Ho letto in queste settimane tante testimonianze significative ed

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Ho letto in queste settimane tante testimonianze significative ed
Ho letto in queste settimane tante testimonianze significative ed
intense. Ho avuto voglia di aggiungere la mia.
Io mi sento una persona fortunata e realizzata. Ho deciso che avrei
fatto il mestiere di insegnante in 5 elementare e che avrei
insegnato Matematica. In 5 elementare avevo un maestro, il
Maestro Carrione. Nella mia classe c’erano solo 3 maschi; in ambito
scientifico si consideravano un po’ superiori a noi bimbette e ricordo che non
perdevano occasione per apostrofarci come stupidine nonostante i tentativi del
buon Carrione di considerarci tutti alla pari. A fine anno, ricordo ancora come se
fosse ora, l’argomento di studio fu il cerchio ed il Maestro ci assegnò in classe un
problema sul calcolo dell’area della corona circolare non avendoci spiegato cosa
fosse. Fui la prima a consegnare la soluzione e seppi spiegare ai compagni il metodo
usato. Le lodi del maestro Carrione mi riempirono il cuore di orgoglio. Da allora ogni
problema per me diventò una sfida ... Alle medie la Professoressa Capra (una
siciliana di ferro) si divertiva ad assegnarmene e io più ne svolgevo e più mi
appassionavo. Alle superiori ebbi la fortuna di avere come docente il Prof. Renato
Fiordalisi ... ricordo che mi portava i suoi libri per farmi approfondire gli argomenti
(al tempo non avevamo internet!). Dopo il diploma ci fu un consulto tra i miei Prof.
Cosa era meglio per me? Io ero decisa per Matematica sostenuta da Fiordalisi ... il
Prof. di filosofia, Mario Arcidiacono, ed il Prof. di Italiano, Mario Aversano, invece,
ritenevano che tali studi, rivolti molto alla teoria, mi avrebbero “inaridita”... Mi
chiamarono, parlammo tanto, parlarono con i miei genitori e, insieme, decidemmo
per Fisica ... tanta matematica ma con i piedi per terra! Fu una scelta felice. Mi sono
laureata nel giugno ’82 con un unico desiderio: insegnare. Volevo poter emulare i
miei mitici e bravissimi docenti, volevo trasmettere agli altri la mia passione, riuscire
a far capire agli altri la bellezza ed eleganza del ragionamento matematico così come
i miei prof. avevano fatto come me. Feci il concorso e nel settembre ’84 avevo la mia
cattedra come vincitrice di concorso. Ho insegnato 10 anni nelle scuole medie e nel
frattempo presi l’abilitazione all’insegnamento della Fisica e feci il concorso per
Matematica alle scuole superiore grazie al quale potei chiedere il passaggio di ruolo.
Sono approdata al Focaccia un anno dopo la venuta del Preside Menotti. Il preside
Menotti: una persona squisita che ho cominciato a poco a poco a conoscere e a
stimare profondamente. Un grande lavoratore, una persona che si è dedicata alla
sua scuola anima e corpo fino alla fine dei suoi giorni ... che mi sorprendeva
continuamente per le sue scelte, per le sue decisioni. Confesso che a volte io, al suo
posto, mi sarei comportata diversamente, però poi ho sempre dovuto ricredermi e
constatare che era lui ad aver ragione ... le sue decisioni erano volte al bene della
scuola nel suo complesso; da bravo, esperto, diligente condottiero sapeva come
leggere nell’animo delle persone e sapeva dirigere la nave, anche nella bufera – e ce
ne sono state - senza tentennamenti ... Con lui la scuola arrivò ad avere 2400 alunni,
200 docenti affiancati da 100 ATA. Eravamo un piccolo paese ... ed io sono stata e
sono orgogliosa di farne parte. Al Preside Menotti dissi che ero intenzionata a
rimanere al Focaccia fino al raggiungimento della mia pensione. Dopo la sua morte,
qualche volta, un poco scoraggiata, ho pensato al trasferimento ... e poi, però,
pensavo che avrei dovuto lasciare i colleghi ... tanti ricordi che mi legano a questa
scuola, tante attività svolte, tanto impegno e poi ... avrei soprattutto dovuto lasciare
loro: i miei ragazzi. I ragazzi della nostra scuola, che scelgono di frequentare la
nostra scuola, ritengo che siano particolari ... sono ragazzi che hanno i piedi per
terra, concreti, senza tanti grilli per la testa ... non corrono dietro alla maglia firmata,
molti lavorano per non pesare sulle famiglie, da subito rincorrono una loro
indipendenza, hanno voglia di affermarsi, sono generalmente responsabili e maturi
e poi ... mi ci sono affezionata! E come non potrei? Sono loro che rendono il mio
mestiere, il nostro mestiere, affascinante, “sconvolgente” e “coinvolgente”. Ogni
giorno, ogni ora, ogni volta che passo da un’aula ad un'altra, ogni volta che parlo con
un ragazzo o con un altro, occorre che io mi prepari a cambiare tono, a cambiare
registro, a cambiare comportamento, occorre essere pronti ad agire e reagire in
maniera diversa ... non ci si può programmare in anticipo. Fortunatamente i ragazzi
di oggi non sono più passivi, in aula si interagisce continuamente, ogni giorno è
diverso dall’altro ... quale altro mestiere è così stimolante? A volte ho la certezza di
far bene, altre volte sono assalita dalla paura di aver sbagliato una parola, un gesto,
una
valutazione
...
e
quindi
mi
metto
continuamente
in
dubbio
e,
contemporaneamente, cerco anche di insegnare il valore, l’importanza, dell’essere
in dubbio ... Detto da me, insegnante di Matematica, potrebbe sembrare un
paradosso, eppure cerco di trasmettere l’importanza dell’errore, il valore che è
dietro il saper leggere e comprendere dai propri errori ... Stare con i miei ragazzi mi
arricchisce, mi allontana dai pensieri tristi, mi fa trascorrere il tempo con leggerezza
... Come avrei potuto andare via da questa scuola, come potrei dimenticare le
persone eccezionali che vi ho conosciuto? La collega di italiano Maria Amato. I
ragazzi la chiamavano “puffetta” perché era piccolina e lei rideva di questo
appellativo. Si divertiva e scherzava. Ricordo che un giorno venne a scuola calzando
due scarpe diverse! Immaginate i ragazzi! Ma tutti le volevano un bene dell’anima.
La sua ironia. Preparava le sue lezioni con scrupolo, mai sazia di imparare, sempre
pronta ad accettare il confronto eppure anche testarda nel far valere i suoi diritti e
nell’insegnamento di valori veri ... ricordo l’emozione grande che provai nel trovarla,
con l’altra cara collega Anna Gigliello, all’uscita del portone, nel giorno per me
estremamente triste dei funerali di mio padre, circondata da tutte le nostre
scolaresche. Ci guardammo senza una parola. Non avevamo bisogno di parole.
Questo è per me questa scuola. Solida, battagliera, frizzante ... come i tanti colleghi
che ho avuto modo di incontrare. Vera, reale, senza apparenze, tanto complicata,
tanto variegata ... ma anche capace di venir fuori con attività, azioni, gesti
straordinari ... come le silenziose, non eclatanti, raccolte di soldi a Natale per la
mensa dei poveri, oppure per un ragazzo cha aveva bisogno di un intervento,
oppure l’abbraccio caldo, affettuoso, corale alla mamma di un compagno di classe
morto prematuramente ... Che ragazzi, i ragazzi di questa scuola! Con molti di loro,
anche dopo tantissimi anni, ho ancora contatti ... e che bello sentire che una ex
studentessa mi annuncia di essere prossima alle nozze, un altro che mi dice che tra
un po’ diverrà papà, un altro che mi invia una foto per farmi conoscere il suo bimbo,
un altro che mi comunica di aver iscritto il proprio figlio proprio nella sua/nostra
scuola ...
E’ molto probabile, anzi sono sicura, che anche altri colleghi di altre scuole
potrebbero raccontare storie simili ... però ... io sempre dirò che la mia scuola è una
scuola speciale! Che è la scuola migliore che c’è!
Buon compleanno, Focaccia!