Provincia di Grosseto PIANO FAUNISTICO VENATORIO 2012

Transcript

Provincia di Grosseto PIANO FAUNISTICO VENATORIO 2012
Provincia di Grosseto
PIANO FAUNISTICO VENATORIO
2012-2017
(L.R.T. 3/94 art. 8)
Il Presidente della Provincia
Assessore alla Conservazione della Natura
Leonardo Marras
Gruppo Interno:
Il Coordinatore – Dirigente Area Ambiente e Conservazione della Natura Giampiero Sammuri
Progettisti: Giorgia Romeo, Massimo Machetti
Collaboratori:
U.P. Attività Faunistico Venatorie: Sonia Longhi, Stefano Maccherini, Nadia Rosati, Simonetta Brizzi
U.P. Attività Ittiche Simona Piccini, Debora Biliotti
U.P. Aree Protette e Biodiversità: Stefanini Paolo, Giovacchini Pietro, Natali Cristiana, Paolo Caldelli
U.P. Forestazione e AIB: Fralassi Umberto, Biagi Filippo
Roberto Panfi
Si ringrazia per il loro contributo i collaboratori esterni: Anna Bocci, Luca Cimino, Galletti Monica,
Dell’Omodarme Anna, Zaccherotti Maurizio, Giannelli Ferdinando, Spagnoli Federico e Lozzi Samuele
RELAZIONE
Provincia di Grosseto 20 dicembre 2012
Cartografia:
Dai dati cartografici forniti dalla Regione Toscana
(Autorizzazione N° 4622 del 09-07-1997)
INDICE
1. PREMESSA
2. COMPRENSORI ED AMBITI TERRITORIALI DI CACCIA
3. UNGULATI: AREE VOCATE E GESTIONE FAUNISTICA VENATORIA
4. LE STRUTTURE E GLI ISTITUTI FAUNISTICI NELLA PROVINCIA DI
GROSSETO Riepilogo generale, valutazioni e proposte
Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC)
Zone di Rispetto Venatorio (ZRV)
Aziende Faunistico Venatorie (AFV)
Aziende Agrituristico Venatorie (ATV)
Aree addestramento allenamento e gare cani (AAGC)
Appostamenti fissi di caccia
Aree Protette
Centri pubblici di produzione selvaggina (CPPS)
Fondi chiusi e aree sottratte alla caccia programmata
5. DETERMINAZIONE ANALITICA DELLE PERCENTUALI DEGLI ISTITUTI,
ISTITUTI FAUNISTICO VENATORI, STRUTTURE E AREE INTERDETTE ALLA
CACCIA
6. ATTIVITA' E PROGETTI PER LA GESTIONE E LO STUDIO E DELLA FAUNA
SELVATICA
7. CARTOGRAFIA
2
PREMESSA
3
L’operato della Provincia di Grosseto su tutti i livelli è improntato alla tutela e
all’esaltazione delle peculiarità del territorio. Ciò è dovuto alla convinzione che la qualità
dell’ambiente rappresenti la vera risorsa attuale e futura di quest’area. La gestione faunistico
venatoria del nostro territorio, che si fonda su tutte le esperienze maturate nel corso degli anni, si
dovrà fondare sul processo di definitiva affermazione e per altre di ricostituzione delle popolazioni
selvatiche tramite la realizzazione di specifiche attività e la gestione delle aree finalizzate a tale
scopo presenti sul territorio. Tutto ciò dovrà avvenire innanzitutto con lo stimolo alla partecipazione
a questo ulteriore processo di crescita delle realtà locali, secondo le buone pratiche di tutela e
conservazione della fauna, in armonia con l’ambiente e in compatibilità con le produzioni agricole e
forestali.
Nell’ambito della conservazione della fauna, si ritiene importante che la lepre italica ed il
capriolo italico, endemismi le cui popolazioni locali rivestono un ruolo di rilevanza nazionale in
termini numerici e di areale, vengano inseriti a tutti gli effetti tra le priorità di cui tenere conto in
ogni scelta di tipo gestionale da operare nei territori interessati dalla presenza di queste specie. In
particolare, è fondamentale che le unità territoriali di gestione di queste specie (in molti casi
costituite da storici istituti faunistici) non vengano frazionate, anteponendo logiche localistiche a
necessità conservazionistiche di interesse più generale e di rilevanza nazionale.
Un altro aspetto importante per la conservazione della fauna è il ruolo svolto dagli istituti
faunistici. In questo contesto è fondamentale lavorare per individuare misure utili ad un’altra
ulteriore crescita delle Zone di Ripopolamento e Cattura e provvedere ad una serie di modifiche del
perimetro di alcune Zone di Protezione per la Migratoria. Per questa tipologia di istituti verrà
favorita una gestione finalizzata sia alla effettiva tutela della fauna e dell’ambiente, sia alla
fruizione degli stessi.
Un aspetto particolarmente importante che l’aggiornamento di PFVP si propone di
migliorare è la gestione del cinghiale, che ha registrato un forte miglioramento nel corso degli
ultimi anni, rilevabile anche da un minor impatto sulle colture. Il coinvolgimento dei vari soggetti
deputati alla gestione ha portato ad una più diffusa conoscenza delle realtà e ad una maggiore
collaborazione. Due sono i punti sostanziali per un ulteriore passo in avanti: la revisione delle are
vocate e la definizione di linee di gestione ben distinte per le aree vocate e le aree non vocate. In
estrema sintesi si potrà consentire una densità compatibile con le varie tipologie ambientali nelle
aree vocate mentre per le aree non vocate si dovrà tendere all’eradicazione con tutti i metodi a
disposizione, ordinari e straordinari. Dagli studi propedeutici all’aggiornamento del Piano sono
state evidenziate alcune situazioni relativamente all’individuazione delle aree vocate che
necessitano appunto di modifiche. Un ulteriore, importante elemento da realizzare concerne
l'abolizione delle “aree di gestione intermedia”, suddividendo l'intero territorio agro-silvo-pastorale
soltanto in aree vocate e non vocate.
Una particolare attenzione deve essere dedicata all’avifauna migratoria, nel senso che deve
essere rivalutato e maggiormente sfruttato anche per gli istituti e strutture fin ora considerati ai soli
fini dello sviluppo e tutela delle popolazioni di selvaggina stanziale l’importante ruolo che
comunque essi svolgono anche per le popolazioni ornitiche. Si deve infatti considerare che se da
una parte la presenza di aree boscate in aree poste a divieto di caccia pone difficoltà nella gestione
delle popolazioni ungulate dall’altra è un importante punto di difesa, rifugio e riproduzione
dell’avifauna sia quella a rischio di estinzione, e pertanto bisognose di tutela e salvaguardia, sia di
quelle più comuni, generalmente poco considerate.
Particolare considerazione deve essere rivolta alla gestione della selvaggina oggetto
dell’importante lavoro svolto fin ora dalla Provincia e dagli ATC tramite il funzionamento dei
4
Centri Pubblici di Produzione di lepri, fagiani e pernici rosse. Il lavoro svolto ha portato a risultati
importanti che hanno destato attenzione al lavoro svolto in Provincia di Grosseto a vari livelli. Ciò è
di stimolo non solo a continuare in questa direzione ma anche ad incrementarne la qualità e ciò,
l’esperienza ce l’ha appunto insegnato, non può prescindere dal coinvolgimento delle realtà locali e
di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti.
5
COMPRENSORI ED AMBITI
TERRITORIALI DI CACCIA
6
Il presente piano faunistico venatorio, alla luce di tutta una lunga serie di fattori che di seguito
verranno ben analizzati, conferma la suddivisione del territorio agro-silvo-pastorale della Provincia
di Grosseto in tre comprensori omogenei.
Si ritiene di confermare i confini dei comprensori attuali visto che sono ritenuti ormai
“consolidati” oltre al fatto che non sono mai state manifestate esigenze di spostamenti di territori
comunali da un comprensorio all’altro. Il motivo principale che al di là di altre valutazioni fa
propendere per non modificare l’attuale divisione della Provincia di Grosseto è appunto il
consolidamento che gli attuali ambiti hanno conquistato negli anni; ciò sia dal punto di vista
operativo gestionale sia, soprattutto, tutta la rete di rapporti tesa dai Comitati di Gestione sul
territorio che è alla base dell’efficienza degli stessi Ambiti.
Anche a confronto con gli altri ATC toscani, s’ipotizza che non poche sarebbero le difficoltà
cui potrebbero andare in contro i Comitati nella gestione di territori più vasti: estensioni territoriali
maggiori comporterebbero maggiori difficoltà di contatti con le persone, mentre, nel caso di un
maggior numero di ATC si avrebbero maggiori costi ordinari e dispersione dell’uniformità di
gestione (anche se per molti aspetti la gestione delle popolazioni selvatiche potrebbe rendersi più
efficace).
Secondo la DGRT 262 del 02/04/2012 di ridefinizione delle superfici comunali la Provincia
di Grosseto comprende con questo assetto 3 comprensori:
- Comprensorio Grosseto Nord con superficie complessiva pari a 127.943 ha e SAF di
122.223 ha, comprendente 8 comuni (Civitella Paganico, Follonica, Gavorrano, Massa Marittima,
Monterotondo Marittimo, Montieri, Roccastrada e Scarlino).
COMPRENSORIO GROSSETO NORD - ATC GR 6
COMUNE
Sup. ha
SAF ha
Civitella Paganico
19.271
18.589
Follonica
5.587
4.820
Gavorrano
16.399
15.464
Massa Marittima
28.347
27.487
Monterotondo M.mo
10.250
10.010
Montieri
10.825
10.595
Roccastrada
28.440
27.215
Scarlino
8.824
8.043
Totale
127.943
122.223
- Comprensorio Grosseto Centro con superficie totale pari a 192.943 ha e SAF di 182.455
ha, comprendente 11 comuni (Arcidosso, Campagnatico, Castel del Piano, Castiglione della
Pescaia, Cinigiano, Grosseto, Magliano in Toscana, Roccalbegna, Santa Fiora, Scansano e
Seggiano).
7
COMPRENSORIO GROSSETO CENTRO - ATC GR 7
COMUNE
Sup. ha
SAF ha
Arcidosso
9.346
8.924
Campagnatico
16.239
15.656
Castel del Piano
6.793
6.374
Castiglione della
Pescaia
20.914
19.544
Cinigiano
16.136
15.583
Grosseto
47.381
42.822
Magliano in T.
25.083
24.305
Roccalbegna
12.485
12.162
Santa Fiora
6.296
5.965
Scansano
27.329
26.368
Seggiano
4.941
4.752
Totale
192.943
182.455
- Comprensorio Grosseto Sud con superficie totale pari a 129.492 ha e SAF di 124.932 ha,
comprendente 9 comuni (Capalbio, Castell’Azzara, Isola del Giglio, Manciano, Monte Argentario,
Orbetello, Pitigliano, Semproniano e Sorano).
COMPRENSORIO GROSSETO SUD - ATC GR 8
COMUNE
Sup. ha
SAF ha
Capalbio
18.717
17.828
Castell’Azzara
6.443
6.161
Isola del Giglio
2.382
2.273
Manciano
37.272
35.771
Monte Argentario
6.041
5.197
Orbetello
22.678
21.025
Pitigliano
10.298
9.830
Semproniano
8.209
7.916
Sorano
17.435
16.659
Totale
129.475
122.660
PROVINCIA
Sup. ha
SAF ha
450.364
427.341
L’aggiornamento della DGRT 262/2012 delle superfici indicate nel Piano Regionale
Agricolo Forestale (PRAF) 2012-2015 riporta le superfici probabilmente “arrotondate” a livello
comunale; pertanto la sommatoria dell’estensione dei 3 comprensori (427.338 ha) è leggermente
inferiore alla superficie provinciale.
8
Sup. ha
SAF ha
SAF/Sup.
Comprensorio Grosseto Nord
127.943
122.223
95,53%
Comprensorio Grosseto Centro
192.943
182.455
94,56%
Comprensorio Grosseto Sud
129.475
122.660
94,74%
Provincia di Grosseto
450.364
427.341
94,89%
Anche le superfici approvate con il PRAF confermano che la percentuale di territorio agrosilvo-pastorale rispetto alla superficie totale risulta maggiore nel territorio del comprensorio nord.
Si è provveduto a ricalcolare la percentuale di SAF, sia secondo i dati del PRAF sia gli stessi
aggiornati dalla DGRT 262/2012, rispetto ala superficie totale dei vari comuni mettendola in
confronto con quanto già definito nello scorso PFVP. I comuni che risultano meno antropizzati sono
sempre Magliano in Toscana, Roccalbegna e Montieri, mentre Monte Argentario ha sempre la più
alta concentrazione antropica. Risulta ben evidente una generale alta percentuale di SAF e
l’aggiornamento della Regione Toscana delle superfici avvenuto nel 2012 sembra “riportare” il dato
relativo al territorio provinciale al valore del 2006 (94,60% – 94,89%). Nel complesso si è
comunque decisamente “avvicinata” la stessa percentuale tra i tre comprensori.
PFVP 2006/2010
COMUNE
PFVP 2012/17
% SAF/Sup.
DGRT 262/2012
% SAF/Sup.
COMUNE
COMUNE
% SAF/Sup.
Magliano in Toscana
98,50% Roccalbegna
98,41% Montieri
97,88%
Cinigiano
98,40% Magliano in T.
98,41% Monterotondo M.mo
97,66%
Roccalbegna
98,30% Montieri
98,27% Roccalbegna
97,41%
Montieri
98,20% Scansano
98,25% Massa Marittima
96,97%
Massa Marittima
97,40% Campagnatico
98,19% Magliano in T.
96,90%
96,57%
Monterotondo M.mo
97,00% Cinigiano
97,97% Cinigiano
Campagnatico
96,80% Manciano
97,90% Scansano
96,48%
Capalbio
96,80% Civitella Paganico
97,59% Civitella Paganico
96,46%
Roccastrada
96,60% Seggiano
97,56% Semproniano
96,43%
ATC GR 6
96,50% Semproniano
97,43% Campagnatico
96,41%
Scansano
96,50% Sorano
97,37% Seggiano
96,17%
Civitella Paganico
96,40% Monterotondo M.mo
97,35% Manciano
95,97%
Scarlino
96,40% Capalbio
97,34% Roccastrada
95,69%
Pitigliano
96,20% Massa Marittima
97,32% Castell’Azzara
95,62%
Castell’Azzara
95,90% Pitigliano
97,28% Sorano
95,55%
Semproniano
95,60% Castell’Azzara
97,07% ATC GR 6
95,53%
PROVINCIA
94,70% Roccastrada
96,88% Arcidosso
95,48%
Gavorrano
94,50% ATC GR 6
96,49% Pitigliano
95,46%
ATC GR 7
94,50% ATC GR 8
96,48% Isola del Giglio
95,42%
Castel del Piano
94,30% PROVINCIA
96,27% Capalbio
95,25%
Follonica
94,00% ATC GR 7
95,98% PROVINCIA
94,89%
Santa Fiora
93,60% Arcidosso
95,86% Santa Fiora
94,74%
Manciano
93,60% Gavorrano
95,66% ATC GR 8
94,74%
Grosseto
93,40% Castel del Piano
95,28% ATC GR 7
94,56%
ATC GR 8
93,10% Orbetello
95,10% Gavorrano
94,30%
Arcidosso
92,90% Santa Fiora
95,09% Castel del Piano
93,83%
Sorano
92,80% Isola del Giglio
94,87% Castiglione d. Pescaia
93,45%
Orbetello
91,70% Scarlino
94,87% Orbetello
92,71%
Seggiano
91,10% Castiglione d. Pescaia
93,17% Scarlino
91,15%
Isola del Giglio
87,20% Grosseto
92,63% Grosseto
90,38%
Castiglione d. Pescaia
83,90% Follonica
86,33% Follonica
86,27%
Monte Argentario
76,50% Monte Argentario
85,08% Monte Argentario
86,03%
9
Secondo i dati del PRAF appena approvato, può essere considerata interessante l’evoluzione
nell’ultimo decennio del medesimo rapporto (SAF/Sup. totale) delle province toscane.
PFVR 2001/2005
Provincia
sup. totale
PRAF 2012/2016 aggiornato con DGRT 262/2012
SAF
% SAF
Provincia
sup. totale
SAF
% SAF
Siena
382.122
365.620
95,70% Grosseto
450.364
427.341 94,89%
Grosseto
450.419
426.420
94,70% Siena
382.160
360.277 94,27%
Arezzo
323.195
304.820
94,30% Arezzo
323.318
301.550 93,27%
1.155.736
1.096.860
Pisa
244.818
225.228
92,00% Pisa
244.590
222.359 90,91%
Firenze
351.438
320.039
91,10% Massa Carrara
115.551
104.903 90,79%
Pistoia
96.498
84.270
87,30% Firenze
351.330
314.499 89,52%
Livorno
121.281
105.771
87,20% Lucca
177.321
158.216 89,23%
Massa Carrara
115.670
100.149
86,60% Pistoia
96.940
85.041 87,73%
Lucca
177.281
152.944
86,30% Livorno
121.221
105.201 86,78%
Prato
36.526
31.307
36.553
30.004 82,08%
Regione Toscana
94,90% Regione Toscana
2.298.869 2.109.391 91,76%
85,70% Prato
La Provincia di Grosseto non solo è la provincia più estesa della Regione Toscana ma è
anche quella che ha la maggiore percentuale di SAF; da sola rappresenta oltre un quinto dell’intero
territorio regionale.
Tutto ciò, anche considerato che molte province hanno le medesime
grossetani, viene avvalorata ulteriormente la scelta di non propendere per
territorio provinciale in meno di tre comprensori. Si conferma inoltre
delimitazione a mezzo di tabelle del confine dei comprensori, così come di
strutture, anche sulle strade pubbliche.
estensioni degli ATC
una suddivisione del
la possibilità per la
tutti gli altri istituti e
Il territorio agro-silvo-pastorale risultante dalla differenza tra la superficie agro-silvopastorale e i vari istituti, il territorio libero”, è quello destinato alla caccia programmata la cui
gestione è affidata ai Comitati di Gestione degli Ambiti Territoriali di Caccia. Si riconosce nel
comprensorio Grosseto nord l’ATC GR 6, nel Comprensorio Grosseto centro l’ATC GR 7 e nel
Comprensorio Grosseto sud l’ATC GR 8.
Gli Ambiti Territoriali di Caccia sono stati istituiti secondo i confini attuali con
Deliberazione del Consiglio Provinciale n° 109 del 05/10/1995, quindi sono operativi da ben 17
anni e si ritiene che il lavoro profuso dagli ATC grossetani sia da considerarsi nel complesso
positivo.
Tra i compiti degli ATC si colloca la gestione del territorio per quanto riguarda la caccia agli
ungulati e l’assegnazione dei fondi per i miglioramenti ambientali.
A tali compiti, già di per se estremamente gravosi, la Provincia ha aggiunto la gestione delle
ZRC e la stima dei danni alle colture agro-forestali.
Gli ATC già erano stati chiamati alla gestione delle Zone di Rispetto Venatorio che, come si
evidenzierà nel successivo specifico capitolo, si sono definitivamente affermate come effettivo
strumento di gestione faunistica.
10
Gli ATC hanno in molteplici realtà utilizzato la possibilità offerta dalla normativa di istituire
Aree a Particolare Gestione di Caccia (APG) che in alcune realtà sono risultate uno strumento
particolarmente efficace per particolari specifiche realtà territoriali. Nella pressoché totalità dei casi
si è sempre regolamentato l’accesso, i tempi, le modalità ed altro senza escludere la caccia al
cinghiale. Proprio per la necessità di provvedere alla gestione di tale ungulato, soprattutto con piani
di abbattimento in periodo venatorio, le APG hanno rappresentato uno strumento utile a proteggere
particolari ambienti o particolari presenze faunistiche senza appunto rinunciare alla gestione di tale
selvatico. In alcuni casi, come ad esempio è avvenuto in occasione del rinnovo della ZRC
Ghirlanda, si è escluso delle aree boscate dal confine del vecchio perimetro che sono state appunto
gestite dall’ATC GR 6 con una APG che consentiva la sola caccia al cinghiale, si è venuta così a
creare un’area “cuscinetto” di protezione alla ZRC stessa.
Tali esperienze fanno propendere anche per il futuro ad un uso di tale “istituto” utile a
gestire appunto particolari analoghe situazioni. L’adattabilità delle APG potrebbe essere utile a
sperimentare in specifiche aree una gestione faunistico venatoria della selvaggina stanziale basata
su specifici piani di assestamento che prevedano censimenti e piani di prelievo.
L’analisi dei tesserini venatori rilasciati dai singoli comuni nel corso degli ultimi 5 anni
conferma come prosegua il decremento del numero totale dei cacciatori residenti in Provincia di
Grosseto. Questo “calo” che nel corso del quinquennio precedente si attestava intorno al 4 % nel
periodo 2005/2006 – 2011/2012 è di circa il 10%.
CACCIATORI RESIDENTI IN PROVINCIA DI GROSSETO
ATC GR 6
2005/06
3.107
2006/07
3.098
2007/08
3.026
2008/09
3.047
2009/10
3.010
2010/11
2.878
ATC GR 7
4.782
4.699
4.650
4.551
4.367
4.323
ATC GR 8
2.602
2.532
2.453
2.353
2.335
2.272
10.491
10.329
10.129
9.951
9.712
9.473
Prov. GR
Tale tendenza alla diminuzione è ancora più marcata nel caso del totale dei cacciatori iscritti
agli ATC Toscani dato che sono diminuiti nello stesso periodo di circa il 13 %.
CACCIATORI ISCRITTI agli ATC Toscani
Tot. Regione
2005/06
111.827
2006/07
107.906
2007/08
106.091
2008/09
103.707
2009/10
100.161
2010/11
96.970
Ben altra tendenza mostra il numero dei cacciatori effettivamente presenti nel corso della
stagione venatoria, ovvero quelli iscritti, come primo o altro, ad uno degli ATC grossetani. In
questo caso si ha una presenza pressoché costante dato che nel corso del’ultimi 5 anni il totale dei
cacciatori iscritti agli ATC GR6, GR7 e GR 8 è rimasto sostanzialmente inalterato. Dato che è
diminuito il numero dei cacciatori residenti in Provincia di Grosseto e ancor più il numero dei
cacciatori toscani desta una certa attenzione, e per certi versi soddisfazione, il fatto che il numero
dei cacciatori iscritti agli ATC grossetani sia rimasto sostanzialmente invariato dimostrando una
evidente “appetibilità” dal punto di vista venatorio del nostro territorio.
CACCIATORI ISCRITTI agli ATC grossetani
ATC GR 6
2005/06
5.429
2006/07
5.297
2007/08
5.356
2008/09
5.335
2009/10
5.378
2010/11
5.294
ATC GR 7
7.158
7.064
7.028
6.931
6.920
7.376
ATC GR 8
3.565
3.262
3.156
3.137
3.094
3.397
16.152
15.623
15.540
15.403
15.392
16.067
Prov. GR
11
In questo contesto è interessante anche l’analisi del numero delle idoneità all’esercizio
venatorio rilasciate dalla Provincia nel corso del quinquennio 2006/2011. Ai sensi della normativa
regionale e secondo i criteri definiti dal Consiglio Provinciale è stata nominata una Commissione di
esperti nelle materie oggetto di esami: Legislazione Venatoria, Zoologia applicata alla Caccia,
Armi e Munizioni, Tutela della Natura e Salvaguardia delle Colture, Pronto Soccorso. Questa
Commissione esaminatrice è stata completamente rivista dopo l’insediamento della attuale Giunta
Provinciale; si è infatti passati da una commissione composta di soli commissari esterni a una
composta di soli commissari interni alla Provincia sia per i membri effettivi sia per i supplenti.
Nel periodo 2006/2011 sono state attivate tre o due sessioni di esami per ogni anno
esaminando un totale di 1.083 candidati. Mediamente si sono candidate 181 persone per ogni anno
e di queste sono risultate mediamente abilitate all’esercizio venatorio 141 persone. La percentuale
degli idonei all’esercizio venatorio si è attestata pertanto sul 79 % (nello scorso quinquennio il
medesimo dato era del 76,4%) e tra gli idonei la presenza di donne si è attestata al 7%.
anno 2006
anno 2007
anno 2008
anno 2009
anno 2010
anno 2011
totale
2006/11
candidati
244
156
194
183
122
184
M
236
144
180
170
112
168
1083
1010
F
8
12
14
13
10
16
abilitati
201
120
151
147
96
134
M abilit
194
111
140
136
89
119
73
849
789
F abilit
7
9
11
11
7
15
60
Confronto grafico tra candidati e abilitati all’esercizio venatorio nel periodo 2006-2011.
12
Nell’ottica di legare maggiormente il cacciatore al territorio e di addivenire nel futuro d un
sempre maggior coinvolgimento di tutti i soggetti a qualsiasi titolo alla gestione faunistico venatoria
e ambientale si intendono individuare dei criteri per consentire ai Comitati di Gestione degli ATC di
adottare una differenziazione nelle quote di iscrizione tra i vari cacciatori che intendono iscriversi.
Tale differenziazione si sostanzierà in una diversa quota di iscrizione a seconda del tipo di
cacciatore, del suo operato come volontario all’interno delle attività attuate nello stesso ambito e
della sua provenienza.
La differenziazione a seconda del tipo di cacciatore è già presente da anni nel senso che i
cacciatori che svolgono la sola caccia agli ungulati pagano all’ATC una quota minore rispetto al
cacciatore che effettua tutte le altre forme di caccia alle altre varie specie selvatiche. Anche in
considerazione della necessità di provvedere anche per il futuro a consentire più facilmente il
raggiungimento dei piani di abbattimento, in particolar per il cinghiale, si ritiene che tale possibilità
debba essere utilizzata anche per il periodo di vigenza del presente Piano.
Relativamente all’operato si ritiene che un incentivo alla partecipazione alle attività
dell’ATC possa venire, oltre comunque allo stimolo generale ad un maggior coinvolgimento,
stabilendo, da parte del comitato, che una parte della quota di iscrizione all’ambito possa essere
considerata, ad esempio, la partecipazione del cacciatore alle operazioni di cattura delle lepri o dei
caprioli. Il vedersi “scontata” una parte della quota di iscrizione farà si che il cacciatore sia da una
parte stimolato a partecipare alle attività dell’ATC con un maggior coinvolgimento dello stesso e
una migliore riuscita delle operazioni e dall’altra lo stesso Ambito abbia a disposizione l’opera di
una serie di persone che altrimenti non avrebbe avuto e che per alcune operazioni avrebbe
addirittura dovuto “pagare”.
I comitati di gestione provvederanno, sempre al fine di accrescere il legame del cacciatore al
territorio a stabilire delle quote differenti in dipendenza della residenza anagrafica, o del domicilio,
del cacciatore. Il contributo del cacciatore che intende iscriversi ad un ATC grossetano sarà
aumentato da 3 a 10 volte nel caso provenga da altre regioni. Quest’opportunità non nasce da
antipatiche diatribe “di confine” ma anzi dalla visione oggettiva dell’esperienza: inevitabilmente i
cacciatori provenienti dalle provincie, ma soprattutto dalle regioni, non maturano nel corso di tutto
l’anno solare quell’attaccamento al territorio tipico dei cacciatori residenti nei comuni grossetani
semplicemente perché non lo frequentano. Nel considerare la peculiarità del nostro ambiente come
l’unica vera risorsa non si può non valutare tutti quei fattori che contribuiscono a far sì che il
cacciatore, da considerarsi quale vero e proprio gestore del suo territorio di caccia, sia legato a
questo territorio da considerarlo un patrimonio e di conseguenza non solo rispettandolo ma
facendosi parte attiva nella sua gestione.
Con l’approvazione del PRAF2012-2016 si è provveduto, differentemente dallo scorso
Piano Faunistico Venatorio Regionale, a definire i: Criteri e modalità per la prevenzione e per il
risarcimento danni in favore degli imprenditori agricoli per i danni arrecati dalla fauna selvatica
alle produzioni agricole e alle opere approntate sui fondi. Tale argomento era stato finora trattato
dai Piani Faunistico Venatori Provinciali che, almeno questo è il caso della Provincia di Grosseto,
non si discostavano sostanzialmente da quanto definito dal PRAF attualmente vigente. Uno degli
aspetti su cui spesso si sono confrontati proficuamente la Provincia, gli ATC e le associazioni
agricole è stata la definizione del prezziario annuale dei prodotti e delle lavorazioni per il
risarcimento dei danneggiamenti da parte della selvaggina. Tale prezziario, la cui approvazione da
parte della Provincia era dovuta solo per gli istituti pubblici, era in realtà quello utilizzato anche
dagli ATC per il territorio di competenza. Tale stato di fatto era dovuto alla partecipazione alla sua
definizione sia degli ATC sia delle associazioni agricole. Nel corso degli ultimi cinque anni è stata
evidenziata da tutti i soggetti interessati la necessità di apportare alcune modifiche ai criteri di
13
definizione del prezziario provinciale così come stabiliti dal Piano Faunistico Venatorio
Provinciale. Una tra tante, forse la principale, era dovuta alla non rispondenza alla realtà dei prezzi
dei prodotti fornita dalla CCIAA, la quale peraltro per molti prodotti oggetto di danno non forniva
alcuno riferimento. Nel caso della Provincia di Grosseto spesso si era fatto riferimento a soggetti
vari che, secondo l’accordo di tutti, davano un riferimento molto più realistico. In ragione di tutto
ciò, dato che il riferimento per la gran parte dei prodotti da indennizzarsi rimane comunque quanto
definito dai mercuriali della CCIAA, dato che si ritiene importante continuare il percorso di fattiva
collaborazione intrapreso da oltre 10 anni da Provincia, ATC e associazioni agricole, definire dei
criteri che pur nell’ambito delle regola stabilite dal PRAF consentano di definire anno per anno un
prezziario che consenta agli agricoltori di conoscere in maniera trasparente i prezzi per tutto il
territorio provinciale, sia nei vari ATC che negli istituti pubblici e privati. Una volta all’anno la
Provincia provvederà a convocare un tavolo tecnico, al quale parteciperanno gli ATC e le
associazioni agricole, che servirà per proporre un prezziario provinciale al quale, una volta definito,
tutti si atterranno. Nel caso in cui la CCIAA non avesse definito il prezzo delle colture danneggiate
o se questo prezzo venisse ritenuto non rispondente alla reale mercato locale, si provvederà a
reperire un riferimento presso:
- Ortofrutta per le colture orto frutticole
- Conserve Italia per il pomodoro, il cece e le altre colture industriali
- CCIAA di Bologna (così come prevede il PRAF) per i cereali
- Vivai locali per le piante da mettersi a dimora
- Cooperative e rivenditori locali per i semi e tutti gli altri prodotti
- FRIMAT per le lavorazioni
Gli ATC potranno individuare particolari aziende o fondi, oggetto di danni nel corso della/e
precedente/i stagione/i, ai quali evidenziare la necessità di fare prevenzione in tutte le sue forme, ivi
compresa l’attuazione di interventi di contenimento. Tali aziende, che saranno prioritariamente
quelle con colture ad alto reddito o comunque nelle quali sia ragionevole il rapporto costi/benefici
degli interventi di prevenzione, dovranno provvedere a collaborare in tal senso, nel caso il
proprietario o conduttore non provveda il risarcimento sarà liquidato al 60% di quanto stabilito dalle
operazioni peritali.
Linee programmatiche di collaborazione con gli Ambiti Territoriali di Caccia
Il territorio agro silvo-pastorale della Provincia di Grosseto è suddiviso in tre comprensori
omogenei: il Comprensorio Grosseto Nord, il Comprensorio Grosseto Centro ed il Comprensorio
Grosseto Sud le cui superfici sono quelle meglio individuate in precedenza. Con il presente Piano
si affida la gestione del territorio agro silvo-pastorale risultante dalla differenza tra la superficie
agro silvo pastorale e vari istituti e strutture agli Ambiti Territoriali di Caccia: per il comprensorio
Grosseto nord l’ATC GR 6, per il Comprensorio Grosseto centro l’ATC GR 7 e per il
Comprensorio Grosseto sud l’ATC GR 8.
Visti i positivi risultati la Provincia conferma anche con il Piano Faunistico Venatorio 2012/2017
l’affidamento agli ATC, mediante convenzione, sia della gestione delle ZRC che la stima dei danni
alle colture agro forestali.
Il motivo per cui si continua ad affidare due attività così importanti si sostanzia, oltre che nei buoni
risultati gestionali raggiunti, nell’ottica di un risparmio delle spese. Infatti gli ATC data la maggior
capillarizzazione dei rapporti sul territorio sono riusciti con spese talora minori a coinvolgere un
sempre maggior numero di proprietari e volontari. Ciò ha fatto sì che molte delle attività necessarie
alla gestione delle ZRC siano state effettuate con personale volontario.
Anche l’affidamento delle operazioni peritali di stima dei danni negli istituti a gestione
“provinciale” ha comportato un risparmio delle spese.
14
In questo contesto è da evidenziare come non è comunque mancato il compito di coordinamento
della Provincia, ciò dovuto in buona parte ai positivi rapporti e alla proficua collaborazione tra i
Comitati di Gestione e il personale della Provincia stessa.
Per il quinquennio di vigenza del presente Piano gli ATC collaboreranno con la Provincia nel
promuovere attività ed eventi di divulgazione della cultura venatoria locale in stretta collaborazione
con le associazioni venatorie locali. Il fine di tali iniziative sarà quello di valorizzare gli aspetti etici,
culturali e tradizionali dell’attività venatoria e soprattutto la diffusione della conoscenza delle
attività che gli ATC e il mondo venatorio attuano al fine della gestione dell’ambiente.
Il Piano faunistico venatorio indica chiaramente ciò che comunque gli ATC hanno già iniziato da
alcuni anni a fare ovvero ad attuare forme di gestione associata per l’acquisto di beni e servizi. I
comitati di Gestione degli ATC dovranno adoperarsi per addivenire ad un’organizzazione che
maggiormente razionalizzi i costi di gestione e renda uniformi le soluzioni operative pur nella
distinzione e nella specificità dei territori. In questo contesto è da ricordare che già da alcuni anni i
Comitati di Gestione si avvalgono del personale dell’Avvocatura provinciale, con notevole
risparmio delle spese, e che affidano congiuntamente l’incarico a tecnici per la stima dei danni alle
colture e, per alcun specifiche progettualità, Provincia ed ATC provvedono all’acquisto e/o all’uso
comune di materiale per la gestione faunistico venatoria.
15
LA GESTIONE DEGLI UNGULATI
3. UNGULATI
La presenza della fauna selvatica di media taglia all’interno dei boschi della Provincia di
Grosseto è una realtà che appartiene alla storia più recente. A partire dal XIV secolo, caprioli, daini
e cinghiali (oltre ad altre specie selvatiche) hanno subìto una progressiva contrazione numerica e di
areale, fino ad arrivare al minimo storico tra la fine del 1800 e i primi anni del 1900.
Negli anni ‘50 del secolo scorso si è assistito ad una serie di fenomeni, che non verranno
approfonditi in questa sede e che sono schematizzabili come segue:
• progressivo abbandono delle attività legate all’ambiente agricolo a favore di attività
industriali;
• progressiva riduzione della domanda di prodotti del bosco (legna da ardere, carbone, ecc.);
• riduzione drastica di attività zootecniche svolte all’interno della macchia.
Queste condizioni hanno portato, in seguito all’espansione delle superfici boscate e ad una
rinnovata disponibilità alimentare derivata anche dai frutti del bosco (ghianda e castagna), ad un
progressivo e rapido aumento delle aree vocate per la ricolonizzazione da parte degli ungulati
selvatici. La ricolonizzazione è stata prevalentemente a carico di due entità distinte, le Associazioni
Venatorie e il Corpo Forestale dello Stato, oltre ad alcuni nuclei relitti collocati nelle zone più
remote e caratterizzate da un elevato grado di naturalità.
Le operazioni hanno spesso seguito protocolli legati più a opinioni personali o di interessi
venatori che ad una attenta valutazione dell’idoneità dei siti e delle specie reintrodotte. Si è assistito
così al diffondersi di specie talora non idonee ai territori interessati, oppure si sono utilizzati animali
provenienti da popolazioni caratterizzate da adattamenti morfologici e fisiologici non idonei ai siti
di nuova colonizzazione. Il caso più eclatante è quello del cinghiale, dove l’autoctono suide
maremmano (Sus scrofa majori) è stato pressoché sostituito da individui provenienti dall’est Europa
o da individui ibridati con maiali domestici. Diverso il discorso del capriolo, per il quale si è
assistito ad una graduale perdita di identità genetica dovuta all’introduzione di soggetti di capriolo
europeo in aree ristrette, che hanno dato luogo ad ibridi ed alla riduzione dell’areale distributivo del
capriolo italico. Ancora più delicato il discorso riferito a daino e muflone: nel primo caso siamo in
presenza di una specie introdotta1 in Italia dai Romani e evolutasi in ambienti sostanzialmente
diversi (Medio Oriente), e che vede nel nostro territorio una distribuzione legata originariamente a
cause involontarie; nel secondo caso, troviamo una specie tipica di ambienti rocciosi di bassa quota
(falesie, ambienti a substrato roccioso di bassa quota, ecc.) poco rappresentati sul territorio
dell’Italia continentale.
Attualmente nel territorio della provincia di Grosseto, la formazione di popolazioni di
ungulati raggiungono livelli di densità e consistenza spesso elevati. Questo successo a livello di
popolazione può essere attribuito principalmente ai seguenti fattori:
• livelli di vocazionalità mediamente alti degli ambienti nei confronti delle specie ungulate;
• assenza o scarsa presenza di predatori naturali;
• assenza di pratiche venatorie nei confronti degli ungulati ruminanti fino al 1997;
• caratteristiche biologiche delle specie.
1
Il termine “introduzione” potrebbe essere improprio, secondo alcune teorie basate su resti fossili di daino rinvenute sul territorio
italiano sarebbe più corretto parlare di “reintroduzione”.
17
3. 1. CINGHIALE
Analisi del quinquennio 2006-2011
Il cinghiale negli ultimi decenni ha notevolmente ampliato il proprio areale distributivo e
attualmente rappresenta l’ungulato più diffuso nella Provincia di Grosseto, così come in tutta la
penisola italiana. Il rapido incremento della popolazione in ambito provinciale, oltre alle cause
generiche già analizzate nel paragrafo degli UNGULATI (cfr pag 16) è da imputarsi con ogni
probabilità all’effetto delle braccate, che incidono sulla mobilità degli animali, e soprattutto alle
operazioni di foraggiamento, che fanno sì che non ci siano flessi demografici legati agli andamenti
climatici e di produttività ambientale.
La gestione del cinghiale in Provincia di Grosseto è una questione molto problematica
ANCHE a causa del contrasto fra agricoltori e cacciatori: i primi danneggiati da questa specie e i
secondi spesso fautori di un’errata gestione, soprattutto nel passato.
La comparsa di danni spesso ingenti all'agricoltura è stata causa di forti contrasti tra i diversi
soggetti presenti (gli agricoltori) o coinvolti a vario titolo nella gestione faunistica del territorio
(cacciatori, Enti Pubblici), quasi sempre caratterizzati da interessi divergenti.
In molti casi l'importanza del conflitto è arrivato ad ostacolare o a vanificare la realizzazione
dell'intera strategia gestionale fissata dalla Provincia e dagli ATC (spesso è stato proprio questo
l'elemento realmente limitante, e non tanto le scelte tecniche o gli aspetti biologici della specie).
Per questo motivo non va assolutamente sottovalutata la "dimensione umana" nella gestione
del cinghiale che dovrà sempre tendere a prevenire la comparsa dei conflitti o a sanarli attraverso
un'opera di mediazione tra le diverse componenti.
Complessivamente, al momento risultano iscritti all’Albo dei cacciatori che esercitano la
caccia in battuta al cinghiale n. 13.526 cacciatori. Se confrontiamo tale dato con il numero totale di
cacciatori iscritti ai 3 ATC della Provincia di Grosseto nella stagione venatoria 2011-12 (19558
cacciatori) emerge che circa il 63,92% di essi può esercitare la caccia al cinghiale iscrivendosi ad
una delle squadre già costituite.
Per comprendere a pieno l’interesse venatorio che il cinghiale suscita in Provincia di
Grosseto occorre confrontare i dati riportati nelle successive tabelle 1 e 2 e figure 1 e 2.
Cacciatori iscritti alle squadre di caccia al cinghiale
Stagione venatoria
2006/07
N.
cacciatori
%
2007/08
2008/09
2009/10
N.
N.
N.
cacciatori
%
cacciatori
%
cacciatori
2010/11
%
N.
cacciatori
%
2011/12
N.
cacciatori
%
A.T.C. GR6
3.631
41%
3.446
40%
3.512
41%
3.341
41%
3.381
41%
3.306
40%
A.T.C. GR7
3.463
39%
3.412
40%
3.384
40%
3.357
41%
3.368
41%
3.304
40%
A.T.C. GR8
1.688
19%
1.662
20%
1.587
19%
1.545
19%
1.548
19%
1.609
20%
Totale Provincia
8.782
8.520
8.483
8.243
8.297
8.219
Tabella 1 - Cacciatori iscritti nei tre ATC della Provincia di Grosseto nel periodo 2006 – 2011 e praticanti la caccia in
battuta al cinghiale; percentuale per ogni ATC rispetto al totale provinciale di “cinghialai”.
18
9000
60%
8000
55%
7000
50%
6000
45%
5000
40%
4000
35%
3000
2000
30%
1000
25%
0
% iscritti alle squadre di caccia al
cinghiale
Numero iscritti ATC
ATC GR6
20%
2006/07
2007/08
2008/09
2009/10
2010/11
2011/12
Stagione venatoria
Totale iscritti A.T.C.
Iscritti alle squadre per la caccia in battuta al cinghiale
9000
60%
8000
55%
7000
50%
6000
45%
5000
40%
4000
35%
3000
2000
30%
1000
25%
0
% iscritti alle squadre di caccia al
cinghiale
Numero iscritti ATC
ATC GR7
20%
2006/07
2007/08
2008/09
2009/10
2010/11
2011/12
Stagione venatoria
Totale iscritti A.T.C.
Iscritti alle squadre per la caccia in battuta al cinghiale
9000
60%
8000
55%
7000
50%
6000
45%
5000
40%
4000
35%
3000
2000
30%
1000
25%
0
% iscritti alle squadre di caccia al
cinghiale
Numero iscritti ATC
ATC GR8
20%
2006/07
2007/08
2008/09
2009/10
2010/11
2011/12
Stagione venatoria
Totale iscritti A.T.C.
Iscritti alle squadre per la caccia in battuta al cinghiale
Figura 1 - Totale di iscritti alle squadre di caccia al cinghiale(in percentuale) rispetto agli iscritti
agli ATC.
19
2006/07
2007/08
2008/09
2009/10
2010/11
2011/12
3.631
3.446
3.512
3.341
3.381
3.306
6.454
6.535
6.573
6.534
6.692
5.657
56%
53%
53%
51%
51%
58%
2006/07
2007/08
2008/09
2009/10
2010/11
2011/12
3.463
3.412
3.384
3.357
3.368
3.304
Totale iscritti A.T.C.
7.914
7.765
7.652
7.516
8.544
8001
Percentuale
44%
44%
44%
45%
39%
41%
2006/07
2007/08
2008/09
2009/10
2010/11
2011/12
1.688
1.662
1.587
1.545
1.548
1.609
Totale iscritti A.T.C.
5.193
5.250
5.250
5.230
5.647
5.900
Percentuale
33%
32%
30%
30%
27%
27%
ATC GR6
Iscritti alle squadre per la
caccia in battuta al cinghiale
Totale iscritti A.T.C.
Percentuale
ATC GR7
Iscritti alle squadre per la
caccia in battuta al cinghiale
ATC GR8
Iscritti alle squadre per la
caccia in battuta al cinghiale
Densità iscritti alle squadre di caccia al cinghiale
Tabella 2 - Numero e percentuale dei cacciatori iscritti alle squadre di caccia in battuta al cinghiale nei tre ATC
della Provincia di Grosseto, nel periodo 2006 – 2011.
6
ATC GR6
ATC GR7
ATC GR8
5
4
3
2
1
0
2006/07
2007/08
2008/09
2009/10
2010/11
2011/12
Stagione venatoria
Figura 2 - Numero di cacciatori iscritti alle squadre di caccia al cinghiale nei tre ATC della Provincia di Grosseto dal
2006 al 2011.
La conferma, ancora una volta, dell’interesse rivestito in Provincia di Grosseto dalla caccia
al cinghiale si ha analizzando i dati riportati nella tabella 1, in cui risulta che oltre il 42% dei
20
cacciatori iscritti agli ATC GR6 e GR7 sono anche iscritti alle squadre per l’esercizio della caccia in
battuta al cinghiale.
Non possiamo comunque dimenticare che la presenza del cinghiale e le tecniche di prelievo
comunemente adottate hanno creato qualche spaccatura anche all'interno del mondo venatorio
stesso, generando situazioni di conflitto con cacciatori dediti alle altre forme di caccia che
lamentano la difficoltà di praticare la caccia vagante in concomitanza con le braccate, che vanno ad
interessare territori anche di notevoli dimensioni, oltre che a causa dell'eccessivo disturbo causato
dalle braccate alle altre specie di Ungulati.
Altre polemiche coinvolgono anche gli aspetti economici: ai cacciatori di cinghiale viene
attribuita la responsabilità dell’aumento delle risorse finanziarie necessarie a far fronte al
risarcimento dei danni arrecati alle produzioni agricole e per la realizzazione degli interventi di
prevenzione a fronte di una quota di iscrizione all’ATC, che è quasi uguale per tutti i cacciatori.
Nella successiva tabella 3 viene fornita una valutazione circa la partecipazione alla caccia
dei cacciatori iscritti alle squadre nel periodo 2006–2011.
Il dato risulta variabile nei 3 ATC: il massimo di partecipazione viene raggiunto nell’ATC
GR 6 dove mediamente, nella stagione venatoria 2007–08, un cacciatore iscritto in una delle
squadre ha effettuato 20,75 giornate di caccia; il minimo è stato rilevato nell’ATC GR 8, con una
partecipazione pari a 12,80 giornate (stagione venatoria 2010-11). Il suddetto parametro, se riferito
all’intera Provincia di Grosseto per il quinquennio 2006-2011, risulta mediamente di 16,51
partecipazioni (contro le 15,10 giornate medie di caccia nel quinquennio precedente).
Partecipazione alla caccia in battuta al cinghiale
Stagione venatoria
2006/07
2007/08
2008/09
2009/10
2010/11
2011/2012
3.613
3.446
3.512
3.341
3.381
3.306
Partecipanti
70.919
71.501
69.535
63.334
58.899
62031
Partecipazione ad iscritto (in
giornate di caccia )
19,63
20,75
19,80
18,96
17,42
18,76
3.463
3.412
3.384
3.357
3.368
3.304
Partecipanti
59.125
52.257
52.513
49.005
43.459
48901
Partecipazione ad iscritto (in
giornate di caccia )
17,07
15,32
15,52
14,60
12,90
14,80
1.688
1.662
1.587
1.545
1.548
1.609
27.762
22.209
20.528
20.164
19.812
23240
16,45
13,36
12,94
13,05
12,80
14,44
8.764
8.520
8.483
8.243
8.297
8.219
157.806
145.967
142.576
132.503
122.170
134.172
18,01
17,13
16,81
16,07
14,72
16,32
Iscritti alle squadre per la
caccia in battuta al cinghiale
A.T.C. GR6
Iscritti alle squadre per la
caccia in battuta al cinghiale
A.T.C. GR7
Iscritti alle squadre per la
caccia in battuta al cinghiale
A.T.C. GR8
Partecipanti
Partecipazione ad iscritto (in
giornate di caccia )
Iscritti alle squadre per la
caccia in battuta al cinghiale
Totale Provincia Partecipanti
Partecipazione ad iscritto (in
giornate di caccia )
Tabella 3 - Numero medio di giornate di caccia effettuate da ciascun cacciatore iscritto alle squadre di caccia
in battuta al cinghiale nei tre ATC della Provincia di Grosseto, nel periodo 2006 – 2011.
21
Come già in precedenza ricordato, la popolazione di cinghiale risulta attualmente distribuita
su tutto il territorio agro-forestale della Provincia di Grosseto con variazioni annuali di densità,
legate sia all’andamento della stagione riproduttiva, sia all’intensità del prelievo venatorio
effettuato.
L’areale distributivo ha negli ultimi anni subìto un rapido ampliamento, cosa che ha
comportato la presenza della specie su tutto il territorio boscato, e purtroppo anche in parte di quello
non boscato.
Per poter analizzare l’andamento del fenomeno, nella successiva tabella 4 viene indicata la
superficie individuata come vocata per il cinghiale nel quinquennio 2006-2011, con la ripartizione
fra i 3 ATC.
Area vocata al cinghiale
Superficie area vocata
S.A.F. (ha)
per il cinghiale (ha)
%
Grosseto Nord
123.562,66
85.949,00
69,6%
Grosseto Centro
182.293,95
76.551,00
42,0%
Grosseto Sud
120.563,14
42.839,00
35,5%
Totale Provincia
426.419,75
205.339,00
48,2%
Tabella 4 - Superficie vocata al cinghiale individuata nei 3 Comprensori omogenei in cui risulta suddivisa la Provincia
di Grosseto.
Il PFVP 2006-2011 ha individuato la superficie massima di aree vocate alla presenza del
cinghiale per ogni comprensorio omogeneo. Con atto dirigenziale sono state poi cartograficamente
individuate le aree vocate e di influenza. Di seguito la vocazionalità come definita per l’annata
2010-2011 suddivisa, come riportato nella tabella sottostante, in aree vocate e aree di influenza.
Area vocata al cinghiale
S.A.F. (ha)
Superficie area vocata
Area di influenza
per il cinghiale (ha)
(ha)
Grosseto Nord
123.562,66
85.949,00
2.839,00
Grosseto Centro
182.293,95
76.551,00
21.416,00
Grosseto Sud
120.563,14
42.839,00
28.278,00
Totale Provincia
426.419,75
205.339,00
52.533,00
Tabella 5 - Superficie delle aree vocate al cinghiale e delle aree di influenza.
La superficie massima individuabile come vocata è stata definita, secondo quanto previsto
dalla normativa vigente, in base all’estensione delle aree boscate individuate nel secondo inventario
forestale della Regione Toscana (anno 1999), aumentata fino ad un massimo del 10% per consentire
una più funzionale perimetrazione.
L’Amministrazione Provinciale nel 2005, per consentire agli ATC di attuare un prelievo
programmato del cinghiale in tutti quei territori che presentino condizioni ambientali e
vegetazionali tali da non poter essere considerati vocati per questa specie, ma che per motivi di
localizzazione rispetto all’area vocata ospitano anche consistenti nuclei di animali in diversi periodi
dell’anno, ha individuato, nei tre ATC, con proprio atto, tali zone definendole “aree d’influenza dei
Distretti”.
22
Nel complesso quindi la superficie in cui è stata esercitata la caccia in battuta al cinghiale in
Provincia di Grosseto è stata complessivamente di 247.277 ha ed è stata ripartita fra i 3 ATC come
mostrato nella successiva tabella 6.
Superficie (in ettari) dei distretti di caccia al cinghiale
Stagione venatoria 2006/07 2007/08
2008/09
2009/10
2010/11
2011/12
A.T.C. GR6
71169
70784
70818
70850
70878
71000
A.T.C. GR7
78145
77670
76175
76679
75390
75495
A.T.C. GR8
58595
56286
57489
58227
59517
59517
AFV
40915
41265
41265
41265
41265
41265
Tabella 6 - Superficie in ettari dei distretti di caccia al cinghiale individuate nel PFV 2006 – 2011.
I Comitati di gestione degli ATC, in base a quanto previsto dalla normativa vigente, hanno
provveduto a suddividere in unità di gestione, denominate distretti, le aree di influenza e il territorio
individuato come vocato per il cinghiale. Nelle due tabelle successive è riportata l’evoluzione dal
2000 al 2011.
N. Distretti di caccia al cinghiale in battuta
Stagione venatoria
2000/01
2001/02
2002/03
2003/04
2004/05
A.T.C. GR6
14
14
14
15
15
A.T.C. GR7
11
11
11
11
11
A.T.C. GR8
7
7
7
7
7
Totale Provincia
32
32
32
33
33
Tabella 7 - Ripartizione in distretti dell’area vocata al cinghiale e delle aree di influenza individuate nel PFVP
2000 – 2005.
N. Distretti di caccia al cinghiale in battuta
Stagione venatoria
2006/07
2007/08
2008/09
2009/10
2010/11
2011/12
A.T.C. GR6
16
16
21
21
21
21
A.T.C. GR7
11
11
15
18
18
18
A.T.C. GR8
8
8
8
8
9
10
Totale Provincia
35
35
44
47
48
49
Tabella 8 - Ripartizione in distretti dell’area vocata al cinghiale e delle aree di influenza individuate nel PFVP
2006 – 2011.
Prendendo in esame il decennio 2000 – 2011, il numero dei Distretti è complessivamente
aumentato, passando da 32 negli anni 2000 a 48 attuali.
Nelle successive tabelle viene mostrata la superficie dei vari distretti individuati per la
stagione venatoria 2010–11, nel corso della quale 139 squadre hanno partecipato alla caccia al
cinghiale, suddivise in 47 distretti, per un totale di 8.297 cacciatori e 12.426 capi prelevati.
23
Superficie distretti (ha)
Comprensorio
Omogeneo
GR Nord ATC
GR6
Distretto di Caccia
Superficie (ha)
Civitella
Paganico
Casal di Pari
Casenovole
Scarlino-Gavorrano
Roccastrada
Sticciano
Torniella Piloni
Massa Sud
Perolla
Massa Est
Montebamboli
Marsiliana
Prata-Niccioleta
Massa
Massa Nord
Roccatederighi-Sassofortino
Cornate
Montieri
Frassine
Monterotondo
2.643
1.795
3.017
2.526
4.208
5.045
1.477
3.114
4.288
2.554
4.901
2.029
3.318
2.105
4.210
2.553
5.141
3.487
5.182
2.457
4.799
Comprensorio
Omogeneo
GR Centro
ATC GR7
GR Sud ATC
GR8
Distretto di Caccia
Superficie (ha)
Castiglione della Pescaia n.1
Grosseto n.2
Montorsaio n.3
Campagnatico n.4
Cinigiano n.5
Scansano n.6
Santa Fiora
Castel del Piano n.8
Roccalbegna n.9
Scansano n.10
Magliano in Toscana n.11
Grosseto n.12
Grosseto n.13
Cinigiano n.14
Roccalbegna n.15
Magliano in Toscana n.16
Castiglione della Pescaia n.17
Castiglione della Pescaia n.18
Monte Argentario
Orbetello
Capalbio
Manciano
Pitigliano-Manciano
Semproniano-Manciano
Sorano
Castell'Azzara
Manciano-Scansano
2.426
717
791
3.150
6.643
4.193
4.915
11.243
6.528
9.443
2.650
909
845
3.204
6.923
4.077
3.854
2.863
3.898
1.690
2.319
11.408
7.120
9.511
15.329
4.065
4.459
Tabella 9 - Superficie in ettari dei distretti di caccia al cinghiale.
Gli ATC hanno individuato per ogni distretto, ai sensi del Testo Unico dei regolamenti
regionali, le densità obiettivo per il cinghiale, riportate nella tabella 10.
Per la definizione del piano di gestione delle AFV, analogamente a quanto indicato per i
distretti, si stabiliscono tutti i cambiamenti da adottarsi attraverso la valutazione degli abbattimenti,
dei danni nell’area circostante, delle opere di prevenzione realizzate, etc…
In tutte le aree esterne ai distretti, alle aree di influenza e alle aree vocate incluse nelle AFV
(compresi gli istituti e le strutture pubbliche e private), la densità sostenibile, ovvero quella alla
quale si tende con la gestione, è pari a zero capi per 100 ettari.
24
Densità obiettivo (capi/100 ha)
Comprensorio
Distretto di Caccia
Superficie (ha)
Civitella
Paganico
Casal di Pari
Casenovole
Scarlino-Gavorrano
Roccastrada
Sticciano
Torniella Piloni
Massa Sud
Perolla
Massa Est
Montebamboli
Marsiliana
Prata-Niccioleta
Massa
Massa Nord
Roccatederighi-Sassofortino
Cornate
Montieri
Frassine
Monterotondo
2,3
3,8
3,9
2,8
3,8
2,3
3,8
4,3
2,3
3,3
2,3
3,8
3,8
3,8
2,9
2,8
3,3
3,6
3,1
3,8
3,8
Omogeneo
GR Nord ATC
GR6
Comprensorio
Distretto di Caccia
Superficie (ha)
Castiglione della Pescaia n.1
Grosseto n.2
Montorsaio n.3
Campagnatico n.4
Cinigiano n.5
Scansano n.6
Santa Fiora
Castel del Piano n.8
Roccalbegna n.9
Scansano n.10
Magliano in Toscana n.11
Grosseto n.12
Grosseto n.13
Cinigiano n.14
Roccalbegna n.15
Magliano in Toscana n.16
Castiglione della Pescaia n.17
Castiglione della Pescaia n.18
Monte Argentario
Orbetello
Capalbio
Manciano
Pitigliano-Manciano
Semproniano-Manciano
Sorano
Castell'Azzara
Manciano-Scansano
2,6
2,7
2,9
2,5
2,5
2,4
2,8
2,8
2,7
2,4
2,5
2,5
2,5
2,6
2,6
2,5
2,6
2,5
3,1
2,9
2,9
2,5
2,4
2,5
2,5
2,9
2,5
Omogeneo
GR Centro
ATC GR7
GR Sud ATC
GR8
Tabella 10 - Densità obiettivo del cinghiale nei distretti di caccia.
La tabella sottostante, così come la figura 2, riportano invece la serie storica del numero di
capi abbattuti nei 3 A TC e nelle AFV, nel periodo 1998-2011.
Capi abbattuti
Stagione venatoria
1998/99
Capi
1999/00
Capi
2000/01
Capi
2001/02
Capi
2002/03
Capi
2003/04
Capi
2004/05
Capi
2006/07
Capi
2007/08
Capi
2008/09
Capi
2009/10
Capi
2010/11
Capi
2011/12
Capi
A.T.C. GR6
6.151
3.733
4.067
4.566
4.369
4.087
4.474
6.334
7.220
7.011
5.391
6.057
6.928
A.T.C. GR7
4.496
3.284
3.163
3.008
3.420
3.205
3.033
4.298
4.214
4.342
4.064
4.011
5.090
A.T.C. GR8
2.130
1.750
1.783
1.708
2.385
1.991
1.765
2.461
2.364
2.587
2.562
2.358
2.713
AFV
*
*
1.965
2.118
2.222
2.174
2.472
2.985
3.336
3.201
3.240
3.366
3.886
Totale Provincia
12.777
8.767
10.978
11.400
12.396
11.457
11.744
16.078
17.134
17.141
15.257
15.792
18.617
Tabella 11 - Numero di capi abbattuti nei tre ATC e nelle AFV della Provincia, dalla stagione venatoria 1998/99 a
quella del 2011/12.
25
7500
A.T.C. GR6
7000
A.T.C. GR7
A.T.C. GR8
AFV
6500
6000
5500
Capi abbattuti
5000
4500
4000
3500
3000
2500
2000
1500
1000
500
0
1998/99 1999/00 2000/01 2001/02 2002/03 2003/04 2004/05 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10 2010/11 2011/12
Stagione venatoria
Figura 2 - Numero di capi abbattuti nei tre ATC e nelle AFV della Provincia, dalla stagione venatoria 1998/99 a quella
del 2011/12.
Nell’analisi dei dati cinegetici delle stagioni venatorie 2006-2011, emerge una dominanza di
soggetti di sesso maschile abbattuti. Tale fenomeno è apprezzabile in ogni Ambito Territoriale di
Caccia ed in ogni stagione venatoria.
Capi abbattuti nei tre A.T.C.
Stagione venatoria
A.T.C. GR6
A.T.C. GR7
A.T.C. GR8
2006/07
2007/08
2008/09
2009/10
2010/11
2011/12
M
*
*
*
*
*
3669
F
*
*
*
*
*
3259
CAPI
*
*
*
*
*
6928
MM/FF
*
*
*
*
*
1,13
M
2345
2239
2404
2206
2212
2766
F
1953
1975
1938
1858
1799
2324
CAPI
4298
4214
4342
4064
4011
5090
MM/FF
1,20
1,13
1,24
1,19
1,23
1,19
M
1315
1239
1355
1313
1223
1430
F
1146
1125
1232
1249
1135
1283
CAPI
2461
2364
2587
2562
2358
2713
MM/FF
1,15
1,10
1,10
1,05
1,08
1,11
Tabella 12 - Numero di capi abbattuti nei tre ATC della Provincia, suddivisi in classi di sesso, numero totale
capi abbattuti e rapporto sessi (*, indica i dati mancanti).
L’espansione delle popolazioni di cinghiale ha comportato la comparsa della specie anche in
aree intensamente utilizzate dal punto di vista agricolo; in queste situazioni si è verificato un
progressivo aumento dei danni alle colture, che ha portato alla nascita di conflitti tra il mondo
agricolo e quello venatorio.
26
DANNI
L’andamento dei danni, o meglio l’indennizzo liquidato agli agricoltori in base ai danni
verificati dai tecnici incaricati, nel territorio provinciale, nel corso degli anni 2000-2010, è stato
altalenante (Fig. 3). L’anno solare nel quale si sono riscontrati più danni è stato il 2001, con circa
650 mila euro indennizzati, a fronte del 2009, anno con il minor importo, nel corso del quale si sono
verificati 202 mila euro di danni in totale.
649.019
589.477
528.323
445.291
342.543
307.903
263.804
245.684
240.000
204.391
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
202.382
2007
2008
2009
2010
Figura 3 - Indennizzo liquidato agli agricoltori in base ai danni verificati dai tecnici incaricati, nel territorio
provinciale, nel corso degli anni 2000-2010
I danni riscontrati nel 2010 sono maggiori rispetto a quelli del 2009, ma sono da considerarsi
sempre entro limiti che, alla luce del trend finora evidenziato, possono essere ritenuti “accettabili”.
Nel corso del 2011 si sono invece verificati molti episodi puntuali, legati a situazioni
particolari che ne fanno ipotizzare un ulteriore aumento. E’ importante sottolineare che il sistema di
definizione dei prezzi, approvato con il Piano Faunistico Venatorio Provinciale vigente, non
consente di definire l’importo totale fino ai mesi di febbraio-marzo 2012. Tale “sistema”, approvato
al fine di garantire un’equità delle valutazioni in tutto il territorio, ha come conseguenza la mancata
conoscenza dell’importo definitivo fino al 2012. Peraltro il verificarsi di particolari problematiche
situazioni non consente di stimare, nemmeno approssimativamente, quello che sarà l’andamento
generale.
27
ATC
anno
cinghiale
capriolo
daino
GR6
GR7
GR8
GR6
GR7
GR8
GR6
GR7
GR8
GR6
GR7
GR8
GR6
GR7
GR8
2006
2006
2006
2007
2007
2007
2008
2008
2008
2009
2009
2009
2010
2010
2010
51.998,00
47.264,00
63.875,00
151.140,00
91.149,00
129.246,00
85.247,00
61.465,00
134.657,00
54.658,00
30.958,00
70.892,00
53.183,00
61.974,00
98.701,00
0,00
127,00
12.582,00
648,00
3.705,00
12.636,00
219,00
6.812,00
6.129,00
505,13
2.843,00
1.426,00
0,00
1.462,00
725,00
0,00
30,00
5.273,00
0,00
555,00
4.078,00
33,00
89,00
1.426,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
495,00
Tabella 13 - Danni rilevati nei tre ATC della Provincia, suddivisi in funzione delle specie che li hanno
provocati.
Al di là della situazione complessiva, si pone comunque come obbligo, da parte della
Provincia, di dare una risposta concreta e tempestiva anche a tutte quelle situazioni che, seppur non
diffuse, creano problemi, e i cui risvolti per gli agricoltori interessati sono molto importanti anche
alla luce dell’andamento generale dell’economia legata al mondo agricolo.
Va specificato infine che il cinghiale risulta la specie maggiormente responsabile dei danni
alle colture (mediamente sopra il 95%) e pertanto, per poter positivamente incidere sui problemi
legati ai danneggiamenti alle colture, sono state approvate e messe in atto una serie di misure
straordinarie per il controllo di tale ungulato, in osservanza dell’art. 28 bis comma 7 della L.R. 12
gennaio 1994, n. 3, recepimento della L.N. 11 febbraio 1992, n. 157 "Norme per la protezione della
fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio", nonché dell’art. 92 del D.P.G.R. 26-7-2011
n. 33/R “Regolamento di attuazione della L.R. 12 gennaio 1994, n. 3” (recepimento della L.N. 11
febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo
venatorio”).
28
3.2 PROPOSTE GESTIONALI
Tra gli ungulati selvatici presenti in Provincia di Grosseto, la specie più problematica è
sicuramente il cinghiale, per il quale si sommano problematiche di tipo biologico (difficoltà di stima
numerica, produttività legata alla stagionalità e all’offerta trofica, ecc.) e antropico (danni alle
colture agricole, specie emblematica sotto il profilo venatorio, complessità di gestione delle singole
realtà territoriali).
Una corretta gestione del cinghiale dovrebbe essere dunque improntata ad un approccio
dinamico, che tenga conto contestualmente degli aspetti ambientali e di quelli umani. Il cinghiale è
una delle specie ecologicamente più flessibili della nostra fauna, che difficilmente può essere gestita
con un approccio rigido, che non contempli la possibilità di modulare le azioni al contesto in cui si
opera e alle mutevoli condizioni del contorno. Per questi motivi è quindi necessario adottare una
“gestione adattativa”, che tenga conto dell’esperienza pregressa, dei fatti positivi e degli errori
commessi e che continuamente si adatti in maniera rapida all’evolvere delle popolazioni e degli
impatti che esse hanno sulle varie risorse umane (l’agricoltura e, più in generale, la comunità umana
che condivide il territorio in cui i cinghiali vivono).
Il crescente disagio riscontrabile a livello territoriale ha reso necessaria una strategia di
gestione tesa a far coincidere densità reali e densità potenziali. Per questo motivo, dunque, si è
inteso innanzitutto rivedere completamente le aree nelle quali la presenza di questo selvatico è
compatibile con l’ambiente e l’esercizio delle pratiche agricole tradizionali e le aree dove ciò non
avviene. In conseguenza di questa suddivisione territoriale sono state quindi adottate due linee
gestionali ben distinte. Le strategie gestionali variano in relazione all’uso che viene fatto del
territorio e alla suddivisione dello stesso in vocato (a prevalenza boschiva) e non vocato (a
prevalenza agricola) alla presenza del cinghiale. Nel territorio vocato il cinghiale viene gestito come
una risorsa rinnovabile, mentre nel territorio non vocato si tende alla sua eradicazione.
Ai sensi dell’art. 87 del Regolamento regionale di attuazione della LRT 3/1994 si individuano per il
cinghiale 12 unità di gestione nel territorio provinciale:
• ATC GR 6 Unità di gestione 1
• ATC GR 6 Unità di gestione 2
• ATC GR 6 Unità di gestione 3
• ATC GR 6 Unità di gestione 4
• ATC GR 6 Unità di gestione 5
• ATC GR 7 Unità di gestione 1
• ATC GR 7 Unità di gestione 2
• ATC GR 7 Unità di gestione 3
• ATC GR 8 Unità di gestione 1
• ATC GR 8 Unità di gestione 2
• ATC GR 8 Unità di gestione 3
• ATC GR 8 Unità di gestione 4
_______________________________________________________________________________
La Provincia provvede alla redazione delle carte di vocazione per la specie cinghiale e al
loro aggiornamento verificando, ove necessario, la corrispondenza nel territorio dei dati geografici
in suo possesso. La Giunta potrà provvedere annualmente ad effettuare eventuali modifiche e
correzioni a seguito di possibili variazioni nell’uso del suolo e/o locali situazioni ritenute
problematiche che necessitano una migliore definizione.
Nelle aree vocate degli Ambiti Territoriali di Caccia e delle Aziende Faunistico Venatorie le
densità ottimali dovranno essere individuate a seconda delle condizioni locali. È fondamentale che
tali densità permettano un razionale utilizzo venatorio delle popolazioni e garantiscano un buon
equilibrio con le altre componenti dell’ecosistema e con le attività agricole di interesse economico.
29
Questi valori vengono definiti come densità obiettivo, espresse come numero di capi per 100 ha di
territorio, e devono essere intese e calcolate rispetto alla superficie idonea alla specie di ciascuna
unità di gestione.
Gli ATC, ai soli fini della sicurezza durante l’esercizio della caccia al cinghiale, potranno
individuare per alcune aree di battuta un tratto di “fascia” esterna all’area boscata, comunque
inferiore a 100 metri che non modifica le aree vocate definite con il presente Piano, entro cui il
responsabile della battuta potrà posizionare le “poste”.
Le densità obbiettivo del cinghiale che fin ora sono state specificatamente indicate nei piani annuali
di gestione degli ungulati sono sempre state ricomprese entro i limiti indicati dal PRAF. Quelle che
si indicano con il presente Piano sono le seguenti:
Densità obiettivo (capi/100 ha)
Comprensorio
Omogeneo
GR Nord ATC
GR6
Distretto di Caccia
Superficie (ha)
Civitella
Paganico
Casal di Pari
Casenovole
Scarlino-Gavorrano
Roccastrada
Sticciano
Torniella Piloni
Massa Sud
Perolla
Massa Est
Montebamboli
Marsiliana
Prata-Niccioleta
Massa
Massa Nord
Roccatederighi-Sassofortino
Cornate
Montieri
Frassine
Monterotondo
2,3
3,8
3,9
2,8
3,8
2,3
3,8
4,3
2,3
3,3
2,3
3,8
3,8
3,8
2,9
2,8
3,3
3,6
3,1
3,8
3,8
Comprensorio
Omogeneo
GR Centro
ATC GR7
GR Sud ATC
GR8
Distretto di Caccia
Superficie (ha)
Castiglione della Pescaia n.1
Grosseto n.2
Montorsaio n.3
Campagnatico n.4
Cinigiano n.5
Scansano n.6
Santa Fiora
Castel del Piano n.8
Roccalbegna n.9
Scansano n.10
Magliano in Toscana n.11
Grosseto n.12
Grosseto n.13
Cinigiano n.14
Roccalbegna n.15
Magliano in Toscana n.16
Castiglione della Pescaia n.17
Castiglione della Pescaia n.18
Monte Argentario
Orbetello
Capalbio
Manciano
Pitigliano-Manciano
Semproniano-Manciano
Sorano
Castell'Azzara
Manciano-Scansano
2,6
2,7
2,9
2,5
2,5
2,4
2,8
2,8
2,7
2,4
2,5
2,5
2,5
2,6
2,6
2,5
2,6
2,5
3,1
2,9
2,9
2,5
2,4
2,5
2,5
2,9
2,5
Tali densità obbiettivo potranno anno per anno essere cambiate al momento della definizione del
piano annuale di gestione degli ungulati in dipendenza delle risultanze dell’andamento delle battute
di caccia, dei danni e di altri eventuali fattori. I valori saranno sempre e comunque compresi nei
limiti indicati dal PRAF (0,5 – 5 capi /100 ha).
La definizione degli obiettivi da conseguire, per gli ATC e tutti gli istituti e strutture individuate,
dovrà realizzarsi attraverso la stesura di adeguati piani annuali di gestione, a partire dai dati
derivanti dalle operazioni di monitoraggio della densità di popolazione, dai registri di braccata, dai
danni, dai risultati delle azioni di controllo e dalle informazioni derivanti dai capi abbattuti,
(soprattutto dall’esame della struttura di popolazione tramite le mandibole degli animali abbattuti e
gli uteri delle femmine per verificarne la produttività annuale), ovvero tutti quei dati che consentano
di fare previsioni e stime in merito alle dimensioni della popolazione ad inizio caccia. Le
30
ricostruzioni demografiche permetteranno quindi di programmare correttamente i prelievi secondo
precisi obiettivi.
Le proposte di gestione per il cinghiale sono riconducibili all’esigenza da parte della
Provincia di Grosseto di fissare delle linee guida di gestione della specie per tutti gli istituti e
strutture individuate nel PFV 2012–2017 e di verificarne il rispetto.
3.2.1. Indicazioni generali
•
Adozione di piani specifici di controllo per le Riserve Naturali “critiche”, mediante una
strategia di contenimento basata su abbattimenti e catture con recinti e gabbie;
•
Divieto assoluto di foraggiamento, tranne casi particolari autorizzati;
•
Adozione di misure per la sicurezza da definire sulla scorta delle indicazioni fornite dalla
Provincia (seminari, opuscoli, taratura delle armi e prove di tiro);
•
Obbligo di partecipare alla raccolta dei dati biometrici per informazioni sulla struttura di
popolazione e analisi dello stato riproduttivo delle femmine (analisi tratto riproduttivo, conteggi
feti, corpi lutei gravidici e non) nei modi e tempi stabiliti dalla Provincia;
•
Obbligo della segnalazione temporanea dell'area di svolgimento della girata.
La Provincia organizzerà corsi di approfondimento per aumentare le norme di sicurezza
durante le battute di caccia al cinghiale e per il corretto trattamento delle carni di selvaggina, in
osservanza di quanto previsto dalla normativa europea.
Regime di Caccia
In considerazione della necessità di addivenire ad un sempre maggior legame tra il
cacciatore ed il territorio di caccia, delle esigenze gestionali, in particolar modo il rispetto del piano
di abbattimento e la realizzazione delle opere di prevenzione, si ritiene che squadre di caccia
composte da un maggior numero di persone siano più efficienti di squadre più piccole. Anche alla
luce di altre situazioni si ritiene che si possa ottenere tale obbiettivo di lungo termine definendo in
30 il numero minimo dei partecipanti alle battute. In ragione del fatto che si considera tale processo
di un impatto rilevante sul mondo venatorio e della necessità di raggiungere tali obiettivi con una
certa gradualità si definisce che il numero minimo di partecipanti ad una battuta di caccia al
cinghiale dovrà essere pari a:
a.
b.
c.
18 cacciatori per la stagione venatoria 2012-2013;
20 cacciatori per la stagione venatoria 2013-2014;
23 cacciatori per la stagione venatoria 2014-2015;
Al termine della stagione venatoria 2014-2015 si provvederà ad una valutazione degli effetti
della nuova organizzazione per procedere ad altre eventuali modifiche del numero dei partecipanti
minimo alla battuta.
La penalizzazione a carico delle squadre che effettuino battute con numero inferiore al
minimo è di 1 mese di sospensione dall’attività e la revoca dell’assegnazione nel caso di recidiva.
31
Considerate l'elevata età media dei cacciatori di cinghiale e l'estrema frantumazione delle
squadre, verranno incentivate tutte le azioni tese a facilitare un graduale processo di aggregazione
delle squadre, in modo da favorire la costituzione di unità di gestione più partecipate, in grado di
assicurare una più efficiente gestione del territorio.
Per tutta la durata del piano persiste il divieto alla costituzione di nuove squadre, ossia formate ex
novo e non da squadre già insistenti sul territorio. Saranno quindi favorite nell’assegnazione dei
territori le squadre che si originano dalla fusione di “vecchie” squadre. I distretti, per una miglior
gestione del territorio vocato, dovranno essere costituiti da almeno 2 squadre.
Nei piani annuali di gestione vengono individuati sistemi di monitoraggio e di previsione in
grado di consentire anno per anno una giusta calibratura dei prelievi di caccia, alla luce degli
obiettivi di densità prefissati, al fine di rendere straordinario il ricorso alle operazioni di controllo
del cinghiale.
Le aree non vocate potranno essere gestite dagli ATC con la collaborazione fattiva dei
distretti confinanti.
Regime di Controllo
Sulla base delle indicazioni presenti nel precedente Piano e a seguito della definizione e
approvazione di uno specifico protocollo tecnico con l’ISPRA, a partire da settembre 2011, le
operazioni di controllo dovranno svolgersi sulla base di precise regole e riferimenti tecnici.
La Provincia, accertata formalmente l’inefficacia degli interventi ecologici adottati, approva
le modalità operative per la realizzazione del piano di controllo. Gli interventi dovranno essere
realizzati previa teleprenotazione ed effettuati da proprietari o conduttori dei fondi, GGVV, GAV,
cacciatori abilitati art. 37 (LRT 3/94) e iscritti al Registro Provinciale della caccia al cinghiale.
Preme ribadire che per area vocata alla specie si intende la zona nella quale il cinghiale
rappresenta un’importante risorsa faunistico-venatoria e dove, attraverso l’attività venatoria, si
persegue il mantenimento delle popolazioni di cinghiale a livelli di densità compatibili con le
caratteristiche ambientali e con le attività antropiche; l’area non vocata è, al contrario, l’area dove il
cinghiale va eradicato, poiché la sua presenza non risulta compatibile con le attività agricole e con
la salvaguardia di ecosistemi particolarmente favorevoli alla piccola selvaggina e all’avifauna
stanziale e migratoria.
Va rilevato, tuttavia, che questa nuova classificazione del territorio in due soli tipi di aree
comporterà delle problematiche di accettazione per coloro che erano tradizionalmente abituati a
distinguere tre tipologie di aree per il cinghiale: aree vocate, aree non vocate e aree d’influenza.
Solo una organizzazione territoriale nuova, con l'impegno attivo di personale di vigilanza,
cacciatori motivati, tecnici faunistici e un controllo continuativo e capillare del territorio, potrà
portare gradualmente a risultati positivi.
32
3.3 CERVIDI E BOVIDI
3.3.1.Capriolo
Il capriolo è una specie autoctona per il territorio della provincia di Grosseto: l’attuale
popolazione ha avuto origine da piccoli nuclei sopravvissuti (nel secolo scorso all’estinzione della
specie in Italia) nelle aree più impervie o nelle grandi proprietà terriere presenti nel territorio
provinciale. A partire dagli anni ‘60 la specie ha attraversato una fase di espansione e forte
incremento demografico, arrivando a colonizzare gran parte del territorio (Sforzi e Ragni 1997).
Attualmente il capriolo è diffuso sull’intero territorio provinciale, ad eccezione del promontorio
dell’Argentario e delle isole.
Le indagini genetiche (Lorenzini et al. 2004) condotte sulla popolazione ne hanno
confermato l’appartenenza alla sottospecie italica, con l’esclusione di un piccolo nucleo originato
dall’immissione di individui di origine centro-europea, avvenuta verso la metà degli anni ’50
nell’area del Monte Amiata (Mazzoni Della Stella 1990). Attualmente sono in corso ulteriori studi,
condotti in stretta collaborazione con l’ISPRA, per monitorare il livello di ibridazione della
popolazione.
Il programma di gestione adottato per la popolazione di capriolo prevede un prelievo
selettivo e conservativo mirato a mantenerne inalterate le caratteristiche biologiche, nel rispetto del
patrimonio agro-silvo-pastorale.
Sebbene la gestione faunistico venatoria del capriolo in provincia di Grosseto abbia visto il
suo avvio appena nel 1997, a distanza di poco più di un decennio è stato raggiunto un elevato livello
qualitativo di gestione, come confermato dai risultati delle indagini che vengono eseguite
annualmente sulla popolazione.
I progressi ottenuti nel corso degli anni nella capacità di controllo e corretta conservazione
della specie sono direttamente correlati alle scelte fatte nella gestione del territorio e ai
miglioramenti ottenuti nella realizzazione dei censimenti, e quindi nell’attendibilità delle stime
numeriche che vengono elaborate.
Nell’arco degli ultimi sette anni è proseguito l’obiettivo di una completa colonizzazione
dell’area cacciabile del territorio provinciale. In particolare, l’abilitazione di nuovo personale,
avvenuta nel 2006 e nel 2011, ha permesso di prevedere la creazione o l’ampliamento dei distretti di
gestione, con il raggiungimento di un assetto territoriale ormai pressoché definitivo (Tab. 1).
ATC
GR 6
2005
2006
Superficie
distretti
53.842
66.013
8
11
N.
cacciatori
247
364
2007
2008
66.508
66.433
12
12
386
389
2009
2010
67.023
71.147
12
13
364
373
2011
13
Anno
ATC
Anno
GR 7
2005
75.084
Superficie
distretti
53.992
2006
62.041
33
N. distretti
435
N.
N. distretti
cacciatori
7
216
11
368
ATC
2007
66.942
13
362
2008
68.495
13
369
2009
2010
72.233
72.228
13
13
371
366
2011
13
2005
2006
75.645
Superficie
distretti
28.153
31.741
2007
2008
29.816
31.900
6
6
201
208
2009
2010
37.024
40.042
7
7
205
211
2011
51.900
8
281
Anno
GR 8
476
N.
N. distretti
cacciatori
4
115
5
194
Tabella 1 – Estensione complessiva dell’area di gestione del capriolo, numero di distretti e numero di cacciatori di
selezione per ciascun ATC dal 2005 al 2011.
Il processo di colonizzazione del territorio cacciabile dei tre ATC ha portato alla definizione
di 34 distretti di gestione del capriolo, con un progressivo ampliamento della superficie utile
cacciabile, passata da poco meno di 140 km2 del 2005 a oltre 200 della stagione venatoria 20112012. Grazie all’abilitazione di nuovo personale, il numero di cacciatori di selezione è pressoché
raddoppiato, permettendo di ottenere un rapporto superficie / cacciatore ben equilibrato (Tab. 2).
Stagione
venatoria
N° Distretti
Ha gestiti
N. cacciatori
Ha / cacciatore
2005-06
19
135.987
578
235
2006-07
27
159.795
926
173
2007-08
31
163.266
949
172
2008-09
31
166.828
966
173
2009-10
32
176.280
940
188
2010-11
33
183.417
950
193
2011-12
34
202.629
1.192
170
Tabella 2 – Area di gestione del capriolo a disposizione di ciascun cacciatore dal 2005 al 2011.
L’attendibilità delle stime quantitative elaborate per la popolazione di capriolo nei tre ATC
provinciali è migliorata progressivamente nel corso degli ultimi anni, come conseguenza
dell’aumento della percentuale di bosco campionata annualmente (tramite censimenti di aree
campione di bosco nel periodo primaverile) (Fig.1).
34
9000
90%
8000
80%
7000
70%
6000
60%
5000
50%
4000
40%
3000
30%
20%
2000
10%
1000
0%
SUP TOT CENSITA (ha)
% BOSCO CENSITO
100%
0
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
ANNO
sup censita TOT
% TOT
Figura 1 – Ettari di bosco censiti e percentuale di bosco campionata nel territorio di gestione dei tre ATC della
provincia di Grosseto, dalla stagione venatoria 2005-06 a quella 2011-12.
Se da un lato l’aumento nello sforzo di censimento ha contribuito al raggiungimento di
questi risultati, grazie anche all’adozione di nuove tecniche di conteggio (Cimino 2003), dall’altro
anche le scelte fatte per una gestione più cauta del territorio hanno avuto un ruolo determinante. Il
graduale ampliamento dell’area di gestione ha permesso infatti di mantenere un rapporto ottimale
tra numero di cacciatori ed estensione dell’area boschiva, con una superficie di bosco per cacciatore
sempre prossima ai 100 ettari (Tab. 3).
Anno
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
Sup tot bosco gestita
(ha)
68.518
87.004
89.463
91.764
94.394
98.368
105.175
Ettari di bosco (ha)
per cacciatore
118,5
94,0
94,3
95,0
100,4
103,5
88,2
Tabella 3 – Estensione dell’area boschiva del territorio di gestione e superficie di bosco per cacciatore negli ATC
grossetani, dalla stagione venatoria 2005-06 a quella 2011-12.
Al fine di ottenere un controllo ottimale delle popolazioni di capriolo, a partire dalla
stagione venatoria 2004-05, è stata intrapresa una gestione più unitaria del territorio provinciale,
con una omogeneità di interventi tra ATC e alcuni istituti faunistici: nel caso delle AFV ricadenti
all’interno dei Distretti di caccia è stata infatti prevista la creazione di comprensori omogenei di
gestione, contenenti il territorio cacciabile del Distretto interessato e quello delle AFV in esso
contenute. Questo ha comportato anche un ulteriore allargamento del territorio complessivo di
gestione che, nel 2011, è arrivato a superare i 220 km2 (Tab. 4).
35
Stagione
venatoria
N° Distretti
2011-12
34
Ha gestiti
(ATC)
202.629
N° AFV
Ha gestiti
(AFV)
Ha tot. gestiti
(ATC+AFV)
18
21.408 *
224.037
Tabella 4 – Numero di Distretti e numero di AFV della provincia di Grosseto interessate dal piano unitario di gestione
ed estensione complessiva dell’area di gestione nella stagione venatoria in corso (* sono escluse le AFV non rientranti
nel piano unitario di gestione).
La politica di gestione unitaria (ATC-AFV) del territorio provinciale ha comportato, nel
caso dell’esecuzione dei censimenti, un ulteriore incremento nello sforzo di campionamento, resosi
necessario per compensare l’allargamento della superficie di bosco gestita. Nel complesso del
territorio unitario di gestione, l’area campione di bosco censita nell’ultima stagione venatoria ha
superato gli 8,5 km2, corrispondenti all’8% circa dell’area boschiva (Tab. 5).
Stagione
venatoria
Superficie tot.
bosco gestita (ha)
Superficie bosco
censita negli ATC (ha)
Superficie bosco
censita nelle AFV (ha)
Superficie
tot. censita
(ha)
% bosco
censito
108.743
7.734
901
8.635
7,9
2010-11
Tabella 5 – Estensione complessiva dell’area boschiva del territorio di gestione unitaria (ATC+AFV) della Provincia di
Grosseto, estensione di bosco censito e percentuale campionata nell’ultima stagione venatoria.
I progressi ottenuti nella gestione del territorio e nella capacità di monitoraggio della
popolazione hanno avuto effetti positivi sulla capacità di controllo della popolazione di capriolo. Il
numero complessivo di capi assegnati nei tre ATC ha fatto segnare un deciso incremento, passando
dai 1.800 capi circa del 2005 ai quasi 3.400 dell’ultima stagione venatoria (Fig. 2).
4.000
3.387
CAPI ASSEGNATI
.
3.500
3.185
3.000
2.552
2.730
2.834
2.872
2008-09
2009-10
2.500
2.000
1.816
1.500
1.000
500
0
2005-06
2006-07
2007-08
2010-11
2011-12
STAGIONE VENATORIA
Figura 2 – Piani di prelievo del capriolo negli ATC della provincia di Grosseto dalla stagione venatoria 2005-06 a
quella 2011-12.
36
Se da un lato il numero di capi abbattuti nel complesso dei tre ATC è progressivamente
aumentato (di quasi 1.200 unità tra il 2005 e il 2010), dall’altro la percentuale di realizzazione dei
piani di prelievo non ha subìto particolari variazioni nel corso degli ultimi anni, con valori di
realizzazione comunque sempre superiori all’80 % (Fig. 3).
100%
82,5%
81,1%
82,6%
83,0%
3.000
80%
2.500
60%
2.000
1.500
40%
CAPI ASSEGNATI
% REALIZZAZIONE PIANO
3.500
84,5%
.
80,8%
85,5%
1.000
20%
500
0%
0
2005-06 2006-07 2007-08 2008-09 2009-10 2010-11 2011-12
STAGIONE VENATORIA
capi assegnati
% realizzazione piano
Figura 3 – Numero complessivo di caprioli abbattuti e percentuale di realizzazione del piano di prelievo negli ATC
della provincia di Grosseto, dalla stagione venatoria 2005-06 a quella 2011-12.
Il numero di capi abbattuti annualmente è pertanto incrementato in maniera direttamente
proporzionale alla consistenza del piano di abbattimento formulato (Fig. 4).
3.500
3.000
N. CAPI
2.500
2.000
1.500
1.000
500
0
2005-06
Assegnati
2006-07
Abbattuti
2007-08
2008-09
2009-10
2010-11
2011-12
STAGIONE VENATORIA
Figura 4 – Numero di caprioli complessivamente assegnati e abbattuti negli ATC della Provincia di Grosseto, dalla
stagione venatoria 2005-06 a quella 2011-12.
37
Nella tabella 6 sono riassunte le principali informazioni relative alla stima quantitativa della
popolazione di capriolo gestita e alla capacità di controllo della popolazione per ciascuna stagione
venatoria. Come effetto dell’attuazione di una politica più prudenziale di gestione del territorio, la
consistenza (stimata) della popolazione di capriolo soggetta al controllo selettivo è cambiata
notevolmente nel corso degli ultimi sei anni, passando dai 15.000 capi del 2005 ai 25.000 circa del
2010. Grazie ai buoni risultati ottenuti nel monitoraggio della popolazione, il numero complessivo
di capi previsti dai piani annuali di assestamento è passato dai 1.500 circa del primo triennio ai
2.500 circa delle ultime due stagioni venatorie, con significative percentuali di assegnazione e
prelievo della popolazione (Tab. 6).
Stagione
venatoria
Consistenza stimata
(N° distretti)
Densità stimata
(n°capi / 100 ha)
Piano di
prelievo
% prelievo
assegnata
Capi
abbattuti
% prelievo
realizzata
2005-06
15.310 (19 DS)
11,3
1.816
11,9
1.468
9,6
2006-07
20.123 (27 DS)
11,4
2.552
12,7
2.069
10,3
2007-08
21.936 (31 DS)
13,4
2.730
12,4
2.255
10,3
2008-09
22.320 (31 DS)
13,4
2.834
12,7
2.352
10,5
2009-10
23.103 (32 DS)
13,0
2.872
12,4
2.427
10,5
2010-11
24.805 (33 DS)
13,7
3.185
13,6
2.629
10,6
Tabella 6 – Stime quantitative della popolazione gestita, piani di prelievo, percentuale di prelievo assegnata rispetto al
censito, realizzazione quantitativa del prelievo e percentuale di prelievo realizzata rispetto al censito, negli ATC della
provincia di Grosseto, dalla stagione venatoria 2005-06 a quella 2010-11.
Come conseguenza dell’adozione di una politica unitaria di gestione del territorio
(ATC+AFV), nella stagione venatoria 2010-11 la consistenza della popolazione di capriolo
complessivamente gestita sul territorio provinciale è stata di circa 30.000 capi, con percentuali
assegnate e realizzate di prelievo della popolazione del 12% e del 10% rispettivamente, e con un
prelievo complessivo di circa 3.000 unità (Tab. 7).
Anno
Consistenza stimata
Piano di
prelievo
% prelievo
assegnata
Capi
abbattuti
% prelievo
realizzata
2010-11
29.960
3.655
12,2
2.986
10,0
Tabella 7 – Stima quantitativa della popolazione gestita, piani di prelievo, percentuale di prelievo assegnata rispetto al
censito, realizzazione quantitativa del prelievo e percentuale di prelievo realizzata (rispetto al censito) nel territorio di
gestione unitaria (ATC + AFV) della provincia di Grosseto, nella stagione venatoria 2010-11.
Il risultato ottenuto nella realizzazione del prelievo appare più che soddisfacente, se pur non
ancora ottimale; inoltre la formulazione attenta di piani di prelievo annuali basati sulle reali
caratteristiche della popolazione ha permesso di intervenire salvaguardando prima di tutto la
struttura della popolazione stessa. Uno dei problemi più comuni legati alla gestione venatoria è
infatti quello della destrutturazione delle popolazioni soggette a prelievo. I dati raccolti con la
realizzazione degli abbattimenti permettono di valutare le caratteristiche della popolazione gestita e
la correttezza dell’attività gestionale esercitata. A questo proposito, un dato molto incoraggiante,
che conferma la validità dell’indirizzo gestionale adottato, è il risultato fornito dalla stima della
38
struttura di popolazione del capriolo in base all’analisi dell’usura della tavola dentaria dei capi
abbattuti nel corso dell’ultima stagione di caccia: a ormai quindici anni dall’avvio della gestione
venatoria, la struttura della popolazione è rimasta infatti molto simile a quella naturale (Tab. 8).
Classe di età (anni)
N
%
% teorica ottimale
2–3
628
53,6
46,4
4–5
276
23,5
23,2
6–7
117
10,0
16,1
8–9
86
7,3
10,7
>9
65
5,5
3,6
TOT.
1.172 *
100,0
100,0
* campione pari al 7% della consistenza della popolazione adulta stimata
Tabella 8 – Struttura della popolazione adulta di capriolo stimata in base all’analisi dell’usura della tavola dentaria
dei caprioli adulti abbattuti nella stagione venatoria 2010-11.
Le densità determinate alla fine della stagione venatoria, prendendo in esame i dati dal 2005
al 2011, risultano essere leggermente in crescita, ma sempre comprese tra i 10 e i 12 capi ogni 100
ettari (Tab. 9)
13842
Superficie
(ha)
135.987
Densità post
abbattimento
10,18
2.069
18054
159.795
11,30
21.936
2.255
19681
163.266
12,05
2008-2009
22.320
2.352
19968
166.828
11,97
2009-2010
23.130
2.427
20703
176.280
11,74
2010-2011
24.805
2.629
22176
183.417
12,09
Anno
Stimati
Abbattuti Rimanenti
2005-2006
15.310
1.468
2006-2007
20.123
2007-2008
Tabella 9 – Densità di caprioli al termine della stagione venatoria, dal 2005 al 2011.
Lo sforzo di caccia (inteso come numero medio di giornate di caccia necessarie per
l’abbattimento di un capo della specie) è riportato nella sottostante tabella 10.
Stagione venatoria
Abbattuti
Giornate di caccia
Sforzo di caccia
(N giornate di caccia/capo
prelevato)
2005-2006
1.468
13.398
9,13
2006-2007
2.069
22.394
10,82
2007-2008
2.255
23.275
10,32
2008-2009
2.352
23.243
9,88
2009-2010
2.427
23.020
9,48
2010-2011
2.629
24.556
9,34
Tabella 10 – Sforzo di caccia conseguita nelle stagioni venatorie dal 2005 al 2011.
39
Daino e muflone
La presenza di nuclei appartenenti a queste due specie (entrambe alloctone per il territorio
provinciale) è dovuta unicamente a immissioni accidentali avvenute in tempi recenti. Mentre per il
muflone la presenza è ancora fortemente ridotta e ben circoscritta, nel caso del daino la diffusione
riguarda molte realtà del territorio provinciale, se pur con una distribuzione sempre piuttosto
localizzata: questa specie deve la sua presenza ad immissioni avvenute a partire dagli anni 60’ da
recinti di allevamento realizzati in varie località della Provincia; tuttavia la sua presenza è rimasta in
gran parte limitata alle aree più prossime alle situazioni di origine, senza che i diversi nuclei
finissero per fondersi in un unica popolazione (così come già indicato da Sforzi e Ragni nel 1997).
Per le popolazioni di queste due specie, entrambe in forte contrasto con il patrimonio agrosilvo-pastorale, nonché con il programma di conservazione del capriolo italico (Focardi et al. 2009),
il programma gestionale adottato prevede un prelievo selettivo mirato a contenerne fortemente la
diffusione.
3.3.2.Daino
La gestione venatoria del daino ha sempre interessato una porzione significativa del
territorio dei tre ATC, coinvolgendo buona parte del personale abilitato. Tuttavia, la presenza
occasionale e frammentaria della specie sul territorio ne ha reso difficoltosa la gestione, sia per
quanto riguarda la capacità di elaborare stime numeriche attendibili, sia per quanto riguarda la
capacità di prelievo.
Nel corso degli anni il territorio di gestione della specie è lentamente incrementato,
passando da 92 km2 del 2005 a 127 km2del 2011. Nel corso dell’ultima stagione venatoria la
gestione della specie ha interessato 21 distretti di caccia, coinvolgendo 763 cacciatori di selezione
(Tab. 7).
ATC Anno
2005
2006
2007
GR 6 2008
2009
2010
2011
ATC Anno
2005
2006
2007
GR 7 2008
2009
2010
2011
Superficie
distretti
46.351
45.622
45.802
48.563
49.189
50.257
48.954
Superficie
distretti
25.927
30.589
30.318
31.588
31.410
31.747
33.548
40
N.
N.
distretti cacciatori
7
244
9
276
9
266
9
274
9
260
9
275
8
284
N.
N.
distretti cacciatori
4
124
6
181
6
163
6
165
6
165
6
168
6
223
ATC Anno
2005
2006
2007
GR 8 2008
2009
2010
2011
Superficie
distretti
19.818
23.941
25.660
33.001
33.540
34.154
44.926
N.
N.
distretti cacciatori
3
115
3
115
5
105
5
164
6
183
6
182
7
256
Tabella 7 – Estensione complessiva dell’area di gestione del daino, numero di distretti e numero di cacciatori di
selezione per ciascun ATC, dal 2005 al 2011.
Le informazioni relative alla presenza del daino sono state ricavate da avvistamenti effettuati
mediante la realizzazione di percorsi nel periodo primaverile. Le informazioni raccolte hanno
permesso però di elaborare solo degli indici di abbondanza relativa (IKA) e, a partire dalla stagione
venatoria 2007-08, anche delle stime del numero minimo di capi presenti nella popolazione. Le
limitazioni dovute al tipo di metodologia di conteggio impiegata hanno imposto la formulazione di
un prelievo basato sia sulle percentuali di realizzazione degli abbattimenti ottenute negli anni
precedenti, sia sul confronto con le stime di abbondanza relativa della popolazione raccolte nelle
precedenti stagioni venatorie. (Tab. 8).
ATC
Anno
N. capi
GR 6
2005
2006
2007
2008
2009
2010
412
332
343
330
ATC
Anno
N. capi
GR 7
2005
2006
2007
2008
2009
2010
191
216
208
261
ATC
Anno
N. capi
2005
2006
2007
2008
2009
2010
229
201
219
224
GR 8
Piano
prelievo
43
50
87
89
81
75
Piano
prelievo
35
38
40
43
45
62
Piano
prelievo
52
41
42
65
63
59
N. capi
abbattuti
34
24
62
46
28
50
N. capi
abbattuti
16
22
21
26
24
28
N. capi
abbattuti
18
22
27
28
20
20
Tabella 8 – Numero minimo di daini stimato, piano di prelievo proposto e realizzato negli ATC della provincia di
Grosseto, dal 2005-06 al 2010-11.
41
3.3.3.Muflone
La gestione venatoria del muflone ha preso il via a partire dalla stagione venatoria 2007-08,
interessando una piccola porzione del territorio degli ATC GR 8 (dal 2007) e GR 7 (dal 2009),
coinvolgendo pertanto solo in minima parte il personale abilitato (Tab. 9).
ATC Anno
2009
GR 7 2010
2011
ATC Anno
2007
2008
GR 8 2009
2010
2011
Superficie
distretti
4.300
4.772
5.185
Superficie
distretti
5.894
7.417
7.417
7.417
7.417
N.
N.
distretti cacciatori
20
1
21
31
N.
N.
distretti cacciatori
1
42
50
53
2
55
55
Tabella 9 – Estensione dell’area di gestione del muflone, numero di distretti e numero di cacciatori di selezione per
ciascuno dei due ATC interessati dalla presenza della specie, dal 2007-08 al 2011-12.
Per questa specie, le informazioni relative all’abbondanza della popolazione sono state
elaborate mediante la stima del numero minimo di capi avvistati da punti favorevoli nel corso di
osservazioni effettuate nel periodo primaverile. La stesura dei piani di prelievo si è basata
interamente sulle informazioni raccolte nel corso delle sessioni di avvistamento, con l’assegnazione
di tutti i capi effettivamente avvistati.
Analogamente al daino, anche per il muflone la realizzazione del prelievo è risultata
difficile, con risultati comunque accettabili nei distretti di caccia dell’ATC 8. Per quanto riguarda il
piccolo nucleo presente nell’ATC 7, il controllo selettivo non ha dato risultati nei primi due anni di
attività, con realizzazione nulla (Tab. 10).
ATC Anno
GR 7
2009
2010
Piano
prelievo
19
17
Piano
prelievo
54
74
52
39
N. capi
19
17
ATC Anno
N. capi
2007
2008
GR 8
2009
2010
54
74
52
39
N. capi
abbattuti
0
0
N. capi
abbattuti
4
20
7
6
Tabella 10 – Numero minimo di mufloni stimato, piano di prelievo proposto e realizzato negli ATC della provincia di
Grosseto, dal 2007-08 al 2010-11.
42
3.4 PROPOSTE GESTIONALI
Secondo quanto previsto dalla normativa vigente viene riconfermata la caccia di selezione
come unico strumento di gestione venatoria per le popolazioni di cervidi e bovidi.
A breve-medio termine l'obiettivo fondamentale del presente PFVP è quello di estendere le
procedure gestionali finora applicate nei 3 ATC ad altri istituti faunistici, approfondendo le
conoscenze di base, raccogliendo con omogeneità e sistematicità informazioni su consistenza e
struttura di popolazione delle specie presenti, archiviando metodicamente e analizzando i dati e
promuovendo indagini scientifiche. Si evidenzia in particolare come il progressivo miglioramento
della gestione passi attraverso la preparazione del personale coinvolto nella gestione stessa,
attraverso seminari, conferenze, corsi di specializzazione e, in particolare, di aggiornamento.
Il successo reale della gestione faunistico-venatoria di queste specie passa attraverso il
legame dei selecontrollori alla propria zona di censimento e prelievo, ovvero a tutto il territorio.
In questo senso si ritiene opportuno che anche i selecontrollori che abbiano optato per la
scelta della forma di caccia in via esclusiva agli ungulati debbano svolgere le operazioni di
censimento, al pari degli altri selecontrollori, in ogni distretto in cui esercitano l’attività venatoria.
Questi potranno iscriversi ad un massimo di 3 distretti nel territorio provinciale, comunque in non
più di due ATC, e la priorità per l’iscrizione al distretto e l’assegnazione dei capi non dovrà
comportare l’esclusione degli altri cacciatori.
Importante risulta che ogni fase di pianificazione e realizzazione delle linee gestionali segua
un alto profilo tecnico, assolutamente fondamentale quando si ha a che fare con gli ungulati.
Questo significa per i Comitati di gestione degli ATC, per i titolari di autorizzazione di AFV
e per tutti i soggetti a vario titolo impegnati nella gestione di queste specie, seguire le indicazioni
contenute nel presente PFVP, nella letteratura specialistica e nei vari documenti tecnici.
Per quanto riguarda le popolazioni di daino, muflone e cervo, si propone una gestione non
conservativa della specie, ovvero tendente ad una sua sostanziale diminuzione.
La gestione faunistico venatoria delle popolazioni di Cervidi presenti negli ATC e negli
Istituti Faunistici pubblici e privati della Provincia di Grosseto si pone dunque i seguenti obiettivi
prioritari:
a) la conservazione delle popolazioni di capriolo ed il mantenimento delle caratteristiche di
struttura di popolazione, con particolare riguardo al capriolo italico;
b) l’adozione per le singole specie/popolazioni di interventi di contenimento numerico e di
limitazione degli areali di distribuzione nelle aree dove si verificassero danni alle colture
agro-forestali;
c) la definizione ed il monitoraggio nel tempo, con metodi omogenei e comparabili, dei
parametri di popolazione delle specie presenti, oltre che negli ATC, nelle diverse tipologie
di istituti e strutture individuate nel PFVP;
d) la definizione, il raggiungimento e/o il mantenimento di densità locali di popolazione
compatibili con le attività agro-silvo-pastorali;
e) la redazione, l’organizzazione ed il completamento di appropriati piani di prelievo
selettivi annuali ed eventuali interventi di contenimento numerico.
La gestione faunistico - venatoria delle popolazioni di Cervidi e Bovidi deve consentire un
prelievo venatorio sostenibile, nel rispetto della struttura delle popolazioni, per sesso e classi d'età.
Per il raggiungimento delle finalità della gestione, qualsiasi intervento di introduzione nel
territorio provinciale di Cervidi e Bovidi è da considerarsi vietato.
Per il raggiungimento delle finalità del presente PFV i responsabili della gestione faunistica
delle diverse unità territoriali di gestione (ATC, Istituto faunistici pubblici e privati), dovranno
procedere alla definizione delle densità di ciascuna specie e basare su questa la percentuale di
prelievo secondo le indicazioni dell’ISPRA.
43
Le percentuali di prelievo rispetto alle densità dovranno essere definite per ciascuna specie e
rappresentare l’obiettivo da raggiungere per assolvere alle finalità di gestione e per rendere
compatibile l’attività venatoria.
Andrà tuttavia tenuta presente la necessità di continuare a salvaguardare la popolazione di
capriolo italico (Capreolus capreolus italicus): infatti deve essere ricordato che, mentre sul
territorio provinciale questa sottospecie costituisce la gran parte della popolazione, a livello
nazionale esso rappresenta il nucleo più numeroso sopravvissuto in Italia (ISPRA, 2009). A tal
proposito si procederà prevedendo una gestione più contenitiva in quei distretti di caccia contenenti
nuclei residui di capriolo europeo (Capreolus capreolus capreolus) (così come indicato dagli studi
di genetica condotti - in collaborazione con l’ISPRA - sistematicamente sulla popolazione),
attuando una gestione più conservativa (compatibilmente con la salvaguardia del patrimonio agroforestale) sul resto della popolazione.
I metodi di calcolo della densità (effettiva o stimata) di popolazione si possono distinguere
in:
• censimenti esaustivi che riguardano il conteggio completo degli animali presenti in una
determinata superficie in un dato momento (utile nel caso di piccoli territori di gestione, p.es.
AFV);
• censimenti per aree campione, che riguardano il conteggio completo degli animali presenti in
una porzione (fissa) di una data superficie in un dato momento;
• stima del numero minimo di capi complessivamente avvistati, da punti favorevoli di
avvistamento o su percorso, per una stima della densità minima di popolazione nel caso di
piccoli nuclei di cervo, daino e muflone.
I principali metodi di conteggio impiegabili per ciascuna specie sono:
- capriolo - Battute per aree campione in aree con prevalenza di bosco e/o i conteggi da punti
fissi in aree a ridotta superficie boscata (< 50 %);
- daino, muflone e cervo - conteggio da punti fissi nel periodo primaverile.
Secondo quanto riportato nella Delibera CR 3 del 2012 (PRAF – Allegato A), la Regione
Toscana raccomanda di adottare anche gli indici cinegetici per la verifica dei trend annuali delle
popolazioni, ed in particolare il numero di capi prelevati, la densità di abbattimento (n° capi
prelevati/km²) e lo sforzo di caccia (n° giornate di caccia/capo prelevato).
L’obiettivo primario è dunque quello di una gestione complessiva dei 3 comprensori omogenei
individuati dal PFV che preveda la definizione degli obiettivi da conseguire per gli ATC e tutti gli
istituti e strutture individuate con stesura di piani di gestione. Nel piano di gestione devono essere
fissati:
• definizione di percentuali di prelievo finalizzate al raggiungimento di densità
compatibili con il territorio agro-silvo-pastorale;
• elaborazione di piano di prelievo, ed eventuale piano di controllo;
• stesura di un piano di miglioramento ambientale e di prevenzione dei danni con
relative modalità di attuazione ed eventuale impegno economico.
In particolare, il piano di prelievo o di controllo deve essere previsto per ciascuna specie, ed
eventualmente suddiviso tra abbattimento e cattura per ciascuna unità di gestione. Il piano di
prelievo dovrà essere articolato inoltre per sesso e classe di età con indicazione numerica e
percentuale di ciascuna categoria rispetto al totale dei prelievi previsti, con indicazione del rapporto
tra maschi e femmine (piccoli esclusi) e del rapporto di prelievo piccoli/femmine;
La gestione degli ungulati non può non essere accompagnata da un adeguato impegno da
parte di tutti i soggetti coinvolti nella gestione per raccogliere tutti i dati gestionali che risultano di
estrema importanza, permettendo ad esempio di conoscere gli sforzi di caccia, di stimare le
consistenze, di delineare il rendimento e lo stato di salute delle popolazioni di ungulati.
44
La presenza di un numero così elevato di istituti interessati alla gestione, aumenta
notevolmente il rischio di dispersione e mancato utilizzo dei dati raccolti. Diventa quindi
fondamentale per la Provincia provvedere a uniformare le metodologie di raccolta, per
l’archiviazione centralizzata dei dati censuari e venatori e pubblicazione dei consuntivi.
Ai sensi dell’art. 87 del Regolamento regionale di attuazione della LRT 3/1994 si individuano per il
capriolo 6 unità di gestione nel territorio provinciale:
• ATC GR 6 Unità di gestione EST
• ATC GR 6 Unità di gestione OVEST
• ATC GR 7 Unità di gestione EST
• ATC GR 7 Unità di gestione OVEST
• ATC GR 8 Unità di gestione EST
• ATC GR 8 Unità di gestione OVEST
Su indicazioni della Regione Toscana (Delibera del CR 3/2012 PRAF – Allegato A), al fine
di determinare il livello di capienza dei distretti per il capriolo, ovvero di individuare il massimo
numero di cacciatori che possono essere assegnati al distretto stesso, devono essere seguiti i
seguenti princìpi:
- un distretto è considerato saturo quando il rapporto cacciatore/SAF di territorio cacciabile sia
uguale o inferiore a 1/100 ha;
- in considerazione di quanto precedentemente indicato, un distretto viene considerato saturo
quando il rapporto tra la media negli ultimi 3 anni del piano di prelievo e il numero dei
cacciatori sia uguale o inferiore a 2 capi/cacciatore;
-
un distretto definito saturo secondo i criteri precedentemente descritti non lo è più qualora la
densità di caprioli nel distretto superi quella sostenibile per più di due anni consecutivi.
In caso di richieste di assegnazione a un distretto superiori alla sua capacità massima, verrà
effettuata la rotazione tra i cacciatori di selezione che abbiano la residenza anagrafica al di fuori
della provincia di Grosseto
La previsione delle densità obbiettivo del capriolo entro i limiti definiti dal PRAF (2-10 capi
100/ha) pone delle evidenti difficoltà dato che l’approvazione dei piani di abbattimento da parte
dell’ISPRA parte dal presupposto che si possa autorizzare un piano di abbattimento del capriolo
solo nel caso in cui si stimi una densità di almeno 10 capi/100 ha.
Tutto ciò detto si intende programmare una gestione che sia tesa a raggiungere nel periodo di
programmazione del piano per tutti i distretti la densità obbiettivo di 10 capi/100 ha.
Fanno eccezione i solo distretti di caccia dove è presente la sottospecie italico.
Il piano nazionale di tutela e salvaguardia della sottospecie Capreolus capreolus italicus individua
infatti il territorio della Provincia di Grosseto come uno dei pochi luoghi dove poter effettuare delle
catture di capi per costituire delle popolazioni utili a ripopolare aree dove la sottospecie italico era
presente e per motivi vari non lo è più.
La Provincia di Grosseto da vari anni conduce analisi genetiche di campioni di tessuto al fine di
verificare la presenza del capriolo italico su tutti i distretti di caccia al capriolo. Nel corso degli
ultimi anni le indagini genetiche sono peraltro estese anche al DNA nucleare con una maggior
certezza dei risultati.
Nel caso dei distretti di caccia in cui è stata rilevata la presenza di caprioli con patrimonio genetico
riferibile al solo capriolo italico la densità obbiettivo, che potrà essere cambiata anno per anno nel
piano di gestione annuale degli ungulati, è quella indicata nella tabella seguente:
45
-
CAPRIOLO
Italico
Italico
Italico
Ibrido
Italico
Ibrido
Italico
Italico
Italico
Italico
Italico
Italico
Ibrido
Ibrido
Ibrido
Ibrido
Ibrido
Ibrido
Ibrido
Ibrido
Ibrido
Ibrido
Ibrido
Ibrido
Ibrido
Ibrido
Ibrido
Italico
Ibrido
Ibrido
Ibrido
Italico
Italico
ATC
GR 6
GR 7
GR 8
DS
DS 1
DS 2
DS 3
DS 4
DS 11
DS 12
DS 14
DS 19
DS 24
DS 25
DS 26
DS 30
DS 33
DS 5
DS 6
DS 8
DS 13
DS 15
DS 16
DS 18
DS 20
DS 21
DS 22
DS 27
DS 28
DS 29
DS 7
DS 9
DS 10
DS 17
DS 23
DS 31
DS 32
LOCALITA'
Prata-Niccioleta
Sassofortino-Torniella
Pari-Casal di Pari
Sticciano-Paganico
Massa Marittima - Prata
Civitella P - Paganico
Roccatederighi-Boccheggiano
Montieri-Travale
Monterotondo
Tatti-Ribolla
Follonica
Castellaccia
Gavorrano
Campagnatico-Istia-Roselle
Monticello-Arcidosso
Magliano
Cinigiano – S. Rita
Seggiano - Pescina
Stribugliano-Cana
Scansano-Pancole
S.Fiora-Bagnore
Roccalbegna-Murci
Baccinello-Poggioferro
Castiglione della Pescaia - Tirli
Batignano-Monteorsaio
Rispescia-Montiano
Castell'Azzara - Montevitozzo
Capalbio Nord - Orbetello
Manciano
S.Martino - Semproniano
Sorano
Orbetello
Capalbio Sud - Manciano
46
Densità obbiettivo nel periodo di
programmazione del PFVP
capi/100 ha
17
15
15
10
15
10
17
17
17
17
13
12
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
ZONE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA
47
Le Zone di Ripopolamento e Cattura rappresentano l’istituto di primaria importanza nella gestione
faunistica sia per la fauna selvatica cosiddetta “di qualità” sia per quella non oggetto di caccia. In
Provincia di Grosseto, a seguito di specifica convenzione, sono gestite dagli ATC in collaborazione
fin dal 2003. A questi istituti la legge affida un compito particolarmente importante: la riproduzione
della fauna selvatica allo stato naturale e la cattura della stessa per l'immissione sul territorio. Le
ZRC hanno così il ruolo principale di incrementare la consistenza delle popolazioni naturali di lepri,
fagiani e pernici rosse (sia attraverso la cattura e il rilascio in nuove aree, sia attraverso
l'irradiamento spontaneo derivante dalla dispersione) e costituiscono un significativo areale di
stazionamento, rifugio e riproduzione di molte altre specie selvatiche sia protette che non protette.
Alla fine del 2011 sono presenti 25 ZRC che occupano una superficie complessiva di 19.979
ettari pari al 4,56% della Superficie Agro-Forestale (SAF). La dimensione media di questi istituti di
tutela è di 791 ettari e solo 5 Zone sono superiori ai 1000 ha (tutte nell’ATC GR 7). Proprio questo
aspetto è stato considerato nel corso delle vigenza del PFVP approvato nel 2006: molte sono state le
modifiche tese a diminuire dimensioni ritenute eccessive. Dimensioni comprese tra i 1000 e i 600
ettari, per le tipologie ambientali presenti in Provincia di Grosseto, per la facilità di controllo delle
popolazioni delle popolazioni di cinghiali e per facilità gestionali in generale, sono considerate
come quelle favorevoli a soddisfare le esigenze biologiche della fauna selvatica stanziale e per una
sua gestione “naturale”.
La ripartizione territoriale tra i tre ATC GR6, GR7 e GR 8 risente delle evidenti differenze
che ci sono a livello di tipologia territoriale, di distribuzione delle proprietà, oltre che storico. In
effetti se solo si prende ad esempio il comprensorio Grosseto Nord questo è caratterizzato dalla
rilevante presenza di elevate aree boscate molto estese delle quali molte di proprietà “pubblica”
(demani forestali regionali etc…) e il territorio “destinabile” alla gestione sotto la forma della ZRC
è effettivamente limitato.
48
ATC
6
7
8
NOME
GHIRLANDA
LITIANO
CORNACCHIAIO
CASTEANI
FOLLONICA
MONTELATTAIA
Tot. ATC GR 6
MONTENERO
PORRONA
SASSO D'OMBRONE
CACCHIANO
STICCIANESE
BACCINELLO
PRESELLE
POGGIO LA MOZZA
S. LORENZO GORARELLA
CANCELLONE
POMONTE
MONTIANO
S. CRESCENZIO
Tot. ATC GR 7
LA SFORZESCA
SATURNIA
SAN MARTINO
POGGIO MURELLA
CARPINETA
MONTEMERANO
Tot ATC GR 8
Tot. PROV. GR
Comune
Massa M.ma
Roccastrada
Civitella P.co
Roccastrada
Follonica/Scarlino
Roccastrada
Castel del Piano
Cinigiano
Cinigiano
Cinigiano
Campagnatico
Scansano
Scansano
Grosseto
Grosseto
Roccalbegna
Scansano
Magliano in T.
Magliano in T.
Castellazzara
Manciano
Manciano
Manciano
Manciano
Manciano
Ha da GIS
599
718
639
691
755
666
4.068
673
1.051
601
630
1.083
917
809
1.147
1.237
580
759
1.110
634
11.231
932
779
796
689
570
713
4.480
19.779
L’ATC GR 7 ha da gestire non solo il maggior numero di Zone ma è anche quello nel quale
l’istituto ZRC rappresenta la % di SAF più elevata. Il territorio del Comprensorio Grosseto Sud, che
per tipologia territoriale potrebbe essere considerato simlile al confinante Grosseto Centro, risente,
in particolare nella zona costiera, della presenza di molti istituti a gestione privata di origine storica.
ATC GR 6
ATC GR 7
ATC GR 8
Prov. GR
n. ZRC
6
13
6
25
ha x ZRC
% ZRC/SAF sup. media ZRC
4.068
3,29%
678
11.231
6,06%
864
4.480
3,59%
747
19.779
4,56%
791
49
Ha destinati a ZRC/Ha SAF
Il processo di riqualificazione generale delle ZRC, operato dalla Provincia insieme agli
ATC a partire fin dal 2000, ha portato ad una riduzione delle aree boscate, attraverso lo scorporo
delle superficie forestali di maggiori dimensioni e quando possibile anche ad aumentare la distanza
da zone boscate o altre ZRC o altre zone a divieto di caccia. In molte occasioni, pur considerando
positiva la presenza di ridotte aree boscate, la gestione generale delle popolazioni di cinghiale
finalizzata alla necessità di riduzione delle densità di questo ungulato ha influenzato talora oltre le
effettive necessità delle ZRC.
Allo stato attuale le ZRC sono caratterizzate da una presenza di bosco molto contenuta e
utile per svolgere un ruolo positivo nei confronti della piccola selvaggina. La percentuale di bosco
che mediamente è presente nelle ZRC grossetane è l’8,6%. Per alcune delle ZRC caratterizzate dalla
maggiore percentuale di bosco sono proposte modifiche di perimetro tese a diminuire tale
percentuale: Sforzesca, Saturnia, etc…
50
Nome
LA SFORZESCA
CACCHIANO
SATURNIA
CANCELLONE
SASSO D'OMBRONE
POGGIO MURELLA
CORNACCHIAIO
BACCINELLO
SAN MARTINO
LITIANO
CASTEANI
CARPINETA
MONTELATTAIA
PORRONA
GHIRLANDA
MONTENERO
POMONTE
MONTEMERANO
STICCIANESE
PRESELLE
S. CRESCENZIO
MONTIANO
FOLLONICA
POGGIO LA MOZZA
S. LORENZO
GORARELLA
% area
boscata/SAF
21,7%
16,8%
16,1%
16,1%
16,1%
13,4%
12,6%
10,9%
10,7%
10,6%
10,2%
8,9%
7,6%
7,3%
7,1%
6,1%
5,3%
4,6%
4,5%
4,2%
2,8%
1,4%
0,4%
0,1%
0,0%
Nelle modifiche apportate ai confini nel corso della vigenza del PFVP è stata posta
attenzione anche alla diversità ambientale, in termini di presenza ed estensioni di colture, di
disponibilità idrica e di disturbo antropico, che influenzano marcatamente la produttività faunistica
del territorio per la piccola selvaggina. Tali necessità, insieme alla indisponibilità di taluni
proprietari hanno ulteriormente influenzato il perimetro. Le zone devono avere preferibilmente
forma compatta, con un basso rapporto tra perimetro e superficie, con confini ben individuabili e
facilmente sorvegliabili; non devono comprendere strade troppo trafficate o altre forme di rilevante
disturbo antropico (aree fortemente urbanizzate, allevamenti), devono garantire una costante risorsa
idrica, con corsi d’acqua perenni o laghetti e devono essere caratterizzate da forme di agricoltura
diversificate e poco impattanti (uso moderato di prodotti chimici ecc.).
I censimenti e le catture delle lepri
L’analisi dei risultati dei conteggi notturni con l’ausilio del faro eseguiti in periodo tardo
autunnale evidenziano un netto complessivo miglioramento dello status della Lepre all’interno delle
ZRC, la cui densità media nel 2006 era di 8.5 capi/100 mentre nel 2011 raggiungeva il valore di
51
17,8 capi/100 ha. Il confronto delle densità stimate nel periodo che va dal 2006 al 2011 nelle ZRC
presenti nei tre ATC grossetani evidenzia un netto incremento per l’ATC GR 7 e il GR 8 mentre per
l’ATC GR 6 rimangono pressoché immutate le evidenti differenze tra le ZRC più produttive e le
altre.
In questo ATC sono state apportate le più importanti modifiche alle ZRC, con modifiche
molto importanti per le ZRC Ribolla Casteani dalla quale si è originata la ZRC Casteani oltre alla
ZRV Nebbiaie, la ZRC Torri Montorsi dalla quale si è originata la ZRC LItiano e nel corso del
2011 sono state apportate modifiche importanti anche alla ZRC Ghirlanda.
Nello stesso ATC, sempre nel corso del 2011, è stata costituita la ZRC Montelattaia.
Nell’ATC GR 6 pur mantenendo elevati livelli di produttività nella ZRC Follonica si è avuto
un incremento nella densità della ZRC Cacchiano, mentre tutte le altre ZRC hanno subito modifiche
tali da essere considerate alla stregua di nuovi istituti.
ZRC ATC GR 6
RIBOLLA CASTEANI
2006
Densità Lepri: n. /100 ha
2007 2008
2009
2010
15,7
5,7
4,8
CASTEANI
CORNACCHIAIO
FOLLONICA
GHIRLANDA
TORRE MONTORSI
6,3
50,2
12
1,5
2011
2
4,9
43,4 46,3
14,2 8,6
2
1,7
LITIANO
2,2
3,5
35,1
4
5,4
2,1
31,6
7,2
5,8
13,9
47
7,4
2,5
3,2
8,7
Nell’ATC GR 6 la densità media (capi/100ha) è pressoché immutata dal 2006 (14,5) al 2011
(15)
ZRC ATC GR 7
BACCINELLO
CACCHIANO
CANCELLONE
MONTENERO
MONTIANO
POGGIO LA MOZZA
POMONTE
PORRONA
PRESELLE
SAN CRESCENZIO
SAN LORENZO
SASSO D'OMBRONE
STICCIANESE
Densità lepri: n. /100 ha
2006
2007
2008
2009
2010
2011
5,4
9,7
5,4
0,8
6,9
0,7
6,0
13,4
7,7
7,4
11,7
3,1
6,3
9,2
13,7
8,5
3,1
7,5
10,7
7,1
13,2
10,0
5,3
16,3
9,4
5,0
15,4
10,5
7,5
8,8
4,4
9,3
4,1
22,3
9,1
18,7
14,1
5,2
5,0
12,3
13,7
5,5
2,7
5,6
15,7
4,1
22,3
16,1
20,0
14,9
12,5
20,0
13,1
24,3
18,9
18,8
52
15,0
20,0
7,3
23,6
5,9
13,6
16,0
16,3
3,9
9,7
21,1
20,0
51,8
44,2
25,3
33,3
12,5
15,5
19,4
14,3
25,8
19,3
Nell’ATC GR 7 la densità media per 100 ha di SAF destinati a ZRC è decisamente
aumentata dato che nel 2006 era pari a 6.5 (capi/100 ha) mentre nel 2011 è pari a 21.
ZRC ATC GR 8
Carpineta
2006
Densità - Lepri/100 ha
2007
2008
2009
2010
2011
2,5
2
5
6
7
7
Montemerano
5
3
5
5
8
8
Poggio Murella
2,5
3
6
6
9
10
San Martino Sul
Fiora
6,5
6,5
6
6
6
8
Saturnia
5
5
7
8
8
8
Sforzesca
4
3
6
12
13
12
Anche nell’ATC GR 8 la densità media per 100 ha di SAF destinati a ZRC è aumentata: nel
2006 era pari a 5,1 (capi/100 ha) e nel 2011 è pari a 10,6.
A livello provinciale facendo un confronto tra la densità media tra ha di SAF destinato a
ZRC nel 2006 e ha di SAF destinato a ZRC nel 2011 si ha un deciso incremento dato che il valore
passa da 7,91 a 16,62 capi/100 ha.
Al di là delle positive valutazioni sull’andamento delle densità di lepri nelle ZRC grossetane
nel periodo 2006-2011 si deve evidenziare invece ancora un aspetto decisamente da migliorare
quale la realizzazione di catture di soggetti da destinare al ripopolamento sia di altre ZRC che di
ZRV o ai territori destinati alla caccia programmata.
Date le densità sopra evidenziate si ritiene infatti che le potenzialità, in termini di capi
catturare, delle ZRC grossetane siano praticamente, ad eccezione della ZRC Follonica, non
sfruttate. Dal punto di vista numerico basta evidenziare che sebbene il numero dei soggetti di lepre
catturati sia pressoché costante la densità media è più che raddoppiata. Ciò che infatti ci si propone
di portare avanti nel periodo di vigenza del presente Piano è di programmare con gli ATC sessioni
di cattura sotto il coordinamento della Provincia e, soprattutto, cercare di coinvolgere e stimolare il
maggior numero possibile di proprietari e conduttori oltre ad altri operatori volontari. Gli ATC
potranno a tal fine usufruire della possibilità di “scontare” una parte della quota di versamento per i
cacciatori che si intendono iscrivere all’Ambito a tutti i volontari che collaboreranno alle operazioni
di cattura. Una delle attività portate avanti che si intende inoltre proseguire è il monitoraggio
sanitario dei soggetti catturati che può evidenziare la presenza di alcune patologie e a la necessità di
porre, se del caso, le tempestive modifiche alle attività di cattura/ripopolamento.
53
Di seguito lo schema riassuntivo delle catture di lepri nelle varie ZRC nel periodo 20062011.
ZRC
RIBOLLA CASTEANI
2006
2007
2008
22
9
5
CASTEANI
2009
2010
2011
0
0
0
CORNACCHIAIO
0
0
0
0
FOLLONICA
77
69
82
81
GHIRLANDA
24
22
19
0
0
TORRE MONTORSI
0
0
0
0
0
LITIANO
67
70
MONTELATTAIA
TOTALE ATC GR 6
123
100
106
81
67
70
BACCINELLO
0
0
0
0
0
0
CACCHIANO
0
0
0
0
0
0
CANCELLONE
0
0
0
0
0
0
MONTENERO
0
0
0
0
0
0
MONTIANO
0
0
0
0
0
0
POGGIO LA MOZZA
0
0
0
0
0
0
POMONTE
0
0
0
0
0
0
PORRONA
0
0
0
6
8
5
PRESELLE
0
0
0
0
0
10
SAN CRESCENZIO
0
0
0
0
4
6
SAN LORENZO
12
13
19
0
4
7
SASSO D'OMBRONE
0
0
0
0
0
0
STICCIANESE
0
0
0
0
0
0
TOTALE ATC GR 7
12
13
19
6
16
28
CARPINETA
0
0
0
0
0
0
MONTEMERANO
0
0
0
0
0
0
POGGIO MURELLA
0
0
0
0
0
0
S. MARTINO .S FIORA
0
0
0
0
0
0
SATURNIA
0
0
0
0
0
0
SFORZESCA
0
0
0
0
0
11
TOTALE ATC GR 8
0
0
0
0
0
11
TOTALE PROV. GR
135
113
125
87
83
109
54
I censimenti e le catture di fagiani
Il confronto tra i dati di abbondanza del Fagiano dal 2006 al 2011 mostra un netto generale
miglioramento. In tutti gli ATC grossetani si registrano incrementi negli indici medi di abbondanza.
Il generale aumento della densità dei fagiani nelle ZRC conferma, così come per le lepri, l’aumento
delle produttività faunistica in senso generale. Tale analisi, determinata per il fagiano da indici di
abbondanza, può evidenziare solo l’incremento delle popolazioni rispetto al passato con scarsi
riferimenti relativamente a valori assoluti di densità.
Densità dei fagiani: IKA (n. fagiani osservati x km di transetto campione)
ZRC
RIBOLLA CASTEANI
2006
2007
2008
2,0
0,4
2,0
CASTEANI
2009
2010
2011
3,7
4,0
3,5
CORNACCHIAIO
3,5
2,0
2,2
2,5
2,8
1,4
FOLLONICA
13,2
14,8
16,9
13,1
8,0
14,1
GHIRLANDA
8,9
4,3
7,1
5,4
3,1
7,4
TORRE MONTORSI
1,0
0,4
1,9
2,6
2,3
1,0
LITIANO
BACCINELLO
1,5
0,8
4,6
7,2
4,0
3,8
CACCHIANO
15,1
3,5
13,6
12,0
7,5
7,5
CANCELLONE
0,5
0,6
1,0
0,9
2,3
2,1
MONTENERO
7,4
4,0
9,8
13,2
8,0
8,1
MONTIANO
0,0
0,1
0,8
0,2
0,3
0,2
POGGIO LA MOZZA
2,6
2,9
3,3
4,4
4,2
3,1
POMONTE
1,9
4,6
3,8
3,6
4,5
6,1
PORRONA
4,8
5,0
5,1
4,4
6,7
6,0
PRESELLE
6,2
4,2
5,0
5,0
5,9
4,5
SAN CRESCENZIO
1,4
0,7
0,8
3,2
1,7
1,7
SAN LORENZO
7,0
10,7
10,3
7,4
7,8
5,4
SASSO D'OMBRONE
5,9
4,6
4,9
3,5
5,8
8,4
STICCIANESE
2,6
3,7
5,7
5,7
5,3
6,1
CARPINETA
2,8
4,1
1,3
0,6
2,2
2,7
MONTEMERANO
5,3
6,3
5,4
4,8
5,3
5,5
POGGIO MURELLA
1,6
2,8
2,7
3,3
3,2
3,6
S. MARTINO S. FIORA
1,1
1,6
1,0
3,0
3,7
4,7
SATURNIA
2,5
4,9
4,8
5,0
4,7
5,0
SFORZESCA
2,0
2,6
2,5
6,3
6,8
7,5
aumento (20062011) %
-60,0%
6,8%
-16,9%
153,3%
-50,3%
320,0%
9,5%
19,2%
221,1%
25,0%
-27,4%
21,4%
-22,9%
42,4%
134,6%
-4,2%
3,1%
125,5%
327,3%
103,7%
265,8%
Ciò detto, il fatto che ben 8 ZRC su 23 abbiano registrato incrementi di densità di oltre il
100 % fa affermare che il buon lavoro condotto ha determinato un netto aumento della produttività
delle stesse ZRC per la specie.
Le considerazioni da farsi relativamente al numero di capi di fagiano catturati, al confronto
tra le catture effettuate nel corso degli anni con l’aumento delle densità desumibile dall’aumento
55
degli IKA, si rivelano le medesime già fatte per la lepre. All’aumneto delle densità non è
corrisposto l’aumento dei capi catturati. Ciò porterebbe a ipotizzare una buona potenzialità delle
ZRC in termini di produzione faunistica anche per il fagiano mal sfruttata per quanto concerne i
capi da catturare da destinarsi al ripopolamento delle altre ZRC, delle ZRV o del territorio destinato
alla caccia programmata.
FAGIANI CATTURATI NEL PERIODO 2006-2011
ZRC
2006
2007
2008
2009
RIBOLLA CASTEANI
30
32
2010
2011
65
CASTEANI
0
CORNACCHIAIO
0
3
40
20
28
17
19
FOLLONICA
162
184
197
203
148
148
GHIRLANDA
71
83
55
0
TORRE MONTORSI
12
0
24
LITIANO
TOTALE ATC GR 6
0
26
36
32
278
339
361
257
201
199
BACCINELLO
0
0
0
0
12
12
CACCHIANO
20
34
15
38
33
30
CANCELLONE
0
0
0
0
0
0
MONTENERO
0
0
0
0
20
3
MONTIANO
0
0
0
0
0
0
POGGIO LA MOZZA
0
2
7
3
22
16
POMONTE
0
0
10
10
10
15
PORRONA
74
55
65
65
58
68
PRESELLE
10
9
0
4
12
24
0
0
0
0
0
0
SAN LORENZO
85
73
85
129
86
73
SASSO D'OMBRONE
10
11
16
18
16
17
0
0
24
12
30
34
SAN CRESCENZIO
STICCIANESE
199
184
222
279
299
292
CARPINETA
TOTALE ATC GR 7
13
9
0
0
0
0
MONTEMERANO
30
30
19
0
25
26
POGGIO MURELLA
13
0
19
0
0
0
S. MARTINO .S FIORA
14
14
0
0
0
25
4
0
0
0
6
20
13
13
0
15
32
42
TOTALE ATC GR 8
87
66
38
15
63
113
TOTALE PROV. GR
564
589
621
551
563
604
SATURNIA
SFORZESCA
56
Se da una parte la ZRC svolge il suo ruolo di produzione di selvaggina riprodottasi allo stato
naturale che si irradia nel territorio circostante, dall’altra si evidenziano delle carenze operative che
se corrette potrebbero valorizzare ulteriormente questo istituto. A parziale scusante di tale evidente
situazione c’è da considerare che molti istituti, poco o male gestiti nel passato, hanno subito
profonde modifiche nel perimetro, soprattutto nell’ATC GR 6 come nell’ATC GR 7, e pertanto
abbisognano di un congruo periodo di anni per poter essere in grado di sviluppare densità molto
elevate di selvaggina riprodottasi allo stato naturale e di essere catturata ai fini del ripopolamento di
altre ZRC. Il percorso intrapreso dalla Provincia fin dal 2006, la gestione affidata agli ATC, oltre a
specifici progetti speciali ha comunque dato i suoi frutti.
Un aspetto particolarmente importante dal punto di vista gestionale è rappresentato dai
miglioramenti ambientali. Intendesi per ciò tutta quella serie di interventi finalizzati al
miglioramento della ricezione faunistica del territorio. Nel caso delle ZRC si è voluto individuare
tre ZRC distribuite sul territorio provinciale in modo da rappresentare le varie tipologie ambientali e
nelle quali fare dei progetti di miglioramento ambientale, privilegiando soprattutto gli aspetti
forestali, di riferimento per tutte le medesime tipologie di territorio in ogni istituto o struttura sia
pubblico sia privato.
Le ZRC individuate sono la ZRC Follonica, che rappresenta l’area di bassa collina, la ZRC
Preselle l’area di media collina e la ZRC Sforzesca che rappresenta l’alta collina.
I progetti elaborati potranno pertanto essere di riferimento per territori simili anche per il
territorio destinato alla caccia programmata o per le AFV.
57
MIGLIORAMENTI AMBIENTALI NELLE ZRC (IN €)
ZRC
CORNACCHIAIO
GHIRLANDA
2005-2006
7.740
1.806
2006-2007 2007-2008 2008-2009 2009-2010 2010-2011
3.179
1.290
1.290
LITIANO
RIBOLLA CASTEANI
TORRI-MONTORSI
FOLLONICA
TOTALE ATC GR 6
4.586
1.548
6.014
21.694
2.448
1.548
6.256
13.431
200
1.032
8.164
11.976
1.548
382
2.890
1.032
206
939
4.254
3.019
2.436
8.264
11.050
8.264
13.839
8.964
17.308
BACCINELLO
0
0
0
0
1.750
5.330
CACCHIANO
1883
3.236
1.756
2.654
3.020
3.090
CANCELLONE
0,00
0
0
0
0
0
MONTENERO
840
1.680
1.680
0
3.185
3.835
MONTIANO
0,00
3.004
2.167
1.860
2.800
3.250
1.364
2.080
3.344
1.355,00
100
0
POMONTE
1.120,00
0
0
0
0
0
PORRONA
3360
2.480
2.640
4.160
3.350
3.835
PRESELLE
896
900
0
1.900
1.415
2.800
S. CRESCENZIO
420
0
0
1.240
905
1.300
S. LORENZO GORARELLA
850
1.752
1.476
1.320
1.760
1.310
SASSO D'OMBRONE
3.240,00
1.943
2.744
2.108
3.970
4.795
STICCIANESE
1.792,00
1.120
0
0
500
0
16.215
12.463
16.606
24.735
32.889
POGGIO LA MOZZA
TOTALE ATC GR 7
15.756
3.850
1.300
600
0
0
0
0
450
2.100
0
0
0
700
1.300
0
2.820
0
2.220
0
1.150
450
600
600
900
SAN MARTINO
2.715
3.513
2.004
5.680
1.140
9.740
LA SFORZESCA
5.519
7.545
5.273
8.333
9.438
10.035
TOTALE ATC GR 7
12.784
15.258
10.427
17.433
11.178
22.895
TOTALE PROV. GR
50.234
44.903
34.866
45.089
49.752
73.092
CARPINETA
MONTEMERANO
POGGIO MURELLA
SATURNIA
58
PROPOSTE PER LA GESTIONE E PROPOSTE DI MODIFICA DEI CONFINI
Dato il quadro conoscitivo sopra delineato gli obbiettivi che il presente Piano si pone sono:
proseguire nell’incremento delle densità di popolazioni selvatiche con particolare attenzione alle
specie di indirizzo (lepre, fagiano e pernice rossa), incrementare e sviluppare le attività di cattura di
fagiani e lepri a favore di altre ZRC e di ZRV, mettere in campo tutte le attività utili alla
diminuzione dei danneggiamenti delle popolazioni selvatiche alla colture agro forestali, favorire
ulteriormente il ruolo delle ZRC quali ambito di tutela e sviluppo di tutte le popolazioni selvatiche,
favorire il ruolo delle ZRC quale strumento ulteriore di tutela e salvaguardia delle specie endemiche
(con particolare riguardo alla lepre italica), favorire la collaborazione tra Provincia, l’ATC, le
Commissioni di Verifica e Controllo e i proprietari e conduttori dei fondi inclusi. Per questi
obbiettivi si si definiscono le seguenti linee guida per la gestione:
•
Conferma della gestione in affidamento agli ATC che possono proporre alla Provincia
modifiche e nuove istituzioni, oltre a formulare i piani di gestione annuale (concordati con la
Commissione di Verifica e Controllo (CVC) e la Provincia stessa per quanto riguarda la
fattibilità tecnica ed economica, sulla base di modelli predisposti dalla Provincia).
•
Promozione da parte delle Provincia e dell’ATC di forme di collaborazione tra Provincia,
ATC e CVC.
•
Possibilità da parte delle CVC, ATC e Provincia di dotarsi di specifico personale per le
operazioni nelle ZRC
•
Conferma della destinazione di almeno il 25% delle risorse economiche specificamente
destinate a miglioramenti ambientali a proprietari o conduttori dei fondi nelle ZRC. Tale
quota potrà essere destinata solo ai fondi inclusi nelle ZRC, nel caso ciò non dovesse
accadere gli ATC provvederanno a mettere a disposizione della Provincia i fondi non
utilizzati.
•
Attuazione di tutte le progettualità e possibili forme di finanziamento, oltre a quelle annuali
regionali, per il funzionamento delle ZRC
•
Prevedere nel piano di gestione annuale per ogni ZRC almeno il 4% della superficie
destinato a miglioramenti ambientali di cui al massimo un terzo ai “ristoppi”(ritardo della
lavorazione dei terreni o della raccolta), senza considerare il ripristino e/o manutenzione dei
punti d’acqua.
59
•
Piani di cattura annuali da calendarizzare entro il 31 novembre di ogni anno e approvati
dalla Provincia e comunque solo con densità stimate superiori a 10 capi/100Ha per la lepre e
15 capi/100Ha per il fagiano .
•
Dotazione per ogni ZRC di almeno due Guardie Volontarie a disposizione dell’ATC e/o
della CVC
•
Il consenso dei proprietari ricadenti nelle ZRC per il rilascio di autorizzazioni
all’espletamento di gare cinofile si ritiene espresso già al momento del consenso
all’istituzione della ZRC. Al fine di non creare eccessivo disturbo alla selvaggina, peraltro
nel periodo interessato dalla riproduzione, le gare cinofile potranno essere svolte fino ad un
massimo di 5 giorni complessivi per ZRC. Le gare cinofile all’interno delle ZRC saranno
autorizzate solo se riconosciute a livello nazionale o internazionale o solo se riconosciute
dall’ENCI. Le domande degli interessati dovranno pervenire presso gli ATC competenti in
tempo utile affinchè il Comitato possa presentare alla Provincia entro il 15 gennaio di ogni
anno il programma per lo stesso anno.
•
Possibilità di immettere selvaggina della specie in indirizzo solo se di cattura in altri istituti
o proveniente dal CPPS provinciale e nata o allevata allo stato naturale.
•
Attuazione del controllo del cinghiale grazie a tutte le possibilità offerte dalla normativa.
•
Modifiche ai perimetri attuali con priorità a quelle determinanti l’esclusione dalle ZRC di
aree boscate. Oltre a quelli indicati nel presente Piano gli uffici provvederanno a apportare
ulteriori modifiche, a istituire nuove ZRC purchè sia tenuto conto delle finalità previste dalla
legge per le ZRC, degli obiettivi del piano oltre che di tutte le indicazioni sopra riportate.
Nel corso della redazione del PFVP la Provincia e gli ATC hanno esaminato con precisione tutti i
perimetri delle ZRC. In alcuni casi si sono apportate lievi modifiche mentre in altri la verifica sul
territorio ha comportato la necessaria adozione di modifiche dei perimetri “ufficiali” dato che sul
posto la tabellazione perimetrale è fin da sempre stata diversa da quello che risultava agli atti. Oltre
ad una nuova ZRV nel Comune di Castel del Piano per alcune delle ZRC ricadenti nell’ATC GR 8
(Sforzesca, Saturnia e Poggio Murella) sono state ipotizzate una serie di modifiche finalizzate alla
migliore gestione soprattutto delle popolazioni ungulate.
Il quadro provinciale che si viene a delineare è pertanto il seguente:
60
ATC
6
7
8
NOME
GHIRLANDA
LITIANO
CORNACCHIAIO
CASTEANI
FOLLONICA
MONTELATTAIA
Tot. ATC GR 6
MONTENERO
PORRONA
SASSO D'OMBRONE
CACCHIANO
STICCIANESE
BACCINELLO
PRESELLE
POGGIO LA MOZZA
CANCELLONE
POMONTE
MONTIANO
S. CRESCENZIO
Tot. ATC GR 7
LA SFORZESCA
SATURNIA
SAN MARTINO
POGGIO MURELLA
CARPINETA
MONTEMERANO
Tot ATC GR 8
Tot. PROV. GR
61
Comune
Massa M.ma
Roccastrada
Civitella P.co
Roccastrada
Follonica/Scarlino
Roccastrada
Castel del Piano
Cinigiano
Cinigiano
Cinigiano
Campagnatico
Scansano
Scansano
Grosseto
Roccalbegna
Scansano
Magliano in T.
Magliano in T.
Castellazzara
Manciano
Manciano
Manciano
Manciano
Manciano
Ha da GIS
599
718
639
691
755
701
4.103
673
1.051
601
630
1.327
917
933
1.147
580
759
914
634
10.166
854
811
796
905
570
713
4.650
18.919
ZONE DI RISPETTO VENATORIO
62
Fin dalla “nascita” dell’istituto Zona di Rispetto Venatorio la Provincia di Grosseto ha
istituito e gestito questo importante strumento di gestione faunistica con intenti sicuramente diversi
da quelli che erano propri della Regione Toscana, nel corso degli anni la gestione si è via vai
modificata delineando una sempre maggiore importanza per la realtà grossetana.
Che l’importanza delle ZRV sia venuta ad accrescersi lo prova il fatto che nel 2005 la
Regione Toscana ha infatti ammesso le ZRV nell’ambito della quota di territorio destinata alla
protezione della fauna per tutte quelle provincie che, come Grosseto, non consideravano la ZRV
come un istituto “mobile” ovvero di ridotte dimensioni e breve durata.
L’importanza della ZRV in Provincia di Grosseto è sicuramente dovuta al ruolo svolto quale
strumento di valorizzazione della selvaggina (fagiano, lepre e pernice rossa) prodotta nei Centri
Pubblici Provinciali (CPPS). Da oramai circa 15 anni la selvaggina prodotta nei centri viene
immessa nelle ZRV e nel corso degli ultimi anni grazie alla stretta collaborazione tra Provincia,
Centri e ATC si è avuto un ulteriore salto di qualità di quella che più volte è stata definita la filiera
di produzione di selvaggina da ripopolamento di qualità. Partendo nei primi anni con la semplice
immissione di soggetti provenienti dal centro siamo arrivati ad oggi a perfezionare tecniche di
immissione, tempi, strutture e di fatto molte ZRV sono da considerarsi delle “succursali” dei CPPS
provinciali.
Per evidenziare ciò si evidenzia ad esempio che da due anni una parte delle lepri nate nel
Centro di Civitella Marittima viene ambientata a terra direttamente nelle ZRV a mezzo di recinti
elettrici particolarmente adatti allo scopo. Per evidenziare la qualità presente nelle ZRV si evidenzia
che da alcuni anni in molte ZRV si catturano, così come se fossero ZRC, lepri e fagiani riprodottisi
allo stato naturale.
In questo senso è via via regressa la valenza di istituti destinati all’immissione di selvaggina
“pronta caccia”, che peraltro dal 2012 non sarà immessa nemmeno nel territorio destinato alla
caccia programmata, mentre è cresciuta anche la loro valenza come istituti con chiare finalità di
tutela e riproduzione della fauna selvatica in senso generale.
63
Dato il ruolo importante delle Zone di Rispetto Venatorio nell’ambito della gestione
faunistico venatoria si intende individuare una serie di ulteriori forme di sviluppo tese a sviluppare
ancor più il ruolo che ormai le ZRV hanno assunto.
Nel corso degli ultimi 6 anni sono state apportate molte modifiche ai perimetri delle ZRV e,
così come per le ZRC, si è teso nella gran parte dei casi ad escludere le aree boscate per facilitare la
gestione da parte dell’ATC delle popolazioni ungulate.
La Provincia di Grosseto conta oggi 40 Zone di Rispetto Venatorio per un totale di 8.919
ettari, di cui 8.556 considerabili ai sensi di legge a effettiva protezione della fauna (20-30 % della
SAF). Le ZRV rappresentano il 2 % della SAF provinciale e l’ATC dove le ZRV sono
maggiormente presenti è l’ATC GR 6.
ATC GR 6
ATC GR 7
ATC GR 8
Prov. GR
n. ZRV
15
14
11
40
sup. media
ha x
%
ZRV
ZRV/SAF ZRC
3.087
2,50%
205,8
2.850
1,54%
203,6
2.982
2,39%
271,1
8.919
2,06%
223,0
64
ATC GR 6
ZONE DI RISPETTO VENATORIO (al 01/01/2012)
Monterotondo
Monterotondo Marittimo
Montemurlo
Montieri
Gabellino
Massa Marittima/Montieri
228
Fontino
Massa Marittima
270
Lanzo
Civitella Paganico
214
Le Case
Scarlino
237
Le Coste
Roccastrada
177
Monte Antico
Civitella Paganico
198
Poggiarello
Roccastrada
352
Poggio al Fabbro
Gavorrano e Scarlino
322
Roccastrada
Roccastrada
221
Montebamboli
Massa Marittima
ATC GR 7
23
88
Montalto
Civitella Paganico
150
Casalone
Roccastrada
213
Montebelli
Gavorrano e Scarlino
TOT. ATC GR 6
237
3.087
Marruchetone
Castiglione della Pescaia
194
Pontoncino
Magliano in T./Scansano
303
Le Paole
Santa Fiora
168
Murci
Scansano
349
Dogana di Montenero
Castel del Piano
358
Ritondole
Seggiano
401
Aquilaia
Arcidosso
Cadone
Santa Fiora
Dogana di Cana
Roccalbegna
84
Poggio Rossino
Magliano in T.
28
Monticello
Cinigiano
Santa Caterina
Roccalbegna
Colle Massari
Cinigiano
168
Poggi di Mota
Grosseto
160
TOT. ATC GR 7
San Quirico
ATC GR 8
157
63
247
250
77
2.850
Sorano
203
La Selva
Orbetello
209
Fibbianello
Semproniano
382
Poggetti
Capalbio
350
Pian di Costanzo
Sorano
219
Pian della Contessa
Sorano
184
Giovanni Carrucoli
Sorano
262
San Valentino
Sorano
311
Corano
Pitigliano
230
Pantano
Pitigliano
240
Cirignano
Manciano
392
TOT. ATC GR 8
2.982
PROVINCIA DI GROSSETO
65
8.919
Così come per le ZRC si è provveduto ad analizzare la presenza delle aree boscate comprese
nelle ZRV evidenziando una situazione ben differenziata nei vari istituti che, seppur mediamente
abbastanza buona, pone comunque la necessità di ulteriori modifiche ai perimetri di alcune ZRV.
NOME
% sup
boscata
NOME
% sup
boscata
SAN VALENTINO
46,47% ROCCASTRADA
11,66%
CADONE
41,11% STICCIANESE
11,65%
MONTEMURLO
40,13% AQUILAIA
11,59%
CASALONE
28,73% LA SELVA
11,31%
MONTE ANTICO
28,42% PIAN DI COSTANZO
10,54%
LE COSTE
28,36% CIRIGNANO
SAN QUIRICO
26,28% FONTINO
8,44%
8,31%
SANTA CATERINA
25,77% PRATA
7,92%
GIOVANNI CARRUCOLI
24,81% PETRICCIO
7,82%
RITONDOLE
23,62% IL POGGIARELLO
6,58%
FIBBIANELLO
22,61% MONTEBELLI
6,02%
MONTALTO
20,94% CANA
5,81%
COLLE MASSARI
20,61% MONTEROTONDO
4,75%
MONTICELLO
20,50% CORANO
3,29%
POGGIO FOCO
20,22% NEBBIAIE
1,57%
POGGIO LA LODOLA
19,82% PONTONCINO
1,31%
GABELLINO
19,59% POGGETTI
0,25%
LE PAOLE
0,03%
LANZO
18,49% SANTA VITTORIA
DOGANA DI
16,84% MONTENERO
0,00%
MURCI
15,10% GROSSETO
0,00%
MONTEBAMBOLI
12,56% LE CASE
0,00%
POGGIO AL FABBRO
PIANO DELLA
CONTESSA
12,48% PANTANO
0,00%
12,27% POGGIO ROSSINO
0,00%
Le aree boscate sono presenti in media per il 10,49 % della SAF destinata a ZRV in tutta la
Provincia. Basti pensare che se non si considerasse l’area boscata delle ZRV San Valentino e
Cadone tale media sarebbe dell’8 %, esattamente come le attuali ZRC.
A conferma dell’importanza dell’istituto ZRV sono evidenziati di seguito gli importi versati
dagli ATC per i miglioramenti ambientali. Gli importi utilizzati sono da considerarsi decisamente
elevati, se solo si confrontano con quelli utilizzati per le ZRC le quali occupano più del doppio
dell’estensione su base provinciale. Ciò se da un lato dimostra la precisa volontà di contribuire al
miglioramento delle condizioni ambientali nelle ZRV dimostra, conoscendo a fondo la reale
situazione, la difficoltà riscontrata dai Comitati di Gestione ATC ad avere una positiva risposta da
parte dei proprietari conduttori interni alle ZRC alla realizzazione di miglioramenti ambientali negli
stessi istituti.
66
MIGLIORAMENTI AMBIENTALI NELLE ZRV (2006-2011) IN €
ZRV nome
Casalone
2006/07
€ 3.354
2007/08
2008/09
€ 3.302
Fontino
2009/10
2010/11
€ 2.064
€ 2.322
€ 2.219
€ 1.032
€ 1.032
€ 1.032
Gabellino
€ 3.870
€ 3.612
€ 4.025
€ 3.627
€ 3.927
Lanzo
€ 7.696
€ 5.772
€ 5.772
€ 4.722
€ 1.608
€ 578
€ 826
€ 826
€ 877
€ 877
LeCase
Le Coste
€ 774
€ 929
€ 929
Monte Antico
€ 4.231
€ 4.231
€ 4.747
€ 5.521
€ 4.747
Montebamboli
€ 2.296
€ 4.360
€ 1.956
€ 1.822
€ 1.863
Montebeli
€ 6.966
€ 6.089
€ 4.541
€ 4.272
€ 1.548
Monterotondo
€ 5.108
€ 5.160
€ 3.096
€ 2.580
€ 2.616
€ 3.715
€ 3.199
€ 2.580
€ 3.096
€ 516
€ 516
€ 29.872
€ 26.887
Poggio al Fabbro
Roccastrada
€ 1.290
€ 980
€ 2.683
€ 1.548
Nebbiaie
Le Ronne
TOTALE ATC GR 6
€ 516
€ 38.537
€ 37.996
€ 32.186
Marruchetone
Pontoncino
€ 670
€ 560
€ 620
€ 650
€ 3.640
€ 3.784
€ 3.410
€ 3.324
€ 1.600
Murci
€ 4.978
€ 1.417
€ 6.058
€ 3.750
€ 4.300
Dogana di Montenero
€ 2.240
€ 2.295
€ 620
€ 1.300
€ 1.300
€ 2.010
€ 2.227
€ 2.974
€ 1.300
€ 2.300
€ 15.304
€ 10.283
€ 14.636
€ 10.324
€ 10.774
Cirignano
€ 650
€ 650
€ 600
€ 1.080
€ 300
Corano
€ 650
€ 600
€ 600
€0
€0
Le Paole
Ritondole
Aquilaia
Cadone
Dogana di Cana
Poggio Rossino
Monticello
€ 1.274
Santa Caterina
Colle Massari
Poggi di Mota
Badiola
Tot. ATC GR 7
€ 1.766
€ 954
Fibbianello
La Selva
€0
€0
Pantano
€ 2.840
€ 1.000
€ 1.600
€ 1.180
€ 1.180
Pian Costanzo
€ 2.022
€ 1.200
€ 2.399
€ 2.400
€ 2.240
Pian della Contessa
€ 1.974
€ 4.780
€ 1.460
€ 1.180
€ 1.180
€ 975
€ 1.100
€ 1.100
€ 1.100
€ 300
€0
€0
Poggetti
Poggio Foco
Reto
San Quirico
€ 7.952
€ 7.240
€ 2.955
€ 8.133
€ 8.133
€ 585
€ 600
€ 580
€ 1.200
€ 1.180
San Valentino
€ 2.525
€ 4.700
€ 2.750
€ 1.200
€ 3.360
Tot. ATC GR 8
€ 20.173
€ 21.270
€ 14.044
€ 18.073
€ 17.873
Totale PROV. GR
€ 74.014
€ 69.549
€ 60.866
€ 58.269
€ 55.534
67
ZRV: danni alle colture agricole forestali 2006-2010
Denominazione
2006
2007
2008
2009
Monterotondo
€
Gabellino
€
4.133,84
€
1.654,20
€
1.007,50
€
675,00
€
360,00
€
3.516,95
€
165,22
€
360,00
€
205,00
€
168,75
€
€
2.515,55
€
€
431,25
€
€
6.164,75
€
€
875,06
Fontino
€
1.714,00
Lanzo
€
208,25
Le Case
€
501,60
€
Monte Antico
63,00
245,00
Poggiarello
Poggio al Fabbro
€
Roccastrada
€
Montebamboli
€
Montebelli
€
190,00
Tot. ATC GR 6
€
2.613,85
Dogana
€
156,15
Le Paole
€
463,75
€
€
Murci
2.017,80
€
262,70
€
3.000,25
€
4.216,50
1.844,50
€
2.412,00
2.224,09
€
1.294,20
1.476,25
422,48
€
11.881,10
135,00
€
300,00
5.136,51
€
140,00
€
2.067,90
€
450,00
€
€
173,11
€
860,87
€
774,01
€
€
157,00
€
442,11
€
2.928,77
€
1.224,01
€
2.487,34
€
226,00
€
474,00
€
202,50
€
1.050,00
€
1.890,00
€
446,00
€
3.052,50
€
€
197,00
€
2.813,40
€
Santa Vittoria
€
969,90
€
324,00
Pantano
€
703,28
Pian Costanzo
€
3.390,80
Poggetti
€
190,00
Cirignano
Corano
552,75
1.438,96
350,00
Ritondole
Tot. ATC GR 7
958,15
€
252,00
€ 13.134,83
Monticello
2010
Fibbianello
Poggio Foco
Reto
€
3.314,73
San Valentino
€
426,05
€
Tot. ATC GR 8
€
8.348,86
Tot. Prov. GR
€ 11.932,61
3.842,00
€
3.603,90
800,00
€
1.022,64
€
2.694,63
€
€
5.185,00
€
6.858,90
€ 18.761,94
€
15.952,42
495,63
€
371,25
5.567,27
€
5.074,65
€ 11.927,79
€
19.443,09
IMMISSIONI
SPECIE
LEPRI
ATC
FAGIANI
60/70 GG
2007
2008
2009
2010
2011
ATC GR 6
598
503
438
420
504
563
ATC GR 7
243
207
166
252
268
218
ATC GR 8
157
217
112
231
217
242
TOT. PROV
998
927
716
903
989
1.023
2.450
2.124
1.810
2.000
1.950
2.000
ATC GR 6
PERNICI
ROSSE
2006
ATC GR 7
45
562
770
315
870
1.000
ATC GR 8
2.400
1.490
950
1.290
790
1.080
TOT. PROV
4.895
4.176
3.530
3.605
3.610
4.080
ATC GR 6
7.218
9.041
7.619
7.175
8.800
9.700
ATC GR 7
5.886
7.618
5.588
6.387
7.310
7.107
ATC GR 8
6.363
8.428
7.658
5.442
5.438
5.325
TOT. PROV
19.467
25.087
20.865
19.004
21.548
22.132
FAGIANI
ADULTI ATC
GR 6
3.000
2.656
2.258
2.808
1.640
2.470
68
PROPOSTE PER LA GESTIONE E PROPOSTE DI MODIFICA DEI CONFINI
Nel corso della redazione del PFVP la Provincia e gli ATC hanno esaminato con precisione tutti i
perimetri delle ZRV. In alcuni casi si sono apportate lievi modifiche, in altri la verifica sul territorio
ha comportato la necessaria adozione di modifiche dei perimetri “ufficiali” dato che sul posto la
tabellazione perimetrale è fin da sempre stata diversa, in altri, come nel caso della ZRV Val di
Farma, nuove istituzioni sono state determinate proprio durante la redazione del Piano. Per le ZRV
ricadenti nell’ATC GR 8 sono state ipotizzate una serie di modifiche e nuovi istituti.
Il quadro provinciale che si viene a delineare è pertanto il seguente:
Come sopra detto nel corso di questi ultimi cinque anni nel corso dei quali si è decisamente
rafforzato il ruolo della ZRV nell’ambito delle gestione faunistico venatoria. Si rende necessario
continuare il percorso virtuoso che ha interessato solo parte delle ZRV esistenti sul territorio. Ciò a
maggior ragione per il fatto che alcune zone, per quanto carenti dal punto di vista gestionale,
continuano a presentare una buona vocazionalità per le popolazioni di lagomorfi e galliformi.
Se si intende qualificare gradualmente le ZRV, sempre maggiore attenzione andrà riservata ai
ripopolamenti, limitando il ricorso a fauna selvatica di cattura o proveniente solo dai centri pubblici
provinciali e adottando tutte le forme di immissione: tempi, densità, tipologia di strutture, modalità
etc… utili a favorire un ambientamento della selvaggina finalizzato a sviluppare al massimo e in
breve tempo le caratteristiche di rusticità e ad evitare i numerosi problemi che l’animale incontra
nella ricerca di cibo e fonti trofiche nonché nella ricerca di un adeguato rifugio dalla predazione.
A questo proposito, volendo disporre di soggetti idonei al potenziamento della lepre, la Provincia di
Grosseto e gli ATC hanno portato avanti varie esperienze di cattura di soggetti nati nelle ZRV nelle
quali negli anni precedenti erano stati immessi soggetti provenienti dai CPPS provinciali. Tale
positiva esperienza è stata particolarmente utile al potenziamento della fauna in altre ZRV e in
alcune ZRC nelle quali la densità della selvaggina era particolarmente bassa. Tale sperimentazione
è stata particolarmente utile per ripopolare alcune ZRV e ZRC con soggetti di lepre.
Immissioni, peraltro generalmente non cospicue numericamente, hanno sviluppato una popolazione
che dopo uno o due ani già sembra presentare tutte le caratteristiche di quella selvatica.
Partendo da tali esperienze si vuol individuare una particolare tipologia di Zona di Rispetto
Venatorio da denominarsi Zona di Ripopolamento della Lepre (ZRL) specificatamente destinata ad
ospitare soggetti di lepre provenienti dai CPPS provinciali in grado di restituire dopo almeno due
69
anni selvaggina destinata al ripopolamento di altre ZRV, di ZRC o, se le condizioni ambientali lo
consentissero e le densità risultassero particolarmente elevate (indice di una elevata potenzialità di
ricezione faunistica), di “trasformarsi”, previa modifica dei confini, in una Zona di Ripopolamento e
Cattura.
Per alcune ZRV pare doveroso continuare l’esperienza di assolvere di fatto il ruolo di
succursale/decentramento dell’attività di produzione di lepri del Centro Pubblico di Civitella
Marittima. Le positive esperienze portate avanti nel corso degli ultimi anni di fare l’ambientamento
delle lepri nate al Centro direttamente nelle ZRV non può che far propendere per un ulteriore
sviluppo di tale forma di collaborazione tra il Centro, la Provincia, gli ATC e le varie realtà locali
via via coinvolte.
Per particolari realtà, così come avvenuto sperimentalmente con successo per l’Azienda Agricola
Colle Massari nel comune di Cinigiano, si provvederà eventualmente a stipulare specifiche forme di
collaborazione.
Quale ulteriore forma di qualificazione delle ZRV si potrà altresì ricorrere a soggetti derivati dalla
cattura in ZRC o AFV.
Relativamente alle dimensioni, considerato che il ruolo fondamentale delle Zone di Rispetto
Venatorio, si ritiene di dover individuare delle dimensioni massime più limitate rispetto alle ZRC
proprio per favorire la gestione faunistica della piccola selvaggina all’interno di quelle aree della
provincia dove risulti problematico istituire Zone di Ripopolamento e Cattura. La funzionalità di
quest’ultime è infatti strettamente legata a dimensioni di entità superiore. Si individua pertanto il
limite massimo di superficie destinabile a ZRV in 400 ettari.
Anche sulla base dei criteri sopra indicati gli ATC insieme agli uffici hanno elaborato tutta una serie
di proposte di modifica dei perimetri delle ZRV, in particolare sono destinati a ZRV due aree
dell’ATC GR 8 (Stellata e Sgrilla nel comune di Manciano oltre all’ampliamento della ZRV
Corano nel comune di Pitigliano) oltre ad una nuova ZRV nel comune di Castel del Piano (ATC GR
7) che una volta definiti delineano il seguente quadro a livello provinciale:
70
ATC GR 6
ZONE DI RISPETTO VENATORIO
Denominazione
Comune
Monterotondo
Monterotondo Marittimo
Montemurlo
Montieri
Gabellino
Massa Marittima/Montieri
ATC GR 7
91
21
195
Fontino
Massa Marittima
286
Lanzo
Civitella Paganico
214
Le Case
Scarlino
332
Le Coste
Roccastrada
178
Monte Antico
Civitella Paganico
198
Poggiarello
Roccastrada
316
Nebbiaie
Gavorano
469
Le Ronne
Massa M.ma
Poggio La Lodola
Massa M.ma
La Pierotta
Scarlino
32
6
16
Tatti
Massa M.ma
27
Val di Farma
Roccastrada
150
Roccastrada
Roccastrada
233
Poggio al Fabbro
Gavorrano e Scarlino
419
Montebamboli
Massa Marittima
Montalto
Civitella Paganico
89
150
Casalone
Roccastrada
214
Montebelli
Gavorrano e Scarlino
225
TOT. ATC GR 6
3. 861
Marruchetone
Castiglione della Pescaia
194
Pontoncino
Magliano in T./Scansano
303
Le Paole
Santa Fiora
168
Murci
Scansano
193
Dogana di Montenero
Castel del Piano
358
Zancona
Castel del Piano
161
Ritondole
Seggiano
401
Aquilaia
Arcidosso
Cadone
Santa Fiora
Dogana di Cana
Roccalbegna
Poggio Rossino
Magliano in T.
Monticello
Cinigiano
Santa Caterina
Roccalbegna
Colle Massari
Cinigiano
Poggi di Mota
Grosseto
TOT. ATC GR 7
ATC GR 8
Sup. ha
63
247
84
28
250
77
168
160
2.853
San Quirico
Sorano
201
La Selva
Orbetello
209
Fibbianello
Semproniano
382
Poggetti
Capalbio
350
Pian di Costanzo
Sorano
219
Pian della Contessa
Sorano
184
Giovanni Carrucoli
Sorano
262
San Valentino
Sorano
311
Manciano
Stellata
206
Manciano
Sgrilla
263
Corano
Pitigliano
347
Pantano
Pitigliano
245
Poggio foco
Manciano
329
Cirignano
Manciano
387
TOT. ATC GR 8
3.907
PROVINCIA DI GROSSETO
71
10.611
AZIENDE FAUNISTICO VENTORIE
72
RIEPILOGO DATI E VALUTAZIONI
Ai sensi della legge 157/92 l’Azienda Faunistico Venatoria (d’ora in avanti AFV), è un
istituto che pur secondo piani di gestione approvati dall’Ente pubblico è gestito da un privato. Il
pubblico interesse nel funzionamento dell’AFV consiste nel mantenimento e miglioramento
dell’ambiente nonché nell’incremento delle popolazioni di fauna selvatica anche per un suo
irradiamento nel territorio circostante.
Nell’ottica del raggiungimento di tali compiti la legge 157/92 e la relativa legge regionale
toscana LRT 3/94 hanno stabilito che le AFV debbono necessariamente essere istituite su ambienti
con ….. prevalenti finalità naturalistiche e faunistiche e …in territori di rilevante interesse
ambientale e di elevata potenzialità faunistica. Sempre nell’ottica del raggiungimento delle finalità
il disposto applicativo della LRT 3/94 definito con DPGR 26/07/2011 N. 33/R ha definito tutta una
serie di parametri, indicazioni e prescrizioni che stabiliscono il funzionamento delle AFV e le
relative forme di controllo da parte delle province.
Nel DPGR 26/07/2011 N. 33/R sono stabilite le modalità di presentazione dei piani di
assestamento e abbattimento che si ritengono il perno centrale dell’attività delle AFV; infatti, è
grazie alla corretta programmazione del piano e alla sua effettiva realizzazione che l’AFV assolve i
compiti affidatigli dalla legge.
La Provincia di Grosseto proprio per arrivare ad un ulteriore valorizzazione delle AFV ha
adottato nel 1998 il Regolamento per Istituzione, Rinnovo, Controllo e Valorizzazione Delle
Aziende Faunistico-Venatorie (Modificato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n° 5 del 17
gennaio 2000).
Oltre a tale Regolamento che ha contribuito ulteriormente alla valorizzazione delle AFV si è
provveduto a stipulare nel 2010 con i concessionari delle AFV uno specifico disciplinare tecnico
73
che ha definito ulteriori specifiche attività da intraprendersi per un ulteriore sviulppo della
funzionalità degli istituti.
Sono state infatti riviste e specificate le percentuali minime delle tipologie ambientali da
ritenersi “positive” e sono state definite tutta un’altra serie di attività da attuarsi a tal fine.
La stipula del suddetto disciplinare è stata ritenuta necessaria dato che nel corso degli ultimi
5 anni sono intervenute ulteriori modifiche alle condizioni sia ambientali che faunistiche con
particolare riguardo alle popolazioni di ungulati. Se fino a dieci anni or sono la presenza del
cinghiale poteva essere considerata solo una risorsa ora deve essere considerata una risorsa da
gestire e in talune situazioni addirittura un problema. Se dieci anni or sono si istituivano AFV con
indirizzo capriolo ad oggi si ritiene che non ci sia più l’esigenza di promuovere la presenza di tale
ungulato nel territorio, fatta eccezione per la sottospecie capriolo italico.
Altra attuale necessità per la Provincia, intervenuta con l’approvazione del PRAF, è quella
di individuare non solo le specie ogetto di indirizzo faunistico ma anche le densità obbiettivo da
raggiungere dopo il terzo anno dall’istituzione. Tale definizione nasce dall’esigenza difusa a livello
regoinale di dover necessariamente differenziare appunto specie e densità in dipendenza delle varie
realtà territoriali.
Il quadro complessivo delle AFV in Provincia di Grosseto al 31 dicembre 2011 risulta il
seguente:
74
Nome
ATC
Comune
ABBANDONATO
2
ACQUISTI
7
3
AQUILAIA
7
732Scansano
4
BADIOLA
7
497Castiglione della Pescaia
5
CAMPAGNATICO
7
6
CAPALBIO
8
1.602Capalbio
7
CAPANNE RICCI
6
589Cinigiano
8
CASENOVOLE
6
405Civitella Paganico
9
CASTEL DI PIETRA
6
800Gavorrano
10
CAPITA
8
11
CAPITANA
7
423Magliano
12
DIANA
7
568Campagnatico
13
GIUNCARICO
6
14
GRANCIA MONTEPESCALI
7
15
GRASCETONE
7
16
LAGO ACQUATO
8
2.086Capalbio
17
MAGLIANO
7
1.928Magliano
18
MARSILIANA
8
2.899Manciano
19
MONTAUTO
8
838Manciano
20
MONTEBOTTIGLI
7
1.420Magliano
21
MONTECUCCO
7
617Cinigiano
22
MONTEMASSI
6
421Roccastrada
23
MONTEPO'
7
885Scansano
24
MONTEVERDI
6
942Civitella P.co
25
MURALI
7
1.185Campagnatico
26
PAGANICO
6
662Civitella P.co
27
PARRINA
8
585Orbetello
28
PERETA
7
980Magliano in T.
29
PESCAIA
6
405Roccastrada
30
PIAN D'ALMA
7
1.094Castiglione d.P.
31
PIAN DEL BICHI
6
473Roccastrada
32
PIEVANELLA
6
33
POLVEROSA
8
34
PUNTA ALA
7
912Castiglione d.P.
35
ROCCA DI FRASSINELLO
6
401Gavorrano
36
SAN DONATO
8
992Orbetello
37
SAN REGOLO
6
408Monterotondo Marittimo
38
SCAGLIATA
7
591Grosseto/Campagnatico
39
SCORTAIOLA
7
982Scansano/Magliano
40
SEMENTARECCE
7
659Grosseto
41
STRIBUGLIANO
7
564Arcidosso
42
TERZI
7
815Cinigiano
43
TRIANA
7
952Roccalbegna
VALMORA
6
44
7
ettari
1
TOTALE
443Arcidosso
1.256Grosseto
390Campagnatico
2.274Capalbio/Manciano
1.111Gavorrano
985Grosseto
1.715Campagnatico
455Civitella Paganico
2.218Orbetello
825Massa M.ma
42.704
Ad oggi risultano istituite in Provincia di Grosseto 44 AFV, di queste 32 hanno come specie
in indirizzo la lepre e 12 il capriolo. L’istituto AFV rappresenta il 9,8 % della SAF rappresentando
una frazione decisamente importante dato che peraltro occupa alcune peculiari realtà importanti da
75
un punto di vista non solo faunistico venatorio ma anche di tutela di tutela di specie endemiche e a
rischio estinzione oltre che da un punto di vista ambientale. La presenza sul territorio, che potrebbe
apparire modesta in confronto alle altre provincie toscane, va analizzata attentamente. La
distribuzione delle AFV è in realtà poco omogenea e ciò è dato sia dalla più volte citata differenza
territoriale dei tre comprensori grossetani sia dalla diversa distribuzione della proprietà (le AFV
sono più presenti ove vi sono proprietà meno frazionate) oltre che per la presenza di istituti privati
storici che sono da considerarsi effettivamente importanti per il mantenimento di certe tradizioni
venatorie e agricole.
ATC GR 6
ATC GR 7
ATC GR 8
PROVINCIA
SUP. AFV (ha) % SULLA SAF
7.408
5.995%
21.664
11,70%
13.632
10,91%
42.704
9.85%
Nel corso degli ultimi 5 anni la Provincia ha provveduto alla verifica nelle AFV delle densità della
lepre indipendentemente dalla specie in indirizzo, tramite censimenti affidati a tecnici esperti. Nel
corso degli ultimi due anni il controllo è stato affidato agli ATC che hanno provveduto con il
proprio personale tecnico, mentre la Provincia ha provveduto alla verifica e al controllo dei piani di
abbattimento, in particolar modo del cinghiale e del capriolo.
Come anzi detto, nel corso di questi ultimi anni si è avuta una netta affermazione del capriolo sul
territorio e ciò ha fatto sì che ad oggi nessuna delle AFV con specie di indirizzo capriolo abbia il
carico (la densità) della specie in indirizzo al di sotto del minimo previsto dalla legge. Nel corso
degli anni si sono anche evolute ed affinate le tecniche di censimento delle popolazioni di cervidi e
bovidi. Nel caso del capriolo ad esempio la gestione è affinata e progredita fino a “calibrare”
tecniche di censimento ottimali per ogni AFV e a considerare l’AFV come parte integrante del
distretto di gestione.
Interessante risulta l’analisi delle stime di popolazioni di lepre nelle AFV con tale lagomorfo
come specie in indirizzo. Nel corso di questi anni alcune AFV hanno mantenuto popolazioni
stabilmente superiori ai 10 capi/100 ettari, altre si sono impegnate nel raggiungimento di tale
densità e altre, per non spiccata vocazione ambientale e/o gestioni non condotte correttamente, sono
risultate al di sotto dei parametri faunistici sopra ricordati.
76
Al di là di AFV oramai storiche, la cui popolazione di lepri è ben stabile negli anni, è da
evidenziare in positivo che la gran parte delle AFV hanno avuto una densità altalenante che
mediamente nel corso degli ultimi anni è decisamente cresciuta.
In alcune AFV a seguito di verifiche di densità non ottimali, o comunque di poco al di sotto
del limite si è proceduto anche ad approvare piani di immissioni di lepre, nel caso di lepri non di
cattura sempre tramite ambientamento in recinti, ma, generalmente, i fattori che hanno determinato
l’aumento della popolazione sono l’aumento della superficie destinata a miglioramenti ambientali, il
controllo attento dei predatori, la realizzazione di un piano di abbattimento elevato di cinghiale,
l’applicazione di metodi di controllo delle infestanti e dei fitopatogeni compatibili con la presenza
della selvaggina. Ciò ha ulteriormente confermato che la risposta della lepre alla corretta gestione
faunstico venatoria dell’ambiente è sempre positiva.
Si riportano di seguito le stime delle popolazioni della lepre per le sole AFV che hanno tale
selvatico come specie in indirizzo.
Stima della densità della popolazione delle specie di indirizzo: LEPRE (capi x 100 ha)
AFV
ABBANDONATO
AQUILAIA
ACQUISTI
BADIOLA
CAMPAGNATICO
CAPANNE RICCI
CASENOVOLE
CASTEL DI
PIETRA
GIUNCARICO
GRASCETONE
LA CAPITANA
LA DIANA
LA PESCAIA
LAGO ACQUATO
MONTECUCCO
MONTEMASSI
MONTEPO'
MONTEVERDI
PAGANICO
PARRINA
PERETA
PIAN DEL BICHI
PIEVANELLA
ROCCA DI F.llo
SAN DONATO
SAN REGOLO
SCAGLIATA
SCORTAIOLA
SEMENTARECCE
STRIBUGLIANO
TRIANA
VALMORA
1998 1999 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2010 2011
16,9
7,3 12,8 10,1 15,7
10,2 7,1 18,5
3,6
9,2 11,3 8,9 12,3
10,0 15,5 21,7
8,8 14,8 12,0 13,4 14,1 10,0 9,2
13,5
13,2
4,8
3,2 11,5
10
10
14,5
11,3
18,2
7,1
9,0 20,9
14,3 9,8 11,8 10,3 13,2
3,5
12,5
10,1
8,2
11,5
2,3
5,7
4,7
10,1
7,1
7,1
4,0
5,1
1,0
2,9
5,0
8,2
16,6
5,5 11,0
12,1
11,5
7,9
8,9 13,4*
5,9
9,0
9,0
5,5
15,0
22,1
16,8
6,3
7,1
3,7
23,2
5,3
9,1
11,2
20,4
15,5
13,7
9,1
7,3
3,5
11,7
12,1
11,5
16,6
13,5
13,2
10,2
10,3
10,6
5,8
7,4
2,0
11,4
12,1
11,0
12,3
3,0
17,1
8,6
27,6
4,8
2,3
4,8
33,9
10,3
12,2
1,5
3,0
11,7
6,5
17,7
12,5
77
2,3
24,6
6,0
9,2
8,0
9,3
0,7
11,6
16,5
11,1
6,4
7,1
11,8
16,1
19,8
3,4
10,4
3,5
10,1
3,9
15,8
14,2
14,8
3,8
11,2
12,3
10,5
13,1
8,9
0,5
9,8
17,6
10,4
10,6
9,8
11,8
11,8
11,0
5,5
18,8
11,2
8,0
25,2
14,2
11,1
10,8
9,3
2,7
10,1
15,0
10,2
12,3
13,3
12,3
13,5
25,1
10,9
29,5
10,9
6,7
7,0
8,1
12,9
8,2
6,6
3,6
10,3
12,8
11,9
9,2
10,2
10,2
8,0
8,8
18,7
16,5
7,8
6,8
13,3
13,7
7,6
10,2
6,7
15,0
14,4
9,1
17,0
8,2
10,6
16,9
22,1
7,3
10,1
6,1
12,4
25,2
11,1
14,3
14,1
11,6
sottoposte a
rilievo nel
2012
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
15,1
1,8
4,1
14,4
x
x
6,98
12,2
10,1
9,4
11,2
x
x
x
x
x
16,4
26,5
x
x
x
A seguito delle stime di densità, nel caso di popolazioni al di sotto del minimo previsto,
sono stati adottati provvedimenti di sospensione dell’attività. Analogamente si procederà anche a
seguito di analoghe situazioni che eventualmente si verificheranno dopo la “campagna di controlli”
che si effettuerà nel 2012.
Nel corso dell’ultimo anno (2011) sono state proposte alla Provincia due sole ulteriori
istituzioni di AFV che saranno valutate alla luce di quanto definito nelle proposte.
Dopo aver provveduto alla esatta perimetrazione delle aree boscate a mezzo GIS si sono
confrontati con tali aree i confini delle AFV. Il fine di tale studio è utile per evidenziare la presenza
effettiva delle aree boscate nelle singole AFV. L’importanza di tale lavoro consta nel fatto che le
aree individuate come boscate sulla base di rilievi catastali corrisponde solo parzialmente alla realtà.
Questo lavoro nasce dal fatto che l’elevata presenza di aree boscate si ritiene un fattore limitante per
tutte le AFV con lepre quale specie di indirizzo.
Peraltro, in considerazione del fatto che non si ritiene più necessario individuare AFV con
specie di indirizzo capriolo, ad eccezione delle AFV che sono nel’area di presenza del capriolo
italico, si ritiene che tale “sovrapposizione”
costituisca uina buona base per la modifica dei
perimetri, in particolare appunto per tutte le AFV che verranno autorizzate con una specie di
indirizzo diversa rispetto al passato.
78
Nome AFV
MONTEBOTTIGLI
MARSILIANA
PUNTA ALA
CAPALBIO
MURALI
PIAN D'ALMA
POLVEROSA
STRIBUGLIANO
MONTAUTO
TRIANA
LAGO ACQUATO
TERZI
LA CAPITA
PARRINA
BADIOLA
SEMENTARECCE
MONTECUCCO
GRANCIA MONTEPESCALI
CASTEL DI PIETRA
PIEVANELLA
AQUILAIA
SCAGLIATA
MONTEPO'
LA CAPITANA
CAMPAGNATICO
SAN REGOLO
ROCCA DI FRASSINELLO
PERETA
SCORTAIOLA
VALMORA
PAGANICO
GIUNCARICO
MAGLIANO
GRASCETONE
ACQUISTI
MONTEVERDI
CASENOVOLE
ABBANDONATO
LA DIANA
LA PESCAIA
CAPANNE RICCI
MONTEMASSI
PIAN DEL BICHI
SAN DONATO
Ettari
Ettari
AFV da
AFV da Ettari
DD
GIS
bosco
1.404
1.394 1.381
2.899
2.934 2.633
912
918
801
1.602
1.614 1.315
1.190
1.193
929
1.094
1.115
837
2.119
2.128 1.495
564
571
380
1.064
1.076
711
1.004
1.033
650
2.086
2.097 1.306
882
839
513
2.274
2.293 1.223
585
594
307
497
509
259
681
700
338
576
588
276
985
1.017
458
800
725
315
455
435
180
998
1.010
412
591
619
246
885
898
356
423
500
195
428
391
143
408
412
145
405
406
139
989
972
315
982
1.016
319
825
805
252
682
702
210
1.088
1.132
300
1.928
1.955
482
1.706
1.783
432
1.256
1.297
310
1.021
1.066
248
405
403
79
443
444
77
568
584
96
425
432
51
589
589
68
421
439
22
473
489
5
991
996
2
79
sup
Bosco
GIS
99%
90%
87%
81%
78%
75%
70%
67%
66%
63%
62%
61%
53%
52%
51%
48%
47%
45%
43%
42%
41%
40%
40%
39%
37%
35%
34%
32%
31%
31%
30%
26%
25%
24%
24%
23%
20%
17%
16%
12%
11%
5%
1%
0%
PROPOSTE
Sulla base delle analisi e delle considerazioni espresse sopra si vuol individuare una serie di
azioni che si ritengono utili sia all’aumento della produttività delle AFV sia al miglior
funzionamento delle stesse ai fini della generale gestione faunistica e faunistico venatoria.
• Individuazione del 50 % come limite massimo di superficie aziendale di aree boscate
• Individuazione del limite massimo di superficie per ogni AFV in 1000 ha. Le AFV che verranno
autorizzate su territori attualmente già destinati a tale tipologia di istituto privato e che sono
superiori a tale limite massimo dovranno prevedere l’esclusione di aree boscate. Le AFV che
decideranno di mantenere una superficie superiore a tale limite dotranno collaborare con la
Provincia per specifici progetti di interesse pubblico. Tali progetti potranno essere di due
tipologie:
a) destinare una parte del territorio ad una gestione specificatamente di “pubblica utilità”, in
modo simile ad una Zona di Ripopolamento e Cattura. La Provincia concorderà con il
concessionario le attività da attuarsi e i programmi che dovranno prevedere obbiettivi di
densità delle popolazioni e di soggetti di lepri e/o fagiani da catturare nell’arco del periodo di
vigenza delle autorizzazioni
b) progetti di interesse conservazionistico, in particolare per la lepre italica o il capriolo italico.
Nel caso si individui il capriolo italico quale specie da “tutelare” si stabiliranno le densità
minime da raggiungersi dal terzo anno dall’autorizzazione (indicativamente 10 caprioli
10/ha). Se si individua la lepre italica, in considerazione della difficoltà di fare delle stime di
densità attendibili oltre che delle scarse conoscenze della stessa specie, la Provincia
individuerà specifici transetti di verifica e l’AFV dovrà adoperarsi affinchè la densità di
popolazione sia stabile o aumenti e di conseguenza l’andamento nel tempo delle osservazioni
dei soggetti di lepre italica (indice chilometrico di abbondanza) aumenti di una percentuale
da stabilirsi in dipendenza delle tipologie ambientali del’AFV.
In ognuno dei due casi le AFV non potranno essere autorizzate per una superficie non
superiore al doppio del limite massimo stabilito
• Per l’esigenza di far coincidere i perimetri su confini naturali le superfici di cui sopra potranno
essere autorizzate considerando una tolleranza del 10%.
• Specie di selvaggina in indirizzo: Tutte le AFV che fino ad oggi hanno avuto il capriolo come
specie di indirizzo e che intendono mantenere la destinazione del territorio ad azienda faunistico
venatoria debbono a tal fine adeguarsi. Anche secondo gli indirizzi del PRAF si individua un
limite minimo di densità della specie in indirizzo da individuarsi tra lepre e fagiano. Le densità
minime da raggiungersi al 3° anno dall’istituzione, da stimarsi al termine della stagione
venatoria, sono di 40 capi x 100 ha per il fagiano e di 10 capi x 100 ha per la lepre. Si potranno
individuare inoltre due AFV sperimentali con specie di indirizzo pernice rossa la cui densità da
verificarsi al terzo anno dall’istituzione è di 15 capi x 100 ha, in luogo della pernice due AFV
potranno sperimentare come specie di indirizzo la Starna con densità obbiettivo di 20 capi x 100
ha. Nei territori nei quali sia accertata la presenza di lepre italica questa specie potrà
rappresentare specie di indirizzo. In questo caso l’AFV potrà essere autorizzata con una
80
percentuale di superficie boscata comunque non superiore la 90% della SAF e densità minima
delle specie di indirizzo da stabilirsi per ogni specifica situazione e il piano di assestamento
dovrà prevedere l’eradicazione della lepre europea.
• Per le AFV che dopo il terzo anno dall’autorizzazione non evidenzino una densità della specie in
indirizzo, così come stabilito ai punti precedenti, si prevede un periodo di sospensione
dell’attività venatoria di 15 giorni. Se tale situazione si dovesse verificare anche l’anno
successivo tale periodo di sospensione verrà applicato per due mesi. Se le densità della specie di
indirizzo non dovessero essere nei parametri anche dopo il terzo anno dall’autorizzazione si
procederà alla revoca definitiva.
• La durata delle autorizzazioni per le nuove AFV non potrà essere superiore alla durata del PFVP.
Anche in considerazione della programmazione definita dal PFVP, tutte le AFV che hanno
presentato istanza di rinnovo e che comunque dovranno essere autorizzate secondo quanto
definito dal PFVP dovranno essere valutate come nuove autorizzazioni. Nel caso di AFV che
hanno manifestato condizioni “critiche” (es. densità della specie di indirizzo poco sopra il limite
minimo) le autorizzazioni potranno essere rilasciate per una durata inferiore al PFVP. Nel caso di
AFV che hanno già richiesto il rinnovo, si riserva loro la priorità, nel caso di richieste per i
medesimi territori, solo nel caso che abbiano evidenziato una densità della specie di indirizzo
pari almeno ai parametri stabiliti dalla normativa prima dell’approvazione del presente Piano.
• Un’ulteriore considerazione deve essere fatta relativamente alla percentuale di SAF destinabile
ad istituti privati. Come sopra detto la percentuale di SAF provinciale destinata ad AFV ed ATV
al di sotto dei parametri non deve far sottovalutare le difficoltà di destinare superfici a nuove
AFV o ATV. Riprendendo le considerazioni fatte in premessa sulla distribuzione “non
omogenea” di tali istituti nel nostro territorio, oltre alle considerazioni sulla distribuzione delle
aree boschive nel nostro territorio, si ipotizzano difficoltà nella gestione faunistico venatoria
generale, ed in particolare degli ungulati, nell’autorizzare nuove altre AFV e ATV. Si ritiene
pertanto che aumentare la percentuale di SAF di ogni ATC destinabile ad AFV e ATV possa
determinare una concentrazione maggiore di AFV e ATV proprio in quelle aree provinciali che
già presentano elevate densità di tale tipologia di istituti privati con evidenti problematiche nella
gestione più generale, nonché l’esasperazione di alcune situazioni locali già di per se
problematiche. Si conferma pertanto il 13 % della SAF di ogni Comprensorio quale limite per
poter autorizzare nuove AFV o ATV.
• Definizione di criteri gestionali da definirsi tramite specifici disciplinari tecnici. Si conferma
nell’ambito della gestione faunistico venatoria l’immissione di fasianidi consentita secondo
specifici piani e comunque solo tramite recinti a cielo aperto. Tali disciplinari dovranno
81
prevedere criteri di premialità pur nell’ambito delle linee programmatiche dettate dal presente
Piano.
• Saranno inoltre favorite nel rilascio di autorizzazioni per appostamenti fissi quelle AFV che
manterranno per almeno tre anni la densità della specie in indirizzo sopra il doppio delle densità
minima
QUADRO GENERALE DEFINITIVO AFV
Hanno richiesto di essere autorizzate nuovamente sui medesimi terreni tutte le AFV di cui in
premessa (tutte quelle ad oggi autorizzate) ad eccezione dell’AFV Pian del Bichi nel Comune di
Roccastrada nel territorio dell’ATC GR 6 che ha richiesto la modifica dei confini con ampliamento
di 160 ha, dell’AFV La Capitana nel Comune di Magliano nel territorio dell’ATC GR 7 che ha
richiesto la modifica dei confini con ampliamento di 80 ha e dell’AFV Montauto che ha richiesto la
modifica dei confini con ampliamento di 1200 ha. Sono inoltre pervenute istanze per tre nuove
AFV: Santa Vittoria con specie di indirizzo lepre dell’estensione totale di ha 389 nel comune di
Castiglione della Pescaia, San Leopoldo dell’estensione totale di 940 ha nel Comune di Grosseto
sita in Zona umida e valliva, entrambe nel territorio dell’ATC GR 7, e Laguna di Orbetello sita in
Zona umida e valliva con estensione da definirsi nel comune di Orbetello nel territorio dell’ATC
GR 8.
Delle istanze di cui sopra, nell’ottica del rispetto del limite del 13% quale superficie di SAF
destinabile ad AFV, ATV e CPPS di ogni comprensorio omogeneo potranno essere autorizzati,
previa valutazione e modifica dei confini proposti, gli ampliamenti richiesti dalle AFV Pian del
Bichi per una superfice di circa 60 ha, La Capitana e Montauto, quest ultima fino al raggiungimento
del limite del 13% della SAF del Comprensorio Grosseto Sud. Nessuna delle nuove istituzioni sarà
autorizzata. Relativamente all’area per cui è richiesta l’AFV San Leopoldo, in zona umida e valliva,
previa puntuale definizione con il concessionario ed i proprietari/conduttori dei terreni delle attività
da attivarsi si potrà realizzare con l’istituzione di un‘Area a Particolare Gestione un programma di
gestione che, pur prevedendo forme di attività venatoria tradizionali, sarà finalizzato
sostanzialmente alla salvaguardia dell’ambiente di cui trattasi.
Tutte le AFV che hanno chiesto di essere nuovamente autorizzate, con o senza modifica dei
perimetri, previa eventuale modifica dei confini e/o della specie di indirizzo per il rispetto di quanto
stabilito dal presente PFVP, ad eccezione dell’AFV Punta Ala sul cui territorio è prevista
l’istituzione di una ZPM, saranno nuovamente autorizzate.
Relativamente alle AFV che potranno essere nuovamente autorizzate, grazie alla possibilità da parte
delle AFV di poter essere autorizzate per una superficie massima di 2.000 ha collaborando con la
Provincia per specifici progetti, non si verificano modifiche sostanziali alle stesse AFV ad
eccezione dell’AFV Marsiliana la cui estensione oggi autorizzata supera considerevolmente i 2000
ha. Considerato quanto dettato dal PRAF ….. In fase di autorizzazione le Province devono tener
conto delle aziende che svolgono attività legata alla cultura e alle tradizioni venatorie locali… e
ritenuto che l’AFV Marsiliana rappresenti effettivamente un’azienda che ha svolto e svolga attività
legate alla cultura e alle tradizioni venatorie oltre a rivestire un ruolo molto importante per la tutela
e salvaguardia delle due specie endemiche, lepre e capriolo italici, e dell’ambiente si definisce con
il presente Piano che la superfice della stessa AFV che eccede quella massima autorizzabile sarà
gestita in accordo con il concessionario sotto la forma dell’Area a Particolare Gestione o della Zona
di Ripopolamento della Lepre Italica. In ogni caso si dovrà provvedere a definire forme di gestione
tese a salvaguardare le suddette specie selvatiche di valore conservazionistico e a gestire la
popolazione di cinghiali. Tutto ciò detto il quadro generale delle AFV che si viene a delineare al
2013 è il seguente:
82
ATC GR 8
ATC GR 7
ATC GR 6
ATC
AFV
CASENOVOLE
GIUNCARICO
LA PESCAIA
MONTEMASSI
MONTEVERDI
PAGANICO
PIAN DEL BICHI
PIEVANELLA
R. DI FRASSINELLO
SAN REGOLO
VALMORA
CASTEL DI PIETRA
Totale ATC GR 6
ABBANDONATO
ACQUISTI
AQUILAIA
BADIOLA
CAMPAGNATICO
CAPANNE RICCI
G. MONTEPESCALI
GRASCETONE
LA CAPITANA
LA DIANA
MAGLIANO
MONTEBOTTIGLI
MONTECUCCO
MONTEPO'
MURALI
PERETA
PIAN D'ALMA
SCAGLIATA
SCORTAIOLA
STRIBUGLIANO
TRIANA
SEMENTARECCE
TERZI
Totale ATC GR 7
CAPALBIO
LA CAPITA
LAGO ACQUATO
MARSILIANA
MONTAUTO
PARRINA
POLVEROSA
SAN DONATO
Totale ATC GR 8
HA
405
1.088
425
421
1.021
682
633
455
405
408
825
849
7617
443
1.317
1.017
497
390
589
985
1.706
503
568
1.930
1.404
576
885
1.190
993
1.094
632
982
564
1.004
675
898
20.842
1.602
2.000
2.086
2.000
1.714
585
2.119
991
13.097
TOTALE PROV. GR
41.556
83
COMUNE
Civitella Paganico
Gavorrano
Roccastrada
Roccastrada
Civitella P.co
Civitella P.co
Roccastrada
Civitella P.co
Gavorrano
Monterotondo
Massa M.ma
Gavorrano
Arcidosso
Grosseto
Scansano
Castiglione d.P.
Campagnatico
Cinigiano
Grosseto
Campagnatico
Magliano
Campagnatico
Magliano
Magliano
Cinigiano
Scansano
Campagnatico
Magliano in T.
Castiglione d.P.
Grosseto-Campagn
Scansano
Arcidosso
Roccalbegna
Grosseto
Cinigiano
Capalbio
Capalbio
Capalbio
Manciano
Manciano
Orbetello
Orbetello
Orbetello
AZIENDE AGRITURISTICO
VENATORIE
84
RIEPILOGO DATI , VALUTAZIONI
La normativa in materia destina alle Aziende Agrituristico Venatorie (d’ora in avanti ATV)
la funzione di recupero e valorizzazione di aree svantaggiate dal punto di vista agricolo e/o
faunistico e la promozione dell’attività occupazionale. In effetti per la Provincia di Grosseto
individuare dei territori effettivamente svantaggiati dal punto di vista faunistico non è così
scontato. Fin ora infatti nella valutazione dell’effettiva rispondenza ai requisiti previsti dalla legge si
è tenuto conto principalmente dei territori svantaggiati dal punto di vista occupazionale, facendo
ricadere le ATV nelle aree riconosciute svantaggiate o montane.
Al di là di questo la Provincia ha sempre tenuto in considerazione il ruolo dell’ATV in
termini di ricaduta occupazionale. Prova ne sia il fatto che per molte ATV è stata “tollerata” la
presenza di aree boscate, non incluse nei recinti di caccia, all’interno del perimetri delle stesse
aziende. Anche in considerazione delle difficoltà evidenziatesi sempre più nel corso degli ultimi
anni di gestire le popolazioni di ungulati abbiamo provveduto anche per le ATV a calcolare
l’effettiva reale superficie boscata.
Lo schema riassuntivo delle ATC autorizzate ad oggi nella Provicnia di Grosseto è il seguente:
1
2
ATV
Abbadia Ardenghesca
Bagnolo
ATC
6
6
Ha
128
852
Comune
Civitella Paganico
Civitella Paganico
3
4
5
6
Banditaccia
Borgo di Perolla
Caprarecce
Cicalino
6e7
6
7
6
519
230
439
727
Civitella P.co/Campagnatico
Massa Marittima
Grosseto
Massa Marittima
7
8
9
10
11
Cortevecchia
Fantone
Il Solengo
Le Casacce
Macchie alte
8
7
8
7
8
1.245
341
741
268
447
Semproniano/Castellazzara
Scansano
Orbetello
Seggiano
Manciano
12 Mondo Nuovo
7
657
Scansano
13 Montebello
7
243
Scansano/Roccalbegna
14 Montieri
15 Montorio
16 Perolla
6
8
6
495
568
645
Montieri
Sorano
Massa Marittima
17 San Ottaviano
6
477
Monterotondo M.mo
18 Valle di Buriano
7
274
Castiglione della Pescaia
TOTALE
9.296
85
Complessivamente sul territorio provinciale sono istituite
18 Aziende Agri-Turistico-
Venatorie che si estendono su una superficie totale pari a circa ettari 9.296 che corrisponde al
2,14% del totale del territorio agro-silvo-pastorale della Provincia di Grosseto.
ATC GR 6
ATC GR 7
ATC GR 8
PROVINCIA
SUP. ATV HA
3.860
2.435
3.001
9.296
% SULLA SAF
3,12%
1,32%
2,40%
2,14%
La superficie media è di 516 ha e, nel caso non fosse considerata l’Azienda più estesa
(Cortevecchia), la media si attesterebbe a 474 ha.
Effettivamente per i presupposti e le finalità per cui sono istituite, le ATV probabilmente
nonn necessitano di superfici estese, ragion per cui anche nella nuova Legge Regionale si è
provveduto a diminuire la superficie minima per una ATV (da 200 a 100 ha).
Al di là di ciò la possibilità di aver autorizzato piani di abbattimento del cinghiale al di fuori
dei recinti di caccia ha peraltro dato una nuova possibilità alle ATV che vengono così ad assumere
un ruolo anche nella gestione faunistica e faunistico venatoria del territorio.
Il quadro della presenza di aree boscate all’interno delle ATV è il seguente:
Noma ATV
Bosco
(ha) da
GIS
ATV (ha)
% sup
da GIS Bosco/ATV
CAPRARECCE
407,999
438,970
VALLE DI BURIANO
256,249
276,695
BAGNOLO
768,863
850,927
BORGO DI PEROLLA
184,913
234,909
MONTIERI
370,954
488,062
MACCHIE ALTE
343,096
461,671
BANDITACCIA
412,427
557,603
IL SOLENGO
550,479
746,975
MONDO NUOVO
ABBADIA
ARDENGHESCA
444,632
662,787
91,478
148,390
CORTEVECCHIA
898,303 1575,362
MONTEBELLO
147,947
263,667
CICALINO
413,075
739,743
MONTORIO
381,612
693,100
FANTONE
186,747
343,831
SANT' OTTAVIANO
219,391
499,557
PEROLLA
300,789
690,495
LE CASACCE
124,919
302,024
86
93%
93%
90%
79%
76%
74%
74%
74%
67%
62%
57%
56%
56%
55%
54%
44%
44%
41%
Va specificato che le aziende che mostrano la maggior percentuale di aree boscate,
Caprarecce e Valle di Buriano sono completamente recintate, mentre lo è solo in piccola parte
l’ATV Bagnolo.
PROPOSTE
Sulla base delle analisi e delle considerazioni espresse sopra si vuol individuare una serie di
azioni che si ritengono utili all’aumento della funzionalità delle ATV e alla loro miglior gestione,
in particolar modo delle popolazioni ungulate, nell’ambito della generale gestione faunistica.
• Individuazione del 20% quale limite massimo di superficie aziendale di aree boscate. Per coloro
che richiedono l’autorizzazione nei territori già attualmente destinati ad ATV, in ragione degli
investimenti, talora elevati, effettuati e della forza lavoro occupata, tale percentuale è elevata al
50 %. Le aree boscate che eccedono tali percentuali potranno essere presenti alla sola condizione
che siano recintate.
• Individuazione del limite massimo di superficie per ogni ATV in 500 ha. L’autorizzazione nel
caso di territori già oggi destinati ad ATV sarà rilasciata per superfici superiori a tale limite solo
se prevede l’esclusione di aree boscate pari almeno alla superficie che eccede i 500 ha. Le ATV
che collaborano con la Provincia per specifici progetti di interesse pubblico o di gestione
faunistica e che sono comunque in grado di dimostrare un adeguato piano di occupazione o
investimenti fondiari rilevanti e comunque si trovino in territori svantaggiati e/o montani
potranno essere autorizzate per una superficie comunque non superiore al doppio del limite
massimo stabilito.
• Per l’esigenza di far coincidere i perimetri su confini naturali le superfici di cui sopra potranno
essere autorizzate considerando una tolleranza del 10%.
• Validità delle autorizzazioni. La durata delle autorizzazioni per le nuove ATV e per le ATV ad
oggi autorizzate non può essere superiore alla durata del PFVP. Anche in considerazione della
programmazione definita dal PFVP tutte le ATV che hanno presentato istanza di rinnovo e che
comunque dovranno essere rinnovate secondo quanto definito dal PFVP debbono essere valutate
come nuove autorizzazioni.
• Definizione di criteri gestionali da definirsi tramite specifici disciplinari tecnici. Si stabilisce, per
assicurare il rispetto delle finalità dell’istituto, un minimo di attività da svolgersi annualmente
pari ad almeno 1 capo di selvaggina stanziale immessa per ettaro di superficie non recintata
ovvero 0,2 capi di selvaggina ungulata abbattuta per ettaro di superficie aziendale recintata. Tali
87
disciplinari dovranno prevedere anche criteri di premialità pur nell’ambito delle linee
programmatiche dettate dal presente Piano.
QUADRO GENERALE DEFINITIVO ATV
Hanno richiesto di essere autorizzate nuovamente sui medesimi terreni tutte le ATV di cui in
premessa (tutte quelle ad oggi autorizzate). Sono inoltre pervenute istanze per due nuove ATV:
Nuova Abbadia Ardenghesca dell’estensione totale di ha 110 nel comune di Civitella Paganico nel
territorio dell’ATC GR 6 e Fontorio dell’estensione totale di 165 ha nel Comune di Magliano In
Toscana nel territorio dell’ATC GR 7.
Le istanze di cui sopra potranno essere autorizzate nel rispetto del limite del 13% quale superficie di
SAF destinabile ad AFV, ATV e CPPS di ogni comprensorio omogeneo.
Tutte le ATV che hanno chiesto di essere nuovamente autorizzate, previa eventuale modifica dei
confini per il rispetto di quanto stabilito dal presente PFVP, saranno nuovamente autorizzate.
Tutto ciò detto il quadro generale delle ATV che si viene a delineare è il seguente:
1
2
ATV
Abbadia Ardenghesca
Bagnolo
ATC
6
6
Ha
128
852
Comune
Civitella Paganico
Civitella Paganico
3
4
5
6
Banditaccia
Borgo di Perolla
Caprarecce
Cicalino
6e7
6
7
6
519
230
439
727
Civitella P.co/Campagnatico
Massa Marittima
Grosseto
Massa Marittima
7
8
9
10
11
Cortevecchia
Fantone
Il Solengo
Le Casacce
Macchie alte
8
7
8
7
8
1.245
341
741
268
447
Semproniano/Castellazzara
Scansano
Orbetello
Seggiano
Manciano
12 Mondo Nuovo
7
657
Scansano
13 Montebello
7
243
Scansano/Roccalbegna
14 Montieri
15 Montorio
Nuova Abbadia
16 Ardenghesca
17 Perolla
6
8
495
568
Montieri
Sorano
6
6
110
645
Civitella Paganico
Massa Marittima
18 San Ottaviano
6
477
Monterotondo M.mo
19 Valle di Buriano
7
274
Castiglione della Pescaia
TOTALE
9.406
_________________________________________________________________________________
_______________
88
AREE PER L’ADDESTRAMENTO,
L’ALLENAMENTO
E LE GARE DEI CANI DA CACCIA
89
Nella Provincia di Grosseto sono praticate svariate tipologie venatorie spesso estremamente
diverse tra loro, ma, nella grande maggioranza dei casi, tutte accomunate dall’utilizzo del cane. Il
profondo legame tra cacciatore ed il proprio ausiliare ha origini molto remote ed ha determinato
un profondo radicamento della cinofilia venatoria, pur in presenza di una sostanziale
modificazione delle abitudini di caccia.
Da ciò l’esigenza del mondo venatorio, ed in particolare di quei cacciatori che associano la caccia
alla cinofilia, di poter addestrare i cani da caccia su terreni idonei, con presenza ottimale di selvatici
ed in periodo di fermo dell’attività venatoria.
Tenere in allenamento i cani e, perché no, anche i cacciatori, nel periodo in cui la caccia rimane
chiusa può rappresentare un problema solo in parte risolto con le lunghe sgambate all’aria aperta: se
queste ultime, infatti, sono benefiche per il fisico di entrambi, non riescono, però, ad assolvere il
compito di mantenere a livello costante il senso del selvatico nel cane adulto, per iniziare o
proseguire l’addestramento del cucciolo, per esaltare o affinare le doti di un “campione”.
Una valida risposta a tutte queste necessità è rappresentata dalle aree addestramento cani distinte
nelle varie tipologie dove poter svolgere le attività cinofile durante tutti i mesi dell’anno.
Allo stato attuale nella nostra provincia si annoverano numerose strutture di consolidata
tradizione suddivise nelle varie tipologie e dove, ad esempio, poter allenare il cane con lo sparo
anche a caccia chiusa, su avifauna appositamente immessa e proveniente da allevamento, offrendo
la possibilità di una guidata, di una ferma, magari di un riporto seguito dal recupero, e regalando
spunti venatori quasi “veri”; oppure addestrare e affinare il fiuto del proprio ausiliare sulla
selvaggina naturalmente presente in territori di maggiori estensioni e senza possibilità di
abbattimento; o ancora provare il proprio segugio nella seguita di soggetti di cinghiale e/o di lepre
immessi in zone opportunamente recintate nelle quali, se pure non sia data la possibilità di
abbattimento, vi si possa comunque assaporare l’illusione di qualche momento di caccia.
Le attività svolte all’interno di queste strutture contribuiscono in maniera determinante ai fini
della selezione delle razze e, oltre all’importante ruolo nel campo del miglioramento degli standard
canini, sono anche grandi opportunità di incontro e di scambio fra appassionati del settore e
rappresentano occasioni di socializzazione di estremo interesse.
Negli ultimi anni la passione, la ricerca e la volontà di alcuni imprenditori di mettersi in gioco
con sfide sempre nuove ha fatto sì che, alle varie strutture ormai consolidate nel tempo, si siano
aggiunte aree ad “alta specializzazione”, uniche nel loro genere per la nostra provincia e poco
comuni anche in altre regioni.
Il “campo tana artificiale”, nel capalbiese, è nato dall’esigenza di allenare, addestrare ed
effettuare gare e prove di lavoro per cani bassotti, e simili, su percorsi seminterrati costituiti da tane
90
artificiali aventi specifiche caratteristiche e omologati dall’ENCI. All’interno di questa struttura
esiste anche la possibilità di effettuare le varie attività cinofile con l’utilizzo di volpi e conigli
provenienti da allevamento. Già dopo pochi mesi dalla sua istituzione il campo ha ottenuto notevoli
apprezzamenti e vi si sono potuti espletare competizioni e campionati di livello internazionale.
Altra importante peculiarità è rappresentata dalle due aree di recentissima istituzione in comune
di Massa Marittima per l’addestramento dei rapaci, sia diurni che notturni, e che ha concretizzato
l’esigenza e la sfida di riappropriarsi di un’arte nobile e antica: la falconeria. E’ in costante aumento
il numero di adepti che si avvicinano e intraprendono questa pratica animati da una grande passione
per animali tanto affascinanti quanto poco conosciuti e che intendono specializzarsi in forme di
caccia connotate da intense emozioni e forti soddisfazioni.
Il ruolo svolto dalle aree addestramento cani nel loro complesso è quindi fondamentale perché
offre la passibilità di addestrare il proprio cane in aree opportunamente attrezzate e diversificate
nelle varie specializzazioni così da rispondere alle differenti esigenze del mondo venatorio.
Ulteriore conferma di ciò è la presenza di un numero sempre maggiore di residenti provenienti da
altre regioni che, con dichiarata soddisfazione, si recano e utilizzano aree addestramento cani della
nostra provincia certi di potervi trovare la giusta risposta alle loro esigenze.
All’interno delle molteplici strutture presenti sul territorio provinciale, nelle loro diverse
tipologie, si organizzano e si svolgono numerose gare cinofile a carattere regionale, nazionale e
internazionale per le varie categorie: queste manifestazioni, richiamando un numero considerevole
di addetti ed esperti provenienti da tutta Italia e da altri paesi europei, rappresentano anche una
vantaggiosa opportunità per la conoscenza e la valorizzazione di quei territori più svantaggiati e
marginali, altrimenti estranei rispetto ai circuiti turistici tradizionalmente proposti.
Per di più, la grande passione per la cinofilia venatoria assolve ad un altro importante ruolo:
l’organizzazione e lo svolgimento di gare cinofile, soprattutto di un certo livello, comprende spesso
l’offerta ai partecipanti di momenti più conviviali, ma sicuramente non marginali, fornendo così una
considerevole occasione per la riscoperta e la rivalutazione delle tradizioni più antiche delle singole
località e dei prodotti eno-gastronomici tipici che ne caratterizzano il territorio, dove l’esaltazione
del gusto e del palato si coniuga armonicamente con il mantenimento dell’ambiente e delle
tradizioni.
Le Aree per l’addestramento, l’allenamento e le gare dei cani da caccia – A.A.C. – istituite ad
oggi in Provincia di Grosseto sono complessivamente 142 suddivise nel seguente modo:
a) n° 102 ubicate nel territorio provinciale destinato alla libera attività venatoria;
b) n° 40 ricomprese all’interno di Aziende Agrituristico-Venatorie.
91
a) Aree addestramento cani ricadenti in Aziende Agrituristico-Venatorie.
Per quanto attiene le aree ricomprese all’interno delle ATV va ricordato che, trovandosi ad
insistere in territori già preclusi alla libera attività venatoria, la loro estensione non concorre al
raggiungimento della percentuale massima consentita dalla vigente normativa.
Va precisato comunque che le recenti modifiche della stessa normativa regionale, introducendo la
possibilità di istituire all’interno delle ATV aree addestramento cani opportunamente recintate dove
l’abbattimento, oltre che su avifauna, possa essere effettuato anche su cinghiale e/o lepre, offrono
per le stesse aziende una ulteriore e non trascurabile opportunità di allungamento della stagione
venatoria, con conseguente incremento del reddito e auspicabili ricadute occupazionali.
b) Aree addestramento cani ubicate sul territorio destinato alla libera attività venatoria.
Le Aree addestramento cani ubicate nel territorio “libero” sono presenti nella quasi totalità dei
comuni (25 su 28) della Provincia di Grosseto, con esclusione di Castell’Azzara, Monte Argentario
e Isola del Giglio: morfologia particolare del terreno e posizione geografica hanno ostacolato solo in
parte la nascita di strutture di questo genere, dato che i territori dei comuni menzionati si trovano a
ricadere, totalmente o in parte, in zone a protezione speciale – ZPS , all’interno delle quali è fatto
divieto di istituire nuove aree addestramento cani, ai sensi della D.P.G.R. n° 454/2006.
La gestione delle AAC, affidata ai soggetti aventi titolo, è svolta per la maggior parte da
rappresentanti a vario titolo di associazioni venatorie e cinofile (59 aree su 102). Da registrare che
nell’ultimo periodo è stata notevole anche la richiesta da parte dell’imprenditoria agricola privata,
che comunque rappresenta un considerevole 42% con la gestione di 43 aree, delle quali ben 9
affidate ad imprenditrici agricole donne.
La suddivisione delle aree nelle varie tipologie è riassunta nello schema riportato sotto:
CON ABBATTIMENTO - n°38 :
(sup. totale ha 1477,02)
su Avifauna immessa
(tra cui 2 AAC con l’uso di rapaci)
n° 102 A.A.C. di cui:
sup. tot. ha 3308,69
n°
5
su Selvaggina Naturale - ha 665,98
SENZA ABBATTIMENTO - n°64
n° 15
su Lepre - ha 205,64
(sup. totale ha 1831,67)
n° 43
su Cinghiale - ha 960,05
n°
campo tana artificiale
1
nonché con la seguente ripartizione di territorio fra i tre ambiti provinciali:
92
sup. totale :ha 3308,69 :
A.T.C. GR 6 : ha 728,1962;
A.T.C. GR 7 : ha 1961,5279;
A.T.C. GR 8 : ha 618,9621.
La normativa vigente in materia prescrive (L.R.T. n° 3/1994 - art. 24, comma 6) di destinare a
questi istituti una superficie complessiva non superiore al 2% del territorio agro-silvo-pastorale di
ciascuna provincia: a fronte, pertanto, di una SAF provinciale di 433.692 ettari, corrisponde allo
0,78% la quota percentuale di superficie occupata dalle aree addestramento cani.
Preme quindi sottolineare che la Provincia di Grosseto sia ancora lontana dal raggiungimento
della quota massima stabilita per l’istituzione di strutture di questo tipo nel territorio destinato alla
libera attività venatoria.
Nella rappresentazione grafica che segue sono indicate le percentuali di ciascuna tipologia di area
rispetto alla superficie complessiva provinciale:
AAC in territorio libero
Estensione totale ha 3308,69 corrispondente a 0,78% della saf provinciale
665,98
20%
ha 0,00
0%
ha 1477,02
45%
ha 205,64
6%
ha 960,05
29%
AVIFAUNA
CINGHIALE
LEPRE
SELVAGGINA NATURALE
CAMPO TANA ARTIFICIALE
Dalla lettura dei dati riportati pare evidente l’incidenza rappresentata delle aree addestramento
cani con possibilità di abbattimento su avifauna immessa che, pure se il loro numero complessivo è
pari a 38, impegnano ben il 45% del territorio occupato complessivamente da queste strutture.
93
Nondimeno sono in quantità considerevole anche i recinti su cinghiale: ciò testimonia il grande
interesse suscitato ancora oggi per questa forma di caccia dalle tradizioni antiche ma molto radicate
nel territorio grossetano. Questi recinti rappresentano il 29% del totale delle aree addestramento
cani, insistono generalmente in terreni boscati, e la loro richiesta è stata in costante aumento.
Attualmente il loro numero è pari a 43, e 3 di queste sono riservati all’addestramento e
all’allenamento di cani cuccioli.
Costante nel tempo, invece, è la presenza delle aree addestramento cani su lepre che risultano
essere pari a quelle del PFVP precedente. Il loro numero, comunque, è da considerarsi degno di
rispetto, data la delicatezza tipica della specie e visto il considerevole impegno finanziario che la
loro realizzazione necessita.
Merita inoltre una considerazione la quota pari al 20% occupata dalle aree istituite su selvaggina
naturale senza di abbattimento la cui notevole estensione complessiva è dovuta al fatto che, ai sensi
della vigente normativa, un istituto di questa tipologia deve insistere su territori di superficie non
inferiore a 100 ettari. Da ciò è più che evidente di come anche una esigua quantità numerica
computi una estensione complessiva di tal misura.
Di seguito si riporta l’elenco delle 102 AAC presenti nel territorio “libero” suddivise nelle varie
tipologie e con l’indicazione di superficie impegnata e comune di ubicazione:
94
denominazione
tipologia
su
comune
estensione in ha
SAN LEOPOLDO-A
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Grosseto
33,5090
CAVALLINO
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Sorano
14,9500
MONTENEBBIELLO
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Capalbio
22,0000
PALAZZETTO
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Seggiano
49,9000
VENECCA-FONTEBLANDA
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Orbetello
14,0000
LA MACCHIA
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Grosseto
14,9905
LA CAPRIOLA
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Manciano
48,0000
CAMPETTI - RIBOLLA
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Roccastrada
14,0000
POGGIO CAPPONE
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Magliano in Toscana
96,3240
POGGIONE
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Civitella Paganico
89,0000
SALAMAGNA
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Civitella P.co e Campagnatico
60,0000
PODERE BIANCO
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Scansano
72,6995
VIVOLI
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Massa Marittima
11,4690
SANTA GERMANA
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Castiglione della Pescaia
32,3270
SAN GIOVANNI-BONZALONE
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Magliano in Toscana
89,0659
IL CIVILESCO - S. ANDREAAVIFAUNA
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Magliano in Toscana
18,0280
RONDINELLI-NICCIOLETO
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Arcidosso
42,4320
PODERUCCIO-B
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Scansano
20,3140
PODERUCCIO-A
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Scansano
23,1340
PODERE MOCINI
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Montieri
23,0390
PODERE BANDITA
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Civitella Paganico
57,2205
LE MANDRIE
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Civitella Paganico
21,7727
COLLE DI LUPO
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Magliano in Toscana
71,8160
BOTTINO
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Sorano
21,6693
BARACCONE-AVIFAUNA
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Civitella Paganico
11,8240
VECCHIO MOLINO
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Grosseto
33,6168
PODERNUOVO
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Seggiano
27,5703
PESCHIERE
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Manciano
13,1420
CAMPO RUFFALDO A
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Massa Marittima
15,0000
CAMPO RUFFALDO B
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Massa Marittima
31,0000
VALLI
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Follonica
10,5000
MACCHIALANZI
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Castel del Piano
35,7495
MONTENERO-POD.FORNACE
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Castel del Piano
99,6481
CAVALLINI
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Orbetello
13,7600
IL CIVILESCO - VALLE
FELCIOSA
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Manciano
30,8813
VACCARECCIA
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Gavorrano
78,0000
GRICCIANO - MONTAUTO
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Manciano
95,1790
95
FONTE TRILLA-S.DONATO
con possibilità di abbattimento
AVIFAUNA
Orbetello
19,4850
POGGI ALTI
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Capalbio
60,0000
PALOMBAIA
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Sorano
16,0000
POD. ROCCONI
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Semproniano
11,0000
POGGIARELLO
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Roccastrada
23,1570
PINZUTO
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Manciano
13,0000
PIGNOLO
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Cinigiano
18,6900
PIETRATONDA A
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Campagnatico e Civitella P.co
36,6462
POGGIO AL MONTONE
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Massa Marittima
50,0000
POGGIO PIANO
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Scansano
13,5000
GRANAIONE
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Campagnatico
12,0000
ANTEATA
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Cinigiano
13,1030
BAGNO LUNGO
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Pitigliano
11,0420
LA CAVA
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Cinigiano
11,8520
CAMPO ALLA PIGNA
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Roccastrada
10,0210
CASA MORA
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Castiglione della Pescaia
64,0000
MONTEBOTTIGLI
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Magliano in Toscana
15,9775
ELMO-POD.SCOPETONECINGHIALE
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Sorano
13,0000
MONTORSOLI
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Grosseto
11,7410
LAGHI
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Grosseto
10,2730
MACCHIA AL FANGO
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Monterotondo Marittimo
51,0000
MARSILIANA
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Manciano
21,0000
POGGIO ALTO
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Magliano in Toscana
53,0730
MONTALTI
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Grosseto
30,0000
STABBIATELLI
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Castel del Piano
6,5000
CASTAGNOLO
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Roccalbegna
6,4545
PIETRATONDA B
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Campagnatico
41,3758
VAL CITERNA - POGGIO
GROSSO
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Scarlino
56,0000
IL CASINO
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Campagnatico
11,1350
GUARDIOLA
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Capalbio
15,2980
POGGIO AL FORNELLO
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Follonica
45,0000
TEPOLINI
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Castel del Piano e Seggiano
PODERE VOLPI
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Civitella Paganico
25,0000
POGGIO DELL'AIONA
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Roccalbegna
37,4870
LE NEBBIAIE
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Gavorrano
18,3250
APPARITA - POGGIO BELLO
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Magliano in Toscana
12,3601
MONTAUTO
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Manciano
15,7925
CA' MAGGIORE - FOSSO
INFERNO
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Scansano
12,7560
ALBATRETO
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Scansano
11,0000
96
8,5959
denominazione
tipologia
su
comune
estensione in ha
STERPETI
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Magliano in Toscana
14,5117
SORGENTE FONTIN DEL TOPO
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Grosseto
12,0000
ROMBAIA
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Castiglione della Pescaia
18,0980
VAL MOROSA
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Magliano in Toscana
10,4280
POZZONE
senza possibilità di abbattimento
CINGHIALE
Magliano in Toscana
11,8570
PORTA AL COLLE
senza possibilità di abbattimento
LEPRE
Castiglione della Pescaia
20,0000
RISERVONI
senza possibilità di abbattimento
LEPRE
Sorano
10,8150
SGRILLOZZO-MARRUCHETONE senza possibilità di abbattimento
LEPRE
Manciano
20,4530
senza possibilità di abbattimento
LEPRE
Magliano in Toscana
11,6946
senza possibilità di abbattimento
LEPRE
Sorano
10,8615
POGGIO LA MOZZA
senza possibilità di abbattimento
LEPRE
Grosseto
12,0000
PODERE ROMITORIO
senza possibilità di abbattimento
LEPRE
Roccalbegna
12,0000
LASCHI
senza possibilità di abbattimento
LEPRE
Castel del Piano
10,0096
PIANA DEL PINZUTI
senza possibilità di abbattimento
LEPRE
Manciano
POGGIO SANINO
senza possibilità di abbattimento
LEPRE
Massa Marittima
25,0000
BARACCONE- LEPRE
senza possibilità di abbattimento
LEPRE
Civitella Paganico
12,0000
CIVITELLA RENAI
senza possibilità di abbattimento
LEPRE
Scansano
18,0000
MONTENERO-FABIANI
senza possibilità di abbattimento
LEPRE
Castel del Piano
12,0000
PIANTAVERNA
senza possibilità di abbattimento
LEPRE
Cinigiano
11,0000
LORENTANA
senza possibilità di abbattimento
LEPRE
Santa Fiora
12,1720
MONTENERO-CASALONE
senza possibilità di abbattimento
MONTENERO-CAMPILUNGHI
senza possibilità di abbattimento
SAN LEOPOLDO-B
senza possibilità di abbattimento
VOLTA DI SACCO
senza possibilità di abbattimento
CAMPO REGIO
senza possibilità di abbattimento
CAMPO TANA ARTIFICIALE
senza possibilità di abbattimento
IL CIVILESCO - S. ANDREALEPRE
ELMO-POD.SCOPETONELEPRE
SELVAGGINA
NATURALE
SELVAGGINA
NATURALE
SELVAGGINA
NATURALE
SELVAGGINA
NATURALE
SELVAGGINA
NATURALE
TANA
ARTIFICIALE
97
7,6335
Castel del Piano
137,8844
Castel del Piano
101,6980
Grosseto
101,0000
Grosseto
225,3980
Orbetello
100,0000
Capalbio
0,0000
PROPOSTE
Alla luce delle recenti modifiche apportate all’art. 24 della LRT 3/1994, dell’adozione del
Regolamento regionale n° 33/R/2011 di applicazione della stessa LRT, oltre che delle linee guida
definite dal presente Piano si intende provvedere a modificare anche il Regolamento Provinciale per
l’istituzione, la gestione e il controllo delle Aree Addestramento Cani (AAC).
Validità delle autorizzazioni. La durata delle autorizzazioni per le nuove AAC e per le AAC ad oggi
autorizzate non può essere superiore alla durata del PFVP. Anche in considerazione della
programmazione definita dal PFVP tutte le AAC che chiedono il rinnovo dovranno essere valutate
come nuove autorizzazioni.
Si definiscono i seguenti limiti di superficie per le varie tipologie di AAGC:
Aree ove le attività cinofile sono consentite senza possibilità di abbattimento:
- per cani da caccia su selvaggina naturale estensione da 50 a 100 ettari;
- per cani da seguita su soggetti di lepre, provenienti da allevamento e appositamente immessi in
aree di estensione da 10 a 50 ettari;
- per cani da seguita su soggetti di cinghiale, provenienti da allevamento e appositamente immessi
in aree opportunamente recintate con estensione da 10 a 50 ettari;
Aree ove le attività cinofile sono consentite anche con possibilità di abbattimento di selvaggina
immessa proveniente da allevamenti nazionali, appartenenti alle specie fagiano, starna, quaglia,
pernice rossa e anatra germanata, e aventi estensione compresa fra 10 e 100 ettari.
Le aree addestramento su lepre o cinghiale per soli cani di età non superiore a 18 mesi potranno
essere autorizzate con superfici minime di 6 ettari.
Potranno essere autorizzate Aree addestramento cani sperimentali su beccaccia la cui attività potrà
essere svolta da novembre a marzo.
Dato l’interesse sviluppato nel corso degli ultimi anni per particolari tipologie di addestramento
cani si intende riconoscere due nuove tipologie di AAC: l’AAC per allenamento cani da tana e da
traccia (recupero capi feriti). Per tali tipologie di AAC non si applicano le superfici minime delle
altre Aree. Le stesse possono occupare anche porzioni di altre Aree di addestramento Cani. Nel
provvedimento autorizzativo verranno stabilite le modalità di svolgimento delle prove e dell’uso
delle AAC “da tana” o “da traccia”.
98
Tra le nuove tipologie di aree addestramento si intende altresì prevedere anche la possibilità di
autorizzare altre aree addestramento rapaci oltre a quelle già autorizzate nel corso del 2011.
Tutte le aree addestramento che saranno autorizzate in territori già attualmente destinati ad area
addestramento allenamento e gare dei cani dovranno comunque adeguarsi alle dimensioni sopra
indicate.
Rispetto al precedente PFVP la quantità numerica di AAC ricadenti nel territorio libero ha subito un
incremento pari a circa il 47% passando da 69 alle attuali 102 e con relativo aumento della
superficie occupata, che comunque resta ben inferiore al 2% della SAF provinciale nel rispetto di
quanto sancito dalla normativa vigente. Pur non volendo incidere sulla possibilità data alle imprese
agricole di poter incrementare il proprio reddito anche con l’attività svolta nelle AAC, è
indispensabile evitare l’eccessiva elevata presenza di istituti di varia tipologia, in talune situazioni
gli uni attaccati agli altri in successione seriale. Si intende pertanto estendere anche alle AAC di
nuova istituzione quanto già prescritto per AFV e ATV in merito alla distanza minima pari a 500
metri sia tra di loro che nel confronto di altre strutture già istituite.
Alcuni comuni hanno lamentato un’eccessiva incidenza di istituti e strutture non fruibili dal singolo
cacciatore e pertanto con ridotte porzioni di territorio destinato alla libera attività venatoria. Si
individua pertanto nel 40% la percentuale di SAF su base comunale destinata a strutture, istituti
pubblici e privati oltre la quale la Provincia non autorizza nuove AAC. Oltre a tutto ciò le AAC che
ricadono all’interno o nelle vicinanze di siti SIC/SIR/ZPS saranno rinnovate comunque tenendo
conto delle specifiche prescrizioni stabilite dalla DGRT 644/2004 e successive modifiche ed
integrazioni.
Nelle AAC dove sia previsto l’abbattimento la vigente normativa regionale consente l’immissione
di selvaggina appartenente alle specie Fagiano, Quaglia, Starna, Anatra Germanata, Pernice
Rossa. Per quanto attiene quest’ultima si richiama quanto già stabilito dalla Provincia di Grosseto
relativamente alle immissioni di fauna selvatica ovvero di consentire l’immissione nel proprio
territorio solo di Pernici Rosse in purezza genetica (Alectoris Rufa) provenienti solo dal CPPS di
Scarlino. Pertanto, ritenendo inopportuno immettere pernici provenienti da Scarlino per destinarle
all’abbattimento nelle AAC vengono limitate alle altre quattro specie la selvaggina da poter
utilizzare nelle “AAC con abbattimento”.
99
QUADRO GENERALE DEFINITIVO AAC
Hanno richiesto di essere autorizzate nuovamente sui medesimi terreni tutte le AAC di cui in
premessa (tutte quelle ad oggi autorizzate). Solo alcune AAC hanno presentato istanza di piccole
modifiche dei confini.
Tutte le AAC che hanno chiesto di essere nuovamente autorizzate, previa eventuale modifica dei
confini per il rispetto di quanto stabilito dal presente PFVP, saranno nuovamente autorizzate.
Tutto ciò detto il quadro generale delle AAC che si viene a delineare è il seguente:
COMPRENSORIO
ESTENSIONE AAC
ATC GR 6
728,2 HA
ATC GR 7
1.961,53 HA
ATC GR 8
618,97 HA
PROV. GR
3.308,7 HA
100
APPOSTAMENTI FISSI DI CACCIA
101
RIEPILOGO DATI – VALUTAZIONI
Per quanto concerne la rappresentazione della situazione degli appostamenti fissi di caccia presenti
sul territorio della Provincia di Grosseto, non possiamo che, alla luce dei dati in materia,
riconfermare la loro ormai stabilizzata e incisiva presenza sul territorio, anche nel corso degli ultimi
5 anni.
La tradizionale valenza di questo esercizio venatorio, come peculiare forma di caccia di attesa, su
un territorio Provinciale che si presenta morfologicamente (presenza di colline - pianure- zone
boschive - aree umide) ben predisposto a tutte le tipologie per esso previste dalla normativa, è
dimostrata dal fatto che viene fortemente praticata o ambita sia dai cacciatori residenti nella regione
toscana che dai cacciatori fuori regione.
A causa dell’imponente divario fra le numerose richieste di nuovi appostamenti fissi e le
concessioni possibili (considerato il limite massimo di autorizzazioni rilasciabili, fissato dalla
L.157/92, già raggiunto ormai da anni dalla Provincia di Grosseto), la Giunta Provinciale, che già
aveva adottato fin dall'anno 2003, deliberazioni in materia, con la deliberazione 214/2009, ha
provveduto alla adozione di diversi e ulteriori criteri per consentire il rilascio di nuove
autorizzazioni con modalità il più possibile imparziali, trasparenti ed eque, rispondenti alle nuove
esigenze in previsione di presenti e future criticità.
Grazie a questi criteri è stata riservata una percentuale del 10% delle autorizzazioni disponibili ai
cacciatori cosiddetti "giovani", cioè fino ad un età massima di 30 anni, per dare un segnale di
stimolo e a garanzia della conservazione e della continuità di questa specifica attività venatoria che,
seppure rimanga molto praticata, può rischiare di rimanere circoscritta in larga parte alle vecchie
generazioni. Un’altra percentuale del 10% delle autorizzazioni disponibili è stata riservata altresì
alle AFV, considerata la pubblica utilità che caratterizza questi istituti faunistici.
Per il futuro si intende sviluppare maggiormente, anche in questo ambito, il legame del cacciatore al
territorio. Tale legame, più tangibile nel caso della gestione faunistico venatoria di specie stanziali,
deve assumere una sempre maggiore valenza anche per il cacciatore da appostamento fisso. Anche
alla luce dell’aumento della percentuale di popolazione stanziale per le specie ornitiche di interesse
venatorio notoriamente conosciute come “migratrici”, pare opportuno sviluppare, se non una vera e
propria gestione, per molti aspetti peraltro impossibile, almeno una maggiore conoscenza.
Proprio a tale scopo, ad esempio, alcuni appostamenti fissi, per la particolare posizione e
morfologia del territorio, sono già stati individuati ed utilizzati anche come osservatorio
102
ornitologico nell’ambito del progetto “monitoraggio delle correnti migratorie nella Provincia di
Grosseto”, entusiasmando quei cacciatori coinvolti nelle attività di censimento.
Possiamo notare dai seguenti grafici, le variazioni degli appostamenti autorizzati sul territorio
provinciale, conseguentemente alle varie modifiche che si sono succedute nella normativa in
103
materia
Con la “eliminazione” dal 1° febbraio 2007 della tipologia di appostamenti “senza richiami vivi",
così come disposto dagli artt. 58 e 95 bis del T.U. dei regolamenti regionali n°13/R” del 25
febbraio 2004, così come modificato dal DPGR n° 48/R del 29/07/05, si evidenzia come le tipologie
104
minuta selvaggina e colombacci abbiano raggiunto nell'anno 2011 pressoché uguale consistenza sul
territorio provinciale (n. 308 colombacci e n. 301 minuta selvaggina) rimanendo comunque le
tipologie di appostamento maggiormente praticate.
Rimane invece sostanzialmente immutato immutato il numero degli appostamenti ai palmipedi e
trampolieri.
Statistiche al 24/01/2012
Numero dei titolari di appostamenti
631
Numero degli ospiti autorizzati degli appostamenti
1027
Numero degli appostamenti attivi
631
Numero degli appostamenti non assegnati
273
Palmipedi e Trampolieri
22
Minuta Selvaggina
301
Colombacci
308
Va evidenziato l’elevato numero di utilizzatori (oltre al titolare) che rappresentano comunque solo
una parte dei cacciatori (altri usufruiscono dell’appostamento pur non inseriti negli elenchi degli
ospiti auitorizzati), che gravitano intorno a queste strutture a che quindi praticano questo tipo di
esercizio venatorio nel territorio provinciale: mediamente 1,6 per ogni appostamento.
Esiste una distribuzione delle varie tipologie di appostamenti che evidenzia quelle che sono le aree
più favorevoli al passaggio delle specie oggetto di caccia. Nelle AFV si hanno solo appostamenti ai
colombacci (n.64) e ai palmipedi e trampolieri (n. 5)
La Provincia di Grosseto a partire dall'anno 2008 ha proceduto al rilievo GPS di tutti gli
appostamenti fissi di caccia autorizzati sul territorio provinciale e successivamente ha verificato il
rispetto delle distanze e dei divieti previsti dalla normativa vigente.
Un ulteriore passo in avanti è stato fatto con la creazione del sito “attività faunistico venatorie” della
Provincia grazie al quale l’utente può verificare la situazione aggiornata della “graduatoria” e di
conseguenza delle disponibilità da parte della Provincia a rilasciare nuove autorizzazioni. Per il
futuro si conta di consentire al cacciatore di poter interagire nel senso che, oltre a poter verificare la
situazione degli appostamenti fissi sul territorio provinciale in tempo reale, potrà individuare
facilmente il punto utile ad una ubicazione rispondente alle distanze di legge con possibilità di
stampa delle cartografie per la presentazione delle istanze.
105
106
107
Dallo schema generale sotto evidenziato possiamo evincere come in alcuni comuni non vi siano
appostamenti autorizzati (Isola del Giglio, Castell'Azzara e Pitigliano), come in altri si abbiamo
bassissime concentrazioni di appostamenti fissi (Arcidosso, Castel Del Piano, Semproniano, Santa
Fiora, Scarlino, Roccalbegna, Cinigiano e Sorano), come in altri si abbia una concentrazione
intermedia e come invece in altri si abbia una densità decisamente elevata. Tra questi ultimi si
evidenzia che nel comune di Castiglione della Pescaia si ha la massima concentrazione: n. 114
appostamenti pari al 18 % del totale.
Colombacci
Minuta
Selvaggina
2
Palmipedi e
Trampolieri
CAMPAGNATICO
11
7
1
20
CAPALBIO
25
1
26
Comune
ARCIDOSSO
CASTEL DEL PIANO
2
Totale
2
2
CASTELLAZZARA
CASTIGLIONE DELLA
PESCAIA
CINIGIANO
0
0
0
0
36
75
2
114
5
2
7
CIVITELLA PAGANICO
27
10
37
3
3
GAVORRANO
8
29
37
FOLLONICA
GROSSETO
9
12
16
ISOLA DEL GIGLIO
0
0
0
37
MAGLIANO IN TOSCANA
44
21
65
MANCIANO
15
1
16
0
MASSA MARITTIMA
22
37
60
MONTE ARGENTARIO
14
17
31
MONTEROTONDO MARITTIMO
15
21
36
MONTIERI
7
22
29
ORBETELLO
23
3
1
27
PITIGLIANO
0
0
0
0
ROCCALBEGNA
5
ROCCASTRADA
9
5
22
SANTA FIORA
31
4
SCANSANO
19
4
19
SCARLINO
1
2
SEGGIANO
2
8
SEMPRONIANO
2
2
SORANO
7
7
TOTALE
306
300
1
4
10
22
631
Esaminando il numero di appostamenti autorizzati in ciascun comune e rapportandolo con la SAF
del comune su cui ricadono (calcolando il numero medio di appostamenti per 1000 ha di SAF),
possiamo notare come tale rapporto sia maggiormente elevato nei comuni di Monte Argentario e
Castiglione della Psecaia mentre invece risulti relativamente basso nei comuni dell’area del Monte
Amiata e delle colline del fiora: Manciano, Sorano, Roccalbegna, Castel del Piano, Semproniano e
Arcidosso, senza considerare che nei comuni di Castell’azzara, Isola del Giglio e Pitigliano, come
già detto, non vi sia alcun appostamento autorizzato.
108
Comune
SAF da
PFVP
app/1000
n. app. fissi ha
MONTE ARGENTARIO
5.171
31
5,99
CASTIGLIONE D. P.IA
MONTEROTONDO
M.MO
19.472
114
5,85
10.032
36
3,59
MONTIERI
10.641
29
2,73
MAGLIANO IN T.NA
24.683
65
2,63
GAVORRANO
15.661
37
2,36
MASSA MARITTIMA
27.572
60
2,18
4.841
10
2,07
CIVITELLA PAGANICO
18.861
37
1,96
CAPALBIO
18.204
26
1,43
CAMPAGNATICO
15.900
20
1,26
ORBETELLO
21.610
27
1,25
ROCCASTRADA
27.551
31
1,13
GROSSETO
43.890
37
0,84
SCANSANO
26.896
19
0,71
6.028
4
0,66
FOLLONICA
4.824
3
0,62
SCARLINO
8.430
4
0,47
CINIGIANO
15.843
7
0,44
MANCIANO
36.490
16
0,44
SORANO
16.972
7
0,41
ROCCALBEGNA
SEGGIANO
SANTA FIORA
12.286
5
0,41
CASTEL DEL PIANO
6.457
2
0,31
SEMPRONIANO
7.973
2
0,25
ARCIDOSSO
8.889
2
0,22
CASTELL'AZZARA
6.251
0
0,00
PITIGLIANO
9.986
0
0,00
ISOLA DEL GIGLIO
2.275
0
0,00
109
110
PROPOSTE
La cartografia di cui sopra evidenzia chiaramente come la distribuzione degli appostamenti sul
territorio provinciale sia tutt’altro che omogenea e come si abbia una massiccia concentrazione nei
comuni in cui il flusso migratorio è più consistente e dove vengono conseguentemente effettuati i
massimi abbattimenti al momento del passo delle più attese specie migratrici.
Dallo scorso Piano FVP si è intrapresa la strada di tutelare le specie migratrici nel momento in cui
le stesse risultano più deboli, ovvero all’arrivo sulla costa dopo un lungo volo, tramite
l’individuazione di una serie di istituti a tutela della fauna che creassero una fascia di protezione
specifica per l’avifauna migratoria.
L’ipotesi di tale progetto è anche quella di, riducendo gli abbattimenti al momento del transito delle
specie migratrici in ingresso dal mare, favorire l’ingresso nelle aree interne.
• Si intende inoltre limitare il rilascio nelle aree in cui gli appostamenti fissi sono
maggiormente presenti stabilendo in 5 appostamenti fissi per 1000 ha di SAF la densità
massima per ogni comune. Ad oggi pertanto non sono rilasciabili altre autorizzazioni o
nuove collocazioni nei comuni di Monte Argentario e Castiglione della Pescaia.
• Si intende proseguire il rilievo degli appostamenti fissi a mezzo GPS per tutte le nuove
autorizzazioni e collocazioni
• La Giunta Provinciale provvederà, se del caso, a modificare i criteri per il rilascio di
autorizzazioni di appostamenti fissi
• Conferma dei perimetri già individuati dalla Giunta Provinciale per le aree in cui non sono
autorizzabili appostamenti fissi
• Pubblicazione della graduatoria annuale relativa alle istanze in attesa di essere autorizzate
sul sito “Attività Faunistico Venatorie” della Provincia
• Individuazione nell’area interna attualmente destinata all’AFV Punta Ala e in cui si prevede
l’istituzione della ZPM omonima, nell’area prospicente il mare, di un territorio da gestirsi
tramite un’Area a Particolare Gestione di caccia in cui sia prevista la caccia agli ungulati e,
fatti salvi gli attuali appostamenti fissi, si preveda una serie di appostamenti temporanei di
cui, tramite l’ATC, potranno esercitare la caccia da appostamento temporaneo, secondo
turnazione.
111
AREE PROTETTE
112
RIEPILOGO DATI , VALUTAZIONI E PROPOSTE
Il territorio provinciale è caratterizzato dalla presenza di aree un tempo zone umide e paludose ed
aree che già di per se scarsamente antropizzate sono sottoposte ad un ulteriore fenomeno di
abbandono principalmente nelle realtà un tempo prettamente agricole.
Se questo da una parte può tradursi in un buon auspicio per le popolazioni di fauna selvatica
dall’altra è sempre più evidente la difficoltà di gestione delle popolazioni di ungulati e la sempre più
rarefatta disponibilità di personale volontario disposto a collaborare alla gestione faunistico
venatoria del territorio.
In ogni caso è sempre necessario provvedere a tutelare adeguatamente le peculiarità del territorio
con la collaborazione del mondo venatorio, agricolo, ambientalista e soprattutto delle popolazioni
locali. È infatti condizione imprescindibile la condivisione delle scelte programmatorie con la
cittadinanza per la corretta gestione di pregevoli ecosistemi.
La considerazione del valore di tali ambienti è intesa nel senso più ampio, sia per la qualità della
vita sia per lo sviluppo socio-economico avente quale asse portante un turismo sostenibile ed
organizzato.
Tutte le istituzioni di aree protette, il riconoscimento di Siti di Importanza Regionale e comunque di
aree pregevoli dal punto di vista ambientale hanno determinato, in particolare in collegamento con
lo sviluppo dell’attività agrituristica, un importante impulso per un’economia turistica
complementare a quella balneare, rivitalizzando le zone collinari e montane.
L'Amministrazione Provinciale di Grosseto gestisce direttamente molti degli istituti destinati alla
tutela ambientale, quali le Oasi e le ZPM istituite ai sensi della legge 157/92 e altri istituti quali
Riserve Naturali e il Parco Interprovinciale di Montioni. Esistono altre tipologie di istituti la cui
gestione non compete all’Amministrazione provinciale: il Parco della Maremma di competenza
della Regione Toscana, le 2 Riserve Naturali Statali storiche di Burano ed Orbetello e il Parco
dell’Arcipelago Toscano di competenza del Ministero dell’Ambiente, oltre ad alcune Riserve
Naturali Statali gestite dal CFS.
113
Tutte le aree gestite a livello statale sono rappresentate nella seguente tabella:
DENOMINAZIONE
SUPERFICIE
COMUNE
(superficie a terra)
Parco Nazionale Arcipelago Toscano (Parte Grossetana)
1.145
99
55
51
30
410
157
443
474
2.864
Riserva Naturale Integrale Poggio 3 Cancelli
Riserva Naturale Biogenetica Tomboli di Follonica
Riserva Naturale Biogenetica Poggio Spedaletto
Riserva Naturale Popolamento Animale Orbetello
Riserva Naturale Popolamento Animale Burano
Riserva Naturale Popolamento Animale Belagaio
Riserva Naturale Popolamento Animale Marsiliana
Riserva Naturale Protezione Feniglia
TOTALE
Isola del Giglio
Follonica
Follonica\Scarlino
Scarlino
Orbetello
Capalbio
Roccastrada
Follonica\Massa M.ma\Suvereto
Orbetello
Il Parco Naturale della Maremma è nel territorio provinciale l’unica Area Protetta istituita e gestita
direttamente dalla Regione Toscana:
DENOMINAZIONE
SUPERFICIE (ha)
Parco Naturale della
Maremma
9.009
Superficie aree
SUPERFICIE
protette comprese le
Area contigua
aree contigue
7.993
17.002
COMUNI
Grosseto\Magliano\Orbetello
La Provincia di Grosseto ha provveduto nel corso del tempo all’istituzione di un vero e proprio
“sistema di Riserve Naturali e Parchi” che prevede 12 Riserve Naturali Provinciali, un Parco
Interprovinciale ed un ANPIL.
Le Riserve Naturali istituite dalla Provincia di Grosseto coprono una superficie di territorio agro
silvo pastorale di totali 10.376 ettari e sono rappresentate secondo lo schema seguente:
DENOMINAZIONE
Basso Merse
Cornate
Diaccia-Botrona
Farma
Montauto
Monte Labro
Monte Penna
Parco di Montioni
Orbetello
Pescinello
Pietra
Poggio all'Olmo
Rocconi
SS. Trinità
Totale
SUPERFICIE
(ha)
SUPERFCIE
Area contigua
COMUNI
265 Civitella P.co
265
409
1.273
1.463
199
667
1.110
2.048
1.522
149
429
434
371
37
10.376
Superficie aree
protette
comprese le
aree contigue
253
409
2.541
1.463
199
667
1.649
3.277
2.609
241
429
434
624
4.467
14.806
1.268
538
1.229
1.087
92
114
Montieri
Grosseto\C.Pescaia
Roccastrada
Manciano
Arcidosso
Castellazzara
Follonica\Massa M.ma
Orbetello
Roccalbegna
Roccastrada
Cinigiano
Roccalb\Semproniano
S.Fiora
In applicazione del PTC, scheda 7 E 3, viene definito il divieto dell’esercizio venatorio ad
esclusione del cinghiale in una fascia di 300 m di media dal perimetro delle riserve naturali qualora
ricada nelle aree contigue alle Riserve Naturali laddove esistenti, appoggiandosi a confini fisici ben
definiti. Tale norma potrà rappresentare elemento di direttiva per la gestione dell’area contigua.
Nelle aree contigue alla Riserve Naturali Diaccia Botrona e Laguna di Orbetello tale fascia è estesa
a 500 m nella quale anche la caccia al cinghiale è vietata, salvo il verificarsi di comprovati danni
alla biocenosi e/o alle colture agricole.
L'unico ANPIL presente in Provincia di Grosseto è denominato “Costiere di Scarlino”, la estensione
totale è di 752 ettari e la gestione è affidata allo stesso Comune di Scarlino. Il perimetro si
sovrappone in parte a quello dell'omonima Oasi di Protezione.
Denominazione
Costiere di Scarlino
Superficie
752
Comune
Scarlino
La finalità delle Riserve naturali è quella di tutelare le peculiari componenti vegetazionali,
faunistiche, geologiche e paesaggistiche cercando di valorizzarle al fine di uno sviluppo economico
ed occupazionale compatibile. Gli ecosistemi presenti nelle Riserve Naturali sono quelli più
rappresentativi del nostro territorio, come le zone umide di importanza internazionale, colline
interne con estese vegetazioni boschive, tratti particolari di corsi d’acqua che determinano
ecosistemi con particolarità naturalistiche.
Le Aree Protette grossetane rientrano in un sistema di istituti destinati alla tutela dell’ambiente,
gestiti dalle province, dallo Stato o altri enti delegati. Data la continuità ambientale con le province
confinati si è provveduto a rapportare il sistema delle Aree grossetane con quello delle altre
province limitrofe, quali Livorno, Siena e Viterbo e programmando un processo di coordinamento
con tutti gli enti gestori dei Parchi regionali e statali.
La Provincia di Grosseto è interessata in modo importante dalle proprietà del complesso
patrimoniale agricolo-forestale della Regione Toscana. Il complesso si estende per totali 24.256
ettari e investe appunto una rilevante porzione di territorio, che risulta per buona parte boscato e per
la quasi totalità risulta molto interessante per la presenza di fauna selvatica.
Dei totali 24.256 ettari nel corso degli anni, su richiesta delle singole realtà locali, la Regione
Toscana ha provveduto a scorporare alcune superfici del complesso demaniale dal computo delle
aree sottoposte a divieto di caccia, che attualmente ammontano a totali 19.044 ettari.
Va evidenziato che molte delle aree demaniali regionali a vincolo venatorio sono già incluse in
istituti o strutture comunque precluse alla caccia come il Parco Interprovinciale di Montioni, l’Oasi
115
di Scarlino, le Riserve Naturali della valle del Farma e del Monte Penna etc… Il totale della
superificie del Complesso patrimoniale agricolo-forestale della Regione Toscana posta a divieto di
caccia, non sovrapposta ad altre tipologie di istituto già incluse nella quota compresa tra il 20 ed il
30 % del territorio a tutela della fauna, ai sensi del comma 4 - art.7 della LRT 3/94, assomma a
totali 5.711 ettari.
Il quadro del Complesso patrimoniale agricolo-forestale della Regione Toscana è pertanto il
seguente:
Demanio
Comuni
Bandita di S. Martino Cingiano
Scarlino (3.862),
Gavorrano (378),
Bandite di Scarlino
Castiglione d. p.ia
(1.452), Follonica (3.021)
Poggio Malabarba
Orbetello
Suvereto (3.006),
Piombino (771), Massa
m.ma (7.727),
Colline metallifere
Monterotondo m.mo
(3.857), Gavorrano (223),
Montieri (29)
Belagaio
Roccastrada
Monte Verro –
Monteti
Capalbio
Monteaquilaia
Arcidosso
Monte Penna
Castellazzara
Madonna della
Castiglion d'Orcia (2.098)
Querce
Seggiano (70)
Totale
Sup. a
divieto in
Provincia
di Grosseto
443,00
443,00
0,00
443,00
8.713,00
113,00
6.703,63
0,00
2.009,37
113,00
2.667,40
0,00
11.836,00 10.000,00
2.234,00 1.584,00
1.836,00
650,00
2.600,16
0,00
0,00
0,00
314,00
369,00
164,00
0,00
0,00
70,00
0,00
24.256,00 19.044,63
70,00
5.211,37
0,00
5.710,56
369,00
164,00
314,00
Sup. non a
divieto in
Provincia di
Grosseto
Sup. (2030%) in
Provincia
di
Grosseto
Sup.
Complessiva
in Provincia di
Grosseto
Oltre agli istituti posti a divieto di caccia ai sensi della legge 394/1991, ovvero della conseguente
Legge Regionale Toscana 49/2005, secondo le possibilità date dalla legge 157/1992, ovvero della
relativa Legge Regionale Toscana 3/1994, sono individuati come istituti di valenza ambientale e
faunistica le Oasi di Protezione e le Zone di protezione della fauna migratoria.
Già dal PFVP 2000/05 sono iniziati due progetti rispondenti all’esigenza di tutela del territorio che
ben si collocano nel quadro generale degli istituti destinati alla tutela dell’ambiente.
L’istituzione di una fascia costiera destinata alla tutela dell’avifauna migratoria è finalizzata al
mantenimento e all’incremento della diversità ambientale di territori costieri, aree pianeggianti
retro-costiere, zone di bassa collina, territori pedomontani e montani. Si è inteso creare una zona in
grado di tutelare le specie in arrivo con le migrazioni nel luogo e nel momento in cui queste
risultano più sensibili. La fascia costiera, che rappresenta un’area di passaggio e spesso di approdo
116
di grandi quantità di migratori, almeno per la gran parte del nostro territorio, presenta caratteristiche
idonee allo scopo, ovvero da la possibilità all’avifauna di sosta, protezione e fonti trofiche. Ciò è
determinato appunto dalla presenza di aree dunali, aree retrodunali pinetate e/o bonificate, aree
umide e promontori coperti di vegetazione tipica della macchia mediterranea.
Peraltro buoni tratti della fascia costiera sono caratterizzati da varie attività turistiche che sebben
concentrate nel periodo estivo non sono da considerasi compatibili con l’attività venatoria. Nel
corso di questi cinque anni la realizzazione del progetto ha incontrato non poche difficoltà, da una
parte il mondo venatorio, per la sottrazione di una quota di territorio destinato alla caccia, dall’altra,
ma solo in un secondo momento, le problematiche per gli agricoltori legate alla presenza di ungulati
in grado di apportare danni alle colture presenti. Per ovviare alla prima si intende proporre una
diversa perimetrazione per tutti quei tratti di ZPM fascia costiera che non sono stati di fatto posti a
divieto.
La risoluzione delle conflittualità della presenza di ungulati è purtroppo allo stato attuale ben
presente su tutto il territorio, anche non posto a divieto di caccia, e l’unica possibilità di poter
riportare le popolazioni ungulate a livelli di compatibilità è di coinvolgere i proprietari e conduttori
dei fondi nella fattiva gestione dell’area con la collaborazione dei cacciatori. L’unica soluzione che
si può ipotizzare è quella di mettere in campo tutti i possibili sistemi di controllo a disposizione,
prevenzione da una parte e contenimento numerico dall’altra. Il controllo ai sensi dell’art. 37 della
LRT 3/94, operazione sempre e comunque ampiamente discussa, dovrà essere attuato in tutte le sue
forme possibili privilegiando gli interventi attuati in periodo di caccia aperta per ottenere il massimo
risultato delle operazioni. La Provincia provvederà a attuare nelle ZPM e nelle Oasi tutta quella
serie di interventi finalizzati al miglioramento ambientale (es. colture a perdere, ripristino di punti
d’acqua etc…), in collaborazione con i proprietari che si rendano disponibili, per facilitare il
rispetto delle finalità dell’istituto.
Nel corso dell’attuazione del PFVP 2006/2012 erano state individuate tutta una serie di modifiche
alle ZPM esistenti e si intende proseguire nell’ambito del progetto di tutela della migratoria nella
fascia costiera individuando un’altra serie di modifiche e nuove istituzioni alle attuali ZPM.
Altre modifiche che si intendono apportare al quadro attuale sono: la riperimetrazione della ZPM
“Enaoli Fonteblanda” nel comune di Grosseto, che per le modifiche introdotte con il presente Piano
identificheremo con il nome di “ZPM Rispescia”, la riperimetrazione della ZPM Poggio Canaloni
che si amplierà fino alla superficie totale di ha 661 e l’istituzione di una nuova ZPM Punta Ala nella
zona costiera omonima per creare un’unica fascia costiera di protezione che colleghi le attuali ZPM
Roccamare e Punta Ala (quest ultima così come costituita secondo il PFVP 2005/2011).
117
Il quadro delle Zone di protezione della fauna migratoria ( art.14 L.R.3\94) viene pertanto ad essere
il seguente:
Zona di Protezione Migratoria
Sup. ha
ZPM Giannella
Comuni
336 Orbetello
ZPM Chiarone-Ansedonia
20325 Orbetello/Capalbio
ZPM Poggio Canaloni
661 Monte Argentario
ZPM Gerfalco
119 Montieri
ZPM Follonica
909 Follonica
ZPM Monte Amiata
1627 Santa fiora/Arcidosso
ZPM San Floriano
22 Capalbio
ZPM L.D. Levante
1220 Orbetello
ZPM Collecchio-Albinia
417 Magliano/Orbetello
ZPM Rispescia
171 Grosseto
ZPM Marina-Castiglione d. p.ia
1705 Grosseto/Castiglione d. P.ia
ZPM Roccamare
417 Castiglione d.p.ia
ZPM Punta Ala
82 Castiglione d.p.ia
ZPM Punta Ala "nuova"
459 Castiglione d.p.ia
ZPM Ampio-S.D. Impiccati
1104 Castiglione d.p.ia
ZPM Ceriolo
295 Orbetello
TOTALE ZPM
11.569
Va evidenziato che per quel che riguarda la superficie destinata a far parte della quota compresa tra
il 20 e il 30 % ad effettiva tutela della fauna selvatica della ZPM Chiarone Ansedonia, dato che
ricade in aree in parte già precluse alla caccia (Riserva naturale statale di Burano e Fondi chiusi), si
debbono considerare 1.022 ha.
Per quanto riguarda le Oasi, istituite ai sensi dell’art. 15 della LRT 3/94, la stessa legge prevede che
siano destinate al rifugio, alla riproduzione ed alla sosta della fauna selvatica…e grazie ad
interventi idonei … favoriscano l’insediamento e l’irradiamento naturale delle specie stanziali e la
sosta delle specie migratorie. Per quanto riguarda le Oasi “Casenovole” e “Scarlino” la spiccata
vocazione dei territori inclusi ha favorito il rispetto delle finalità ma, nel caso dell’Oasi di
Casenovole, la presenza elevata di ungulati ha determinato, in applicazione del dettato del PFVP
2005/2010, la revoca dello stesso istituto.
L’Oasi di Monteleoni, istituita nel corso del 2007, ha destato subito notevole interesse da parte di
soggetti vari non solo a livello locale, così come del resto accadde al momento dell’istituzione
dell’Oasi di Scarlino. Per le Oasi sono stati individuati una serie di percorsi e punti d’interesse che
hanno promosso il territorio, non solo quello incluso nelle stesse aree, e hanno contribuito a far
118
conoscere, oltre che a tutelare, le peculiarità faunistico-vegetazionali ed ambientali nonché quelle
archeologiche.
La realizzazione del progetto della ZRV Grosseto non è stato portato a compimento, per problemi
sostanzialmente tecnico-burocratici. L’area infatti comprende un’elevato frazionamento della
proprietà peraltro in continua evoluzione. In luogo di tale istituto si intende istituire nel territorio del
Comune di Grosseto una nuova Oasi da denominarsi “Grosseto” che ricopre per buona parte il
territorio sul quale era prevista l’istituzione della ZRV omonima. Tale progetto risulta ancor più
interessante date le varie presenze di specie di avifauna di elevato interesse ambientale oltre che
conservazionistico riscontrate negli ultimi anni. Basti pensare alla presenza di gruppi di gru, di oche
oltre alla presenza pressoché abituale dell’airone guardabuoi e dell’airone bianco, oltre ad un’altra
serie di specie selvatiche di interesse.
Si ritiene inoltre che al di là degli interessi faunistico ambientali la nascita dell’Oasi di Grosseto
possa contribuire a valorizzare tutte quelle aree al margine del centro urbano stimolando ad esempio
la nascita di percorsi, punti di osservazione e altre attività di interesse ludico, educativo e turistico.
Nel corso della redazione del presente Piano è stata proposta la costituzione di un’ulteriore Oasi da
realizzarsi sulla superficie attualmente occupata da un fondo chiuso nel comune di Magliano in
Toscana della superficie totale di 144 ha. Tale territorio è caratterizzato dalla presenza sia di bosco
tipico della macchia mediterranea che di un’area agricola. Nell’area sottratta dalla gestione
programmata da moltissimi anni nidificano molte specie ornitiche di interesse. Per una porzione del
territorio destinato all’Oasi è in corso il riconoscimento dell’ ANPIL da parte della Regione
Toscana. Oltre ad alcuni sentieri didattici è ivi presente un osservatorio ornitologico e il “Museo
della Macchia mediterranea” dove sono presenti una serie di essenze vegetali luogo di visita da
parte delle scolaresche.
Il quadro che pertanto si presenta è il seguente:
OASI
Sup. ha
Comuni
Monteleoni
1.031 Grosseto/Campagnatico/Roccastrada
Scarlino
1.435 Scarlino
Grosseto
5.774 Grosseto
Castel Spineto
TOTALE OASI
144 Magliano in Toscana
8.384
119
CENTRI PUBBLICI DI RIPRODUZIONE
SELVAGGINA
120
Nell’ambito della gestione del territorio dal punto di vista faunistico venatorio oltre alla
razionale gestione delle risorse faunistiche e ambientali tra i principali compiti della Provincia ci
sono la promozione e l’attuazione di studi ed indagini sull'ambiente e sulla fauna. Con la gestione
dei due Centri Pubblici di Riproduzione di Selvaggina, nei quali si riproducono lepri, fagiani e
pernici rosse per il ripopolamento, la Provincia assolve ad entrambi i compiti.
Denominazione
Montalto
Casolino
Comune
Civitella Paganico
Scarlino
Superficie
10
2,5
Specie in produzione
Lepre
Fagiano e Pernice rossa
Entrambi i centri, una volta superate le difficoltà dei primi anni, si sono affermati come
perno centrale dell’intera gestione dei ripopolamenti e hanno assunto un riferimento importante
nell’intero panorama nazionale ed internazionale per le tecniche di riproduzione via via
miglioratesi. I due centri infatti non solo assolvono in pieno il loro compito ma sono un punto di
riferimento importante per la ricerca genetica, per le strutture e le tecniche di allevamento, per le
strutture e le metodiche di ambientamento, per la mangimistica e la ricerca a livello universitario.
Sempre nell’ottica della gestione ambientale rispettosa delle peculiarità si è inteso
provvedere alle operazioni di reintroduzione e/o ripopolamento con individui di fauna selvatica con
caratteristiche genotipiche, fenotipiche ed etologiche idonee al conseguimento degli obiettivi
preposti. La presenza di tali caratteristiche assume grande importanza, per un verso al fine di evitare
inquinamenti delle specie autoctone residenti sul territorio, per un altro con lo scopo di affermare
con successo nuclei di animali capaci di svilupparsi dando origine a popolazioni autosufficienti di
selvatici.
Mentre dal punto di vista degli aspetti genetici e fenotipici il Centro di Riproduzione
Pubblico assume un ruolo centrale e quasi esclusivo, da quello etologico grande importanza avrà,
oltre al suddetto centro, anche la metodologia e la predisposizione del sito in cui saranno immessi
gli individui destinati alla reintroduzione e/o al ripopolamento. Proprio in riferimento a quest’ultimo
aspetto, si ribadisce la fondamentale importanza delle strutture di ambientamento che, situate
principalmente nelle Zone di Rispetto Venatorio e nelle Zone di Ripopolamento e Cattura (per la
pernice rossa), hanno il compito di dare l’ultima fase di ambientamento agli animali già comunque
ambientati nelle voliere/recinzioni nei centri o presso i vari soccidari. Ad una corretta riproduzione
ottenuta da ceppi di individui selezionati, segue una fase di allevamento che potremmo definire
“semi-naturale” che dovrà svolgersi in ambienti che garantiscano la presenza di tutti quegli stimoli
naturali necessari ad un corretto sviluppo dei selvatici.
121
CENTRO PUBBLICO DI RIPRODUZIONE DI LEPRI “Montalto” IN COMUNE DI
CIVITELLA PAGANICO.
In Provincia è presente un solo Centro Pubblico di Riproduzione di Lepri ed è situato nel
comune di Civitella Paganico in località Montalto. Il CPPS è situato nelle vicinanze della SienaGrosseto in corrispondenza dello svincolo per Civitella Marittima in posizione ottimale per il suo
facile raggiungimento. Il Centro è gestito, secondo specifica convenzione con il Comune di
Civitella Paganico, sulla base di programmi annuali approvati dalla Provincia e finanziati dalla
Regione Toscana nell’ambito del programma annuale di gestione di cui alla LRT 3/1994. Le lepri
riprodottesi nel Centro sono affidate direttamente agli ATC i quali provvedono all’immissione sul
territorio direttamente, o previo ulteriore periodo di ambientamento in specifiche strutture.
Nel Centro vengono allevate lepri la cui prole è allevata e ambientata a terra in appositi
recinti con vegetazione naturale, una volta ambientatasi viene catturata e destinata alle immissioni
sul territorio.
Già abbiamo detto dell’area sperimentale nell’area recintata che è stata messa a disposizione
dall’Azienda Agricola “Colle Massari” nel Comune di Cinigiano, dove nell’arco di pochi anni,
grazie alla buone caratteristiche ambientali si è giunti alla produzione di lepri ambientate in un’area
del tutto simile all’ambiente naturale e pertanto di un’elevata capacità di adattamento e
ripopolamento.
Indipendentemente da tale specifica progettualità il ripopolamento del territorio provinciale
con lepri provenienti dal CPPS è da considerarsi estremamente positivo e divenuto sempre più
apprezzato dall’intera comunità. Negli ultimi anni il ricorso da parte degli ATC a ripopolamenti con
lepri non provenienti dal CPPS è stato pressoché nullo e nel periodo di vigenza del PFVP
2012/2017 si dovrà raggiungere l’“autonomia” almeno per quel che riguarda il territorio destinato
alla caccia programmata. Il non ricorrere all’acquisto di lepri provenienti da allevamenti non e
strutture afferenti al Centro sarà possibile grazie all’aumento di produzione del numero di lepri già
molto accresciutosi nel corso degli ultimi anni grazie anche all’ambientamento direttamente nelle
zone di immissione, in ZRV e altre, gestito proficuamente dagli ATC grossetani.
Gli investimenti effettuati in questi anni sono stati tesi oltre che all’incremento della qualità
delle lepri anche alla messa in opera di nuove recinzioni e strutture che faranno fare un’ulteriore
salto di qualità e quantità alla produzione. Le tecniche di allevamento si sono perfezionate nel corso
degli anni ed è stato determinante l’apporto specialistico dei professionisti che hanno prestato
consulenza nelle tecniche di allevamento, ambientamento, mangimistica e profilassi ma anche, e
forse più, la dedizione che gli operatori del centro hanno messo nel loro lavoro. Si sono infatti creati
122
degli operatori altamente specializzati che sono il vero valore aggiunto ad una progettualità
dall’elevato valore tecnico, economico e culturale.
Nel 2011 si sono ottenuti i migliori risultati riproduttivi di sempre con il conferimento di
1720 soggetti. Relativamente al corso degli ultimi 6 anni la mortalità neonatale è da considerarsi
nella norma, la mortalità post-svezzamento pressoché inesistente, mentre la perdita verificatasi nei
recinti di ambientamento, dovuta nella maggior parte dei casi alla presenza di animali predatori, è
elevata. Quest ultimo non è da considerarsi un fattore negativo ma anzi sta alla base del vero valore
degli animali nati, allevati e ambientati a terra. Se l’ambientamento avviene in recinti di ampie
dimensioni con caratteristiche del tutto simili a quella naturali si avrà da una parte una perdita
elevata, se ci si confronta con allevamenti “ordinari”, dall’altra si avrà una garanzia della rusticità
degli animali che appunto soni ben adattati ad un ambiente “naturale”.
Anno
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003*
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
RIPRODUZIONE
Coppie in produzione
nati
156 Gen/Mar
148 Apr/Dic
1.595
156 Gennaio
120 Ottobre
1.526
288 Novembre 98 106 Ottobre
1.008
177 Novembre
107 Ottobre
1.339
192 Gennaio
101 Ottobre
1.108
177
1.253
205
766
217 Gennaio
125 Novembre
1.824
Media coppie 171
250 Gennaio
141 Novembre
2059
Media coppie 195
274 gennaio
138 dicembre
2192
media coppie 206
2099
Media coppie 197
1927
Media coppie 208
1976
Media coppie 222
1938
Media coppie 222
2110
Media coppie 223
morti
245
364
278
372
49
295
205
% mortalità
15,3
23,85
27,5
27,7
16.45
23,54
26,76
svezzati
1.350
1.162
730
967
908
958
561
476
26,10
1.348
476
23,12
1583
437
19,94
1.755
400
338
376
203
350
19,06
1589
19,03
10,47
16,58
1.699
1.500
1.600
1.735
1.825
SVEZZAMENTO
Anno
svezzati
morti
% mortalità
allevati
1997
1998
1999
2000
1.350
1.162
730
967
218
91
80
71
16,1
07,83
10,9
11,20
1.086
807
508
818
Riproduttori
interni
46
264
142
78
2001
2002
908
258
49
25
6.46
2,61
859
933
64
2003*
2004
561
1.348
30
38
5,35
3,27
531
1.231
97
2005
2006
1.583
1.755
42
108
2,65
6,15
1.541
1.647
48
2007
2008
1.699
1.589
61
89
3,60
3,60
1.638
1.500
74
79
2009
2010
1.600
1.735
77
43
3,60
2,4
1.521
1.692
78
87
2011
1.825
45
2,46
1.780
50
123
Conferimenti
Anno
ATC 06
ATC 07
ATC 08
194
312
264
276
408
163
248
210
281
332
1130
490
448
380
405
1.533
1.780
151
247
201
280
345
1999
2000
2001
2002
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
542
481
393
481
410
449
396
445
Soggetti diversi
Vari Enti
Vari Enti
Vari Enti
Vari enti
Vari enti
Vari enti
Vari enti 17
15
17
0
0
11
19
14
0
Totale
conferimenti
508
818
675
837
1.104
1.144
1.442
1.395
1.184
1.348
1.533
1.760
Rimasti al
Centro
37
14
157
87
20
Nel corso della stagione 2011 sono stati conferiti ai 3 ATC grossetani 1720 soggetti di lepre.
Come prima detto l’aumento del numero dei soggetti “conferiti” è dovuto all’ambientamento
di una parte dei soggetti (720 circa) direttamente nel luogo di rilascio a mezzo di specifiche
recinzioni elettriche gestito insieme agli ATC.
Oltre all'ordinaria gestione per migliorare, sviluppare e potenziare e l’attività del Centro di
Produzione di Lepri si intende nel futuro provvedere a:
- Proseguire nell’ambientamento direttamente nelle aree di immissione a mezzo di recinti elettrici o
altre strutture similari
- sperimentare e progettare nuovi tipi di gabbie
- sperimentare nuovi mangimi
- continuare la raccolta e elaborazione dei dati
- individuare insieme agli ATC le zone vocate per l’immissione di lepri, grazie anche alla Carta
delle Vocazioni Faunstiche,
- individuare insieme agli ATC nuove ulteriori forme di decentramento della produzione in
ambienti idonei e sempre con fasi ulteriori di ambientamento allo stato naturale
- instaurare rapporti di collaborazione con altri enti, anche europei, per miglioramento delle
tecniche riproduttive e scambio di materiale anche genetico al fine di evitare il problema della
consanguineità
-
continuare i rapporti già avviati con gli con gli Enti universitari e con l’ISPRA
124
CENTRO PUBBLICO DI RIPRODUZIONE DI PERNICI ROSSE E FAGIANI “Casolino”
IN COMUNE DI SCARLINO.
Il Centro Pubblico di Riproduzione di Fagiani e Pernici rosse è situato nel comune di
Scarlino in località Casolino nel territorio delle Bandite di Scarlino. Il Centro è gestito, secondo
specifica convenzione con il Comune di Scarlino, sulla base di programmi annuali approvati dalla
Provincia e finanziati dalla Regione Toscana nell’ambito del programma annuale di gestione di cui
alla LRT 3/1994.
Il CPPS di Scarlino è nato nel 1998 e fin dalla sua nascita è stato destinato alla riproduzione
di due specie e, anche per questo, notevole è stato il lavoro e l’impegno dedicatovi. Per quanto
riguarda la pernice rossa la prima difficoltà cui ci si è trovati di fronte è stato il reperimento di
materiale geneticamente puro: dato il materiale di partenza, nonostante fosse il migliore disponibile
in tutta Europa (pernici rosse francesi), solo dopo 5-6 anni abbiamo raggiunto, unici in tutta europa,
la certificazione dell’ISPRA sulla purezza genetica degli animali allevati. Purtroppo in Italia il
patrimonio genetico della pernice rossa (Alectoris rufa) è di fatto “inquinato” da vari incroci con la
pernice rossa orientale (Alectoris chukar); tali ibridazioni hanno determinato una maggior
produzione di capi in cattività, ma ha portato risultati altrettanto negativi nella rusticità ed
adattamento dei soggetti immessi sul territorio, fino a portare alla estinzione di tale specie.
L’argomento non è peraltro squisitamente scientifico, genetico e pratico ma anche etico.
In questi anni ci si è dovuti dapprima confrontare con le problematiche derivanti dall’avere
materiale genetico non puro che ha comportato l’allevamento di almeno 5 generazioni di animali
con successiva analisi genetica del DNA, che hanno portato solo allo stato attuale a “ripulire” il
materiale genetico per avere la purezza genetica. Al di là della mera gestione faunistica del territorio
l’attività dell’allevamento della pernice al CPPS di Scarlino comporta un’importante lavoro di
ricerca sia dal punto di vista genetico, in collaborazione con l’ISPRA (ex INFS,) sia dal punto di
vista zootecnico, ovvero, l’estenzione alla fauna selvatica delle conoscenze della mangimistica degli
allevamenti industriali, in collaborazione con l’Università di Pisa.
Per quanto riguarda il lavoro svolto dalla Provincia sulle popolazioni di pernice rossa il
lavoro ha, rispetto a quello svolto per alte specie oggetto dell’attività venatoria, molte differenze.
Essendo la pernice rossa praticamente estinta, è più facile costituire una popolazione
qualitativamente buona, nel senso che si immettono esclusivamente animali selezionati; anche se
dal punto di vista pratico reimmettere una specie su un territorio vasto come quello della provincia
di Grosseto (450.000 ettari) ha comportato molte difficoltà.
Già da alcuni anni la gestione dell’Allevamento pubblico si è orientata verso il
potenziamento della produzione di Pernice rossa tramite sia il potenziamento delle strutture di
125
riproduzione (realizzazione nuove camere calde, incubatrici, schiuditrici e struttura di
ambientamento nel bosco delle Bandite) sia il conseguente decentramento della crescita e
dell’ambientamento dei fagiani presso soccidari.
Per i fagiani si è verificato un cambiamento nella tecnica di allevamento dei riproduttori,
ovvero si è passati da riproduttori in parchetti con 1 maschio e 6-8 femmine ad una riproduzione “in
colonia”. Questo per evitare l’incidenza di eventuali maschi sterili sulla produzione totale.
Mentre per la pernice rossa si pianifica in futuro di “ambientare” la gran parte dei capi nelle
voliere, costruite con economie nel bosco sempre presso il territorio delle Bandite di Scarlino, per il
fagiano si provvederà ad affidare a soggetti esterni le fasi successive di crescita e ambientamento
mediante stipula di convenzioni e rigorosi controlli degli addetti.
Gli esemplari prodotti sono stati utilizzati per piani d’immissione controllati
all’interno di ZRC (esclusivamente per la reintroduzione della pernice rossa) e ZRV con particolare
attenzione a quegli istituti che hanno negli anni intensificato gli interventi di miglioramento
ambientale.
Sia per quanto riguarda la pernice rossa sia per il fagiano l’obbiettivo è quello di arrivare
nell’arco temporale della vigenza del PFVP a fare immissioni sul territorio grossetano solo con
fagiani e pernici rosse nati e allevati nel CPPS Casolino e nelle relative strutture decentrate.
Per arrivare a tal fine s’intende proseguire la proficua collaborazione con i Comitati di
Gestione degli ATC che dovranno partecipare con fondi propri al finanziamento delle attività del
CPPS.
Se per quanto la pernice rossa si è arrivati ad avere un animale di elevata certificata qualità
per il fagiano si è portato avanti un progetto che ha individuato un ceppo di fagiano che per
caratteristiche genetiche e morfo fisiologiche sembra ben adattarsi all’ambiente maremmano. Il
progetto tenterà nei prossimi anni di individuare un protocollo tecnico da seguire per l’immissione
che prevederà periodi, età idonea, strutture di ambientamento, tecniche e metodologie etc…Tali
indicazioni assumeranno particolare importanza nel fagiano, in quanto, essendo la specie molto
difficile da “purificare”, si individuerà tutta una filiera di riproduzione in grado di garantire il
massimo “attecchimento” sul territorio.
Per tutto questo è indispensabile l’apporto dell’ISPRA, dell’Università e di altri soggetti, sia
per la ricerca genetica sia per tutto quanto altro utile all’idonea immissione di selvaggina sul
territorio.
Se importante è il supporto tecnico altrettanto lo è la collaborazione con gli ATC e le
Associazioni venatorie per stipulare tutti quei rapporti in grado di esaltare la selvaggina prodotta nel
Centro Pubblico di Selvaggina.
126
È evidente che se si tende ad arrivare a immettere solo soggetti provenienti dal CPPS si
dovrà prevedere in collaborazione con gli ATC un ulteriore adeguamento delle strutture.
Di seguito lo schema relativo alle immissioni nel territorio provinciale con i soggetti
provenienti dal CPPS Casolino.
PERNICE ROSSA
Anno
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
ATC 06
740
691
1.600
2.230
2.400
2.450
2.000
1.810
2.000
2.000
2.000
ATC 07
116
852
295
575
414
1.700
2.400
2.370
2.010
1.730
2.340
2.000
2.000
Conferimenti
ATC 08
Soggetti diversi
126
1.475
1.787
595
4.695
1.950
2.370
2.555
1.658
7.505
2.400
10.400
2.400
11.865
2.000
11.487
1.697
13.364
2.100
10.945
2.000
2.000
5000 (2.340 perdita)
Totale
conferimenti
242
2.327
3.417
9.111
6.939
14.340
17.600
19.685
17.497
18.601
Soggetti per
rimonta
17.000
500
Totale
conferimenti
3.259
4.064
4.556
3.792
4.320
8.432
9.014
8.128
14.191
15.170
15.460
15.100
17.600
Rimasti al
centro
1.200
1.600
2.000
500
600
300
490
560
FAGIANO
Anno
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
ATC 06
1.986
1.495
1.511
1.337
1.660
3.142
2.834
2.500
4.541
3.350
4.100
5.000
5.700
ATC 07
818
1.379
1.523
1.240
1.460
2.170
2.860
2.900
4.350
3.993
4.100
5.000
5.000
Conferimenti
ATC 08
Soggetti diversi
455
1.190
1.513
1.215
1.260
2.720
400
2.892
500
2.578
150
3.500
1.800
5.050
2.777
4.100
3.160
5.100
5.000
500 (2.300 perdite)
78
500
500
110
300
1.500
1.000
500
Oltre all'ordinaria gestione per migliorare, sviluppare e potenziare e l’attività del Centro di
Produzione di Pernici rosse e fagiani si intende nel futuro provvedere a:
-
sperimentare e progettare nuove tipologie di produzione
sperimentare nuovi mangimi
continuare la raccolta e elaborazione dei dati
individuare insieme agli ATC le strutture e comunque le zone vocate per l’immissione di pernici
rosse e fagiani lepri, grazie anche alla Carta delle Vocazioni Faunstiche,
- instaurare rapporti di collaborazione con altri enti, anche europei, per miglioramento delle
tecniche riproduttive e scambio di materiale anche genetico al fine di evitare il problema della
consanguineità
- continuare i rapporti già avviati con gli con gli Enti universitari e con l’ISPRA
-
127
-
dalla stagione 2014/2015 i capi saranno allevati secondo disciplinari di qualità riconosciuti e
approvati approvati dalla Commissione consultiva regionale.
Relativamente alle immissioni autorizzate anno per anno dall’Ufficio competente della Provincia si
ritiene che per il futuro si debba provvedere a limitare sempre più il numero dei soggetti immessi e
per quel che riguarda l’immissioni di Fasianidi in genere non si dovranno immettere soggetti di età
superiore ai 70 giorni di età.
128
FONDI CHIUSI E AREE SOTRATTE ALLA
CACCIA PROGRAMMATA
(LRT 3/94 art. 25)
129
RIEPILOGO DATI E VALUTAZIONI
Ai sensi dell’art. 25 della LRT 3/1994 ogni proprietario o conduttore di un fondo può vietare
l’accesso ad un cacciatore nella sua proprietà provvedendo a comunicare l’istituzione di un fondo
chiuso, ovvero notificandolo, al comune e nel caso la superficie sia superiore a tre ettari anche alla
Provincia. La forma della comunicazione, ovvero della notifica, è libera, esente da tasse di bollo,
sottoscritta dal proprietario o conduttore del fondo e deve indicare con esattezza il terreno in
questione specificando le particelle catastali, allegando la visura catastale e la relativa cartografia.
La possibilità di costituire un fondo chiuso per evitare la caccia nel proprio terreno, però, deriva
fondamentalmente dall’art. 842 del codice civile che deve essere letto nel contesto della legge 157 e
che testualmente recita “il proprietario di un fondo non può impedire che vi si entri per l’esercizio
della caccia, a meno che il fondo sia chiuso nei modi stabiliti dalla legge sulla caccia o vi siano
colture in atto suscettibili di danno”.
Rimane il fatto comunque che la possibilità di istituire il fondo chiuso con la sola
comunicazione, ovvero notifica, al Comune ed alla Provincia se il fondo supera i 3 Ha di
estensione, determina che tale struttura esca completamente dalla programmazione del territorio, sia
dal punto di vista faunistico venatorio, sia dal punto di vista ambientale, sia dal punto di vista
urbano- paesaggistico.
La possibilità dei proprietari e conduttori di istituire un fondo chiuso è spesso limitata dal
solo costo della messa in opera delle recinzioni perimetrali. Anche se è vero che la recinzione
perimetrale è solo una delle possibilità che il proprietario/conduttore per realizzare quella “effettiva
chiusura” alta non meno di 1,2 metri (comma 1 - art. 25 della LRT 3/1994) è sicuramente vero che è
il tipo di chiusura più utilizzata allo scopo.
In particolare in alcune realtà la presenza di fondi chiusi ha creato, in particolar modo
quando sono incluse al loro interno aree boscate, notevoli problemi per il ricovero, cui di fatto
fungono, di ungulati. Infatti, fondi chiusi con aree boscate incluse ed aree coltivate esterne al fondo
sono situazioni spesso di grande incompatibilità, che la Provincia e l’ATC riescono solo in piccola
parte ad “arginare” comunque con difficoltà e con risultati quasi mai soddisfacenti.
In occasione della redazione del PFVP 2000/05 fu effettuato un puntuale censimento dei
fondi chiusi su tutto il territorio provinciale, rilevando la presenza di totali 9750 ettari di superficie
“chiusa” ai sensi della normativa sopra ricordata.
Prima dell’approvazione del PFVP 2006-2011 si provvide ad un aggiornamento di tale
superfici aggiungendo al computo totale i nuovi fondi chiusi e sottraendo quelli che nel frattempo
non lo erano più, secondo le notifiche pervenute alla Provincia. Si registrò in tale occasione un
deciso aumento deciso della superficie preclusa all’attività venatoria con lo strumento del fondo
chiuso (passando da 9.750 ettari a totali 12.696). Nel corso della vigenza del PFVP 206-2011 si è
registrato, con il medesimo aggiornamento, un modestissimo incremento (passando da 12.696 ha a
12.951) della superficie di territorio inclusa in fondi chiusi. Va evidenziato al riguardo che sebbene
i fondi chiusi siano comunque aumentati non consistentemente, almeno non come taluni avevano
prospettato, su alcune proprietà, in luogo di fondi chiusi, si sono venuti ad istituire istituti pubblici e
privati.
I fondi chiusi di dimensioni superiori a 3 ettari sono da considerarsi all’interno della quota di
territorio agro-silvo-pastorale destinato a protezione della fauna selvatica di cui all'art. 9 della LR
3/94. Per ogni nuova notifica si è sempre provveduto, tramite controlli d’ufficio e verifiche sul
130
posto da parte della Polizia Provinciale, circa lo stato di fatto delle nuove “chiusure” oltre che alla
verifica di tutte le varie segnalazioni.
L’esatta conoscenza della localizzazione e le verifiche effettuate consentono di avere sempre
un quadro aggiornato, ma ciò è in ogni modo ininfluente al fine della programmazione faunistica e
faunistico-venatoria, in quanto sia la Provincia sia gli ATC non possono influire sulla presenza o
meno dei fondi chiusi.
Ad oggi ci risulta pertanto che i fondi chiusi nel territorio provinciale sono presenti per
12.811 ha e rappresentano il 2,95 % della SAF.
Dei comuni grossetani solo nel territorio di Castell’azzara, Follonica e Monterotondo
Marittimo non è stato istituito alcun fondo chiuso, mentre si rileva una elevata presenza (ha di
fondo chiuso per ettaro di SAF) nei comuni di Capalbio (oltre il 20%), Castel del Piano, Castiglione
della Pescaia, Magliano in Toscana, Isola del Giglio, Grosseto e Orbetello (tra il 4 e il 6 % della
SAF).
COMUNE
CAPALBIO
SAF (HA)
F.CHIUSI (HA)
F.C./SAF
18.204
3.651,48
20,06%
6.457
412,14
6,38%
CASTIGLIONE DELLA PESCAIA
19.472
1.106,39
5,68%
MAGLIANO
24.683
1.243,36
5,04%
2.275
110,76
4,87%
GROSSETO
43.890
2.131,65
4,86%
ORBETELLO
21.610
992,03
4,59%
CASTEL DEL PIANO
ISOLA DEL GIGLIO
PROVINCIA GR
433.692
12.811,00
2,95%
CINIGIANO
15.843
418,05
2,64%
ROCCASTRADA
27.551
683,64
2,48%
4.841
75,97
1,57%
CAMPAGNATICO
15.900
214,25
1,35%
MANCIANO
36.490
482,50
1,32%
GAVORRANO
15.661
197,99
1,26%
CIVITELLA PAGANICO
18.861
229,56
1,22%
ARCIDOSSO
8.889
93,74
1,05%
MONTE ARGENTARIO
5.171
46,35
0,90%
SCARLINO
8.430
70,88
0,84%
SORANO
16.972
141,18
0,83%
SCANSANO
26.896
203,40
0,76%
ROCCALBEGNA
12.289
76,86
0,63%
MASSA MARITTIMA
27.572
137,56
0,50%
6.028
26,24
0,44%
MONTIERI
10.641
32,51
0,31%
PITIGLIANO
9.986
20,76
0,21%
SEMPRONIANO
7.973
11,77
0,15%
CASTELLAZZARA
6.251
0,00
0,00%
10.032
0,00
0,00%
4.824
0,00
0,00%
SEGGIANO
SANTA FIORA
MONTEROTONDO M.MO
FOLLONICA
131
ESCLUSIONE DEI FONDI RUSTICI DALLA CACCIA PROGRAMMATA
Il proprietario o conduttore di un fondo che intende impedire l'esercizio dell'attività venatoria nel
proprio fondo può, oltre al fondo chiuso, richiedere ai sensi dell’art. 15 della legge 157/92
l’esclusione dello stesso fondo dalla caccia programmata.
Per la Provincia, sempre secondo la legge 157/92, l’esclusione del fondo dalla caccia programmata
non può prescindere dalla valutazione dell’incompatibilità con l'attuazione della pianificazione
faunistico-venatoria propria del PFVP.
Il proprietario che intende avvalersi di tale possibilità può richiedere al Presidente della Provincia,
entro trenta giorni dalla pubblicazione del piano faunistico-venatorio provinciale richiesta motivata
che deve essere esaminata entro sessanta giorni.
La specifica valutazione da parte delle Amministrazioni Provinciali delle istanze si basa sui criteri
d’ammissibilità e accoglimento definiti dall’art. 52 del Regolamento regionale di applicazione della
LRT 3/94 approvato con DPGRT n. 33/R del 26/07/2011.
Le richieste di esclusione dei fondi rustici dalla gestione programmata della caccia, accoglibili
qualora non contrastino con l'attuazione del piano faunistico venatorio provinciale, sono
ammissibili in soli 3 casi:
a. superfici di terreno di ampiezza e caratteristiche ambientali tali da consentire l'effettivo
svolgimento di un'azione di tutela e salvaguardia della fauna selvatica e non inferiori a 100 ettari.
Tale estensione può essere raggiunta col concorso di fondi appartenenti a proprietari e conduttori
confinanti: è ammessa la deroga a tale limite solo per territori interessati da ecosistemi di
particolare pregio faunistico e naturale, che non siano sostanzialmente alterati dalla presenza o
dall'attività dell'uomo;
b. superfici di terreno nelle quali vengano condotti programmi sperimentali di allevamento e
coltivazione attuati con finanziamenti pubblici finalizzati alla ricerca scientifica ed
all'innovazione tecnologica;
c. luoghi nei quali vengono svolte attività di rilevante interesse economico e sociale. I motivi della
richiesta devono essere adeguatamente documentati in ordine all'entità, frequenza e periodicità
del danno e del disturbo dichiarati.
La Regione, pur dando degli indirizzi concreti per la valutazione delle istanze, lascia di fatto alle
province la interpretazione dei criteri sopra riportati nella valutazione pratica delle stesse. Si ritiene
nel PFVP assolutamente opportuno confermare i criteri, già stabiliti nello scorso PFVP, almeno per
quanto riguarda l’applicazione dei casi di cui alle lettere a) e c) sopra riportati, rendendoli più
rispondenti alla realtà territoriale della Provincia.
Per capire l’importanza di definire ulteriori criteri si possono fare due esempi:
Se per effettivo svolgimento di un’azione di tutela e salvaguardia della fauna selvatica si
intendessero tutti quei territori in grado di ospitare in qualche modo animali selvatici tutte le istanze
di proprietari singoli, o associati per arrivare a 100 ettari, dovrebbero nella nostra provincia essere
accettate; se invece l’effettivo svolgimento di una azione di tutela e salvaguardia della fauna
selvatica si ritenesse possibile solo nelle aree più pregevoli già presenti all’interno di Riserve
132
Naturali o nei parchi, allora, tutte le istanze presentate sulla base della lettera a) dovrebbero essere
respinte.
Se per danno e disturbo ad un interesse economico e sociale si intendesse lo sparo di un fucile in
lontananza e si considerasse che tutti gli agriturismi rivestono un rilevante interesse economico e
sociale si profilerebbe la sottrazione dalla caccia programmata di tutti quei fondi in cui si effettua
agriturismo, se, invece, attività di evidente rilevante interesse per l’economia locale, non fossero
considerate di rilevante interesse economico e sociale, tutte le istanze presentate sulla base della
lettera b) dovrebbero essere respinte.
Questi esempi fanno intuire che è necessario provvedere alla loro integrazione per quanto riguarda
la nostra realtà provinciale.
La valutazione d’istanze presentate sulla base della lettera a) dell’art. 52 sopracitato (superfici di
terreno di ampiezza non inferiori a 100 ha con caratteristiche ambientali tali da consentire l’effettivo
svolgimento di una azione di tutela e salvaguardia della fauna selvatica) si basa esclusivamente sul
sopralluogo, che deve considerarsi obbligatorio, del tecnico incaricato, il quale redige apposito
verbale. Sono pertanto da considerarsi territori su cui si svolge un’ azione di tutela e salvaguardia
della fauna selvatica ai sensi dell’art. 52 lettera a) quelli che presentano almeno tre dei seguenti
requisiti:
-
-
dove non si eserciti il controllo dei fitopatogeni o dei fitoparassiti con metodi chimici o che
vi si fa ricorso con metodologie compatibili con l’ambiente
dove sia frequente osservare varie specie di elevato interesse faunistico o sono presenti rare
specie botaniche
dove non venga esercitata attività di allevamento intensivo o estensivo oppure condotta con
densità compatibili con la tutela dell’ambiente e comunque estesa per una ridotta frazione di
superficie che si chiede di escludere dall’attività programmata
con ridotta attività antropica e scarsa presenza di viabilità pubblica
in cui la conduzione delle attività agricole è caratterizzata da rotazioni colturali che
determinino una buona differenziazione delle specie coltivate e da operazioni
agronomicamente compatibili con l’ambiente (es. ripulitura meccanica delle fosse,
manutenzione e ripristino delle siepi e dei frangivento, interramento dei residui di
coltivazione etc…)
Un criterio obbiettivo per la valutazione di istanze presentate sulla base della lettera c) dell’art. 72
della DCR 292/94 (luoghi nei quali vengono svolte attività di rilevante interesse economico e
sociale) è la valutazione della rilevanza rispetto alla media della realtà locale. In questo senso sono
pertanto da considerarsi rilevanti, prendendo ad esempio un’attività agrituristica, solo quelle che
hanno vari parametri: affluenza di pubblico o utenti, occupazione in termini di personale impiegato,
investimento e ritorno economico; effettivamente superiori alla media di analoghe realtà del
territorio comunale o sovracomunale. Le istanze dovranno quindi evidenziare, ognuna per la sua
categoria, oltre all’effettivo disturbo arrecato dall’attività venatoria, la rilevanza, intesa come anzi
detto, rispetto a tutte le stesse tipologie di attività del territorio comunale o sovra comunale se del
caso.
Per tutte le istanze presentate dovranno essere fatte le necessarie verifiche sul posto e dovrà essere
redatto apposito verbale sulla base del quale il Dirigente competente, verificata la rispondenza ai
requisiti, rilascia l’autorizzazione o comunica l’inaccoglibilità all’interessato.
133
DETERMINAZIONE ANALITICA DELLE
PERCENTUALI DEGLI ISTITUTI ISTITUTI FAUNISTICO VENATORI –
STRUTTURE – AREE INTERDETTE ALLA
CACCIA
134
L'Amministrazione Provinciale di Grosseto con la redazione PFVP 2000/2005 individuò nuove
strutture a divieto di caccia per complessivi ettari 19.834,59 la cui nuova effettiva realizzazione ha
comportato ovvie difficoltà. Con il Piano attuale ci si pone l’obbiettivo di un ulteriore salto di
qualità, inteso come migliore gestione di tutti gli istituti da parte degli organi competenti sotto il
coordinamento ed il controllo della Provincia. Le aree spiccatamente destinate alla tutela della fauna
e dell’ambiente: Riserve Naturali e Parchi non sono mutate sia per i confini che per l’estensione
complessiva, eccezion fatta per la Riserva Naturale Provinciale SS Trinità di complessivi 37 ettari.
Si intende apportare modifiche che determinano nel complesso un ampliamento di superficie alla
ZPM fascia costiera e istituire una Zona di Rispetto Venatorio sperimentale in luogo dell’Oasi della
città di Grosseto. Il territorio agro silvo pastorale della Provincia è con il presente Piano occupato
da istituti vari per 145.509 ettari ovvero il 34,27 % del totale.
TIPOLOGIA DI ISTITUTO/STRUTTURA
N°
Sup. ha
Zone di Ripopolamento e Cattura
24
18.919
Aziende Faunistico Venatorie
43
41.556
Aziende Agri-Turistico Venatorie
18
9.406
Zone di Rispetto Venatorio
50
10.616
Riserve Naturali Provinciali
14
10.376
Oasi Faunistiche Provinciali
4
8.434
ANPIL
1
752
Zone di Protezione Migratoria
16
11.569
Parchi e Riserve Naturali Regionali
1
9.009
Parchi e Riserve Naturali Statali
9
2.864,15
Demanio Agricolo Forestale Regionale con
vincolo venatorio non incluso in altri istituti
3
5.710,00
Centri Pubblici di Produzione Selvaggina
2
178
102
3.309
Aree Addestramento cani
Fondi chiusi superiori a 3 Ha
12.811
TOTALE ISTITUTI
145.509
% su
SAF
4,43%
9,72%
2,20%
2,48%
2,43%
1,97%
0,18%
2,71%
2,11%
0,67%
1,34%
0,04%
0,77%
3,00%
34,04%
Sul territorio della Provincia, il più esteso della Regione Toscana, sono praticamente presenti
tutte le tipologie di istituto, che risultano nel complesso accettabilmente distribuite.
È importante sottolineare che la superficie di 145.509 ettari, gestita mediante diversi istituti e
strutture comunque precluse al libero ingresso dei cacciatori, concorre comunque, anche se in
diversa misura, alla programmazione e alla salvaguardia ambientale.
La fazione del territorio pertanto destinata alla libera attività venatoria risultante è pertanto di
una superficie complessiva di 281.832 ettari ovvero il 65,95 % del totale della SAF.
135
Il territorio della Provincia destinato al raggiungimento della quota compresa tra il 20 ed il 30%
del territorio agro-silvo-pastorale destinato alla protezione della fauna selvatica ai sensi dell’art. 7 comma 4 della LRT 3/94 si estende per 89.770 ettari complessivi pari al 21,01 % della Superficie
Agro Silvopastorale.
TIPOLOGIA DI ISTITUTO/STRUTTURA
N°
Sup. ha
Zone di Ripopolamento e Cattura
24
18.919
Zone di Rispetto Venatorio inf. 150 ha
39
10.077
Riserve Naturali Provinciali
14
10.376
Oasi Faunistiche Provinciali
4
8.434
Zone di Protezione Migratoria
16
10.552
Parchi e Riserve Naturali Regionali
1
9.009
Parchi e Riserve Naturali Statali
9
2.864,15
Demanio Agricolo Forestale Regionale con
vincolo venatorio non incluso in altri istituti
3
5.710,00
Aree monumentali
2
40
Aree militari e depositi esplosivi
948
Centri Pubblici di Produzione Selvaggina
1
30
Fondi chiusi superiori a 3 Ha
12.811
TOTALE ISTITUTI
89.770
136
% su
SAF
4,43%
2,36%
2,43%
1,97%
2,47%
2,11%
0,67%
1,34%
0,01%
0,22%
0,01%
3,00%
21,01%
Nel computo delle superfici che concorrono al raggiungimento della quota compresa tra il 20 ed
il 30% del territorio agro-silvo-pastorale destinato alla protezione della fauna selvatica assumono
una rilevanza importante le ZRC, le ZPM, i fondi chiusi, le Riserve Naturali Provinciali, oltre ai
Parchi Regionali e le ZRV.
Fondi Chiusi
14%
ZRC
21%
AREE MILITARI
1%
DEMANIO
6%
RIS. STAT.
3%
ZRV
11%
PARCHI REG.
10%
RIS.NAT.
12%
ZPM
12%
OASI
10%
137
ATTIVITA' PER LO STUDIO E LA
GESTIONE DELLA FAUNA SELVATICA
138
Si elencano di seguito i principali progetti portati avanti nel corso del periodo 2005/2012 con
sintetica descrizione degli stessi:
PROGETTO FINALIZZATO AL MIGLIORAMENTO DELLA POPOLAZIONE
FAGIANO
DI
Come già definito nel paragrafo relativo al funzionamento del CPPS di Scarlino sia per quanto
riguarda la pernice rossa che per il fagiano l’obbiettivo è quello di arrivare nel futuro ad arrivare a
fare immissioni sul territorio grossetano solo con fagiani e pernici rosse nate e allevate nel CPPS
Casolino e nelle relative strutture decentrate o allevamenti con lo stesso centro convenzionate.
Per il fagiano si è già attivato un progetto che ha individuato un ceppo di fagiano che per
caratteristiche genetiche e morfo fisiologiche si adatta particolarmente all’ambiente maremmano. Il
progetto oltre ad individuare l’ideale “morfo-feno-tipo” definisce un protocollo tecnico operativo da
seguire per l’immissione che prevederà periodi, età idonea, strutture di ambientamento, tecniche e
metodologie etc…. In questo contesto è indispensabile la collaborazione di tutti i soggetti interessati
ovvero dell’ISPRA per le analisi genetico-morfologiche, dell’Università di Pisa per le tecniche di
riproduzione ed immissione, della Provincia e del CPPS per la gestione dello stesso Centro ed
infine gli ATC per l’immissione sul territorio.
Il progetto che ha individuato il ceppo di fagiano specifico per la nostra realtà ambientale dovrà
definire nel futuro nel dettaglio la “filiera” di riproduzione in grado di garantire il massimo
“attecchimento” sul territorio.
COLLABORAZIONE CON L’ISTITUTO NAZIONALE PER LA FAUNA SELVATICA
PER LA REALIZZAZIONE DI RICERCHE GENETICHE SU LEPRE, CANIDI,
FAGIANO, CAPRIOLO E PERNICE ROSSA
Pernice rossa - Strettamente legata all’attività svolta dall’Allevamento pubblico di Scarlino si è
dimostrata in questi anni di assoluta importanza la collaborazione con l’ISPRA per la realizzazione
di ricerche genetiche sui capi prodotti dal Centro così da selezionare in allevamento un nucleo di
riproduttori di Alectoris rufa caratterizzati da un grado di purezza sufficiente a costituire una
popolazione vitale.
Nel corso del 2003 l’ISPRA ha provveduto a certificare l’assenza nelle pernici riprodotte a Scarlino
di DNA mitocondriale di tipo chukar, il problema a questo punto, dal mancato “inquinamento” con
la A.chukar, si è spostato nella ridotta variabilità genetica. Il pericolo di fenomeni di consanguineità
dovrebbe comunque essere scongiurato da una nuova linea di produzione originatasi da nuove 20
coppie di pernici rosse, altrettanto pure, reperite in un allevamento pubblico dell’Andalusia
(Spagna).
È comunque necessario continuare ad effettuare uno screening del genoma nucleare nei riproduttori
preselezionati e nel contempo ricercare eventualmente nuovi marcatori che permettano di
distinguere tra rufa e chukar a livello di DNA nucleare.
Per quanto riguarda la Pernice rossa si intenderà insistere nella selezione dei nuclei riproduttori in
allevamento, in modo da garantirne la purezza ed una variabilità genetica sufficiente a costituire una
popolazione naturale vitale, nel controllare la dinamica della variabilità genetica delle popolazioni
139
di allevamento per assicurare che queste mantengano variabilità genetica corrispondenti ai livelli
iniziali, nell’analizzare la struttura genetica dei campioni delle popolazioni rilasciate per evidenziare
eventuali modificazioni dovute a mortalità differenziate a carico di alcuni particolari genotipi.
Capriolo italico - La presenza di popolazioni di Capriolo Italico (Capreolus capreolus italicus)
nell’ambito del territorio italiano è, secondo i dati disponibili, stabile in pochi areali e tra questi si
annovera con certezza solo la Toscana meridionale ed in particolare la Provincia di Grosseto. La
collaborazione scientifica con l’ISPRA, già intrapresa negli anni passati, è stata estesa ad un più
ampio progetto di ricerca che tende a verificare l’identità e variabilità genetica del Capriolo. La
ricerca, per questa specie, comporterà il campionamento di un adeguato numero di esemplari
attraverso sistemi di tipo non invasivo (campioni biologici prelevati ad esemplari abbattuti o trovati
morti, escrementi, peli, etc.) .
Canidi - Per quanto riguarda la presenza reale e presunta del Lupo la collaborazione con l’ISPRA è
stata estesa anche all’analisi genetica del DNA di campioni prelevati da tutti quegli esemplari di
canidi che sono stati rinvenuti in varie zone della provincia e che si presume possano essere
identificati come soggetti di lupo. Ciò ha lo scopo di avere una base certa di conoscenza della
presenza del canide indipendentemente da eventuali specifici progetti mirati all’indagine sulla
presenza del lupo in Provincia di Grosseto.
Fagiano - Per quanto riguarda il fagiano, in estrema sintesi, e premesso tutto quanto già detto nel
paragrafo relativo al funzionamento del Centro di Riproduzione di Scarlino e al progetto sul
miglioramento della popolazione di fagiano, si ricorda che, considerate le difficoltà di definire un
“ceppo” di fagiano autoctono o comunque idoneo all’ambiente maremmano la collaborazione con
l’ISPRA, relativamente a questa specie è tesa all’individuazione di quei caratteri fenotipicimorfologici che consentano il migliore incremento e stabilizzazione delle popolazioni. Una volta
individuato il ceppo, o i ceppi, migliore si tenterà di “fissare” tutti quei caratteri “genetici” che
consentiranno il punto di partenza per arrivare ad ottenere un “fagiano di qualità”.
Lepre - La ricerca genetica in collaborazione con l’ISPRA per quanto riguarda la lepre è, allo stato
attuale, relativa solo allo sviluppo del progetto di indagine e studio delle popolazioni di lepre italica
nel territorio grossetano. In futuro si potrà estendere a particolari casi, in particolar modo
nell’ambito della gestione del CPPS di Civitella Marittima o a tutti gli altri eventuali che si
presenteranno.
Studio, gestione e controllo delle popolazioni di cani randagi e lupi:
La Provincia si è già attivata fin dal 2001 per cercare di arginare il problema delle predazioni da
parte di “canidi” alle greggi. Nel periodo 2001-2005 insieme all’ASL9 è stato attuato un progetto
che prevedeva da una parte un’indagine sulla popolazione di lupo nel territorio grossetano dall’altra
attuando una serie di attività tese a sensibilizzare una miglior gestione della popolazione canina in
ambi ente rurale. Infatti se da una parte è necessario conoscere l’effettiva entità della popolazione di
lupo è altresì necessario, forse ancora di più, cercare di educare nelle comunità rurali alla miglior
gestione del cane, sia esso destinato alla guardia del gregge sia esso destinato a guardia dell’unità
poderale. Tali attività comprendevano lezioni nelle scuole della provincia, realizzazione e
diffusione di un filmato tematico, realizzazione di un sito web (“Con le zampe con le mani”). Tali
attività finanziate con fondi per la gran parte provinciali e con la collaborazione dell’ASL9 sono poi
cessate al momento dell’approvazione della legge regionale 26/2005 che sostituiva la legge
72/1994.
140
Di seguito si elencano le misure a sostegno della zootecnia che la Regione Toscana e la Provincia
hanno messo in atto, relativamente al periodo 2007/2013, proprio a dimostrazione che gli allevatori
non sono stati lasciati soli:
a) Legge regionale per la prevenzione e assicurazione;
b) Incentivi provinciali di prevenzione;
c) Progetti comunitari LIFE/Ibriwolf e LIFE/Medwolf.
a) LEGGE REGIONALE PER LA PREVENZIONE E ASSICURAZIONE
La Legge Regionale n. 72/94, che prevedeva l’indennizzo di danni causati al patrimonio zootecnico
da animali predatori, poi abrogata perché non più ammessa dalla normativa comunitaria in quanto
considerati “Aiuti di Stato” è stata sostituita dalla Legge Regionale n. 26/05, tuttora operante con
varie modifiche apportate, e con i fondi confluiti nelle misure del P.A.R. (Piano Agricolo
Regionale) 2008-2010 e dell’attuale P.R.A.F. (Piano Regionale Agricolo Forestale) 2012-2015. Con
questa normativa vengono finanziati, dalle Province e dalle Unioni dei Comuni, con contributi dal
40 al 50%, interventi di prevenzione degli attacchi: interventi sulle strutture (ovili), recinzioni
metalliche o elettrificate di protezione del bestiame al pascolo, acquisto di attrezzature elettroniche
di controllo e dissuasione dagli attacchi dei predatori, acquisto di cani da guardiania. La Regione
contribuisce incentivando la stipula di assicurazioni per l’indennizzo dei danni da predazione,
tramite l’accodo fatto con il Co.Di.Pr.A. Toscano.
b) INCENTIVI PROVINCIALI PER LA PREVENZIONE
La Provincia di Grosseto (unica provincia in Toscana) si è fatta promotrice di interventi, finanziati
dalla Regione Toscana, finalizzati ad alleviare i danni conseguenti agli attacchi da predatori agli
allevamenti:
- PAR Misura 6.3.4 – Guardiania Notturna: negli anni 2010 e 2011 sono state finanziate n. 87
aziende, per un totale di € 308.929,67, che hanno aderito al progetto che prevedeva l’effettuazione
di una custodia nelle ore notturne delle greggi al pascolo.
- PAR Misura 6.3.7 – Progetto sperimentale prevenzione attacchi da predatori. L’importo messo a
disposizione dalla Regione alla Provincia di Grosseto € 100.000,00 finanzia l’acquisto e
l’assegnazione in uso gratuito di n. 80 “Dissuasori acustici”, le apparecchiature elettroniche che
hanno lo scopo di rilevare e spaventare i predatori che si avvicinano alle greggi, facendoli desistere
dai propositi di predazione. Sempre la stessa misura ha finanziato l’acquisto e l’aassegnazione in
uso gratuito di recinzioni elettrificate a tre aziende campione (in fase di realizzazione), al fine di
promuovere ed incentivare l’uso di questo valido strumento di protezione del bestiame nelle aree
aperte al pascolo o durante il ricovero notturno. Nella cifra messa a disposizione dalla Regione
Toscana è prevista anche l’assistenza di un tecnico altamente specializzato nei confronti di tutte le
aziende che partecipano al progetto.
- PRAF Misura F.1 a) – Progetto sperimentale di lotta al randagismo a difesa degli allevamenti
zootecnici. Il progetto prevede la cattura, mediante l’uso di trappole, di canidi vaganti sul territorio,
al momento da effettuarsi nel comune di Scansano, ma estendibile anche ad altri comuni, ed il
mantenimento degli animali nel canile. La cifra assegnata dalla Regione Toscana alla Provincia di
Grosseto è di € 40.000,00.
Complessivamente, pertanto, per ciò che concerne gli incentivi derivanti dall’applicazione del PAR
e del PRAF gli interventi finanziati sul territorio provinciale sono oltre 200, realizzati nel periodo
2007-2012, e risultano così ripartiti:
2007: 2 interventi (rete metallica);
2008: 7 interventi (4 rete metallica; 1 Rete metallica e intervento strutturale; 1 rete elettrificata; 1
rete elettrificata e intervento strutturale)
2009: 12 interventi (8 rete metallica; 2 rete metallica e rete elettrificata; 1 sistema di
videosorveglianza; 1 intervento strutturale
141
2010: 40 interventi (36 relativi al pascolo gestito, 2 intervento strutturali; 2 rete metallica)
2011: 68 interventi (51 relativi al pascolo gestito; 2 affidamento cani da guardiania; 1 rete
elettrificata; 11 rete metallica; 1 rete metallica e sistema di videosorveglianza; 1 rete metallica e rete
elettrificata; 1 intervento strutturale)
2012: 74 interventi (51 installazione dissuasori, 16 rete metallica; 2 rete metallica e intervento
strutturale; 1 rete elettrificata e affidamento cani da guardiania; 3 interventi strutturali, 1 sistema di
videosorveglianza).
Le aziende interessate dagli interventi sopra elencati sono state 175.
La spesa complessiva sostenuta nel periodo 2007-2011 è stata di oltre 1 milione di € ed è riferità ai
contributi erogati dalla Provincia, fanno eccezione gli interventi del 2012 per i quali il contributo
provinciale non è stato ancora liquidato.
Gli interventi di prevenzione si sono realizzati in 20 comuni del territorio provinciale, in particolare
(oltre il 20%) nel comune di Manciano, il 17% nel comune di Sorano, e il 9% nei comuni di
Roccalbegna e di Scansano.
Progetto LIFE + MED-WOLF: Migliori pratiche per la conservazione del lupo in aree di tipo
mediterraneo
Descrizione sintetica
Avviato recentemente (settembre 2012), il Progetto Medwolf è stato finanziato dalla Commissione
Europea per migliorare sia le pratiche di conservazione del lupo nel mediterraneo, sia le misure di
prevenzione al danno (dissuasori acustici, recinzioni elettrificate, cani da guardianìa) attuate da
parte degli allevatori nei confronti dei predatori. Il soggetto capofila è l’Istituto di Ecologia
Applicata di Roma, mentre la Provincia di Grosseto è partner insieme a Legambiente, WWF Italia,
Coldiretti, Confagricoltura e Cia. Tra i risultati attesi di un progetto che vede la contemporanea
partecipazione sia del mondo ambientalista/animalista, sia dei rappresentanti degli allevatori, si
riconoscono:
1. Una riduzione di almeno il 20% dei danni al bestiame nelle zone di attuazione del progetto;
2. Un utilizzo dei metodi di prevenzione dei danni almeno per il 30% da parte degli agricoltori
nelle aree di progetto;
3. I proprietari di bestiame nelle aree di progetto saranno a conoscenza delle migliori tecniche
di gestione del bestiame al fine di ridurre la predazione;
4. La conoscenza degli agricoltori e del pubblico, in generale, sarà aumentata del 20% rispetto
al primo sondaggio;
5. Custodi, veterinari e tecnici di altri enti pubblici riceveranno una formazione adeguata in
metodologie e tecniche di monitoraggio del lupo, nella valutazione dei danni al bestiame e
nei metodi di prevenzione dei danni.
Azioni per le quali la Provincia di Grosseto è Responsabile
Azione A4 - Indagine preliminare sui danni al bestiame domestico causati da predatori in Provincia
di Grosseto
Azione A8 - Corsi di formazione per il personale della Provincia sul monitoraggio della presenza
del lupo e sulle attività necessarie per la prevenzione del bracconaggio
Azione A10 - Formazione per l’accertamento dei danni al bestiame domestico e per la gestione del
conflitto con gli allevatori locali
Azione C6 - Attività di controllo dell'uso delle esce avvelenate
Azione D2 - Valutazione dell'efficacia delle strutture di prevenzione al danno e dei cani da
guardianìa
142
Azione D4 - Valutazione della presenza del lupo nelle aree di espansione in Italia
Azione E7 - Simposio internazionale sulla prevenzione al danno da predatori
STATO AVANZAMENTO PROGETTO al 15-04-2013
Nell’ambito del progetto Medwolf, sono già stati recuperati i seguenti dati:
1. Denunce di aggressioni dal 2007 al 2011 presentate dalle aziende che hanno sottoscritto un
contratto assicurativo con il Codipra;
2. Elenco delle aziende che hanno subito attacchi da predatori nel corso del 2012, come da
comunicazioni dei veterinari ASL;
3. Elenco delle aziende che hanno denunciato danni al bestiame domestico, comunicati dai vari
uffici territoriali dell'ASL dall'inizio del 2012 ad oggi;
4. Elenco delle aziende della Provincia di Grosseto che hanno già ricevuto finanziamenti per
differenti misure di prevenzione (dissuasori acustici, finanziamenti regionali, recinzioni
fisse/elettrificate, strutture, apparecchiature elettroniche, cani da guardiania);
5. Elenco delle aziende che partecipano al progetto di prevenzione attacchi da predatori,
mediante l'uso dei dissuasori acustici;
6. Elenco delle aziende che sono state indennizzate dal Codipra nel 2012.
Assieme al progetto Life IBRIWOLF è stata strutturata una BANCA DATI per l’elaborazione delle
informazioni raccolte durante il progetto.
In riferimento alle azioni A8 – A10 - C6 – D2, i dati disponibili hanno rivelato una scarsa incidenza
del veleno come causa di mortalità del lupo e dei canidi in generale in Provincia di Grosseto.
Ciò premesso e nei limiti del budget approvato dalla Commissione si è deciso di:
1) Verificare l'opportunità di stipulare un accordo di collaborazione triennale con gli esperti del
Progetto Life Antidoto (Gran Sasso) o in alternativa con il gruppo antiveleno della Provincia di
Arezzo per affiancare con cadenza bimestrale l'attività di controllo sull'uso delle esche avvelenate
sul territorio provinciale da parte della Polizia Provinciale;
2) Verificare l'opportunità di avviare una campagna di regolarizzazione, tramite l'iscrizione
all'anagrafe, e di vaccinazione dei cani padronali presso le aziende agricole che ne faranno richiesta
alla Provincia, con la collaborazione delle organizzazioni professionali di categoria, partner del
Progetto Medwolf, che avranno il compito di segnalare le esigenze dei propri associati;
3) Verificare l'opportunità di individuare un esperto che affianchi le aziende agricole cui saranno
affidati i cani da guardiania acquistati nell'ambito del progetto, per la difesa del bestiame, nella
gestione e nel corretto atteggiamento verso gli stessi, per ottenere i risultati attesi (riduzione dei
danni da attacchi di predatori);
4) Confermare l'organizzazione del corso professionale sul monitoraggio della presenza del lupo e
sulle attività necessarie per la prevenzione del bracconaggio, da estendere, oltre che al personale
della Provincia, anche agli altri gruppi di interesse presenti sul territorio (Corpo forestale,
associazioni private). A tal fine l'IEA proporrà all'Ufficio Conservazione della Natura un
programma di massima del corso, con target, moduli, tempi e risorse previste;
5) Organizzare entro il mese di aprile un incontro con gli esperti del Progetto Life Antidoto.
Progetto LIFE + IBRIWOLF: Azioni pilota per la riduzione della perdita del patrimonio
genetico del lupo in Italia centrale
Descrizione sintetica
143
Il progetto Ibriwolf si prefigge l’obiettivo di contrastare la perdita di identità genetica del lupo in un
area dell’Italia centrale dove la presenza di ibridi lupo-cane è stata accertata. Le attività svolte
rappresentano un esempio di migliori pratiche, coinvolgendo le autorità responsabili della gestione
del lupo e coinvolgendo il pubblico generico, che rappresenta la fonte di immissione di cani vaganti
sul territorio.
Il progetto, che vuole essere un’esperienza dimostrativa in quanto non vi sono precedenti in Europa,
mira a:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
identificare e rimuovere tutti gli ibridi da due aree pilota in Toscana, dove ne è stata riscontrata
la presenza;
diminuire la presenza di cani vaganti attraverso la loro rimozione ove possibile, sterilizzando e
custodendo tutti gli individui catturati;
aumentare nel pubblico la consapevolezza della minaccia rappresentata dagli ibridi - e dai cani
vaganti - per i lupi e per la fauna in genere;
creare una rete per contribuire allo sviluppo delle migliori soluzioni per affrontare il problema
dell’ibridazione, anche nel lungo periodo,
sviluppare linee guida per la gestione di ibridi lupo-cane;
attrezzare delle aree in cui gli ibridi catturati possano essere tenuti in cattività ed essere visti dal
pubblico;
creare una rete di amministrazioni pubbliche, dove la presenza di ibridi è stata riscontrata, al fine
di stimolare la replica di esperienze di successo e il miglioramento di queste attività sperimentali.
Tali attività sono tutte comprese nel piano d'azione per la gestione dei Lupi in Europa (pubblicato
dal Consiglio d'Europa nel 2000) e sono previste dal Piano di Gestione del lupo italiano in fase di
sviluppo da parte del Ministero dell'Ambiente.
Azioni per le quali, nell’ambito del suddetto progetto LIFE +, la Provincia di Grosseto è
Responsabile
Azione A5 - Caratterizzazione condizioni ecologiche e gestionali associate alla presenza di ibridi
Azione A6 - Piano strategico condiviso per la riduzione del randagismo canino
Azione A8 – Sviluppo di una banca dati sulla presenza di ibridi sul territorio provinciale
Azione C4 - Interventi di rimozione/sterilizzazione dei cani vaganti
Azione C5 - Stesura ed adozione di Linee guida per la gestione degli ibridi a livello provinciale
Azione D5 - Divulgazione dei risultati ottenuti a livello tecnico
Azione E1 - Coordinamento del Progetto
Azione E4 - Piano d'azione successivo al progetto stesso
STATO AVANZAMENTO PROGETTO al 15-04-2013
Nella prima parte del progetto sono state effettuate indagini e interviste presso un campione di
aziende agricole ricadenti sul territorio provinciale con lo scopo di individuare l'eventuale esistenza
e struttura delle recinzioni e/o dei ricoveri presenti nelle zone di pascolo. Tutti elementi di
conoscenza utili per iniziare a predisporre il Piano Strategico Provinciale per la riduzione del
randagismo canino, strumento di pianificazione unico in Toscana che si prevede sarà adottato entro
l’autunno 2013, che la Provincia di Grosseto vuole condividere con tutti i gruppi di interesse legati
al fenomeno: allevatori, cacciatori, ambientalisti, animalisti, Asl, comuni e Regione Toscana.
Sempre nell’ambito del Progetto Ibriwolf, inoltre, sono previste sessioni di cattura sia di cani
vaganti che di ibridi lupo-cane e cane-lupo. Nello scorso mese di ottobre 2012, nella zona della
discarica di Montauto, nel Comune di Manciano, sono stati catturati 7 canidi selvatici, mentre
144
attualmente sono in corso delle sessioni di cattura nell’area di Stribugliano, nel Comune di
Arcidosso e in località Polverosa, nel comune di Orbetello, condotte dai ricercatori del
Dipartimento di zoologia dell’Università La Sapienza di Roma.
In parallelo si è costituito un Tavolo Tecnico con il compito di favorire l’approvazione di linee
guida per le gestione degli ibridi a livello provinciale con la partecipazione, oltre che dei partner di
progetto (Provincia di Grosseto, WWF Italia, Università La Sapienza, Parco della Maremma e
Unione dei Comuni montani dell’Amiata grossetano) anche del Corpo Forestale dello Stato, della
Regione Toscana e del Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano.
Durante gli incontri si è iniziato a discutere della normativa vigente sugli ibridi e sono state
individuate alcune carenze e problematiche.
L’obiettivo è produrre un documento di analisi che tratterà i seguenti punti:
1. importanza della revisione e dell’integrazione del quadro normativo, carente di specifici
riferimenti alla specie degli ibridi;
2. necessaria valutazione dell'impatto che tale (assenza di) quadro normativo ha sulla gestione
degli ibridi e sulla conservazione del lupo, nonché sul benessere animale
3. necessità di proporre possibili soluzioni gestionali al problema Ibridi
4. sviluppare un piano d’azione condiviso per la diminuzione del randagismo canino con le
finalità di :
- ridurre il rischio di inquinamento genetico della specie Lupo
- individuare indirizzi comuni tra i gruppi d'interesse (istituzioni, ambientalisti, allevatori,
cacciatori)
- migliorare la qualità della vita dei cani randagi e padronali
- ridurre il disagio dei cittadini e allevatori causato dal numero eccessivo di cani randagi
- favorire la conoscenza di norme e regole relative alla gestione dei cani volte a:
- limitarne l’abbandono
- promuoverne l’adozione dei randagi recuperati
- individuare referenti disponibili a monitorarne il problema randagismo
- ottimizzare le “risorse” già in campo per la risoluzione della problematica “randagismo”
A fine marzo è stato elaborato un documento derivato dall’elaborazione di alcuni dati rilevati
durante gli incontri organizzati con le categorie di interesse e relativi allo stato attuale del problema
randagismo. Parte dei dati, relativi al numero di cani randagi presenti sul territorio maremmano e
nei canili, costi, etc derivano dalle informazioni fornite dai canili convenzionati con i comuni. Il
tutto è stato rapportato nell’ambito del quadro di riferimento normativo regionale.
Di seguito elenchiamo le fasi che hanno caratterizzato il lavoro:
1. Revisione quadro normativo
2. Revisione progetti avviati sul territorio nazionale
3. Incontri con le categorie d’interesse:
- 18 dicembre 2012 - concertazione con le associazioni ambientaliste/animaliste
- 14 febbraio 2013 - concertazione con le associazioni venatorie
- 21 febbraio 2013 - concertazione con le organizzazioni agricole
- 14 marzo 2013 - concertazione con la ASL 9 Grosseto per la condivisione di un piano
strategico per la riduzione del randagismo
La Provincia nel periodo di vigenza del PFVP intende portare avanti tutte le attività previste dai due
progetti LIFE di cui sopra e intende altresì attivare, come fin ora fatto tutte le altre attività
nell’ambito delle disponibilità delle specifiche misure di finanziamento, progetti regionali.
145
PROGETTO DI INDAGINE E STUDIO DELLA POPOLAZIONE DI LEPRE ITALICA
In collaborazione con l’ISPRA si sta portando avanti dal 2003 il progetto di indagine e studio della
popolazione di lepre italica presente nel territorio provinciale. Il progetto si è basato inizialmente su
un preliminare studio ambientale dell’area e della consistenza delle popolazioni di lepre presenti
desumibile da tutti i dati in possesso degli uffici della Provincia e degli ATC. In seguito sono stati
fatti e sono tutt’ora in corso censimenti in tutto il territorio agro silvo pastorale, compreso quello a
divieto di caccia, per la ricerca della presenza di tale lagomorfo. I censimenti sono attuati con
utilizzo del faro in ore notturne su percorsi campione delle aree oggetto di indagine.
Dal 2004 sono stati fatti vari tentativi di cattura, in aree dove la presenza era stata accertata, con il
trasferimento degli esemplari catturati presso una specifica recinzione messa in opera nel CPPS di
Civitella Marittima. Purtroppo fino al 2005 sono stati catturati due soli esemplari maschi nel
territorio compreso nell’AFV Marsiliana nel comune di Manciano; ora dovranno essere attuati altri
tentativi di cattura per reperire in natura anche esemplari femminili. L’ipotesi è infine di provare a
riprodurre in cattività la lepre italica per fare sperimentali immissioni in aree controllate.
Alla fine del progetto avuto il quadro completo della presenza della lepre italica si dovranno seguire
le indicazioni che scaturiranno dal progetto al fine di tutelare e incrementare le popolazioni della
stessa lepre.
GESTIONE DEL CENTRO DI RECUPERO DELLA FAUNA SELVATICA DI
SEMPRONIANO
Tra i compiti istituzionali della Provincia, ai sensi dell’art. 38 della LRT 3/94, si annovera anche il
…..ricovero della fauna selvatica presso centri specializzati di recupero o servizi veterinario e a
provvedere alla successiva liberazione, una volta accertata la completa guarigione….
Anche per questo, in collaborazione con il WWF, la Provincia ha creato a Semproniano, nel cuore
dell’Alta Valle dell’Albegna, un Centro di ricerca e di monitoraggio della fauna su un’area di
altissimo valore ambientale, catalogata dalla CEE tra le aree Natura 2000.
Grazie ad una convenzione decennale, stipulata nel 1997 tra la Provincia di Grosseto e la
Delegazione toscana del WWF è stato possibile recuperare delle voliere in totale stato di
abbandono e convertirle in aree di accoglienza per la fauna soccorsa dai cittadini, offrendo così
anche delle possibilità di lavoro locali.
L’importanza del Centro, affermatosi sempre più come riferimento a livello nazionale, deriva dalla
prevista azione di monitoraggio e di prevenzione sanitaria di malattie che si sviluppano in animali
selvatici, ma che possono con facilità diffondersi.
Tra i compiti del Centro ritroviamo quello di:
-
Assolvimento di compiti relativi al rispetto delle misure igieniche e profilattiche atte a garantire
lo stato sanitario del Centro;
Fornire direttamente assistenza veterinaria specializzata in fase terapeutica.
Assicurare il recupero della fauna selvatica e l’adozione degli interventi necessari per la
riabilitazione, recupero e le susseguenti operazioni di rilascio in siti idonei
Interventi di riabilitazione e recupero;
Ospitare animali irrecuperabili alla vita selvatica da utilizzare per eventuali progetti di
riproduzione in cattività;
Condurre in proprio e collaborare a progetti di allevamento in cattività di specie in diminuzione
od in via di estinzione;
Stimolare il rispetto della fauna protetta con attività divulgative;
146
-
Assolvere alle funzioni di studi e ricerche in riferimento alle problematiche legate alla
conduzione di un Centro di recupero.
La Provincia sta valutando la possibilità di istituire alcuni Centri “succursali” del CRASM sia
relativamente ad alcune tipologie di selvatici come i rapaci, sia centri di primo soccorso che
dovranno operare sempre sotto il coordinamento del Centro di Recupero della Fauna Selvatica di
Semproniano. Si auspica così, con più centri distribuiti sul territorio provinciale di diminuire i
tempi e i disagi relativamente ai trasporti degli animali bisognosi di cura al Centro di recupero.
SALVAGUARDIA E CENSIMENTO DI NIDI DI ALBANELLA MINORE
Nell’ambito di un progetto nazionale la provincia ha approvato e finanziato un progetto di durata
triennale, promosso dal WWF – Delegazione toscana, finalizzato alla protezione dei nidi di
Albanella minore (Circus pygargus).
Il progetto ha previsto l’effettuazione, da parte del WWF – Delegazione Toscana – dei seguenti
servizi:
- individuazione e controllo dei nidi di Albanella minore, per consentirne il completamento del
ciclo biologico e la conseguente conservazione della specie
- attività di sensibilizzazione sull’argomento, con divulgazione di materiale informativo
- annotazione dei dati relativi agli interventi effettuati ed altre esperienze acquisite in merito.
Nell’ambito di questo progetto, viene richiesto agli agricoltori di segnalare la presenza del rapace
nei propri campi e, una volta accertata la presenza del nido, viene corrisposto un contributo per
mancato raccolto di una parcella di terreno intorno allo stesso, sia per proteggere i piccoli che per
la collaborazione prestata.
MONITORAGGIO DELLA CONSISTENZA DELLE CORRENTI MIGRATORIE
Dall’anno 2003 la Provincia di Grosseto con modeste risorse, reperite nell’ambito del programma
annuale di gestione di cui alla lettera d) –comma 3 del l’art. 7 della LRT 3/1994, provvede a portare
avanti insieme all’Associazione Progetto Migratoria il progetto: “Monitoraggio della consistenza
delle correnti migratorie nella Provincia di Grosseto”.
In sintesi queste attività si sostanziano nel:
- monitoraggio della consistenza delle correnti migratorie al fine di sviluppare una conoscenza
uniforme sull’avifauna migrante, valutazione necessaria al fine di una corretta pianificazione
dell’attività venatoria che interessa tali specie;
- coinvolgimento di tutti quei cacciatori titolari di appostamenti fissi, al fine di poter meglio
raccogliere dati relativamente all’osservazione dei flussi migratori sull’intero territorio
provinciale;
− acquisto di idonea strumentazione, necessaria per agevolare i sistemi di rilevazione e consentire
un’ottimizzazione della ricerca, nonché predisposizione di apposite schede prestampate per i dati
da rilevare, da distribuire fra i suddetti cacciatori, titolari di appostamenti, che vorranno aderire
all’iniziativa;
− coinvolgimento delle associazioni venatorie e dell’ANUU: Associazione dei migratoristi italiani
per la conservazione dell’ambiente naturale, e per quanto di competenza l’ISPRA
Nello specifico, inoltre, sono stati realizzati vari osservatori ornitologici, un’impianto di cattura di
colombacci, è stata pubblicata con cadenza annuale la dispensa “Cacciatori tutto l’anno” inerente le
osservazioni ornitologiche svolte e patrocinata oltre che dalla Provincia da: Ministero Ambiente,
Regione Toscana, Università degli Studi di Siena, Ente Parco Regionale della Maremma, Azienda
147
Regionale di Alberese e dai Comuni di Grosseto, Magliano in Toscana, Orbetello e Castiglione
della Pescaia;
La rilevazione degli uccelli è basata sul metodo “Direct visual observations on Bird migrations”
cioè sull’osservazione diretta dei migratori in transito. Questa metodica risulta essere economica ed
è attuata da numerosi osservatori ornitologici europei ed extraeuropei, più in particolare è
determinante evidenziare:
d. L’osservatore, situato in un determinato punto, annota accuratamente l’identità degli uccelli
visti, al pari del loro numero approssimativo, la direzione di volo e il loro comportamento;
e. L’altezza del volo;
f. L’ora di avvistamento;
g. La località e la tipologia di ambiente;
h. Le condizioni meteorologiche, per cercare di stabilire un rapporto tra migrazione e
condizioni meteo locali e generali;
i. Altre eventuali osservazioni sull’etologia dell’avifauna, competizione interspecifica e
intraspecifica, rapporti tra avifauna e altri animali presenti nelle zone oggetto di studio
compresi gli insetti, rapporto tra ambiente e avifauna.
j. I dati confluiscono in apposite schede e in brevi relazioni;
Nel corso del tempo sono stati messi a disposizione del personale volontario:
A. Stazione meteorologica per rilevamento di pressione atmosferica, umidità e temperatura
B. Computer portatile
C. Binocoli
D. Fotocamere idonee
E. Videocamere idonee
F. attrezzatura e accessori vari
Nel corso della redazione del Presente Piano gli uffici hanno provveduto alla ceck-list degli uccelli
presenti in Provincia di Grosseto. Tale lavoro portato avanti con la collaborazione del Gruppo
Ornitologico Maremmano compone un allegato del Piano.
Nel corso della vigenza del Piano si provvederà a portare avanti da una parte il monitoraggio
dell’avifauna migratoria, così come fin ora è stato fatto, e dall’altra istituire e gestire nel miglior
modo possibile sia i nuovi istituti destinati specificatamente alla tutela della stessa fauna selvatica
(Zone di Protezione della Migratoria) che quelli istituiti negli anni scorsi.
GESTIONE DI ISTITUTI FAUNISTICI
Nel corso dell’ultimo quinquennio la Provincia ha affidato la gestione di tre Istituti Faunistici a
tutela della fauna ai sensi della LRT 3/1994ad associazioni. In particolare ha affidato la gestione
dell’Oasi di Monteleoni alla sezione provinciale della Federcaccia, della Zona di Protezione della
Migratoria (ZPM) “Poggio Canaloni” alla sezione di Porto Ercole della Federcaccia e della ZPM
“Ampio Serra dell’Impiccati” all’associazione Progetto Migratoria.
Tramite specifiche convenzioni le stesse associazioni attuano specifiche attività che si sostanziano
nella manutenzione della tabellazione, nella vigilanza nella manutenzione dei senitieri e favoriscono
la fruizione della cittadinanza degli stessi territori. Oltre a ciò si stanno attuando specifici progetti
tesi ad esaltare e far conoscere gli stessi istituti.
Altre associazioni hanno richiesto la possibilità, parimenti, di gestire altri istituti faunistici a divieto.
Tale attenzioni evidenziano l’importanza degli istituti a tutela della fauna nati ed istituiti così come
definito dal Piano Faunistico Venatorio Provinciale.
148
GESTIONE
DELLA
FAUNA
DELL’AEROPORTO DI GROSSETO.
SELVATICA
PRESENTE
ALL’INTERNO
Il progetto pilota è finalizzato alla gestione e al controllo della fauna selvatica presente all’interno di
un aeroporto ed è il primo in Italia.
La presenza di soggetti di fauna selvatica all’interno dell’aeroporto di Grosseto comporta pericoli
per la sicurezza dell’attività aerea e militare oltre che civile. Il pericolo aumenta notevolmente nelle
fasi di atterraggio e di decollo, nel corso delle quali un capo di avifauna può inserirsi nei delicati e
complessi meccanismi degli aerei. La necessità di addivenire ad una gestione dell’avifauna presente
all’interno del sedime militare aumenta con la presenza all’interno dell’aeroporto del nuovo aereo
Eurofighter che sostituirà i vecchi apparecchi in dotazione.
La fauna selvatica presente può peraltro essere considerata di elevato valore visto che trattasi di un
ceppo isolato rispetto all’esterno. Ciò, ovviamente, per quanto riguarda la selvaggina stanziale,
fagiano in primis, che si origina da generazioni succedutesi senza contatti con l’esterno. Tale fauna,
catturata con la collaborazione del personale delle ZRC, potrebbe contribuire ad aumentare la
variabilità genetica delle popolazioni presenti in tali istituti.
Nel corso degli ultimi due anni per il contenimento e l’allontanamento di taluni selvatici definiti
opportunistici, in particolare del colombo di città è stato utilizzato l’operato di falconieri che hanno
positivamente contribuito a risolvere al problema.
MONITORAGGIO SANITARIO DELLE POPOLAZIONI DI LEPRE
Da oltre dieci anni l’Amministrazione Provinciale di Grosseto organizza e supervisiona le catture
delle lepri nelle Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC) provinciali. Da alcuni anni con l’intento
di valorizzare le operazioni di cattura verificando durante le stesse operazioni lo stato sanitario e
contestualmente si rilevano parametri ecologici delle popolazioni di lepri. Tali dati sono utili a
fornire le indicazioni gestionali per la realizzazione di un razionale piano di rilascio sul territorio da
parte degli A.T.C.
In un panorama come quello grossetano, con caratteristiche ambientali e climatiche particolarmente
vocate alla presenza della lepre, assume infatti estrema rilevanza il monitoraggio dello stato
sanitario di questo Lagomorfo e l’identificazione precoce dell’eventuale insorgere di patologie sul
territorio. L’EBHS (acronimo di European Brown Hare Sindrome o sidrome della lepre bruna
europea) ad esempio, è una malattia emorragica virale che da anni affligge le popolazioni selvatiche
di lepre di tutta l’Europa, Italia inclusa. I primi focolai, verificatisi intorno al 1986-87, mostrarono
una mortalità fino all’80-90% della popolazione colpita. Questa patologia e altre, sia di origine
virale sia batterica, possono venir diagnosticate tramite esami ematici e coprologici.
Come sopra detto è da considerare anche in questo ambito la presenza della lepre italica (Lepus
corsicanus De Winton, 1898), specie endemica per l’Italia, definita minacciata secondo i criteri
dell’International Union for Conservation of Nature and Natural Resources (IUCN). Considerato
che recentemente è stata dimostrata, anche per questa specie, la recettività nei confronti dell’EBHS,
questo progetto potrebbe anche arricchire le conoscenze sullo stato sanitario e conservazionistico a
livello locale di questa specie.
Il progetto è condotto direttamente dal personale dell’ufficio in collaborazione con tecnici esterni in
collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico del Lazio e della Toscana e del personale volontario
delle ZRC.
Sono previste nell’arco dell’anno due fasi operative successive: A) una fase pilota da condurre entro
dicembre, in alcune aree campione, finalizzata alla raccolta di informazioni preliminari; B) una
149
seconda fase che, sulla base dei risultati della fase pilota, indirizzi le annuali catture di febbraio e,
soprattutto, i successivi rilasci al fine di non diffondere eventuali patologie riscontrate.
Durante le sessioni di cattura pilota viene prestata massima attenzione alla tranquillità del luogo nel
quale verranno fatte le manipolazioni, alla celerità delle stesse e all’immediata liberazione dei
soggetti.
Nella seconda fase del progetto verranno eseguiti i monitoraggi sanitari a più ampio raggio, durante
le consuete catture di febbraio nelle ZRC della Provincia.
Per ogni lepre catturata verranno determinati sesso e classe d’età per poi procedere con la marcatura
e il prelievo ematico. Contestualmente verranno raccolti campioni di feci per la ricerca
batteriologica dalla Francisella tularensis (tularemia).
Verrà inoltre arricchita la banca dati informatizzata dei risultati delle catture con le eventuali
patologie riscontrate e ulteriori parametri per la struttura di popolazione (rapporto giovani/adulti).
L’archiviazione dati e la loro elaborazione rappresenteranno elementi di indiscutibile valenza
tecnico-scientifica per una corretta gestione faunistica della specie a livello provinciale,
consentendo negli anni di monitorare lo status delle popolazione
IPOTESI DI ALTRE ULTERIORI PROGETTUALITA’:
− Progetto per la fattibilità e la successiva realizzazione dell’impadulamento di porzione di
un’area ex palustre posta, in Comune di Grosseto, tra la Fiumara di San Leopoldo e l’Arginone,
comunque in prossimità della Riserva Naturale della Diaccia Botrona.
− Individuazione di un’area idonea per disputare prove e gare cinofile classiche e a “grande cerca”
sulla starna.
− Aggiornamento e verifica del catasto degli istituti e strutture faunistiche e faunistico venatorie e
degli appostamenti fissi di caccia anche tramite verifica con GPS
− Rilevazione, anche tramite GPS, dei fondi chiusi
− Controlli annuali, così come stabilito dalla normativa, sulle AFV e sulle ZRC.
− Predisposizione e stesura, entro un anno dall’approvazione del Piano, di un protocollo operativo
con l’ISPRA per la definizione dei piani di assestamento e relative modalità di attuazione sia per la
caccia di selezione sia per i contenimenti di cui all’art. 37 della LRT 3/94di cervidi e bovidi
− Aggiornamento della carta delle vocazioni faunistiche della Provincia di Grosseto.
− Progetto per l’eventuali necessarie modifiche e correttivi al PFVP
− Progetto di contenimento delle popolazioni di cinghiale in tre riserve naturali e in altre aree
interessate da danni alle colture agricole
− Progetti di ricerca finalizzati all’individuazione di strumenti utili ad impedire e/o limitare
fortemente il danneggiamento alle colture agricole determinato dalle diverse specie di selvatici.
150
151