Face, quando l`androide incontra l`autismo

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Face, quando l`androide incontra l`autismo
L’INCHIESTA Sulle ali della scienza
Face, quando l’androide incontra l’autismo
uò sorridere, accigliarsi, diventare triste
e, grazie a un sistema di microtelecamere negli occhi e microfoni nelle orecchie,
ha anche il senso della vista e dell’udito. Ed è in
grado di esercitare un’attenzione selettiva, interagendo, per così dire, con i suoi interlocutori. Ha il volto di una donna e il corpo immobile
di un manichino il robot realizzato dal centro
di ricerca Enrico Piaggio dell’Università di Pisa, in collaborazione con la Hanson Robotics di
Dallas, negli Stati Uniti. Un androide chiamato
appunto Face (nelle foto), che non riesce ancora
a parlare, ma che può già riconoscere sesso ed
età delle persone che ha davanti e, soprattutto,
stabilire una comunicazione empatica con loro, fatta di sguardi ed espressioni appropriate.
nilo De Rossi, docente di Bioingegneria e guida
del team di ricerca che già da dieci anni sta lavorando alla messa a punto del robot –. Nel caso specifico l’esperimento è stato condotto sotto
la guida di psicologi e psicoterapeuti della Fondazione Stella Maris di Pisa».
Così, mentre i bambini cosiddetti normodotati hanno mostrato per lo più segnali di paura
e di disagio nei confronti del robot, i loro coetanei con autismo sembrano averne apprezzato la
compagnia. «È ancora presto per tirare conclusioni, ma si può dire che non solo l’hanno accettata, ma si sono trovati molto bene con Face
– chiarisce il professore –. Erano molto incuriositi: c’era chi gli parlava, chi ha deciso di dargli un nome, chi gli ha schiacciato l’occhiolino».
Attualmente l’aspetto clinico della sperimen«Grazie alle sue caratteristiche, Face è tazione è solamente allo stadio iniziale e il prostato già ultizzato con un gruppo di bambini getto è in fase di rielaborazione dei numerosi
austici con sindrome di Asperger – spiega Da- dati raccolti, anche perché il robot acquisisce
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informazioni di tipo fisiologico, tra cui il respiro o il battito cardiaco, che danno indicazioni sulla loro reazione a livello emotivo. Ma
è sicura la vocazione sociale di Face, che oggi
ha il volto della moglie dello scienziato e scultore David Hanson, titolare della piccola ditta texana che ha collaborato con l’Università
di Pisa nella realizzazione di questo inconsueto robot.
Nel futuro, infatti, l’androide dagli occhi
blu potrà essere usato per definire protocolli
di riabilitazione fatti su misura per i bambini austici, che possono più facilmente decodificare il suo pur sempre limitato campo delle
espressioni facciali. Ma può anche assolvere a ulteriori funzioni di utilità sociale e anche a molti altri scopi: dalla guida al museo
alle mille applicazioni nel campo del miglioramento della qualità della vita delle persone
con disabilità. [Antonella Patete]
Il ricercatore e documentarista svizzero Bertolt
Meyer incontra Rex, l’uomo bionico da un milione di
dollari esposto al Museo della scienza di Londra (foto
a pag. ). L’umanoide vanta arti protesici, un sistema
circolatorio sintetico, nonché pancreas, rene, milza e
trachea artificiali. A fare da modello per la creazione di
Rex lo stesso Meyer, che è nato senza la mano sinistra e
oggi ha un arto bionico. [A.P.]
Ha potenziali applicazioni
nelle interfacce dei robot
umanoidi il prototipo di
tessuto piezoelettrico
realizzato dai ricercatori
dell’Istituto nanoscienze del
Consiglio nazionale delle
ricerche di Lecce. Flessibile e robusto, è capace di generare
energia da movimenti e vibrazioni. Lo studio apre allo
sviluppo di sensori tattili di precisione: primo passo verso
la realizzazione di una pelle artificiale elettronica capace
di mimare quella umana. [L.B.]
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