Televisione digitale - Ordine dei Giornalisti Lombardia

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Televisione digitale - Ordine dei Giornalisti Lombardia
Tabloid
Anno XXXIX N.4
Luglio-Agosto 2009
Direzione e redazione
Via A. da Recanate 1
20124 Milano
tel. 026771371
fax 0266716194
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Poste Italiane Spa Sped.
abb. post. DIn: 353/2003
(conv.in L27/2/2004 n.46) art.1
(comma 2). Filiale di Milano
New
Ordine dei Giornalisti
della Lombardia
A s s o c ia zio ne “ Walter Tobagi”- I stitu to pe r la f orm a z ion e a l G ior n a lis m o “ Ca rlo De M ar t i n o ”
Televisione digitale
l’incognita delle locali in Lombardia
Convegno
1° ottobre 2009
“Il futuro
del giornalismo”
seconda edizione
Ordine
Master/Ifg
iscrizioni aperte
per la scuola
di giornalismo
Nuove frontiere Il personaggio
Il new york times
sperimenta
i journo-developers
in redazione
grazia neri
racconta
L’italian style
in uno scatto
Sommario
New Tabloid n. 4 Luglio-Agosto 2009
4 editoriale
L’informazione che cambia
di Letizia Gonzales
32 primo piano
Tra cronaca e privacy troppi giornalisti aggrediti
di Carlotta Quadri
34 Malmenata per qualche foto
di Saba Viscardi
35 Rischi e sacrifici a 2 euro
ecco il mondo dei precari
di Massimiliano Saggese
6 inchiesta
Incognita digitale per le Tv locali
di Ottavio Marangoni
16 le iniziative dell’ordine
Giornali, lettori e post-giornalismo
18 Fare inchieste per la televisione
19 Master/Ifg: iscrizioni aperte
20 Under 35 da incorniciare
36 la voce dei pubblicisti
Corsi e “mini esami” per iscriversi all’Elenco
di Stefano Gallizzi
38 l’angolo della legge
Blogger anonimo? Vietato per legge
21 la voce dei lettori
La trappola di Internet
e i sogni dei giovani giornalisti
24 gli altri enti di categoria
Inpgi, emerge a sorpresa
un esercito di Co.co.co.
25 Casagit, Cerrato nuovo presidente
26 Il personaggio
Grazia Neri si racconta.
L’italian style in uno scatto
di Sandro Mangiaterra
30 le nuove frontiere
Giornalisti a tutto campo
E il web è senza segreti
di Roberto Dadda
New Tabloid - Periodico ufficiale
del Consiglio dell’Ordine
dei giornalisti della Lombardia
Poste Italiane Spa. Sped. Abb. Post.
Dl n. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004
n. 46) art. 1 (comma 2).
Filiale di Milano - Anno XXXIX
N. 4 / Luglio-Agosto 2009
Direttore responsabile:
Letizia Gonzales
Redazione:
Paolo Pozzi (coordinamento)
Antonio Andreini
Hanno collaborato:
Roberto Dadda, Stefano Gallizzi,
Sandro Mangiaterra, Ottavio Maragoni,
Gianfranco Pierucci, Carlotta Quadri,
Pino Rea, Massimiliano Saggese,
Francesco Siliato, Maddalena
Tufarulo, Saba Viscardi
Tabloid 4 / 2009
40 OSSERVATORIO SULL’ESTERO
Una tassa sul web. La Francia ci sta
a cura di Pino Rea
42 Colleghi in libreria
Trent’anni di Storia, ma sembra un altro film
di Antonio Andreini
44 colleghi alla ribalta
Vado, video e torno. Un caso da manuale
di Maddalena Tufarulo
45 Cronisti in Iran fra emozioni e reportage
di Gianfranco Pierucci
46 i numeri
Progetto grafico e realizzazione:
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presso il Tribunale di Milano.
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Letizia Gonzales: presidente
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Mario Molinari: consigliere segretario
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Consiglieri: Amelia Beltramini,
Mario Consani, Laura Hoesch,
Laura Mulassano, Paolo Pirovano
Stampa: Italgrafica srl
Via Verbano 146 - 28100 Novara Veveri
La tiratura di questo numero
è di 27.500 copie
Chiuso in redazione il 15 luglio 2009
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3
Editoriale
L’informazione che cambia
“Grazie al popolo della rete l’inferno di Viareggio
è subito finito nel web ed ha fatto il giro del mondo”. Così Aldo Grasso critico Tv del “Corriere della
Sera” racconta come utilizzando macchine fotografiche,
cellulari e telecamere sia stata documentata con un
tempismo finora sconosciuto la tragedia di Viareggio.
La partecipazione in diretta dei cittadini è oramai
un modo sempre più diffuso di fare informazione. Quali i limiti, quale il futuro, quali i pericoli del
citizen journalism privato della mediazione del professionista, saranno alcuni dei temi che affronteremo
nel corso di un convegno il 1° ottobre nell’Aula Magna
dell’Università Statale dei Milano. Anche quest’anno
infatti l’Ordine della Lombardia si è fatto promotore
di un’iniziativa che ha per protagonista il futuro dei
giornali, il ruolo del giornalista e di un’istituzione
come l’Ordine in un contesto rivoluzionato dalle nuove
tecnologie e attraversato da una crisi economica che
obbliga ad un ripensamento, non solo in Italia, delle
strategie editoriali.
Già nel dicembre 2006 “Time” dedicava al cittadino,
Tu, ignoto futuro protagonista dell’informazione, una
famosa copertina a specchio, a forma di video Tv, dove
campeggiava proprio la scritta You. Sono passati appena tre anni ed eccoci qui a parlare della trasformazione del modo di fare giornalismo, degli strumenti
digitali che hanno invaso la nostra società, della
necessità di maggior interattività nel linguaggio, del
bisogno sempre crescente di contenuti di qualità riconoscibili.
La tecnologia che avanza sta mettendo in discussione abitudini e certezze consolidate di questi ultimi
anni e crea scompiglio nei piani editoriali e nel modo
di fare informazione. E’ però di grande stimolo nella
4
Tabloid 4 / 2009
Editoriale
ricerca di nuove fonti di ricavi e di nuovi format
per visualizzare le notizie che possono aprire strade
professionali del tutto inedite anche per i giornalisti. Ne parlano i così detti ribelli del “N.Y.Times”,
un gruppo di dieci reporter che raccontano le notizie
in tutt’altro modo.
Dal mondo del web alla Tv digitale. L’inchiesta di
apertura di questo numero prende in esame
la condizione delle emittenti locali ed in particolare di
quelle lombarde dove il passaggio al digitale rappresenta un salto nel buio. C’è grande preoccupazione
fra le Tv locali per prepararsi ad una svolta epocale che richiede sostanziosi investimenti –il momento
non è dei migliori- per non rischiare l’estinzione.
Occorrono risorse adeguate per sostenere la raccolta
pubblicitaria ed interventi pubblici a difesa delle
Tv locali.
Dopo tanto futuro, una testimone d’eccezione di mezzo
secolo di storia e dei cambiamenti che hanno sconvolto il sistema dei mass media. Grazia Neri ripercorre in un’intervista la strada del successo della sua
agenzia, punto di riferimento del fotogiornalismo del
mondo intero. Anche per la signora della fotografia la
rete è una grande opportunità, dove è indispensabile
non solo la qualità ma la salvaguardia del copyright.
“Se tutto diventa gratis è realmente la fine. Non rimane che sperare nell’idea di Murdoch di far pagare
l’accesso alle notizie. E tanto più alle immagini.
Questo salverà il nostro mestiere. E forse l’intera
informazione”.
Per concludere segnalo un corso per aspiranti giornalisti televisivi sostenuto dal nostro Ordine e organizzato su misura dall’Associazione Premio Ilaria
Alpi in collaborazione con l’Università Cattolica
di Milano per gli iscritti della Lombardia. Quattro
giorni di full immersion, dal 7 al 10 settembre, a
30 euro (gratis per i disoccupati) nella sede della
nostra scuola di giornalismo Ifg, in via Fabio Filzi
17 in compagnia di Sabrina Giannini e Bernardo Iovine
(Report),Sandro Provvisionato (Terra!), Maurizio Torrealta (Rainews24) per conoscere e imparare dal vivo
i segreti del giornalismo d’inchiesta televisivo.
Il presidente
Letizia Gonzales
Tabloid 4 / 2009
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L’inchiesta
alla vigilia di un cambio epocale sul piccolo schermo
Incognita digitale
per le Tv locali
La Lombardia, nel secondo semestre
2010, abbandona l’analogico.
Ma nella nostra regione non tutto è
pronto: le frequenze disponibili sono
poche e le tv tante, più che in ogni altra
zona d’Italia. Sarà vincente diventare
operatori di rete. Un cambio tecnico
per gli utenti. Ma la pubblicità non
ricambia gli investimenti tecnologici
delle emittenti. La vera risorsa sarà
nelle news legate al territorio
Il Digitale terrestre (Dtt) per le emittenti
locali sarà un vero banco di prova. Per
le “piccole” tv la transizione al digitale
rappresenta sicuramente un grande
“salto nel buio”, i cui effetti potrebbero
mettere in forse la loro stessa esistenza. Per non rischiare l’estinzione, le tv
areali devono preparasi ad affrontare
una svolta epocale, poiché il processo
di digitalizzazione, una volta iniziato,
può solo subire accelerazioni nell’interesse di tutti i protagonisti: alcune
hanno iniziato da tempo a investire
nella tecnologia digitale, altre hanno
6
deciso di operare tale “dolorosa” scelta in extremis, per via di una carente
capacità finanziaria, acuita dalla crisi
economica generale. La loro presenza
sul territorio è capillare. Sono 550 le
imprese televisive locali operanti nel
nostro Paese, di cui 440 a carattere
commerciale e 110 comunitarie, che
producono ricavi complessivi per
650mln di euro (500mln da pubblicità, 150mln da contributi) e impiegano
4.800 dipendenti (di cui 1.500 giornalisti). In questi anni di transizione al Dtt
hanno investito complessivamente in
tecnologie e frequenze 530mln di euro
e hanno scelto, nella quasi totalità dei
casi, di essere attive sia come operatori di rete che come editori. Il loro
ruolo nell’ambito dell’informazione locale viene reso da un dato: 100 emittenti locali producono mediamente
in un anno 219mila ore di programmi
giornalistici. Non a caso, le news dal
territorio sono il loro vero punto di forza. In Lombardia, invece, sono 40 le
emittenti televisive che hanno fatto
richiesta di passaggio al digitale (tante
almeno risultavano alla data del 25
Tabloid 4 / 2009
Le aree dello switch off
(spegnimento della tv analogica)
• Sardegna Valle d’Aosta: 31 ottobre
2008 e 14/23 settembre 2009
• Piemonte occidentale: 24 settembre
• Lombardia (tranne Mantova, inclusa
Piacenza) e Piemonte orientale:
I° semestre 2010
• Trento: 15/30 ottobre 2009
• Bolzano: 26 ottobre /13 novembre
2009
• Emilia Romagna, Veneto, Fruili,
Liguria (e provincia di Mantova):
II° semestre 2010
• Marche, Abruzzo e Molise, Basilicata
e Puglia: I° semestre 2011
• Toscana e Umbria: I° semestre 2012
• Lazio: 16/30 novembre
• Campania: 1/16 dicembre 2009
• Sicilia e Calabria: fine 2012
Lo switch over
(passaggio al Dtt di RaiDue e Rete 4)
Già avvenuto in Valle d’Aosta, Trento
(15 febbraio), Piemonte occidentale
(20 maggio), Lazio (16 giugno).
luglio 2005 indicata come scadenza
dal Ministero). Un nutrito gruppo di
aziende che dà lavoro a un migliaio di
dipendenti e a quasi 150 giornalisti.
Le sfide che attendono queste tv in
vista del digitale sono diverse, dalle
interferenze tra frequenze di regioni
confinanti alla collocazione che dovrà
essere loro attribuita singolarmente
sui telecomandi. Oltre agli aspetti
tecnici, c’è il fatto che la transizione
avviene in un momento drammatico
per l’economia nazionale. Mentre
diversi comparti produttivi tagliano,
Tabloid 4 / 2009
ristrutturano o addirittura chiudono,
nel mondo televisivo, per legge, si
dovrà investire. Le frequenze e le
risorse rappresentano, dunque, i
veri punti interrogativi. Per evitare la
procedura di infrazione sulla concentrazione delle frequenze minacciata
dall’Unione europea, era stato proposto di creare cinque multiplex in
ogni regione (in Sardegna solo due),
ognuno con una capacità trasmissiva
di 5-6 canali, da mettere a disposizione dei nuovi editori attraverso gare, le
cui modalità dovevano essere definite dall’Agcom d’intesa col ministero.
Nel frattempo però l’Ue ha risposto
dichiarando inadeguate tali disposizioni e ribadendo la prosecuzione
7
L’inchiesta
• Gli impianti di Teleradiodiffusioni
Bergamasche, sede di Bergamo Tv,
Radio Alta e Bergamo Sat. Sopra: la
conduzione di un telegiornale locale
e, nella pagina a destra, uno degli
studi di Bergamo Tv.
della procedura d’infrazione. Quanto
alle risorse, per il sostegno alla diffusione del Dtt, sono stati stanziati
9mln di euro nel 2008, altri 41mln
nel 2009 da destinare all’acquisto dei
decoder per le fasce più disagiate
della popolazione, oltre che per le
campagne di comunicazione. Mancherebbero all’appello, tuttavia, altri
30mln. Altri finanziamenti dovrebbero
essere reperiti localmente dagli enti
regionali delle aree che progressivamente diventeranno all digital.
Ma la pubblicità
rimane al palo
Se il passaggio al digitale terrestre
giova più alle televisioni nazionali
piuttosto che a quelle locali, gli investimenti pubblicitari, da parte loro,
non fanno privilegi né per gli uni né
per gli altri. In un periodo di vacche
magre, la vera preoccupazione arriva da qui, dalla pubblicità. Che non
sembra proprio ripagare gli investimenti che i piccoli editori di emittenti
teleisive hanno fatto e stanno facendo
per assicurare il passaggio al digitale.
L’analisi della distribuzione delle risorse sulle diverse piattaforme evidenzia
che il tradizionale sistema televisivo
analogico assorbe ancora il 64,1% dei
8
ricavi complessivi (canone, pubblicità e pay tv, vedi tabella nella pagina
a fianco) anche se sta vistosamente arretrando rispetto al digitale che
avanza. Per quanto riguarda i ricavi
pubblicitari nel 2008, invece, il 93%
del mercato di vendita degli spazi su
mezzo televisivo è ancora sull’analogico (vedi tabella a pag. 10). La vera
prova del nove sarà nel 2010, quando cioè Lazio e Lombardia saranno
digitali e buona parte del territorio
nazionale sarà digitalizzato.
Nel frattempo, per seguire e promuovere lo sviluppo della tv digitale terrestre gratuita, è nata la piattaforma
Tivù, che vede schierati insieme i tre
big della tv analogica: Rai, Mediaset
e TiMedia, soci fondatori e azionisti
(i primi due al 48%, il terzo al 4%)
dell’omonima società costituita ad
hoc, sul modello della britannica
Freeview (2003) e della francese TntChaines Gratuites (2005). A Tivù si
sono già aggregate le due maggiori
associazioni dell’emittenza locale, Frt
e Aeranti-Corallo.
il 10 settembre scorso prevede una
transizione al digitale progressiva delle varie regioni italiane, divise in 16
aree, a partire dal II semestre 2009
fino al II semestre 2012, fermi restando i passaggi già previsti nelle aree
all digital: Sardegna e Valle d’Aosta,
rispettivamente, 31 ottobre 2008 e
14-23 settembre 2009, per adeguare l’iter dello switch off a quello del
Piemonte occidentale, dove partirà il
24 settembre, per evitare interferenze
(l’area orientale invece passerà nel II
semestre 2010). A Trento la tv analogi-
Tante regioni
tanti “switch off”
Il decreto firmato dal ministro dello
Sviluppo economico Claudio Scajola
Tabloid 4 / 2009
L’inchiesta
ca si spegnerà tra il 15 e il 30 ottobre
2009, a Bolzano tra il 26 ottobre e il
13 novembre. Nel Lazio lo switch off
è fissato tra il 16 e il 30 novembre, in
Campania tra il 1° e il 16 dicembre.
Nel I° semestre 2010 si fermerà la tv
tradizionale in Lombardia, mentre nel
II° semestre sarà la volta di Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia-Giulia
e Liguria. Marche, Abruzzo e Molise,
Basilicata e Puglia diranno addio alla
“vecchia” tv nel I° semestre 2011, e
un anno dopo Toscana e Umbria. Le
ultime due regioni saranno la Sicilia e
la Calabria, dove la transizione avverrà
a fine 2012. Diverso dallo switch off
(spegnimento della tv analogica) è
lo switch over, passaggio al digitale
terrestre di RaiDue e Rete 4, che ha
già interessato Valle d’Aosta, Trento
(15 febbraio), Piemonte occidentale (20 maggio), Lazio (16 giugno), e
avverrà in Campania il 10 settembre
prossimo. Un programma che, nei
prossimi due anni, riguarderà oltre il
70% della popolazione italiana (saranno circa 14mln i cittadini coinvolti
nel 2009 e 23 nel 2010, per un totale
di circa 35mln).
Le preoccupazioni
delle tv locali
“Occorre distinguere tra attività che
verranno portate avanti nella nuova
dimensione di operatore di rete, per
cedere capacità trasmissiva a terzi,
oppure utilizzando in proprio la maggiore capacità trasmissiva”, dichiara
Raimondo Lagostena, presidente
Gruppo Profit (syndication di emit-
tenti locali Odeon Tv), che a giugno
ha preferito lanciare NiteGate, nuovo
bouquet a luci rosse sul Dtt pay, per
poter fare cassa in vista del lancio a
inizio 2010 di una decina di canali
tematici pay, TvOon, complementari
all’offerta di Mediaset Premium. “Non
è ancora stato definito il modello di
business per le tv locali. In Sardegna
per esempio Videolina, grazie alla
maggiore capacità trasmissiva, ha
aumentato le ore di programmazione.
Ma i risultati dei primi mesi non sono
stati incoraggianti, poiché i maggiori
costi affrontati dall’editore non sono
stati sostenuti da un’eguale espansione del mercato della pubblicità e
della comunicazione. Per le tv locali è
vincente, dunque, diventare operatori
di rete. Chi resta semplice fornitore di
contenuti si trova in difficoltà a garantire la continuità del servizio. Solo chi
dispone, inoltre, dell’intero multiplex
può passare all’alta definizione. Una
buona rete, tuttavia, deve investire per
digitalizzarsi circa 4-5mln di euro. Ma,
per il momento, non è stato previsto
alcun sostegno per le tv locali”.
“La sfida”, commenta Giacomo
Pellegrinelli, direttore di TeleBoario
(tv della Valcamonica), “si presenta
difficile soprattutto dal punto di vista
economico-finanziario in quanto, ad
oggi, per le emittenti, è certa la sola
necessità di sostituire a proprie spese
gli apparati analogici di trasmissione,
con la promessa di una contropartita pubblicitaria che verrà messa a
disposizione per compensare i costi
di divulgazione delle informazioni tecniche ai telespettatori. La data dello
switch over è poco verosimile, anche
se si è affermata una “linea dura” che
continua a confermarla. È assolutamente irreale dover effettuare scelte
Ricavi complessivi per piattaforma
2007
2008
Analogica terrestre 5.294
5.225
- 0,7
Satellitare
2.403
2.645
10,1
146
222
52,4
75
80
7,3
7.918
8.203
3,6
Digitale terrestre
Reti di telecomunicazioni
Totale
Reti telecomunicaz. 2,7
Var% ‘08/’07
Digit.
Terrestre
2,7
Analogica
terrestre
Satellitare
64,1
32,2
Fonte: AgCom su dati aziendali (in milioni di euro)
Tabloid 4 / 2009
9
L’inchiesta
senza informazioni e senza il piano di
assegnazione delle frequenze”. TeleBoario ha ottemperato agli obblighi di
legge convertendo una sola frequenza
al Dtt 24 ore su 24. Per questo ha
investito poche decine di migliaia di
euro, ma ha ben chiari gli investimenti
necessari alla totale conversione degli
apparati, che comporteranno spese
per oltre 250mila euro. Dal punto di
vista tecnologico, il bacino d’utenza
di TeleBoario è particolarmente “difficile”, in quanto, per coprire un bacino di circa 220mila abitanti, sono
necessari 18 impianti di diffusione. “Il
nostro territorio, ad oggi, non è ancora
coperto dal Dtt (nemmeno pay)”, continua Pellegrinelli, “per cui dovremo
rassegnarci alla perdita di almeno il
25% dei potenziali telespettatori, a
meno che la scomparsa dal satellite
delle reti nazionali Rai e Mediaset non
provochi una reale necessità per i telespettatori di approcciarsi alla nuova
tecnologia”.
“Il Dtt è un sistema che nasce per il
comparto nazionale, mentre per le tv
locali, anche per quelle organizzate,
rappresenta un salto nel buio”, esordisce Giorgio Galante, editore di 7
Gold. “Le problematiche irrisolte sono
in primo luogo di carattere tecnico. A
causa della limitazione delle risorse
frequenziali, ogni emittente coprirà la
propria area in Sfn e non in Mfn, ovvero servirà l’area interessata con un
solo canale, mentre qualche tempo fa
si pensava che ogni network potesse
traghettare al digitale tutti i suoi canali,
mantenendo la possibilità di coprire
in “splittaggio”, sia per l’informazione
che per la pubblicità, aree diversamente interessanti, con ottimizzazione
dei costi per l’utente. Adesso la pubblicità non potrà più essere splittata
per sottobacino, il segnale sarà unico
per tutta la copertura, con un taglio
netto agli introiti pubblicitari locali”.
Inoltre, al momento dello switch off,
la storicità di un’emittente rischia di
essere resettata, poiché incomincerà
una nuova fase, fortemente impegnativa, per riposizionare nei telecomandi
ciò che nel tempo si era consolidato
e che rappresentava il maggior valore di una azienda tv, con evidenti
contraccolpi sugli ascolti. Per quanto
riguarda le singole regioni, quelle ad
oggi digitalizzate avevano una grande
disponibilità di risorse frequenziali, tali
da soddisfare ampiamente le necessità dei soggetti operanti. Ma ora, con
Lazio e Campania, si apre una nuova
fase, certamente più problematica,
che riguarderà anche il Nord del Paese. Il rischio è che la scarsità di frequenze non garantisca la presenza di
ricavi pubblicitari per piattaforma
2007
2008
Analogica terrestre 3.727
3.652
-2
208
239
14,9
Satellitare
Digitale terrestre
Reti di telecomunicazioni
Totale
Var% ‘08/’07
8,8
11,6
31,6
23,4
26,5
13,3
7.918
8.203
-1
tutti i soggetti attualmente operanti.
“I soli fondi previsti”, prosegue Galante, “sono quelli relativi agli incentivi per
la diffusione dei decoder e quelli per
la promozione pubblicitaria dell’avvio
del nuovo sistema. Parte di questi,
regione per regione, andranno alle
emittenti, ma per il pagamento di un
servizio pubblicitario, non per la modifica di un sistema di tlc. Per quanto
riguarda 7Gold, una parte degli investimenti è stata effettuata prima del
2006 dalle singole emittenti che fanno
parte del network, usufruendo anche
degli incentivi statali allora previsti.
Oggi, però, alla luce dello sviluppo
tecnologico, molti di quegli apparati
digitali non sono più affidabili e andranno aggiornati”.
Quella del Dtt, per Matteo Inzaghi,
direttore responsabile della testata
giornalistica Rete 55 Varese, è una
rivoluzione epocale, che può essere
affrontata solo da aziende sane, con
un certo radicamento e una certa solidità, perché ha costi non indifferenti.
“Dirigo un tg che è storico”, spiega
Inzaghi, “ma lo zoccolo duro della mia
utenza è rappresentato da persone
anziane o con un non elevato livello culturale, che stentano a capire la
nuova tecnologia. Il nostro compito
essenziale è spiegare questa novità,
legata all’inevitabile evoluzione del sistema mediatico globale. La generazione di cui stiamo parlando è abituata
alla concezione della tv generalista,
di cui la tv Dtt è l’antitesi, nonché la
pietra tombale. Un canale analogico
si può trasformare in 5-6 canali digitali. Ci saranno pertanto sempre più
emittenti tematiche, territoriali e di nicchia”. Rete 55 ha superato tutte le
difficoltà tecniche, per cui le scadenze
fissate sono realistiche: “Non ho avuto
Digit.
Terrestre
0,3
Satellitare
6,1
Reti telecomunicaz. 0,7
Analogica
terrestre
93
Fonte: AgCom su dati aziendali (in milioni di euro)
10
Tabloid 4 / 2009
L’inchiesta
• A sinistra un
momento della
conduzione di Linea
d’ombra a Telenova,a
destra l’antenna in
via Guglielmo Silva, a
Milano, sotto la sala
regia con Ermanno
Colombo e, a sinistra, il
direttore dell’emittente
televisiva della San
Paolo, Vincenzo Marras.
alcuna riduzione di personale né alcuna flessione nella copertura mediatica
del territorio, che attualmente comprende la provincia di Varese, gran
parte della provincia di Como, parte di
Milano e di Pavia. Grazie al Dtt, siamo
passati da una diffusione provinciale
a una interregionale. In prospettiva ci
potrà essere un ampliamento ad altre
regioni d’Italia, grazie a partnership e
accordi con emittenti di altre regioni.
Ampliandosi il mercato di riferimento,
ci potrà essere un’estensione delle
risorse giornalistiche, prevedendo redazioni distaccate o corrispondenti,
o invece appoggiandoci a redazioni
di altre tv. Per ora abbiamo firmato
un accordo con la piemontese Quadrifoglio Tv e siamo in trattativa con
un’altra tv della regione”. “Le tv nazionali hanno mantenuto l’analogico e
hanno creato canali digitali e satellitari, di fatto triplicando l’offerta per non
perdere spettatori”, afferma Sergio
Villa, direttore Bergamo Tv. “Noi, in
Tabloid 4 / 2009
attesa dello switch off, abbiamo realizzato due canali - visibili in alcune
zone della pianura - che trasmettono
24 ore al giorno in tecnica digitale e
si sovrappongono ai canali analogici.
Ma, per illuminare tutto il territorio provinciale di Bergamo, per via delle sue
caratteristiche geografiche, occorrerebbero 20 canali. Tutte le tv lombarde
dovranno essere convocate al tavolo
regionale per decidere quali canali
verranno assegnati. Ma invece dei
20 necessari ce ne daranno solo due
o tre. Dovremo, dunque, acquistare
delle frequenze per accenderne altri
in digitale”.
Poi c’è il problema dei contenuti, poiché in ogni canale analogico staranno 5/6 canali digitali. Ampliandosi la
gamma dei canali, si potrà rafforzare
l’informazione locale, il vero punto
di forza delle tv areali, che vengono
talvolta preferite alle nazionali proprio
in virtù del loro radicamento sul territorio. “Daremo priorità ai contenuti”,
conclude Villa, “tutelando però anche
la rete. In futuro potrebbero nascere
operatori forti, che rendano non più
conveniente gestire il sistema trasmissivo. Nel qual caso le piccole tv resteranno semplici operatori di contenuti”.
Anche secondo Vincenzo Marras,
direttore responsabile di Telenova, la
sfida più importante riguarda i contenuti: “Dove con il sistema analogico vi
era una sola Tv e un solo palinsesto,
con il sistema digitale se ne potranno
avere 6-7. È evidente che con queste
possibilità alla televisione “generalista” si dovranno affiancare canali (o
palinsesti) tematici. Per questo (o anche per questa ragione) ci stiamo “allenando”, in particolare con Telenova
2, con un palinsesto originale rispetto
alla programmazione normale che va
sull’analogico e sugli altri canali pur
già presenti (a Milano e provincia) sul
digitale terrestre (Telenova e Telenova
+1)”. Telenova sta affrontando il piano degli investimenti per il passaggio
11
L’inchiesta
al Dtt: si tratta di una somma che si
aggira sui 3mln di euro. “Installate le
nuove attrezzature, non dovrebbero
esserci altri ostacoli alla trasmissione
in digitale. La copertura del nostro
segnale in Lombardia è intorno al
95%. Di fatto non vedranno il digitale
terrestre quelle famiglie che già oggi
non vedono Telenova in analogico.
Le risorse dovrebbero essere recuperate dalla pubblicità, nonostante
12
la crisi, e dagli aiuti previsti al settore
da parte del Governo”. I cambiamenti riguarderanno sia gli utenti che le
redazioni giornalistiche. I primi - una
volta installato il decoder o cambiato il proprio apparecchio televisivo
con decoder integrato - avranno più
programmi a loro disposizione; per le
redazioni - magari all’interno di una
più agile organizzazione del lavoro
- ci saranno certamente nuove op-
portunità di mettere in atto la propria
professionalità.
E le associazioni
non stanno a guardare
Le emittenti nazionali traggono vantaggio dalla digitalizzazione grazie
all’apertura di un nuovo mercato,
quello della tv a pagamento. Grazie
alla loro capacità economica e alla
copertura territoriale, sono in grado
Tabloid
Tabloid 64// 2009
2007
L’inchiesta
Il parere dell’esperto
Un tavolo tecnico
per negoziare
di offrire prodotti ad alto valore, quali
il calcio e il cinema, per la cui visione l’utente è disposto a pagare un
abbonamento. Le tv locali no, sono
chiamate a effettuare investimenti
consistenti sapendo già per certo che
questi non genereranno alcun ulteriore introito economico. Le locali in
quanto tali soffriranno disagi sul 100%
della loro copertura. Questo in sintesi
il pensiero di Maurizio Giunco, presidente della Federazione radio e televisioni (a cui è iscritto il 90% circa delle
emittenti lombarde), che dichiara: “Sul
fronte della programmazione le tv locali dovranno ancorarsi ancora di più
al territorio per offrire un’informazione
quasi di tipo monotematico, che le
valorizzi nei confronti della vasta offerta televisiva globalizzata generata
dall’ambiente digitale, sempre più
• Nelle foto in alto, la sala regia e
lo Studio Uno di TeleBoario. Nella
pagina a sinistra, Rolando e Giacomo
Pellegrinelli (direttore di rete) e lo
studio di conduzione del Tg.
Tabloid 4/ 2009
lontana dalla cultura e dagli interessi
del territorio. Nella grande varietà di
prodotti, dove il localismo non troverà
più spazio, la televisione locale potrà
giocare un ruolo importante, se ne sarà all’altezza. Quanto alle frequenze,
le esperienze delle Sardegna, della
Valle d’Aosta e del Piemonte occidentale ci hanno rassicurato. L’obiettivo
di riconoscere agli operatori presenti
sul mercato una propria frequenza
è stato raggiunto. Ora si tratterà di
verificare le risorse disponibili nelle
aree più rischio a causa dei confini con gli Stati esteri, ma crediamo
che, attraverso una rigida selezione
dei soggetti attualmente presenti sul
mercato, si riusciranno a soddisfare le
esigenze delle televisioni che hanno
una reale dimensione imprenditoriale.
L’impressione di Giunco però è che
la Lombardia, a differenza di quanto
avvenuto in altre regioni, non abbia
ancora iniziato a valutare l’intera questione, forse per un’errata percezione
del rispetto dei tempi di conversione.
Il Governo, anziché sostenere le televisioni locali al fine di agevolarne
Entro il primo semestre del 2010
l’Area Tre, ovvero Piemonte
orientale, Lombardia e provincia
di Piacenza inizieranno il loro
Change Over verso il digitale
terrestre. Lo stabilisce il
calendario stilato dal Ministero
per lo Sviluppo Economico,
che prevede una prima fase
nella quale Rai Due e Rete 4
saranno trasmesse soltanto in
digitale. Per seguire le due reti
occorrerà avere un decoder o un
televisore che lo includa. Perché
la Lombardia possa effettuare
il proprio passaggio al digitale
senza traumi, sarà necessario un
tavolo tecnico che comprenda le
istituzioni, i broadcaster nazionali
e gli editori delle emittenti locali,
che avranno molto da dire e
negoziare. Il numero delle tv
locali in Lombardia è molto alto
e non sarà facile progettare
una ripartizione delle frequenze
che accontenti tutti. Gli accordi
nazionali prevedono che
ciascuna tv locale possa disporre
di un multiplex, ovvero possa
trasformare la propria frequenza
analogica in digitale, ed essere,
al pari delle nazionali ma in
ambito locale, sia operatore di
rete, con un potenziale di sei
canali (tanto vale un mux), che
fornitore di contenuto. Perché
questo avvenga in Lombardia
sarà necessario che gli editori
nazionali rinuncino a delle
frequenze che sono nella
loro disponibilità. A oggi solo
la Sardegna vive la propria
esperienza di regione tutta
digitale, Val d’Aosta, Trentino,
Piemonte occidentale e Lazio
sono invece alla fase uno, e non
senza problemi.
Francesco Siliato
(ricercatore Politecnico Milano)
13
L’inchiesta
la transizione al Dtt, è intervenuto
tagliando drasticamente i contributi
della legge 448 e le provvidenze per
l’editoria. Il comparto dovrà investire
una somma complessiva di 550mln
di euro, a fronte di un fatturato annuale di 500mln. La stessa Frt ha infatti
chiesto al governo che fossero previsti appositi finanziamenti alle imprese
per coprire almeno parzialmente gli
investimenti tecnologici, anche attraverso la creazione di fondi di garanzia
pubblici e forme di defiscalizzazione mirate al settore. La Lombardia
presenta una serie di criticità dovute
soprattutto al confine con lo stato Elvetico e alla sua orografia. L’attuale
segnale analogico delle reti nazionali
ha una copertura, a seconda delle
reti, variabile dal 90% al 98 % del
territorio. Quella delle migliori televisioni locali si assesta intorno all’8590% del proprio territorio. Non vi sarà
alcuna modifica o impatto negativo
sulla ricezione dei segnali, anzi tutti
i segnali ricevuti saranno finalmente
di ottima qualità.
“Il passaggio al digitale terrestre
crea grande preoccupazione nel
comparto televisivo areale”, anche
secondo Marco Rossignoli, coordinatore dell’associazione di tv e
radio locali. “Vi è infatti forte incertezza – in relazione alle frequenze
disponibili – sull’effettiva possibilità per tutte le tv locali di diventare
operatori di rete nei rispettivi ambiti
territoriali, utilizzando l’intera capacità
14
trasmissiva delle frequenze ricevute
in assegnazione. Solo così potranno svolgere, oltre alla tradizionale
attività di diffusione dei propri contenuti audio-video, compresa l’alta
definizione, anche la trasmissione di
dati e di servizi, nonché l’attività di
trasporto del segnale per conto di
terzi. Tale risultato è stato raggiunto
nella regione Sardegna, prima area all
digital del paese, dove tutte le 16 tv
locali operanti nella regione in tecnica
analogica sono divenute operatori di
rete locali e oggi diffondono, attraverso i rispettivi multiplex, circa 70
programmi locali, contribuendo in
modo sostanziale all’arricchimento
dell’offerta televisiva. Lo stesso processo è ora in corso in Valle D’Aosta, Piemonte occidentale e Trentino
Alto Adige dove non sono emerse
particolari difficoltà tecniche per la
pianificazione di risorse frequenziali
quantitativamente sufficienti per garantire la transizione a tutte le tv locali
attualmente operanti.
Frequenze e telecomandi
Ma desta preoccupazione anche, denuncia Rossignoli, “la circostanza che
i canali dal 61 al 68, a decorrere dal
2015, potrebbero essere utilizzati per
servizi di banda larga in mobilità. È
evidente, in relazione al numero degli operatori, che tali frequenze sono
assolutamente indispensabili per la
televisione digitale terrestre. È inoltre
fondamentale trovare una soluzione
per definire un ordinamento automatico dei canali che non sia penalizzante
nei confronti delle imprese televisive
locali. Nell’analogico, dove le tv locali
sono posizionate nel telecomando dal
numero sette in avanti, la presintonizzazione è una delle principali componenti dell’avviamento commerciale
dell’impresa. È dunque necessario
che, nel contesto digitale, venga garantita all’emittenza locale un’analoga
visibilità. Aeranti-Corallo propone di
superare il problema realizzando, in
modo condiviso, una guida elettronica
(Epg) che permetta l’accesso ai programmi attraverso un menu suddiviso
in base alle tipologie dei programmi
stessi. La sfida digitale avrà successo solo se le emittenti disporranno
di risorse adeguate per sostenere i
relativi investimenti, sia sul fronte della
raccolta pubblicitaria, sia sul fronte
degli interventi pubblici. In particolare,
Aeranti-Corallo suggerisce l’istituzione di un credito di imposta per le piccole e medie imprese che realizzano
campagne pubblicitarie attraverso le
emittenti locali e la creazione di un
fondo di garanzia per i finanziamenti
bancari, finalizzati al passaggio alla
nuova tecnologia digitale. Quanto ai
contributi statali annuali, occorre individuare soluzioni regolamentari che
rendano gli stessi applicabili anche
nel contesto digitale”. La Lombadia,
insomma, ha sei mesi di tempo, prima
del 2010, per affrontare al meglio il
semestre digitale.
Tabloid 4 / 2009
L’inchiesta
Glossario
Le parole più usate in televisione
Analogico
Attuale sistema di trasmissione del segnale televisivo. Viene
trasmesso via etere sotto forma elettromagnetica.
Decoder
Detto anche Stb (Set
top box) è il dispositivo
per ricevere il digitale
terrestre. E’ collegato
alla vecchia tv e
all’antenna tramite la
presa scart.
Bouquet
Sinonimo di Multiplex o
MUX e indica un gruppo
di canali (tv, radio e servizi
interattivi) trasmessi in
formato digitale sulla
stessa frequenza.
Digitale
Segnale (tv o radio) trasmesso in forma
numerica (Digit in inglese vuol dire
cifra) decifrato da un decoder che lo
riproduce in contenuti multimediali.
Il nuovo televisore
Dal 3 aprile i nuovi
apparecchi in vendita
devono avere il
sintonizzatore
digitale integrato
(non è più necessario
il decodificatore
esterno collegato
tramite presa scart)
Hd Ready o Full Hd
Indicano il livello qualitativo
dell’immagine televisiva. La
tecnologia HDTV comprende
quattro formati video che
differiscono sia per risoluzione
effettiva che per modalità di
scansione dell’immagine.
Hd Ready è “pronto per l’alta
definizione” (almeno 921.600
pixel) mentre il Full Hd (2.073.600
pixel) è qualitativamente
superiore al primo.
Tabloid 4 / 2009
TV Digitale (DTT)
Terrestre migliore, per
prestazioni e qualità, alla tv
analogica terrestre. Non richiede
l’installazione di un’antenna
parabolica.
Satellitare l’emittente invia i
dati video a un satellite il quale
ritrasmette il segnale a un’area
molto vasta comprendente
diverse Nazioni
Via Cavo trasmette su cavo
coassiale o su fibra ottica
anziché tramite antenna.
Mobile viene diffusa grazie
ad apposite frequenze oppure
attraverso reti mobili
IPTV sfrutta la banda larga di
Internet per consentire all’utente
di ricevere contenuti multimediali
direttamente sulla tv di casa
Web TV servizi informativi in
grado di offrire tramite Internet
programmi video
P2P TV evoluzione della web Tv,
è basata sulla condivisione
Switch over
Indica il periodo in cui
le trasmissioni televisive
analogiche convivono
con quelle digitali
Switch off
Spegnimento completo
del segnale analogico
di tutti i canali con il
passaggio al digitale.
Pay per view
Servizio che consente all’utente di usufruire a pagamento
di singoli eventi (partite di calcio, film) trasmessi a orari
prestabiliti e visibili esclusivamente dall’utente che ha pagato.
15
Le iniziative
dell’Ordine
Primo
piano
convegno “il futuro del giornalismo”/ II° edizione
Giornali, lettori
e post-giornalismo
Ormai un appuntamento fisso quello del 1 ottobre con l’Ordine dei giornalisti di
Milano. Questa volta si parlerà di nuovi media e di Rete in particolare, blog, communities,
cellulari e di come i nuovi strumenti di comunicazione cambieranno i mezzi classici.
Torniamo a ragionare sul “futuro del
Giornalismo”. L’abbiamo fatto l’anno
scorso (il 1 ottobre 2008) all’Università Statale di Milano organizzando
un grande convegno che aveva per
sottotitolo: “Le notizie, le idee, gli italiani, la pubblicità”.
Quest’anno l’Ordine dei giornalisti
della Lombardia organizza la seconda edizione del convegno “Il futuro
del giornalismo” con un sottotolo
che è la naturale conseguenza del
precedente. Questa volta si parlerà
di “giornali e lettori nell’era del postgiornalismo”.
Oltre 500 persone, tra studenti, giornalisti, professionisti della comunicazione hanno assistito per oltre quattro
ore, lo scorso anno, al dibattito che
una dozzina di relatori hanno intrecciato sui temi indicati dal titolo del
convegno. Un’attenzione che, al di
là della bravura dei relatori, dimostra
quanto interesse ci sia per i problemi
dell’informazione. Da qui l’opportunità di dare un seguito all’iniziativa,
svolgendo quell’azione di stimolo culturale della professione che è nella
missione dell’Ordine.
Per sottolineare la continuità e la voglia di dar vita a un appuntamento
fisso abbiamo mantenuto inalterate
la data e il luogo dell’iniziativa.
Quindi l’appuntamento sarà di nuovo il primo ottobre, nell’Aula Magna
della Università Statale di Milano.
La scelta di questo luogo trova ora
una forte ragione in più nella neonata
collaborazione tra Università e Ordine per la gestione della Scuola di
Giornalismo.
16
La seconda edizione
Il nuovo tema sarà “Giornalisti, giornali
e lettori nell’era del post-giornalismo”.
Quindi si parlerà di nuovi media, la rete
in primo luogo ma anche di telefonini
e della possibilità di effettuare filmati,
foto, testi e inviarli a tutto il mondo
in tempo reale da qualunque luogo
e in qualunque momento, strumenti
che hanno ormai fatto irruzione nel
mondo dell’informazione. E se non
cancelleranno l’esistenza dei giornali
di carta, sicuramente hanno già modificato il mercato dell’informazione,
cambiando le abitudini dei lettori
o abbattendo alcune regole fin qui
considerate fondamentali a garanzia
dei lettori e della professione. Inutile,
quindi, lanciare anatemi contro il giornalismo diffuso e la scarsa credibilità
della rete. Molto più opportuno riflet-
La scheda del convegno
Data
1 ottobre 2009
Sede
Aula Magna
Università Statale
via Festa del Perdono 3
Titolo
Il futuro del giornalismo
Giornalismo
e post-giornalismo.
News e credibilità dell’informazione
tra nuovi e vecchi media
Orario
dalle 9,30 alle 14
Accrediti
www.odg.mi.it/ilfuturodelgiornalismo
Tabloid 4
6 / 2009
2007
Le iniziative
dell’Ordine
tere sui fatti, capire quali tendenze
sono destinate a durare nel tempo
e ad affermarsi come nuovi modelli
informativi, ragionare su quale ruolo
deve avere un’istituzione come l’Ordine dei giornalisti nell’interpretare il
panorama che si sta delineando al di
là di una difesa probabilmente inutile e controproducente dello status
quo. Immaginare soluzioni possibili
per offrire ai lettori della rete le stesse
garanzie di professionalità, credibilità,
autorevolezza, qualità delle fonti di cui
godono i lettori di testate tradizionali
cartacee. Durante il convegno verranno presentati i risultati della nuova
ricerca realizzata da Astraricerche di
Enrico Finzi (vedi box a fianco).
In questi giorni stanno arrivando le
conferme dei relatori (sul prossimo
numero di New Tabloid segnaleremo
l’elenco completo).
Moderatore del dibattito sarà Venanzio Postiglione, direttore del Master
in giornalismo dell’Università Statale
di Milano. Il rettore dell’Università
degli Studi, Enrico Decleva, porterà i suoi saluti mentre l’introduzione
al dibattito sarà di Letizia Gonzales,
presidente dell’Ordine dei giornalisti
della Lombardia.
Il meccanismo per l’accredito al
convegno è lo stesso dello scorso
anno. Per qualsiasi informazione e
per confermare la propria presenza
al convegno è necessario compilare il
form che si troverà all’indirizzo www.
odg.mi.it/ilfuturodelgiornalismo.
Tabloid 4 / 2009
La web research di Enrico Finzi
Internauti nella rete dei giornalisti
Anche quest’anno, per la seconda volta consecutiva,
il convegno che l’Ordine dei giornalsti della Lombardia
organizza per il 1 ottobre all’Università Statale di
Milano si caratterizza per una particolarità: una ricerca
scientifica sul futuro del giornalismo. Una ricerca via
Internet (web research) su 1.000 individui residenti
in Italia rappresentativi dell’universo degli internauti,
ossia degli accedenti personalmente alla Rete.
L’indagine demoscopica, commissionata a Enrico
Finzi, presidente di Astraricerche, ha come obiettivo
di verificare:
• il consumo dei diversi ‘media’ classici: quotidiani, settimanali, mensili,
radio, televisione, ecc. (opportunamente segmentati, per es. i quotidiani in:
locali, sportivi, pluriregionali e nazionali)
• la frequenza di lettura/ascolto per ciascuno di essi
• l’utilizzo personale di Internet e – separatamente – del mobile (telefono
cellulare) e il suo tempo medio giornaliero
• le fonti delle informazioni/news e degli approfondimenti/commenti,
con la stessa articolazione (‘media’ classici e non: per Internet e mobile
con distinzione tra testate tradizionali on line, testate solo on line, blog,
communities, siti specifici/specializzati) e la frequenza di consumo per
ognuna delle fonti, oltre al tempo medio di consumo delle informazioni/
commenti, sempre per ciascuna delle fonti in questione
• la valutazione di ciascuna delle fonti suddette (classiche e non) per
6-7 caratteristiche pre-definite (tempestività, velocità di consumo,
autorevolezza/credibilità, chiarezza/comprensibilità, completezza, valenza
emozionale) prima con riferimento alla categoria del mezzo in generale
e poi – nello specifico – con riferimento alla o alle proprie testate/fonti
preferite
• per i soli accedenti a informazioni/commenti/approfondimenti via
Internet o via mobile, i ‘media’ tradizionali penalizzati dai nuovi mezzi
• l’evoluzione prevista a cinque anni riferita ai propri consumi di news/
approfondimenti/commenti dalle diverse fonti
• il ruolo attuale e – separatamente
– quello auspicato dei giornalisti nel
nuovo contesto evolutivo
• il rapporto personale e la
valutazione delle forme di
‘giornalismo diffuso’
• la valutazione di 5-6 alternative di
evoluzione auspicata dell’Ordine dei
Giornalisti nel contesto italiano.
Astraricerche, come è noto, è uno
dei primi istituti di ricerca negli
studi delle strategie aziendali,
posizinamento del mercato e
previsioni a medio termine dei
settori più dinamici dell’economia.
Lo scenario evidenziato dalla web
research di Enrico Finzi farà da
motore e introduzione al convegno.
17
Le iniziative
dell’Ordine
full immersion di 4 giorni a 30 euro (gratis per i disoccupati)
Fare inchieste
per la televisione
Come fare uno speech audio, montare un video e un servizio radiofonico.
Con un occhio particolare alla crossmedialità. Il corso è organizzato dall’Ordine della
Lombardia in collaborazione con il Premio Ilaria Alpi e l’Università Cattolica di Milano
Quattro giorni di full immersion, 30
posti, 30 euro per partecipare (gratis invece per i disoccupati). Dal 7 al
10 settembre l’Ordine dei Giornalisti
della Lombardia organizza un “Corso
di giornalismo televisivo d’inchiesta”
presso l’Ifg De Martino (ingresso da
via Filzi), in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano e il Premio
giornalistico televisivo Ilaria Alpi.
Come si ricorderà l’inviata della Rai,
Ilaria Alpi, fu uccisa in Somalia il 20
marzo 1994 insieme all’operatore Miran Hrovatin. Il Premio a lei dedicato
fu istituito nel 1995 e rappresenta, a
livello nazionale, uno dei più importanti momenti di riflessione e dibattito sul giornalismo d’inchiesta. Lo
scopo del corso è quello di fornire
strumenti metodologici e conoscitivi
per un’accurata analisi dei fatti sociali e politici a coloro vogliano specializzarsi nel campo del giornalismo
investigativo, d’approfondimento e
nel reportage d’inchiesta. Si rivolge a
una selezione di giornalisti freelance
interessati a specializzarsi nel settore
d’inchiesta, con particolare riferimento
all’area televisiva. Al corso interverranno Sandro Provvisionato (Terra!),
Bernardo Iovene (Report), Sabrina
Corso di giornalismo
televisivo d’inchiesta
Sede: Ifg, via Filzi 17
Periodo: dal 7 al 10 settembre
Costo: € 30 (gratis per i disoccupati)
Docenti: Sabrina Giannini (Report), Bernardo
Iovene (Report), Sandro Provvisionato (Terra!),
Maurizio Torrealta (Rainews24).
Iscrizioni entro il 31 agosto:
[email protected]
18
Giannini (Report), Maurizio Torrealta
(Rainews24). Provvisionato si occuperà
dell’analisi delle fonti; Iovene del testo
scritto e dell’intervista; Giannini delle
tecniche video inchiesta, Torrealta della
produzione. Quattro interventi da una
giornata ciascuno con testimonianze
effettuate sul campo.
Una forte interazione con il pubblico
attraverso la proiezione continua di
passaggi fondamentali di lavori realizzati nella carriera dei giornalisti, cui seguiranno interventi, approfondimenti,
domande e discussioni. Il corso offrirà
vari spunti di riflessione tra i quali il
costante divenire della professione,
sottolineando l’assoluta necessità
della tecnica giornalistica in un genere, quello dell’inchiesta video, ancora
poco frequentato in Italia.
Cercando di evidenziare l’importanza
della crossmedialità: l’arte del saper
essere trasversali, il saper fare uno
speech audio, un servizio radiofonico,
montare un video, scrivere un pezzo
e così via.
Le iscrizioni al corso sono effettuabili via mail presso la segreteria di
presidenza all’indirizzo [email protected] o al telefono
02/677.13.702 e saranno aperte sino
al 31 agosto. Per ulteriori informazioni dettagliate sul corso invece ci
si può rivolgere a Matteo Scanni (tel.
328/47.81.695). Ricordiamo, tra l’altro,
che gli uffici dell’Ordine dei giornalisti
di Milano/Lombardia rimarranno chiusi
per le ferie estive nel periodo che va
dal 10 al 21 agosto. Nelle richieste dovranno essere indicati i dati anagrafici
e il recapito telefonico.
Tabloid 4 / 2009
Le iniziative
dell’Ordine
apre il 21 settembre la “nuova” scuola di giornalismo
Master/Ifg
iscrizioni aperte
La scadenza per l’ammissione è il 7 agosto. I posti
disponibili sono 30. E’ il primo biennio dopo la convenzione
tra Ordine della Lombardia e Università Statale di Milano
Sono aperte le iscrizioni al Master
biennale in giornalismo per l’anno
accademico 2009/2011 dell’Università degli Studi di Milano/Ifg Walter
Tobagi riconosciuto dall’Ordine dei
giornalisti. Il termine d’iscrizione è il
7 agosto. Il numero massimo di posti
disponibili è di 30 persone e gli allievi
verranno iscritti al Registro praticanti. L’ammissione è per titoli ed esami.
Il corso si svolgerà dal 21 settembre
2009 al 10 settembre 2011 presso il
Polo di Comunicazione a Sesto San
Giovanni. L’iscrizione costa € 6.500 per
ciascuno dei due anni di corso. Possono presentare domanda di ammissione
i cittadini italiani o stranieri che siano
in possesso di un diploma di laurea
(in qualunque classe di laurea) o di un
diploma di laurea del vecchio ordinamento, conseguito con una votazione
non inferiore a 99/110, ovvero di titoli
equipollenti conseguiti presso
Università straniere. La graduatoria
degli ammessi alla prova scritta sarà
pubblicata sul sito internet dell’Ate-
Tabloid 4 / 2009
neo e sul sito del Master www.giornalismo.unimi.it il giorno 2 settembre
2009. Gli esami di ammissione, volti
ad accertare in particolare l’attitudine
all’attività giornalistica, si articoleranno in prove scritte e orali. Per quanto
riguarda le prime, il computer sarà
fornito dall’Università degli Studi di
Milano. La graduatoria degli ammessi alla prova orale sarà pubblicata il
giorno 8 settembre 2009. La prova
orale consiste in un colloquio tendente ad accertare le attitudini complessive alla professione giornalistica, il
grado di cultura generale del candidato e la sua attenzione per i problemi dell’attualità politica, economica,
sociale e culturale, nonché il grado
di conoscenza della lingua inglese.
Per qualsiasi ulteriore informazione
è possibile consultare il sito internet dell’Ateneo e il sito del Master
www.giornalismo.unimi.it. Sul portale
dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia www.odg.mi.it il Bando completo e tutte le informazione utili.
Da settembre a Milano
Corso praticanti
Esame il 6 ottobre
Si svolgerà i primi di settembre
il corso (obbligatorio) per i
praticanti che devono sostenere
l’esame di Stato. L’Ordine della
Lombardia promuove un corso
di 50 ore che si terrà nei giorni
3, 4 e 5 settembre e 10, 11,
12 ottobre a Milano presso il
Pime (con ingresso in Via Mosè
Bianchi, staz.Lotto, Metro Linea
Rossa). Il costo del corso è di
150 euro da versare, entro il 18
agosto, sul c/c bancario N.ro
18767 ABI 5584 CAB 1626 CIN
“C” aperto presso la Banca
popolare di Milano - Agenzia
26 di Piazza Duca D’Aosta
8/2 in Milano - specificando
nella causale, oltre al nome e
cognome ben leggibile, “75°
Corso praticanti giornalisti
Lombardia”. La prova scritta
avrà luogo a Roma il 6 ottobre
2009 alle ore 8.30 presso
l’Ergife Palace Hotel Via Aurelia
617. Sono ammessi i candidati
che, alla data del 6 ottobre
2009, abbiano compiuto il
prescritto periodo di praticantato
giornalistico e abbiano
partecipato a corsi di formazione
o di preparazione teorica anche
“a distanza”, della durata
minima di 45 ore, promossi dal
Consiglio nazionale, dai Consigli
regionali o effettuati in sede
aziendale purchè riconosciuti
dall’Ordine dei giornalisti. Il
Comitato esecutivo dell’Ordine
dei giornalisti promuoverà poi
una nuova sessione straordinaria
il prossimo 1 dicembre 2009.
Chi s’iscrive per quella data
deve aver frequentato il
presente corso oppure quello
di Fiuggi (in alternativa c’è il
corso telematico): il prossimo
dell’Ordine della Lombardia sarà
a marzo 2010.
19
Le iniziative
dell’Ordine
premio gavinelli: la cerimonia a legnano
Under 35
da incorniciare
Abiuso (Diario), Ratti (Club 3) e Schinaia (Sole 24 Ore) i
vincitori del Premio (patrocinato dall’Odg Lombardia) che
ricorda il caporedattore della Prealpina scomparso nel 2000
Accade sempre più spesso che i vincitori del Premio Gavinelli trovino un
posto di lavoro fisso in breve tempo.
Un premio che porta bene, insomma. Francesco Abiuso, Marco Ratti e
Gianluca Schinaia sono i tre vincitori
del Premio Gavinelli riservato a giovani giornalisti under 35 per l’edizione
2009. La cerimonia di consegna dei
premi si è svolta domenica 14 giugno
a Palazzo Leone da Perego, a Legnano. Il primo premio (2.500 euro) è stato
consegnato a Francesco Abiuso, 29
anni, autore di un articolo pubblicato sul mensile Diario (ora lavora alla
Gazzetta di Mantova) dal titolo “Scene
di lotta di classe al Supermarket”. Un
articolo sul tema della sicurezza visto
da una prospettiva inedita. Il racconto
dei piccoli furti in un supermercato di
•Da sinistra Antonio Duva (direttore
Industriali Legnano), i tre premiati
Marco Ratti, Gianluca Schinaia e
Francesco Abiuso con Letizia Gonzales
(presidente OdG Lombardia), Francesco
Chiavarini (presidente Gag) e Lorenzo
Vitali (sindaco di Legnano).
20
provincia e delle azioni messe in campo dai titolari per contrastarli diventa
la storia emblematica di uno scontro tra poveri. Il premio “Reportage
di viaggio” è andato a Marco Ratti,
33 anni, per l’articolo “AAA Affittasi
a malati”, uscito sul periodico Club 3
che documenta il mercato degli affitti
in nero intorno agli ospedali milanesi.
Il premio “Imprese e territorio”, introdotto per la prima volta con questa
edizione e dedicato al giornalismo
economico, è stato invece assegnato
a Gianluca Schinaia, 28 anni, che ha
concorso con l’articolo “Nei negozi
torna la spesa a credito”, pubblicato sul quotidiano Il Sole 24 Ore che
parla del ritorno del “quadernetto” tra
i dettaglianti che segnano il conto dei
clienti per l’incasso di fine mese. Sono
stati inoltre segnalati Stefano Brambilla, 31 anni, con “A volte ritornano”
(Qui Touring) sui programmi di ripopolamento della fauna selvatica nei
parchi Lombardi, e Fabio di Todaro, 23
anni, con “Messimpiega all’orientale”
(Scarp de’ tenis), sul boom esploso a
Milano dei parrucchieri cinesi.
Hanno partecipato a questa edizione
60 concorrenti, 32 donne e 28 uomini,
di età compresa tra i 23 e i 35 anni. 57
gli articoli in concorso, pubblicati su 35
testate di cui 9 siti internet. Il premio è
organizzato dal Gruppo Altomilanese
Giornalisti (Gag), in memoria di Mauro
Gavinelli, vice-caporedattore de La
Prealpina, scomparso il 7 agosto
2000. L’iniziativa è stata patrocinata
dal Comune di Legnano, dall’Ordine
dei Giornalisti della Lombardia e dalla
Confindustria Alto Milanese. Il Premio scade il 31 luglio
Sulle orme
di Guido Vergani
Sono aperte
le iscrizioni
per il “Premio
Guido Vergani
2009: cronista
dell’anno”
bandito dal
Gruppo Cronisti
Lombardi.
Il Premio è diviso in due sezioni:
una per la carta stampata e una
per l’emittenza radiotelevisiva
e web. Possono partecipare i
giornalisti che lavorano a tempo
pieno nelle redazioni di cronaca
della Lombardia. L’attività da
prendere in considerazione
per l’iscrizione è quella che
comprende articoli pubblicati
tra il 1 luglio 2008 e il 30
giugno 2009. Direttori, Cdr e
singoli colleghi devono quindi
segnalare i lavori alla segreteria
del Premio. Gli articoli (frutto
sia di lavoro individuale che di
gruppo) devono riguardare fatti
di cronaca regionale. I lavori
relativi all’informazione stampata
e web dovranno essere inviati
in formato pdf, via mail,
oppure in tre copie su carta;
per quanto riguarda invece
l’informazione radiotelevisiva,
le registrazioni dei servizi di
durata massima di venti minuti,
dovranno essere accompagnate
obbligatoriamente da una
scheda riassuntiva ed essere
presentate esclusivamente
in formato dvd. Il termine per
presentare i lavori è il 31 Luglio
2009. Manoscritti e cd rom
possono essere inviati tramite
posta prioritaria al Gruppo Cronisti
Lombardi, Viale Montesanto 7,
20124 Milano (tel 02/6375209; fax
02/6551899) o tramite e-mail agli
indirizzi: [email protected] ;
[email protected].
Tabloid 4 / 2009
Gli altri enti
di
categoria
Primo
piano
dopo l’entrata in vigore del nuovo regime contributivo
Inpgi, emerge a sorpresa
un esercito di Co.co.co.
Fra i dati che si ricavano da quando è stata avviata l’iscrizione all’Istituto ce n’è uno
impressionante: il numero dei parasubordinati regolarizzati ammonta a ben 8.700.
Ed è destinato a crescere. Intanto, i Ministeri vigilanti hanno dato il via libera
all’eliminazione degli abbattimenti per i prepensionati in forza della legge 416
Da gennaio 2009, a seguito del via
libera dei Ministeri vigilanti, è entrato
in vigore il nuovo regime contributivo
per i giornalisti titolari di un rapporto
di collaborazione coordinata e continuativa (i cosiddetti parasubordinati).
La prima novità riguarda il versamento dei contributi, non più a carico del
giornalista ma effettuato all’Inpgi
direttamente dall’azienda. Variata
anche l’entità della contribuzione
che sarà elevata progressivamente
(fino a raggiungere quella applicata
dall’Inps nel 2011) e che passa dal
precedente 12% (10% a carico del
giornalista e 2% a carico dell’azienda) all’attuale 18,75%, di cui due terzi
sono posti a carico dell’azienda e un
terzo è a carico del giornalista. L’Istituto ha fissato un termine, scaduto
il 16 giugno scorso, per effettuare
la regolarizzazione - senza aggravio
di sanzioni e interessi - del periodo
gennaio-giugno 2009, con l’iscrizione
all’Inpgi dei co.co.co. Ovviamente,
per i periodi successivi la possibilità
di iscrizione resta aperta. Ad oggi si
sono iscritte 1.109 aziende, di cui 670
hanno attivato ex novo il rapporto
assicurativo con l’Istituto e 439 che
invece avevano già attiva una posizione presso la Gestione principale
dell’Inpgi. I giornalisti co.co.co. per
i quali è stata attivata l’iscrizione so-
Accordo con il Ministero delle Finanze
Mutuo sospeso per i disoccupati
Il Consiglio di amministrazione dell’Istituto, in linea con l’accordo
intercorso tra Abi e Ministero delle Finanze nell’ambito dei provvedimenti
per favorire le famiglie che si trovano in difficoltà, ha adottato una delibera
per venire incontro ai giornalisti che hanno in corso la restituzione di un
mutuo Inpgi e che vengano a trovarsi in cassa integrazione o in stato di
disoccupazione. Essi possono chiedere la sospensione delle rate per
un periodo di 12 mesi. Per tutto il periodo di sospensione non saranno
addebitati interessi ed altre penalità. Le rate, infatti, saranno posticipate
al termine del periodo di ammortamento originariamente previsto. La
sospensione cesserà nel caso in cui il giornalista venga reintegrato nel
posto di lavoro o trovi una nuova occupazione. “La decisione assunta
all’unanimità dal Cda – afferma il presidente Andrea Camporese –
rappresenta un segno importante di attenzione e solidarietà ai colleghi
che si trovano in difficoltà nell’ambito di una crisi rilevante”. Per ulteriori
chiarimenti ci si può rivolgere agli uffici Inpgi scrivendo a: finanziamenti@
inpgi.it oppure contattando i seguenti numeri: 06 8578274-277-287.
24
no 8.700. Giornalmente, comunque,
continuano a pervenire ulteriori iscrizioni. Ecco alcune delle molte novità
previste dal nuovo regime: riscatto
dei corsi universitari e dei rapporti
di collaborazione coordinata e continuativa precedenti all’entrata in vigore della legge 335/95; possibilità di
versare la contribuzione volontaria;
introduzione dell’indennità di degenza ospedaliera e di malattia; modifica
dell’indennità di maternità.
La delibera
sui prepensionamenti
Un’altra novità riguarda il fronte dei
prepensionamenti. I Ministeri vigilanti
hanno approvato la delibera assunta
nell’ultimo Cda dell’Inpgi sull’eliminazione degli abbattimenti dei trattamenti pensionistici per i giornalisti
prepensionati in forza della legge
416. Così si conclude un iter che
aveva visto il Ministero del Welfare e
quello dell’Economia sollevare eccezioni sulla prima formulazione della
norma. Tali eccezioni sono state superate attraverso una nuova delibera
(25 giugno 2009) che attribuisce il
maggior costo previdenziale derivante dai mancati abbattimenti al Fondo
alimentato dagli editori, attraverso il
versamento del 30% del costo complessivo di ogni prepensionamento.
Eliminati gli abbattimenti degli assegni pensionistici, i giornalisti prepensionati si vedranno riconosciuto
immediatamente l’intero importo della pensione, adeguato agli eventuali
anni di scivolo accreditati. Tabloid 4
6 / 2009
2007
Gli altri enti
di categoria
sono stati rinnovati i vertici dell’ente
Casagit, Cerrato
nuovo presidente
Il giornalista torinese, scelto dall’Assemblea dei delegati,
subentra ad Andrea Leone. La Consulta di Milano
(7.250 aventi diritto al voto) manda a Roma 19 colleghi.
Costantino Muscau è il fiduciario della Lombardia
Dalle votazioni dell’Assemblea dei
delegati Casagit, che si sono svolte
lo scorso 2 luglio, il vertice dell’ente
è uscito rinnovato. Infatti, Daniele
Cerrato, vicepresidente uscente, ha
conquistato la poltrona più importante dellaa Casagit: è stato eletto,
infatti, presidente. Il giornalista torinese subentra ad Andrea Leone,
presidente dell’ente fin dal 2001, e
resterà in carica per il quadriennio
2009-2013. I delegati Casagit erano
stati eletti durante la consultazione
del 6-10 giugno, che stavolta verrà
ricordata per lo “scontro” elettorale
particolarmente acceso registrato
fra le varie correnti.
I delegati si sono riuniti nella sede
romana dell’ente, in via Marocco, e
hanno provveduto anche alle altre
nomine. Come vicepresidenti sono stati scelti Giampiero Spirito e
Carlo Ercole Gariboldi (quest’ultimo
è anche il nuovo presidente della
Commissione permantente).
I colleghi hanno votato anche per
l’elezione al Consiglio d’Amministrazione della Cassa e al Collegio dei
Sindaci.
Sono risultati eletti al Consiglio
d’Amministrazione: Daniele Cerrato,
Gabriele Cescutti, Corrado Chiominto, Carlo Ercole Gariboldi, Gianfranco Guliani, Giovanni Perrotti, Mario
Petrina, Alfonso Pirozzi, Giampiero
Spirito, Gianfranco Summo, Carola
Vai. Al Collegio Sindacale sono stati
eletti, in ruolo effettivo, Luciano Azzolini, Pierpaolo Dobrilla, Umberto
Nardacchione. Il ruolo di Sindaci
Tabloid 4 / 2009
supplenti va a Gaetano Assanti e
Donatella Speranza. Il Collegio dei
Sindaci eleggerà il proprio Presidente nel corso della Sua prima riunione. Erano presenti 75 delegati su 80
(cinque assenti giustificati).
Particolarmente massiccio, come
rivelano le cifre, è stato il ruolo giocato dai giornalisti lombardi durante
la consultazione elettorale. A giugno, infatti, gli aventi diritto al voto
in tutta Italia erano stati 24.053, ma
fra questi ben 7.250 riguardavano la
sola Consulta di Milano, che aveva
da eleggere 19 delegati.
Tuttavia, l’affluenza alle urne “telematiche” è stata a Milano piuttosto
bassina: 1659 votanti, cioè il 22,96
per cento (peggio di così è andata
soltanto a Bolzano, Roma e Bologna, quest’ultima fanalino di coda con una percentuale di appena
il 15,81. Al contrario, la città dove
si è registrata la più alta affluenza
è risultata essere Pescara, con il
50,88 %.
Quest’anno le elezioni dell’Assemblea Casagit si sono tenute online
(e chi non aveva a disposizione un
computer ha potuto votare nella giornata del 6 giugno presso le consulte
regionali, utilizzando le postazioni
assistite per il voto telematico).
La Consulta della Casagit della
Lombardia vede invece Costantino
Muscau nuovo fiduciario, vice sono Domenico Affinito e Paolo Costa mentre gli altri due membri sono
Giovanni Negri (Sole 24 Ore) e Renzo
Magosso. il nuovo vertice
Il nuovo presidente Daniele
Cerrato è torinese, lavora in
Rai e ha 51 anni. Vicepresidente
vicario è Giampiero Spirito,
49 anni, romano. Il milanese
Carlo Ercole Gariboldi, 45
anni, capo servizio cronaca
della Provincia Pavese, è stato
eletto vicepresidente oltre che
presidente della Commissione
permanente. Fiduciario
della Consulta della Casagit
Lombardia è invece Costantino
Muscau, caporedattore
del Corriere della Sera.
I lombardi a roma
Eletti Voti
Edmondo Rho
614
Paolo Chiarelli
569
Giovanni II° Negri
566
Costantino Muscau
545
Elena Golino
543
Gianfranco Giuliani
538
Paolo II° Costa
526
Cesare Angelo Giuzzi
521
Maria Antonietta Filippini
513
Domenico Affinito
513
Aldo Bolognini Cobianchi
513
Carlo Ercole Gariboldi
504
Renzo Magosso
502
Andrea Leone
349
Maurizio Calzolari
320
Paola D’Amico
312
Valentina Strada
305
Giovanna Tettamanzi
305
Andrea Alfonso Montanari
283
Fonte:Casagit
25
IlPrimo
personaggio
piano
incontro con la fondatrice dell’ agenzia italiana piu’ famosa al mondo
Grazia Neri si racconta
L’italian style in uno scatto
Sotto gli occhi della Signora della fotografia è passato un pezzo di storia della comunicazione.
«Oggi il fotogiornalismo ha vita dura, ma un giovane può farcela: con la tenacia e lo studio».
La rivoluzione tecnologica del figlio Michele, giornalista, da gennaio al timone dell’azienda
di Sandro Mangiaterra
Sorride e lascia cadere lì una battuta:
«Vorrà dire che frequenterò un corso
di fotografia». Bello immaginare Grazia Neri, la signora dell’immagine,
alle prese con un «professore» che le
insegni l’uso di obiettivi e diaframmi.
Magari uno dei cento, mille fotografi
con cui ha lavorato tutta la vita. Per
giunta con i giovani reporter ai quali
ha valutato gli scatti decine di volte
26
come compagni di classe. Eppure lei
assicura che un po’ è così: «Quando
sono in viaggio - spiega - mi capita
regolarmente di “vedere l’inquadratura”: ecco, questa sarebbe una foto
meravigliosa. Ma non porto mai la
macchina con me. Al massimo la
uso per le ricorrenze di famiglia, per
qualche ritratto di parenti e amici.
Dovrei senz’altro migliorare la mia
tecnica. E chissà che adesso non
ne abbia il tempo».
Grazia Neri, 74 anni portati con la nonchalance di una ragazzina, sta sbrigando le ultime questioni in sospeso.
La decisione l’ha già presa: lascerà
la guida della sua agenzia, punto di
riferimento per i fotogiornalisti del
mondo intero, al figlio Michele, che
l’affianca dal 1991. Sotto ai suoi occhi
Tabloid 4
6 / 2009
2007
Il personaggio
La scheda
L’azienda
di famiglia
•Molti fotografi hanno lavorato per
Grazia Neri agli esordi della loro carriera
per poi migrare in agenzie internazionali
di rilievo o per diventare fotografi
indipendenti. “Eravamo tutti entusiasti
del nostro lavoro e impegnati a cambiare
il mondo con la nostra professionalità”,
dice Grazia Neri. A sinistra una foto
di Uliano Lucas, sopra una storica
istantanea di Paolo Pedrizzetti.
In alto la straordinaria immagine
di Gianni Giansanti del ritrovamento
del cadavere di Aldo Moro.
è letteralmente passato mezzo secolo
di storia: guerre, sconvolgimenti politici, calamità naturali, o per restare in
Italia, il boom economico, l’epoca del
terrorismo e di Tangentopoli, la fine
della Prima Repubblica e l’avvento di
Silvio Berlusconi. Basti pensare che
l’archivio della sua agenzia è composto da oltre un milione di immagini.
Verranno donate al Museo della fotografia contemporanea di Cinisello
Balsamo: «Noi non abbiamo spazio
per conservarle e non possiamo permetterci economicamente un sistema
di archiviazione moderno. In questo
modo non andranno perdute. Anzi,
rimarranno a disposizione di tutti».
Ma Grazia Neri è anche e soprattutto un testimone privilegiato dei
cambiamenti che hanno sconvolto il
sistema dei mass media. Da quando
ha iniziato, nel 1966, ha attraversato
almeno tre rivoluzioni: l’arrivo della
televisione in ogni famiglia, il passag-
Tabloid 4 / 2009
gio al digitale, che ha «globalizzato»
gli scatti rendendoli rapidamente
disponibili in qualunque angolo del
pianeta, infine il boom di internet. E
ogni volta per la fotografia si cantava il de profundis. «Invece, grazie al
cielo, è ancora qui».
La fotografia sarà viva,
ma non se la passa tanto bene.
Il fotogiornalismo,
poi, sta peggio.
Proprio vero. Fotografi, agenzie,
fotoeditor, con i tempi che corrono, fanno autentiche acrobazie. Nel
mondo dell’editoria c’è una crisi
fortissima. E come al solito la prima
a venire penalizzata è l’immagine. I
prezzi sono fermi agli anni Novanta. Colpa della concentrazione del
mercato in poche mani, della nascita
di autentici colossi come Corbis e
Getty: il risultato è stato il drastico
abbassamento delle quotazioni. Non
Le Agenzie fotografiche sono
nate all’inizio del secolo
scorso, quella di Grazia
Neri nasce nel 1967 in Via
Manzoni a Milano. Dopo aver
collaborato con News Blitz
come corrispondente dall’Italia
di quotidiani inglesi, Grazia Neri
intraprende quello che, ai tempi,
era un mestiere totalmente
nuovo: l’agente di fotografi. Tra
il ‘68 e il ‘69, da Via Manzoni
si trasferisce in Via Senato.
Oggi il quartier generale è in
via Maroncelli dove, dal 1997 è
aperta la Galleria.
Nel 1991 il figlio, Michele Neri
(nella foto a pag 26 sopra il
titolo, al telefono, mentre Grazia
Neri viene intervistata dal
collega Sandro Mangiaterra),
giornalista alla Stampa, inizia
a lavorare con la madre
nell’azienda di famiglia. A
lui si devono le rivoluzioni
tecnologiche e il passaggio
della struttura da analogica
a digitale. Tanti sono stati i
cambiamenti e le evoluzioni
intraprese da Grazia Neri e
dal figlio Michele, al quale la
Neri ha passato il comando
nel gennaio 2009. Una realtà
importante, quella dell’agenzia
Grazia Neri, che oggi vanta un
organico con 30 dipendenti e
rappresenta qualche centinaio
di fotografi. L’agenzia, tra
l’altro, devolverà al Museo
di fotografia contemporanea
di Villa Ghirlanda di Cinisello
Balsamo la propria parte di
lavori analogici. Quarant’anni
di lavoro tra guerre, personaggi
illustri, povera gente, angoli di
mondo sconosciuti, metropoli.
Un archivio imponente con
nomi altisonanti della fotografia
per il primo Museo pubblico
italiano della fotografia.
27
Il personaggio
• Tante fotografie sono state
scattare alle Torri gemelle l’11
settembre 2001, ma solo Nachtwey
ha concettualizzato l’evento. La foto
della croce contro il fuoco islamico
è la foto simbolo che solo James
Nachtwey ha saputo trasmetterci.
basta: a parte il gossip, non si producono più scoop, che erano il vero
motore del settore. La conclusione
è che i giornali, oggi, sono tornati a
occuparsi quasi esclusivamente dei
testi scritti. Per il resto, pubblicano
prevalentemente testine.
Dura la vita per le agenzie
indipendenti come Grazia Neri.
Durissima. Reuters e France Press,
per esempio,possono contare su
aiuti pubblici, quanto meno per la
conservazione degli archivi, per evi-
tare che si sfilacci la memoria storica. Noi niente.
Solo un problema di costi?
Beh, quello dei costi è il nodo principale. Come si fa a corredare un
articolo, e tanto più una rubrica, con
un artista di grande valore, che so,
con un ritratto di Richard Avedon?
Impossibile. Meglio andare sul web
e scaricare un clic qualsiasi. Gratis.
In ogni caso, stiamo assistendo a un
ritorno indietro anche dal punto di
vista della cultura dell’immagine.
La soluzione?
Nessuno ce l’ha in tasca. Per cominciare occorrerebbe tornare alla
qualità. Poche fotografie, ma buone,
come fa il magazine del New York
Times. Devo riconoscere, comunque, che pure gli allegati dei grandi
quotidiani italiani stanno imboccando questa strada.
Nostalgia per i bei tempi andati?
Nostalgia non credo. Semmai orgoglio
per avere lavorato con una generazione di fotografi che ha fatto scuola:
•Questa foto Oded Balilty (A.P.) è
stata vincitrice di un Premio Pulitzer:
una colonna ebrea si oppone ai
soldati delle forze di sicurezza
israeliane durante gli scontri scoppiati
quando le autorità anno sgomberato
l’insediamento di Amona nella West
Bank, a est della città palestinese di
Ramallah, dopo che la Corte Suprema
ha deciso la demolizione di nove
insediamenti nella zona. Una foto di
grande qualità che si distingue per
la sua ricchezza di lettura: la gente
che assiste impotente al dolore della
donna e a destra la vita che continua.
La composizione della foto la rende
simile a un affresco. Una curiosità: la
giovane donna ha protestato contro la
foto sostenendo che non era sola.
Il fotografo ha ripreso solo un istante.
28
Tabloid 4 / 2009
Il personaggio
•La Seconda guerra mondiale ha
cancellato le poche agenzie esistenti
e solo gli Stati Uniti negli anni della
guerra con la mitica Black Star e la
favolosa Magnum hanno indicato
la strada che hanno percorso le
grandi agenzie di reportage. In alto
due istantanee di Morris della Black
Star. Qui a fianco uno scatto di Galai
in Israele: la foto induce a prendere
posizione per i soldati morenti,
indipendentemente dall’appartenenza
israeliana o palestinese.
gente come Uliano Lucas, Carla Cerati, Gabriele Basilico, Gianni Berengo
Gardin. Altri li ho visti crescere e approdare alle maggiori agenzie internazionali: un nome per tutti, che mi piace
ricordare, Gianni Giansanti.
Tra gli anni Sessanta e Ottanta
il mercato era in crescita.
Ora si restringe e aumenta
il numero di fotografi.
Certo, con il digitale la concorrenza
è aumentata a dismisura. È facile
considerarsi bravi professionisti.
Peccato che pochi ce la facciano.
La maggioranza vivacchia.
Tutti vorrebbero diventare
James Nachtwey.
Sì, ma lui è unico. Il migliore. Quanti
reporter c’erano l’11 settembre 2001,
a riprendere il crollo delle Torri Gemelle? Cento? Duecento? Bene, pur nella
concitazione del momento, Nachtwey
è riuscito a scattare un’immagine concettuale, altamente simbolica. Ripren-
Tabloid 4 / 2009
de la croce sul tetto di una chiesa,
mentre dietro sta scoppiando l’inferno:
la guerra degli integralisti islamici contro l’Occidente in uno scatto.
A questo punto torna fuori
la domanda chiave: fotografi
si nasce o si diventa?
Si diventa, non ho dubbi. Con la passione, la tenacia e lo studio.
In concreto, che cosa è
necessario per sfondare?
Qualche consiglio ai giovani?
Primo, acquisire l’eccellenza tecnica e
prepararsi culturalmente. Poi frequentare una vera scuola a New York o a
Londra, perché la fotografia parla inglese. Non solo: oggi il mercato bisogna
conoscerlo davvero. Ed è indispensabile sapere dialogare con tutti i soggetti
che lo compongono: galleristi e collezionisti, direttori di giornali e semplici
giornalisti, agenzie e fotoeditor. Ma il
punto di partenza è persino banale. Io
lo suggerisco sempre, quando i ragazzi
I consigli di Grazia Neri
• Evitare i clichè
• Essere onesti
• Vedere la realtà senza
pregiudizio
• Studiare
• Non essere permalosi
• Creare un proprio stile
• Cercare di vivere la fotografia
in tutte le sue manifestazioni
• Essere amico degli altri fotografi
vengono a presentarmi i loro portfoli:
ok, ma adesso passate qualche giornata su internet e guardate con cura i
grandi fotografi. Studiateli con la massima attenzione. Guai, però, a copiarli.
A proposito, internet...
Una cosa fantastica per gli utenti.
Un altro problema per le agenzie e i
fotografi. Con internet sta sparendo
il copyright, la proprietà fisica e intellettuale delle immagini. Per la conservazione del copyright mi batterò
finché avrò fiato. Se tutto diventa
gratis, è realmente la fine. Non rimane che sperare nell’idea di Rupert
Murdoch: fare pagare l’accesso alle
notizie. E tanto più alle immagini. Sarà l’ennesima rivoluzione. Ma questa
salverà il nostro mestiere. E forse
l’intera informazione. Nella sequenza di queste pagine le
didascalie alle foto sono tratte da una
lezione di Grazia Neri in occasione del
41 anni di fondazione della sua agenzia.
29
La voce
dei lettori
La trappola di Internet
e i sogni dei giovani giornalisti
Che c’azzecca il giornalismo
con il coordinamento dei forum?
Buongiorno, sono una vostra tesserata, iscritta
all’Ordine di Milano dal 1999, prima come
pubblicista, dal 2005 come professionista. Vi scrivo
per segnalare un fenomeno, la proliferazione di
annunci di lavoro dove per la gestione di blog e
spazi Internet analoghi si richiede che il candidato sia
un giornalista (anche se, io penso, forse nemmeno
chi pubblica questi annunci conosce bene la
differenza tra chi svolge legalmente ed onestamente
questo lavoro e gli “improvvisati”).
Io stessa, qualche tempo fa, dopo aver risposto ad
un annuncio per un “giornalista esperto del settore
automobilismo sportivo”, mi sono sentita dire che il
mio lavoro sarebbe consistito nel moderare il blog di
una nota scuderia e nel controllare che sui forum di
settore non uscisse nulla di offensivo ed inopportuno
contro la detta squadra. Ho subito fatto presente
che non capivo come mai avessero ricercato proprio
una figura come la mia e che volevo mansioni
più attinenti al mio profilo. Così si sono talmente
scocciati che alla fine la cosa non è andata in porto.
Vi chiedo, ove possibile, di intervenire e stroncare
sul nascere questo tipo di iniziative. Non è possibile
che un collega, per di più professionista, si debba
mettere a togliere le parolacce da un portale, quando
non a scrivere sotto mentite spoglie per ravvivare
il clima (con il lancio di nuovi “thread” e “post”).
Vi ringrazio
Ottavia E. Molteni
Corsi di formazione, anche brevi
Un efficace antidoto alla crisi
Gentile Presidente, mi prendo la libertà di darti del
tu, come è uso tra colleghi, poiché anche io sono
iscritto all’Ordine, pur se da poco tempo e nell’elenco
dei pubblicisti. Lo scorso 26 marzo ho partecipato
all’assemblea che ha approvato il bilancio di chiusura
del 2008 ed il bilancio di previsione per il 2009, ed ho
ascoltato con notevole interesse la tua relazione; in
particolar modo ho accolto con favore la notizia dello
stanziamento di un fondo di 120mila euro per corsi
di formazione ed aggiornamento su varie tematiche
professionali e specialistiche. Nell’anno 2008 ho
partecipato ai corsi di deontologia professionale, e
li ho trovati interessanti ed utili. Ti scrivo per ribadire
come simili attività siano fondamentali per quei
pubblicisti che, per ragioni di lavoro o per studi
Tabloid 4 / 2009
universitari già in corso, non possono o non vogliono
frequentare una scuola di giornalismo. Se l’Ordine
vuole combattere quella nomea di superficialità che,
a torto o a ragione, una parte dell’opinione pubblica
attribuisce alla professione giornalistica, è essenziale
che si occupi del perfezionamento e dell’affinamento
professionali dei suoi iscritti, specialmente i più giovani
e meno sperimentati. Certamente da marzo ad oggi
molte vicende hanno tenuto occupato il consiglio, dal
terremoto d’Abruzzo al decreto sulle intercettazioni,
e non dimentico certo le borse di studio offerte per il
master in giornalismo investigativo. Quel che voglio
ricordare, è semplicemente come anche corsi più
brevi e seminari intensivi siano estremamente utili,
poiché il tempo segue purtroppo l’impietosa legge
del mercato: meno ce n’è, e più richiede sacrificio per
disporne. Salutandoti, ed augurandoti buon lavoro
Flavio Freda
Tanti dicevano: “lascia perdere”
Sono professionista e me ne vanto
Cara Presidente Gonzales, il motivo del “cara”,
pur forse Lei non ricordando il mio nome, sta tra le
righe di questa mia lettera che cerca di essere una
testimonianza informale di un percorso (obbligato
per molti di noi) e della mia gratitudine nei Suoi
confronti e nei confronti di un Ordine ai quali io
devo, oggi, il mio titolo di Professionista. Dopo
essermi informata sulle pratiche e i documenti
necessari per iscrivermi nel Registro praticanti,
mi fu consigliato di prendere appuntamento con
Lei in quanto persona predisposta a seguire me e
colleghi sulla strada che ci proiettava nel mondo
dei professionisti. Sono sinceramente rimasta
colpita dalla Sua disponibilità e dal modo gentile
con il quale mi spiegava le procedure, cercando
di non scoraggiarmi. Mi sono, al contrario,
sentita più volte ripetere da colleghi più anziani
di quanto fare il giornalista oggi, fosse difficile e
poco soddisfacente, sino ad arrivare a chi mi ha
benevolmente dato il consiglio di lasciar perdere
una professione che comporta lo scontro, oggi
più che mai, con una precarietà che spaventa
e che non lascia spazio a spensierati ottimismi.
Difficile buttarsi in un lavoro che non dà sicurezza
alcuna ma trovo che ancor di più lo sia il rinunciarvi
quando questo è uno di quei pochi “eletti” tra lavori
comuni e non, che viene e deve essere intrapreso
21
La voce
dei lettori
per passione; la stessa che sento mia
da che ho tenuto per la prima volta
una penna in mano e la medesima
che ho trovato nei suoi occhi, quel
pomeriggio di due anni fa. Non è stato
semplice, a trent’anni, scontrarsi con
una scelta di vita impegnativa e che,
nel mio caso, non è da ricondurre ad
una spensieratezza economica tale
da poter essere svolta saltuariamente,
ma la qualità della vita non ha prezzo
e bisogna provare per poter dire di
non essere riusciti in qualcosa. Pur
essendo stata realista, informandomi delle difficoltà
innegabili, Lei è riuscita a trasmettermi il coraggio
di fare ciò che da sempre mi appartiene. Rimettersi
sui libri poi, è stato davvero impegnativo e a questo
proposito vorrei fare i complimenti a questo Ordine
per l’efficienza e l’efficacia dei corsi promossi
dall’Ordine stesso e sviluppati sapientemente
da Alberto Comuzzi. Un aiuto indispensabile
per prepararsi, capire i requisiti da sviluppare e
combattere l’ansia che solo un esame di Stato,
percepito come quello della vita, può infondere. Se
poi mi permette un filo di vanità, volevo esprimerLe
anche la soddisfazione di donna, nell’entrare in un
Ordine prevalentemente femminile dove disponibilità
e cortesia sono alla portata di tutti. Grazie.
Giulia Landini
Grazie a Serra e a Severgnini
continuo a “non mollare”
Ho letto con attenzione i consigli di Serra e
Severgnini agli aspiranti giornalisti su New Tabloid
n.3 di quest’anno. Quello che immediatamente
si percepisce è l’amore sconfinato di questi due
affermati utilizzatori di penna per la professione che
praticano. E’ questa, ancor prima dei consigli pur
buoni, la sensazione più bella che ne ricavo leggendo
i suggerimenti ai due diciottenni.
Anche io sono un’aspirante giornalista (collaboro
col quotidiano locale di Como, la mia città)
ma di anni ne ho 39 perchè, intanto che “aspiravo”,
ho anche incidentalmente costruito una famiglia
con tanto di figli (due bambine) e come un
funambolo, ogni giorno, cerco di stare in equilibrio
fra casa, scuola, compiti, catechismi e piscine varie.
Qualcuno mi ha detto “non mollare” e infatti non
ci penso nemmeno. Quando poi sento la passione
per questo mestiere trasudare dalle parole di chi è
già arrivato come i due citati sopra, sono ancora
più incoraggiata e proseguo su una strada che
tutti dicono difficile e piena di ostacoli ma che si
sa essere percorsa da un esercito di gente tenace.
Cordiali saluti.
Eleonora Ballista
22
Giusto condonare
le quote ai precari
Gentile Presidente, sono una
giornalista freelance professionista,
iscritta all’Ordine della Lombardia
con tessera numero 68257 Le testate
con cui collaboro più frequentemente
sono Il Sole 24 ore e La provincia
di Como, ma saltuariamente scrivo
anche per molte altre testate, come
A, Il Mondo, Marie Claire, Il Foglio
e altri. Mi occupo di Cina da 5 anni
(di cui 3 e mezzo direttamente da
Pechino) e sono iscritta all’OdG come pubblicista
dal 2000. Ho 30 anni. Dalla fine del 2008, la mia
attività lavorativa ha subito un violento arresto.
Sappiamo la situazione in cui si trova il mercato
editoriale. E forse anche lei sa già molto bene che
negli ultimi mesi i compensi per i “collaboratori”
sono calati notevolmente (del 25-30 per cento,
come minimo: nel caso del Sole, il mio compenso
netto è passato da 170 a 120 euro ad articolo;
nel caso della Provincia di Como, da 90 a 45
euro, anche a causa delle nuove regole per le
ritenute d’acconto). Inoltre, le redazioni hanno
ridotto sensibilmente il numero di articoli che
commissionano all’esterno (sono passata da una
media di 3 a una media di 1 al mese per il Sole; da
6 a 2 al mese per la Provincia). Senza contare che
negli ultimi 9 mesi ben 8 articoli commissionatimi dal
Sole e dalla Provincia di Como, articoli che perciò
ho poi scritto e regolarmente inviato alle redazioni,
non sono infine mai stati pubblicati. Nessuno mi ha
spiegato le ragioni di quanto avvenuto (in passato
quasi tutti gli articoli che mi commissionavano
venivano poi effettivamente pubblicati, e quindi
retribuiti) e nessuno mi ha rimborsata per il lavoro
svolto e per il mancato guadagno. A questa
situazione già deprimente si è unita l’impossibilità
di ottenere dei contratti estivi di sostituzione ferie,
impresa più difficile che mai perché nelle testate
dichiarate in crisi non sono ammesse le sostituzioni
ferie. Preso atto del quadro generale e della mia
situazione in particolare, vorrei chiedere all’Ordine di
venire incontro a me (e a eventuali altri freelance che
lo richiedano) e di condonare ex post (vale a dire,
di rimborsarmi) il versamento della quota annuale
2009 che ho già versato puntualmente all’inizio
dell’anno. Si tratterebbe più di un gesto simbolico
che sostanziale, visto che non sarà la quota annuale
dell’OdG a rendermi improvvisamente benestante.
Ma credo sarebbe un gesto importante visto anche
come gli organismi di rappresentanza dei giornalisti
sembrino ignorare le problematiche dei freelance
- gli unici senza diritti, senza paracadute, senza
possibilità di ottenere un sussidi di disoccupazione.
Emma Lupano
Tabloid 4 / 2009
La voce
dei lettori
Solo contratti a termine
e niente sostituzioni
Gentile presidente, ho 31 anni e
sono giornalista professionista,
iscritta all’Ordine della Lombardia dal
febbraio 2006 come praticante della
scuola di giornalismo dell’Università
Cattolica di Milano. Dopo alcuni
contratti a termine, mi trovo al
momento senza un impiego, in attesa
di eventuali sostituzioni estive. Ho
letto su New Tabloid dell’iniziativa
dell’Ordine per il rimborso della
tassa d’iscrizione e vorrei sapere come è possibile
ottenerlo. Si tratterebbe di una bella boccata
d’ossigeno per chi non percepisce neanche il
sussidio di disoccupazione o per chi in passato si
è visto negare il rimborso dall’azienda in quanto
“precario” e non stabilmente assunto (è quello
che mi è successo l’anno scorso). Ringraziando
anticipatamente per l’attenzione
Alessandra Farina
In questo anno straordinario di crisi economica e
trasformazione tecnologica del giornalismo cerchiamo,
tutti noi dell’Ordine, di venire incontro, come possiamo,
ai nostri iscritti. Dunque accogliamo le domande di
condono e le valutiamo. Sono molto pessimista per un
futuro migliore ma conto sul grande talento tutto italiano
delle imprese, aziende editoriali incluse, per trovare
nuove strade anche nel giornalismo. (L.G.)
Ho recuperato dall’editore
pagamenti arretrati. Grazie all’Ordine
Gentile Presidente, solo per informare che dopo
un appuntramento con l’avvocato Luisella Nicosia,
presso la sede dell’Ordine dei Giornalisti di Milano
lo scorso 21 maggio, per avere aiuto relativamente
a un mancato pagamento di diritti d’autore per un
mio libro, la questione si è risolta ed il pagamento
è stato effettuato da parte dell’Editore. Quindi
mille grazie all’avvocato Nicosia per il suo prezioso
lavoro e all’Ordine per il servizio offerto. Ancora
molti ringraziamenti. Cordiali saluti
Adolivio Capece
Sportello legale gratuito:
se 50 euro vi sembran poche!
Gentile Presidente, le scrivo per esprimerle tutto il
mio rammarico e la mia insoddisfazione per avere
appreso allo sportello dell’ODG, nel momento in
cui stavo depositando la pratica, di dover pagare
50 euro di diritti di segreteria (più bolli) per avere
un parere dall’Ordine stesso circa la congruità
della richiesta di crediti avanzati nei confronti di un
Tabloid 4/ 2009
editore insolvente. Oltre a denotare
una mancanza di rispetto nei miei
confronti da parte delle persone
che lavorano presso l’Ordine, per
non avermi correttamente informato
circa le spese da affrontare, le faccio
notare come tale richiesta suoni a
mio giudizio piuttosto insensata in
un panorama di editori che fanno il
bello e cattivo tempo, con società a
responsabilità limitata che, una volta
fallite o chiuse, non riconosceranno
più un centesimo ai loro creditori.
A fronte della quota associativa regolarmente
pagata per anni e di fronte alla promessa di gratuito
patrocinio per il recupero crediti (che molto spesso
non va a buon fine), mi pare per lo meno indelicato
chiedere un esborso ulteriore al giornalista creditore.
Che oltre al credito non risarcito alla fine si troverà
a dover affrontare delle spese aggiuntive. Cornuto
e mazziato, dicono con espressione colorita ma
appropriata nel Sud Italia. Se mi viene offerto un
gratuito patrocinio mi aspetto che sia gratuito, e non
che ci siano da pagare spese di segreteria a parte:
non si tratta di 50 euro, è il principio che conta e
non la quantità dell’esborso. Considerato il tipo di
informazioni (inesatte) che mi sono state date fino
a questo punto devo attendermi l’esborso di altre
spese occulte, che forse alla fine occulteranno
la gratuità stessa del servizio? In molti anni di
iscrizione all’Ordine le confesso di avere avuto la
percezione di un generale disinteresse dello stesso
nei confronti dei propri associati, tranne quando
si arriva in periodo di riscossione delle quote. E’
proprio questa sciatteria nella comunicazione agli
associati, questa noncuranza nel trattare questioni
sempre più serie come la sopravvivenza della
professione, che parte proprio dalla possibilità di
essere retribuiti in maniera congrua, che conferma
sempre più la mia impressione dell’inutilità
dell’Ordine. La prego di convincermi del contrario.
Cordialità
Lettera firmata
Dieci numeri di giornale (New Tabloid), 17 news
letter, il portale aggiornato, almeno 4 convegni
promossi direttamente e patrocinati sui grandi temi
dell’informazione, più l’assemblea generale sul
bilancio. Tutto questo per tenere informati i colleghi.
Per quanto riguarda la cifra dei 50 euro da pagare
per le spese di segreteria, mi dispiace che allo
sportello non l’abbiano avvertita prima di iniziare
le procedure di recupero.
La cifra d’altronde è stata stabilita dal Consiglio e
più di mille colleghi, quest’anno, hanno recuperato
più di 57.000 euro. (L.G.)
23
Le nuove
frontiere
Primo
piano
il new york times fa da pioniere e sperimenta nuove figure professionali
Giornalisti a tutto campo
E il web è senza segreti
Non basta mettere in Rete le notizie di un giornale cartaceo. In Usa nasce il ruolo dei
journo-developers. Il quotidiano online più letto al mondo ha creato, in redazione,
una unità che si dedica alle nuove tecnologie. I redattori, oltre alle usuali competenze
giornalistiche, hanno buona conoscenza di programmazione informatica e di grafica.
di Roberto Dadda
Trentun milioni di visitatori unici ogni
mese, duecentocinquanta milioni di
accessi, un miliardo e cento milioni
di pagine visualizzate, quasi quattro
milioni le pagine visualizzate dal nostro paese: questi sono i numeri del
sito del New York Times, il quotidiano
che esce a Manhattan dal 1851. Un
sito completo che integra sulla stessa piattaforma tecnologica New York
Times e International Herald Tribune
e che si legge bene in ogni browser
e anche su iPhone con un programma appositamente realizzato che ha
vinto quest’anno il premio “Mobile
Award” per la migliore applicazione
per la lettura di notizie.
Artefice di questo successo un manipolo di dieci prodi con una figura
professionale nuova: sono “journodevelopers”, giornalisti-sviluppatori
che aggiungono alle usuali competenze del giornalista un buona conoscenza della rete, della programmazione delle pagine e della grafica.
Il prepotente affacciarsi della rete
nel mondo della carta stampata
sta, come è noto, provocando non
pochi problemi ai giornali che troppo
spesso hanno affrontato la cosa considerando la pagina web semplicemente come un nuovo strumento di
diffusione. La rete è un contenitore
del tutto nuovo che porta un cambiamento sostanziale del contesto e
del format: una semplice operazione
di “riscrittura” non basta, è indispen-
30
•La prima pagina della versione web del New York Times
sabile capire e implementare un vero
cambio di paradigma.
McLuhan ci ha insegnato che nella
comunicazione i rapporti tra contenitore e contenuto sono strettissimi
tanto che il medium influenza in modo determinante il messaggio: un
cambiamento radicale come il passaggio dalla carta alla rete richiede
una revisione radicale nelle modalità
del comunicare.
Al New York Times hanno capito la
cosa da tempo ed hanno per questo
creato una nuova unità organizza-
tiva: si chiama News Technologies
Unit ed è formata da dieci J-developers: missione del gruppo è gestire la complessa intersezione tra
giornalismo, tecnologie e il nuovo
approccio che la rete esige alla grafica e alla impaginazione. Per qualche
verso la cosa ricorda la figura di Aldo
Manuzio, l’erudito che, a cavallo tra
1400 e 1500, insoddisfatto del risultato della stampa, scese in tipografia
e si sporcò le dita di inchiostro rivoluzionando per sempre l’arte della
stampa.
Tabloid 4
6 / 2009
2007
Le nuove
frontiere
Il caso editoriale
Ecco un team
che fa notizia
• La pagina personale di
Aron Pilhofer, capo della News
Technologies Unit, responsabile
della presenza in Rete del New
York Times.
Per capire la mentalità di questi nuovi
giornalisti vale la pena dare una occhiata al sito personale di Aron Pilhofer, capo del team che si occupa
della presenza in rete del giornale:
sulla spalla destra della pagina si
presenta vantandosi di avere fatto il
sito tutto da solo utilizzando tecnologie innovative, poche righe più avanti
afferma di lavorare «anche per il New
York Times». Interessante visitare la
sua pagina su Linkedin, il sito dove
il popolo della rete mette curriculum e storia professionale: entrato
nel 2005 come redattore si occupava
di analizzare dati statistici economici
e politici utili per la preparazione di
inchieste. Il rapporto con i sistemi
di calcolo è diventato sempre più
stretto, la sua cultura di programmazione è cresciuta ed ora si trova
a gestire la parte della redazione che
ha i maggiori tassi di crescita!
I risultati sono certamente degni di
nota e vale la pena cercare di capire
perché gli editori che hanno mantenuto la tradizionale organizzazione, quella che vede la redazione
preparare i contenuti per poi consegnarli a chi si occupa di confe-
Tabloid 4 / 2009
zionarli, hanno incontrato maggiori
difficoltà nell’approccio alla rete.
Va detto innanzitutto che la cosa è
normale quando ci si trovi a dover
affrontare un cambio di paradigma:
le organizzazioni aziendali tendono
ad essere immagine del paradigma
applicato fino a quel momento, per
aderire ad un altro è indispensabile
rimescolare le carte per trovare la
nuova organizzazione. Con la rete il
problema è acuito dalla caratteristica
delle nuove tecnologie informatiche
in generale e delle tecnologie della
rete: i cambiamenti sono costanti,
straordinariamente veloci, continui
e, per la natura stessa di Internet,
si propagano con una velocità fino
a ieri impensabile. Ci sono buoni
motivi per credere che la figura del
J-developer sia entrata nelle redazioni per starci a lungo. Il giornale si
legge molto bene anche da iPhone
grazie a un pacchetto che permette
di scaricare le pagine per leggerle
quando il telefono non è collegato
alla rete. La struttura del giornale, qui
come in rete, è stata completamente
ridisegnata per aderire al format dello
strumento usato dal lettore. Sono informatici,
grafici e giornalisti
insieme. Sono in
dieci i redattori
che fanno parte
della News
Technologies Unit del New York
Times ideata e fondata da Aron
Pilhofer (in foto) e sono un team
che fa notizia. Di questa nuova
squadra, destinata a far parlare di
sé, fanno parte uno sviluppatore
di progetti interattivi, un direttore
di dipartimento multimediale, un
responsabile del servizio grafico,
un sovrintendente per le attività di
giornalisti, grafici e programmatori.
Il maggiore impegno che affronta
ogni giorno questo team è di
mettere a disposizione dei lettori
un gran numero di informazioni
nel modo più accessibile e
accattivante. Il fatto che gli uomini
della News Technologies Unit
siano giornalisti competenti anche
nella comunicazione grafica e
nella programmazione ha già
prodotto idee notevoli. Come
quando, il giorno in cui Obama
fu eletto presidente, fu chiesto ai
lettori di descrivere con una parola
i loro stati d’animo. I risultati sono
stati la fotografia della nazione
realizzata con un sondaggio in
continuo movimento sulla pagina.
Questo nuovo concetto del lavoro
giornalistico potrebbe avere
interessanti sviluppi per superare
la grave crisi che ovunque affligge
il settore dell’informazione (lo
stesso New York Times). Il mercato
del lavoro, infatti, potrebbe
aprire le porte a questi giornalisti
“riconvertiti”. La Medill, scuola
della Northwestern University
dove si studia giornalismo, offre
addirittura borse di studio agli
hacker interessati a lavorare nel
mondo dell’informazione.
31
Primo piano
Si moltiplicano gli episodi di colleghi fatti oggetto di intimidazioni
Tra cronaca e privacy
troppi cronisti aggrediti
Basta un incidente stradale o un fattaccio di nera e il luogo del delitto si trasforma,
sempre più spesso, in un assalto a giornalisti e fotoreporter. In nome della privacy? È un
escalation preoccupante, un clima d’intolleranza nei confronti della nostra professione.
I casi di Bergamo, Sondrio, Milano, Buccinasco, Pieve Emanuele e Imbersago
di Carlotta Quadri
“L’O.d.G della Lombardia esprime
piena solidarietà ai colleghi vittime
di...”: queste le parole con le quali
l’Ordine, sempre più spesso, è costretto a intervenire con appositi
comunicati in favore di colleghi che
lavorano in prima linea.
Dardo Rigamonti, Stefano Barbusca, Roberto Galullo, Saba Viscardi, Massimiliano Maggese, Mara Del
Fante: sono solo alcuni dei nomi di
giornalisti e fotoreporter che, nell’arco di un solo anno, sono stati aggrediti verbalmente, fatti oggetto di intimidazioni o addirittura malmenati.
Privacy e diritto di cronaca confondono, sempre più spesso, idee
e linee di confine entro le quali si
svolge il lavoro di cronisti.
Basta un incidente stradale, un
episodio di cronacaccia nera o anche un qualsiasi articolo o inchiesta
che tocca qualche nervo scoperto
e voilà, si scatena il risentimento di
qualche parente, amico o, peggio,
di qualche pericolosa frangia della
malavita organizzata. E in men che
non si dica scatta una vera e propria
caccia al cronista.
L’ultimo episodio, in ordine cronologico, è accaduto poco meno di
un mese fa a Davide Bortone, corrispondente del Giorno dalla zona
di Buccinasco, Gaggiano, Cusago nonché direttore del sito www.
giornalelibero.com. Per aver scritto
alcuni pezzi sulla malavita locale e
32
per aver dato fastidio a qualcuno,
Bortone s’è ritrovato il parabrezza dell’automobile spaccato da
un’anonima spranga. Insomma, il
collega s’è alzato una mattina e ha
trovato la sua auto sfondata.
Dardo Rigamonti e Stefano Barbusca, invece, sono stati vittime di una
malintesa interpretazione delle norme che regolano la privacy da parte
della Guardia di Finanza: lo scorso
gennaio a Castasegna, al valico di
frontiera fra Italia e Svizzera, il foto-
grafo Dardo Rigamonti stava realizzando un servizio foto-giornalistico
sul fermo di un furgone da parte
della Guardia di Finanza sul quale
viaggiavano una ventina di profughi
curdi diretti in Svizzera. Il giorno successivo, l’edizione di Sondrio della
Provincia ha pubblicato un servizio
sulla vicenda, corredato da alcune
fotografie, provocando l’irritazione
della Guardia di Finanza locale. Al
punto che, il venerdì seguente, per
tutta risposta, una squadra di sette
E la politica non sta a guardare
In Valchiavenna elezioni al vetriolo
Ecco la lettera che un gruppo di colleghi ha inoltrato all’Ordine dei
giornalisti della Lombardia, al presidente della Comunità montana e ai
sindaci dei Comuni della Valchiavenna poco dopo le scorse elezioni
amministrative:
“Nei giorni scorsi si sono verificati gravi episodi di intimidazione in diversi
Comuni - i più rilevanti a Gordona e Chiavenna - ai danni di alcuni di noi,
da parte di persone candidate alle elezioni amministrative. A seguito di
queste vicende, noi giornalisti della Valchiavenna esprimiamo la nostra
solidarietà ai colleghi vittime di questi comportamenti. Ribadiamo che
continueremo a svolgere il nostro lavoro liberi da ogni condizionamento,
nel pieno rispetto della deontologia, senza accettare condizionamenti
esterni sugli argomenti da trattare. Ricordiamo che siamo sempre stati
disponibili al dialogo e al confronto, purché avvengano nei consusti termini
civili e che in caso di ulteriori problemi chiunque può rivolgersi alle sedi
opportune, senza mettere in campo comportamenti inappropriati”.
Stefano Barbusca, Roberto Carena, Nicola Falcinella,
Daniele Prati, Dardo Rigamonti, Danilo Rocca, Marco Zanghieri
Tabloid 4
6 / 2009
2007
Primo piano
finanzieri in divisa si è presentata nel
negozio di fotografia di Rigamonti per
eseguire controlli sulla contabilità.
Al collega Stefano Barbusca, munito
di macchina fotografica e mandato
dal giornale sul posto per rendersi
conto di quanto stava avvenendo,
si sono avvicinati i finanzieri che, in
nome della privacy, hanno sequestrato l’apparecchio fotografico e il
tesserino dell’Ordine.
A Bergamo, il 28 febbraio 2008, un
giovane collega di Canale Italia è
stato vittima di un’aggressione da
parte delle forze di Polizia durante
gli scontri di piazza avvenuti dopo
l’apertura della sede provinciale di
Forza Nuova. Il giornalista, dopo essersi qualificato, stava svolgendo regolarmente il suo lavoro effettuando
una normale ripresa video quando la
telecamera è stata colpita da alcune
manganellate.
Roberto Galullo della redazione milanese del Sole 24 Ore (con il collega Amadore di Palermo) è stato
oggetto di intimidazioni da parte di
organizzazioni criminali per alcune
inchieste di denuncia degli affari di
mafia e ‘ndrangheta (vedi NewTabloid n. 1 - 2009).
Saba Viscardi, invece, giornalista
della testata telematica Merateonline è stata insultata e aggredita
mentre stava seguendo la cronaca
di un (banale?) incidente stradale a
Imbersago, in provincia di Lecco.
Tabloid 4 / 2009
Il figlio della vittima, una volta accortosi della presenza di una giornalista, l’ha inseguita, spintonata e
schiaffeggiata (vedi testimonianza a
pag.26). Solo l’intervento di alcuni
vigili del fuoco che erano sul posto,
ha evitato il peggio.
Sette e cinque giorni di prognosi
sono andati a Massimiliano Saggese e alla fotografa Mara Del Fante,
collaboratori de il Giorno, dopo essere stati presi a calci e pugni per
aver raccolto, sabato 10 maggio a
Pieve Emanuele, notizie e informazioni riguardanti un altro incidente
nel quale ha perso la vita una bimba di 17 mesi. In questo caso una
quindicina di esagitati ha aggredito i
due colleghi sfoderando un’inaudita
violenza. Fondamentale l’intervento
del comandante dei vigili urbani di
Pieve Emanuele, Tiziano Borselli,
che ha tentato di calmare gli animi.
Massimiliano Saggese (consigliere
nazionale dell’Ordine) tra l’altro, è
anche promotore di un gruppo di lavoro sul precariato giornalistico (vedi
pag 27). E forse non è neanche un
caso che i cronisti che finiscono nel
mirino o vengono malmenati sulla
pubblica strada mentre stanno seguendo un episodio di cronaca nera
o un incidente stradale, sono spesso colleghi che consumano scarpe
per seguire e raccontare notizie,
con meno tutela di altri colleghi più
garantiti.
Resta da domandarsi cosa possa
giustificare tali comportamenti nei
confronti di persone (lavoratori a
dirla tutta) che svolgono un mestiere che spesso comporta non
pochi rischi, in nome della buona
informazione, della libertà di stampa
e del diritto di cronaca. Lo stesso
sancito dall’articolo 21 della nostra
Costituzione (e da altre leggi dello
Stato, vedi box a fianco) che non
può che essere principio cardine di
una democrazia.
Che dire? Non resta che rinnovare
il costante impegno professionale
e fare affidamento su quella parte
di opinione pubblica che ancora sa
di poter contare su tanti giornalisti
onesti e sui princìpi cardine di una
convivenza civile. Cosa dice la legge
Diritto di cronaca?
Non si scorda mai
Il diritto di cronaca e di critica
da parte dei giornalisti nonché il
diritto all’informazione da parte
del cittadino sono sanciti e
tutelati da leggi e codici.
Prima tra tutte, la legge
professionale n.69 del 3 febbraio
1963 che, all’art 2, recita
testualmente:
“E’ diritto isopprimibile
del giornalista la libertà di
informazione e critica ed è
obbligo inderogabile il rispetto
della verità sostanziale
dei fatti...”.
Concorre all’applicazione della
legge professionale, la Carta
dei doveri del giornalista dell’8
luglio 1993 che sancisce il diritto
all’informazione:
“Il giornalista deve rispettare,
coltivare e difendere il diritto
all’informazione di tutti i cittadini;
per questo ricerca e diffonde
ogni notizia o informazione che
ritenga di pubblico interesse,
nel rispetto della verità e
con la maggiore accuratezza
possibile”.
Norme queste, sancite nel
rispetto della legge 675 del 31
dicembre 1996, detta Legge
sulla Privacy.
Vi sono inoltre sentenze che
ribadiscono questi princìpi
fondamentali, come la sentenza
della Corte Costituzionale
105/1972, della Cassazione
Penale F.It. 1982, II313;
G.It.1982, II, 346 e G.Pen. 1994,
II, 496.
Da ultimo, non di certo per
importanza, l’art 21 della
Costituzione: “Tutti hanno diritto
di manifestare liberamente
il proprio pensiero con la
parola, lo scritto e ogni altro
mezzo di diffusione. La stampa
non può essere soggetta ad
33
Primo piano
LA testimonianza di una collega di merateonline
Malmenata
per qualche foto
La giornalista aggredita dai parenti della vittima sul luogo
di un incidente stradale. Nel suo racconto l’amarezza di
chi viene “punito” per aver fatto il proprio dovere
di Saba Viscardi*
All’irritazione della gente ormai ci si
fa l’abitudine: quando sei sul luogo
di un incidente, vedi venirti incontro
parenti e amici del ferito che ti chiedono aggressivamente «Ma che c...
fai?», come se stessi riprendendo
la scena del sinistro per poi farne
un cortometraggio. Ma quando alla
frase scostante, scocciata e magari
anche un po’ cafona si aggiungono le
“mani” allora è tutta un’altra cosa.
Mi è successo mentre mi recavo sul luogo di un incidente, dopo aver incrociato
in via Turati, a Imbersago, un mezzo dei
vigili del fuoco. Giornata già convulsa
e pesante, dopo una nottata passata
davanti al video per “coprire” la diretta
delle elezioni europee. Arrivata in auto
a Imbersago imbocco via Adda, strada
che porta al traghetto, e vedo subito
che è bloccata da una serie di macchine ferme e dal mezzo dei pompieri.
Accosto in un punto dove non sarei stata di intralcio alle manovre
dei soccorsi e, a piedi, percorro la
cinquantina di metri che mi separa
dall’incidente. «Sai, gli animi sono parecchio agitati. Madre e figlio si sono
già azzuffati e sono dovuti intervenire i
vigili del fuoco a separarli», mi dice un
ragazzo con fare protettivo. E mi consiglia di scattare le foto da lontano.
Non me lo faccio ripetere due volte
e mi posiziono sulla riva del ristorante «Terrazzo». Da posizione elevata
scatto qualche fotografia alla scena
dell’incidente: un uomo è incastrato
all’interno di un mezzo, piegato su
un lato, vigili del fuoco e 118 stanno
34
lavorando con fatica per estrarlo e
prestargli le cure del caso. Finito di
fotografare e scambiare due parole
con i passanti, non faccio in tempo a
comporre il numero della redazione.
Dal basso sento il figlio del ferito che urla: «Che c... fai? Che c... fai?». Un uomo
sui 35 supera con un balzo il muretto e
la siepe e si arrampica su per il pendio,
per raggiungermi. «Non mi hai chiesto
la liberatoria, dammi la macchina fotografica!», intima. E mi afferra per il
bavero del giubbetto mentre con l’altra
mano mi cinge il bacino tentando di
strapparmi la fotocamera che ho dietro alla schiena. Le urla proseguono e
prima che intervengano i vigili del fuoco
passa una manciata di secondi per me
interminabile. All’aggressore cerco di
spiegare che non è il caso di agitarsi
e che forse sarebbe meglio si preoccupasse del padre moribondo, più
che di una fotografia scattata in luogo
pubblico durante un fatto di cronaca.
Purtroppo l’uomo, a spintoni e urla, fa
seguire due ceffoni in pieno viso che
fanno finire per terra i miei occhiali. La
situazione degenera. I vigili del fuoco
tentano di fermare l’uomo, scivolano
e finiscono con lui in un’ammucchiata
dalla quale, l’aggressore, riesce a liberarsi avventandosi nuovamente su di
me, che sono ormai a terra. Mi urlano:
«Vai via, scappa! Non riusciamo a tenerlo, vai via!». Ma da un angolo spunta
la madre, nonché moglie della vittima.
La donna, urlando parole irripetibili, mi
scaraventa dritto in volto la sua borsa.
Come se non bastasse, mi afferra subito dopo per i capelli strattonandomi
verso terra. Fortunatamente ci sono,
vicine, due persone che riescono a fermare e allontanare la donna, e che mi
permettono, finalmente, di raggiungere
l’automobile.
Questa è la semplice cronaca dell’accaduto. L’increscioso episodio proseguirà ora nelle opportune sedi. Resta
l’amarezza di essere stata aggredita
mentre stavo esercitando il mio diritto
di cronista. È comprensibile che in certe
circostanze gli animi possano essere
agitati e che un giornalista magari non
è ben visto. Ma non è tollerabile che
ciò finisca in violenza. *giornalista di Merateonline
Tabloid 4 / 2009
Primo piano
i rusultati di una ricerca del GRUPPO DI LAVORO dell’ordine nazionale
Rischi e sacrifici a 2 euro
Ecco il mondo dei precari
In prima linea ci sono troppo spesso colleghi senza contratti e senza tutele, con
compensi irrisori e orari impossibili. Ecco qualche idea per affrontare quella che è una
vera e propria piaga: ad esempio l’istituzione di un “foglio rosa” e di una Borsa di studio
di Massimiliano Saggese*
Un blog, un video, un report: il
Gruppo di lavoro sul precariato del
Consiglio Nazionale dell’Ordine dei
Giornalisti ha concluso il suo lavoro.
Per la precisione, un anno di lavoro
che ha portato alla luce una realtà
ancor più amara di quella immaginata, tanto che il precariato nel mondo del giornalismo oggi rappresenta
una vera e propria piaga.
Per cercare di realizzare un lavoro il più vicino possibile alla realtà
dei giornalisti precari, il gruppo ha
operato con mezzi, appunto, precari. Scegliendo come sede di lavoro Milano (grazie alla disponibilità
dell’Ordine della Lombardia) perché
capitale della comunicazione. Durante le trasferte spesso i componenti il gruppo di lavoro hanno dormito in auto, hanno fatto levatacce
e passato notti al volante, per poter
seguire il lavoro di quei colleghi che
si alzano alle 5 del mattino per essere
in radio o in tv alle 5.30 per il primo
notiziario.
Non parliamo di colleghi precari che
lavorano per grandi network nazionali, peraltro costretti anche loro ad
una vita precaria. Parliamo, invece,
di coloro che lavorano per la piccola
televisione di periferia oppure per la
radio locale.
Questa indagine si è sviluppata su
vari fronti anche per ottenere un
ampio panorama del giornalista precario, evitando di fornire un report
“freddo”, fatto di sole cifre (pochi
numeri ma essenziali). Queste cifre
Tabloid 4 / 2009
•Le cover del
video e del libro
sul pecariato
realizzati dal
gruppo di lavoro
coordinato da
Saggese (in foto)
sono da brivido: 9 mila testate giornalistiche non iscritte al Tribunale; 20
mila giovani che lavorano nel mondo dell’informazione senza essere
disciplinati e tutelati, e che in qualche modo cercheranno di iscriversi
all’Ordine; 5 mila precari rilevati in
parte dagli accertamenti dell’Inpgi
(un plauso va al lavoro svolto dagli
ispettori); 2 euro il pagamento minimo per servizio. E sono molti coloro
che lavorano gratis pur di ottenere
l’iscrizione all’Ordine.
Il gruppo di lavoro ha voluto dedicare
questo viaggio nel mondo del precariato ad un collega del quotidiano
abruzzese Il Centro, Paolo Antonilli,
scomparso dopo aver vissuto una vita da giornalista precario, senza mai
raggiungere il sogno del contratto.
Per fare sì che storie come quelle
di Paolo e di tanti altri colleghi non
siano più la regola, il Gruppo di lavoro ha concluso formulando queste
richieste:
1 Gli Ordini regionali devono applicare le stesse regole per l’accesso
e accogliere i nuovi colleghi con un
vademecum che spieghi il mestiere.
2 Istituire una specie di “foglio rosa” da consegnare a chi comincia
una collaborazione per una testata.
In questo modo l’Ordine regionale
conoscerà in tempo reale la situazione dei collaboratori che - entro due
anni - si iscriveranno e andranno a
rimpinguare le fila dei precari; gli editori saranno tenuti sotto controllo e
invogliati a chiedere collaborazioni a
giornalisti già iscritti e disoccupati.
3 Introdurre l’accertamento ISEE per
ottenere benefici economici e lo status di giornalista “precario”.
4 Istituire una borsa di studio per i
precari intitolata a Paolo Antonilli.
In autunno il lavoro sarà presentato
pubblicamente a Milano, città scelta
come sede del Gruppo. *Coordinatore del Gruppo
di lavoro sul precariato
35
La voce
dei pubblicisti
l’ordine nazionale getta le basi per nuove regole
Corsi e “mini esami”
per iscriversi all’Elenco
Chi vorrà entrare nella categoria dovrà dimostrare di avere la giusta preparazione nei temi
etici e giuridici: perché sui doveri non c’è differenza rispetto ai giornalisti professionisti.
di Stefano Gallizzi*
Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei
giornalisti ha approvato, nella seduta del 17.06.2009, dopo un intenso
dibattito, un documento di indirizzo
per l’iscrizione all’Albo dei giornalisti,
elenco Pubblicisti.
Il documento è frutto di un efficace
lavoro, coordinato dal consigliere nazionale Marco Volpati, che ha visto
impegnate le commissioni Culturale
e Giuridica del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e si è
avvalso del contributo degli Ordini
regionali.
La professione giornalistica d’altronde è profondamente mutata negli
anni che sono trascorsi dall’approvazione della legge 69/1963. I princìpi
sui quali essa si fonda sono validi
oggi come allora, ma la struttura
delle redazioni e l’articolazione delle
mansioni hanno subito sostanziali
modifiche. Per l’accesso all’elenco
dei professionisti – in attesa di una
radicale riforma da tempo sollecitata
da parte dell’Ordine e di altri organismi di categoria – si è provveduto con
interpretazioni dell’art. 34 che hanno
consentito un più esteso riconoscimento della pratica giornalistica e,
contemporaneamente, l’obbligatorietà della frequenza a corsi di prepa-
razione che precedono l’esame.
Procedure nuove risultano necessarie anche per l’accesso all’elenco
dei pubblicisti. In particolare perché
nel frattempo è stato riconosciuto il
loro diritto ad assumere la direzione responsabile di una testata, e a
far parte integrante del lavoro redazionale. Pur nella distinzione tra i
due elenchi, si è realizzata cioè una
convergenza progressiva tra pubblicismo e professionismo; per le
responsabilità, il rispetto delle leggi
e delle norme deontologiche - compreso il divieto di fare pubblicità - i
doveri dei giornalisti sono totalmente identici, senza distinzione tra un
elenco e l’altro. Una risposta piena
alle nuove esigenze potrà derivare
soltanto da una riforma legislativa;
tuttavia alcuni adeguamenti risultano
possibili anche nel quadro normativo
ancora vigente.
I corsi regionali “certificati”
Che cosa prevede in concreto il documento? Per iniziativa del Consiglio
regionale, o eventualmente a dimensione interregionale, saranno tenuti
periodicamente corsi di formazione
per i futuri giornalisti dedicati in particolare al complesso delle norme
Il documento prevede una formazione
online destinata a quanti non possono
frequentare le lezioni di persona
36
deontologiche che la categoria si è
data, oltre che al quadro legislativo
che concerne la professione (Costituzione della Repubblica; diritto all’informazione e libertà di stampa; legge
istitutiva dell’Ordine e distinzione tra
informazione e comunicazione, con
particolare riferimento al divieto di
fare pubblicità; legge sulla stampa;
legge sulla privacy, Carta dei doveri
più tutte le specifiche settoriali come
quelle per l’informazione economica
e lo sport, Carta di Treviso, Carta di
Roma). Complessivamente si tratta
di gran parte delle materie delineate
nei moduli 1 e 2 del Progetto elaborato dal Comitato Tecnico Scientifico
per la preparazione dell’esame dei
professionisti.
Una formulazione “di base” di tali
corsi dovrà essere elaborata a cura del Consiglio Nazionale e fornita
ai Consigli Regionali, che potranno
adattarla alle proprie esigenze o anche ampliarla, in un quadro di riferimento nazionale.
Tali corsi dovranno essere rivolti a
chi richiede l’iscrizione all’elenco dei
pubblicisti, avranno carattere obbligatorio, e si concluderanno con la
certificazione che sono stati seguiti
con diligenza e con profitto. Per non
ritardare l’iter di valutazione delle domande di iscrizione si dovrà prevedere che ai corsi si possa accedere
prima del compimento dei due anni
di attività giornalistica di collaborazione. E’ opportuno prevedere che
i corsi possano essere seguiti onli-
Tabloid 4 / 2009
La voce
dei pubblicisti
ne da chi non abbia la possibilità di
intervenire di presenza per ragioni
di distanza o di orario. I corsi online
potranno essere curati direttamente
dall’Ordine regionale, o elaborati a
livello nazionale per essere messi
a disposizione sul web; dovranno
contenere sistemi di certificazione
della frequenza e un accesso, in forma riservata, a funzioni di test per
la verifica e la auto-verifica dell’apprendimento.
A parte l’istruttoria della pratica
per l’iscrizione, che dovrà verificare l’adeguatezza e la continuità del
lavoro svolto, in coerenza con l’ultimo comma dell’art. 34 del Regolamento (“il Consiglio regionale può
richiedere gli ulteriori elementi che
riterrà opportuni in merito all’esercizio dell’attività giornalistica da parte
degli interessati”), il Consiglio provvederà a convocare il richiedente
per una illustrazione dell’attività e
del materiale giornalistico prodotto;
tale colloquio, che il Consiglio regionale potrà eventualmente delegare
ad una apposita commissione, farà
riferimento al materiale allegato alla
domanda di iscrizione, e potrà concernere anche le conoscenze sulle
materie legislative e deontologiche
trattate nei corsi.
La deliberazione del Consiglio regionale relativa all’iscrizione sarà
in ogni caso adottata in camera di
consiglio.
Le materie di studio
Ecco le note esplicative e le linee di
attuazione della procedura di accesso all’elenco dei pubblicisti.
Lo schema dei corsi sarà fornito dal
Consiglio nazionale e gli argomenti
principali saranno:
• Cenni storici sul giornalismo e sulla
conquista della libertà di stampa
• Diritto all’informazione, Costituzione, leggi che regolano il giornalismo,
responsabilità penali e civili
• Separazione tra informazione e comunicazione (divieto di pubblicità)
• Deontologia (Carta dei Doveri, Carta di Treviso, Carta di Roma, norme
settoriali per giornalismo economico,
sportivo, ecc) e leggi sulla privacy
• Diritto d’autore, rapporti economici
Tabloid 4 / 2009
che ne derivano
• Rapporti con le fonti, ruolo e funzione degli uffici stampa (a questi si
possono aggiungere eventuali argomenti ulteriori da individuare).
I corsi potranno svolgersi in modo
“concentrato” (una o due giornate
a tempo pieno). La frequenza dovrà
essere certificata.
Nel caso dei corsi online, da attivare
come sostitutivi dei corsi di presenza
per coloro che non siano in grado per
impedimenti oggettivi di frequentarli, il Consiglio Nazionale fornirà uno
schema base agli Ordini regionali, i
quali potranno poi integrarlo.
L’online dovrà prevedere che si accerti l’uso effettivo del corso di formazione, e si testi l’apprendimento
(indicativamente con il metodo dei
quiz).
In quei casi particolari in cui risulti
palese che le conoscenze siano già
in possesso del soggetto richiedente
(es. un esperto di diritto per la parte
che riguarda Costituzione e leggi sulla stampa) il Consiglio Regionale potrà decidere di esentarlo dai moduli
del corso che sarebbero superflui.
Il colloquio rientra perfettamente
nell’ambito di ciò che indica l’ultimo
comma dell’art. 34 del Regolamento
(citato più sopra).
Proprio attraverso il colloquio questi
elementi potranno essere ottenuti,
e si eviterà anche che la pratica di
ammissione all’albo sia affidata a una
procedura esclusivamente burocratica. Resta inteso che le modalità concrete del colloquio con il candidato
potranno essere definite da ciascun
Consiglio regionale, anche se si ritiene opportuno che ciò avvenga in
termini di collegialità.
Poiché non sarà possibile rendere
le materie dei corsi oggetto di un
vero e proprio esame, è indispensabile che la frequenza, in una forma
o nell’altra, risulti certificata, e che
i tutor attestino che il corso è stato
seguito con profitto. Anche nel caso
di corsi online occorrerà dunque che
si prevedano la verifica dell’effettiva
utilizzazione, e la constatazione di un
proficuo apprendimento. *Vice presidente
Ordine giornalisti Lombardia
Dal 1995 al 2006
La verifica
degli iscritti
Come abbiamo già anticipato
lo scorso mese, il Consiglio
dell’Ordine della Lombardia
ha deciso, nella seduta del
7 marzo scorso, di avviare
la revisione dell’elenco dei
pubblicisti. La precedente
verifica risale al 1997, mentre
da regolamento dovrebbe
essere effettuata ogni anno.
Nessun intento sanzionatorio,
dunque, nella decisione,
ma il semplice rispetto di
un atto dovuto per legge.
L’iniziativa avviene, tra l’altro,
su sollecitazione dell’Ordine
nazionale dei giornalisti.
Nessun iscritto, quindi, sarà
cancellato d’ufficio, e tutti i
casi controversi saranno portati
al Consiglio dell’Ordine dei
giornalisti della Lombardia
che ascolterà le ragioni del
collega per valutarne poi la
posizione. La revisione riguarda
tutti coloro che si sono iscritti
nel periodo compreso dal
gennaio 1995 al dicembre
2006, mentre sono esclusi tutti
i colleghi iscritti all’elenco da
più di 15 anni e i neo iscritti. Il
controllo riguarderà circa 6.000
pubblicisti che riceveranno
una comunicazione con la
richiesta della documentazione
necessaria: nessun iscritto deve
dunque provvedere sua sponte
all’invio di materiali se non
dopo aver ricevuto l’apposita
sollecitazione da parte
dell’Ordine. La documentazione
richiesta riguarderà il materiale
giornalistico dell’ultimo biennio:
tutto il lavoro deve essere
pubblicato su testate registrate
in Tribunale con un direttore
responsabile iscritto nell’elenco
dei giornalisti professionisti
o dei pubblicisti.
37
L’angolo
Primo
piano
della legge
in inghilterra una sentenza che sta facendo molto discutere
Blogger anonimo?
Vietato per legge
Caso NightJack: l’Alta Corte di Londra ha giudicato “attività pubblica” quella dei blog:
chi la fa non ha diritto a vedere protetta la propria identità. L’autore, un poliziotto, è stato
smascherato dalla redazione di Times. La decisione rischia ora di creare un precedente
Non esiste in Italia, né nel resto
d’Europa, una normativa riguardante
l’anonimato dei blogger.
Si tratta di un argomento molto spinoso perché sembra mostrare una
inconciliabilità tra la correttezza
dell’informazione e la tutela della
privacy, che sono oggi due capisaldi
della vita sociale. Ed è “spinoso”
anche perché va ad aggiungersi ad
una materia che per i motivi più disparati continua a essere in grande
ebollizione: la comunicazione attraverso Internet.
Sta facendo molto discutere, quindi,
una recente sentenza dell’Alta Corte
di Londra, secondo la quale quella
del blogger è un’attività pubblica e
chi la svolge non può ripararsi dietro
l’anonimato; né ha diritto a chiedere
che tale anonimato sia posto “sotto
protezione”.
Tale pronunciamento, naturalmente, ha messo in subbuglio il mondo
dei blogger e scatenato polemiche.
Anche perché è destinato a “fare
giurisprudenza” e a traformarsi in
un precedente al quale altri Paesi
potrebbero fare riferimento. Ma andiamo per ordine.
Informazioni riservate
La decisione dell’Alta Corte è, almeno per ora, il capitolo conclusivo
del caso relativo ad un certo Richard
Horton. L’uomo è un quarantacinquenne agente della polizia investigativa, in attività nel Lancashire, che
nel febbraio dello scorso anno avvia
un suo blog intitolato NightJack, tenendo nascosta la propria identità.
38
Da quel momento Horton conduce,
per così dire, una doppia vita. Di mestiere fa il poliziotto ma nel tempo
libero dice la sua su argomenti politici e sociali, oltre a raccontare sotto
pseudonimo le proprie esperienze
professionali, e senza trascurarne i
dettagli. Pian piano il blog acquista
una certa popolarità, fino a raggiungere la considerevole quota di 500
mila contatti la settimana. Nell’aprile
di quest’anno, poi, la giuria dell’Orwell
Prize, un importante premio britanni-
co riservato al giornalismo politico, gli
assegna un riconoscimento.
Ad interessare il pubblico è soprattutto la “vita vissuta” poliziesca che
NightJack racconta. Si tratta spesso
di casi le cui indagini sono in corso. Horton prende la precauzione
di cambiare i nomi dei luoghi e delle
persone coinvolte.
Ma è tale la dovizia di particolari
che non risulta poi così impossibile
localizzarli e identificarli. Per esempio, per un caso di violenza a una
Tabloid
Tabloid 64// 2009
2007
L’angolo
della legge
• Non si vuole negare al
blogger la possibilità di agire
nell’anonimato; ma non si
può nemmeno impedire che
qualcuno smascheri prima o poi
la sua identità. Così ha stabilito
l’Alta Corte di Londra sul caso
del blog NightJack di Richard
Horton (nella foto), poliziotto
inglese che, firmandosi con uno
pseudonimo, raccontava le sue
esperienze professionali senza
trascurare alcun dettaglio.
quattordicenne egli scrive che il colpevole ha un nome asiatico, soffre di
epatite e che ha aggredito la ragazza
in un hotel di mare.
In un’altra occasione, Horton fa cadere dei sospetti sul testimone chiave di un caso (rischiando, quindi, di
infuenzare il corso delle indagini). Alla fine, la precisione dei suoi “dietro
le quinte” incuriosisce i cronisti del
Times, che dopo una serrata indagine riescono a scoprire l’identità del
signor NightJack. Il quale, appreso
che il quotidiano intende smascherarlo pubblicamente, si rivolge alla
Legge, chiedendo al tribunale di
proteggere il suo anonimato.
C’è da aggiungere che il blog è popolare anche per un altro motivo: in
NightJack Horton fa commenti su
uomini politici e sui suoi stessi colleghi e superiori, a volte mettendoli
in ridicolo. E dà consigli alquanto
speciali che, proveniendo da un
poliziotto, si possono quantomeno
definire “bizzarri” (per esempio: «Se
arriva la polizia per fermarti non dire
nulla. Tu sei una persona rispettabile
e ritieni che cercare di fare ragionare la polizia può esserti d’aiuto.
Errato»).
Incaricato di esaminare la questione
portata davanti all’Alta Corte di Londra
è David Eady, un giudice che conosce
bene la legislazione sui media.
Eady è una figura piuttosto conosciuta in Gran Bretagna, anche perché certe sue decisioni sono risultate controverse. E lo è, sicuramente,
anche questa sull’“anonimato dei
blogger”, presa lo scorso 16 giugno.
Tabloid 4/ 2009
Il giudice ha respinto la richiesta di
Horton, considerandola «una pretesa irragionevole sulla privacy». In
sostanza, la legge dovrebbe tutelare
le informazioni confidenziali in circostanze nelle quali è evidente appunto
la confidenzialità nella quale vengono “passate” (dalle nostre parti potremmo prendere come un esempio
i pentiti di mafia).
Ma il blog è qualcosa di diverso: è
da considerarsi un’attività pubblica
più che privata. Non si vuole negare al blogger la possibilità di agire
nell’anonimato; ma non si può nemmeno impedire che qualcuno smascheri prima o poi la sua identità.
Eady ha anche respinto che «faccia
parte delle funzioni della Corte proteggere i funzionari di polizia che si
comportano, o pensano di poterlo
fare, in contrasto con i regolamenti
disciplinari».
Le reazioni non hanno tardato ad arrivare, anche perché NightJack era
considerato uno dei blog più interessanti in circolazione.
L’avvocato di Horton, Hugh Tomlinson, ha dichiarato: «Le migliaia di
blogger regolari che oggidì comunicano su Internet sotto il mantello
dell’anonimato sarebbero sconvolte a un pensiero: che la legge non
farebbe nulla per proteggere il loro
anonimato se qualcuno, indagando,
cercasse di smascherarli».
Si tratta, in ultima analisi, dell’ennesimo caso nel quale si manifesta il
problema di trovare un percorso che
accomuni correttezza dell’informazione e riservatezza. Il glossario di internet
Banner: forma tradizionale di
inserzione pubblicitaria sul web.
Blog: da Weblog (web=registro,
log=diario) diario digitale arricchito
dai commenti dei lettori.
Blogger: persona che gestisce o
scrive su un blog.
Browser: interfaccia grafica che
permette a una persona di leggere le
informazioni sul web.
Community: insieme delle persone
che frequentano un sito o un
servizio.
Database: qualsiasi raccolta di
dati immagazzinati e memorizzati
insieme.
File sharing: traffico di file (brani
audio e video o di software) che
gli utenti scambiano attraverso
tecnologie peer to peer.
Hacker: esperto di computer in
grado di accedere a codici sorgente
di un programma o a dati nascosti.
HTML: Hyper Text Markup
Language, linguaggio informatico
per rappresentare i contenuti di una
pagina ipertestuale.
HTTP: Hyper Text Transfer Protocol,
protocollo informatico per trasferire
l’informazione sulla Rete in modo
che soddisfi le esigenze di un
sistema ipertestuale globale.
Mailing list: lista di nominativi
generalmente usata per invii di
messaggi circolari a mezzo di posta
elettronica.
On demand: modalità nella quale
vengono prodotti e diffusi soltanto i
servizi espressamente richiesti dagli
utenti.
Peer to peer (P2P): da pari a pari.
Modalità di scambio all’interno di
un network basata sul presupposto
che ognuno metta a disposizione i
propri materiali (file) ed abbia pieno
accesso a quelli altrui.
Pop-up: finestra del browser che si
apre automaticamente entrando in
un sito o cliccando su un link.
Post: ogni intervento inserito
all’interno di un weblog dai suoi
utenti.
WWW: World Widw Web
applicazione internet creata nel 1990
39
L’osservatorio
sull’estero
liberation segue le orme del wall street journal e fa da apripista in europa
Una tassa sul web
La Francia ci sta
Pagare qualche euro per le informazioni su Internet che
prima erano gratuite serve anche a finanziare le redazioni.
Con il vantaggio di poter garantire news di alta qualità
a cura di Pino Rea per Lsdi*
Una “tassa’’ generalizzata sulla fornitura di accessi alla rete per finanziare
le redazioni. La proposta sta girando
nelle stanze di Libération, come segnala Emmanuel Parody sul suo blog,
ecosphere, e ipotizza una tassazione
sull’informazione (gratuita) che la rete
offre e i cui ricavi andrebbero distribuiti
alle varie testate a seconda del numero
di accessi ai rispettivi siti. Obbiettivo?
Fornire risorse per contribuire a mantenere redazioni in grado di produrre
giornalismo di buona qualità. Sotto
la guida di Laurent Joffrin, amministratore delegato, Libé (che fa capo
a Edouard de Rothschild) vorrebbe
riunire gli editori della stampa e dei
siti Internet “per chiedere ai fornitori di
accesso (per la Francia Orange, Free,
e altre aziende di comunicazione, ndr)
di aggiungere sulle bollette per i loro
abbonati al web una somma forfettaria
di qualche euro: il costo dell’ informazione gratuita’’, racconta Parody, che
cita una dichiarazione di Joffrin: “Si
tratta di rettificare gli attuali flussi di
danaro a favore delle redazioni, che
sono gli ausiliari del buon funzionamento della democrazia’’. I fondi così
raccolti verrebbero ripartiti fra le te-
state in funzione della loro audience e
dell’ampiezza della redazione. “Sulla
base dello stesso principio, il sistema
di finanziamento del cinema in Francia ha salvato il settore e permesso il
suo sviluppo’’, rileva Joffrin. “Questa
idea, che non è stata evocata nel corso
degli Stati generali della stampa e che
resta ancora a livello confidenziale nei
corridoi di Libération, si basa – spiega
Parody - su un meccanismo analogo a
quello della famosa “licenza globale”,
proposta invano dal Partito socialista
in contrasto con la legge Hadopi sul
diritto d’autore. Se non si vede niente
Come cambiare pelle per vincere la crisi
Settimanali verso la “mensilizzazione’’
Se i quotidiani si
“settimanalizzano’’ i magazine
potrebbero scegliere la via
della “mensilizzazione’’. Così
Franco Della Bella interpreta
su Fotografia&informazione la
rivoluzione vissuta da Newsweek.
“Curato dallo studio grafico
Number 17- spiega Della Bella - il
nuovo design ha profondamente cambiato aspetto
e organizzazione dei contenuti di uno dei news
magazine per eccellenza”. Per sfuggire all’emorragia
di lettori e al calo della pubblicità, il rivale di Time ha
ridotto anzitutto i costi: tagliando lo staff e il numero
di pagine ma soprattutto scommettendo su un
nuovo posizionamento di mercato e ridisegnando
40
completamente il giornale. L’idea degli editor John
Meacham (dell’edizione americana) e Fareed Zakaria
(di quella internazionale) è di puntare più sulla qualità
del dibattito politico-culturale che sulla varietà tipica
di un magazine omnicomprensivo (politica, news,
spettacolo, viaggi e così via). “L’obiettivo - prosegue
Della Bella - è intercettare un pubblico di fascia alta,
ricalcando il modello di successo dell’Economist:
che, pur portando a un’ulteriore riduzione delle copie
vendute sarebbe più interessante per gli inserzionisti
pubblicitari. In un momento di grave difficoltà
Newsweek reagisce “mensilizzandosi”, cioè rinuncia
a inseguire tutte le notizie e si focalizza su pochi temi,
approfonditi con reportage, opinioni, analisi, servizi
fotografici. Se la formula avrà successo offrirà una via
d’uscita ai news magazine in crisi di identità”.
Tabloid 4
6 / 2009
2007
L’osservatorio
sull’estero
che possa frenare l’ entusiasmo degli
editori della stampa, i fornitori di accessi a internet e le potenti associazioni degli internauti non dovrebbero
vedere di buon occhio l’arrivo di una
nuova tassa’’. Dietro questo progetto,
comunque, una realtà: la stampa fatica
a mantenere redazioni di qualità, che
nel caso dei grandi quotidiani raggiungono anche alcune centinaia di persone. “Sebbene da tempo radicati sul
web – aggiunge Parody – i quotidiani
non riescono a rendere redditizie le
loro attività online (salvo le Monde) e,
a parte qualce eccezione (Le Parisien,
L’Equipe, La Croix), le grandi testate
sono in deficit. A lungo termine, l’obbiettivo, per Laurent Joffrin, né più né
meno, è consentire una informazione
di qualità, basata su delle inchieste
approfondite, delle redazioni solide e
dei mezzi finanziari adeguati’’.
Lo sostiene anche il professor Stephan
Russ-Mohl, direttore dell’European
Journalism Observatory: “Nessuno
penserebbe di andare dal macellaio
o dal fornaio e avere del cibo gratis. Visibilità e diffusione sono fattori importanti, ma gli editori e i giornalisti professionisti devono anche guadagnare se
vogliamo che sopravvivano. La sfida
non è ottenere visibilità, ma convincere
gli utenti a pagare per avere in cambio
un’informazione di alta qualità. Nessuno ti regala da mangiare, e il cibo per
la mente non fa eccezione”.
“Personalmente credo nei micro-pagamenti” afferma Russ-Mohl “ma è tutto
da vedere. Murdoch ha annunciato di
voler far pagare le proprie news online:
aspettiamo i mesi a venire per valutarne le strategie, e magari qualcun altro
lo seguirà. Spero soltanto che gli utenti
siano abbastanza svegli da imparare la
lezione prima che il New York Times o
qualche altra testata di alto livello chiuda per bancarotta. È quanto rischiano al Los Angeles Times, al Chicago
Tribune, al Philadelphia Inquirer e ad
altri quotidiani americani. Non siamo
a cinque minuti dal giorno del giudizio,
ma siamo già entrati nei cinque minuti
successivi, ed è sorprendente la lentezza con cui in Europa ce ne stiamo
rendendo conto”.
L’idea di veder fallire altre testate non
può allettare nessuno tra coloro a cui
stanno a cuore il pluralismo e la libertà
dell’informazione – sia essa digitale,
catodica o cartacea – e di fronte a
questa cupa prospettiva verrebbe da
mettere una mano in tasca e tirare fuori
qualche centesimo di euro per acquistare un’inchiesta del New York Times
o un’analisi del Wall Street Journal.
“Mettere gratuitamente online ciò che
si voleva ancora vendere nella versione cartacea” commenta Russ-Mohl “è
stato un grave errore da parte degli
editori. E vi erano anche molti giornalisti a sostenere che, in una democrazia, l’informazione sarebbe dovuta
essere gratuita. A questo punto, non
dovrebbero essere troppo sorpresi se
la gente gli ha creduto – e se, di conseguenza, stanno perdendo il proprio
lavoro, visto che la pubblicità non è più
sufficiente a pagare i conti”.
Ma se per alcuni Internet è la radice di
tutti i mali che hanno colpito l’informazione tradizionale, per molti, invece, la
Rete rappresenta la cura per tenere
in vita un sistema dell’informazione
altrimenti già avviato autonomamente
verso l’estinzione. In ogni caso, le due
realtà sono inscindibili, e resta solo da
stabilire se il futuro dell’informazione
risiederà nella cross-medialità o se Internet cannibalizzerà completamente
gli altri media, da molti già considerati
‘info-sauri’. La NewsCorp. di Murdoch
conferma intanto che sta lavorando a
una nuova applicazione tecnologica
per facilitare i pagamenti per la consultazione di materiali del Wall Street
Journal, della stessa Dow Jones o di
altri soggetti. *Libertà di stampa
diritto all’informazione
Usa, ogni mattina si stampa in casa il quotidiano “su misura”
Il primo giornale personalizzato in 300 abitazioni
Il sistema per la stampa verrà
installato sperimentalmente
a fine estate da MediaNews
Group (che pubblica il Los
Angeles Daily News) nelle
abitazioni di 300 cittadini di
Los Angeles. Al momento della
registrazione, ciascuno di loro
selezionerà gli argomenti preferiti,
ricevendo ogni mattina a casa
il quotidiano personalizzato. I lettori pagheranno
una sorta di abbonamento (che coprirà il costo del
sistema per la stampa), mentre i ricavi dovebbero
venire da inserzionisti attirati da una accentuata
individualizzazione del target. MediaNews Group offrirà
ai suoi lettori, dunque, una newsletter personalizzata
Tabloid 4 / 2009
da stampare in casa. E’ un altro passo avanti nel
processo verso la distribuzione di una informazione
iper-personalizzata, che secondo alcuni analisti può
essere una delle vie per uscire dalla crisi dei giornali.
Il vicepresidente di MediaNews, Peter Vandevanter,
ha illustrato i dettagli del progetto – racconta Sfnblog.
com - spiegando che gli inserzionisti sarebbero attirati
dalla possibilità di poter mettere la pubblicità “nelle
mani di clienti che vivono in un raggio di appena tre
miglia da loro’’. Gli inserzionisti dovrebbero pagare
5 centesimi di dollaro per sottoscrittore, tariffa che
secondo lui sarebbe molto più alta di quelle che i
giornali online potrebbero mai sognarsi di chiedere.
“Un accordo con l’ Associated Press – conclude
Sfnblog – consentirà a MediaNews Group di produrre i
contenuti direttamente dai servizi delle agenzie”.
41
Colleghi
in libreria
un giornalista-narratore civile “rISCRIVE” la nostra storia piu’ recente
Trent’anni di Storia vera
ma sembra un altro film
In “Patria 1978-2008” Enrico Deaglio traccia il diario degli anni più difficili
della nostra Italia - dall’omicidio Moro alla fine della Prima Repubblica per svelare che, spesso, le cose non sono andate come ci hanno fatto credere.
a cura di Antonio Andreini
Tempo di vacanze, tempo di buone
letture! Per quest’anno, possiamo
leggere “Patria 1978-2008”, il ponderoso diario (939 pagine!) che Enrico Deaglio –fondatore e direttore del
settimanale “Diario”- ha dedicato agli
ultimi trent’anni della nostra storia.
“Leggere ‘Patria’ –avverte l’autoreè come andare al cinema e rivedere
trent’anni della nostra vita. Con i buoni e i cattivi, la musica, le bandiere, un
po’ di kiss kiss, molto bang bang, e
tutti noi protagonisti sullo schermo”.
Vero. Verissimo. E che film! Uno di
quelli non proprio allegri, ma da non
perdere. Perché necessari. Non per la
storia del cinema, ma perché gettano
squarci di verità sulla “storia” di tutti
e di ciascuno di noi.
“La nostra storia –scrive ancora Deaglio nell’introduzione- in questi ultimi
trent’anni è stata molto feroce, senza
paragoni con quello che è successo
nel resto d’Europa.”
Molte sono, infatti, le realtà di questo
periodo che fanno veramente paura:
giornalisti e magistrati morti ammazzati, poteri forti e deviati: contro i tre
mila morti in trent’anni dell’Irlanda
irridentista, i nostri sono stati quasi
diecimila solo negli anni 80/90, esclusivamente per interessi economici:
appalti e traffici illeciti, soprattutto.
Per la Storia, con la S maiuscola, basti pensare agli eventi conseguenti
al Sessantotto, che ha sottoposto
a “Contestazione” la vita culturale e
politica, scuotendo le società dalle
fondamenta. In Italia, poi, gli anni
Settanta ci hanno portato il terrorismo, culminato con l’assassinio di
Aldo Moro; gli anni Ottanta, Craxi e
il craxismo, di cui subiamo ancora
le conseguenze non solo nel debito pubblico che ci affossa; gli anni
Novanta, la tempesta di Mani Pulite,
la fine della Prima Repubblica e l’ingresso in politica di Silvio Berlusconi,
un “proprietario –scrive Deaglio- che
è diventato l’uomo politico più popolare proprio in quanto proprietario” e
che a molti italiani, oggi, sembra voler
piegare al proprio disegno politico le
istituzioni democratiche così come le
ha garantite la Costituzione.
Il saggio di Deaglio è diviso in trenta
L’autoriE
Enrico Deaglio è da trent’anni nel mondo dei
giornali, della televisione e dell’editoria.
Nel 1996 ha dato vita al settimanale “Diario”.
Tra i suoi numerosi saggi, “Storia di Giorgio
Perlasca” (1991). Con il compianto Beppe
Cremagnani ha realizzato diversi film-inchiesta,
tra cui “Fare un golpe e farla franca” (2008).
42
capitoli, uno per ogni anno solare.
“Ogni capitolo –spiega l’autore, quasi
a sottolineare il taglio giornalistico
dell’opera- riporta gli avvenimenti
piccoli o grandi come fossero la notizia di un telegiornale, la scena di
un film mai fatto o il risultato di uno
scavo archeologocio. Alla fine di ogni
anno ci sono brevi stralci dei libri e
della musica che ci hanno accompagnato nel periodo. Ogni tanto, ci
sono dei brevissimi racconti minimalisti che sono i miei ricordi e che non
volevo buttar via”.
I libri, scelti con Andrea Gentili, giovane collaboratore del “Manifesto” e
del mensile “Il bene comune”, appartengono a tre categorie: 1) libri di successo, “casi” letterari (come “Il nome
della rosa”, di Umberto Eco); 2) libri
“anticipatori” (“Bellas Mariposas” di
Sergio Atzeni o “Altri libertini” di Pier
VittorioTondelli; 3) libri di identità (“Va’
dove ti porta il cuore”, di Susanna
Tamaro).
Di suo, Enrico Deaglio è un grande
narratore civile. Qui ha tracciato la
nostra storia degli ultimi trent’anni
in cinquecento ministorie con prosa
molto efficace e scarna, senza un aggettivo di troppo. Ma fortemente evocativa. La nostra storia, in definitiva,
come non l’abbiamo mai letta. Alla
fine, s’affaccia alla nostra coscienza
sbigottita una domanda: “Ma davvero è successo tutto questo?”.
Enrico Deaglio: “Patria 1978-2008”,
Il Saggiatore, Milano, 2009, pagg.
939. € 22 €
Tabloid 4 / 2009
Colleghi
in libreria
Luisa Carrada:
Il mestiere di
scrivere, Apogeo,
Milano, 2009,
pagg. 216, 24 €
Il “mestiere”
tra carta e web
Qual è il ruolo della scrittura
professionale oggi, dopo le piccole
e grandi rivoluzioni che Internet ha
portato nella quotidianità del nostro
lavoro? Perché, in realtà, la civiltà
dell’immagine e della multimedialità
è sempre più civiltà della scrittura:
dalle email agli sms, dai siti ai blog,
stiamo assistendo a una grande
espansione della scrittura e il testo
vive un momento trionfale.
Si scrive sempre di più, ovunque.
Ma si scrive in modo diverso
da alcuni anni fa, perché il web
ha cambiato il nostro modo di
comunicare, di scrivere appunto,
e anche di leggere e ”guardare i
testi”. Facciamo ormai parte di una
text generation che lavora, impara
e comunica soprattutto leggendo e
scrivendo. E in particolare chi scrive
per professione deve riorientarsi,
trovare nuovi punti di riferimento,
conoscere nuovi strumenti, scoprire
nuove fonti di ispirazione.
Per tutti coloro che vogliono saper
scrivere oggi, Luisa Carrada,
esperta di comunicazione scritta,
ha dato alle stampe “Il mestiere
di scrivere-Le parole al lavoro,
tra carta e web”, trasferendovi
innumerevoli suggerimenti frutto
della propria esperienza concreta di
scrittrice professionale.
Di capitolo in capitolo -da “La
rivincita della scrittura” a “Le
parole si guardano”, da
“Dove la scrittura si contrae
o si espande” a “Le
conversazioni si scrivono”,
da “La lingua dei brand” a
“Cose nuove da imparare”-,
l’autrice condivide con il
lettore i suoi “attrezzi del
Tabloid 4 / 2009
mestiere”, nello spirito del migliore
artigianato. Perchè, come scrive
lei stessa “gli attrezzi sono meglio
delle regole”.
Vocabolario laico
di fatti e persone
In teoria, la nostra è una Repubblica
laica, come ha chiaramente ribadito
la Corte costituzionale con la
sentenza n. 203 del 1989.
In pratica, però, “siamo sempre
di più il ‘giardino del papa’, il
Paese della perenne questione
cattolica, mai tanto avvertita
come in questi ultimi anni”.
Lo sostiene Vladimiro Polchi
-giornalista che scrive di cronaca
e politica su “la Repubblica”- nel
suo interessantissimo saggio
intitolato “da Aborto a ZapateroUn vocabolario laico”. L’intento
di Polchi è quello di “fotografare”
con lo sguardo del cronista le
tante diatribe tra laici e cattolici.
In una lista di ben 63 voci sono
tracciati i tanti terreni di scontro,
le armi usate dai contendenti, le
strategie, i “caduti” (quasi sempre
laici) e i “vincenti” (quasi sempre le
gerarchie vaticane).
Il “vocabolario” di Polchi ci
ripropone polemiche, personaggi
e sentenze che hanno segnato
il nostro più lontano passato (si
vedano le voci Galilei e Bruno)
e quelli che hanno segnato la
nostra storia recente (eutanasia,
omosessualità, mass media
cattolici, ora di religione, ecc.).
E, siccome quella per la laicità è
una battaglia infinita, converrà,
come invita a fare Miriam Mafai
nella prefazione, “tenere questo
vocabolario laico sempre
a portata di mano”.
Vladimiro Polchi:
da Aborto a Zapatero,
Laterza, Roma-Bari,
2009, pagg. 215, 15 €
Arrivati in redazione:
Corrado Stajano:
Maestri e Infedeli,
Garzanti, Milano,
pagg. 376, 15 €
Ritratti “dal vivo” di
sessanta protagonisti
della vita civile e culturale del
nostro Paese, infedeli rispetto
al tempo storico in cui hanno
vissuto.
Angelo Del Boca:
Il mio Novecento, Neri
Pozza, Vicenza, 2009,
pagg. 571, 19 €
Una visione del
Novecento e dintorni
intrecciando la vita dell’autore
con i personaggi -da Mussolini a
Gheddafi- e con gli avvenimenti
di cui è stato testimone.
Guido Lopez:
I signori di Milano,
Newton Compton,
Roma, 2009, pagg.
206, 9,90 €
Storia e segreti, fatti e
misfatti, dai Visconti agli Sforza.
Le radici della Milano attuale in una
storia affollata di cavalieri, prelati,
donne, mercanti, papi e imperatori.
Giulio Sensi:
Informazione:
istruzioni per l’uso,
Terredimezzo,
Milano, 2009,
pagg. 62, 3 €
Un minuscolo ma prezioso
vademecum per un consumo
responsabile di giornali,
radio e televisioni.
Maria Rita Stiglich:
Come volevano le
stelle, Seneca Edizioni,
Torino, 2008, pagg.
221, 16 €
Per non dimenticare
la drammatica sorte di Enzo
Tortora, vittima sacrificale
di un deprecabile caso di giustizia
“persecutoria”.
43
Colleghi
alla ribalta
una piccola ma significativa storia scacciacrisi
Vado, video e torno
Un caso da manuale
Come una freelance è diventata imprenditrice di se stessa:
da Milano a Shanghai (con sponsor) per raccontare
“Un ponte in rosa”, come le nostre imprese lavorano in Cina
di Maddalena Tufarulo
Cristiana e Selena lavorano a Shangai,
capitale economica della Cina: una,
laureata in lingue orientali, nel settore
della consulenza strategica, l’altra, avvocato, per una società di consulenza
italiana. Queste sono solo due delle
protagoniste di “Un ponte in rosa”,
il reportage televisivo ambientato a
Shanghai e dedicato al rapporto tra
internazionalizzazione e crescita professionale femminile. Non è un caso
che l’autrice sia una donna, Francesca
Romana Di Biagio, giornalista professionista freelance che scrive di
cultura e costume per Il Giornale, Libero, Panorama Economy.
Ha curato e condotto vari programmi per Class Cnbc, Mediaset e Mediolanum Channel ed è
stata capo redattore della rivista
femminile GOO. Il documentario, patrocinato dal Senato della
Repubblica, Fondazione Italia
Cina, Camera di Commercio italiana in
Cina e Associazione dei giovani italiani
nel mondo, nonché sponsorizzato da
due società di brokeraggio assicurativo, SPIB e BC & I Insurance Brokers srl,
è un “viaggio” attraverso l’esperienza,
umana e lavorativa, sia di donne italiane, che hanno trovato in Cina la propria
realizzazione personale, sia di cinesi,
a cui le aziende italiane hanno offerto
opportunità di carriera ed emancipazione. Obiettivo di “Un ponte in rosa”:
valorizzare le donne, il loro lavoro e il
dinamismo economico delle imprese
italiane all’estero, comprendere come
l’internazionalizzazione possa anche
44
•Francesca Di Biagio (nel titolo e
a destra) durante il suo viaggio a
Shangai (in alto una veduta della città)
con l’operatore cinese al lavoro.
contribuire all’emancipazione del lavoro femminile e, infine, analizzare la
realtà cinese per quanto riguarda il ruolo della donna. Ma come nasce l’idea
di questo reportage? In primis, dalla
curiosità di studiare il tema delle donne
sotto un’altra angolazione, dimostrando come si possano ottenere grandi
cose con la buona volontà, anche nei
periodi di crisi. «Sono andata per la
prima volta in Cina lo scorso anno»,
racconta la collega. «Da lì ho iniziato a
scrivere alcuni reportage per le testate
con cui collaboro, a cui ho proposto,
anche se con scarso successo, una
corrispondenza da Shanghai. Tuttavia,
dato che reputavo interessante, da un
punto di vista giornalistico, restare in
Cina, ho voluto ideare un progetto più
duraturo, chiedendomi cosa potesse
offrire questo Paese alle donne. Così
è nato “Un ponte in rosa”». Tabloid 4 / 2009
Colleghi
alla ribalta
viaggio di gruppo in terra persiana: non per turismo, ma per lavoro
Cronisti in Iran fra emozioni
e reportage imprevedibili
Il 26 settembre si riparte per Teheran, dove a maggio il tour aveva
ispirato servizi poi pubblicati su diverse testate. I partecipanti partono
senza l’obbligo di scrivere, con la possibilità di trasformarsi in veri inviati
di Gianfranco Pierucci
Maggio 2008, Dubai e Abu Dabi;
maggio 2009: Iran. Settembre 2009:
Iran-bis. Qualcuno forse si sta già
chiedendo se il Gruppo Cronisti
Lombardi si stia trasformando in tour
operator. Tranquilli. Resta sempre e
soprattutto un Gruppo di specializzazione dell’Associazione Lombarda,
pronto a scendere in campo a fianco
dei suoi iscritti per supportarli nel lavoro, aiutarli a migliorare i rapporti
con le fonti istituzionali, se necessario a difenderli dagli attacchi più o
meno diretti che tendono a minarne
la credibilità o a ridurre gli spazi del
diritto di cronaca.
Ma tra gli scopi del Gruppo c’è
sempre stato anche quello di cercare di fornire opportunità agli iscritti
per aggiornarsi dal punto di vista
professionale e culturale. In questa
direzione va l’idea di promuovere
viaggi mirati in aree più difficilmente
raggiungibili o di particolare attualità,
cercando di aggiungere all’itinerario
quel “di più” che possa in qualche
modo rendere l’offerta maggiormente appetibile per gente curiosa come
noi. Così è stato in particolare per il
primo viaggio in Iran, sette giorni in
maggio, per scoprirne “l’essenza”,
essendo l’area persiana un Paese
vastissimo territorialmente e dalle
mille sfaccettature storiche, sociali,
culturali, religiose. Diciotto i colleghi
partecipanti (da Milano, Brescia, Bergamo), tutti quanti spinti da interessi
e curiosità personali, pressoché tutti
rigorosamente in ferie (qualcuno ha
Tabloid 4 / 2009
•Due istantanee scattate dai colleghi lombardi durante il viaggio dello scorso
anno in Iran: un gruppo di donne a Yadz e, in alto, il Mausoleo di Isfahan
ottenuto dalla propria direzione che
il viaggio potesse rientrare nell’ambito dell’aggiornamento contrattuale) e tutti senza obbligo di scrivere
alcunché. Ma poi è accaduto che,
dato anche il momento particolare
attraversato dall’Iran, sono usciti su
diverse testate articoli scritti proprio
dai partecipanti al viaggio. Questo
ha confermato agli organizzatori del
Gruppo Cronisti la bontà e l’attualità dell’iniziativa. Molti i momenti
emozionanti del tour, soprattutto
nell’incontro con la gente iraniana,
quella che per la strada ci fermava
anche soltanto per chiederci da dove
venivamo o ci invitava a sederci sui
prati di Teheran o Isfahan per bere
qualcosa in famiglia. E, casualmente,
l’incontro con uno dei quattro candidati alle elezioni del 12 giugno, il
riformista Mehdi Karroubi, nel cortile della basilica armena di Isfahan,
incontro da cui è nata una collettiva
e cordialissima intervista volante.
L’esperienza iraniana si ripeterà a
settembre, con partenza il 26. Tutte
le informazioni sono disponibili sul sito www.piazzettavergani.org (e-mail:
[email protected]).
45
I numeri
in quest’ultima pagina
la nostra realtà
“fotografata” in cifre
187 professionisti
348
pubblicisti
112 elenco
3 miliardi
794 milioni
speciale
61
praticanti
Sono le nuove iscrizioni
all’Ordine dei giornalisti
della Lombardia
dal 1/1/2009
al 30/6/2009
È il totale degli investimenti pubblicitari
netti gennaio-maggio 2009 (-16,5%),
suddivisi tra:
Televisione 2 miliardi e 14 milioni
(-14,8%) rispetto al periodo omogeneo
dell’anno precedente)
Stampa 1 miliardo e 15 milioni (-25,1%) di
cui 588,136 milioni (-21,8%) sui quotidiani
(senza free/pay press) e 384,177 milioni
(-29,5%) sui periodici
Radio 173,303 milioni (-18,6%)
Internet 243,462 milioni (+7,8%)
Affissioni 70,381 milioni (-30,5%)
Cinema 18,141 milioni (-16,0%)
Fonte: Nielsen Media Research
Glamour
289,557
+0,4%
Cucina Moderna
287,780
+2,7%
StarBene
287,456
-14,4%
AM Automese
283,355
-7,5%
Ventiquattro
269,289
-18,0%
IL (Maschile del Sole) 266,220
+++++
diffusioni: TRE SEGNI PIù
per i primi 20 MENSILI
Testata
I sei giornali di provincia
della Lombardia certificati Ads
Testata
Diffusione Variazione*
Diffusione Variazione
Automobile Club
723.915
-5,9%
Focus
563,916
-8,4%
Mess. di S. Antonio
530,715
-8,2%
Volante (Al)
457.175
-11,8%
Quattroruote
390,871
-7,2%
Cose di casa
381.101
-11,6%
Silhouette Donna
306,233
-17,3%
Qui Touring
300,016
-4,4%
-1,4%
Specchio+
245,705
-7,2%
47.567
-3,1%
Hachette Home
224,692
+++++
La Provincia di Como (Lc-So-Va) 43.507
-2,2%
Io e il Mio Bambino
224,262
-2,7%
216,959
+15,1%
L’Eco di Bergamo
Il Giornale di Brescia
54.495
La Gazzetta di Mantova
33.364
-1,8%
Brava Casa
La Provincia di Cremona
22.565
-2,7%
Casa Viva
211,769
-11,3%
-2,3%
Casa Facile
204,915
-22,0%
La Provincia Pavese
22.088
Fonte: Ads (Accertamento diffusione stampa) media mobile aprile 2008marzo 2009. *Variazione percentuale rispetto alla media mobile
dei 12 mesi dell’anno precedente.
46
Fonte: Ads, media mobile aprile 2008-marzo 2009.
Certificazione Ads per IL e Hachette Home nuova e pertanto non raffrontabile con l’anno precedente.
Tabloid 4 / 2009