La mia vita dopo Lui

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La mia vita dopo Lui - D - la Repubblica
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SALUTE
La mia vita dopo Lui
Lui è il tumore al seno. Quello che 14 donne hanno affrontato, con la
ricostruzione della mammella, e deciso di raccontare in un libro: A
seno nudo. Per dare coraggio alle altre e testimoniare che non bisogna
mai arrendersi. Ecco alcune delle loro storie di Paola Scaccabarozzi
SENTIMENTI
DONNE SALUTE LIBRI STORIE TUMORE
Quattordici donne si sono raccontate e si sono fatte fotografare a volto scoperto
mostrando il seno nudo dopo un intervento per un tumore e la successiva
ricostruzione con le nuove tecniche di microchirurgia. Il libro “A seno nudo” di
Cristina Garusi, Isabella Balena e Anna di Cagno (Ed. Tecniche nuove), parla di donne
coraggiose e può essere un grande stimolo e un aiuto significativo per altre donne
che si trovano nel tunnel della malattia.
“Perché oggi, per fortuna di tumore al seno si guarisce sempre di più" spiega la
dottoressa Cristina Garusi, microchirurgo e direttore senior della Divisione di
Chirurgia Plastica dell’IEO. "Ma a volte, per sconfiggere la malattia, si deve
necessariamente ricorrere a interventi invasivi, compresa la mastectomia e cioè la
rimozione chirurgia di tutto il seno, con un impatto ovviamente molto forte sulla
psicologia femminile. Fortunatamente però sempre più spesso si provvede alla
ricostruzione immediata della mammella, qualora non ci siano gravi
controindicazioni. Così allo IEO, promotore già dal 1994 della ricostruzione
istantanea del seno, più dell’85% delle donne malate di cancro, esce dalla sala
operatoria con il seno ricostruito. Le due principali metodiche sono la ricostruzione
con protesi e la ricostruzione autologa, che prevede cioè il prelevamento di lembi di
tessuto da altre parti del corpo, come i muscoli dorsali o quelli addominali. A volte,
vengono anche utilizzate le due tecniche combinate. Ciò è possibile grazie a una
chirurgia di nicchia, in cui l’Italia sicuramente eccelle e cioè la microchirurgia”. Il
libro vuole essere un aiuto per coloro che si trovano in questo difficile momento della vita e lo fa attraverso le storie vere di donne. Eccone
alcune
MARIA 54 ANNI- DESIGNER DI GIOIELLI
Una donna se lo sente quando qualcosa non va. Avevo 46 anni allora e avevo notato un nodulo al seno. Prontamente avevo fissato un
appuntamento dal senologo. Ma nulla di che. “Tutto tranquillo" sentenziò il medico a visita ultimata, "è solo da tenere sotto controllo”. Io, però,
avevo una specie di tarlo in testa, come se avessi la sensazione che le cose non stessero proprio così. Quindi, temporeggiai, lasciai passare quasi
un anno e poi, spinta anche dalle mie più care amiche, con le quali mi ero confidata, fissai un appuntamento allo IEO. Così arrivò la mazzata.
Mammografia e ago aspirato dall’esito inequivocabile: cancro al seno e anche di quelli molto aggressivi. Risultato? Mi sarei dovuta sottoporre alla
chemioterapia per ridurre la massa tumorale e successivamente (6 mesi dopo) all’intervento di mastectomia totale. Sconvolta e scioccata, lo
comunicai a mio marito in questi termini: “ho un cancro al seno, quindi è meglio che ci lasciamo”. Non avrei mai voluto che il mio uomo restasse
con me per compassione o, peggio, che mi abbandonasse in mezzo al guado perché non ce l’avrebbe più fatta a starmi vicino. Lui mi stupì.
Rimase accanto a me come mai avrei sperato. Mio figlio Alessandro che allora aveva 13 anni fu meraviglioso. Varcata la porta dell’ospedale disse:
“Woe, sembra un aeroporto!”. E, in effetti, aveva ragione, quello che stavo intraprendendo era un viaggio per guarire. Con il mio ottimismo ho
affrontato le chemio pre e post intervento. E di interventi ne ho subiti due. Ho sofferto molto, ma non mi sono mai abbattuta. Sono sempre
partita dal presupposto che il cancro non fosse un nemico contro cui combattere, ma una parte di me, malata, da curare. A volte poi mi
dimenticavo di essere una paziente oncologica. Era come se dicessi, se io mi dimentico del tumore, lui a un certo punto si dimenticherà di me.
Mentre facevo le chemio uscivo, frequentavo le amiche che mi aiutavano a scegliere preziosi foulard vintage da mettere in testa, magari avevo un
po‘ di nausea, ma facevo finta di niente, non mi ascoltavo troppo e non rinunciavo certo ai miei aperitivi. Non ho mai neppure dimenticato di
essere una donna e sono fiera del mio seno ricostruito.
NICOLETTA, 51 ANNI- IMPRENDITRICE
La classica visita di routine dal ginecologo e il consiglio di sottopormi a una mammografia, visto che avevo 45 anni. Ero, quindi, già nella
cosiddetta età della prevenzione. Poi un dolore fisso, insistente, in un punto preciso del seno. Decido di non aspettare e prenoto
immediatamente il controllo radiologico. Esito: solo un piccolissimo nodulo, ma niente di preoccupante. “Vada pure in vacanza, se ne parlerà
dopo le ferie...”. Non sono tranquilla, mi rivolgo a un’altra struttura della mia regione, la Puglia. Lì mi dicono che dovrò sottopormi a una
quadrantectomia, ma solo dopo un mese e mezzo, perché c’erano altre donne in attesa, prima di me. Allora decido di andare a Milano. Allo IEO,
di nuovo una mammografia e una visita molto attenta e scrupolosa. La realtà è ben diversa. Non c’è solo un piccolo nodulo, ma ben tre e
tutt’altro che piccoli, con l’ovvia indicazione chirurgica per una mastectomia totale. Comunque prima, faccio la PET, un’esperienza terribile, il tuo
corpo è dentro un macchinario e non capisci più che cosa ti stia accadendo. In quel momento la mia vita è cambiata all’improvviso: se fossi
http://d.repubblica.it/argomenti/2012/07/10/news/tumore_seno_testimonianze-1133283/ 12/07/2012