Azione - Settimanale di Migros Ticino Prince 4Ever, arte o

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Azione - Settimanale di Migros Ticino Prince 4Ever, arte o
Prince 4Ever, arte o speculazione?
A diversi mesi dalla morte dell’artista di Minneapolis la Warner Bros. pubblica
l’immancabile antologia postuma
/ 16.01.2017
di Benedicta Froelich
Ora che ce lo siamo lasciato alle spalle, appare davvero difficile negare che il 2016 sia stato un vero
e proprio «annus horribilis» per gli appassionati di musica leggera, costellato dalle dipartite perlopiù
premature di innumerevoli grandi artisti: dall’iconico David Bowie al sommo Leonard Cohen (senza
dimenticare l’eccentrico Leon Russell e la leggenda del prog rock Keith Emerson), la lunga lista
delle morti illustri si è conclusa soltanto negli ultimi giorni di dicembre, che hanno visto andarsene
anche un pop idol come George Michael.
E non vi è dubbio che uno dei dolori maggiori di quest’annata tanto tragica sia stato l’addio a Prince,
artista più unico che raro nel panorama della scena mondiale: un performer che, fin dai tardi anni
70, era riuscito nel non semplice compito di coniugare con rara maestria (e molta sensualità e spirito
di trasgressione) la cultura funk e R’n’B made in Usa con il più puro e raffinato pop da classifica.
Ragion per cui oggi, ad alcuni mesi di distanza dalla sua scomparsa, ecco che, come da copione, il
gigante discografico Warner Bros. non riesce a resistere alla tentazione di capitalizzare sul mito post
mortem del grande artista, pubblicando una nuova raccolta antologica su doppio CD, contraddistinta
dal poco fantasioso titolo di 4Ever.
E si tratta di una decisione che ha generato aspri dibattiti tra i fan dell’artista di Minneapolis, alcuni
dei quali si sono rifiutati di contribuire, tramite l’acquisto dell’album, a quella che percepiscono
come una bieca operazione commerciale da parte di una major con la quale Prince – artista tra i
primi a promuovere l’autoproduzione e l’indipendenza discografica dei musicisti – aveva rapporti
quantomeno problematici.
Del resto, ciò si riflette nella tracklist di questo 4Ever – che, incentrata sul periodo in cui il cantante
era sotto contratto con la Warner, ignora completamente l’attività discografica successiva ai primi
anni 90; nell’arco dei due dischi, l’ascoltatore viene quindi guidato attraverso le varie fasi della
carriera di Prince comprese tra il debutto del 1978 e il 1992, passando da classici assoluti come i
celeberrimi Raspberry Beret, Purple Rain e il più recente Sign O’ The Times a brani forse meno noti,
ma altrettanto epocali, del calibro di Alphabet St. e Cream.
Da notare, però, come quello che per alcuni è l’elemento di maggior pregio della compilation diventi,
agli occhi di altri, il suo principale difetto: stiamo parlando del fatto che gran parte della tracklist sia
composta dai cosiddetti «single edits», ovvero dalle versioni abbreviate di quelle canzoni che, per
ragioni legate alla programmazione radiofonica, Prince ha dovuto «tagliare» nel momento in cui ha
deciso di pubblicarle come singoli promozionali. Ne consegue che chiunque sia alla ricerca delle
versioni originali (per come concepite dall’autore) dei medesimi pezzi rimarrà probabilmente deluso,
anche se tra i brani presentati nella loro variante «full length» ci sono gli intriganti Sexy M.F. e il già
citato Purple Rain.
Tuttavia, il fatto che la compilation debba risultare appetibile non solo per gli ascoltatori casuali, ma
anche per i fan conclamati, giustifica la scelta di concentrarsi su varianti meno facilmente reperibili
delle hit di Prince: come, ad esempio, l’insolita versione di Let’s Go Crazy, tratta dal 45 giri
dell’epoca. Un’impressione favorita dal fatto che, essendo la raccolta basata principalmente su brani
risalenti agli anni 80 (e quindi all’era del vinile), molte di queste versioni «da singolo» vengono qui
pubblicate su CD per la prima volta.
Comunque, il «piatto forte» dell’album (nonché il vero motivo per cui un completista dovrebbe
acquistare questa collezione) è il raro Moonbeam Levels, risalente alle session del 1982: una traccia
inedita – finora apparsa, in bassa qualità audio, solo su vari bootleg prodotti dai fan – che costituisce
un assaggio dei tesori ancora nascosti negli archivi privati del performer statunitense. A parte ciò,
non vi è, da parte della Warner Bros., nessun tentativo di soppiantare, con questa raccolta, quello
che, per quanto datato, resta tuttora il fondamentale album antologico di Prince, ovvero The
Hits/The B-Sides (1993), dal quale non si può comunque prescindere – soprattutto se si considera
che nessun processo di rimasterizzazione digitale è stato compiuto sulle tracce di questa nuova
raccolta.
Ad ogni modo, al di là delle implicazioni (e limitazioni) palesemente commerciali che lo
contraddistinguono, questo 4Ever rappresenta comunque un’ottima introduzione all’arte di un
musicista sfuggente e innovativo – forse uno dei pochi nomi degli anni 80 ad aver innegabilmente
esercitato un’influenza pervasiva e tuttora evidente sulla scena pop internazionale; e seppur non si
tratti forse di un album destinato a lasciare un segno profondo nella discografia di Prince, è
probabile che il tempo confermi la tempestività e lungimiranza di una pubblicazione che, in fondo, è
stata pensata e diretta soprattutto alle masse.