua principale ispirazione all’esecuzione del disegno,
quale base di partenza comune a tutte le discipline artistiche. Anche in questo caso artisti come Klimt e
Moser lasceranno un tangibile e profondo segno nella cultura di Marcello Dudovich che saprà far tesoro
delle nuove linee artistiche, raccogliendone stimoli ed indicazioni perfettamente rintracciabili nelle sue
opere. Fu così che egli acquisì in tale prima esperienza europea l’indirizzo verso una pittura astrattiva,
iconica ed essenziale.
1897 -
Il padre, attraverso l’amico pittore, cartellonista, illustratore e scenografo Leopoldo
Metlicovitz (Trieste 1868 – Ponte Lambro (CO) 1944), invia Marcello alle Officine Grafiche Ricordi di
Milano per apprendere il mestiere di “cromista”. Le officine Ricordi rappresentavano la migliore
scuderia litografica italiana, annoverando già numerose agenzie sparse sia in Italia (Milano – Napoli –
Firenze – Roma) che all’estero (Londra – Parigi – Lipsia – New York). I costanti rapporti con l’estero,
tenuti dallo Stabilimento Ricordi sono fonte inesauribile di informazioni e sollecitazioni visive per
Dudovich che avrà così modo di aggiornarsi sulle novità in campo artistico ed editoriale, miscelando le
più varie influenze artistiche internazionali.
Il carattere internazionale delle Officine Grafiche Ricordi si palesa anche nella presenza di artisti
accomunati dalla provenienza estera (Adolfo Hohenstein, Leopoldo Metlicovitz, Aleardo Villa,
Giovanni Mataloni), tutti dotati di spiccata personalità, che crearono nella Ricordi un fertile terreno per
l’attecchire delle novità europee di sigla modernista e che all’interno di una consolidata tradizione di
manifesti ottocenteschi, seppero elaborare innovative formule di comunicazione d’arte visiva
pubblicitaria. Giulio Ricordi, direttore dello stabilimento, comprenderà in breve tempo le capacità e
l’abilità del giovane talento Dudovich e sarà così che da semplice copista e cromista, verrà promosso a
disegnatore autonomo della scuderia.
1898 -
Frequenta i corsi di disegno accademico e di studio del nudo presso la “Società Artistica
Patriottica” di Milano e apre uno studio di pittura assieme a Toni Metlicovitz e al pittore greco
Arvanitaki. Inizia a produrre autonomamente le prime opere di grafica pubblicitaria per la Ricordi, ma
anche per altri stabilimenti litografici quali Gualapini, Cantarella e Modiano.
1899/1905 – Proprio nel 1899, anno di svolta del manifesto italiano, Dudovich lascia Milano, pur
continuando il suo rapporto di lavoro con le Officine Grafiche Ricordi, per trasferirsi a Bologna,
accettando l’invito di lavorare presso lo Stabilimento Grafico di Edmondo Chappuis. Al 1899 risalgono
le prime opere autonome complete firmate da Marcello Dudovich. L’artista rimarrà a Bologna per sei
prolifici anni e riceverà da tale città tutti i tributi di riconoscenza già precedentemente raccolti anche a
Milano. In questo periodo Dudovich avrà contatti artistici e storici anche con la città di Firenze, nella
quale da molti anni opera Alfonso Rubbiani e la sua scuola di giovani artisti. Bologna e Firenze saranno
gli ambienti in cui si muoverà Dudovich ed i suoi cartelloni pubblicitari sapranno dare tempestiva
testimonianza di questo momento storico di vita dell’artista. Presso lo Stabilimento bolognese di
Chappuis, Dudovich sperimenterà con successo un nuovo concetto di studio dell’immagine, proiettato
verso l’Europa e la dimensione internazionale dell’Art Nouveau. Lo Stabilimento Chappuis richiama in
città i migliori disegnatori contemporanei e diverrà la fucina degli ingegni della nuova epoca
novecentista. A Bologna si concretizzerà la nascita della rivista “Italia ride”, che come un manifesto di
secessione dichiarerà scopertamente l’insofferenza nei confronti della pittura ufficiale del periodo,
deridendo e smitizzando i filoni decadenti e veristici dell’epoca.
1900 -
Vince una medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi con un cartellone rimasto
ignoto. Continua la collaborazione con la rivista bolognese “Italia ride” per la quale eseguirà numerose
illustrazioni e vignette satiriche e decorative di gusto moderno ed ispirate a modelli francesi (Le rire e
Revue Blanche) e ai recenti modelli tedeschi (Jugend, Simplicissimus, Ver Sacrum). A tale rivista
aderiranno i più importanti personaggi di spicco dell’avanguardia italiana quali Augusto Majani, in arte
Nasìca, direttore artistico, Alfredo Baruffi, Augusto Sèzanne, Luigi Bompard, Ugo Valeri, Franz
Laskoff, Ardengo Soffici, Galileo Chini, Adolfo Magrini e molti, molti altri.
Sono questi gli anni di inizio della carriera del contemporaneo Leonetto Cappiello (Livorno 1876 –
Cannes 1942), figura rilevante nella storia del cartellonismo mondiale che con il solo Dudovich
meriteranno di essere tutt’oggi gli unici due cartellonisti inseriti nell’enciclopedia dell’arte.
Nel periodo bolognese Dudovich conoscerà e sposerà Elisa Bucchi, nativa di Faenza ove Dudovich
frequentava il ‘’ cenacolo’’ di Domenico Baccarini (scultore, pittore e disegnatore attivissimo nel campo
della ceramica). La moglie rappresenterà il prototipo di tutta la schiera delle figure femminili che
costelleranno l’opera del triestino.
1902 -
Partecipa all’Esposizione Internazionale di Arte Decorativa a Torino sotto la sigla societaria
della cooperativa artistica “Æmilia Ars”, famosa per lo studio di antichi modelli del rinascimento, della
lavorazione del gioiello, del cuoio, dei mobili e della ceramica., esponendo il manifesto “fisso l’idea”.
In tale periodo è anche illustratore di ruolo della rivista “Fantasio”, edita a Roma e specializzata in
letteratura, critica e varietà, nonché promotrice delle proposte estetiche più audaci e moderniste.
1904 -
Inizia a collaborare con l’albo annuale d’arti e lettere “Novissima”, diretto da Edoardo De
Fonseca, pubblicazione considerata il “Manifesto della Grafica Moderna”. “Novissima”, pubblicata per
10 anni, ebbe un ruolo promozionale nei riguardi dello stile Liberty e dei giovani illustratori, tra le cui
file primeggia ovviamente Dudovich, oltre a Baruffi, Bompard, Terzi, Valeri, Kienerk, Casorati, Nonni,
Nomellini, Balla, Bistolfi, Previati, Mataloni e Majani.
1905 -
Termina la cooperazione con lo stabilimento Chappuis di Bologna, si trasferisce a Genova
presso l’editore Armanino, dove intratterrà con quest’ultimo una collaborazione di pochi mesi.
1906 –
Dopo il periodo bolognese Dudovich è considerato l’astro nascente nel panorama della
grafica, non solo italiana, dell’inizio secolo.
In tale anno interromperà il fruttuoso sodalizio con
l’Officina Grafica di Chappuis, probabilmente a causa di una indiscutibile tendenza del triestino alla
libertà professionale nella ricerca di sempre nuove esperienze che certo poteva concretizzare in città
molto più industrializzate come Milano. Il ventisettenne Dudovich guarda con attento riferimento alle
nuove avanguardie dell’Espressionismo che influenzeranno le sue opere. Sono gli anni in cui nascono i
movimenti europei quali il “Fauve – Espressionista”, innescato da Matisse (dopo l’incontro decisivo con
Gauguine) ed il gruppo di “Die – Brucke” di Dresda, raccolto attorno alla figura di Kirchner.
Sarà nel 1906 che Dudovich sceglie di rientrare a Milano, ove si sta preparando un avvenimento di
importanza europea: l’Esposizione Internazionale, collegata all’inaugurazione del Traforo del
Sempione.
Dudovich riallaccia i rapporti con le Officine Grafiche Ricordi ed ormai ventottenne
partecipa con gli altri cartellonisti della scuderia (Hohenstein – Metlicovitz – Mataloni) al concorso
indetto per scegliere il manifesto pubblicitario che rappresenterà l’Esposizione. La giuria premierà tutti
e quattro, ma i loro lavori saranno stampati su supporti diversi ed utilizzati per vari scopi pubblicitari,
dalla cartolina postale al francobollo. Dopo il tributo ed il riconoscimento ricevuto per l’inaugurazione
del Traforo del Sempione, Dudovich, viene chiamato a decorare le pareti esterne del padiglione italiano
di arte decorativa all’Esposizione Internazionale di Milano, devastato da un incendio che brucia anche il
vicino Palazzo dell’Architettura. Entrambe i padiglioni vengono interamente ricostruiti senza rispettare i
canoni precedenti ed ottenendo un risultato di innovazione architettonica che sancirà il crescente
interesse per le “nuove idee” nel campo delle arti applicate.
Con le Officine Grafiche Ricordi realizzerà fino al 1910 una moltitudine di manifesti sui quali verranno
sviluppate le migliori tecniche di cromolitografia con avanzate sperimentazioni attraverso la
fotolitografia e la fotoincisione. Dudovich esprimerà opere compositive meglio organizzate sotto il
profilo del rigore formale, progressivamente spogliate dalle ornamentazioni floreali più tipiche del
Liberty e concentrate attorno alla figura protagonista, quasi sempre femminile. Dudovich si stabilirà con
fissa dimora a Milano e lavorerà per le campagne pubblicitarie promosse dai Grandi Magazzini “Mele”
di Napoli (1906/1914). Collaborerà in questo periodo anche a molte riviste, tra cui “Ars et Labor”,
rivista raffinata mensile dedicata a un pubblico specializzato che si interessa di musica, teatro, danza, e
arte. Altre riviste a cui ha collaborato sono “La Lettura”, “Il Giornalino della Domenica”, “Rapiditas”,
tutti periodici di rilevante importanza culturale, sulle cui pagine scrivono ed illustrano le avanguardie
ideologiche italiane (quali Florio, Brunelleschi, Terzi, Sacchetti, Cambellotti, Bompard, Sto, Anichini,
Viani e Nomellini).
1911 / 1914 –
Dudovich frequenta con assiduità i pubblici ritrovi milanesi, entrando in contatto
con i più grandi personaggi che animano la vita culturale metropolitana. Conoscerà ed intratterrà un
rapporto di amicizia con Camillo Boito, architetto e scrittore e con tutta la serie dei grandi artisti e
letterati dei circoli milanesi, quali i Pozza, Cotronei, Rovetta, Carcano, Alciati, Boccioni, Andreotti e
Sem Benelli, quest’ultimo oriundo di Faenza che a quel tempo scriveva “La Cena delle Beffe”.
Frequenta con costanza il Caffè Biffi, il Savini e l’Orologio entrando in contatto con gli ambienti della
moda, facilitato anche dalla moglie Elisa Bucchi che lavora, quale capo corrispondente per alcune
riviste rinomate dell’abbigliamento.
Dudovich saprà così cogliere il fatale momento della
trasformazione dell’abbigliamento, emancipando la figura femminile e dotandola di tutti gli accessori
della seduzione come i guanti, i fiocchi, le galle, i colletti, le calze e non anche la sigaretta con bocchino
da fumo. La figura femminile viene elevata ad un ruolo determinato della società e non più relegata alle
sole mansioni casalinghe di fine ‘800.
Nel 1910 Dudovich ha 32 anni ed ormai è considerato al vertice della società milanese del primo
novecento e diverrà il cronista ed l’illustratore dell’alta borghesia milanese.
Nel 1911 Dudovich raggiunge l’apice del suo riconoscimento artistico realizzando il manifesto
pubblicitario per la ditta G.B. Borsalino vincendo il concorso indetto dalla Casa per realizzare la
pubblicità del cappello “Zenit”. Tale manifesto, pur essendo presentato da Dudovich fuori concorso,
vincerà l’assegnazione del premio e rappresenterà per lui il maggior tributo e riconoscimento. Dudovich
è ormai un nome conosciuto oltre i confini nazionali e per questo gli viene offerta dalla Casa Editrice
“Albert Langen” di Monaco di Baviera una collaborazione di reporter come inviato speciale del famoso
del giornale mondano politico-satirico-letterario “Simplicissimus”.
Accetterà l’incarico con piena
autonomia di lavoro ed inoltre produrrà un’estesa produzione di acquerelli, chine e disegni che
illustreranno le pagine di Simplicissimus dal 1911 al 1915, sostituendosi al grande disegnatore e grafico
defunto Von Reznicek, venendo a contatto con i più rinomati grafici tedeschi (Kainer, Schultz, Heine,
Thony), mostri sacri dell’illustrazione germanica, che producevano ed illustravano nella medesima
rivista. Fu in questo prolifico periodo a Monaco di Baviera che Dudovich pubblicò con la Albert
Langen un Album composto da 36 tavole ed intitolato “Corso”. In questi anni di attività a Monaco,
Dudovich, collaborerà anche con altre riviste tedesche quali la “Meggendorfer Blatter”.
Con l’inizio della Prima Guerra Mondiale, Dudovich abbandonerà le collaborazioni a Monaco e
rimarranno famose le sue parole appuntate su un diario personale: “…Lasciatemi parlare con gioia di un
tempo in cui gli inviati speciali non venivano spediti su campi di battaglia, ma sui campi di corse e di
golf a Parigi, Berlino, Ostenda, da Londra a Montecarlo, passando per Deauville, per ritrarvi le belle
donne, la mondanità elegante e le raffinatezze della moda, si viaggiava da una Nazione all’altra senza
passaporto e senza carta d’identità: una cosa meravigliosa. Esisteva poi una specie di internazionale
dell’intelligenza che superava tutte le frontiere ed anche gli eventuali dissensi politici. Era un’epoca in
cui non si poteva non aver fiducia dell’avvenire, un tempo dove si era liberi di pensare, scrivere, agire e
creare.” …
Durante l’esperienza di “Simplicissimus”, Dudovich, potenziò la sua componente espressionista nel
senso del colore antinaturalistico. Nonostante la sua collaborazione di Monaco, Dudovich, manterrà
forti contatti con lo Stabilimento Grafico Ricodi, per la creazione di importanti manifesti pubblicitari.
1915 - Allo scoppio della guerra rientra in Italia, probabilmente a Milano, anche se ad oggi la sua vita
in questo difficile periodo non è ancora chiara. Di certo non partì per il fronte, come molti suoi colleghi
artisti, che poi non fecero più ritorno. Durante questi anni partecipa comunque alla “Prima Esposizione
Italiana di Caricatura e Umorismo”, mostra itinerante che tocca Torino, Milano, Genova.
1915/1920 -
In questi anni di transizione carichi di incertezze e colmi di inquietudini per tutta
l’Europa, l’intero mondo aristocratico tramonta definitivamente e con esso si chiude per sempre il
“sogno della Belle Epoque”. Nelle arti figurative, come in letteratura si affermano nuovi modelli,
mentre in pittura si osserverà quella tendenza denominata “Ritorno all’Ordine”, proprio mentre Joyce,
Proust e Kafka affosseranno l’intimismo e le atmosfere rarefatte del romanzo borghese. Risalgono al
1915 i primi rapporti di Dudovich con l’ambiente torinese,
dedicandosi prevalentemente, in questa
città, all’illustrazione per le riviste “Numero”, “Pasquino”, “Satana Beffa”, “Novella”, “Novissima”,
ecc... e alla produzione di cartelloni cinematografici e anche di genere bellico.
1920 -
Rientra definitivamente a Milano. Continua la sua collaborazione con più riviste, ma crea
anche disegni per i modelli delle bambole di produzione Lenci. Oltre ai manifesti per il cinema e per il
teatro ripropone al pubblico i suoi cartelloni di genere strettamente commerciale. Fonda con l’avvocato
Arnaldo Steffenini la società editrice “Star”, di cui sarà direttore artistico dal 1922 al 1936. A questa
società grafica, Dudovich, affiderà la riproduzione delle sue creazioni di manifesti pubblicitari. Con la
“Star”, Dudovich, diventa pioniere di nuove forme compositive che sperimenterà partecipando con
grandi successi a numerosi concorsi artistici che lo vedranno vincente nell’assumere contratti di appalto
per la creazione di nuove immagini pubblicitarie. L’apice verrà toccato alla XII Biennale di Venezia,
con un quadro ad olio di pregevolissima fattura, dal titolo “La signora dalla veletta”, che ritrae
un’elegante figura femminile, con tutta probabilità la stessa moglie Elisa. Il titolo dell’opera deriva dal
cappellino che la donna porta in testa e dal quale scende una veletta. Per dimensioni e soggetto l’oolio
di Dudovich ricorda tutta la produzione a lui più cara, ma emerge anche, da questo quadro, quanto
riscontreremo nei suoi prossimi manifesti, cioè una nuova iconografia femminile, la stessa che va
affermandosi nelle illustrazioni delle riviste contemporanee, nelle quali Dudovich interviene anche in
qualità di disegnatore alla moda. Sarà poi la copertina de “La Lettura” dell’aprile del 1920, avente titolo
“La donna misteriosa” che Dudovich confermerà il modello di figura femminile di questo decennio e
che verrà assunta quale nuovo riferimento di fascino e di bellezza confortante, priva di accenti
inquietanti o malvagi. Negli anni compresi tra il 1919 ed il 1921, Dudovich impiega la sua creatività in
diversi ambiti della grafica applicata, dedicandosi agli studi per figure di moda, ai bozzetti per numerose
riviste, nonché alle illustrazioni per alcuni libri. In tutte queste manifestazioni il suo segno grafico resta
elegante, sinuoso, leggero, ma nello stesso tempo è un tratto marcato e preciso.
1922 -
La società “Star” si fonde con la I.G.A.P. (Impresa Generale Affissioni e Pubblicità), che
possiede officine di stampa a Milano, Genova e Roma, nonché concessioni di produzione in tutto il
Paese. Dudovich stringe, attraverso l’I.G.A.P., un contratto di collaborazione continuativa con i grandi
magazzini “La Rinascente”, per i quali produrrà più di cinquanta manifesti nell’arco di un trentennio.
Partecipa alla XIII Biennale di Venezia con un quadro ad olio dal titolo “Ritratto di Pina Brillante”.
Collabora con “Illustrazione Italiana” e con “Le Grandi prove ippiche” (fino al 1933). Nelle sue opere
l’artista continuerà a dimostrare una manualità impeccabile, abbinata ad una viva capacità di escogitare
idee vincenti che gli assicureranno un’infinità di commesse di lavoro.
La sua firma è ormai
riconoscibile ed incontrastata nel panorama del cartellonismo italiano.
Saranno anni di grandi
produzioni per le più importanti società industriali italiane e straniere, quali la Pirelli, la Shell, la Agfa
Film, la Bugatti, la Fiat, la Martini, la Campari, le Assicurazioni Generali, le Assicurazioni RAS,
Magazzini Mele e tante, tante altre ancora.
1925 / 1927 – Nella vita di Dudovich si susseguono le creazioni di manifesti per “La Rinascente”
a ritmo di 5 – 6 creazioni l’anno, destinate a reclamizzare le collezioni “Autunno – Inverno”, “Primavera
– Estate”, gli “Articoli sportivi”, “Articoli per la spiaggia e campagna”, “Articoli per l’infanzia” e “La
biancheria per la casa”; immagini che si concentrano essenzialmente sul modello di sartoria,
sull’accessorio da reclamizzare e rispecchiano il volto più rassicurante della società, un volto “al
femminile”. Questi magazzini sono il luogo degli acquisti della media – borghesia ed offrono un buon
prodotto a prezzo contenuto e, attraverso la produzione in serie, si uniforma anche la popolazione. In
questo Dudovich verrà riconosciuto come sommo maestro, non solo per la sua incontrastata capacità
grafica, ma anche per un messaggio ideologico che ha interessato ed attirato milioni di persone. Nei
cartelloni per “La Rinascente” Dudovich preferisce illustrare una sola figura per volta, esclusivamente
femminile, nel centro della pagina, dando così pieno risalto al modello d’abbigliamento. L’illustrazione
di moda di Dudovich si caratterizza infatti per una prepotente carica seduttiva, funzionale alla
divulgazione ed all’induzione di desiderio nei confronti del capo d’abbigliamento che raffigura, con il
conseguente conseguimento del primario obiettivo commerciale della sua vendita. Passeranno anche
alla storia i suoi cartelloni vincenti per il “Concorso Ippico Internazionale di Milano” del 1926, il
“Concorso Ippico di Stresa” e tutta la serie dei manifesti per le automobili Alfa-Romeo.
1929 –
In questo anno Dudovich presta la sua matita di disegnatore anche alla rivista “La Donna”,
illustrandola con soggetti femminili sempre più raffinati. Con questa collaborazione Dudovich, spinto
ed incalzato dal rigore dell’emergente regime fascista, inizierà un’ennesima mutazione del suo stile,
vestendo le figure femminili con abiti che non facciano più risaltare le linee del corpo, ma si adattano ad
esse con naturalezza. Le gonne si allungano considerevolmente sotto la spinta di una censura sempre
più pressante e la vita, dopo essere salita negli anni ’10 fino all’altezza del seno, e discesa negli anni ’20
fino alle anche, torna alla sua posizione naturale.
1931/1932 – Il vento che soffia incalzando l’ascesa del regime fascista indurrà Dudovich, contro la
sua volontà, ad una rigorosa trasformazione dei suoi modelli femminili, inducendo l’artista ad una spinta
propulsiva che lo traghetterà nel decennio dell’anno ’30. Le sue idee, sempre in evoluzione, tenteranno
nuovamente di spiccare il volo libero, di conservare la forza espressiva dei primi tre decenni del secolo e
di rinnovarsi per restare al passo coi tempi.
Negli anni ’30 si diffonde il “mito dell’aviazione” che sostituirà, almeno in parte il “mito
dell’automobile”, il cielo diverrà, almeno in parte il nuovo teatro in cui librare i sogni. Per tale motivo
verrà chiamato a Roma al fine di concepire e realizzare in questo periodo una serie di affreschi a parete,
con tecnica a tempera, per i locali del Ministero dell’Aeronautica a Roma, adibiti a sala mensa. Saranno
questi i primi lavori che rendono palese l’evoluzione dell’artista in chiave novecentista. Marcello
Dudovich firma, assieme a Marcello Nizzoli ed ad altri grandi firma contemporanee, alcuni nuovi
manifesti pubblicitari e collaborerà con le riviste “La Festa” e “La Rivista Illustrata del Popolo d’Italia”.
Saranno questi i momenti in cui la politica irrompe nella vita quotidiana con violenza, influenzando uno
stile di vita e i manifesti che per anni hanno consacrato la libertà dello stile. Cominciano ad apparire i
primi sintomi di un cambiamento epocale, l’evidenza di tale evoluzione è più tangibile nei manifesti
strettamente bellici. Anche Dudovich sarà trascinato nell’eseguire manifesti con maggiori segni di
austerità, evitando il più possibile di prestare la sua opera ai cartelloni di genere comune che
rivestiranno i muri dei fabbricati prima che questi cadano sotto i bombardamenti del grande conflitto
mondiale. Dudovich si rifiuterà e rinuncerà alle richieste di preparare cartelloni che vendono sangue,
eroismo e morte, gli stessi cartelloni che non avranno più l’immagine quale epicentro dell’opera, bensì
la scritta che campeggia a caratteri cubitali di impostazione di regime fascista.
Dudovich si manterrà a galla con una gioia di vivere più trattenuta e meno esplosiva, anche se la
produzione di questo periodo potrà ancora essere classificata come significativa nel suo curriculum
artistico.
1933 – Prosegue con le sue innumerevoli collaborazioni ed illustra le riviste “Dea”, che si occupa di
moda ed il cui redattore è il già famoso Boccasile, che annovera nella sua scuderia grafica anche
Brunetta e Sacchetti, mentre con altre testate continua a collaborare dai primi del Novecento, come con
la rivista “La Lettura”. In questo periodo di isolamento politico la parabola fascista irrompe con
violenza, fissando i parametri che dovranno comporre i nuovi cartelloni. La “Belle Epoque” verrà
sostituita dall’immagine della famiglia, la donna lavora e si emancipa, ma è l’uomo che domina e decide
il futuro. Lo sport verrà innalzato al suo massimo gradino e i manifesti pubblicitari perderanno il
raffinato soggetto femminile per lasciare spazio a corpi muscolosi ed in tensione, con pose rigide che
saranno le nuove immagini che il regime vuole propagandare.
1936/1937 -
Su invito di Italo Balbo si reca in Libia per un duplice soggiorno, finalizzato al
progetto di decorare le chiese e i palazzi della colonia italiana. Vi soggiorna, ospite di una nipote, per
parecchi mesi, ricavandone una serie di disegni e di tempere che costituiranno un’incolmabile esperienza
orientale e colonialista.
Dudovich avrà pertanto non solo un collocamento di ruolo nel contesto
europeo, ma avrà anche un’esperienza africana di stampo colonialista. Tale periodo porterà Dudovich a
realizzare numerose opere a carboncino, lapis, china che ripercorreranno le immagini quotidiane da lui
vissute: incantatori di serpenti, suonatori di flauti, caravanserragli e carovane, minareti, oasi, nomadi e
donne velate, saranno i soggetti da lui preferiti e che costituiranno un rilevante impegno artistico nel
corso della sua vita. Rientrato in Patria continuerà a produrre cartelloni pubblicitari ed inviterà nel suo
studio un giovane pittore feltrino, tal Walter Resentera, che sarà con l’allievo, e poi genero. Illustra in
questi anni la rivista “Mammina”.
1940/1944 -
Si sposta tra Milano, Varese e Riccione. Nel 1943 su invito dell’amica Alessandra
Drudi (in arte Gea della Garisenda), vedova Borsalino, raggiunge nei pressi di San Marino la Villa
Amalia, un luogo a lui caro dove procederà ad eseguire alcuni affreschi a tempera (trompe-l’oile) sulle
tre pareti del salone della villa. L’effetto generale è di quattro padiglioni aperti sull’esterno dotati di
drappi e tendaggi con bandiere poste sui lati e che introducono lo spettatore nel paesaggio che vi si apre
oltre. L’opera realizzata è di evidente ispirazione quattrocentesca ed è eseguita per esercitare sul
pubblico un suadente richiamo didattico.
Siamo nella zona geografica che fece da sfondo alla
tormentata storia di Paolo e Francesca e nell’affresco di Dudovich vi troviamo delle allusioni. Per
Dudovich, la decorazione di Villa Amalia è una fuga dall’amara realtà dalla guerra in corso, un ritorno
alle origini medioevali, quali a confinarsi in un mondo favoleggiato.
1942 -
Mostra personale alla Galleria Dedalo di Milano, in cui sono esposti ritratti, pannelli
decorativi, progetti per grandi decorazioni murali e paesaggi.
1945 - Muore di cancro la moglie Elisa Bucchi. La sua attività è pressoché ristretta a quella di pittore,
decoratore e ritrattista. Questi nuovi anni, contenenti poca grazia e sensibilità sono privi di quella
“atmosfera tanto cara a Dudovich”. All’alba degli anni ’50 il mondo non si riflette più nelle sue opere,
qualche manifesto Dudovich lo realizza ancora, ma è palese la sua difficoltà nel confrontarsi con i
cartellonisti della seconda generazione, ormai denominati “designers”, la pubblicità è ormai una scienza
esatta, disciplinata da rigide leggi di mercato.
E’ iniziata l’epoca “dell’usa e getta” dove i cartelloni contengono immagini che non rievocano più opere
d’arte ma piccoli simboli di veloce comprensione visiva che devono trasmettere un messaggio
pubblicitario veloce e che immediatamente verranno sostituiti da altri manifesti con il medesimo intento.
Dal 1945 in poi Dudovich, da grande maestro, mieterà e raccoglierà soddisfazioni attraverso i vari
riconoscimenti che vengono tributati alla sua opera di cartellonista storico.
1951 -
Soggiorna nuovamente in Libia, quasi a ripercorrere il ricordo delle prime esperienze
innovative di stile orientale. Il Circolo degli Italiani rimasti in Libia organizzò per lui una mostra,
rendendo tributo al suo ritorno in suolo africano.
1953/1956 - Viene organizzata una serie di mostre nelle gallerie Gian Ferrari e Montenapoleone di
Milano, Sagittario di Roma e a Bologna, nelle quali si espongono principalmente tavole a tempera della
belle époque. Sempre in questo periodo si concretizza un’esposizione a Villa Alba, presso Gardone, che
accoglie cartelloni, tempere e disegni di tutta la sua attività e gli viene assegnata una medaglia d’oro alla
carriera.
1962 - Muore il 31 marzo a Milano.