A PIÚ VOCI - Palazzo Strozzi

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A PIÚ VOCI - Palazzo Strozzi
A PIÚ VOCI
UN PROGETTO PER
LE PERSONE CON ALZHEIMER
E PER CHI SE NE PRENDE CURA
Settembre 2015 - Gennaio 2016
Palazzo Strozzi Firenze
A PIÚ VOCI
UN PROGETTO PER
LE PERSONE CON ALZHEIMER
E PER CHI SE NE PRENDE CURA
Settembre 2015 - Gennaio 2016
Palazzo Strozzi Firenze
...gli attori e osservatori di questo atto di vita
che sempre cambia e sempre si ripete
siamo noi stessi: perché sediamo tutti alla medesima tavola.
Daniel Spoerri
È incredibile. Sembra un sogno.
È importante ricordarselo negli occhi...
15 dicembre 2015, di fronte a Mater purissima di Morelli
A più voci è un progetto della Fondazione Palazzo Strozzi
per le persone con Alzheimer e per chi se ne prende cura
Ideazione e conduzione delle attività per la mostra Bellezza divina tra van Gogh, Chagall e Fontana:
Irene Balzani, Alessio Bertini, Luca Carli Ballola, Martino Margheri, Michela Mei
Fotografie: Simone Mastrelli
Progetto grafico: Benedetta Scarpelli
Informazioni:
tel +39 055 3917141
[email protected]
Le opere:
Domenico Morelli, Mater purissima, 1879-1883, Roma, GNAM - Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea;
Gaetano Previati, Georgica 1905,Città del Vaticano, Musei Vaticani, Collezione d’Arte Contemporanea;
Giuseppe Montanari, Il bacio di Giuda, 1918, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Collezione d’Arte Contemporanea;
Felice Carena, Apostoli, 1926, Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti;
Marc Chagall, Crocifissione bianca 1938, Chicago, The Art Institute of Chicago;
María Blanchard, La comunicanda 1914-1920, Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía.
Ogni appuntamento di A più voci inizia con un incontro.
Accogliamo i partecipanti nel laboratorio didattico, ci presentiamo e ripetiamo gli obiettivi della
nostra attività.
Poi entriamo in mostra insieme, a coppie, e osserviamo le opere che sono intorno a noi.
Ci fermiamo di fronte a una in particolare, ci mettiamo seduti e la osserviamo...
Ti piace quest’opera? Che cosa ti colpisce? Non ci sono risposte giuste o sbagliate, ognuno
viene sollecitato a esprimere liberamente il proprio parere. L’opera d’arte prende forma nel
momento in cui si traduce in una relazione condivisa, tra l’artista e lo spettatore, tra chi conduce
l’attività e chi vi partecipa, fra la persona con demenza e chi se ne prende cura – familiare,
volontario o operatore professionale.
Questa relazione genera un intenso coinvolgimento nella conversazione: attenzione, ascolto,
commenti articolati, talvolta ricordi, a volte semplici parole, ma soprattutto un rinnovato desiderio
di esprimersi e comunicare.
Dopo l’osservazione iniziamo a inventare una storia o una poesia, alle quali ogni partecipante
contribuisce nel modo in cui gli è possibile farlo: con una parola, un pensiero, un suono, un
gesto. L’attenzione alla precisa trascrizione di espressioni gergali e personali dei partecipanti
diventa validazione del loro essere partecipi in quel momento. L’attività rafforza e ravviva la
presenza di ciascuno come individuo unico con la propria personalità.
Le storie e le poesie sono la traccia di quello che avviene durante l’attività, hanno il valore del
documento che riporta l’emozione. Una volta trascritte e raccolte, costituiscono una risorsa per
tutti: aiutano a vedere le opere in un modo diverso, che va oltre la loro superficie. Ci regalano
anche la possibilità di conoscere il mondo interiore delle persone con demenza, spesso
altrimenti inaccessibile.
Il progetto A più voci, giunto alla sua decima edizione, vuole offrire alle persone con Alzheimer
e a chi se ne prende cura un’esperienza piacevole, stimolante ed emozionante da condividere
insieme, per cercare nuovi modi di comunicare grazie alle emozioni suscitate dalle opere d’arte.
A PIÚ VOCI
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
29 settembre 2015
Per ogni mostra di Palazzo Strozzi il progetto A più voci inizia con un incontro in laboratorio
dedicato ai caregiver. Dopo aver parlato del progetto con le sue finalità e le sue specificità e dopo
aver ascoltato i consigli e i suggerimenti di tutti i presenti, entriamo in mostra. Attraversiamo le sale
e ci fermiamo di fronte all’opera di Felice Carena, Apostoli. Come faremo con gli anziani ci sediamo
di fronte al grande dipinto, lo osserviamo e con le nostre parole creiamo una poesia.
Osservazione
Quanti corpi di uomini! Il volume dei corpi. Tutti uomini, voluminosi.
Un po’ stanchi e disperati. Il sonno, profondo; tanta stanchezza, pace, abbandono.
Un relax al massimo – mi viene a me, guardando loro.
Quello di spalle sta facendo qualcos’altro, se scrive… questo – che forse è una donna – in piedi.
Riposo del camminare. So’ stanchi, però.
Un riposo di giorno, in un luogo sicuro, un momento tranquillo.
Questa specie di asparago, sulla destra – una lancia piantata nel terreno.
Questi rami, grandi, quasi come una culla; quest’uomo che si coccola. Le pieghe delle coperte, di
questa coperta marrone, di questa coperta rossa – almeno, sembrano coperte.
Felice Carena, Apostoli 1926
Dormire d’autunno
(non si sa se stanno andando o se stanno venendo)
Respiro: onda lenta che arriva.
Russare: sonno dell’oblio.
Ssssssh!
il rumore del silenzio
interrotto però da un vento leggèro,
fruscìo di foglie:
pagina che sfoglia, che gira.
Quello di spalle
sta facendo qualcosa
appunta uno stecco,
se scrive…
Respiro:
grande sonno plastico
tutti uomini stanchi
il riposo
del guerriero
[dopo] tanta fatica
(disperazione/rassegnazione).
Raggiunto riposo del camminare
finalmente dormo,
[tra] le pieghe delle coperte calde,
pieghe voluminose,
riparo sicuro
(almeno, sembrano coperte).
Madre Terra.
Quiete,
dormire d’autunno
sarebbe tanto bello.
Alessandra, Alessio, Angela, Anna, Anna, Annamaria, Cecilia,
Debora, Flavia, Irene, Laura, Paola, Vera
Conduzione: Irene e Michela
Trascrizione: Luca
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
6 ottobre 2015
Entriamo in mostra a coppie, ci fermiamo a osservare le opere nelle sale e poi ci sediamo di fronte
alla Crocifissione bianca di Marc Chagall, un quadro che unisce il soggetto sacro a riferimenti alla
storia degli anni Trenta e all’Olocausto. Dopo una prima fase di osservazione componiamo un
racconto utilizzando le suggestioni e le idee di tutti.
Osservazione
Sofferenza!!!!....Ma nella sofferenza c’è anche il saccheggio, io vedo che rubano, e comunque son cose
da vedere.
Mi piace ma non lo so spiegare: mi piace tanto il Cristo, quello lì in croce mi pare di molto bello, è tutto
nudo e ha anche il bellico.
Sì, c’è un signore con una vestaglia a metà e il bellico di fuori e lui dice “venite a me!”, ma io non posso
fare nulla.
C’è qualcuno che si tappa gli occhi per non vedere la sofferenza.
Chi non vede non crede e qui c’è proprio tutto: l’indifferenza, la cattiveria e il saccheggio.
Macchè!! C’è un uomo e poi poi poi… poi basta.
Vedo una luce, una positività.
Io per me ci vedo il mondo d’oggi: c’è chi ruba come i politicanti, c’è una donna disperata che dice: “ma
in che mondo siamo?”, c’è il braccio di un bambino e tanti bambini su una barca tutta rovinata come il
mondo che è in rovina.
La barca è l’Arca di Noè.
Fiamme fredde, anzi tanto fredde no perché ci sono tanti colori.
Le case son tutte rovesciate!
...Per forza, l’è un mondo in rovina.
È un gioco di colori, rappresenta tutto il mondo, non importa da dove si viene, la cosa che ci unisce tutti
è Gesù in croce, lui è uguale per tutti.
Bandiere con dei colori che rappresentano tutto il mondo, e poi c’è il colore del fuoco, rosso e giallo.
Io ho visto un marrone, due verdi e un bianco.
C’è un uomo con un sacco.
E’ molto triste, cupo, volti senza speranza, è disastroso.
Marc Chagall, Crocifissione bianca 1938
A PIÚ VOCI
Aiutami te!
Siamo nel paese della disperazione ma non è Gerusalemme, io penso che sia l’Italia…
C’è un ladro che ha rubato tutti i tesori nelle case, poi ha dato fuoco alle case perché si era
dimenticato i guanti e così cancella le sue impronte.
Il ladro non ha cervello né nulla, si chiama Pietro!
Nel mezzo c’è anche Gesù, metà con l’ombelico di fuori e metà con la vestaglia, è in croce.
Gesù ha sofferto tanto…
C’è un uomo con un cartello “DATEMI UN MANO” c’ha scritto perché c’ha un bambino accanto.
Nel mezzo c’è un candelabro, una candelabro da chiesa, è un candelabro della speranza ma non
dà tanta speranza perché ci sono solo tre fiaccole accese.
Tre candele sono spente; sono Ingiustizia, Miseria e Cattiveria, quelle che ci sono nel mondo
d’oggi.
C’è una donna con un fagotto, forse è un bambino... Forse il ladro ha rubato per lei e per il suo
bambino, lo ha fatto per miseria per dare da mangiare al bambino.
Quell’uomo con il cartello che chiede aiuto è quello che hanno derubato.
C’è una barca con tanta gente disperata, hanno tutti le mani in alto per chiedere aiuto, verranno
dalla Palestina.
Poi tutte quelle persone con le bandiere in mano potrebbero essere dei militari, dei partigiani della
Resistenza che vengono da lontano.
La scala che va verso l’ombelico di Gesù è quella che si può salire per ritrovare la pace: se tutti si
salisse insieme su quella scala si potrebbero rimettere le cose a posto!
Anna, Antonella, Flavia, Gina, Giuseppe, Linara,
Lorenza, Manuela, Martino, Nicasia
Conduzione: Irene e Michela
Trascrizione: Cecilia
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
20 ottobre 2015
Entriamo in mostra passando direttamente dall’ultima sala,e ci soffermiamo soprattutto su due
opere: La comunicanda di Maria Blanchard e Preghiera di Felice Casorati. Ognuno esprime il
proprio parere sulle opere scegliendo quella che preferisce. La maggioranza indica La comunicanda,
iniziamo a osservarla con attenzione e creiamo una poesia.
Osservazione
Superbia e boria.
È una bella bambina ma è vecchia.
Non ci vedo niente di particolare, ci sono angeli un po’ ridicoli.
È una bambina triste, una bambina ma dentro di sé ha dello straordinario.
Mi piace e non mi piace, ha una faccia malmenata…
Guance rosse, è stata percossa.
È brutta e con la pancia, è infelice.
Vecchia e racchia!
Mi sembra la mia figliola quando è passata a comunione.
Mi incuriosisce, è un po’ leggiadro e c’è sofferenza.
Ha le scarpe di Cenerentola.
È una ragazza sofferente che sta passando a comunione, è infelice perché non sente nulla.
È una figura inquietante, che deve fare una cosa per forza e lei non la vorrebbe fare,
è cresciuta troppo alla svelta, dalla comunione subito sposa.
Brutta e inutile.
Mi piace, ha degli oggetti, come un peso per tenerla e non darle qualcosa in più, sono oggetti per
educare.
C’è un altare, una seggiola, delle forme di pane, una tenda, un inginocchiatoio. Sulla tenda c’è una
faccia con una bocca grande.
Mi piacciono i suoi bottoni sbottonati.
Secondo me sta entrando in scena!
María Blanchard, La comunicanda 1914-1920
A PIÚ VOCI
La prima comunione
Seria
Bambina triste
Cerca di portare i fiori all’altare
Pensa: “Vorrei essere felice ma mi è negato”
Bella bambina,
sperduta
ha in sé qualcosa di straordinario.
Brutta
Bambina vecchia
Brutta e inutile
E pure strabica!
Comunione e sposa
ribellione e odio
Non saprei.
Ah, io prego sempre Dio
E prego anche per lei.
Entra in scena
Gli si può dare anche il rossetto.
Bellissima,
triste e amareggiata
una sposa
volute di bianco e di rosa.
Rumori: schicceherìo … schrrr
Una cascata d’acqua, le lacrime, il pianto degli angeli
Brusio dei parenti che la guardano:
è in una teca.
Urla di altri bambini intorno,
c’è un organo,
una campana che suona a messa.
Alla fine: applausi!
Alessandro, Antonella, Delia, Flavia, Gabrio, Gina, Giuseppe, Linara, Lorenza, Manuela,
Martino, Mauro, Mirza, Nicasia, Roberta, Sara, Tina, Vittorio, Vittoria
Conduzione: Irene e Michela
Trascrizione: Cecilia e Irene
A PIÚ VOCI
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
Per la mostra Bellezza divina, abbiamo chiesto a uno scrittore, Alessandro Raveggi, di partecipare
ad A più voci scrivendo la sua versione degli incontri. Ne sono nate due storie, dove i protagonisti sono i
partecipanti all’attività. In questo modo si è aggiunta un’altra voce al progetto.
Pitti Fedele 2015
L’idea del folto gruppo di pubblicitari in riunione, la stanza gremita: lanciare un Pitti Fedele in
occasione della visita di Papa Francesco a Firenze. Sono quelli che, non so se vi ricordate, hanno
lanciato il calendario dei preti più belli d’Italia.
Hanno poco tempo, e davanti fotografie di modelli, bambini e belloni, donne magrissime e
prosperose, da fare sfilare in passarella cogli abiti giusti. Poi dovranno convincere le grandi firme.
Per quello ci penserà la diplomazia vaticana.
Quali saranno le tendenze e le mode lanciate dal primo Pitti Fedele per i vecchi e i nuovi fedeli?
Sfogliano le foto dei candidati da chiamare come modelli, per prendere ispirazione.
«Questo Cristo, ad esempio, è troppo scompigliato. Dovrebbe tagliarsi i capelli o almeno usare un
po’ di gel», commenta a freddo Tina.
È un modello col barbone, la criniera tutta arruffata fino alle spalle.
«Ma così spettinato potrebbe indicare qualcosa. La passione, la passione», commenta Delia.
«Guardate questa bambina, che bellezza...», fa Linara. «Svago, piacere. Potrebbe essere una
perfetta comunicanda di tanto tempo fa. Anche se c’è troppa boria nei suoi occhi.»
«Certo bisognerebbe cotonarle i capelli. Paiono serpenti. Poi siamo sicuri dell’età? Ha comunque
qualcosa in sé, di straordinario», si apre Mauro, gli occhi brillanti e ispirati. Poi ci ripensa: «ma poi,
e poi…», borbotta, «mi pare straordinaria pure la sua richiesta di pagamento. Vedete qua il
preventivo… A quel punto vi porto mia nipote e gli si paga una merenda, che dite?»
Gina scompiglia le foto, le strappa, ride perché pensa che l’impresa sarà folle. Preferirebbe una
passarella all’inferno, dove il rosso non passa mai di moda e tutto l’anno si veste di lino.
«Qui si tratta prima di tutto di lanciare uno stile, un credo. Oddio, un credo… Che ne pensi Nicasia?»
«Rispolveriamo il merletto? O la serietà del saio francescano?»
«Cosa indosserà il fedele nella primavera del prossimo anno?» commenta Lorenza, ridacchiando.
«Niente veli, niente sai, si suda troppo, si va verso l’estate. È cambiato il clima.»
«Dico la mia: eviterei ogni riferimento al cilicio. Niente più donne costrette in schemi e modelli, per
favore ragazzi, per favore…», si accascia Giuseppe sulle foto di modelle magrissime.
«La passerella… La passerella… poi… Non ricorderà troppo la camminata all’altare della sposa?
Oppure peggio, la processione di Gesù…» fa Mirzia. Tutti si mettono le mani nei capelli davanti al
fallimento, alla possibilità di essere blasfemi.
All’improvviso Linara si arrabbia:
«Ma no! Ma no! Trovatemi gli angeli giusti! Questi paiono dei drogati. Basta questo pallore, basta i
modelli norvegesi! »
«Trovatele degli angeli latinoamericani, adesso. Così, in onore a Papa Francesco. Dei ballerini
di samba o di tango», balletta sul tavolo di riunione Clelia, anche lei strafelice che la riunione sia
inconcludente, fanfarona.
«Siamo in alto mare. La religione non è roba da parrucchieri. Mica siamo più sotto Papa Ratzinger.
Che, al suo stile, voglio dire, ci teneva. È quello il problema per noi diavolacci della moda…»
Alessandro Raveggi
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
13 ottobre 2015
Entriamo in mostra a coppie, ci feriamo a osservare le opere nelle sale e poi ci sediamo di fronte
alla Crocifissione bianca di Marc Chagall, un quadro che unisce il soggetto sacro a riferimenti alla
storia degli anni Trenta e all’Olocausto. Dopo una prima fase di osservazione componiamo un
racconto utilizzando le suggestioni e le idee di tutti.
Osservazione
Mi piace, è tutta in posizione, si vede qualcosa che sfugge, c’è un insieme di opere.
Gesù Cristo in croce, incendi, tante cose.
Si quel tizio è Gesù Cristo in croce, poi c’è uno con un sacco addosso, è un ladro e porta via qualcosa
che non è di sua proprietà, dei gioielli.
Tutta questa gente poverina (si indica il cuore), vanno da una parte e dall’ altra.
Ci sono due pietre, le tavole della legge di Gesù, due incendi, un nubifragio e un terremoto, è tutto
scompigliato c’ è la guerra.
Ci sono figure che sembrano volanti e figure a terra che fuggono, sono le anime dei morti, quelle in
basso invece si salveranno.
Un gran capovolgersi, il terremoto.
Una mamma con il bambino lì davanti, lo copre con una mano, lo protegge.
Poi c è uno con la faccia rossa, ha toccato cose di morte e uno che scappa e perde una scarpa.
In basso c’è un candeliere, con una luce che viene da lontano, è la luce eterna.
In alto ci sono le anime di gente morta, i rabbini che volano all’ inferno.
Case capovolte, ma non distrutte che scivolano verso il basso.
Marc Chagall, Crocifissione bianca 1938
A PIÚ VOCI
Fuga vera
Nei Paesi Baltici, che sembrano russi, una mattina verso le nove, si sente lo scoppiettio del fuoco,
sensazione di calore, cannonate, Buuhm, la guerra, c’è tanto movimento, ma nel mezzo la Croce
ferma.
C’è mamma con un bambino, lo protegge, gli tappa le orecchie per non fargli sentire i rumori della
guerra (quando la mia mamma mi portò dalle suore a Settignano, le presi a calci e pugni, ero
piccolino con i riccioli).
La mamma si chiama Maria e il suo bambino Franchino, vivevano in una casa diroccata, sono
scappati per via del terremoto, vanno verso la salvezza.
Nella confusione c’è un uomo che scappa, ha perso una scarpa, è parente, anzi, marito di Maria, si
chiama Franco.
Un uomo vestito di verde alla russa scappa, è un ladro, ha rubato nelle case diroccate, va a nascondere
la refurtiva a casa sua, in un mobile.
Tutti scappano e lasciano sola la donna con il bambino.
Maria, ferma, guarda nel vuoto.
Qualcuno l’aiuta però, arriva Angela, ha dei bambini anche lei e gli dice: “vieni a casa mia”.
Prendono un taxi e se ne vanno. Fine del primo tempo.
Alessio, Alessandro, Angela, Antonio, Cecilia, Isaura, Linda, Lucia,
Rosario, Sergio, Sergio, Cinzia, Simone
Conduzione: Luca e Irene
Trascrizione: Michela
A PIÚ VOCI
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
Per la mostra Bellezza divina, abbiamo chiesto a uno scrittore, Alessandro Raveggi, di partecipare
ad A più voci scrivendo la sua versione degli incontri. Ne sono nate due storie, dove i protagonisti sono i
partecipanti all’attività. In questo modo si è aggiunta un’altra voce al nostro progetto.
Tempo libero dei santi
Informalità di alcuni santi al bar, santi seri, che fanno miracoli, ma con un’agenda abbastanza agile
stasera. Prima di tutto, due santi entrambi di nome Sergio si contendono la piazza, sbicchierando:
Sergio Primo, si bulla di aver fatto volare un centinaio di suore fino al Vaticano ad un prezzo speciale,
con la sola forza del pensiero (lui dice “della fede”, ma è uguale). Qualcuna si è persa prima di
atterrare in San Pietro, caduta in zona Orvieto, ma tant’è, era un biglietto a basso costo - e Sergio,
non mostra particolare simpatia o cura per le suore.
L’altro, Sergio Secondo, sgomita, versando liquidi, per raccontare il seguente miracolo: niente
transustansazioni, moltiplicazioni, rinascite o cure ricostituenti, no, no, no, non sono la sua specialità.
Piuttosto è uno specialista nel fare arrivare gli autobus in orario nei giorni di pioggia.
Santo Rosario ne ha fatta tante, e per quello parlotta fra sé, sbuffa e ride.
“Ne ho fatte tante, ne ho fatte tante, il vero miracolo è per me stare fermo a non fare niente…” Ma
il vero miracolo è in realtà farlo parlare, e tutti lo sanno.
Sant’Antonio, che sempre, ad ogni incontro, chiarisce che del più famoso è solo parente alla
lontana, ma ben meno invocato, confessa e lascia tutti di ghiaccio: “La luce eterna.”
“La luce che?”, gli fa Sergio.
“Ho fatto la luce eterna. Io ho fatto il miracolo della luce eterna. Per un intero anno, infatti, l’Enel mi
ha dato la caccia.”
Santa Isaura, più taciturna, prepara il miracolo lì per lì, sul momento, express: estingue tutti i chiodi
degli avventori al bancone.
Applausi diffusi e brindisi offerti dall’oste.
Uno dei santi poi aggiunge: “Ne abbiamo fatte di belle, di belle ne abbiamo pensate e risolte per gli
altri. Ora è proprio bene festeggiare.”
Ma poi un altro nota: “tante cose belle, tanti fuochi d’artificio ma poi mi pare che ogni nostro fuoco
si sia freddato di fronte alla miseria della storia. Certe cose non le possiamo risolvere nemmeno noi.”
“Vi ricordate voi, per esempio, il parapiglia freddo della Crocifissione bianca di Chagall?”, commenta
amaro Sergio I. “Le grida, i rumori assordanti, i ladri russi, le vedove, i rabbini volanti, tutti che
vanno ognuno in ogni direzione possibile, chi in avanti chi all’indietro chi all’inferno. Così va. Non
c’è altro verso. Nemmeno noi santi sappiamo a chi santi votarci.”
Tutti ci bevono su qualcosa, ovviamente d’analcolico, sia mai – e poi Sergio Secondo ripete “le
transustazioni non ve le faccio, acqua che diventa vino, nemmeno morto”. Ma bevono e ordinano
molto, quasi a voler affogare i cattivi pensieri.
“Tanto poi ci aiuta Isaura con il conto, vero?”, si allarga Antonio.
Alessandro Raveggi
A PIÚ VOCI
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
27 ottobre 2015
Dopo esserci incontrati in laboratorio entriamo in mostra a coppie e attraversiamo le prime tre sale
osservando le opere che ci crcondano. Nella quarta sala ci fermiamo di fronte al grande quadro
di Felice Carena, Apostoli, ci sediamo e iniziamo ad osservarlo. Quello che viediamo, quello che
sentiamo e quello che ci immaginiamo diventano poi i versi di una poesia.
Osservazione
Sì, sinceramente mi piace, anche se lo trovo un po’ strano, nell’insieme: quello dorme, quello no…
mette sonno! Può darsi che siano stanchi.
Quello che mi tocca è che ci sono tre persone – e tutti e tre dormono. Anzi, quattro: ce n’è uno
nascosto. Cinque sono: e dormono tutti.
E son pieni di coperte: ma non ci hanno nemmeno i calzini.
Non si usavano i calzini allora: a piedi nudi andavano!
Ha dei bei colori. Lui è pallido. Il personaggio che è in alto si è addormentato, si è messo in
posizione logica [per dormire], si è messo così, per essere sincero [cioè, sicuro]. E dorme.
Vedo stanchezza. Attesa. Disperazione.
Per me no. Anzi, di riposo, tranquillità.
Sgomento e innocenza.
Un gran russare.
C’è un giovane che dorme in mezzo ad altri, appoggiato a una roccia.
In attesa che ci sia una giornata bella. Perché c’è una giornata bella. Se si guarda in alto, si sta
rischiarando. Sì, sì. Perché se fosse un tramonto, sarebbe più rosso.
Ma la notte è brutta, a piedi scalzi.
È molto preciso: se si guarda la coperto, si vede la trama della stoffa. E si vede anche, sul gomito
di quello, un po’ di bianco, una camicia, una camiciola.
Quello con la barba è molto in gamba. Ha un pensiero, e quel pensiero lì… Come se pensasse,
invece di dormire. Pensa a quel che succede in quel momento.
Questo sembra che sogni, dorme più tranquillo.
C’è un monte, e un po’ di foresta. Non si capisce che alberi sono. Davanti c’è un albero piccino.
Quel grandi dietro, e uno piccino lì davanti. Che è un albero, quello? Forse è un fiore. Ah, ecco.
Felice Carena, Apostoli 1926
È una luce sincera
Vedo
uomini che dormono.
Un gran russare.
C’è chi dorme
(la più parte)
e c’è chi pensa,
sapendo
quel che sta succedendo.
Vedo
stanchezza. Disperazione.
Sgomento e innocenza.
Per me no.
Anzi, di riposo, tranquillità.
Attesa.
Passi.
Qualcuno
li sta cercando.
Uno si sveglia.
“Sono fortunatissimo
ci sono due ragazze
che si interessano a me!”
se si guarda in alto
si sta rischiarando.
Sì, sì!
Sopra,
un cielo bellissimo:
un cielo bellissimo.
Fruscìo di foglie.
“Aaaah!”
Finalmente,
ci si può anche alzare.
Adolfo, Alessio, Angela, Cecilia, Chiara, Flavia, Fosca, Francesco, Linda,
Lucia, Paola, Rosario, Sergio, Silvana, Silvia, Simone,
Vera, Vittorio (vorrebbe chiamarsi Mario)
Conduzione: Michela e Irene
Trascrizione: Luca
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
17 novembre 2015
Entriamo in mostra passando direttamente dall’ultima sala, e ci feriamo a osservare tutte le opere
dell’ultima sezione dedicata alla preghiera. Dopo un momento di autonomia in cui tutti hanno
espresso i propri pareri sulle diverse opere ci sediamo davanti il quadro La comunicanda di Maria
Blanchard e iniziamo a osservarla con attenzione. Dopo una prima fase di osservazione componiamo
un racconto utilizzando le suggestioni e le idee di tutti.
Osservazione
La mano sinistra richiede una spiegazione, non si capisce che cosa tiene in mano!
Sembrano margherite.
Nella mano destra un libro, forse di preghiera.
In questa opera c’è il passaggio delle nubi.
Nel mezzo del quadro deve esserci un po’ di vento, anche se in realtà osservando bene non torna
perché gli ornamenti calano senza muoversi.
In basso ci sono le scarpe di una ballerina.
Le scarpe e il vestito sono molto belle.
Anche i capelli sono belli, e non sono mossi dal vento.
Ci sono tanti dettagli, anche il vestito fino alle ginocchia è dettagliato.
Ve lo dico io: è una ballerina!
Anche se tutto è grigio, anche il volto, mi piace l’insieme: il vestito, il trucco, tutto è bello.
Vedo il volto di una donna magra, ma se guardo bene è un teschio.
Non mi sembra un teschio.
Mi piace, ma mette un po’ di angoscia, ci vedo un po’ di sofferenza, non ci vedo un teschio
Sullo sfondo palme e croce, come se fosse in una cappella
È in una cappella!
Sofferenza terrena e pace del cielo!
Non sono nuvole quelle in alto, sembrano angeli
Sembra che portino via qualcuno, potrebbe essere la figlia della mamma, con la braccia così perché
qualcuno le ha tirate su.
María Blanchard, La comunicanda 1914-1920
A PIÚ VOCI
Il viso della santa
Resurrexit Alleluya
Ha trentadue anni, potrebbe essere una dama di compagnia, di quelle che devono essere pagate.
Ha un aspetto giovanile, circa 30 anni, forse più giovane. C’è in lei qualcosa di vecchia e qualcosa
di bambino. È un dama di compagnia che viene tenuta in casa, di quelle che fanno tutto il possibile.
Una dama e una sposa, circondata da cose nobili.
Angela è una dama di compagnia che ha perso una figlia piccola che si chiamava Alda.
La tristezza c’è e si vede. Non c’è fantasia, ma molta realtà.
Ha perso un bambino piccolo, l’ha saputo in questo momento, e anche se è incinta sta piangendo
per la perdita dell’altro. Il babbo del bambino è venuto ad avvertirla della morte del figlio e poi se
n’è andato. Le gote sono rosse proprio per il pianto.
Si trova a Firenze, in una cappella privata di una famiglia nobile, nella casa dove lavora.
Ha in mano un libro, fiori e un pupazzo. Dietro di lei, anche se non si vede, c’è un signore.
Il babbo del bambino, innamorato, le ha portato dei fiori.
Il marito si chiama Renzo, la bambina che è morta Alda, quella che sta per nascere prenderà il
nome della mamma. Una donna sola, la famiglia nobile per cui lavora l’ha lasciata sola.
Si vede tutto chiaramente, il marito non c’è, si tratta di una donna abbandonata, disperata.
Dietro di lei c’è una figura nascosta, una presenza maschile; ma il padre, chissà dov’è andato.
Ne troverà un altro.
STORIA EFFICACE!
Alda, Alessandro, Anna, Donata, Francesca, Gianna, Luciana,
Nicoletta, Pino, Otello, Valeria, Vanni, Vittorio
Conduzione: Irene e Luca
Trascrizione: Martino
A PIÚ VOCI
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
1 dicembre 2015
Entriamo in mostra a coppie e attraversiamo le prime due sale. Ci fermiamo nella terza stanza per
osservare due opere: Georgica di Gaetano Previati e Annunciazione di Galileo Chini. Tra i due dipinti
la maggior parte dei partecipanti preferisce l’opera di Previati, ci sediamo di fronte al grande quadro,
iniziamo a osservarlo con attenzione e creiamo una poesia.
Osservazione
Io vedo poco, è bello.
Lo vedo poco, è annebbiato, ma è bello.
Mi domando… manca qualcosa di religioso: che rapporto c’è tra il contadino e l’Annunciazione?
Sono due, lì. Eh oh!
È molto concreto, lui è un robusto lavoratore della terra, una giovane con il pargoletto, una realtà
terrestre.
È una campagna, due persone che discutono o parlano, qui di sacro c’è poco.
C’è la figura della madre, con il bambino, fa pensare alla Madonna.
Io confermo il mio!
Mi piace immensamente, per la luce, per i colori, per ciò che rappresenta.
L’uomo sembra che stia lavorando, ha in mano l’attrezzo per lavorare e sembra che si sia fermato
incantato a guardare. Non c’è relazione tra i personaggi, lui ha visto questa donna e si è fermato.
Non importa che ci si veda qualcosa di sacro, è una famiglia normale …Ma c’è la luce.
Ma lui, il pittore, cosa vuole dire?
Quell’acqua che si vede sembra un vetro alzato sul dietro dell’albero.
È vestita d’azzurro, ma ha addosso del fieno ed è anche seduta sul fieno.
Il fieno è quasi marrone e azzurro, un fieno mosso dal vento, se non è tagliato.
Io sbaglierò ma la penso come prima.
Lei allatta e il volto del bambino non si vede, ma è un bellissimo bambino.
C’è il mare o c’è il cielo?
Ma il cielo non può fare una pozzanghera…
Sembra un muro, acqua che non convince.
Mare o cielo, una pozzanghera o una nuvola.
Gaetano Previati, Georgica 1905
Cercavo di vedere i colori...
Io ci sento il rumore del mare
Il canto di un contadino o un qualunque canto
Il vento che muove il grano
e muove la campagna
Un vento forte
Soffia
Vedi il grano?
Le frasche non si muovono
Le pecore che belano…
La donna che canta la ninna nanna
Il rumore delle allodole,
gli uccelli
e le cicale
Una presenza di venti che sollevano la polvere per aria
Venti che portano via d’ogni cosa
La stagione è dei venti è agosto,
è estate, da calorìa.
Però, quando è di morto caldo
Di vento ce n’è pochino,
le Brumasche sono in primavera... La nebbia agli irti colli...
Penso che sia la sera, è la dolcezza della sera
Amore
Armonia familiare
Molto tranquillo da lontano,
da vicino è affascinato
L’uomo (il marito?)
ha smesso di lavorare,
pare che parli e che dica qualcosa,
cose belle:
“Amore, si sta facendo sera, fa freschino, rientriamo
il bambino prende freddo
e se non si va via ci mangiano anche la cena”
Alda, Alessandro, Anna, Donata, Ester, Fabrizio, Filippo, Giacomo, Gianna, Giorgio,
Laura, Luciana, Nicoletta, Otello, Vanni, Vincenzo, Vittorio, Zita
Conduzione: Martino e Luca
Trascrizione: Irene
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
24 novembre 2015
Entriamo in mostra a coppie, ci sofferiamo a osservare le opere nelle sale e poi ci sediamo di fronte
alla Crocifissione bianca di Marc Chagall, un quadro che unisce il soggetto sacro a riferimenti alla
storia degli anni Trenta e all’Olocausto. Dopo una prima fase di osservazione componiamo un
racconto utilizzando le suggestioni e le idee di tutti.
Osservazione
Vedi, quest’omo sta (allarga le braccia) a braccia aperte, come aspettasse qualche cosa, vedi?
Voleva andare in un altro posto.
Sì. Perché sa fare … (mi sono perso qualcosa).
Così. È sempre una persona come noi.
Però bisogna (si copre gli occhi con le mani, guarda fra le dita), perché queste cose ci sono, anche
se…
Una mamma, quaggiù. Sì. Con la testa con la cappa. Insieme. Una povera donna.
Un candelabro.
E un signore sotto-sotto con la gonna.
Una sedia.
Cristorisorge.
Il Cristo.
A me la scritta sopra il Cristo, che è in parte rossa, lassù, e in parte nera.
Il volo, la leggerezza.
Proprio l’opposto: oppressione, angoscia – però la spiritualità che aiuta.
Case in fiamme. Soldati che corrono, troppi stasera. Mi fa pensare la guerra.
Quel signore nell’angolo che con l’occhio vede l’acqua.
Questa donna in fondo, che sta facendo? Aspettando qualcuno o qualcosa.
Sta pensando, sì. Qualcosa pensa. Si vede che pensa. Porca miseria! O un lo vedi com’è attenta?
Pensa.
Aspettando qualcosa o qualcuno.
Marc Chagall, Crocifissione bianca 1938
A PIÚ VOCI
Aspettando qualcosa o qualcuno
Vedi?
quest’omo
(allargando le braccia)
sta a braccia aperte
quest’omo, vedi?
Che aspetta?
Aspetta qualcosa.
Non è né triste né lieto,
è sempre una persona
come noi:
vuole andare a casa.
Casa.
Una mamma quaggiù
in fondo
con la testa con la cappa
Sta pensando, sì.
Qualcosa pensa.
Porca miseria!
O un lo vedi com’è attenta?
Si vede che pensa.
Pensa.
Aspettando qualcosa
o qualcuno.
La scritta sopra,
rossa, lassù
parte nera.
Soldati corrono,
troppi stasera.
Una sedia.
Un candelabro.
Case in fiamme,
bruciano.
Simboli:
Il volo,
resurrezione / oppressione
paura / speranza
luce.
Aladino, Alba, Andrea, Cinzia, Clotilde, Enrico, Isaura, Stanley, Vanni
Conduzione: Irene e Michela
Trascrizione: Luca
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
15 dicembre 2015
Entriamo in mostra a coppie e attraversiamo la prima sala guardando le opere che ci circondano.
Ci fermiamo di fronte all’opera di Morelli nella seconda sala, ci sediamo, la osserviamo e inventiamo
una storia partendo da quello che vediamo nell’opera.
Osservazione
Sembrano nuvole quelle in cima. Quel ragazzino.
Sembra una sirena, somiglia proprio a una sirena. Quella in basso sembra acqua. Ma è difficile
vederla. Sembra che ha il corpo nell’acqua.
È una donna bella.
I’d like to know what she’s doing and what else is in the room.
Penso alla gioia che hanno, è un godimento di tutti e due. Un senso di pace.
A me sembra che è non finito. A qualcuno sembra una figura sola. È molto sensuale. In un certo
senso sì, è molto sensuale. Tra tutti i quadri visti è quello che porterei a casa.
Ci vedo ben poco.
Molto semplice ma bella.
Non è bello per quanto è importante.
Quasi sembra che si vedano i denti. Ha la bocca storta, sembra che faccia una smorfia, vuole dare
un bacio al bambino ma ‘un c’arriva.
Il bambino ha un vestitino. Di vari colori, bianco e colori che forse sono un po’ rosso e un po’ rosa.
Giallino. Il bimbo sembra tenere il mignolo della mamma. Ha un braccino tenero.
È proprio un cittino.
Lo tiene perché corre un pericolo, perché c’è un movimento nel quadro. La mamma lo tiene, lo
farebbe chiunque, si fa presto a scivolare, è tutto bagnato. Una mano tiene il bambino e una si
appoggia a un tavolo. Lo difende da quella bestia che viene.
È incredibile. Sembra un sogno. È importante ricordarselo negli occhi. Il nome delle mamma è
Serena, il bambino è Angelo.
C’è una bestia che li minaccia. Un cane, una bestia pericolosa. Un uomo! I cani non fanno del
male. Le persone sì. Lei si allontana su una spiaggia verso il paradiso.
Domenico Morelli, Mater purissima 1879-1883
A PIÚ VOCI
Ci sta tutto
In cima sembrano nuvole e sotto c’è un ragazzino con la madre.
Il nome della mamma è Serena, il bambino è tenero! Sembra un
Angelo, è proprio un cittino.
In basso c’è l’acqua, [lei] sembra una sirena, somiglia proprio a una sirena, e il corpo immerso
nell’acqua. Il bimbo ha un braccino tenero, sembra tenere il mignolo della mamma.
Penso alla gioia che hanno, è un godimento di tutti e due. Un senso di pace.
La mamma lo tiene.
I’d like to know what she’s doing and what else is in the room.
Lo farebbe chiunque, lo tiene perché corre un pericolo, c’è un movimento nel quadro.
Si fa presto a scivolare: è tutto bagnato!
Lo difende da una bestia che viene, una bestia che li minaccia.
Un cane, una bestia pericolosa. No! [Pericoloso] è l’uomo che porta il cane!
I cani non fanno del male. Le persone, sì.
E la madre si rifugia in una spiaggia, che sembra in paradiso.
È incredibile. Sembra un sogno. È importante ricordarselo negli occhi.
Aladino, Alba, Andreina, Annita, Elisa, Enrico, Graziella,
Luigi, Monica, Paola, Stanley, Vanna, Vanni
Conduzione: Luca e Michela
Trascrizione: Alessio
A PIÚ VOCI
Un progetto per le persone con Alzheimer
e per chi se ne prende cura
12 gennaio 2016
Entriamo in mostra a coppie e osserviamo le opere nelle sale. Ci fermiamo nella quarta sala di
fronte all’opera di Giuseppe Montanari, Il bacio di Giuda. Ci sediamo, lo osserviamo con attenzione
e poi iniziamo a inventare una storia…
Osservazione
C’è un Cristo, si vede dalla fisionomia, ha le scarpe, un vestito.
Ci sono due persone in campagna o sono in montagna? Sembra quasi un litigio.
Per il momento non mi piace tanto, ancora non lo so, mi piacciono di più i quadri con la luce.
Sembra un saluto freddo, quasi un addio.
Quel cielo con le stelle mi risalta le figure fredde, le stelle mi danno tranquillità.
Senz’altro due donne, non hanno i pantaloni, sì per conto mio sono due persone, ci sono quattro
piedi.
Uno più alto uno più basso.
C’è una pineta, io li conosco bene i pini, nell’ insieme mi piace, quelle due figure, uno lo bacia, ma
non è troppo romantico, però lo bacia.
Mi pare la Maddalena o forse è Giuda.
Oh questo da dove arriva con quel bacio?
Ci sono le piante e il cielo, ma c’è anche tanta indifferenza, uno si alza sulle punte per baciare, ma
l’altro è indifferente, sta sulle punte dei piedi con i pantaloni celesti, ma più un vestito che pantaloni.
Mi respinge è un incontro forzato, con questo nulla intorno, lui è rigido non vuole essere toccato,
forse è stanco, non c’è dolcezza è tutto freddo in questo quadro.
Sono faccia a faccia, uno è più in avanti, mette le braccia indietro perché è come se non ha da fare
niente.
È un bacio non convinto, di chi lo prende e non lo vuole.
In un cielo stellato come quello della Palestina, queste due figure fredde…
Montanari, Il bacio di Giuda 1918
Saluto freddo, quasi un addio
In un cielo stellato come quello della Palestina, ci sono due figure fredde che si fermano dopo aver
tanto camminato, nella piazzola di una pineta.
C’è Uno che si avvicina e si allontana dall’Altro, che sta fermo, poi gli dice:
“Fa’ quello che ti pare, io sono qui.”
[Il primo] gli dice: “scusami sono stanco” e gli si appoggia e poi gli dà un bacio!
L’Altro rimane un po’ sorpreso, [ma] non dà segni né di vita né di morte e pensa:
“Oh questo da dove arriva con quel bacio?”
E infatti, dopo il bacio arriva un morso! E [l’Altro] dice:
“ Lo sapevo…”
Andrea Angela, Anna, Carmela, Dana, Diva, Erina, Ilario Laura,
Lidia, Linda, Licia, Loredana, Lucia, Luigi, Sandra, Sergio
Conduzione: Luca e Irene
Trascrizione: Michela
Si ringrazia per la partecipazione:
Caffè Alzheimer, Pistoia;
Casa di riposo Il Gignoro, Firenze;
Casa di riposo Santa Maria della Misericordia, Montespertoli, Firenze;
Centro Diurno Le Civette, Firenze;
Centro Diurno Stella del Colle, Consorzio Zenit, Firenze;
Cooperativa RSA L’Uliveto, Firenze;
Fondazione Centro Residenziale Vincenzo Chiarugi della Misericordia di Empoli R.S.A.-per anziani O.N.L.U.S.;
Residenza Le Magnolie, Gruppo Korian, Firenze;
R.S.A. Luisa e Livio Camozzi, Prato;
R.S.A. Margherita, Paperino, Prato;
R.S.A. Villa Michelangelo, Gruppo Korian, Lastra a Signa.
Un ringraziamento speciale a Simone per le fotografie, a Cecilia, Flavia e tutti i volontari per il loro prezioso aiuto.