Parkinson magazine n.1 2016
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Parkinson magazine n.1 2016
Quelli del 10%??!! N.1 SETTEMBRE 2016 ROVIGO QUESTI SIAMO noi Semestrale - Reg. c/o il Tribunale di Rovigo n. 1/2016 del 27 luglio 2016 PercHE’ un'associazione Parkinson a Rovigo? di Maria Libera Santato Quelli del 10% di Alberto Renai PROGRAMMA delle attività associative di Gianfelice Finotto BREVE STORIA delle associazioni di volontariato di Carlo Pipinato Il mio primo CONVEGNO di Daniela Zampirollo PRIMI PASSI di Raffaella Bisi Poesie di Alberto Mario Argenti Notte di Mario Toso Fantasia di Santina Cavalieri www.parkinsonrovigo.it 2 editoriale Perche’ un'associazione Parkinson a Rovigo? di Maria Libera Santato I motivi possono essere tanti. Perché si conosce qualcuno che ha la malattia, o perché quel qualcuno è un parente o molto più semplicemente perché a te è stata diagnosticato il Parkinson. E così è stato Qualche anno fa, i miei sospetti hanno preso corpo e mi sono ritrovata a vivere anche questa esperienza. Dire che è stato un brutto momento è un giocare sulle parole. È stato terribile Ho provato a convivere con questo Signore, con il signor Parkinson Quelli del 10% di Alberto Renai Vi chiederete il perché di questo titolo un po’ bizzarro che abbiamo dato al nostro giornaletto. È presto detto: le statistiche dicono che il novanta per cento dei parkinsoniani cade in depressione. E noi “parkies” di Rovigo, questo non lo vogliamo. No, non lo vogliamo e faremo di tutto, affinché i nostri amici e “colleghi di viaggio” non ci caschino. Siamo impegnati a convivere con questa brutta malattia, non è proprio il caso di aggiungere altre preoccupazioni. È anche per questa ragione che abbiamo costituito un’associazione che, in pochi anni, ha riunito più di sessanta soci. Ci incontriamo ogni mercoledì (dalle 15:00 alle 18:00) nella Rotonda di Casa Serena, che è la nostra palestra. Fra i soci – alcuni sono accompagnati dal coniuge, altri ancora da un amico – si è creata un’atmosfera di cordialità e di fratellanza. Grandi artefici di questa atmosfera sono la vulcanica Claudia Baratella, musicoterapeuta, che a tempo di musica ci fa fare ginnastica (fa muovere anche i più pigri di noi) e Ferruccio Cappato, maestro di tai chi chuan, che ci fa muovere in sintonia con il suono dell’universo. La persona che ha creato tutto questo è Libera, nostra presidente, donna eccezionale che lavora tutti i giorni per sviluppare nuove idee e nuovi programmi. Firmato da uno che farà di tutto per rimanere nel dieci per cento. come lo chiama la mia amica Daniela; confesso che è stato peggio di tutte le altre volte quando ho dovuto affrontare pesanti malattie, ma mi dicevano che si potevano curare, che c’erano possibilità di guarire…. Ora no Ce l’hai e te lo devi tenere. Puoi solo fare in modo che non progredisca troppo in fretta. Che ti lasci un po’ di vita serena, se possibile. Ho cercato allora di informarmi. Tramite internet ho conosciuto diverse associazioni di tutte le parti del mondo e leggevo in continuazione quello che pubblicavano alla ricerca di parole che mi confortassero. Le ho trovate negli scritti dal cardinale Martini là dove afferma che bisogna parlare di quello che ti sta succedendo, non nascondere nulla perché la parola ti aiuta a passare al contrattacco. Suggeriva l’importanza del pensare positivo in tutti gli aspetti della vita soprattutto nelle forme di “stanchezza, apatia, demotivazione, umore nero”, che caratterizzano proprio questa malattia. Ho cominciato così a darmi coraggio per rendere più facile quello che affrontavo ogni giorno, per impedirmi così di scivolare verso pensieri negativi. 3 La condivisione di sensazioni, paure, angosce mi è sembrata qualcosa che avrebbe alleggerito il peso che mi era crollato addosso. È nata così l’idea di una associazione dove poter condividere quello che mi stava succedendo per • togliere malati e familiari dal pesante stato di isolamento in cui spesso si trovano; • promuovere incontri con i medici e con esperti nel settore della riabilitazione; • programmare attività di sostegno psicofisico e riabilitativo; • aiutare i malati a convivere con la malattia; • migliorare il livello di qualità della vita dei malati stessi; • sollecitare e promuovere la ricerca di nuovi mezzi di lotta contro il Parkinson. Ho condiviso con i medici che mi hanno seguito all’inizio del mio viaggio e che mi seguono ora e subito mi hanno aiutato, spronato, spinto ed ora eccoci qua con quanti ci sono vicini e ci hanno aiutato. Si ora non sono sola: siamo una famiglia in continua crescita, diverse persone fanno ormai parte di questa associazione. Il dottor L’Erario, primario del reparto di neurologia dell’Ospedale di Rovigo, e il dottor Barcaro sono stati nelle riunioni del mercoledì, hanno assistito ad una seduta di musicoterapia o ad incontri dove sono stati bersagliati dalle domande dei soci • Siamo convinti che una Associazione può essere in grado di coinvolgere gli ammalati ed i loro familiari e sensibilizzare l'Ente Pubblico perché, con strutture e servizi idonee risponda alle necessità dei malati; • organizzare convegni ed incontri per approfondire i vari aspetti della malattia sia dal punto di vista medicoterapeutico che riabilitativo; • disporre di un'equipe di specialisti (neurologo, fisiatra, foniatra, psicologo, tecnici della riabilitazione) per consigliare, prescrivere ed attuare interventi organici a favore degli interessati; • fornire informazioni sui servizi esistenti sul territorio (assistenza domiciliare, pasti a domicilio, trasporti, ecc.) finalizzati al sostegno di coloro che quotidianamente devono affrontare i disagi causati dalla malattia; • organizzare incontri di socializzazione e momenti ricreativi (gite, pranzo sociale, incontri in occasione di varie ricorrenze). Noi tutti vorremmo che l'Associazione Parkinson potesse costituire un punto di riferimento valido e concreto per dare voce e risposte alle necessità del malato parkinsoniano e dei suoi familiari con particolare attenzione a ciascuna persona nella sua globalità. Potrei continuare all’infinito nella ricerca delle motivazione che fanno nascere un’associazione, mi fermo qui. Un grazie calorosissimo al parroco del Duomo, monsignor don Carlo Santato che ha dato la disponibilità di una sala capiente luminosa e ben riscaldata per i nostri incontri del mercoledì dove abbiamo cominciato un corso di musicoterapia grazie alla disponibilità di una carissima amica musicoterapeuta Claudia Baratella. Ora siamo ospiti di Casa Serena e, oltre a Claudia, con noi ci sono una 4 editoriale logopedista Franca Osti e un esperto di origami Maurizio Pizzo che ci aiutano con esercizi vari a tenere allenata la voce e le mani. Un grazie specialissimo agli amici dell’UISP in particolar modo a Massimo Gasparetto, Luana Costa, Elisa Ravarotto, Sara e a tutti gli altri che con infinita pazienza e passione ci stanno accompagnando nel mondo dell’attività motoria pensata per chi ha il Parkinson e persino nell’elegante attività del nordic walking. Un grazie a quanti ci aiutano e ci aiuteranno in questa avventura. Gli esperti hanno continuato ad aumentare anno dopo anno: il maestro Ferruccio Cappato è diventato ormai un habitué degli incontri del mercoledì con le sue preziosissime lezioni di tai chi chuan. Ai diversi esperti si è aggiunta, nei primi mesi del 2016, anche Barbara Gradin, insegnante di canto che è riuscita in pochissimo tempo a far cantare tutti o quasi (quel quasi sono io): probabilmente si riuscirà a fare sì che si possa scrivere nel nostro curriculum “CORO”. Non si può non ricordare l’AUSER con Vani, Maurizio, Angelo e i moltissimi altri amici che si prestano per il trasporto di molte persone da casa alla sede di Casa Serena ogni mercoledì e ogniqualvolta ci sia da raggiungere un posto lontano perché abbiamo soci che necessitano di essere trasportati da diverse zone del Polesine. E’ importante ricordare che dal 2012 siamo una ONLUS possiamo così contare sul cinque per mille di tanti amici che in questo modo contribuiscono a realizzare i nostri progetti. Dal 2015 facciamo parte di Parkinson Italia, una confederazione di associazioni di volontariato i cui punti di forza sono l’autonomia e il volontariato. Le 28 associazioni con 39 sedi sul territorio nazionale, dislocate quasi tutte nel nord Italia, mantengono libertà di azione e nel contempo evidenziano l’efficienza di una struttura di coordinamento a livello nazionale. Nel Consiglio Direttivo della Confederazione Parkinson Italia è stato eletto Carlo Pipinato, vicepresidente con Gian Felice Finotto della nostra associazione L’Associazione è sorta perché veramente da subito abbiamo avvertito la necessità di programmare attività di sostegno psicofisico e riabilitativo e aiutare i malati a convivere con il “nostro signor P”, migliorando così il livello di qualità della vita di molte persone. Per raggiungere questi obiettivi è stato necessario consultare chi aveva già percorso questo tipo di cammino e la generosità di tanti amici ha permesso a noi matricole, di avventurarci nello strano mondo del volontariato. Un grosso aiuto l’abbiamo avuto dal CSV (Luca Dallara, Sonia Rizzati, Francesco Casoni) al quale ci siamo rivolti dapprima titubanti, direi in punta di piedi, poi sempre più fiduciosi e rassicurati per aver incontrato persone molto preparate e disponibili a condividere le loro competenze. È stato grazie a un progetto da loro presentato che siamo riusciti ad avere il finanziamento per materiali e attrezzature per realizzare gli obiettivi presentati nell’ambito della solidarietà sociale. È stato così possibile realizzare attività di sostegno e aiuto sia per i pazienti, sia per i familiari. La dottoressa Paola Guerrini si è occupata il primo anno di parlare con i pazienti e familiari una volta al mese, mentre la dottoressa Francesca Siviero ha visto i pazienti in incontri settimanali sia a Rovigo, sia ad Adria. I risultati sono andati oltre ogni aspettativa per le indubbie capacità e competenze delle due psicoterapeute. Molte altre attività hanno caratterizzato questi primi anni dell’Associazione e tante persone hanno dato un fattivo contributo. A tutte un sentito ringraziamento e un arrivederci con l’intenzione di risentirci al prossimo numero con gli approfondimenti del caso. 5 attività PROGRAMMA delle attività associative di Gianfelice Finotto Alla metà di settembre riprenderanno le attività della Associazione Parkinson Rovigo & Amici Onlus. Un calendario ricco, che prevede settimanalmente numerose iniziative che vanno dal progetto di ascolto e sostegno ai malati di Parkinson al Tai Chi Chuan, dalla logopedia alla palestra, dagli incontri con neurologi e fisiatri alla musicoterapia (integrata quest’anno da movimenti di danza), da un congresso scientifico alla tradizionale corsa di primavera ad Adria. Dopo la pausa estiva riprendono tutte le attività di sostegno che l’Associazione mette a disposizione dei propri soci e dei loro familiari. Rispetto alla prima metà dell’anno nulla è cambiato, ma nel corso di questo scorcio finale del 2016, saranno avviate altre attività ed eventi. Il progetto “Ascolto e sostegno ai malati di Parkinson” prevede la creazione di un’attività di rete tra i malati per il sostegno reciproco e contempla l’attivazione di incontri settimanali nella sede di Rovigo ai quali si affiancheranno incontri programmati ad Adria e Badia Polesine. Potranno parteciparvi sia i malati sia i familiari, che sono destinatari, a loro volta, di un supporto psicologico nell’assistenza del malato di Parkinson. L’avvenimento che concluderà il 2016 sarà la Giornata Nazionale del Parkinson che celebreremo con un convegno medico scientifico. Nel mese di aprile del 2017 non mancherà l’ormai tradizionale “Run for Parkinson” di Adria; questa volta miriamo a superare di slancio i settecento partecipanti, numero che abbiamo solo sfiorato nel 2016. In programma ci sono inoltre l’organizzazione di alcuni spettacoli: una commedia in dialetto Veneto, un concerto di tributo a un cantautore italiano, la rappresentazione a Rovigo di uno spettacolo di balletto e di mimo allestito dagli amici dell’Associazione di Mestre Venezia e chissà cos’altro ci verrà in mente. Proseguiranno infine i nostri laboratori del mercoledì pomeriggio dalle 15 alle 18: • Tai Chi Chuan con Ferruccio Cappato • Musicoterapia con Claudia Baratella • Canto corale con Barbara Gradin • Origami con Maurizio Pizzo • Logopedia con Franca Fracalanza E per finire tranquillizziamo tutti che saranno riproposti i nostri pranzi fra amici - quattro o cinque nel corso dell’anno - a partire da quello di Natale. 6 breve storia breve storia delle associazioni di volontariato di Carlo Pipinato L'antropologia ci insegna che l'uomo è un essere sociale, il quale gradisce e cerca la compagnia dei suoi simili; un uomo che in epoche preistoriche si associava con altri uomini per cacciare, per razziare i villaggi vicini, per difendersi dai potenziali nemici, a loro volta organizzati in bande (associazioni) ostili. Definire questo comportamento primitivo come una specie di “associazione” è ovviamente azzardato, ma non del tutto fuori luogo come vedremo più avanti. Qualche millennio più tardi, ancora prima di Cristo, la Roma repubblicana ci offre l'esempio di un primo embrione di associazionismo: come potremmo interpretare – in chiave moderna – le lotte tra Patrizi e Plebei se non come conflitti fra associazioni di stampo politico o sindacale? Passati altri 500 anni, durante la decadenza dell'impero romano l'Italia, impoverita da decenni di guerre interne, subì le ricorrenti invasioni delle orde barbariche. Con un linguaggio forse scherzoso ma corretto, potremmo definirle: ”associazioni volontarie di individui violenti ed incolti, dediti al prelievo forzoso di beni altrui quali raccolti dei campi, animali da cortile e da lavoro, giovani donne e bambini”. Tra le orde associative più tristemente famose molti ancora ricordano i Vandali, i Goti e soprattutto gli Unni di Attila. Il racconto, fin qui, mirava a dimostrare che l'associazionismo contemporaneo non nasce dal nulla, ma che si manifesta sul finire del '700, innestandosi su un passato non privo di annunci. Perché dobbiamo aspettare la fine del Settecento per cogliere i primi segnali di un associazionismo moderno? Le ragioni sono tante ed un piccolo cenno a quelle principali è indispensabile. Negli anni di passaggio tra il Settecento e l'Ottocento, la chiesa cattolica fu privata di una quantità enorme di beni materiali in Francia, Spagna, Portogallo e nei sette o otto staterelli che si spartivano il territorio Italiano. Senza risorse, la chiesa fu costretta a ridurre drasticamente gli aiuti ai poveri, una specie di “welfare caritatevole”, messo in opera fin dal Concilio di Trento, che mirava – tra altre cose – a stabilizzare il potere politico e religioso, stroncando alla radice il ribellismo delle masse di affamati. Nello stesso periodo l'Europa Nord Occidentale fu investita dall'ondata della prima industrializzazione, quella del tessile e delle macchine a vapore. La rivoluzione industriale partì, già intorno al 1750, dall'Inghilterra, ricca di miniere di ferro e carbone, e si estese via via in Belgio, Francia, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca e infine nelle decine di piccoli stati, regni, principati, ducati, domini vescovili, città libere della Germania, tra i quali primeggiava la Prussia, astro nascente della politica europea. La rivoluzione industriale portò ad un forte rinnovamento dell'ordine economico precostituito, si vennero a creare ricchezze 7 inimmaginabili e povertà devastanti. Occorre ricordare che nella prima metà dell'Ottocento la durata della vita media in Europa Occidentale si abbassò dai 5 ai 10 anni rispetto ad un secolo prima. Il terreno sociale era stato reso fertile perché si manifestassero, certo a fatica, le prime forme di associazione, di partito e di sindacato moderni. I più antichi sindacati operai – quelli inglesi – ebbero un esordio molto difficile e contrastato, la loro matrice può essere identificata nelle società di mutuo soccorso, le “friendly societies”, ammesse per legge nel 1793. Il problema della salute degli operai – spesso donne e bambini – era così importante che, intorno al 1840 in Inghilterra e in Francia, furono condotte le prime inchieste sulle condizioni di vita delle classi lavoratrici. Ci furono inoltre alcuni tentativi di legislazione sociale per cercare di eliminare il peggiore sfruttamento. Le prime associazioni di volontariato avevano fondamentalmente la stessa origine dei sindacati. Intorno al 1840 erano nate, anche in Italia, le prime società di mutuo soccorso: erano associazioni volontarie costituite per migliorare le condizioni materiali e morali dei lavoratori. Tali “società” si fondavano sulla mutualità, sulla solidarietà ed erano strettamente legate al territorio in cui si erano formate. La spinta alla loro affermazione venne da una progressiva presa di coscienza da parte dei lavoratori delle proprie condizioni e dalla ricerca di migliorarle. In definitiva l'associazionismo volontario nel nostro paese si radicò intorno a metà secolo e si sviluppò con forza dopo l'Unità d'Italia nel 1861. Negli anni ’80 e ’90 dell’Ottocento le società di mutuo soccorso crebbero rapidamente di numero e in breve costituirono una consistente realtà su tutto il territorio nazionale, specialmente al Centro Nord. A fondamento di queste associazioni di lavoratori e lavoratrici era il riconoscimento di una comunanza dei rischi legati all’attività lavorativa (malattia, invalidità, infortunio, disoccupazione o morte). A partire dal 1883 e fino al 1912, fu approvata una serie di leggi che istituirono le Casse Nazionali contro gli infortuni, di previdenza per invalidità e vecchiaia nonché a tutela della maternità. Dopo la prima guerra mondiale, tra il 1925 e il 1926, il governo fascista mise sotto controllo la gestione della previdenza sociale, che fu definitivamente sottratta alle società di mutuo soccorso. Nel giro di un decennio il regime fascista riportò l'Italia delle associazioni libere e volontarie ai tempi delle corporazioni, non più libere ma di stato. Il secondo dopoguerra fu caratterizzato dalla costituzione, o meglio dal completamento, del sistema di welfare nazionale. Una legge del 1978 soppresse il sistema mutualistico ed istituì il "Servizio Sanitario Nazionale". Le Associazioni di Mutuo Soccorso non avevano più motivo di esistere, mentre sempre più forte si manifestava l'esigenza di aiuto e sostegno nei confronti dei cittadini più deboli o più sfortunati. Tra questi c'erano i malati, gli anziani e i disabili in condizioni economiche disagiate, ma anche i bimbi problematici o provenienti da famiglie problematiche. Era giunto un altro mutamento profondo della società italiana ed europea, cominciarono a sorgere le associazioni di volontariato così come le conosciamo oggi. Nel giro di un ventennio la nascita di nuove associazioni fu così caotica ed esplosiva, che si avvertì il bisogno di promulgare una legge che riconoscesse le Associazioni di volontariato e ne disciplinasse i criteri operativi e legali. La legge 266/1991 regola il volontariato organizzato che prevede l'assenza di finalità di lucro, l'elettività delle cariche associative, la gratuità delle prestazioni dei soci, i loro diritti ed obblighi. 8 testimonianze Il mio primo CONVEGNO di Daniela Zampirollo Ero malata da pochi anni. Mi trovavo ancora nella fase iniziale, quando sei convinto che c'è stato un errore, quando ritieni impossibile che tu, proprio tu, abbia il Parkinson. Sapevo che a Milano ci sarebbe stato un convegno sulla malattia ed ero curiosa di sentire cosa ci fosse “da dire”. Ho voluto quindi parteciparvi. Contrariamente a come faccio di solito, mi sono messa in terza fila perché avrei visto il meno possibile di “quella gente” che (ne ero convinta) non aveva niente a che fare con me. Guardavo questo grande popolo di Parkinsoniani che si ritrovavano felici, si abbracciavano, piangevano, ridevano. Mi sentivo esclusa da questo loro mondo e non capivo se ero felice di esserlo o se avrei voluto farne parte anch'io. Ce n'erano di tutte le età e di più o meno gravi, ma mi sembravano tutti animati da una grande voglia di vivere. Si salutavano, si raccontavano dei figli, ricordavano l'ultima gita fatta insieme e io lì, come un sasso immobile, nel mio ascoltare stupita, nel mio osservare. Quante cose mi mi sono passate per la mente in quelle ore! Quanta tristezza, quanta voglia di alzarmi e scappare fuori, correndo il più lontano possibile, fino a non avere più fiato in gola. E invece dovevo restare lì, dovevo rimanere, ascoltare, vedere. Lì, in mezzo a quella gente che era come me. Lì, a rendermi conto che tutto questo non era un sogno. Ho ascoltato quello che i ricercatori illustravano, ma quando è arrivato il momento degli interventi sono scoppiata a piangere. Ho pianto per chi, malato ormai da troppo tempo,non sapeva più come gestire la malattia. Ho letto negli sguardi di troppa gente la delusione di un farmaco che non arriva. Ho pianto perché ho visto come sarà il mio futuro ed ho avuto paura. Ho pianto con disperazione buttando fuori tutta la rabbia che avevo accumulato. Ma dopo tante lacrime ho fatto un 9 po' di ordine nei miei pensieri ed ho capito che non si può combattere contro qualcuno di cui, testardamente, continui a negare l'esistenza. Ho imparato a guardarmi intorno e a cogliere l'affetto di chi mi sta vicino. La malattia mi ha dato una forza incredibile, una voglia di vivere enorme. Ho capito che ogni piccola cosa è una conquista e che tutto, nella vita, ha un valore. Ho imparato a vivere alla giornata senza programmare nulla. Ho dovuto imparare a sfruttare le risorse che ancora mi restano. E così è iniziata la dura battaglia tra me e il “Sig. P”. Io voglio vincerla,questa battaglia! Che avanzi pure, nel suo cammino! Troverà pane per i suoi denti. So quello che sta succedendo dentro di me. Ho sempre le antenne pronte a cogliere i possibili segnali negativi, ma so anche che quando la rabbia prevale sulla paura allora significa che sta aumentando la voglia di combattere. Ho imparato a ridere di tante cose. Ho imparato a considerare l'Associazione come la mia seconda famiglia e non ci sono confronti, da fare! Ognuno di noi ha qualcosa di speciale e così, quando ci ritroviamo il mercoledì, ognuno di noi porta qualcosa di suo: c'è chi porta un dolce, chi racconta una barzelletta. I dolori del singolo diventano i dolori di tutti. L'esperienza di chi con coraggio ha provato nuove cure diventa la speranza di chi non sa o non vuole decidersi a rischiare. Siamo persone anche noi con la nostra voglia di amare, di sentirci “vivi” dentro. Abbiamo sempre un qualcosa da festeggiare e ci mescoliamo ad amici e parenti perché la nostra associazione è aperta a tutti. La malattia mi ha fatto un dono. Mi ha arricchito di amici, mi ha riempito di voglia d'amare, mi ha insegnato a godere delle piccole cose (e non è poco). Ringrazio la nostra Presidente, la nostra amica Libera che ha saputo farci sentire “uniti” con amore uniti nel dolore... Ed al sig. P. voglio dire una cosa sola: siamo in tanti, a combatterti, ricordalo, tu puoi farci cadere, abbatterci, deprimerci, ma ci sarà sempre qualcuno disposto ad aiutarci a risalire, al contrario di te, che continuerai ad essere solo. 10 testimonianze PRIMI PASSI di Raffaella Bisi Sono entrata dove non sapevo. A chi mi chiede come mi sento rispondo:”In transito”. A chi mi chiede come vedo la mia malattia dico: “Le azioni rincorrono i pensieri”. Cerco il filo che mi porti a casa, ma non riconosco la casa. Il mio modo di sentire gli affetti non è cambiato, ma sento di non poterli più collocare dentro la stessa casa. Casa e corpo credo coincidano. E’ una casa che conosco, ma è tutta in disordine perché qualche burlone deve avermi spostato i mobili. Ogni giorno la stessa storia e poi viene il bello quando cerco di rimettere la mobilia come piace a me, perché scopro che le cose sono stranamente troppo pesanti e sembrano quasi incollate al pavimento. Mi rassegno e comincio ad organizzare le mie care abitudini con i nuovi spazi e di nuovo trovo tutto sottosopra, almeno secondo la mia memoria. Con santissima pazienza ricomincio ad orientarmi e ricolloco la sottoscritta ignara che il giochino continuerà. Mi chiedo: “Ma è poi così necessario rimettere tutto a posto? Chi dice che le mie gambe, le mie braccia e le mie orecchie non vadano bene anche così? Sono come una disciplina che educa se stessa. Credo che qualcuno mi abbia risposto, ma dentro qualcosa mi allontana dall’udire. Sento che devo capire, ma non capisco, che devo camminare e lo faccio lentamente, che devo seguire il copione del “sicuramente esagero”, ma non fa per me. Ho paura della possibile fuga di chi mi sta intorno soprattutto se mascherata da aiuto perfetto. Meglio la franchezza che non ti obbliga a dire che stai bene. Le gambe non mi permettono di correre in fuga, ma posso farlo dentro, giorno dopo giorno, fino a capire finalmente che vale la pena di restare. Conosco finalmente Libera, nome perfetto per la mia ricerca, ma sicuramente difficile per la consapevolezza che mi porta. Sono “posseduta” da un uomo morto tanto tempo fa, ma che sa come mi sento! Panico folle e domanda improvvisa: “Adesso chi mi ascolterà e mi crederà?” Schiere di onorati neurologi non hanno capito se non dopo forti proteste e adesso questa amica sconosciuta mi ascolta. Comincio a spedire e-mail e lei mi risponde subito. Sto aspettando di essere nuovamente ricoverata per “revisione motore” e lei mi accompagna, invisibile, ma forte. Ho una gran paura di incontrarla perché la sua malattia mi farà sentire davanti ad uno specchio, ma poi penso che sia incoraggiante sentirsi presi per mano da chi capisce senza farti fare la fatica di spiegare. Ecco, zampetto verso l’associazione e la curiosità prende il posto della paura. Libera mi racconta che anche lei litiga con le monetine alla cassa del supermercato e allora mi avvicino un po’ di più. Libera mi chiede se voglio incontrarla, per la prima volta, in zona neutrale o nella tana del lupo. Il mio orgoglio la fa da padrone suggerendomi di affrontare la salita più faticosa. La casa di Libera si era trasformata nel K2 e per giunta senza funivia! “Bel garbuglio…” da sciogliere, dice un personaggio di Alice nel paese delle meraviglie (il Brucaliffo per gli intenditori). L’incontro è stato di immediata solidarietà per me e quando sono uscita dalla casa di Libera... cantavo per la strada! Poi la biblioteca di Casa Serena in un pomeriggio strano per me. Cerco ancora di capire, ma forse non serve. Sorrisi e calda accoglienza dai miei “simili” e dai loro familiari. Esco dubbiosa ma sento di fare già parte della famiglia. Grazie a te Libera e grazie a tutti quelli che avranno la pazienza di conoscermi. poesie Poesie Notte di Alberto Mario Argenti di Mario Toso IERI Eva, nata da una costola di Adamo, tradì la fiducia del Creatore condannandoci al peccato originale. OGGI Maria, Vergine purissima, serva di Dio, salva l’umanità generando Gesù, che come un agnello viene immolato. DOMANI Egli risorgerà affinché si avverino le profezie della nostra redenzione. VECCHIAIA Le albe dei tuoi primi mattini, t’abbracciano con cocenti raggi di sole; nel loro calore non t’accorgi dell’arrivo della sera, se non quando l’ombra della notte è già su di te: vecchio ERBA VERDE Questa notte è fuggita via come un fruscio di vento nell’erba verde della vita. È notte: mi sveglio, ti guardo e penso con te io sto meglio, tu alla mia vita hai dato un senso. Penso spesso che, se al fin della vita fosse possibile la svolta, dichiaro fin d’adesso, con gioia infinita, comincerei un’altra volta. Penso al tempo passato, al nostro vissuto, al tanto che hai dato, al poco che hai avuto. Sono già cinquant’anni, da che ci siam conosciuti, un po’ di malanni anche noi li abbiamo avuti. Fantasia di Santina Cavalieri Scivola la penna; barca nel mare; galoppano parole, libere onde. Dopo il temporale splende l’arcobaleno. Va la fantasia: corre salta e vola via sopra cime imbiancate, meravigliose cascate, foreste di liane intrecciate e, città sommerse. Ascolta le mamme che cullano piccini inventando fiabe fantastiche e dolci ninne nanne. Arriva in alto nel firmamento, libera i sogni che fra le stelle si accendono! 11 12 informazioni ASCOLTO E SOSTEGNO ai malati di Parkinson Il progetto “Ascolto e Sostegno ai malati di Parkinson”, cofinanziato dal Centro Servizi del Volontariato di Rovigo, risponde alla volontà di individuare delle strategie per il benessere psicofisico in soggetti come i malati di Parkinson, per i quali oggi la medicina offre un aiuto parziale. Dalle richieste delle persone ammalate è risultata evidente la necessità di recuperare la funzione sociale con attività condivise, per cercare di superare l’isolamento in cui spesso i malati tendono a richiudersi. Il progetto intende migliorare in modo effettivo e controllabile le condizioni di salute mentale delle persone affette dalla Malattia di Parkinson. Malattia degenerativa, per la quale si cerca di contrastare il deperimento neuromuscolare, rallentandone la progressione, offrendo uno strumento di contrasto alla depressione che colpisce i malati in una percentuale del 70%. In particolare il laboratorio di mutuo aiuto vuole rispondere ad una esigenza di supporto sia per il malato sia per le persone coinvolte, come familiari, amici, ARRIVA IL PULMINO! La Fondazione Cariparo ha accolto la nostra domanda di contributo Il Parkinson comporta una importante serie di visite neurologiche, sedute fisiatriche e di psicoterapia. Le persone affette dalla malattia di Parkinson, i loro familiari ed amici, vivono, spesso sole, il forte disagio di una malattia invalidante nel lungo periodo. Parkinson Rovigo vuole aiutare i malati bisognosi con un servizio di trasporto e di accompagnamento, per questo si è adoperata per l’acquisto di un pulmino di 8/9 posti con l’obiettivo di garantire dignità a cittadini in condizioni di disagio. Quelli del 10%??!! Direttore responsabile Maria Libera Santato Comitato di redazione Carlo Pipinato, Maria Libera Santato, Gianfelice Finotto Fotografie Lena Charlotta Gustafsson Direzione, Redazione e Amministrazione Associazione Parkinson Rovigo & Amici ONLUS Via Luigi Boscolo, 18 - 45100 Rovigo [email protected] www.parkinsonrovigo.it Grafica e stampa Fancy grafica sas Via L. Baruchello, 92 - Rovigo [email protected] Aiutaci! Donare è contribuire alla realizzazione del nostro sogno Dona il tuo contributo tramite bonifico bancario presso Banca Prossima IBAN: L’Associazione Parkinson Rovigo & Amici aderisce a Parkinson Italia Facciamo molto, ma forse ancora troppo poco, in favore di quelli che ci stanno vicino. Non facciamo abbastanza, nei confronti delle istituzioni nazionali, per promuovere una legislazione favorevole e giusta per chi è colpito dalla malattia. Per questo aderiamo a Parkinson Italia che è una Confederazione delle diverse Associazioni locali e svolge un ruolo di coordinamento a livello nazionale. IT32 W033 5901 6001 0000 0070 529 con causale “Donazione ONLUS Associazione Parkinson Rovigo & Amici”. Oppure dona il 5‰ con la Dichiarazione dei Redditi, inserendo il nostro Codice Fiscale (93032800299) nella apposita casella del modello 730 o Unico.