il ritorno della lattina
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il ritorno della lattina
IL RITORNO DELLA LATTINA Dimenticatevi l’immagine “low cost” della lattina di birra. Oggi sono i birrifici artigianali americani, ma non solo, a rilanciarla come contenitore alla moda. I motivi sono molti e fanno pensare che il “ritorno della lattina” sta per arrivare anche in Europa… L’immagine della birra in lattina in Italia non è mai stata considerata molto bene dagli estimatori. Collegata irrimediabilmente a prodotti da grande distribuzione e a lager di tipo industriale risentiva spesso e volentieri di un gusto “ferroso” che allontanava gli intenditori e limitava la circolazione delle lattine al consumo casalingo o alle situazioni estreme. Insomma, quelle dove ci si doveva accontentare. Ma negli ultimi tempi qualcosa sta decisamente cambiando. Negli Stati Uniti, dove il consumo di birra è certamente più elevato e dove la lattina ha sempre goduto di una maggiore considerazione, i produttori artigianali si stanno praticamente lanciando in massa ad abbracciare il piccolo contenitore di alluminio. A smuovere le acque ci aveva pensato già dieci anni fa circa la Oskar Blues del Colorado, “lattinando” la sua Dale’s Pale Ale. Nel 2009 un articolo pubblicato sul sito della Brewers Association, l’organizzazione che rappresenta il mondo craft statunitense, parlava di qualcosa come cinquanta birrifici artigianali impegnati a proporre le loro birre in lattina. Nel 2013 questo numero è praticamente triplicato. INTERBRAU S.p.A. Viale delle Industrie, 32 - 35010 - Ronchi di Villafranca (PD) - Italia P.IVA/Cod. Fisc. IT00691960280 - R.E.A. n. 129736 - Reg.Imp. PD 00691960280 - Cap. Soc. 2.000.000,00 € i.v. Tel. +39 049 9099111 - Fax +39 049 9099152 - [email protected] – www.interbrau.it I tanti vantaggi della lattina Come questo sia potuto succedere va spiegato. E le ragioni sono molteplici. Innanzitutto le lattine non sono più quelle di una volta. La birra non è più a contatto con la parete interna di alluminio che è stata rivestita di una pellicola neutra, inodore e insapore, che permette il mantenimento di tutte le proprietà organolettiche della birra stessa. Questa è stata la rivoluzione più significativa senza la quale la rinascita della birra in lattina non sarebbe mai stata possibile. Potendo garantire una qualità perfetta, sono emersi poi tutti gli ulteriori vantaggi della lattina nei confronti della bottiglia. In primo luogo la protezione della birra stessa. A differenza del vetro, anche di quello scuro, che non protegge del tutto la birra dai raggi solari, la lattina è impenetrabile. La lattina poi è decisamente più leggera del vetro ed è praticamente infrangibile. Ergo da un lato una cassa di lattina è più facile da trasportare rispetto a una di bottiglie, dall’altro con la lattina scompare qualsiasi problema di sicurezza legato alla frangibilità del vetro. La leggerezza dell’alluminio inoltre comporta, nel trasporto, un maggiore quantitativo di birra rispetto al volume occupato. Un elemento che diventa vantaggio anche per chi, la birra, la deve poter stoccare con facilità nel proprio deposito, sia esso quello di un distributore o di un locale. Altro vantaggio è dato dallo spessore del contenitore. Indubbiamente più sottile nella lattina che nella bottiglia. La cosa comporta come conseguenza pratica una velocità di raffreddamento nettamente superiore a quella della bottiglia. Infine l’immagine. La inseriamo come ultima cosa ma non è certo la meno importante. Perché la lattina può essere uno straordinario veicolo di comunicazione del brand. Superiore sotto certi aspetti a quello rappresentato storicamente dalla bottiglia. Basta osservare le lattine di Brooklyn Brewery e di Sierra Nevada per rendersene conto, ma è chiaro che una superficie circolare permette ai grafici di sbizzarrirsi ampiamente. Il caso americano Negli Stati Uniti, come abbiamo detto, la lattina è ritornata prepotentemente in auge. Per il consumatore americano, fattori come la maggiore facilità di riciclaggio e la possibilità per la lattina di arrivare in luoghi dove le bottiglie non arrivano o arrivano con fatica (pensiamo ad esempio a un picnic domenicale o a una gita con gli amici), sono ulteriori vantaggi che hanno facilitato l’esplosione del fenomeno. Addirittura a Scottsdale, in Arizona, si tiene ogni anno un vero e proprio festival interamente dedicato alle birre in lattina e a partecipare sono aziende di assoluto prestigio come Kona Brewing, Goose Island, New Belgium, Oskar Blues, Sierra Nevada, Anderson Valley… E un altro dato a sostegno del successo della birra in lattina è dato dal sito Craft Cans (www.craftcans.com) che può vantare qualcosa come quasi 1200 birre artigianali in lattina segnalate. Dopo Oskar Blues, numerosissime aziende si sono allineate al trend. Tra le più importanti, sia in termini di qualità sia di diffusione, vi è certamente la californiana Sierra Nevada, fondata nel 1980 e attualmente al secondo posto in classifica negli States per volumi di birra venduta. Il suo fondatore e titolare, Ken Grossman, in una recente intervista ha spiegato: «Siamo sempre stati affascinati dal discorso lattine. Non siamo partiti prima solo perché dovevamo trovare una linea adatta alle nostre esigenze. Ma una volta risolto questo aspetto abbiamo subito iniziato a mettere in lattina sia la nostra bestseller, la Sierra Nevada Pale Ale, sia la Torpedo Ipa. Ed è probabile che non ci fermeremo qui». INTERBRAU S.p.A. Viale delle Industrie, 32 - 35010 - Ronchi di Villafranca (PD) - Italia P.IVA/Cod. Fisc. IT00691960280 - R.E.A. n. 129736 - Reg.Imp. PD 00691960280 - Cap. Soc. 2.000.000,00 € i.v. Tel. +39 049 9099111 - Fax +39 049 9099152 - [email protected] – www.interbrau.it I primi esempi in Europa L’onda lunga americana non poteva non approdare anche in Europa. Sono anni che gli States dettano la strada da seguire quando si parla di birra artigianale e sono loro ad avere storicamente acceso la “miccia” sulle produzioni craft. Il loro risveglio dopo anni di omologazione lager è passato attraverso gli stili più disparati ma non hanno mai perso di vista i gusti dei consumatori. In lattina viaggiano le loro India Pale Ale e le loro Brown Ale, le American Pale Ale e le loro lager… Birre di facile approccio ma di grande intensità e carattere. La dimostrazione più concreta che si può fare buona birra artigianale senza per forza doversi inerpicare su estremismi vari… Ma, in Europa? L’Europa sta riscoprendo le birre in lattina. Per inciso molti dei produttori delle nuove lattine senza sapore di alluminio vengono fatte proprio nel Vecchio Continente e così gli impianti necessari alla produzione. La crescita più lenta è dovuta solo al costo dell’investimento iniziale e alle maggiori dimensioni, nonché capacità di spesa, dei birrifici americani. Ma i consumatori sono più che pronti ad accettare la birra artigianale in lattina. Lo hanno già dimostrato gli scozzesi di Brewdog che con le loro Punk Ipa e Dead Pony Club hanno invaso il mercato dei beershop e delle birrerie più specializzate. La risposta è stata più che positiva. Dopo di loro ecco i norvegesi di Lervig Aktiebryggeri e gli svizzeri di Bad Attitude. Entrambi hanno sposato la causa delle lattine senza incertezze. Altre sono in arrivo dal Belgio. Parliamo di piccoli e medi produttori ovviamente, trascurando volutamente le grandi multinazionali che, alla lattina, non hanno mai rinunciato. Ma appare sempre più chiaro, a tutti gli operatori professionali della filiera (produttori, distributori, gestori e comunicatori) che quello della lattina sarà un ruolo destinato a crescere parecchio anche nei mercati europei. Italia inclusa. Il parere di alcuni esperti Per concludere questa nostra rapida indagine sulla rinascita internazionale della lattina come contenitore di birre di qualità eccellente, abbiamo voluto sondare il terreno con alcuni opinion leader italiani. Il primo tra questi è Lorenzo Dabove, spesso meglio noto come Kuaska, degustatore professionale e giudice internazionale con un curriculum lunghissimo e un’esperienza unica in Italia. È interessante riportare un suo aneddoto. «Circa una decina di anni fa mi trovavo in Repubblica Ceca con alcuni colleghi e ci sottoposero a un assaggio alla cieca di alcune lager. Una parte era stata spillata dalla bottiglia, una parte della lattina e noi dovevamo indovinare la loro “provenienza”. Non ci fu alcun problema. Qualche anno più tardi, questa volta a Londra, venni sottoposto allo stesso “esperimento”. E ne sbagliai tre. Oggi come oggi, sono convinto che non ci siano differenze qualitative tra bottiglia e lattina e la stessa birra, in entrambi i contenitori, risulta identica». Quello di Kuaska è un giudizio sulla qualità del contenuto, aspetto su cui lui è davvero un riferimento di livello mondiale, ma anche sugli altri aspetti/vantaggi delle lattine sono arrivate delle conferme. Un giornalista di lungo corso nel campo birrario come Maurizio Maestrelli non ha dubbi: «Il ritorno della lattina è un fenomeno nuovo, ma destinato a durare. Sono troppi i vantaggi perché questa tendenza non si debba consolidare. Vantaggi equamente divisi tra i produttori, che così possono abbattere i costi, i gestori dei locali e la distribuzione, facilitati a livello di gestione, e i consumatori, che sono garantiti nella qualità della birra e vedono moltiplicate le occasioni di consumo». INTERBRAU S.p.A. Viale delle Industrie, 32 - 35010 - Ronchi di Villafranca (PD) - Italia P.IVA/Cod. Fisc. IT00691960280 - R.E.A. n. 129736 - Reg.Imp. PD 00691960280 - Cap. Soc. 2.000.000,00 € i.v. Tel. +39 049 9099111 - Fax +39 049 9099152 - [email protected] – www.interbrau.it