Provincia di Grosseto PIANO FAUNISTICO VENATORIO 2012
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Provincia di Grosseto PIANO FAUNISTICO VENATORIO 2012
Provincia di Grosseto PIANO FAUNISTICO VENATORIO 2012-2017 (L.R.T. 3/94 art. 8) Il Presidente della Provincia Assessore alla Conservazione della Natura Leonardo Marras Gruppo Interno: Il Coordinatore – Dirigente Area Ambiente e Conservazione della Natura Giampiero Sammuri Progettisti: Giorgia Romeo, Massimo Machetti Collaboratori: U.P. Attività Faunistico Venatorie: Sonia Longhi, Stefano Maccherini, Nadia Rosati, Simonetta Brizzi U.P. Attività Ittiche Simona Piccini, Debora Biliotti U.P. Aree Protette e Biodiversità: Stefanini Paolo, Giovacchini Pietro, Natali Cristiana, Paolo Caldelli U.P. Forestazione e AIB: Fralassi Umberto, Biagi Filippo Roberto Panfi Si ringrazia per il loro contributo i collaboratori esterni: Anna Bocci, Luca Cimino, Galletti Monica, Dell’Omodarme Anna, Zaccherotti Maurizio, Giannelli Ferdinando, Spagnoli Federico e Lozzi Samuele RELAZIONE Provincia di Grosseto 20 dicembre 2012 Cartografia: Dai dati cartografici forniti dalla Regione Toscana (Autorizzazione N° 4622 del 09-07-1997) INDICE 1. PREMESSA 2. COMPRENSORI ED AMBITI TERRITORIALI DI CACCIA 3. UNGULATI: AREE VOCATE E GESTIONE FAUNISTICA VENATORIA 4. LE STRUTTURE E GLI ISTITUTI FAUNISTICI NELLA PROVINCIA DI GROSSETO Riepilogo generale, valutazioni e proposte Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC) Zone di Rispetto Venatorio (ZRV) Aziende Faunistico Venatorie (AFV) Aziende Agrituristico Venatorie (ATV) Aree addestramento allenamento e gare cani (AAGC) Appostamenti fissi di caccia Aree Protette Centri pubblici di produzione selvaggina (CPPS) Fondi chiusi e aree sottratte alla caccia programmata 5. DETERMINAZIONE ANALITICA DELLE PERCENTUALI DEGLI ISTITUTI, ISTITUTI FAUNISTICO VENATORI, STRUTTURE E AREE INTERDETTE ALLA CACCIA 6. ATTIVITA' E PROGETTI PER LA GESTIONE E LO STUDIO E DELLA FAUNA SELVATICA 7. CARTOGRAFIA 2 PREMESSA 3 L’operato della Provincia di Grosseto su tutti i livelli è improntato alla tutela e all’esaltazione delle peculiarità del territorio. Ciò è dovuto alla convinzione che la qualità dell’ambiente rappresenti la vera risorsa attuale e futura di quest’area. La gestione faunistico venatoria del nostro territorio, che si fonda su tutte le esperienze maturate nel corso degli anni, si dovrà fondare sul processo di definitiva affermazione e per altre di ricostituzione delle popolazioni selvatiche tramite la realizzazione di specifiche attività e la gestione delle aree finalizzate a tale scopo presenti sul territorio. Tutto ciò dovrà avvenire innanzitutto con lo stimolo alla partecipazione a questo ulteriore processo di crescita delle realtà locali, secondo le buone pratiche di tutela e conservazione della fauna, in armonia con l’ambiente e in compatibilità con le produzioni agricole e forestali. Nell’ambito della conservazione della fauna, si ritiene importante che la lepre italica ed il capriolo italico, endemismi le cui popolazioni locali rivestono un ruolo di rilevanza nazionale in termini numerici e di areale, vengano inseriti a tutti gli effetti tra le priorità di cui tenere conto in ogni scelta di tipo gestionale da operare nei territori interessati dalla presenza di queste specie. In particolare, è fondamentale che le unità territoriali di gestione di queste specie (in molti casi costituite da storici istituti faunistici) non vengano frazionate, anteponendo logiche localistiche a necessità conservazionistiche di interesse più generale e di rilevanza nazionale. Un altro aspetto importante per la conservazione della fauna è il ruolo svolto dagli istituti faunistici. In questo contesto è fondamentale lavorare per individuare misure utili ad un’altra ulteriore crescita delle Zone di Ripopolamento e Cattura e provvedere ad una serie di modifiche del perimetro di alcune Zone di Protezione per la Migratoria. Per questa tipologia di istituti verrà favorita una gestione finalizzata sia alla effettiva tutela della fauna e dell’ambiente, sia alla fruizione degli stessi. Un aspetto particolarmente importante che l’aggiornamento di PFVP si propone di migliorare è la gestione del cinghiale, che ha registrato un forte miglioramento nel corso degli ultimi anni, rilevabile anche da un minor impatto sulle colture. Il coinvolgimento dei vari soggetti deputati alla gestione ha portato ad una più diffusa conoscenza delle realtà e ad una maggiore collaborazione. Due sono i punti sostanziali per un ulteriore passo in avanti: la revisione delle are vocate e la definizione di linee di gestione ben distinte per le aree vocate e le aree non vocate. In estrema sintesi si potrà consentire una densità compatibile con le varie tipologie ambientali nelle aree vocate mentre per le aree non vocate si dovrà tendere all’eradicazione con tutti i metodi a disposizione, ordinari e straordinari. Dagli studi propedeutici all’aggiornamento del Piano sono state evidenziate alcune situazioni relativamente all’individuazione delle aree vocate che necessitano appunto di modifiche. Un ulteriore, importante elemento da realizzare concerne l'abolizione delle “aree di gestione intermedia”, suddividendo l'intero territorio agro-silvo-pastorale soltanto in aree vocate e non vocate. Una particolare attenzione deve essere dedicata all’avifauna migratoria, nel senso che deve essere rivalutato e maggiormente sfruttato anche per gli istituti e strutture fin ora considerati ai soli fini dello sviluppo e tutela delle popolazioni di selvaggina stanziale l’importante ruolo che comunque essi svolgono anche per le popolazioni ornitiche. Si deve infatti considerare che se da una parte la presenza di aree boscate in aree poste a divieto di caccia pone difficoltà nella gestione delle popolazioni ungulate dall’altra è un importante punto di difesa, rifugio e riproduzione dell’avifauna sia quella a rischio di estinzione, e pertanto bisognose di tutela e salvaguardia, sia di quelle più comuni, generalmente poco considerate. Particolare considerazione deve essere rivolta alla gestione della selvaggina oggetto dell’importante lavoro svolto fin ora dalla Provincia e dagli ATC tramite il funzionamento dei 4 Centri Pubblici di Produzione di lepri, fagiani e pernici rosse. Il lavoro svolto ha portato a risultati importanti che hanno destato attenzione al lavoro svolto in Provincia di Grosseto a vari livelli. Ciò è di stimolo non solo a continuare in questa direzione ma anche ad incrementarne la qualità e ciò, l’esperienza ce l’ha appunto insegnato, non può prescindere dal coinvolgimento delle realtà locali e di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti. 5 COMPRENSORI ED AMBITI TERRITORIALI DI CACCIA 6 Il presente piano faunistico venatorio, alla luce di tutta una lunga serie di fattori che di seguito verranno ben analizzati, conferma la suddivisione del territorio agro-silvo-pastorale della Provincia di Grosseto in tre comprensori omogenei. Si ritiene di confermare i confini dei comprensori attuali visto che sono ritenuti ormai “consolidati” oltre al fatto che non sono mai state manifestate esigenze di spostamenti di territori comunali da un comprensorio all’altro. Il motivo principale che al di là di altre valutazioni fa propendere per non modificare l’attuale divisione della Provincia di Grosseto è appunto il consolidamento che gli attuali ambiti hanno conquistato negli anni; ciò sia dal punto di vista operativo gestionale sia, soprattutto, tutta la rete di rapporti tesa dai Comitati di Gestione sul territorio che è alla base dell’efficienza degli stessi Ambiti. Anche a confronto con gli altri ATC toscani, s’ipotizza che non poche sarebbero le difficoltà cui potrebbero andare in contro i Comitati nella gestione di territori più vasti: estensioni territoriali maggiori comporterebbero maggiori difficoltà di contatti con le persone, mentre, nel caso di un maggior numero di ATC si avrebbero maggiori costi ordinari e dispersione dell’uniformità di gestione (anche se per molti aspetti la gestione delle popolazioni selvatiche potrebbe rendersi più efficace). Secondo la DGRT 262 del 02/04/2012 di ridefinizione delle superfici comunali la Provincia di Grosseto comprende con questo assetto 3 comprensori: - Comprensorio Grosseto Nord con superficie complessiva pari a 127.943 ha e SAF di 122.223 ha, comprendente 8 comuni (Civitella Paganico, Follonica, Gavorrano, Massa Marittima, Monterotondo Marittimo, Montieri, Roccastrada e Scarlino). COMPRENSORIO GROSSETO NORD - ATC GR 6 COMUNE Sup. ha SAF ha Civitella Paganico 19.271 18.589 Follonica 5.587 4.820 Gavorrano 16.399 15.464 Massa Marittima 28.347 27.487 Monterotondo M.mo 10.250 10.010 Montieri 10.825 10.595 Roccastrada 28.440 27.215 Scarlino 8.824 8.043 Totale 127.943 122.223 - Comprensorio Grosseto Centro con superficie totale pari a 192.943 ha e SAF di 182.455 ha, comprendente 11 comuni (Arcidosso, Campagnatico, Castel del Piano, Castiglione della Pescaia, Cinigiano, Grosseto, Magliano in Toscana, Roccalbegna, Santa Fiora, Scansano e Seggiano). 7 COMPRENSORIO GROSSETO CENTRO - ATC GR 7 COMUNE Sup. ha SAF ha Arcidosso 9.346 8.924 Campagnatico 16.239 15.656 Castel del Piano 6.793 6.374 Castiglione della Pescaia 20.914 19.544 Cinigiano 16.136 15.583 Grosseto 47.381 42.822 Magliano in T. 25.083 24.305 Roccalbegna 12.485 12.162 Santa Fiora 6.296 5.965 Scansano 27.329 26.368 Seggiano 4.941 4.752 Totale 192.943 182.455 - Comprensorio Grosseto Sud con superficie totale pari a 129.492 ha e SAF di 124.932 ha, comprendente 9 comuni (Capalbio, Castell’Azzara, Isola del Giglio, Manciano, Monte Argentario, Orbetello, Pitigliano, Semproniano e Sorano). COMPRENSORIO GROSSETO SUD - ATC GR 8 COMUNE Sup. ha SAF ha Capalbio 18.717 17.828 Castell’Azzara 6.443 6.161 Isola del Giglio 2.382 2.273 Manciano 37.272 35.771 Monte Argentario 6.041 5.197 Orbetello 22.678 21.025 Pitigliano 10.298 9.830 Semproniano 8.209 7.916 Sorano 17.435 16.659 Totale 129.475 122.660 PROVINCIA Sup. ha SAF ha 450.364 427.341 L’aggiornamento della DGRT 262/2012 delle superfici indicate nel Piano Regionale Agricolo Forestale (PRAF) 2012-2015 riporta le superfici probabilmente “arrotondate” a livello comunale; pertanto la sommatoria dell’estensione dei 3 comprensori (427.338 ha) è leggermente inferiore alla superficie provinciale. 8 Sup. ha SAF ha SAF/Sup. Comprensorio Grosseto Nord 127.943 122.223 95,53% Comprensorio Grosseto Centro 192.943 182.455 94,56% Comprensorio Grosseto Sud 129.475 122.660 94,74% Provincia di Grosseto 450.364 427.341 94,89% Anche le superfici approvate con il PRAF confermano che la percentuale di territorio agrosilvo-pastorale rispetto alla superficie totale risulta maggiore nel territorio del comprensorio nord. Si è provveduto a ricalcolare la percentuale di SAF, sia secondo i dati del PRAF sia gli stessi aggiornati dalla DGRT 262/2012, rispetto ala superficie totale dei vari comuni mettendola in confronto con quanto già definito nello scorso PFVP. I comuni che risultano meno antropizzati sono sempre Magliano in Toscana, Roccalbegna e Montieri, mentre Monte Argentario ha sempre la più alta concentrazione antropica. Risulta ben evidente una generale alta percentuale di SAF e l’aggiornamento della Regione Toscana delle superfici avvenuto nel 2012 sembra “riportare” il dato relativo al territorio provinciale al valore del 2006 (94,60% – 94,89%). Nel complesso si è comunque decisamente “avvicinata” la stessa percentuale tra i tre comprensori. PFVP 2006/2010 COMUNE PFVP 2012/17 % SAF/Sup. DGRT 262/2012 % SAF/Sup. COMUNE COMUNE % SAF/Sup. Magliano in Toscana 98,50% Roccalbegna 98,41% Montieri 97,88% Cinigiano 98,40% Magliano in T. 98,41% Monterotondo M.mo 97,66% Roccalbegna 98,30% Montieri 98,27% Roccalbegna 97,41% Montieri 98,20% Scansano 98,25% Massa Marittima 96,97% Massa Marittima 97,40% Campagnatico 98,19% Magliano in T. 96,90% 96,57% Monterotondo M.mo 97,00% Cinigiano 97,97% Cinigiano Campagnatico 96,80% Manciano 97,90% Scansano 96,48% Capalbio 96,80% Civitella Paganico 97,59% Civitella Paganico 96,46% Roccastrada 96,60% Seggiano 97,56% Semproniano 96,43% ATC GR 6 96,50% Semproniano 97,43% Campagnatico 96,41% Scansano 96,50% Sorano 97,37% Seggiano 96,17% Civitella Paganico 96,40% Monterotondo M.mo 97,35% Manciano 95,97% Scarlino 96,40% Capalbio 97,34% Roccastrada 95,69% Pitigliano 96,20% Massa Marittima 97,32% Castell’Azzara 95,62% Castell’Azzara 95,90% Pitigliano 97,28% Sorano 95,55% Semproniano 95,60% Castell’Azzara 97,07% ATC GR 6 95,53% PROVINCIA 94,70% Roccastrada 96,88% Arcidosso 95,48% Gavorrano 94,50% ATC GR 6 96,49% Pitigliano 95,46% ATC GR 7 94,50% ATC GR 8 96,48% Isola del Giglio 95,42% Castel del Piano 94,30% PROVINCIA 96,27% Capalbio 95,25% Follonica 94,00% ATC GR 7 95,98% PROVINCIA 94,89% Santa Fiora 93,60% Arcidosso 95,86% Santa Fiora 94,74% Manciano 93,60% Gavorrano 95,66% ATC GR 8 94,74% Grosseto 93,40% Castel del Piano 95,28% ATC GR 7 94,56% ATC GR 8 93,10% Orbetello 95,10% Gavorrano 94,30% Arcidosso 92,90% Santa Fiora 95,09% Castel del Piano 93,83% Sorano 92,80% Isola del Giglio 94,87% Castiglione d. Pescaia 93,45% Orbetello 91,70% Scarlino 94,87% Orbetello 92,71% Seggiano 91,10% Castiglione d. Pescaia 93,17% Scarlino 91,15% Isola del Giglio 87,20% Grosseto 92,63% Grosseto 90,38% Castiglione d. Pescaia 83,90% Follonica 86,33% Follonica 86,27% Monte Argentario 76,50% Monte Argentario 85,08% Monte Argentario 86,03% 9 Secondo i dati del PRAF appena approvato, può essere considerata interessante l’evoluzione nell’ultimo decennio del medesimo rapporto (SAF/Sup. totale) delle province toscane. PFVR 2001/2005 Provincia sup. totale PRAF 2012/2016 aggiornato con DGRT 262/2012 SAF % SAF Provincia sup. totale SAF % SAF Siena 382.122 365.620 95,70% Grosseto 450.364 427.341 94,89% Grosseto 450.419 426.420 94,70% Siena 382.160 360.277 94,27% Arezzo 323.195 304.820 94,30% Arezzo 323.318 301.550 93,27% 1.155.736 1.096.860 Pisa 244.818 225.228 92,00% Pisa 244.590 222.359 90,91% Firenze 351.438 320.039 91,10% Massa Carrara 115.551 104.903 90,79% Pistoia 96.498 84.270 87,30% Firenze 351.330 314.499 89,52% Livorno 121.281 105.771 87,20% Lucca 177.321 158.216 89,23% Massa Carrara 115.670 100.149 86,60% Pistoia 96.940 85.041 87,73% Lucca 177.281 152.944 86,30% Livorno 121.221 105.201 86,78% Prato 36.526 31.307 36.553 30.004 82,08% Regione Toscana 94,90% Regione Toscana 2.298.869 2.109.391 91,76% 85,70% Prato La Provincia di Grosseto non solo è la provincia più estesa della Regione Toscana ma è anche quella che ha la maggiore percentuale di SAF; da sola rappresenta oltre un quinto dell’intero territorio regionale. Tutto ciò, anche considerato che molte province hanno le medesime grossetani, viene avvalorata ulteriormente la scelta di non propendere per territorio provinciale in meno di tre comprensori. Si conferma inoltre delimitazione a mezzo di tabelle del confine dei comprensori, così come di strutture, anche sulle strade pubbliche. estensioni degli ATC una suddivisione del la possibilità per la tutti gli altri istituti e Il territorio agro-silvo-pastorale risultante dalla differenza tra la superficie agro-silvopastorale e i vari istituti, il territorio libero”, è quello destinato alla caccia programmata la cui gestione è affidata ai Comitati di Gestione degli Ambiti Territoriali di Caccia. Si riconosce nel comprensorio Grosseto nord l’ATC GR 6, nel Comprensorio Grosseto centro l’ATC GR 7 e nel Comprensorio Grosseto sud l’ATC GR 8. Gli Ambiti Territoriali di Caccia sono stati istituiti secondo i confini attuali con Deliberazione del Consiglio Provinciale n° 109 del 05/10/1995, quindi sono operativi da ben 17 anni e si ritiene che il lavoro profuso dagli ATC grossetani sia da considerarsi nel complesso positivo. Tra i compiti degli ATC si colloca la gestione del territorio per quanto riguarda la caccia agli ungulati e l’assegnazione dei fondi per i miglioramenti ambientali. A tali compiti, già di per se estremamente gravosi, la Provincia ha aggiunto la gestione delle ZRC e la stima dei danni alle colture agro-forestali. Gli ATC già erano stati chiamati alla gestione delle Zone di Rispetto Venatorio che, come si evidenzierà nel successivo specifico capitolo, si sono definitivamente affermate come effettivo strumento di gestione faunistica. 10 Gli ATC hanno in molteplici realtà utilizzato la possibilità offerta dalla normativa di istituire Aree a Particolare Gestione di Caccia (APG) che in alcune realtà sono risultate uno strumento particolarmente efficace per particolari specifiche realtà territoriali. Nella pressoché totalità dei casi si è sempre regolamentato l’accesso, i tempi, le modalità ed altro senza escludere la caccia al cinghiale. Proprio per la necessità di provvedere alla gestione di tale ungulato, soprattutto con piani di abbattimento in periodo venatorio, le APG hanno rappresentato uno strumento utile a proteggere particolari ambienti o particolari presenze faunistiche senza appunto rinunciare alla gestione di tale selvatico. In alcuni casi, come ad esempio è avvenuto in occasione del rinnovo della ZRC Ghirlanda, si è escluso delle aree boscate dal confine del vecchio perimetro che sono state appunto gestite dall’ATC GR 6 con una APG che consentiva la sola caccia al cinghiale, si è venuta così a creare un’area “cuscinetto” di protezione alla ZRC stessa. Tali esperienze fanno propendere anche per il futuro ad un uso di tale “istituto” utile a gestire appunto particolari analoghe situazioni. L’adattabilità delle APG potrebbe essere utile a sperimentare in specifiche aree una gestione faunistico venatoria della selvaggina stanziale basata su specifici piani di assestamento che prevedano censimenti e piani di prelievo. L’analisi dei tesserini venatori rilasciati dai singoli comuni nel corso degli ultimi 5 anni conferma come prosegua il decremento del numero totale dei cacciatori residenti in Provincia di Grosseto. Questo “calo” che nel corso del quinquennio precedente si attestava intorno al 4 % nel periodo 2005/2006 – 2011/2012 è di circa il 10%. CACCIATORI RESIDENTI IN PROVINCIA DI GROSSETO ATC GR 6 2005/06 3.107 2006/07 3.098 2007/08 3.026 2008/09 3.047 2009/10 3.010 2010/11 2.878 ATC GR 7 4.782 4.699 4.650 4.551 4.367 4.323 ATC GR 8 2.602 2.532 2.453 2.353 2.335 2.272 10.491 10.329 10.129 9.951 9.712 9.473 Prov. GR Tale tendenza alla diminuzione è ancora più marcata nel caso del totale dei cacciatori iscritti agli ATC Toscani dato che sono diminuiti nello stesso periodo di circa il 13 %. CACCIATORI ISCRITTI agli ATC Toscani Tot. Regione 2005/06 111.827 2006/07 107.906 2007/08 106.091 2008/09 103.707 2009/10 100.161 2010/11 96.970 Ben altra tendenza mostra il numero dei cacciatori effettivamente presenti nel corso della stagione venatoria, ovvero quelli iscritti, come primo o altro, ad uno degli ATC grossetani. In questo caso si ha una presenza pressoché costante dato che nel corso del’ultimi 5 anni il totale dei cacciatori iscritti agli ATC GR6, GR7 e GR 8 è rimasto sostanzialmente inalterato. Dato che è diminuito il numero dei cacciatori residenti in Provincia di Grosseto e ancor più il numero dei cacciatori toscani desta una certa attenzione, e per certi versi soddisfazione, il fatto che il numero dei cacciatori iscritti agli ATC grossetani sia rimasto sostanzialmente invariato dimostrando una evidente “appetibilità” dal punto di vista venatorio del nostro territorio. CACCIATORI ISCRITTI agli ATC grossetani ATC GR 6 2005/06 5.429 2006/07 5.297 2007/08 5.356 2008/09 5.335 2009/10 5.378 2010/11 5.294 ATC GR 7 7.158 7.064 7.028 6.931 6.920 7.376 ATC GR 8 3.565 3.262 3.156 3.137 3.094 3.397 16.152 15.623 15.540 15.403 15.392 16.067 Prov. GR 11 In questo contesto è interessante anche l’analisi del numero delle idoneità all’esercizio venatorio rilasciate dalla Provincia nel corso del quinquennio 2006/2011. Ai sensi della normativa regionale e secondo i criteri definiti dal Consiglio Provinciale è stata nominata una Commissione di esperti nelle materie oggetto di esami: Legislazione Venatoria, Zoologia applicata alla Caccia, Armi e Munizioni, Tutela della Natura e Salvaguardia delle Colture, Pronto Soccorso. Questa Commissione esaminatrice è stata completamente rivista dopo l’insediamento della attuale Giunta Provinciale; si è infatti passati da una commissione composta di soli commissari esterni a una composta di soli commissari interni alla Provincia sia per i membri effettivi sia per i supplenti. Nel periodo 2006/2011 sono state attivate tre o due sessioni di esami per ogni anno esaminando un totale di 1.083 candidati. Mediamente si sono candidate 181 persone per ogni anno e di queste sono risultate mediamente abilitate all’esercizio venatorio 141 persone. La percentuale degli idonei all’esercizio venatorio si è attestata pertanto sul 79 % (nello scorso quinquennio il medesimo dato era del 76,4%) e tra gli idonei la presenza di donne si è attestata al 7%. anno 2006 anno 2007 anno 2008 anno 2009 anno 2010 anno 2011 totale 2006/11 candidati 244 156 194 183 122 184 M 236 144 180 170 112 168 1083 1010 F 8 12 14 13 10 16 abilitati 201 120 151 147 96 134 M abilit 194 111 140 136 89 119 73 849 789 F abilit 7 9 11 11 7 15 60 Confronto grafico tra candidati e abilitati all’esercizio venatorio nel periodo 2006-2011. 12 Nell’ottica di legare maggiormente il cacciatore al territorio e di addivenire nel futuro d un sempre maggior coinvolgimento di tutti i soggetti a qualsiasi titolo alla gestione faunistico venatoria e ambientale si intendono individuare dei criteri per consentire ai Comitati di Gestione degli ATC di adottare una differenziazione nelle quote di iscrizione tra i vari cacciatori che intendono iscriversi. Tale differenziazione si sostanzierà in una diversa quota di iscrizione a seconda del tipo di cacciatore, del suo operato come volontario all’interno delle attività attuate nello stesso ambito e della sua provenienza. La differenziazione a seconda del tipo di cacciatore è già presente da anni nel senso che i cacciatori che svolgono la sola caccia agli ungulati pagano all’ATC una quota minore rispetto al cacciatore che effettua tutte le altre forme di caccia alle altre varie specie selvatiche. Anche in considerazione della necessità di provvedere anche per il futuro a consentire più facilmente il raggiungimento dei piani di abbattimento, in particolar per il cinghiale, si ritiene che tale possibilità debba essere utilizzata anche per il periodo di vigenza del presente Piano. Relativamente all’operato si ritiene che un incentivo alla partecipazione alle attività dell’ATC possa venire, oltre comunque allo stimolo generale ad un maggior coinvolgimento, stabilendo, da parte del comitato, che una parte della quota di iscrizione all’ambito possa essere considerata, ad esempio, la partecipazione del cacciatore alle operazioni di cattura delle lepri o dei caprioli. Il vedersi “scontata” una parte della quota di iscrizione farà si che il cacciatore sia da una parte stimolato a partecipare alle attività dell’ATC con un maggior coinvolgimento dello stesso e una migliore riuscita delle operazioni e dall’altra lo stesso Ambito abbia a disposizione l’opera di una serie di persone che altrimenti non avrebbe avuto e che per alcune operazioni avrebbe addirittura dovuto “pagare”. I comitati di gestione provvederanno, sempre al fine di accrescere il legame del cacciatore al territorio a stabilire delle quote differenti in dipendenza della residenza anagrafica, o del domicilio, del cacciatore. Il contributo del cacciatore che intende iscriversi ad un ATC grossetano sarà aumentato da 3 a 10 volte nel caso provenga da altre regioni. Quest’opportunità non nasce da antipatiche diatribe “di confine” ma anzi dalla visione oggettiva dell’esperienza: inevitabilmente i cacciatori provenienti dalle provincie, ma soprattutto dalle regioni, non maturano nel corso di tutto l’anno solare quell’attaccamento al territorio tipico dei cacciatori residenti nei comuni grossetani semplicemente perché non lo frequentano. Nel considerare la peculiarità del nostro ambiente come l’unica vera risorsa non si può non valutare tutti quei fattori che contribuiscono a far sì che il cacciatore, da considerarsi quale vero e proprio gestore del suo territorio di caccia, sia legato a questo territorio da considerarlo un patrimonio e di conseguenza non solo rispettandolo ma facendosi parte attiva nella sua gestione. Con l’approvazione del PRAF2012-2016 si è provveduto, differentemente dallo scorso Piano Faunistico Venatorio Regionale, a definire i: Criteri e modalità per la prevenzione e per il risarcimento danni in favore degli imprenditori agricoli per i danni arrecati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e alle opere approntate sui fondi. Tale argomento era stato finora trattato dai Piani Faunistico Venatori Provinciali che, almeno questo è il caso della Provincia di Grosseto, non si discostavano sostanzialmente da quanto definito dal PRAF attualmente vigente. Uno degli aspetti su cui spesso si sono confrontati proficuamente la Provincia, gli ATC e le associazioni agricole è stata la definizione del prezziario annuale dei prodotti e delle lavorazioni per il risarcimento dei danneggiamenti da parte della selvaggina. Tale prezziario, la cui approvazione da parte della Provincia era dovuta solo per gli istituti pubblici, era in realtà quello utilizzato anche dagli ATC per il territorio di competenza. Tale stato di fatto era dovuto alla partecipazione alla sua definizione sia degli ATC sia delle associazioni agricole. Nel corso degli ultimi cinque anni è stata evidenziata da tutti i soggetti interessati la necessità di apportare alcune modifiche ai criteri di 13 definizione del prezziario provinciale così come stabiliti dal Piano Faunistico Venatorio Provinciale. Una tra tante, forse la principale, era dovuta alla non rispondenza alla realtà dei prezzi dei prodotti fornita dalla CCIAA, la quale peraltro per molti prodotti oggetto di danno non forniva alcuno riferimento. Nel caso della Provincia di Grosseto spesso si era fatto riferimento a soggetti vari che, secondo l’accordo di tutti, davano un riferimento molto più realistico. In ragione di tutto ciò, dato che il riferimento per la gran parte dei prodotti da indennizzarsi rimane comunque quanto definito dai mercuriali della CCIAA, dato che si ritiene importante continuare il percorso di fattiva collaborazione intrapreso da oltre 10 anni da Provincia, ATC e associazioni agricole, definire dei criteri che pur nell’ambito delle regola stabilite dal PRAF consentano di definire anno per anno un prezziario che consenta agli agricoltori di conoscere in maniera trasparente i prezzi per tutto il territorio provinciale, sia nei vari ATC che negli istituti pubblici e privati. Una volta all’anno la Provincia provvederà a convocare un tavolo tecnico, al quale parteciperanno gli ATC e le associazioni agricole, che servirà per proporre un prezziario provinciale al quale, una volta definito, tutti si atterranno. Nel caso in cui la CCIAA non avesse definito il prezzo delle colture danneggiate o se questo prezzo venisse ritenuto non rispondente alla reale mercato locale, si provvederà a reperire un riferimento presso: - Ortofrutta per le colture orto frutticole - Conserve Italia per il pomodoro, il cece e le altre colture industriali - CCIAA di Bologna (così come prevede il PRAF) per i cereali - Vivai locali per le piante da mettersi a dimora - Cooperative e rivenditori locali per i semi e tutti gli altri prodotti - FRIMAT per le lavorazioni Gli ATC potranno individuare particolari aziende o fondi, oggetto di danni nel corso della/e precedente/i stagione/i, ai quali evidenziare la necessità di fare prevenzione in tutte le sue forme, ivi compresa l’attuazione di interventi di contenimento. Tali aziende, che saranno prioritariamente quelle con colture ad alto reddito o comunque nelle quali sia ragionevole il rapporto costi/benefici degli interventi di prevenzione, dovranno provvedere a collaborare in tal senso, nel caso il proprietario o conduttore non provveda il risarcimento sarà liquidato al 60% di quanto stabilito dalle operazioni peritali. Linee programmatiche di collaborazione con gli Ambiti Territoriali di Caccia Il territorio agro silvo-pastorale della Provincia di Grosseto è suddiviso in tre comprensori omogenei: il Comprensorio Grosseto Nord, il Comprensorio Grosseto Centro ed il Comprensorio Grosseto Sud le cui superfici sono quelle meglio individuate in precedenza. Con il presente Piano si affida la gestione del territorio agro silvo-pastorale risultante dalla differenza tra la superficie agro silvo pastorale e vari istituti e strutture agli Ambiti Territoriali di Caccia: per il comprensorio Grosseto nord l’ATC GR 6, per il Comprensorio Grosseto centro l’ATC GR 7 e per il Comprensorio Grosseto sud l’ATC GR 8. Visti i positivi risultati la Provincia conferma anche con il Piano Faunistico Venatorio 2012/2017 l’affidamento agli ATC, mediante convenzione, sia della gestione delle ZRC che la stima dei danni alle colture agro forestali. Il motivo per cui si continua ad affidare due attività così importanti si sostanzia, oltre che nei buoni risultati gestionali raggiunti, nell’ottica di un risparmio delle spese. Infatti gli ATC data la maggior capillarizzazione dei rapporti sul territorio sono riusciti con spese talora minori a coinvolgere un sempre maggior numero di proprietari e volontari. Ciò ha fatto sì che molte delle attività necessarie alla gestione delle ZRC siano state effettuate con personale volontario. Anche l’affidamento delle operazioni peritali di stima dei danni negli istituti a gestione “provinciale” ha comportato un risparmio delle spese. 14 In questo contesto è da evidenziare come non è comunque mancato il compito di coordinamento della Provincia, ciò dovuto in buona parte ai positivi rapporti e alla proficua collaborazione tra i Comitati di Gestione e il personale della Provincia stessa. Per il quinquennio di vigenza del presente Piano gli ATC collaboreranno con la Provincia nel promuovere attività ed eventi di divulgazione della cultura venatoria locale in stretta collaborazione con le associazioni venatorie locali. Il fine di tali iniziative sarà quello di valorizzare gli aspetti etici, culturali e tradizionali dell’attività venatoria e soprattutto la diffusione della conoscenza delle attività che gli ATC e il mondo venatorio attuano al fine della gestione dell’ambiente. Il Piano faunistico venatorio indica chiaramente ciò che comunque gli ATC hanno già iniziato da alcuni anni a fare ovvero ad attuare forme di gestione associata per l’acquisto di beni e servizi. I comitati di Gestione degli ATC dovranno adoperarsi per addivenire ad un’organizzazione che maggiormente razionalizzi i costi di gestione e renda uniformi le soluzioni operative pur nella distinzione e nella specificità dei territori. In questo contesto è da ricordare che già da alcuni anni i Comitati di Gestione si avvalgono del personale dell’Avvocatura provinciale, con notevole risparmio delle spese, e che affidano congiuntamente l’incarico a tecnici per la stima dei danni alle colture e, per alcun specifiche progettualità, Provincia ed ATC provvedono all’acquisto e/o all’uso comune di materiale per la gestione faunistico venatoria. 15 LA GESTIONE DEGLI UNGULATI 3. UNGULATI La presenza della fauna selvatica di media taglia all’interno dei boschi della Provincia di Grosseto è una realtà che appartiene alla storia più recente. A partire dal XIV secolo, caprioli, daini e cinghiali (oltre ad altre specie selvatiche) hanno subìto una progressiva contrazione numerica e di areale, fino ad arrivare al minimo storico tra la fine del 1800 e i primi anni del 1900. Negli anni ‘50 del secolo scorso si è assistito ad una serie di fenomeni, che non verranno approfonditi in questa sede e che sono schematizzabili come segue: • progressivo abbandono delle attività legate all’ambiente agricolo a favore di attività industriali; • progressiva riduzione della domanda di prodotti del bosco (legna da ardere, carbone, ecc.); • riduzione drastica di attività zootecniche svolte all’interno della macchia. Queste condizioni hanno portato, in seguito all’espansione delle superfici boscate e ad una rinnovata disponibilità alimentare derivata anche dai frutti del bosco (ghianda e castagna), ad un progressivo e rapido aumento delle aree vocate per la ricolonizzazione da parte degli ungulati selvatici. La ricolonizzazione è stata prevalentemente a carico di due entità distinte, le Associazioni Venatorie e il Corpo Forestale dello Stato, oltre ad alcuni nuclei relitti collocati nelle zone più remote e caratterizzate da un elevato grado di naturalità. Le operazioni hanno spesso seguito protocolli legati più a opinioni personali o di interessi venatori che ad una attenta valutazione dell’idoneità dei siti e delle specie reintrodotte. Si è assistito così al diffondersi di specie talora non idonee ai territori interessati, oppure si sono utilizzati animali provenienti da popolazioni caratterizzate da adattamenti morfologici e fisiologici non idonei ai siti di nuova colonizzazione. Il caso più eclatante è quello del cinghiale, dove l’autoctono suide maremmano (Sus scrofa majori) è stato pressoché sostituito da individui provenienti dall’est Europa o da individui ibridati con maiali domestici. Diverso il discorso del capriolo, per il quale si è assistito ad una graduale perdita di identità genetica dovuta all’introduzione di soggetti di capriolo europeo in aree ristrette, che hanno dato luogo ad ibridi ed alla riduzione dell’areale distributivo del capriolo italico. Ancora più delicato il discorso riferito a daino e muflone: nel primo caso siamo in presenza di una specie introdotta1 in Italia dai Romani e evolutasi in ambienti sostanzialmente diversi (Medio Oriente), e che vede nel nostro territorio una distribuzione legata originariamente a cause involontarie; nel secondo caso, troviamo una specie tipica di ambienti rocciosi di bassa quota (falesie, ambienti a substrato roccioso di bassa quota, ecc.) poco rappresentati sul territorio dell’Italia continentale. Attualmente nel territorio della provincia di Grosseto, la formazione di popolazioni di ungulati raggiungono livelli di densità e consistenza spesso elevati. Questo successo a livello di popolazione può essere attribuito principalmente ai seguenti fattori: • livelli di vocazionalità mediamente alti degli ambienti nei confronti delle specie ungulate; • assenza o scarsa presenza di predatori naturali; • assenza di pratiche venatorie nei confronti degli ungulati ruminanti fino al 1997; • caratteristiche biologiche delle specie. 1 Il termine “introduzione” potrebbe essere improprio, secondo alcune teorie basate su resti fossili di daino rinvenute sul territorio italiano sarebbe più corretto parlare di “reintroduzione”. 17 3. 1. CINGHIALE Analisi del quinquennio 2006-2011 Il cinghiale negli ultimi decenni ha notevolmente ampliato il proprio areale distributivo e attualmente rappresenta l’ungulato più diffuso nella Provincia di Grosseto, così come in tutta la penisola italiana. Il rapido incremento della popolazione in ambito provinciale, oltre alle cause generiche già analizzate nel paragrafo degli UNGULATI (cfr pag 16) è da imputarsi con ogni probabilità all’effetto delle braccate, che incidono sulla mobilità degli animali, e soprattutto alle operazioni di foraggiamento, che fanno sì che non ci siano flessi demografici legati agli andamenti climatici e di produttività ambientale. La gestione del cinghiale in Provincia di Grosseto è una questione molto problematica ANCHE a causa del contrasto fra agricoltori e cacciatori: i primi danneggiati da questa specie e i secondi spesso fautori di un’errata gestione, soprattutto nel passato. La comparsa di danni spesso ingenti all'agricoltura è stata causa di forti contrasti tra i diversi soggetti presenti (gli agricoltori) o coinvolti a vario titolo nella gestione faunistica del territorio (cacciatori, Enti Pubblici), quasi sempre caratterizzati da interessi divergenti. In molti casi l'importanza del conflitto è arrivato ad ostacolare o a vanificare la realizzazione dell'intera strategia gestionale fissata dalla Provincia e dagli ATC (spesso è stato proprio questo l'elemento realmente limitante, e non tanto le scelte tecniche o gli aspetti biologici della specie). Per questo motivo non va assolutamente sottovalutata la "dimensione umana" nella gestione del cinghiale che dovrà sempre tendere a prevenire la comparsa dei conflitti o a sanarli attraverso un'opera di mediazione tra le diverse componenti. Complessivamente, al momento risultano iscritti all’Albo dei cacciatori che esercitano la caccia in battuta al cinghiale n. 13.526 cacciatori. Se confrontiamo tale dato con il numero totale di cacciatori iscritti ai 3 ATC della Provincia di Grosseto nella stagione venatoria 2011-12 (19558 cacciatori) emerge che circa il 63,92% di essi può esercitare la caccia al cinghiale iscrivendosi ad una delle squadre già costituite. Per comprendere a pieno l’interesse venatorio che il cinghiale suscita in Provincia di Grosseto occorre confrontare i dati riportati nelle successive tabelle 1 e 2 e figure 1 e 2. Cacciatori iscritti alle squadre di caccia al cinghiale Stagione venatoria 2006/07 N. cacciatori % 2007/08 2008/09 2009/10 N. N. N. cacciatori % cacciatori % cacciatori 2010/11 % N. cacciatori % 2011/12 N. cacciatori % A.T.C. GR6 3.631 41% 3.446 40% 3.512 41% 3.341 41% 3.381 41% 3.306 40% A.T.C. GR7 3.463 39% 3.412 40% 3.384 40% 3.357 41% 3.368 41% 3.304 40% A.T.C. GR8 1.688 19% 1.662 20% 1.587 19% 1.545 19% 1.548 19% 1.609 20% Totale Provincia 8.782 8.520 8.483 8.243 8.297 8.219 Tabella 1 - Cacciatori iscritti nei tre ATC della Provincia di Grosseto nel periodo 2006 – 2011 e praticanti la caccia in battuta al cinghiale; percentuale per ogni ATC rispetto al totale provinciale di “cinghialai”. 18 9000 60% 8000 55% 7000 50% 6000 45% 5000 40% 4000 35% 3000 2000 30% 1000 25% 0 % iscritti alle squadre di caccia al cinghiale Numero iscritti ATC ATC GR6 20% 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10 2010/11 2011/12 Stagione venatoria Totale iscritti A.T.C. Iscritti alle squadre per la caccia in battuta al cinghiale 9000 60% 8000 55% 7000 50% 6000 45% 5000 40% 4000 35% 3000 2000 30% 1000 25% 0 % iscritti alle squadre di caccia al cinghiale Numero iscritti ATC ATC GR7 20% 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10 2010/11 2011/12 Stagione venatoria Totale iscritti A.T.C. Iscritti alle squadre per la caccia in battuta al cinghiale 9000 60% 8000 55% 7000 50% 6000 45% 5000 40% 4000 35% 3000 2000 30% 1000 25% 0 % iscritti alle squadre di caccia al cinghiale Numero iscritti ATC ATC GR8 20% 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10 2010/11 2011/12 Stagione venatoria Totale iscritti A.T.C. Iscritti alle squadre per la caccia in battuta al cinghiale Figura 1 - Totale di iscritti alle squadre di caccia al cinghiale(in percentuale) rispetto agli iscritti agli ATC. 19 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10 2010/11 2011/12 3.631 3.446 3.512 3.341 3.381 3.306 6.454 6.535 6.573 6.534 6.692 5.657 56% 53% 53% 51% 51% 58% 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10 2010/11 2011/12 3.463 3.412 3.384 3.357 3.368 3.304 Totale iscritti A.T.C. 7.914 7.765 7.652 7.516 8.544 8001 Percentuale 44% 44% 44% 45% 39% 41% 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10 2010/11 2011/12 1.688 1.662 1.587 1.545 1.548 1.609 Totale iscritti A.T.C. 5.193 5.250 5.250 5.230 5.647 5.900 Percentuale 33% 32% 30% 30% 27% 27% ATC GR6 Iscritti alle squadre per la caccia in battuta al cinghiale Totale iscritti A.T.C. Percentuale ATC GR7 Iscritti alle squadre per la caccia in battuta al cinghiale ATC GR8 Iscritti alle squadre per la caccia in battuta al cinghiale Densità iscritti alle squadre di caccia al cinghiale Tabella 2 - Numero e percentuale dei cacciatori iscritti alle squadre di caccia in battuta al cinghiale nei tre ATC della Provincia di Grosseto, nel periodo 2006 – 2011. 6 ATC GR6 ATC GR7 ATC GR8 5 4 3 2 1 0 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10 2010/11 2011/12 Stagione venatoria Figura 2 - Numero di cacciatori iscritti alle squadre di caccia al cinghiale nei tre ATC della Provincia di Grosseto dal 2006 al 2011. La conferma, ancora una volta, dell’interesse rivestito in Provincia di Grosseto dalla caccia al cinghiale si ha analizzando i dati riportati nella tabella 1, in cui risulta che oltre il 42% dei 20 cacciatori iscritti agli ATC GR6 e GR7 sono anche iscritti alle squadre per l’esercizio della caccia in battuta al cinghiale. Non possiamo comunque dimenticare che la presenza del cinghiale e le tecniche di prelievo comunemente adottate hanno creato qualche spaccatura anche all'interno del mondo venatorio stesso, generando situazioni di conflitto con cacciatori dediti alle altre forme di caccia che lamentano la difficoltà di praticare la caccia vagante in concomitanza con le braccate, che vanno ad interessare territori anche di notevoli dimensioni, oltre che a causa dell'eccessivo disturbo causato dalle braccate alle altre specie di Ungulati. Altre polemiche coinvolgono anche gli aspetti economici: ai cacciatori di cinghiale viene attribuita la responsabilità dell’aumento delle risorse finanziarie necessarie a far fronte al risarcimento dei danni arrecati alle produzioni agricole e per la realizzazione degli interventi di prevenzione a fronte di una quota di iscrizione all’ATC, che è quasi uguale per tutti i cacciatori. Nella successiva tabella 3 viene fornita una valutazione circa la partecipazione alla caccia dei cacciatori iscritti alle squadre nel periodo 2006–2011. Il dato risulta variabile nei 3 ATC: il massimo di partecipazione viene raggiunto nell’ATC GR 6 dove mediamente, nella stagione venatoria 2007–08, un cacciatore iscritto in una delle squadre ha effettuato 20,75 giornate di caccia; il minimo è stato rilevato nell’ATC GR 8, con una partecipazione pari a 12,80 giornate (stagione venatoria 2010-11). Il suddetto parametro, se riferito all’intera Provincia di Grosseto per il quinquennio 2006-2011, risulta mediamente di 16,51 partecipazioni (contro le 15,10 giornate medie di caccia nel quinquennio precedente). Partecipazione alla caccia in battuta al cinghiale Stagione venatoria 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10 2010/11 2011/2012 3.613 3.446 3.512 3.341 3.381 3.306 Partecipanti 70.919 71.501 69.535 63.334 58.899 62031 Partecipazione ad iscritto (in giornate di caccia ) 19,63 20,75 19,80 18,96 17,42 18,76 3.463 3.412 3.384 3.357 3.368 3.304 Partecipanti 59.125 52.257 52.513 49.005 43.459 48901 Partecipazione ad iscritto (in giornate di caccia ) 17,07 15,32 15,52 14,60 12,90 14,80 1.688 1.662 1.587 1.545 1.548 1.609 27.762 22.209 20.528 20.164 19.812 23240 16,45 13,36 12,94 13,05 12,80 14,44 8.764 8.520 8.483 8.243 8.297 8.219 157.806 145.967 142.576 132.503 122.170 134.172 18,01 17,13 16,81 16,07 14,72 16,32 Iscritti alle squadre per la caccia in battuta al cinghiale A.T.C. GR6 Iscritti alle squadre per la caccia in battuta al cinghiale A.T.C. GR7 Iscritti alle squadre per la caccia in battuta al cinghiale A.T.C. GR8 Partecipanti Partecipazione ad iscritto (in giornate di caccia ) Iscritti alle squadre per la caccia in battuta al cinghiale Totale Provincia Partecipanti Partecipazione ad iscritto (in giornate di caccia ) Tabella 3 - Numero medio di giornate di caccia effettuate da ciascun cacciatore iscritto alle squadre di caccia in battuta al cinghiale nei tre ATC della Provincia di Grosseto, nel periodo 2006 – 2011. 21 Come già in precedenza ricordato, la popolazione di cinghiale risulta attualmente distribuita su tutto il territorio agro-forestale della Provincia di Grosseto con variazioni annuali di densità, legate sia all’andamento della stagione riproduttiva, sia all’intensità del prelievo venatorio effettuato. L’areale distributivo ha negli ultimi anni subìto un rapido ampliamento, cosa che ha comportato la presenza della specie su tutto il territorio boscato, e purtroppo anche in parte di quello non boscato. Per poter analizzare l’andamento del fenomeno, nella successiva tabella 4 viene indicata la superficie individuata come vocata per il cinghiale nel quinquennio 2006-2011, con la ripartizione fra i 3 ATC. Area vocata al cinghiale Superficie area vocata S.A.F. (ha) per il cinghiale (ha) % Grosseto Nord 123.562,66 85.949,00 69,6% Grosseto Centro 182.293,95 76.551,00 42,0% Grosseto Sud 120.563,14 42.839,00 35,5% Totale Provincia 426.419,75 205.339,00 48,2% Tabella 4 - Superficie vocata al cinghiale individuata nei 3 Comprensori omogenei in cui risulta suddivisa la Provincia di Grosseto. Il PFVP 2006-2011 ha individuato la superficie massima di aree vocate alla presenza del cinghiale per ogni comprensorio omogeneo. Con atto dirigenziale sono state poi cartograficamente individuate le aree vocate e di influenza. Di seguito la vocazionalità come definita per l’annata 2010-2011 suddivisa, come riportato nella tabella sottostante, in aree vocate e aree di influenza. Area vocata al cinghiale S.A.F. (ha) Superficie area vocata Area di influenza per il cinghiale (ha) (ha) Grosseto Nord 123.562,66 85.949,00 2.839,00 Grosseto Centro 182.293,95 76.551,00 21.416,00 Grosseto Sud 120.563,14 42.839,00 28.278,00 Totale Provincia 426.419,75 205.339,00 52.533,00 Tabella 5 - Superficie delle aree vocate al cinghiale e delle aree di influenza. La superficie massima individuabile come vocata è stata definita, secondo quanto previsto dalla normativa vigente, in base all’estensione delle aree boscate individuate nel secondo inventario forestale della Regione Toscana (anno 1999), aumentata fino ad un massimo del 10% per consentire una più funzionale perimetrazione. L’Amministrazione Provinciale nel 2005, per consentire agli ATC di attuare un prelievo programmato del cinghiale in tutti quei territori che presentino condizioni ambientali e vegetazionali tali da non poter essere considerati vocati per questa specie, ma che per motivi di localizzazione rispetto all’area vocata ospitano anche consistenti nuclei di animali in diversi periodi dell’anno, ha individuato, nei tre ATC, con proprio atto, tali zone definendole “aree d’influenza dei Distretti”. 22 Nel complesso quindi la superficie in cui è stata esercitata la caccia in battuta al cinghiale in Provincia di Grosseto è stata complessivamente di 247.277 ha ed è stata ripartita fra i 3 ATC come mostrato nella successiva tabella 6. Superficie (in ettari) dei distretti di caccia al cinghiale Stagione venatoria 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10 2010/11 2011/12 A.T.C. GR6 71169 70784 70818 70850 70878 71000 A.T.C. GR7 78145 77670 76175 76679 75390 75495 A.T.C. GR8 58595 56286 57489 58227 59517 59517 AFV 40915 41265 41265 41265 41265 41265 Tabella 6 - Superficie in ettari dei distretti di caccia al cinghiale individuate nel PFV 2006 – 2011. I Comitati di gestione degli ATC, in base a quanto previsto dalla normativa vigente, hanno provveduto a suddividere in unità di gestione, denominate distretti, le aree di influenza e il territorio individuato come vocato per il cinghiale. Nelle due tabelle successive è riportata l’evoluzione dal 2000 al 2011. N. Distretti di caccia al cinghiale in battuta Stagione venatoria 2000/01 2001/02 2002/03 2003/04 2004/05 A.T.C. GR6 14 14 14 15 15 A.T.C. GR7 11 11 11 11 11 A.T.C. GR8 7 7 7 7 7 Totale Provincia 32 32 32 33 33 Tabella 7 - Ripartizione in distretti dell’area vocata al cinghiale e delle aree di influenza individuate nel PFVP 2000 – 2005. N. Distretti di caccia al cinghiale in battuta Stagione venatoria 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10 2010/11 2011/12 A.T.C. GR6 16 16 21 21 21 21 A.T.C. GR7 11 11 15 18 18 18 A.T.C. GR8 8 8 8 8 9 10 Totale Provincia 35 35 44 47 48 49 Tabella 8 - Ripartizione in distretti dell’area vocata al cinghiale e delle aree di influenza individuate nel PFVP 2006 – 2011. Prendendo in esame il decennio 2000 – 2011, il numero dei Distretti è complessivamente aumentato, passando da 32 negli anni 2000 a 48 attuali. Nelle successive tabelle viene mostrata la superficie dei vari distretti individuati per la stagione venatoria 2010–11, nel corso della quale 139 squadre hanno partecipato alla caccia al cinghiale, suddivise in 47 distretti, per un totale di 8.297 cacciatori e 12.426 capi prelevati. 23 Superficie distretti (ha) Comprensorio Omogeneo GR Nord ATC GR6 Distretto di Caccia Superficie (ha) Civitella Paganico Casal di Pari Casenovole Scarlino-Gavorrano Roccastrada Sticciano Torniella Piloni Massa Sud Perolla Massa Est Montebamboli Marsiliana Prata-Niccioleta Massa Massa Nord Roccatederighi-Sassofortino Cornate Montieri Frassine Monterotondo 2.643 1.795 3.017 2.526 4.208 5.045 1.477 3.114 4.288 2.554 4.901 2.029 3.318 2.105 4.210 2.553 5.141 3.487 5.182 2.457 4.799 Comprensorio Omogeneo GR Centro ATC GR7 GR Sud ATC GR8 Distretto di Caccia Superficie (ha) Castiglione della Pescaia n.1 Grosseto n.2 Montorsaio n.3 Campagnatico n.4 Cinigiano n.5 Scansano n.6 Santa Fiora Castel del Piano n.8 Roccalbegna n.9 Scansano n.10 Magliano in Toscana n.11 Grosseto n.12 Grosseto n.13 Cinigiano n.14 Roccalbegna n.15 Magliano in Toscana n.16 Castiglione della Pescaia n.17 Castiglione della Pescaia n.18 Monte Argentario Orbetello Capalbio Manciano Pitigliano-Manciano Semproniano-Manciano Sorano Castell'Azzara Manciano-Scansano 2.426 717 791 3.150 6.643 4.193 4.915 11.243 6.528 9.443 2.650 909 845 3.204 6.923 4.077 3.854 2.863 3.898 1.690 2.319 11.408 7.120 9.511 15.329 4.065 4.459 Tabella 9 - Superficie in ettari dei distretti di caccia al cinghiale. Gli ATC hanno individuato per ogni distretto, ai sensi del Testo Unico dei regolamenti regionali, le densità obiettivo per il cinghiale, riportate nella tabella 10. Per la definizione del piano di gestione delle AFV, analogamente a quanto indicato per i distretti, si stabiliscono tutti i cambiamenti da adottarsi attraverso la valutazione degli abbattimenti, dei danni nell’area circostante, delle opere di prevenzione realizzate, etc… In tutte le aree esterne ai distretti, alle aree di influenza e alle aree vocate incluse nelle AFV (compresi gli istituti e le strutture pubbliche e private), la densità sostenibile, ovvero quella alla quale si tende con la gestione, è pari a zero capi per 100 ettari. 24 Densità obiettivo (capi/100 ha) Comprensorio Distretto di Caccia Superficie (ha) Civitella Paganico Casal di Pari Casenovole Scarlino-Gavorrano Roccastrada Sticciano Torniella Piloni Massa Sud Perolla Massa Est Montebamboli Marsiliana Prata-Niccioleta Massa Massa Nord Roccatederighi-Sassofortino Cornate Montieri Frassine Monterotondo 2,3 3,8 3,9 2,8 3,8 2,3 3,8 4,3 2,3 3,3 2,3 3,8 3,8 3,8 2,9 2,8 3,3 3,6 3,1 3,8 3,8 Omogeneo GR Nord ATC GR6 Comprensorio Distretto di Caccia Superficie (ha) Castiglione della Pescaia n.1 Grosseto n.2 Montorsaio n.3 Campagnatico n.4 Cinigiano n.5 Scansano n.6 Santa Fiora Castel del Piano n.8 Roccalbegna n.9 Scansano n.10 Magliano in Toscana n.11 Grosseto n.12 Grosseto n.13 Cinigiano n.14 Roccalbegna n.15 Magliano in Toscana n.16 Castiglione della Pescaia n.17 Castiglione della Pescaia n.18 Monte Argentario Orbetello Capalbio Manciano Pitigliano-Manciano Semproniano-Manciano Sorano Castell'Azzara Manciano-Scansano 2,6 2,7 2,9 2,5 2,5 2,4 2,8 2,8 2,7 2,4 2,5 2,5 2,5 2,6 2,6 2,5 2,6 2,5 3,1 2,9 2,9 2,5 2,4 2,5 2,5 2,9 2,5 Omogeneo GR Centro ATC GR7 GR Sud ATC GR8 Tabella 10 - Densità obiettivo del cinghiale nei distretti di caccia. La tabella sottostante, così come la figura 2, riportano invece la serie storica del numero di capi abbattuti nei 3 A TC e nelle AFV, nel periodo 1998-2011. Capi abbattuti Stagione venatoria 1998/99 Capi 1999/00 Capi 2000/01 Capi 2001/02 Capi 2002/03 Capi 2003/04 Capi 2004/05 Capi 2006/07 Capi 2007/08 Capi 2008/09 Capi 2009/10 Capi 2010/11 Capi 2011/12 Capi A.T.C. GR6 6.151 3.733 4.067 4.566 4.369 4.087 4.474 6.334 7.220 7.011 5.391 6.057 6.928 A.T.C. GR7 4.496 3.284 3.163 3.008 3.420 3.205 3.033 4.298 4.214 4.342 4.064 4.011 5.090 A.T.C. GR8 2.130 1.750 1.783 1.708 2.385 1.991 1.765 2.461 2.364 2.587 2.562 2.358 2.713 AFV * * 1.965 2.118 2.222 2.174 2.472 2.985 3.336 3.201 3.240 3.366 3.886 Totale Provincia 12.777 8.767 10.978 11.400 12.396 11.457 11.744 16.078 17.134 17.141 15.257 15.792 18.617 Tabella 11 - Numero di capi abbattuti nei tre ATC e nelle AFV della Provincia, dalla stagione venatoria 1998/99 a quella del 2011/12. 25 7500 A.T.C. GR6 7000 A.T.C. GR7 A.T.C. GR8 AFV 6500 6000 5500 Capi abbattuti 5000 4500 4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 1998/99 1999/00 2000/01 2001/02 2002/03 2003/04 2004/05 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10 2010/11 2011/12 Stagione venatoria Figura 2 - Numero di capi abbattuti nei tre ATC e nelle AFV della Provincia, dalla stagione venatoria 1998/99 a quella del 2011/12. Nell’analisi dei dati cinegetici delle stagioni venatorie 2006-2011, emerge una dominanza di soggetti di sesso maschile abbattuti. Tale fenomeno è apprezzabile in ogni Ambito Territoriale di Caccia ed in ogni stagione venatoria. Capi abbattuti nei tre A.T.C. Stagione venatoria A.T.C. GR6 A.T.C. GR7 A.T.C. GR8 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10 2010/11 2011/12 M * * * * * 3669 F * * * * * 3259 CAPI * * * * * 6928 MM/FF * * * * * 1,13 M 2345 2239 2404 2206 2212 2766 F 1953 1975 1938 1858 1799 2324 CAPI 4298 4214 4342 4064 4011 5090 MM/FF 1,20 1,13 1,24 1,19 1,23 1,19 M 1315 1239 1355 1313 1223 1430 F 1146 1125 1232 1249 1135 1283 CAPI 2461 2364 2587 2562 2358 2713 MM/FF 1,15 1,10 1,10 1,05 1,08 1,11 Tabella 12 - Numero di capi abbattuti nei tre ATC della Provincia, suddivisi in classi di sesso, numero totale capi abbattuti e rapporto sessi (*, indica i dati mancanti). L’espansione delle popolazioni di cinghiale ha comportato la comparsa della specie anche in aree intensamente utilizzate dal punto di vista agricolo; in queste situazioni si è verificato un progressivo aumento dei danni alle colture, che ha portato alla nascita di conflitti tra il mondo agricolo e quello venatorio. 26 DANNI L’andamento dei danni, o meglio l’indennizzo liquidato agli agricoltori in base ai danni verificati dai tecnici incaricati, nel territorio provinciale, nel corso degli anni 2000-2010, è stato altalenante (Fig. 3). L’anno solare nel quale si sono riscontrati più danni è stato il 2001, con circa 650 mila euro indennizzati, a fronte del 2009, anno con il minor importo, nel corso del quale si sono verificati 202 mila euro di danni in totale. 649.019 589.477 528.323 445.291 342.543 307.903 263.804 245.684 240.000 204.391 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 202.382 2007 2008 2009 2010 Figura 3 - Indennizzo liquidato agli agricoltori in base ai danni verificati dai tecnici incaricati, nel territorio provinciale, nel corso degli anni 2000-2010 I danni riscontrati nel 2010 sono maggiori rispetto a quelli del 2009, ma sono da considerarsi sempre entro limiti che, alla luce del trend finora evidenziato, possono essere ritenuti “accettabili”. Nel corso del 2011 si sono invece verificati molti episodi puntuali, legati a situazioni particolari che ne fanno ipotizzare un ulteriore aumento. E’ importante sottolineare che il sistema di definizione dei prezzi, approvato con il Piano Faunistico Venatorio Provinciale vigente, non consente di definire l’importo totale fino ai mesi di febbraio-marzo 2012. Tale “sistema”, approvato al fine di garantire un’equità delle valutazioni in tutto il territorio, ha come conseguenza la mancata conoscenza dell’importo definitivo fino al 2012. Peraltro il verificarsi di particolari problematiche situazioni non consente di stimare, nemmeno approssimativamente, quello che sarà l’andamento generale. 27 ATC anno cinghiale capriolo daino GR6 GR7 GR8 GR6 GR7 GR8 GR6 GR7 GR8 GR6 GR7 GR8 GR6 GR7 GR8 2006 2006 2006 2007 2007 2007 2008 2008 2008 2009 2009 2009 2010 2010 2010 51.998,00 47.264,00 63.875,00 151.140,00 91.149,00 129.246,00 85.247,00 61.465,00 134.657,00 54.658,00 30.958,00 70.892,00 53.183,00 61.974,00 98.701,00 0,00 127,00 12.582,00 648,00 3.705,00 12.636,00 219,00 6.812,00 6.129,00 505,13 2.843,00 1.426,00 0,00 1.462,00 725,00 0,00 30,00 5.273,00 0,00 555,00 4.078,00 33,00 89,00 1.426,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 495,00 Tabella 13 - Danni rilevati nei tre ATC della Provincia, suddivisi in funzione delle specie che li hanno provocati. Al di là della situazione complessiva, si pone comunque come obbligo, da parte della Provincia, di dare una risposta concreta e tempestiva anche a tutte quelle situazioni che, seppur non diffuse, creano problemi, e i cui risvolti per gli agricoltori interessati sono molto importanti anche alla luce dell’andamento generale dell’economia legata al mondo agricolo. Va specificato infine che il cinghiale risulta la specie maggiormente responsabile dei danni alle colture (mediamente sopra il 95%) e pertanto, per poter positivamente incidere sui problemi legati ai danneggiamenti alle colture, sono state approvate e messe in atto una serie di misure straordinarie per il controllo di tale ungulato, in osservanza dell’art. 28 bis comma 7 della L.R. 12 gennaio 1994, n. 3, recepimento della L.N. 11 febbraio 1992, n. 157 "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio", nonché dell’art. 92 del D.P.G.R. 26-7-2011 n. 33/R “Regolamento di attuazione della L.R. 12 gennaio 1994, n. 3” (recepimento della L.N. 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”). 28 3.2 PROPOSTE GESTIONALI Tra gli ungulati selvatici presenti in Provincia di Grosseto, la specie più problematica è sicuramente il cinghiale, per il quale si sommano problematiche di tipo biologico (difficoltà di stima numerica, produttività legata alla stagionalità e all’offerta trofica, ecc.) e antropico (danni alle colture agricole, specie emblematica sotto il profilo venatorio, complessità di gestione delle singole realtà territoriali). Una corretta gestione del cinghiale dovrebbe essere dunque improntata ad un approccio dinamico, che tenga conto contestualmente degli aspetti ambientali e di quelli umani. Il cinghiale è una delle specie ecologicamente più flessibili della nostra fauna, che difficilmente può essere gestita con un approccio rigido, che non contempli la possibilità di modulare le azioni al contesto in cui si opera e alle mutevoli condizioni del contorno. Per questi motivi è quindi necessario adottare una “gestione adattativa”, che tenga conto dell’esperienza pregressa, dei fatti positivi e degli errori commessi e che continuamente si adatti in maniera rapida all’evolvere delle popolazioni e degli impatti che esse hanno sulle varie risorse umane (l’agricoltura e, più in generale, la comunità umana che condivide il territorio in cui i cinghiali vivono). Il crescente disagio riscontrabile a livello territoriale ha reso necessaria una strategia di gestione tesa a far coincidere densità reali e densità potenziali. Per questo motivo, dunque, si è inteso innanzitutto rivedere completamente le aree nelle quali la presenza di questo selvatico è compatibile con l’ambiente e l’esercizio delle pratiche agricole tradizionali e le aree dove ciò non avviene. In conseguenza di questa suddivisione territoriale sono state quindi adottate due linee gestionali ben distinte. Le strategie gestionali variano in relazione all’uso che viene fatto del territorio e alla suddivisione dello stesso in vocato (a prevalenza boschiva) e non vocato (a prevalenza agricola) alla presenza del cinghiale. Nel territorio vocato il cinghiale viene gestito come una risorsa rinnovabile, mentre nel territorio non vocato si tende alla sua eradicazione. Ai sensi dell’art. 87 del Regolamento regionale di attuazione della LRT 3/1994 si individuano per il cinghiale 12 unità di gestione nel territorio provinciale: • ATC GR 6 Unità di gestione 1 • ATC GR 6 Unità di gestione 2 • ATC GR 6 Unità di gestione 3 • ATC GR 6 Unità di gestione 4 • ATC GR 6 Unità di gestione 5 • ATC GR 7 Unità di gestione 1 • ATC GR 7 Unità di gestione 2 • ATC GR 7 Unità di gestione 3 • ATC GR 8 Unità di gestione 1 • ATC GR 8 Unità di gestione 2 • ATC GR 8 Unità di gestione 3 • ATC GR 8 Unità di gestione 4 _______________________________________________________________________________ La Provincia provvede alla redazione delle carte di vocazione per la specie cinghiale e al loro aggiornamento verificando, ove necessario, la corrispondenza nel territorio dei dati geografici in suo possesso. La Giunta potrà provvedere annualmente ad effettuare eventuali modifiche e correzioni a seguito di possibili variazioni nell’uso del suolo e/o locali situazioni ritenute problematiche che necessitano una migliore definizione. Nelle aree vocate degli Ambiti Territoriali di Caccia e delle Aziende Faunistico Venatorie le densità ottimali dovranno essere individuate a seconda delle condizioni locali. È fondamentale che tali densità permettano un razionale utilizzo venatorio delle popolazioni e garantiscano un buon equilibrio con le altre componenti dell’ecosistema e con le attività agricole di interesse economico. 29 Questi valori vengono definiti come densità obiettivo, espresse come numero di capi per 100 ha di territorio, e devono essere intese e calcolate rispetto alla superficie idonea alla specie di ciascuna unità di gestione. Gli ATC, ai soli fini della sicurezza durante l’esercizio della caccia al cinghiale, potranno individuare per alcune aree di battuta un tratto di “fascia” esterna all’area boscata, comunque inferiore a 100 metri che non modifica le aree vocate definite con il presente Piano, entro cui il responsabile della battuta potrà posizionare le “poste”. Le densità obbiettivo del cinghiale che fin ora sono state specificatamente indicate nei piani annuali di gestione degli ungulati sono sempre state ricomprese entro i limiti indicati dal PRAF. Quelle che si indicano con il presente Piano sono le seguenti: Densità obiettivo (capi/100 ha) Comprensorio Omogeneo GR Nord ATC GR6 Distretto di Caccia Superficie (ha) Civitella Paganico Casal di Pari Casenovole Scarlino-Gavorrano Roccastrada Sticciano Torniella Piloni Massa Sud Perolla Massa Est Montebamboli Marsiliana Prata-Niccioleta Massa Massa Nord Roccatederighi-Sassofortino Cornate Montieri Frassine Monterotondo 2,3 3,8 3,9 2,8 3,8 2,3 3,8 4,3 2,3 3,3 2,3 3,8 3,8 3,8 2,9 2,8 3,3 3,6 3,1 3,8 3,8 Comprensorio Omogeneo GR Centro ATC GR7 GR Sud ATC GR8 Distretto di Caccia Superficie (ha) Castiglione della Pescaia n.1 Grosseto n.2 Montorsaio n.3 Campagnatico n.4 Cinigiano n.5 Scansano n.6 Santa Fiora Castel del Piano n.8 Roccalbegna n.9 Scansano n.10 Magliano in Toscana n.11 Grosseto n.12 Grosseto n.13 Cinigiano n.14 Roccalbegna n.15 Magliano in Toscana n.16 Castiglione della Pescaia n.17 Castiglione della Pescaia n.18 Monte Argentario Orbetello Capalbio Manciano Pitigliano-Manciano Semproniano-Manciano Sorano Castell'Azzara Manciano-Scansano 2,6 2,7 2,9 2,5 2,5 2,4 2,8 2,8 2,7 2,4 2,5 2,5 2,5 2,6 2,6 2,5 2,6 2,5 3,1 2,9 2,9 2,5 2,4 2,5 2,5 2,9 2,5 Tali densità obbiettivo potranno anno per anno essere cambiate al momento della definizione del piano annuale di gestione degli ungulati in dipendenza delle risultanze dell’andamento delle battute di caccia, dei danni e di altri eventuali fattori. I valori saranno sempre e comunque compresi nei limiti indicati dal PRAF (0,5 – 5 capi /100 ha). La definizione degli obiettivi da conseguire, per gli ATC e tutti gli istituti e strutture individuate, dovrà realizzarsi attraverso la stesura di adeguati piani annuali di gestione, a partire dai dati derivanti dalle operazioni di monitoraggio della densità di popolazione, dai registri di braccata, dai danni, dai risultati delle azioni di controllo e dalle informazioni derivanti dai capi abbattuti, (soprattutto dall’esame della struttura di popolazione tramite le mandibole degli animali abbattuti e gli uteri delle femmine per verificarne la produttività annuale), ovvero tutti quei dati che consentano di fare previsioni e stime in merito alle dimensioni della popolazione ad inizio caccia. Le 30 ricostruzioni demografiche permetteranno quindi di programmare correttamente i prelievi secondo precisi obiettivi. Le proposte di gestione per il cinghiale sono riconducibili all’esigenza da parte della Provincia di Grosseto di fissare delle linee guida di gestione della specie per tutti gli istituti e strutture individuate nel PFV 2012–2017 e di verificarne il rispetto. 3.2.1. Indicazioni generali • Adozione di piani specifici di controllo per le Riserve Naturali “critiche”, mediante una strategia di contenimento basata su abbattimenti e catture con recinti e gabbie; • Divieto assoluto di foraggiamento, tranne casi particolari autorizzati; • Adozione di misure per la sicurezza da definire sulla scorta delle indicazioni fornite dalla Provincia (seminari, opuscoli, taratura delle armi e prove di tiro); • Obbligo di partecipare alla raccolta dei dati biometrici per informazioni sulla struttura di popolazione e analisi dello stato riproduttivo delle femmine (analisi tratto riproduttivo, conteggi feti, corpi lutei gravidici e non) nei modi e tempi stabiliti dalla Provincia; • Obbligo della segnalazione temporanea dell'area di svolgimento della girata. La Provincia organizzerà corsi di approfondimento per aumentare le norme di sicurezza durante le battute di caccia al cinghiale e per il corretto trattamento delle carni di selvaggina, in osservanza di quanto previsto dalla normativa europea. Regime di Caccia In considerazione della necessità di addivenire ad un sempre maggior legame tra il cacciatore ed il territorio di caccia, delle esigenze gestionali, in particolar modo il rispetto del piano di abbattimento e la realizzazione delle opere di prevenzione, si ritiene che squadre di caccia composte da un maggior numero di persone siano più efficienti di squadre più piccole. Anche alla luce di altre situazioni si ritiene che si possa ottenere tale obbiettivo di lungo termine definendo in 30 il numero minimo dei partecipanti alle battute. In ragione del fatto che si considera tale processo di un impatto rilevante sul mondo venatorio e della necessità di raggiungere tali obiettivi con una certa gradualità si definisce che il numero minimo di partecipanti ad una battuta di caccia al cinghiale dovrà essere pari a: a. b. c. 18 cacciatori per la stagione venatoria 2012-2013; 20 cacciatori per la stagione venatoria 2013-2014; 23 cacciatori per la stagione venatoria 2014-2015; Al termine della stagione venatoria 2014-2015 si provvederà ad una valutazione degli effetti della nuova organizzazione per procedere ad altre eventuali modifiche del numero dei partecipanti minimo alla battuta. La penalizzazione a carico delle squadre che effettuino battute con numero inferiore al minimo è di 1 mese di sospensione dall’attività e la revoca dell’assegnazione nel caso di recidiva. 31 Considerate l'elevata età media dei cacciatori di cinghiale e l'estrema frantumazione delle squadre, verranno incentivate tutte le azioni tese a facilitare un graduale processo di aggregazione delle squadre, in modo da favorire la costituzione di unità di gestione più partecipate, in grado di assicurare una più efficiente gestione del territorio. Per tutta la durata del piano persiste il divieto alla costituzione di nuove squadre, ossia formate ex novo e non da squadre già insistenti sul territorio. Saranno quindi favorite nell’assegnazione dei territori le squadre che si originano dalla fusione di “vecchie” squadre. I distretti, per una miglior gestione del territorio vocato, dovranno essere costituiti da almeno 2 squadre. Nei piani annuali di gestione vengono individuati sistemi di monitoraggio e di previsione in grado di consentire anno per anno una giusta calibratura dei prelievi di caccia, alla luce degli obiettivi di densità prefissati, al fine di rendere straordinario il ricorso alle operazioni di controllo del cinghiale. Le aree non vocate potranno essere gestite dagli ATC con la collaborazione fattiva dei distretti confinanti. Regime di Controllo Sulla base delle indicazioni presenti nel precedente Piano e a seguito della definizione e approvazione di uno specifico protocollo tecnico con l’ISPRA, a partire da settembre 2011, le operazioni di controllo dovranno svolgersi sulla base di precise regole e riferimenti tecnici. La Provincia, accertata formalmente l’inefficacia degli interventi ecologici adottati, approva le modalità operative per la realizzazione del piano di controllo. Gli interventi dovranno essere realizzati previa teleprenotazione ed effettuati da proprietari o conduttori dei fondi, GGVV, GAV, cacciatori abilitati art. 37 (LRT 3/94) e iscritti al Registro Provinciale della caccia al cinghiale. Preme ribadire che per area vocata alla specie si intende la zona nella quale il cinghiale rappresenta un’importante risorsa faunistico-venatoria e dove, attraverso l’attività venatoria, si persegue il mantenimento delle popolazioni di cinghiale a livelli di densità compatibili con le caratteristiche ambientali e con le attività antropiche; l’area non vocata è, al contrario, l’area dove il cinghiale va eradicato, poiché la sua presenza non risulta compatibile con le attività agricole e con la salvaguardia di ecosistemi particolarmente favorevoli alla piccola selvaggina e all’avifauna stanziale e migratoria. Va rilevato, tuttavia, che questa nuova classificazione del territorio in due soli tipi di aree comporterà delle problematiche di accettazione per coloro che erano tradizionalmente abituati a distinguere tre tipologie di aree per il cinghiale: aree vocate, aree non vocate e aree d’influenza. Solo una organizzazione territoriale nuova, con l'impegno attivo di personale di vigilanza, cacciatori motivati, tecnici faunistici e un controllo continuativo e capillare del territorio, potrà portare gradualmente a risultati positivi. 32 3.3 CERVIDI E BOVIDI 3.3.1.Capriolo Il capriolo è una specie autoctona per il territorio della provincia di Grosseto: l’attuale popolazione ha avuto origine da piccoli nuclei sopravvissuti (nel secolo scorso all’estinzione della specie in Italia) nelle aree più impervie o nelle grandi proprietà terriere presenti nel territorio provinciale. A partire dagli anni ‘60 la specie ha attraversato una fase di espansione e forte incremento demografico, arrivando a colonizzare gran parte del territorio (Sforzi e Ragni 1997). Attualmente il capriolo è diffuso sull’intero territorio provinciale, ad eccezione del promontorio dell’Argentario e delle isole. Le indagini genetiche (Lorenzini et al. 2004) condotte sulla popolazione ne hanno confermato l’appartenenza alla sottospecie italica, con l’esclusione di un piccolo nucleo originato dall’immissione di individui di origine centro-europea, avvenuta verso la metà degli anni ’50 nell’area del Monte Amiata (Mazzoni Della Stella 1990). Attualmente sono in corso ulteriori studi, condotti in stretta collaborazione con l’ISPRA, per monitorare il livello di ibridazione della popolazione. Il programma di gestione adottato per la popolazione di capriolo prevede un prelievo selettivo e conservativo mirato a mantenerne inalterate le caratteristiche biologiche, nel rispetto del patrimonio agro-silvo-pastorale. Sebbene la gestione faunistico venatoria del capriolo in provincia di Grosseto abbia visto il suo avvio appena nel 1997, a distanza di poco più di un decennio è stato raggiunto un elevato livello qualitativo di gestione, come confermato dai risultati delle indagini che vengono eseguite annualmente sulla popolazione. I progressi ottenuti nel corso degli anni nella capacità di controllo e corretta conservazione della specie sono direttamente correlati alle scelte fatte nella gestione del territorio e ai miglioramenti ottenuti nella realizzazione dei censimenti, e quindi nell’attendibilità delle stime numeriche che vengono elaborate. Nell’arco degli ultimi sette anni è proseguito l’obiettivo di una completa colonizzazione dell’area cacciabile del territorio provinciale. In particolare, l’abilitazione di nuovo personale, avvenuta nel 2006 e nel 2011, ha permesso di prevedere la creazione o l’ampliamento dei distretti di gestione, con il raggiungimento di un assetto territoriale ormai pressoché definitivo (Tab. 1). ATC GR 6 2005 2006 Superficie distretti 53.842 66.013 8 11 N. cacciatori 247 364 2007 2008 66.508 66.433 12 12 386 389 2009 2010 67.023 71.147 12 13 364 373 2011 13 Anno ATC Anno GR 7 2005 75.084 Superficie distretti 53.992 2006 62.041 33 N. distretti 435 N. N. distretti cacciatori 7 216 11 368 ATC 2007 66.942 13 362 2008 68.495 13 369 2009 2010 72.233 72.228 13 13 371 366 2011 13 2005 2006 75.645 Superficie distretti 28.153 31.741 2007 2008 29.816 31.900 6 6 201 208 2009 2010 37.024 40.042 7 7 205 211 2011 51.900 8 281 Anno GR 8 476 N. N. distretti cacciatori 4 115 5 194 Tabella 1 – Estensione complessiva dell’area di gestione del capriolo, numero di distretti e numero di cacciatori di selezione per ciascun ATC dal 2005 al 2011. Il processo di colonizzazione del territorio cacciabile dei tre ATC ha portato alla definizione di 34 distretti di gestione del capriolo, con un progressivo ampliamento della superficie utile cacciabile, passata da poco meno di 140 km2 del 2005 a oltre 200 della stagione venatoria 20112012. Grazie all’abilitazione di nuovo personale, il numero di cacciatori di selezione è pressoché raddoppiato, permettendo di ottenere un rapporto superficie / cacciatore ben equilibrato (Tab. 2). Stagione venatoria N° Distretti Ha gestiti N. cacciatori Ha / cacciatore 2005-06 19 135.987 578 235 2006-07 27 159.795 926 173 2007-08 31 163.266 949 172 2008-09 31 166.828 966 173 2009-10 32 176.280 940 188 2010-11 33 183.417 950 193 2011-12 34 202.629 1.192 170 Tabella 2 – Area di gestione del capriolo a disposizione di ciascun cacciatore dal 2005 al 2011. L’attendibilità delle stime quantitative elaborate per la popolazione di capriolo nei tre ATC provinciali è migliorata progressivamente nel corso degli ultimi anni, come conseguenza dell’aumento della percentuale di bosco campionata annualmente (tramite censimenti di aree campione di bosco nel periodo primaverile) (Fig.1). 34 9000 90% 8000 80% 7000 70% 6000 60% 5000 50% 4000 40% 3000 30% 20% 2000 10% 1000 0% SUP TOT CENSITA (ha) % BOSCO CENSITO 100% 0 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 ANNO sup censita TOT % TOT Figura 1 – Ettari di bosco censiti e percentuale di bosco campionata nel territorio di gestione dei tre ATC della provincia di Grosseto, dalla stagione venatoria 2005-06 a quella 2011-12. Se da un lato l’aumento nello sforzo di censimento ha contribuito al raggiungimento di questi risultati, grazie anche all’adozione di nuove tecniche di conteggio (Cimino 2003), dall’altro anche le scelte fatte per una gestione più cauta del territorio hanno avuto un ruolo determinante. Il graduale ampliamento dell’area di gestione ha permesso infatti di mantenere un rapporto ottimale tra numero di cacciatori ed estensione dell’area boschiva, con una superficie di bosco per cacciatore sempre prossima ai 100 ettari (Tab. 3). Anno 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Sup tot bosco gestita (ha) 68.518 87.004 89.463 91.764 94.394 98.368 105.175 Ettari di bosco (ha) per cacciatore 118,5 94,0 94,3 95,0 100,4 103,5 88,2 Tabella 3 – Estensione dell’area boschiva del territorio di gestione e superficie di bosco per cacciatore negli ATC grossetani, dalla stagione venatoria 2005-06 a quella 2011-12. Al fine di ottenere un controllo ottimale delle popolazioni di capriolo, a partire dalla stagione venatoria 2004-05, è stata intrapresa una gestione più unitaria del territorio provinciale, con una omogeneità di interventi tra ATC e alcuni istituti faunistici: nel caso delle AFV ricadenti all’interno dei Distretti di caccia è stata infatti prevista la creazione di comprensori omogenei di gestione, contenenti il territorio cacciabile del Distretto interessato e quello delle AFV in esso contenute. Questo ha comportato anche un ulteriore allargamento del territorio complessivo di gestione che, nel 2011, è arrivato a superare i 220 km2 (Tab. 4). 35 Stagione venatoria N° Distretti 2011-12 34 Ha gestiti (ATC) 202.629 N° AFV Ha gestiti (AFV) Ha tot. gestiti (ATC+AFV) 18 21.408 * 224.037 Tabella 4 – Numero di Distretti e numero di AFV della provincia di Grosseto interessate dal piano unitario di gestione ed estensione complessiva dell’area di gestione nella stagione venatoria in corso (* sono escluse le AFV non rientranti nel piano unitario di gestione). La politica di gestione unitaria (ATC-AFV) del territorio provinciale ha comportato, nel caso dell’esecuzione dei censimenti, un ulteriore incremento nello sforzo di campionamento, resosi necessario per compensare l’allargamento della superficie di bosco gestita. Nel complesso del territorio unitario di gestione, l’area campione di bosco censita nell’ultima stagione venatoria ha superato gli 8,5 km2, corrispondenti all’8% circa dell’area boschiva (Tab. 5). Stagione venatoria Superficie tot. bosco gestita (ha) Superficie bosco censita negli ATC (ha) Superficie bosco censita nelle AFV (ha) Superficie tot. censita (ha) % bosco censito 108.743 7.734 901 8.635 7,9 2010-11 Tabella 5 – Estensione complessiva dell’area boschiva del territorio di gestione unitaria (ATC+AFV) della Provincia di Grosseto, estensione di bosco censito e percentuale campionata nell’ultima stagione venatoria. I progressi ottenuti nella gestione del territorio e nella capacità di monitoraggio della popolazione hanno avuto effetti positivi sulla capacità di controllo della popolazione di capriolo. Il numero complessivo di capi assegnati nei tre ATC ha fatto segnare un deciso incremento, passando dai 1.800 capi circa del 2005 ai quasi 3.400 dell’ultima stagione venatoria (Fig. 2). 4.000 3.387 CAPI ASSEGNATI . 3.500 3.185 3.000 2.552 2.730 2.834 2.872 2008-09 2009-10 2.500 2.000 1.816 1.500 1.000 500 0 2005-06 2006-07 2007-08 2010-11 2011-12 STAGIONE VENATORIA Figura 2 – Piani di prelievo del capriolo negli ATC della provincia di Grosseto dalla stagione venatoria 2005-06 a quella 2011-12. 36 Se da un lato il numero di capi abbattuti nel complesso dei tre ATC è progressivamente aumentato (di quasi 1.200 unità tra il 2005 e il 2010), dall’altro la percentuale di realizzazione dei piani di prelievo non ha subìto particolari variazioni nel corso degli ultimi anni, con valori di realizzazione comunque sempre superiori all’80 % (Fig. 3). 100% 82,5% 81,1% 82,6% 83,0% 3.000 80% 2.500 60% 2.000 1.500 40% CAPI ASSEGNATI % REALIZZAZIONE PIANO 3.500 84,5% . 80,8% 85,5% 1.000 20% 500 0% 0 2005-06 2006-07 2007-08 2008-09 2009-10 2010-11 2011-12 STAGIONE VENATORIA capi assegnati % realizzazione piano Figura 3 – Numero complessivo di caprioli abbattuti e percentuale di realizzazione del piano di prelievo negli ATC della provincia di Grosseto, dalla stagione venatoria 2005-06 a quella 2011-12. Il numero di capi abbattuti annualmente è pertanto incrementato in maniera direttamente proporzionale alla consistenza del piano di abbattimento formulato (Fig. 4). 3.500 3.000 N. CAPI 2.500 2.000 1.500 1.000 500 0 2005-06 Assegnati 2006-07 Abbattuti 2007-08 2008-09 2009-10 2010-11 2011-12 STAGIONE VENATORIA Figura 4 – Numero di caprioli complessivamente assegnati e abbattuti negli ATC della Provincia di Grosseto, dalla stagione venatoria 2005-06 a quella 2011-12. 37 Nella tabella 6 sono riassunte le principali informazioni relative alla stima quantitativa della popolazione di capriolo gestita e alla capacità di controllo della popolazione per ciascuna stagione venatoria. Come effetto dell’attuazione di una politica più prudenziale di gestione del territorio, la consistenza (stimata) della popolazione di capriolo soggetta al controllo selettivo è cambiata notevolmente nel corso degli ultimi sei anni, passando dai 15.000 capi del 2005 ai 25.000 circa del 2010. Grazie ai buoni risultati ottenuti nel monitoraggio della popolazione, il numero complessivo di capi previsti dai piani annuali di assestamento è passato dai 1.500 circa del primo triennio ai 2.500 circa delle ultime due stagioni venatorie, con significative percentuali di assegnazione e prelievo della popolazione (Tab. 6). Stagione venatoria Consistenza stimata (N° distretti) Densità stimata (n°capi / 100 ha) Piano di prelievo % prelievo assegnata Capi abbattuti % prelievo realizzata 2005-06 15.310 (19 DS) 11,3 1.816 11,9 1.468 9,6 2006-07 20.123 (27 DS) 11,4 2.552 12,7 2.069 10,3 2007-08 21.936 (31 DS) 13,4 2.730 12,4 2.255 10,3 2008-09 22.320 (31 DS) 13,4 2.834 12,7 2.352 10,5 2009-10 23.103 (32 DS) 13,0 2.872 12,4 2.427 10,5 2010-11 24.805 (33 DS) 13,7 3.185 13,6 2.629 10,6 Tabella 6 – Stime quantitative della popolazione gestita, piani di prelievo, percentuale di prelievo assegnata rispetto al censito, realizzazione quantitativa del prelievo e percentuale di prelievo realizzata rispetto al censito, negli ATC della provincia di Grosseto, dalla stagione venatoria 2005-06 a quella 2010-11. Come conseguenza dell’adozione di una politica unitaria di gestione del territorio (ATC+AFV), nella stagione venatoria 2010-11 la consistenza della popolazione di capriolo complessivamente gestita sul territorio provinciale è stata di circa 30.000 capi, con percentuali assegnate e realizzate di prelievo della popolazione del 12% e del 10% rispettivamente, e con un prelievo complessivo di circa 3.000 unità (Tab. 7). Anno Consistenza stimata Piano di prelievo % prelievo assegnata Capi abbattuti % prelievo realizzata 2010-11 29.960 3.655 12,2 2.986 10,0 Tabella 7 – Stima quantitativa della popolazione gestita, piani di prelievo, percentuale di prelievo assegnata rispetto al censito, realizzazione quantitativa del prelievo e percentuale di prelievo realizzata (rispetto al censito) nel territorio di gestione unitaria (ATC + AFV) della provincia di Grosseto, nella stagione venatoria 2010-11. Il risultato ottenuto nella realizzazione del prelievo appare più che soddisfacente, se pur non ancora ottimale; inoltre la formulazione attenta di piani di prelievo annuali basati sulle reali caratteristiche della popolazione ha permesso di intervenire salvaguardando prima di tutto la struttura della popolazione stessa. Uno dei problemi più comuni legati alla gestione venatoria è infatti quello della destrutturazione delle popolazioni soggette a prelievo. I dati raccolti con la realizzazione degli abbattimenti permettono di valutare le caratteristiche della popolazione gestita e la correttezza dell’attività gestionale esercitata. A questo proposito, un dato molto incoraggiante, che conferma la validità dell’indirizzo gestionale adottato, è il risultato fornito dalla stima della 38 struttura di popolazione del capriolo in base all’analisi dell’usura della tavola dentaria dei capi abbattuti nel corso dell’ultima stagione di caccia: a ormai quindici anni dall’avvio della gestione venatoria, la struttura della popolazione è rimasta infatti molto simile a quella naturale (Tab. 8). Classe di età (anni) N % % teorica ottimale 2–3 628 53,6 46,4 4–5 276 23,5 23,2 6–7 117 10,0 16,1 8–9 86 7,3 10,7 >9 65 5,5 3,6 TOT. 1.172 * 100,0 100,0 * campione pari al 7% della consistenza della popolazione adulta stimata Tabella 8 – Struttura della popolazione adulta di capriolo stimata in base all’analisi dell’usura della tavola dentaria dei caprioli adulti abbattuti nella stagione venatoria 2010-11. Le densità determinate alla fine della stagione venatoria, prendendo in esame i dati dal 2005 al 2011, risultano essere leggermente in crescita, ma sempre comprese tra i 10 e i 12 capi ogni 100 ettari (Tab. 9) 13842 Superficie (ha) 135.987 Densità post abbattimento 10,18 2.069 18054 159.795 11,30 21.936 2.255 19681 163.266 12,05 2008-2009 22.320 2.352 19968 166.828 11,97 2009-2010 23.130 2.427 20703 176.280 11,74 2010-2011 24.805 2.629 22176 183.417 12,09 Anno Stimati Abbattuti Rimanenti 2005-2006 15.310 1.468 2006-2007 20.123 2007-2008 Tabella 9 – Densità di caprioli al termine della stagione venatoria, dal 2005 al 2011. Lo sforzo di caccia (inteso come numero medio di giornate di caccia necessarie per l’abbattimento di un capo della specie) è riportato nella sottostante tabella 10. Stagione venatoria Abbattuti Giornate di caccia Sforzo di caccia (N giornate di caccia/capo prelevato) 2005-2006 1.468 13.398 9,13 2006-2007 2.069 22.394 10,82 2007-2008 2.255 23.275 10,32 2008-2009 2.352 23.243 9,88 2009-2010 2.427 23.020 9,48 2010-2011 2.629 24.556 9,34 Tabella 10 – Sforzo di caccia conseguita nelle stagioni venatorie dal 2005 al 2011. 39 Daino e muflone La presenza di nuclei appartenenti a queste due specie (entrambe alloctone per il territorio provinciale) è dovuta unicamente a immissioni accidentali avvenute in tempi recenti. Mentre per il muflone la presenza è ancora fortemente ridotta e ben circoscritta, nel caso del daino la diffusione riguarda molte realtà del territorio provinciale, se pur con una distribuzione sempre piuttosto localizzata: questa specie deve la sua presenza ad immissioni avvenute a partire dagli anni 60’ da recinti di allevamento realizzati in varie località della Provincia; tuttavia la sua presenza è rimasta in gran parte limitata alle aree più prossime alle situazioni di origine, senza che i diversi nuclei finissero per fondersi in un unica popolazione (così come già indicato da Sforzi e Ragni nel 1997). Per le popolazioni di queste due specie, entrambe in forte contrasto con il patrimonio agrosilvo-pastorale, nonché con il programma di conservazione del capriolo italico (Focardi et al. 2009), il programma gestionale adottato prevede un prelievo selettivo mirato a contenerne fortemente la diffusione. 3.3.2.Daino La gestione venatoria del daino ha sempre interessato una porzione significativa del territorio dei tre ATC, coinvolgendo buona parte del personale abilitato. Tuttavia, la presenza occasionale e frammentaria della specie sul territorio ne ha reso difficoltosa la gestione, sia per quanto riguarda la capacità di elaborare stime numeriche attendibili, sia per quanto riguarda la capacità di prelievo. Nel corso degli anni il territorio di gestione della specie è lentamente incrementato, passando da 92 km2 del 2005 a 127 km2del 2011. Nel corso dell’ultima stagione venatoria la gestione della specie ha interessato 21 distretti di caccia, coinvolgendo 763 cacciatori di selezione (Tab. 7). ATC Anno 2005 2006 2007 GR 6 2008 2009 2010 2011 ATC Anno 2005 2006 2007 GR 7 2008 2009 2010 2011 Superficie distretti 46.351 45.622 45.802 48.563 49.189 50.257 48.954 Superficie distretti 25.927 30.589 30.318 31.588 31.410 31.747 33.548 40 N. N. distretti cacciatori 7 244 9 276 9 266 9 274 9 260 9 275 8 284 N. N. distretti cacciatori 4 124 6 181 6 163 6 165 6 165 6 168 6 223 ATC Anno 2005 2006 2007 GR 8 2008 2009 2010 2011 Superficie distretti 19.818 23.941 25.660 33.001 33.540 34.154 44.926 N. N. distretti cacciatori 3 115 3 115 5 105 5 164 6 183 6 182 7 256 Tabella 7 – Estensione complessiva dell’area di gestione del daino, numero di distretti e numero di cacciatori di selezione per ciascun ATC, dal 2005 al 2011. Le informazioni relative alla presenza del daino sono state ricavate da avvistamenti effettuati mediante la realizzazione di percorsi nel periodo primaverile. Le informazioni raccolte hanno permesso però di elaborare solo degli indici di abbondanza relativa (IKA) e, a partire dalla stagione venatoria 2007-08, anche delle stime del numero minimo di capi presenti nella popolazione. Le limitazioni dovute al tipo di metodologia di conteggio impiegata hanno imposto la formulazione di un prelievo basato sia sulle percentuali di realizzazione degli abbattimenti ottenute negli anni precedenti, sia sul confronto con le stime di abbondanza relativa della popolazione raccolte nelle precedenti stagioni venatorie. (Tab. 8). ATC Anno N. capi GR 6 2005 2006 2007 2008 2009 2010 412 332 343 330 ATC Anno N. capi GR 7 2005 2006 2007 2008 2009 2010 191 216 208 261 ATC Anno N. capi 2005 2006 2007 2008 2009 2010 229 201 219 224 GR 8 Piano prelievo 43 50 87 89 81 75 Piano prelievo 35 38 40 43 45 62 Piano prelievo 52 41 42 65 63 59 N. capi abbattuti 34 24 62 46 28 50 N. capi abbattuti 16 22 21 26 24 28 N. capi abbattuti 18 22 27 28 20 20 Tabella 8 – Numero minimo di daini stimato, piano di prelievo proposto e realizzato negli ATC della provincia di Grosseto, dal 2005-06 al 2010-11. 41 3.3.3.Muflone La gestione venatoria del muflone ha preso il via a partire dalla stagione venatoria 2007-08, interessando una piccola porzione del territorio degli ATC GR 8 (dal 2007) e GR 7 (dal 2009), coinvolgendo pertanto solo in minima parte il personale abilitato (Tab. 9). ATC Anno 2009 GR 7 2010 2011 ATC Anno 2007 2008 GR 8 2009 2010 2011 Superficie distretti 4.300 4.772 5.185 Superficie distretti 5.894 7.417 7.417 7.417 7.417 N. N. distretti cacciatori 20 1 21 31 N. N. distretti cacciatori 1 42 50 53 2 55 55 Tabella 9 – Estensione dell’area di gestione del muflone, numero di distretti e numero di cacciatori di selezione per ciascuno dei due ATC interessati dalla presenza della specie, dal 2007-08 al 2011-12. Per questa specie, le informazioni relative all’abbondanza della popolazione sono state elaborate mediante la stima del numero minimo di capi avvistati da punti favorevoli nel corso di osservazioni effettuate nel periodo primaverile. La stesura dei piani di prelievo si è basata interamente sulle informazioni raccolte nel corso delle sessioni di avvistamento, con l’assegnazione di tutti i capi effettivamente avvistati. Analogamente al daino, anche per il muflone la realizzazione del prelievo è risultata difficile, con risultati comunque accettabili nei distretti di caccia dell’ATC 8. Per quanto riguarda il piccolo nucleo presente nell’ATC 7, il controllo selettivo non ha dato risultati nei primi due anni di attività, con realizzazione nulla (Tab. 10). ATC Anno GR 7 2009 2010 Piano prelievo 19 17 Piano prelievo 54 74 52 39 N. capi 19 17 ATC Anno N. capi 2007 2008 GR 8 2009 2010 54 74 52 39 N. capi abbattuti 0 0 N. capi abbattuti 4 20 7 6 Tabella 10 – Numero minimo di mufloni stimato, piano di prelievo proposto e realizzato negli ATC della provincia di Grosseto, dal 2007-08 al 2010-11. 42 3.4 PROPOSTE GESTIONALI Secondo quanto previsto dalla normativa vigente viene riconfermata la caccia di selezione come unico strumento di gestione venatoria per le popolazioni di cervidi e bovidi. A breve-medio termine l'obiettivo fondamentale del presente PFVP è quello di estendere le procedure gestionali finora applicate nei 3 ATC ad altri istituti faunistici, approfondendo le conoscenze di base, raccogliendo con omogeneità e sistematicità informazioni su consistenza e struttura di popolazione delle specie presenti, archiviando metodicamente e analizzando i dati e promuovendo indagini scientifiche. Si evidenzia in particolare come il progressivo miglioramento della gestione passi attraverso la preparazione del personale coinvolto nella gestione stessa, attraverso seminari, conferenze, corsi di specializzazione e, in particolare, di aggiornamento. Il successo reale della gestione faunistico-venatoria di queste specie passa attraverso il legame dei selecontrollori alla propria zona di censimento e prelievo, ovvero a tutto il territorio. In questo senso si ritiene opportuno che anche i selecontrollori che abbiano optato per la scelta della forma di caccia in via esclusiva agli ungulati debbano svolgere le operazioni di censimento, al pari degli altri selecontrollori, in ogni distretto in cui esercitano l’attività venatoria. Questi potranno iscriversi ad un massimo di 3 distretti nel territorio provinciale, comunque in non più di due ATC, e la priorità per l’iscrizione al distretto e l’assegnazione dei capi non dovrà comportare l’esclusione degli altri cacciatori. Importante risulta che ogni fase di pianificazione e realizzazione delle linee gestionali segua un alto profilo tecnico, assolutamente fondamentale quando si ha a che fare con gli ungulati. Questo significa per i Comitati di gestione degli ATC, per i titolari di autorizzazione di AFV e per tutti i soggetti a vario titolo impegnati nella gestione di queste specie, seguire le indicazioni contenute nel presente PFVP, nella letteratura specialistica e nei vari documenti tecnici. Per quanto riguarda le popolazioni di daino, muflone e cervo, si propone una gestione non conservativa della specie, ovvero tendente ad una sua sostanziale diminuzione. La gestione faunistico venatoria delle popolazioni di Cervidi presenti negli ATC e negli Istituti Faunistici pubblici e privati della Provincia di Grosseto si pone dunque i seguenti obiettivi prioritari: a) la conservazione delle popolazioni di capriolo ed il mantenimento delle caratteristiche di struttura di popolazione, con particolare riguardo al capriolo italico; b) l’adozione per le singole specie/popolazioni di interventi di contenimento numerico e di limitazione degli areali di distribuzione nelle aree dove si verificassero danni alle colture agro-forestali; c) la definizione ed il monitoraggio nel tempo, con metodi omogenei e comparabili, dei parametri di popolazione delle specie presenti, oltre che negli ATC, nelle diverse tipologie di istituti e strutture individuate nel PFVP; d) la definizione, il raggiungimento e/o il mantenimento di densità locali di popolazione compatibili con le attività agro-silvo-pastorali; e) la redazione, l’organizzazione ed il completamento di appropriati piani di prelievo selettivi annuali ed eventuali interventi di contenimento numerico. La gestione faunistico - venatoria delle popolazioni di Cervidi e Bovidi deve consentire un prelievo venatorio sostenibile, nel rispetto della struttura delle popolazioni, per sesso e classi d'età. Per il raggiungimento delle finalità della gestione, qualsiasi intervento di introduzione nel territorio provinciale di Cervidi e Bovidi è da considerarsi vietato. Per il raggiungimento delle finalità del presente PFV i responsabili della gestione faunistica delle diverse unità territoriali di gestione (ATC, Istituto faunistici pubblici e privati), dovranno procedere alla definizione delle densità di ciascuna specie e basare su questa la percentuale di prelievo secondo le indicazioni dell’ISPRA. 43 Le percentuali di prelievo rispetto alle densità dovranno essere definite per ciascuna specie e rappresentare l’obiettivo da raggiungere per assolvere alle finalità di gestione e per rendere compatibile l’attività venatoria. Andrà tuttavia tenuta presente la necessità di continuare a salvaguardare la popolazione di capriolo italico (Capreolus capreolus italicus): infatti deve essere ricordato che, mentre sul territorio provinciale questa sottospecie costituisce la gran parte della popolazione, a livello nazionale esso rappresenta il nucleo più numeroso sopravvissuto in Italia (ISPRA, 2009). A tal proposito si procederà prevedendo una gestione più contenitiva in quei distretti di caccia contenenti nuclei residui di capriolo europeo (Capreolus capreolus capreolus) (così come indicato dagli studi di genetica condotti - in collaborazione con l’ISPRA - sistematicamente sulla popolazione), attuando una gestione più conservativa (compatibilmente con la salvaguardia del patrimonio agroforestale) sul resto della popolazione. I metodi di calcolo della densità (effettiva o stimata) di popolazione si possono distinguere in: • censimenti esaustivi che riguardano il conteggio completo degli animali presenti in una determinata superficie in un dato momento (utile nel caso di piccoli territori di gestione, p.es. AFV); • censimenti per aree campione, che riguardano il conteggio completo degli animali presenti in una porzione (fissa) di una data superficie in un dato momento; • stima del numero minimo di capi complessivamente avvistati, da punti favorevoli di avvistamento o su percorso, per una stima della densità minima di popolazione nel caso di piccoli nuclei di cervo, daino e muflone. I principali metodi di conteggio impiegabili per ciascuna specie sono: - capriolo - Battute per aree campione in aree con prevalenza di bosco e/o i conteggi da punti fissi in aree a ridotta superficie boscata (< 50 %); - daino, muflone e cervo - conteggio da punti fissi nel periodo primaverile. Secondo quanto riportato nella Delibera CR 3 del 2012 (PRAF – Allegato A), la Regione Toscana raccomanda di adottare anche gli indici cinegetici per la verifica dei trend annuali delle popolazioni, ed in particolare il numero di capi prelevati, la densità di abbattimento (n° capi prelevati/km²) e lo sforzo di caccia (n° giornate di caccia/capo prelevato). L’obiettivo primario è dunque quello di una gestione complessiva dei 3 comprensori omogenei individuati dal PFV che preveda la definizione degli obiettivi da conseguire per gli ATC e tutti gli istituti e strutture individuate con stesura di piani di gestione. Nel piano di gestione devono essere fissati: • definizione di percentuali di prelievo finalizzate al raggiungimento di densità compatibili con il territorio agro-silvo-pastorale; • elaborazione di piano di prelievo, ed eventuale piano di controllo; • stesura di un piano di miglioramento ambientale e di prevenzione dei danni con relative modalità di attuazione ed eventuale impegno economico. In particolare, il piano di prelievo o di controllo deve essere previsto per ciascuna specie, ed eventualmente suddiviso tra abbattimento e cattura per ciascuna unità di gestione. Il piano di prelievo dovrà essere articolato inoltre per sesso e classe di età con indicazione numerica e percentuale di ciascuna categoria rispetto al totale dei prelievi previsti, con indicazione del rapporto tra maschi e femmine (piccoli esclusi) e del rapporto di prelievo piccoli/femmine; La gestione degli ungulati non può non essere accompagnata da un adeguato impegno da parte di tutti i soggetti coinvolti nella gestione per raccogliere tutti i dati gestionali che risultano di estrema importanza, permettendo ad esempio di conoscere gli sforzi di caccia, di stimare le consistenze, di delineare il rendimento e lo stato di salute delle popolazioni di ungulati. 44 La presenza di un numero così elevato di istituti interessati alla gestione, aumenta notevolmente il rischio di dispersione e mancato utilizzo dei dati raccolti. Diventa quindi fondamentale per la Provincia provvedere a uniformare le metodologie di raccolta, per l’archiviazione centralizzata dei dati censuari e venatori e pubblicazione dei consuntivi. Ai sensi dell’art. 87 del Regolamento regionale di attuazione della LRT 3/1994 si individuano per il capriolo 6 unità di gestione nel territorio provinciale: • ATC GR 6 Unità di gestione EST • ATC GR 6 Unità di gestione OVEST • ATC GR 7 Unità di gestione EST • ATC GR 7 Unità di gestione OVEST • ATC GR 8 Unità di gestione EST • ATC GR 8 Unità di gestione OVEST Su indicazioni della Regione Toscana (Delibera del CR 3/2012 PRAF – Allegato A), al fine di determinare il livello di capienza dei distretti per il capriolo, ovvero di individuare il massimo numero di cacciatori che possono essere assegnati al distretto stesso, devono essere seguiti i seguenti princìpi: - un distretto è considerato saturo quando il rapporto cacciatore/SAF di territorio cacciabile sia uguale o inferiore a 1/100 ha; - in considerazione di quanto precedentemente indicato, un distretto viene considerato saturo quando il rapporto tra la media negli ultimi 3 anni del piano di prelievo e il numero dei cacciatori sia uguale o inferiore a 2 capi/cacciatore; - un distretto definito saturo secondo i criteri precedentemente descritti non lo è più qualora la densità di caprioli nel distretto superi quella sostenibile per più di due anni consecutivi. In caso di richieste di assegnazione a un distretto superiori alla sua capacità massima, verrà effettuata la rotazione tra i cacciatori di selezione che abbiano la residenza anagrafica al di fuori della provincia di Grosseto La previsione delle densità obbiettivo del capriolo entro i limiti definiti dal PRAF (2-10 capi 100/ha) pone delle evidenti difficoltà dato che l’approvazione dei piani di abbattimento da parte dell’ISPRA parte dal presupposto che si possa autorizzare un piano di abbattimento del capriolo solo nel caso in cui si stimi una densità di almeno 10 capi/100 ha. Tutto ciò detto si intende programmare una gestione che sia tesa a raggiungere nel periodo di programmazione del piano per tutti i distretti la densità obbiettivo di 10 capi/100 ha. Fanno eccezione i solo distretti di caccia dove è presente la sottospecie italico. Il piano nazionale di tutela e salvaguardia della sottospecie Capreolus capreolus italicus individua infatti il territorio della Provincia di Grosseto come uno dei pochi luoghi dove poter effettuare delle catture di capi per costituire delle popolazioni utili a ripopolare aree dove la sottospecie italico era presente e per motivi vari non lo è più. La Provincia di Grosseto da vari anni conduce analisi genetiche di campioni di tessuto al fine di verificare la presenza del capriolo italico su tutti i distretti di caccia al capriolo. Nel corso degli ultimi anni le indagini genetiche sono peraltro estese anche al DNA nucleare con una maggior certezza dei risultati. Nel caso dei distretti di caccia in cui è stata rilevata la presenza di caprioli con patrimonio genetico riferibile al solo capriolo italico la densità obbiettivo, che potrà essere cambiata anno per anno nel piano di gestione annuale degli ungulati, è quella indicata nella tabella seguente: 45 - CAPRIOLO Italico Italico Italico Ibrido Italico Ibrido Italico Italico Italico Italico Italico Italico Ibrido Ibrido Ibrido Ibrido Ibrido Ibrido Ibrido Ibrido Ibrido Ibrido Ibrido Ibrido Ibrido Ibrido Ibrido Italico Ibrido Ibrido Ibrido Italico Italico ATC GR 6 GR 7 GR 8 DS DS 1 DS 2 DS 3 DS 4 DS 11 DS 12 DS 14 DS 19 DS 24 DS 25 DS 26 DS 30 DS 33 DS 5 DS 6 DS 8 DS 13 DS 15 DS 16 DS 18 DS 20 DS 21 DS 22 DS 27 DS 28 DS 29 DS 7 DS 9 DS 10 DS 17 DS 23 DS 31 DS 32 LOCALITA' Prata-Niccioleta Sassofortino-Torniella Pari-Casal di Pari Sticciano-Paganico Massa Marittima - Prata Civitella P - Paganico Roccatederighi-Boccheggiano Montieri-Travale Monterotondo Tatti-Ribolla Follonica Castellaccia Gavorrano Campagnatico-Istia-Roselle Monticello-Arcidosso Magliano Cinigiano – S. Rita Seggiano - Pescina Stribugliano-Cana Scansano-Pancole S.Fiora-Bagnore Roccalbegna-Murci Baccinello-Poggioferro Castiglione della Pescaia - Tirli Batignano-Monteorsaio Rispescia-Montiano Castell'Azzara - Montevitozzo Capalbio Nord - Orbetello Manciano S.Martino - Semproniano Sorano Orbetello Capalbio Sud - Manciano 46 Densità obbiettivo nel periodo di programmazione del PFVP capi/100 ha 17 15 15 10 15 10 17 17 17 17 13 12 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 ZONE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA 47 Le Zone di Ripopolamento e Cattura rappresentano l’istituto di primaria importanza nella gestione faunistica sia per la fauna selvatica cosiddetta “di qualità” sia per quella non oggetto di caccia. In Provincia di Grosseto, a seguito di specifica convenzione, sono gestite dagli ATC in collaborazione fin dal 2003. A questi istituti la legge affida un compito particolarmente importante: la riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale e la cattura della stessa per l'immissione sul territorio. Le ZRC hanno così il ruolo principale di incrementare la consistenza delle popolazioni naturali di lepri, fagiani e pernici rosse (sia attraverso la cattura e il rilascio in nuove aree, sia attraverso l'irradiamento spontaneo derivante dalla dispersione) e costituiscono un significativo areale di stazionamento, rifugio e riproduzione di molte altre specie selvatiche sia protette che non protette. Alla fine del 2011 sono presenti 25 ZRC che occupano una superficie complessiva di 19.979 ettari pari al 4,56% della Superficie Agro-Forestale (SAF). La dimensione media di questi istituti di tutela è di 791 ettari e solo 5 Zone sono superiori ai 1000 ha (tutte nell’ATC GR 7). Proprio questo aspetto è stato considerato nel corso delle vigenza del PFVP approvato nel 2006: molte sono state le modifiche tese a diminuire dimensioni ritenute eccessive. Dimensioni comprese tra i 1000 e i 600 ettari, per le tipologie ambientali presenti in Provincia di Grosseto, per la facilità di controllo delle popolazioni delle popolazioni di cinghiali e per facilità gestionali in generale, sono considerate come quelle favorevoli a soddisfare le esigenze biologiche della fauna selvatica stanziale e per una sua gestione “naturale”. La ripartizione territoriale tra i tre ATC GR6, GR7 e GR 8 risente delle evidenti differenze che ci sono a livello di tipologia territoriale, di distribuzione delle proprietà, oltre che storico. In effetti se solo si prende ad esempio il comprensorio Grosseto Nord questo è caratterizzato dalla rilevante presenza di elevate aree boscate molto estese delle quali molte di proprietà “pubblica” (demani forestali regionali etc…) e il territorio “destinabile” alla gestione sotto la forma della ZRC è effettivamente limitato. 48 ATC 6 7 8 NOME GHIRLANDA LITIANO CORNACCHIAIO CASTEANI FOLLONICA MONTELATTAIA Tot. ATC GR 6 MONTENERO PORRONA SASSO D'OMBRONE CACCHIANO STICCIANESE BACCINELLO PRESELLE POGGIO LA MOZZA S. LORENZO GORARELLA CANCELLONE POMONTE MONTIANO S. CRESCENZIO Tot. ATC GR 7 LA SFORZESCA SATURNIA SAN MARTINO POGGIO MURELLA CARPINETA MONTEMERANO Tot ATC GR 8 Tot. PROV. GR Comune Massa M.ma Roccastrada Civitella P.co Roccastrada Follonica/Scarlino Roccastrada Castel del Piano Cinigiano Cinigiano Cinigiano Campagnatico Scansano Scansano Grosseto Grosseto Roccalbegna Scansano Magliano in T. Magliano in T. Castellazzara Manciano Manciano Manciano Manciano Manciano Ha da GIS 599 718 639 691 755 666 4.068 673 1.051 601 630 1.083 917 809 1.147 1.237 580 759 1.110 634 11.231 932 779 796 689 570 713 4.480 19.779 L’ATC GR 7 ha da gestire non solo il maggior numero di Zone ma è anche quello nel quale l’istituto ZRC rappresenta la % di SAF più elevata. Il territorio del Comprensorio Grosseto Sud, che per tipologia territoriale potrebbe essere considerato simlile al confinante Grosseto Centro, risente, in particolare nella zona costiera, della presenza di molti istituti a gestione privata di origine storica. ATC GR 6 ATC GR 7 ATC GR 8 Prov. GR n. ZRC 6 13 6 25 ha x ZRC % ZRC/SAF sup. media ZRC 4.068 3,29% 678 11.231 6,06% 864 4.480 3,59% 747 19.779 4,56% 791 49 Ha destinati a ZRC/Ha SAF Il processo di riqualificazione generale delle ZRC, operato dalla Provincia insieme agli ATC a partire fin dal 2000, ha portato ad una riduzione delle aree boscate, attraverso lo scorporo delle superficie forestali di maggiori dimensioni e quando possibile anche ad aumentare la distanza da zone boscate o altre ZRC o altre zone a divieto di caccia. In molte occasioni, pur considerando positiva la presenza di ridotte aree boscate, la gestione generale delle popolazioni di cinghiale finalizzata alla necessità di riduzione delle densità di questo ungulato ha influenzato talora oltre le effettive necessità delle ZRC. Allo stato attuale le ZRC sono caratterizzate da una presenza di bosco molto contenuta e utile per svolgere un ruolo positivo nei confronti della piccola selvaggina. La percentuale di bosco che mediamente è presente nelle ZRC grossetane è l’8,6%. Per alcune delle ZRC caratterizzate dalla maggiore percentuale di bosco sono proposte modifiche di perimetro tese a diminuire tale percentuale: Sforzesca, Saturnia, etc… 50 Nome LA SFORZESCA CACCHIANO SATURNIA CANCELLONE SASSO D'OMBRONE POGGIO MURELLA CORNACCHIAIO BACCINELLO SAN MARTINO LITIANO CASTEANI CARPINETA MONTELATTAIA PORRONA GHIRLANDA MONTENERO POMONTE MONTEMERANO STICCIANESE PRESELLE S. CRESCENZIO MONTIANO FOLLONICA POGGIO LA MOZZA S. LORENZO GORARELLA % area boscata/SAF 21,7% 16,8% 16,1% 16,1% 16,1% 13,4% 12,6% 10,9% 10,7% 10,6% 10,2% 8,9% 7,6% 7,3% 7,1% 6,1% 5,3% 4,6% 4,5% 4,2% 2,8% 1,4% 0,4% 0,1% 0,0% Nelle modifiche apportate ai confini nel corso della vigenza del PFVP è stata posta attenzione anche alla diversità ambientale, in termini di presenza ed estensioni di colture, di disponibilità idrica e di disturbo antropico, che influenzano marcatamente la produttività faunistica del territorio per la piccola selvaggina. Tali necessità, insieme alla indisponibilità di taluni proprietari hanno ulteriormente influenzato il perimetro. Le zone devono avere preferibilmente forma compatta, con un basso rapporto tra perimetro e superficie, con confini ben individuabili e facilmente sorvegliabili; non devono comprendere strade troppo trafficate o altre forme di rilevante disturbo antropico (aree fortemente urbanizzate, allevamenti), devono garantire una costante risorsa idrica, con corsi d’acqua perenni o laghetti e devono essere caratterizzate da forme di agricoltura diversificate e poco impattanti (uso moderato di prodotti chimici ecc.). I censimenti e le catture delle lepri L’analisi dei risultati dei conteggi notturni con l’ausilio del faro eseguiti in periodo tardo autunnale evidenziano un netto complessivo miglioramento dello status della Lepre all’interno delle ZRC, la cui densità media nel 2006 era di 8.5 capi/100 mentre nel 2011 raggiungeva il valore di 51 17,8 capi/100 ha. Il confronto delle densità stimate nel periodo che va dal 2006 al 2011 nelle ZRC presenti nei tre ATC grossetani evidenzia un netto incremento per l’ATC GR 7 e il GR 8 mentre per l’ATC GR 6 rimangono pressoché immutate le evidenti differenze tra le ZRC più produttive e le altre. In questo ATC sono state apportate le più importanti modifiche alle ZRC, con modifiche molto importanti per le ZRC Ribolla Casteani dalla quale si è originata la ZRC Casteani oltre alla ZRV Nebbiaie, la ZRC Torri Montorsi dalla quale si è originata la ZRC LItiano e nel corso del 2011 sono state apportate modifiche importanti anche alla ZRC Ghirlanda. Nello stesso ATC, sempre nel corso del 2011, è stata costituita la ZRC Montelattaia. Nell’ATC GR 6 pur mantenendo elevati livelli di produttività nella ZRC Follonica si è avuto un incremento nella densità della ZRC Cacchiano, mentre tutte le altre ZRC hanno subito modifiche tali da essere considerate alla stregua di nuovi istituti. ZRC ATC GR 6 RIBOLLA CASTEANI 2006 Densità Lepri: n. /100 ha 2007 2008 2009 2010 15,7 5,7 4,8 CASTEANI CORNACCHIAIO FOLLONICA GHIRLANDA TORRE MONTORSI 6,3 50,2 12 1,5 2011 2 4,9 43,4 46,3 14,2 8,6 2 1,7 LITIANO 2,2 3,5 35,1 4 5,4 2,1 31,6 7,2 5,8 13,9 47 7,4 2,5 3,2 8,7 Nell’ATC GR 6 la densità media (capi/100ha) è pressoché immutata dal 2006 (14,5) al 2011 (15) ZRC ATC GR 7 BACCINELLO CACCHIANO CANCELLONE MONTENERO MONTIANO POGGIO LA MOZZA POMONTE PORRONA PRESELLE SAN CRESCENZIO SAN LORENZO SASSO D'OMBRONE STICCIANESE Densità lepri: n. /100 ha 2006 2007 2008 2009 2010 2011 5,4 9,7 5,4 0,8 6,9 0,7 6,0 13,4 7,7 7,4 11,7 3,1 6,3 9,2 13,7 8,5 3,1 7,5 10,7 7,1 13,2 10,0 5,3 16,3 9,4 5,0 15,4 10,5 7,5 8,8 4,4 9,3 4,1 22,3 9,1 18,7 14,1 5,2 5,0 12,3 13,7 5,5 2,7 5,6 15,7 4,1 22,3 16,1 20,0 14,9 12,5 20,0 13,1 24,3 18,9 18,8 52 15,0 20,0 7,3 23,6 5,9 13,6 16,0 16,3 3,9 9,7 21,1 20,0 51,8 44,2 25,3 33,3 12,5 15,5 19,4 14,3 25,8 19,3 Nell’ATC GR 7 la densità media per 100 ha di SAF destinati a ZRC è decisamente aumentata dato che nel 2006 era pari a 6.5 (capi/100 ha) mentre nel 2011 è pari a 21. ZRC ATC GR 8 Carpineta 2006 Densità - Lepri/100 ha 2007 2008 2009 2010 2011 2,5 2 5 6 7 7 Montemerano 5 3 5 5 8 8 Poggio Murella 2,5 3 6 6 9 10 San Martino Sul Fiora 6,5 6,5 6 6 6 8 Saturnia 5 5 7 8 8 8 Sforzesca 4 3 6 12 13 12 Anche nell’ATC GR 8 la densità media per 100 ha di SAF destinati a ZRC è aumentata: nel 2006 era pari a 5,1 (capi/100 ha) e nel 2011 è pari a 10,6. A livello provinciale facendo un confronto tra la densità media tra ha di SAF destinato a ZRC nel 2006 e ha di SAF destinato a ZRC nel 2011 si ha un deciso incremento dato che il valore passa da 7,91 a 16,62 capi/100 ha. Al di là delle positive valutazioni sull’andamento delle densità di lepri nelle ZRC grossetane nel periodo 2006-2011 si deve evidenziare invece ancora un aspetto decisamente da migliorare quale la realizzazione di catture di soggetti da destinare al ripopolamento sia di altre ZRC che di ZRV o ai territori destinati alla caccia programmata. Date le densità sopra evidenziate si ritiene infatti che le potenzialità, in termini di capi catturare, delle ZRC grossetane siano praticamente, ad eccezione della ZRC Follonica, non sfruttate. Dal punto di vista numerico basta evidenziare che sebbene il numero dei soggetti di lepre catturati sia pressoché costante la densità media è più che raddoppiata. Ciò che infatti ci si propone di portare avanti nel periodo di vigenza del presente Piano è di programmare con gli ATC sessioni di cattura sotto il coordinamento della Provincia e, soprattutto, cercare di coinvolgere e stimolare il maggior numero possibile di proprietari e conduttori oltre ad altri operatori volontari. Gli ATC potranno a tal fine usufruire della possibilità di “scontare” una parte della quota di versamento per i cacciatori che si intendono iscrivere all’Ambito a tutti i volontari che collaboreranno alle operazioni di cattura. Una delle attività portate avanti che si intende inoltre proseguire è il monitoraggio sanitario dei soggetti catturati che può evidenziare la presenza di alcune patologie e a la necessità di porre, se del caso, le tempestive modifiche alle attività di cattura/ripopolamento. 53 Di seguito lo schema riassuntivo delle catture di lepri nelle varie ZRC nel periodo 20062011. ZRC RIBOLLA CASTEANI 2006 2007 2008 22 9 5 CASTEANI 2009 2010 2011 0 0 0 CORNACCHIAIO 0 0 0 0 FOLLONICA 77 69 82 81 GHIRLANDA 24 22 19 0 0 TORRE MONTORSI 0 0 0 0 0 LITIANO 67 70 MONTELATTAIA TOTALE ATC GR 6 123 100 106 81 67 70 BACCINELLO 0 0 0 0 0 0 CACCHIANO 0 0 0 0 0 0 CANCELLONE 0 0 0 0 0 0 MONTENERO 0 0 0 0 0 0 MONTIANO 0 0 0 0 0 0 POGGIO LA MOZZA 0 0 0 0 0 0 POMONTE 0 0 0 0 0 0 PORRONA 0 0 0 6 8 5 PRESELLE 0 0 0 0 0 10 SAN CRESCENZIO 0 0 0 0 4 6 SAN LORENZO 12 13 19 0 4 7 SASSO D'OMBRONE 0 0 0 0 0 0 STICCIANESE 0 0 0 0 0 0 TOTALE ATC GR 7 12 13 19 6 16 28 CARPINETA 0 0 0 0 0 0 MONTEMERANO 0 0 0 0 0 0 POGGIO MURELLA 0 0 0 0 0 0 S. MARTINO .S FIORA 0 0 0 0 0 0 SATURNIA 0 0 0 0 0 0 SFORZESCA 0 0 0 0 0 11 TOTALE ATC GR 8 0 0 0 0 0 11 TOTALE PROV. GR 135 113 125 87 83 109 54 I censimenti e le catture di fagiani Il confronto tra i dati di abbondanza del Fagiano dal 2006 al 2011 mostra un netto generale miglioramento. In tutti gli ATC grossetani si registrano incrementi negli indici medi di abbondanza. Il generale aumento della densità dei fagiani nelle ZRC conferma, così come per le lepri, l’aumento delle produttività faunistica in senso generale. Tale analisi, determinata per il fagiano da indici di abbondanza, può evidenziare solo l’incremento delle popolazioni rispetto al passato con scarsi riferimenti relativamente a valori assoluti di densità. Densità dei fagiani: IKA (n. fagiani osservati x km di transetto campione) ZRC RIBOLLA CASTEANI 2006 2007 2008 2,0 0,4 2,0 CASTEANI 2009 2010 2011 3,7 4,0 3,5 CORNACCHIAIO 3,5 2,0 2,2 2,5 2,8 1,4 FOLLONICA 13,2 14,8 16,9 13,1 8,0 14,1 GHIRLANDA 8,9 4,3 7,1 5,4 3,1 7,4 TORRE MONTORSI 1,0 0,4 1,9 2,6 2,3 1,0 LITIANO BACCINELLO 1,5 0,8 4,6 7,2 4,0 3,8 CACCHIANO 15,1 3,5 13,6 12,0 7,5 7,5 CANCELLONE 0,5 0,6 1,0 0,9 2,3 2,1 MONTENERO 7,4 4,0 9,8 13,2 8,0 8,1 MONTIANO 0,0 0,1 0,8 0,2 0,3 0,2 POGGIO LA MOZZA 2,6 2,9 3,3 4,4 4,2 3,1 POMONTE 1,9 4,6 3,8 3,6 4,5 6,1 PORRONA 4,8 5,0 5,1 4,4 6,7 6,0 PRESELLE 6,2 4,2 5,0 5,0 5,9 4,5 SAN CRESCENZIO 1,4 0,7 0,8 3,2 1,7 1,7 SAN LORENZO 7,0 10,7 10,3 7,4 7,8 5,4 SASSO D'OMBRONE 5,9 4,6 4,9 3,5 5,8 8,4 STICCIANESE 2,6 3,7 5,7 5,7 5,3 6,1 CARPINETA 2,8 4,1 1,3 0,6 2,2 2,7 MONTEMERANO 5,3 6,3 5,4 4,8 5,3 5,5 POGGIO MURELLA 1,6 2,8 2,7 3,3 3,2 3,6 S. MARTINO S. FIORA 1,1 1,6 1,0 3,0 3,7 4,7 SATURNIA 2,5 4,9 4,8 5,0 4,7 5,0 SFORZESCA 2,0 2,6 2,5 6,3 6,8 7,5 aumento (20062011) % -60,0% 6,8% -16,9% 153,3% -50,3% 320,0% 9,5% 19,2% 221,1% 25,0% -27,4% 21,4% -22,9% 42,4% 134,6% -4,2% 3,1% 125,5% 327,3% 103,7% 265,8% Ciò detto, il fatto che ben 8 ZRC su 23 abbiano registrato incrementi di densità di oltre il 100 % fa affermare che il buon lavoro condotto ha determinato un netto aumento della produttività delle stesse ZRC per la specie. Le considerazioni da farsi relativamente al numero di capi di fagiano catturati, al confronto tra le catture effettuate nel corso degli anni con l’aumento delle densità desumibile dall’aumento 55 degli IKA, si rivelano le medesime già fatte per la lepre. All’aumneto delle densità non è corrisposto l’aumento dei capi catturati. Ciò porterebbe a ipotizzare una buona potenzialità delle ZRC in termini di produzione faunistica anche per il fagiano mal sfruttata per quanto concerne i capi da catturare da destinarsi al ripopolamento delle altre ZRC, delle ZRV o del territorio destinato alla caccia programmata. FAGIANI CATTURATI NEL PERIODO 2006-2011 ZRC 2006 2007 2008 2009 RIBOLLA CASTEANI 30 32 2010 2011 65 CASTEANI 0 CORNACCHIAIO 0 3 40 20 28 17 19 FOLLONICA 162 184 197 203 148 148 GHIRLANDA 71 83 55 0 TORRE MONTORSI 12 0 24 LITIANO TOTALE ATC GR 6 0 26 36 32 278 339 361 257 201 199 BACCINELLO 0 0 0 0 12 12 CACCHIANO 20 34 15 38 33 30 CANCELLONE 0 0 0 0 0 0 MONTENERO 0 0 0 0 20 3 MONTIANO 0 0 0 0 0 0 POGGIO LA MOZZA 0 2 7 3 22 16 POMONTE 0 0 10 10 10 15 PORRONA 74 55 65 65 58 68 PRESELLE 10 9 0 4 12 24 0 0 0 0 0 0 SAN LORENZO 85 73 85 129 86 73 SASSO D'OMBRONE 10 11 16 18 16 17 0 0 24 12 30 34 SAN CRESCENZIO STICCIANESE 199 184 222 279 299 292 CARPINETA TOTALE ATC GR 7 13 9 0 0 0 0 MONTEMERANO 30 30 19 0 25 26 POGGIO MURELLA 13 0 19 0 0 0 S. MARTINO .S FIORA 14 14 0 0 0 25 4 0 0 0 6 20 13 13 0 15 32 42 TOTALE ATC GR 8 87 66 38 15 63 113 TOTALE PROV. GR 564 589 621 551 563 604 SATURNIA SFORZESCA 56 Se da una parte la ZRC svolge il suo ruolo di produzione di selvaggina riprodottasi allo stato naturale che si irradia nel territorio circostante, dall’altra si evidenziano delle carenze operative che se corrette potrebbero valorizzare ulteriormente questo istituto. A parziale scusante di tale evidente situazione c’è da considerare che molti istituti, poco o male gestiti nel passato, hanno subito profonde modifiche nel perimetro, soprattutto nell’ATC GR 6 come nell’ATC GR 7, e pertanto abbisognano di un congruo periodo di anni per poter essere in grado di sviluppare densità molto elevate di selvaggina riprodottasi allo stato naturale e di essere catturata ai fini del ripopolamento di altre ZRC. Il percorso intrapreso dalla Provincia fin dal 2006, la gestione affidata agli ATC, oltre a specifici progetti speciali ha comunque dato i suoi frutti. Un aspetto particolarmente importante dal punto di vista gestionale è rappresentato dai miglioramenti ambientali. Intendesi per ciò tutta quella serie di interventi finalizzati al miglioramento della ricezione faunistica del territorio. Nel caso delle ZRC si è voluto individuare tre ZRC distribuite sul territorio provinciale in modo da rappresentare le varie tipologie ambientali e nelle quali fare dei progetti di miglioramento ambientale, privilegiando soprattutto gli aspetti forestali, di riferimento per tutte le medesime tipologie di territorio in ogni istituto o struttura sia pubblico sia privato. Le ZRC individuate sono la ZRC Follonica, che rappresenta l’area di bassa collina, la ZRC Preselle l’area di media collina e la ZRC Sforzesca che rappresenta l’alta collina. I progetti elaborati potranno pertanto essere di riferimento per territori simili anche per il territorio destinato alla caccia programmata o per le AFV. 57 MIGLIORAMENTI AMBIENTALI NELLE ZRC (IN €) ZRC CORNACCHIAIO GHIRLANDA 2005-2006 7.740 1.806 2006-2007 2007-2008 2008-2009 2009-2010 2010-2011 3.179 1.290 1.290 LITIANO RIBOLLA CASTEANI TORRI-MONTORSI FOLLONICA TOTALE ATC GR 6 4.586 1.548 6.014 21.694 2.448 1.548 6.256 13.431 200 1.032 8.164 11.976 1.548 382 2.890 1.032 206 939 4.254 3.019 2.436 8.264 11.050 8.264 13.839 8.964 17.308 BACCINELLO 0 0 0 0 1.750 5.330 CACCHIANO 1883 3.236 1.756 2.654 3.020 3.090 CANCELLONE 0,00 0 0 0 0 0 MONTENERO 840 1.680 1.680 0 3.185 3.835 MONTIANO 0,00 3.004 2.167 1.860 2.800 3.250 1.364 2.080 3.344 1.355,00 100 0 POMONTE 1.120,00 0 0 0 0 0 PORRONA 3360 2.480 2.640 4.160 3.350 3.835 PRESELLE 896 900 0 1.900 1.415 2.800 S. CRESCENZIO 420 0 0 1.240 905 1.300 S. LORENZO GORARELLA 850 1.752 1.476 1.320 1.760 1.310 SASSO D'OMBRONE 3.240,00 1.943 2.744 2.108 3.970 4.795 STICCIANESE 1.792,00 1.120 0 0 500 0 16.215 12.463 16.606 24.735 32.889 POGGIO LA MOZZA TOTALE ATC GR 7 15.756 3.850 1.300 600 0 0 0 0 450 2.100 0 0 0 700 1.300 0 2.820 0 2.220 0 1.150 450 600 600 900 SAN MARTINO 2.715 3.513 2.004 5.680 1.140 9.740 LA SFORZESCA 5.519 7.545 5.273 8.333 9.438 10.035 TOTALE ATC GR 7 12.784 15.258 10.427 17.433 11.178 22.895 TOTALE PROV. GR 50.234 44.903 34.866 45.089 49.752 73.092 CARPINETA MONTEMERANO POGGIO MURELLA SATURNIA 58 PROPOSTE PER LA GESTIONE E PROPOSTE DI MODIFICA DEI CONFINI Dato il quadro conoscitivo sopra delineato gli obbiettivi che il presente Piano si pone sono: proseguire nell’incremento delle densità di popolazioni selvatiche con particolare attenzione alle specie di indirizzo (lepre, fagiano e pernice rossa), incrementare e sviluppare le attività di cattura di fagiani e lepri a favore di altre ZRC e di ZRV, mettere in campo tutte le attività utili alla diminuzione dei danneggiamenti delle popolazioni selvatiche alla colture agro forestali, favorire ulteriormente il ruolo delle ZRC quali ambito di tutela e sviluppo di tutte le popolazioni selvatiche, favorire il ruolo delle ZRC quale strumento ulteriore di tutela e salvaguardia delle specie endemiche (con particolare riguardo alla lepre italica), favorire la collaborazione tra Provincia, l’ATC, le Commissioni di Verifica e Controllo e i proprietari e conduttori dei fondi inclusi. Per questi obbiettivi si si definiscono le seguenti linee guida per la gestione: • Conferma della gestione in affidamento agli ATC che possono proporre alla Provincia modifiche e nuove istituzioni, oltre a formulare i piani di gestione annuale (concordati con la Commissione di Verifica e Controllo (CVC) e la Provincia stessa per quanto riguarda la fattibilità tecnica ed economica, sulla base di modelli predisposti dalla Provincia). • Promozione da parte delle Provincia e dell’ATC di forme di collaborazione tra Provincia, ATC e CVC. • Possibilità da parte delle CVC, ATC e Provincia di dotarsi di specifico personale per le operazioni nelle ZRC • Conferma della destinazione di almeno il 25% delle risorse economiche specificamente destinate a miglioramenti ambientali a proprietari o conduttori dei fondi nelle ZRC. Tale quota potrà essere destinata solo ai fondi inclusi nelle ZRC, nel caso ciò non dovesse accadere gli ATC provvederanno a mettere a disposizione della Provincia i fondi non utilizzati. • Attuazione di tutte le progettualità e possibili forme di finanziamento, oltre a quelle annuali regionali, per il funzionamento delle ZRC • Prevedere nel piano di gestione annuale per ogni ZRC almeno il 4% della superficie destinato a miglioramenti ambientali di cui al massimo un terzo ai “ristoppi”(ritardo della lavorazione dei terreni o della raccolta), senza considerare il ripristino e/o manutenzione dei punti d’acqua. 59 • Piani di cattura annuali da calendarizzare entro il 31 novembre di ogni anno e approvati dalla Provincia e comunque solo con densità stimate superiori a 10 capi/100Ha per la lepre e 15 capi/100Ha per il fagiano . • Dotazione per ogni ZRC di almeno due Guardie Volontarie a disposizione dell’ATC e/o della CVC • Il consenso dei proprietari ricadenti nelle ZRC per il rilascio di autorizzazioni all’espletamento di gare cinofile si ritiene espresso già al momento del consenso all’istituzione della ZRC. Al fine di non creare eccessivo disturbo alla selvaggina, peraltro nel periodo interessato dalla riproduzione, le gare cinofile potranno essere svolte fino ad un massimo di 5 giorni complessivi per ZRC. Le gare cinofile all’interno delle ZRC saranno autorizzate solo se riconosciute a livello nazionale o internazionale o solo se riconosciute dall’ENCI. Le domande degli interessati dovranno pervenire presso gli ATC competenti in tempo utile affinchè il Comitato possa presentare alla Provincia entro il 15 gennaio di ogni anno il programma per lo stesso anno. • Possibilità di immettere selvaggina della specie in indirizzo solo se di cattura in altri istituti o proveniente dal CPPS provinciale e nata o allevata allo stato naturale. • Attuazione del controllo del cinghiale grazie a tutte le possibilità offerte dalla normativa. • Modifiche ai perimetri attuali con priorità a quelle determinanti l’esclusione dalle ZRC di aree boscate. Oltre a quelli indicati nel presente Piano gli uffici provvederanno a apportare ulteriori modifiche, a istituire nuove ZRC purchè sia tenuto conto delle finalità previste dalla legge per le ZRC, degli obiettivi del piano oltre che di tutte le indicazioni sopra riportate. Nel corso della redazione del PFVP la Provincia e gli ATC hanno esaminato con precisione tutti i perimetri delle ZRC. In alcuni casi si sono apportate lievi modifiche mentre in altri la verifica sul territorio ha comportato la necessaria adozione di modifiche dei perimetri “ufficiali” dato che sul posto la tabellazione perimetrale è fin da sempre stata diversa da quello che risultava agli atti. Oltre ad una nuova ZRV nel Comune di Castel del Piano per alcune delle ZRC ricadenti nell’ATC GR 8 (Sforzesca, Saturnia e Poggio Murella) sono state ipotizzate una serie di modifiche finalizzate alla migliore gestione soprattutto delle popolazioni ungulate. Il quadro provinciale che si viene a delineare è pertanto il seguente: 60 ATC 6 7 8 NOME GHIRLANDA LITIANO CORNACCHIAIO CASTEANI FOLLONICA MONTELATTAIA Tot. ATC GR 6 MONTENERO PORRONA SASSO D'OMBRONE CACCHIANO STICCIANESE BACCINELLO PRESELLE POGGIO LA MOZZA CANCELLONE POMONTE MONTIANO S. CRESCENZIO Tot. ATC GR 7 LA SFORZESCA SATURNIA SAN MARTINO POGGIO MURELLA CARPINETA MONTEMERANO Tot ATC GR 8 Tot. PROV. GR 61 Comune Massa M.ma Roccastrada Civitella P.co Roccastrada Follonica/Scarlino Roccastrada Castel del Piano Cinigiano Cinigiano Cinigiano Campagnatico Scansano Scansano Grosseto Roccalbegna Scansano Magliano in T. Magliano in T. Castellazzara Manciano Manciano Manciano Manciano Manciano Ha da GIS 599 718 639 691 755 701 4.103 673 1.051 601 630 1.327 917 933 1.147 580 759 914 634 10.166 854 811 796 905 570 713 4.650 18.919 ZONE DI RISPETTO VENATORIO 62 Fin dalla “nascita” dell’istituto Zona di Rispetto Venatorio la Provincia di Grosseto ha istituito e gestito questo importante strumento di gestione faunistica con intenti sicuramente diversi da quelli che erano propri della Regione Toscana, nel corso degli anni la gestione si è via vai modificata delineando una sempre maggiore importanza per la realtà grossetana. Che l’importanza delle ZRV sia venuta ad accrescersi lo prova il fatto che nel 2005 la Regione Toscana ha infatti ammesso le ZRV nell’ambito della quota di territorio destinata alla protezione della fauna per tutte quelle provincie che, come Grosseto, non consideravano la ZRV come un istituto “mobile” ovvero di ridotte dimensioni e breve durata. L’importanza della ZRV in Provincia di Grosseto è sicuramente dovuta al ruolo svolto quale strumento di valorizzazione della selvaggina (fagiano, lepre e pernice rossa) prodotta nei Centri Pubblici Provinciali (CPPS). Da oramai circa 15 anni la selvaggina prodotta nei centri viene immessa nelle ZRV e nel corso degli ultimi anni grazie alla stretta collaborazione tra Provincia, Centri e ATC si è avuto un ulteriore salto di qualità di quella che più volte è stata definita la filiera di produzione di selvaggina da ripopolamento di qualità. Partendo nei primi anni con la semplice immissione di soggetti provenienti dal centro siamo arrivati ad oggi a perfezionare tecniche di immissione, tempi, strutture e di fatto molte ZRV sono da considerarsi delle “succursali” dei CPPS provinciali. Per evidenziare ciò si evidenzia ad esempio che da due anni una parte delle lepri nate nel Centro di Civitella Marittima viene ambientata a terra direttamente nelle ZRV a mezzo di recinti elettrici particolarmente adatti allo scopo. Per evidenziare la qualità presente nelle ZRV si evidenzia che da alcuni anni in molte ZRV si catturano, così come se fossero ZRC, lepri e fagiani riprodottisi allo stato naturale. In questo senso è via via regressa la valenza di istituti destinati all’immissione di selvaggina “pronta caccia”, che peraltro dal 2012 non sarà immessa nemmeno nel territorio destinato alla caccia programmata, mentre è cresciuta anche la loro valenza come istituti con chiare finalità di tutela e riproduzione della fauna selvatica in senso generale. 63 Dato il ruolo importante delle Zone di Rispetto Venatorio nell’ambito della gestione faunistico venatoria si intende individuare una serie di ulteriori forme di sviluppo tese a sviluppare ancor più il ruolo che ormai le ZRV hanno assunto. Nel corso degli ultimi 6 anni sono state apportate molte modifiche ai perimetri delle ZRV e, così come per le ZRC, si è teso nella gran parte dei casi ad escludere le aree boscate per facilitare la gestione da parte dell’ATC delle popolazioni ungulate. La Provincia di Grosseto conta oggi 40 Zone di Rispetto Venatorio per un totale di 8.919 ettari, di cui 8.556 considerabili ai sensi di legge a effettiva protezione della fauna (20-30 % della SAF). Le ZRV rappresentano il 2 % della SAF provinciale e l’ATC dove le ZRV sono maggiormente presenti è l’ATC GR 6. ATC GR 6 ATC GR 7 ATC GR 8 Prov. GR n. ZRV 15 14 11 40 sup. media ha x % ZRV ZRV/SAF ZRC 3.087 2,50% 205,8 2.850 1,54% 203,6 2.982 2,39% 271,1 8.919 2,06% 223,0 64 ATC GR 6 ZONE DI RISPETTO VENATORIO (al 01/01/2012) Monterotondo Monterotondo Marittimo Montemurlo Montieri Gabellino Massa Marittima/Montieri 228 Fontino Massa Marittima 270 Lanzo Civitella Paganico 214 Le Case Scarlino 237 Le Coste Roccastrada 177 Monte Antico Civitella Paganico 198 Poggiarello Roccastrada 352 Poggio al Fabbro Gavorrano e Scarlino 322 Roccastrada Roccastrada 221 Montebamboli Massa Marittima ATC GR 7 23 88 Montalto Civitella Paganico 150 Casalone Roccastrada 213 Montebelli Gavorrano e Scarlino TOT. ATC GR 6 237 3.087 Marruchetone Castiglione della Pescaia 194 Pontoncino Magliano in T./Scansano 303 Le Paole Santa Fiora 168 Murci Scansano 349 Dogana di Montenero Castel del Piano 358 Ritondole Seggiano 401 Aquilaia Arcidosso Cadone Santa Fiora Dogana di Cana Roccalbegna 84 Poggio Rossino Magliano in T. 28 Monticello Cinigiano Santa Caterina Roccalbegna Colle Massari Cinigiano 168 Poggi di Mota Grosseto 160 TOT. ATC GR 7 San Quirico ATC GR 8 157 63 247 250 77 2.850 Sorano 203 La Selva Orbetello 209 Fibbianello Semproniano 382 Poggetti Capalbio 350 Pian di Costanzo Sorano 219 Pian della Contessa Sorano 184 Giovanni Carrucoli Sorano 262 San Valentino Sorano 311 Corano Pitigliano 230 Pantano Pitigliano 240 Cirignano Manciano 392 TOT. ATC GR 8 2.982 PROVINCIA DI GROSSETO 65 8.919 Così come per le ZRC si è provveduto ad analizzare la presenza delle aree boscate comprese nelle ZRV evidenziando una situazione ben differenziata nei vari istituti che, seppur mediamente abbastanza buona, pone comunque la necessità di ulteriori modifiche ai perimetri di alcune ZRV. NOME % sup boscata NOME % sup boscata SAN VALENTINO 46,47% ROCCASTRADA 11,66% CADONE 41,11% STICCIANESE 11,65% MONTEMURLO 40,13% AQUILAIA 11,59% CASALONE 28,73% LA SELVA 11,31% MONTE ANTICO 28,42% PIAN DI COSTANZO 10,54% LE COSTE 28,36% CIRIGNANO SAN QUIRICO 26,28% FONTINO 8,44% 8,31% SANTA CATERINA 25,77% PRATA 7,92% GIOVANNI CARRUCOLI 24,81% PETRICCIO 7,82% RITONDOLE 23,62% IL POGGIARELLO 6,58% FIBBIANELLO 22,61% MONTEBELLI 6,02% MONTALTO 20,94% CANA 5,81% COLLE MASSARI 20,61% MONTEROTONDO 4,75% MONTICELLO 20,50% CORANO 3,29% POGGIO FOCO 20,22% NEBBIAIE 1,57% POGGIO LA LODOLA 19,82% PONTONCINO 1,31% GABELLINO 19,59% POGGETTI 0,25% LE PAOLE 0,03% LANZO 18,49% SANTA VITTORIA DOGANA DI 16,84% MONTENERO 0,00% MURCI 15,10% GROSSETO 0,00% MONTEBAMBOLI 12,56% LE CASE 0,00% POGGIO AL FABBRO PIANO DELLA CONTESSA 12,48% PANTANO 0,00% 12,27% POGGIO ROSSINO 0,00% Le aree boscate sono presenti in media per il 10,49 % della SAF destinata a ZRV in tutta la Provincia. Basti pensare che se non si considerasse l’area boscata delle ZRV San Valentino e Cadone tale media sarebbe dell’8 %, esattamente come le attuali ZRC. A conferma dell’importanza dell’istituto ZRV sono evidenziati di seguito gli importi versati dagli ATC per i miglioramenti ambientali. Gli importi utilizzati sono da considerarsi decisamente elevati, se solo si confrontano con quelli utilizzati per le ZRC le quali occupano più del doppio dell’estensione su base provinciale. Ciò se da un lato dimostra la precisa volontà di contribuire al miglioramento delle condizioni ambientali nelle ZRV dimostra, conoscendo a fondo la reale situazione, la difficoltà riscontrata dai Comitati di Gestione ATC ad avere una positiva risposta da parte dei proprietari conduttori interni alle ZRC alla realizzazione di miglioramenti ambientali negli stessi istituti. 66 MIGLIORAMENTI AMBIENTALI NELLE ZRV (2006-2011) IN € ZRV nome Casalone 2006/07 € 3.354 2007/08 2008/09 € 3.302 Fontino 2009/10 2010/11 € 2.064 € 2.322 € 2.219 € 1.032 € 1.032 € 1.032 Gabellino € 3.870 € 3.612 € 4.025 € 3.627 € 3.927 Lanzo € 7.696 € 5.772 € 5.772 € 4.722 € 1.608 € 578 € 826 € 826 € 877 € 877 LeCase Le Coste € 774 € 929 € 929 Monte Antico € 4.231 € 4.231 € 4.747 € 5.521 € 4.747 Montebamboli € 2.296 € 4.360 € 1.956 € 1.822 € 1.863 Montebeli € 6.966 € 6.089 € 4.541 € 4.272 € 1.548 Monterotondo € 5.108 € 5.160 € 3.096 € 2.580 € 2.616 € 3.715 € 3.199 € 2.580 € 3.096 € 516 € 516 € 29.872 € 26.887 Poggio al Fabbro Roccastrada € 1.290 € 980 € 2.683 € 1.548 Nebbiaie Le Ronne TOTALE ATC GR 6 € 516 € 38.537 € 37.996 € 32.186 Marruchetone Pontoncino € 670 € 560 € 620 € 650 € 3.640 € 3.784 € 3.410 € 3.324 € 1.600 Murci € 4.978 € 1.417 € 6.058 € 3.750 € 4.300 Dogana di Montenero € 2.240 € 2.295 € 620 € 1.300 € 1.300 € 2.010 € 2.227 € 2.974 € 1.300 € 2.300 € 15.304 € 10.283 € 14.636 € 10.324 € 10.774 Cirignano € 650 € 650 € 600 € 1.080 € 300 Corano € 650 € 600 € 600 €0 €0 Le Paole Ritondole Aquilaia Cadone Dogana di Cana Poggio Rossino Monticello € 1.274 Santa Caterina Colle Massari Poggi di Mota Badiola Tot. ATC GR 7 € 1.766 € 954 Fibbianello La Selva €0 €0 Pantano € 2.840 € 1.000 € 1.600 € 1.180 € 1.180 Pian Costanzo € 2.022 € 1.200 € 2.399 € 2.400 € 2.240 Pian della Contessa € 1.974 € 4.780 € 1.460 € 1.180 € 1.180 € 975 € 1.100 € 1.100 € 1.100 € 300 €0 €0 Poggetti Poggio Foco Reto San Quirico € 7.952 € 7.240 € 2.955 € 8.133 € 8.133 € 585 € 600 € 580 € 1.200 € 1.180 San Valentino € 2.525 € 4.700 € 2.750 € 1.200 € 3.360 Tot. ATC GR 8 € 20.173 € 21.270 € 14.044 € 18.073 € 17.873 Totale PROV. GR € 74.014 € 69.549 € 60.866 € 58.269 € 55.534 67 ZRV: danni alle colture agricole forestali 2006-2010 Denominazione 2006 2007 2008 2009 Monterotondo € Gabellino € 4.133,84 € 1.654,20 € 1.007,50 € 675,00 € 360,00 € 3.516,95 € 165,22 € 360,00 € 205,00 € 168,75 € € 2.515,55 € € 431,25 € € 6.164,75 € € 875,06 Fontino € 1.714,00 Lanzo € 208,25 Le Case € 501,60 € Monte Antico 63,00 245,00 Poggiarello Poggio al Fabbro € Roccastrada € Montebamboli € Montebelli € 190,00 Tot. ATC GR 6 € 2.613,85 Dogana € 156,15 Le Paole € 463,75 € € Murci 2.017,80 € 262,70 € 3.000,25 € 4.216,50 1.844,50 € 2.412,00 2.224,09 € 1.294,20 1.476,25 422,48 € 11.881,10 135,00 € 300,00 5.136,51 € 140,00 € 2.067,90 € 450,00 € € 173,11 € 860,87 € 774,01 € € 157,00 € 442,11 € 2.928,77 € 1.224,01 € 2.487,34 € 226,00 € 474,00 € 202,50 € 1.050,00 € 1.890,00 € 446,00 € 3.052,50 € € 197,00 € 2.813,40 € Santa Vittoria € 969,90 € 324,00 Pantano € 703,28 Pian Costanzo € 3.390,80 Poggetti € 190,00 Cirignano Corano 552,75 1.438,96 350,00 Ritondole Tot. ATC GR 7 958,15 € 252,00 € 13.134,83 Monticello 2010 Fibbianello Poggio Foco Reto € 3.314,73 San Valentino € 426,05 € Tot. ATC GR 8 € 8.348,86 Tot. Prov. GR € 11.932,61 3.842,00 € 3.603,90 800,00 € 1.022,64 € 2.694,63 € € 5.185,00 € 6.858,90 € 18.761,94 € 15.952,42 495,63 € 371,25 5.567,27 € 5.074,65 € 11.927,79 € 19.443,09 IMMISSIONI SPECIE LEPRI ATC FAGIANI 60/70 GG 2007 2008 2009 2010 2011 ATC GR 6 598 503 438 420 504 563 ATC GR 7 243 207 166 252 268 218 ATC GR 8 157 217 112 231 217 242 TOT. PROV 998 927 716 903 989 1.023 2.450 2.124 1.810 2.000 1.950 2.000 ATC GR 6 PERNICI ROSSE 2006 ATC GR 7 45 562 770 315 870 1.000 ATC GR 8 2.400 1.490 950 1.290 790 1.080 TOT. PROV 4.895 4.176 3.530 3.605 3.610 4.080 ATC GR 6 7.218 9.041 7.619 7.175 8.800 9.700 ATC GR 7 5.886 7.618 5.588 6.387 7.310 7.107 ATC GR 8 6.363 8.428 7.658 5.442 5.438 5.325 TOT. PROV 19.467 25.087 20.865 19.004 21.548 22.132 FAGIANI ADULTI ATC GR 6 3.000 2.656 2.258 2.808 1.640 2.470 68 PROPOSTE PER LA GESTIONE E PROPOSTE DI MODIFICA DEI CONFINI Nel corso della redazione del PFVP la Provincia e gli ATC hanno esaminato con precisione tutti i perimetri delle ZRV. In alcuni casi si sono apportate lievi modifiche, in altri la verifica sul territorio ha comportato la necessaria adozione di modifiche dei perimetri “ufficiali” dato che sul posto la tabellazione perimetrale è fin da sempre stata diversa, in altri, come nel caso della ZRV Val di Farma, nuove istituzioni sono state determinate proprio durante la redazione del Piano. Per le ZRV ricadenti nell’ATC GR 8 sono state ipotizzate una serie di modifiche e nuovi istituti. Il quadro provinciale che si viene a delineare è pertanto il seguente: Come sopra detto nel corso di questi ultimi cinque anni nel corso dei quali si è decisamente rafforzato il ruolo della ZRV nell’ambito delle gestione faunistico venatoria. Si rende necessario continuare il percorso virtuoso che ha interessato solo parte delle ZRV esistenti sul territorio. Ciò a maggior ragione per il fatto che alcune zone, per quanto carenti dal punto di vista gestionale, continuano a presentare una buona vocazionalità per le popolazioni di lagomorfi e galliformi. Se si intende qualificare gradualmente le ZRV, sempre maggiore attenzione andrà riservata ai ripopolamenti, limitando il ricorso a fauna selvatica di cattura o proveniente solo dai centri pubblici provinciali e adottando tutte le forme di immissione: tempi, densità, tipologia di strutture, modalità etc… utili a favorire un ambientamento della selvaggina finalizzato a sviluppare al massimo e in breve tempo le caratteristiche di rusticità e ad evitare i numerosi problemi che l’animale incontra nella ricerca di cibo e fonti trofiche nonché nella ricerca di un adeguato rifugio dalla predazione. A questo proposito, volendo disporre di soggetti idonei al potenziamento della lepre, la Provincia di Grosseto e gli ATC hanno portato avanti varie esperienze di cattura di soggetti nati nelle ZRV nelle quali negli anni precedenti erano stati immessi soggetti provenienti dai CPPS provinciali. Tale positiva esperienza è stata particolarmente utile al potenziamento della fauna in altre ZRV e in alcune ZRC nelle quali la densità della selvaggina era particolarmente bassa. Tale sperimentazione è stata particolarmente utile per ripopolare alcune ZRV e ZRC con soggetti di lepre. Immissioni, peraltro generalmente non cospicue numericamente, hanno sviluppato una popolazione che dopo uno o due ani già sembra presentare tutte le caratteristiche di quella selvatica. Partendo da tali esperienze si vuol individuare una particolare tipologia di Zona di Rispetto Venatorio da denominarsi Zona di Ripopolamento della Lepre (ZRL) specificatamente destinata ad ospitare soggetti di lepre provenienti dai CPPS provinciali in grado di restituire dopo almeno due 69 anni selvaggina destinata al ripopolamento di altre ZRV, di ZRC o, se le condizioni ambientali lo consentissero e le densità risultassero particolarmente elevate (indice di una elevata potenzialità di ricezione faunistica), di “trasformarsi”, previa modifica dei confini, in una Zona di Ripopolamento e Cattura. Per alcune ZRV pare doveroso continuare l’esperienza di assolvere di fatto il ruolo di succursale/decentramento dell’attività di produzione di lepri del Centro Pubblico di Civitella Marittima. Le positive esperienze portate avanti nel corso degli ultimi anni di fare l’ambientamento delle lepri nate al Centro direttamente nelle ZRV non può che far propendere per un ulteriore sviluppo di tale forma di collaborazione tra il Centro, la Provincia, gli ATC e le varie realtà locali via via coinvolte. Per particolari realtà, così come avvenuto sperimentalmente con successo per l’Azienda Agricola Colle Massari nel comune di Cinigiano, si provvederà eventualmente a stipulare specifiche forme di collaborazione. Quale ulteriore forma di qualificazione delle ZRV si potrà altresì ricorrere a soggetti derivati dalla cattura in ZRC o AFV. Relativamente alle dimensioni, considerato che il ruolo fondamentale delle Zone di Rispetto Venatorio, si ritiene di dover individuare delle dimensioni massime più limitate rispetto alle ZRC proprio per favorire la gestione faunistica della piccola selvaggina all’interno di quelle aree della provincia dove risulti problematico istituire Zone di Ripopolamento e Cattura. La funzionalità di quest’ultime è infatti strettamente legata a dimensioni di entità superiore. Si individua pertanto il limite massimo di superficie destinabile a ZRV in 400 ettari. Anche sulla base dei criteri sopra indicati gli ATC insieme agli uffici hanno elaborato tutta una serie di proposte di modifica dei perimetri delle ZRV, in particolare sono destinati a ZRV due aree dell’ATC GR 8 (Stellata e Sgrilla nel comune di Manciano oltre all’ampliamento della ZRV Corano nel comune di Pitigliano) oltre ad una nuova ZRV nel comune di Castel del Piano (ATC GR 7) che una volta definiti delineano il seguente quadro a livello provinciale: 70 ATC GR 6 ZONE DI RISPETTO VENATORIO Denominazione Comune Monterotondo Monterotondo Marittimo Montemurlo Montieri Gabellino Massa Marittima/Montieri ATC GR 7 91 21 195 Fontino Massa Marittima 286 Lanzo Civitella Paganico 214 Le Case Scarlino 332 Le Coste Roccastrada 178 Monte Antico Civitella Paganico 198 Poggiarello Roccastrada 316 Nebbiaie Gavorano 469 Le Ronne Massa M.ma Poggio La Lodola Massa M.ma La Pierotta Scarlino 32 6 16 Tatti Massa M.ma 27 Val di Farma Roccastrada 150 Roccastrada Roccastrada 233 Poggio al Fabbro Gavorrano e Scarlino 419 Montebamboli Massa Marittima Montalto Civitella Paganico 89 150 Casalone Roccastrada 214 Montebelli Gavorrano e Scarlino 225 TOT. ATC GR 6 3. 861 Marruchetone Castiglione della Pescaia 194 Pontoncino Magliano in T./Scansano 303 Le Paole Santa Fiora 168 Murci Scansano 193 Dogana di Montenero Castel del Piano 358 Zancona Castel del Piano 161 Ritondole Seggiano 401 Aquilaia Arcidosso Cadone Santa Fiora Dogana di Cana Roccalbegna Poggio Rossino Magliano in T. Monticello Cinigiano Santa Caterina Roccalbegna Colle Massari Cinigiano Poggi di Mota Grosseto TOT. ATC GR 7 ATC GR 8 Sup. ha 63 247 84 28 250 77 168 160 2.853 San Quirico Sorano 201 La Selva Orbetello 209 Fibbianello Semproniano 382 Poggetti Capalbio 350 Pian di Costanzo Sorano 219 Pian della Contessa Sorano 184 Giovanni Carrucoli Sorano 262 San Valentino Sorano 311 Manciano Stellata 206 Manciano Sgrilla 263 Corano Pitigliano 347 Pantano Pitigliano 245 Poggio foco Manciano 329 Cirignano Manciano 387 TOT. ATC GR 8 3.907 PROVINCIA DI GROSSETO 71 10.611 AZIENDE FAUNISTICO VENTORIE 72 RIEPILOGO DATI E VALUTAZIONI Ai sensi della legge 157/92 l’Azienda Faunistico Venatoria (d’ora in avanti AFV), è un istituto che pur secondo piani di gestione approvati dall’Ente pubblico è gestito da un privato. Il pubblico interesse nel funzionamento dell’AFV consiste nel mantenimento e miglioramento dell’ambiente nonché nell’incremento delle popolazioni di fauna selvatica anche per un suo irradiamento nel territorio circostante. Nell’ottica del raggiungimento di tali compiti la legge 157/92 e la relativa legge regionale toscana LRT 3/94 hanno stabilito che le AFV debbono necessariamente essere istituite su ambienti con ….. prevalenti finalità naturalistiche e faunistiche e …in territori di rilevante interesse ambientale e di elevata potenzialità faunistica. Sempre nell’ottica del raggiungimento delle finalità il disposto applicativo della LRT 3/94 definito con DPGR 26/07/2011 N. 33/R ha definito tutta una serie di parametri, indicazioni e prescrizioni che stabiliscono il funzionamento delle AFV e le relative forme di controllo da parte delle province. Nel DPGR 26/07/2011 N. 33/R sono stabilite le modalità di presentazione dei piani di assestamento e abbattimento che si ritengono il perno centrale dell’attività delle AFV; infatti, è grazie alla corretta programmazione del piano e alla sua effettiva realizzazione che l’AFV assolve i compiti affidatigli dalla legge. La Provincia di Grosseto proprio per arrivare ad un ulteriore valorizzazione delle AFV ha adottato nel 1998 il Regolamento per Istituzione, Rinnovo, Controllo e Valorizzazione Delle Aziende Faunistico-Venatorie (Modificato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n° 5 del 17 gennaio 2000). Oltre a tale Regolamento che ha contribuito ulteriormente alla valorizzazione delle AFV si è provveduto a stipulare nel 2010 con i concessionari delle AFV uno specifico disciplinare tecnico 73 che ha definito ulteriori specifiche attività da intraprendersi per un ulteriore sviulppo della funzionalità degli istituti. Sono state infatti riviste e specificate le percentuali minime delle tipologie ambientali da ritenersi “positive” e sono state definite tutta un’altra serie di attività da attuarsi a tal fine. La stipula del suddetto disciplinare è stata ritenuta necessaria dato che nel corso degli ultimi 5 anni sono intervenute ulteriori modifiche alle condizioni sia ambientali che faunistiche con particolare riguardo alle popolazioni di ungulati. Se fino a dieci anni or sono la presenza del cinghiale poteva essere considerata solo una risorsa ora deve essere considerata una risorsa da gestire e in talune situazioni addirittura un problema. Se dieci anni or sono si istituivano AFV con indirizzo capriolo ad oggi si ritiene che non ci sia più l’esigenza di promuovere la presenza di tale ungulato nel territorio, fatta eccezione per la sottospecie capriolo italico. Altra attuale necessità per la Provincia, intervenuta con l’approvazione del PRAF, è quella di individuare non solo le specie ogetto di indirizzo faunistico ma anche le densità obbiettivo da raggiungere dopo il terzo anno dall’istituzione. Tale definizione nasce dall’esigenza difusa a livello regoinale di dover necessariamente differenziare appunto specie e densità in dipendenza delle varie realtà territoriali. Il quadro complessivo delle AFV in Provincia di Grosseto al 31 dicembre 2011 risulta il seguente: 74 Nome ATC Comune ABBANDONATO 2 ACQUISTI 7 3 AQUILAIA 7 732Scansano 4 BADIOLA 7 497Castiglione della Pescaia 5 CAMPAGNATICO 7 6 CAPALBIO 8 1.602Capalbio 7 CAPANNE RICCI 6 589Cinigiano 8 CASENOVOLE 6 405Civitella Paganico 9 CASTEL DI PIETRA 6 800Gavorrano 10 CAPITA 8 11 CAPITANA 7 423Magliano 12 DIANA 7 568Campagnatico 13 GIUNCARICO 6 14 GRANCIA MONTEPESCALI 7 15 GRASCETONE 7 16 LAGO ACQUATO 8 2.086Capalbio 17 MAGLIANO 7 1.928Magliano 18 MARSILIANA 8 2.899Manciano 19 MONTAUTO 8 838Manciano 20 MONTEBOTTIGLI 7 1.420Magliano 21 MONTECUCCO 7 617Cinigiano 22 MONTEMASSI 6 421Roccastrada 23 MONTEPO' 7 885Scansano 24 MONTEVERDI 6 942Civitella P.co 25 MURALI 7 1.185Campagnatico 26 PAGANICO 6 662Civitella P.co 27 PARRINA 8 585Orbetello 28 PERETA 7 980Magliano in T. 29 PESCAIA 6 405Roccastrada 30 PIAN D'ALMA 7 1.094Castiglione d.P. 31 PIAN DEL BICHI 6 473Roccastrada 32 PIEVANELLA 6 33 POLVEROSA 8 34 PUNTA ALA 7 912Castiglione d.P. 35 ROCCA DI FRASSINELLO 6 401Gavorrano 36 SAN DONATO 8 992Orbetello 37 SAN REGOLO 6 408Monterotondo Marittimo 38 SCAGLIATA 7 591Grosseto/Campagnatico 39 SCORTAIOLA 7 982Scansano/Magliano 40 SEMENTARECCE 7 659Grosseto 41 STRIBUGLIANO 7 564Arcidosso 42 TERZI 7 815Cinigiano 43 TRIANA 7 952Roccalbegna VALMORA 6 44 7 ettari 1 TOTALE 443Arcidosso 1.256Grosseto 390Campagnatico 2.274Capalbio/Manciano 1.111Gavorrano 985Grosseto 1.715Campagnatico 455Civitella Paganico 2.218Orbetello 825Massa M.ma 42.704 Ad oggi risultano istituite in Provincia di Grosseto 44 AFV, di queste 32 hanno come specie in indirizzo la lepre e 12 il capriolo. L’istituto AFV rappresenta il 9,8 % della SAF rappresentando una frazione decisamente importante dato che peraltro occupa alcune peculiari realtà importanti da 75 un punto di vista non solo faunistico venatorio ma anche di tutela di tutela di specie endemiche e a rischio estinzione oltre che da un punto di vista ambientale. La presenza sul territorio, che potrebbe apparire modesta in confronto alle altre provincie toscane, va analizzata attentamente. La distribuzione delle AFV è in realtà poco omogenea e ciò è dato sia dalla più volte citata differenza territoriale dei tre comprensori grossetani sia dalla diversa distribuzione della proprietà (le AFV sono più presenti ove vi sono proprietà meno frazionate) oltre che per la presenza di istituti privati storici che sono da considerarsi effettivamente importanti per il mantenimento di certe tradizioni venatorie e agricole. ATC GR 6 ATC GR 7 ATC GR 8 PROVINCIA SUP. AFV (ha) % SULLA SAF 7.408 5.995% 21.664 11,70% 13.632 10,91% 42.704 9.85% Nel corso degli ultimi 5 anni la Provincia ha provveduto alla verifica nelle AFV delle densità della lepre indipendentemente dalla specie in indirizzo, tramite censimenti affidati a tecnici esperti. Nel corso degli ultimi due anni il controllo è stato affidato agli ATC che hanno provveduto con il proprio personale tecnico, mentre la Provincia ha provveduto alla verifica e al controllo dei piani di abbattimento, in particolar modo del cinghiale e del capriolo. Come anzi detto, nel corso di questi ultimi anni si è avuta una netta affermazione del capriolo sul territorio e ciò ha fatto sì che ad oggi nessuna delle AFV con specie di indirizzo capriolo abbia il carico (la densità) della specie in indirizzo al di sotto del minimo previsto dalla legge. Nel corso degli anni si sono anche evolute ed affinate le tecniche di censimento delle popolazioni di cervidi e bovidi. Nel caso del capriolo ad esempio la gestione è affinata e progredita fino a “calibrare” tecniche di censimento ottimali per ogni AFV e a considerare l’AFV come parte integrante del distretto di gestione. Interessante risulta l’analisi delle stime di popolazioni di lepre nelle AFV con tale lagomorfo come specie in indirizzo. Nel corso di questi anni alcune AFV hanno mantenuto popolazioni stabilmente superiori ai 10 capi/100 ettari, altre si sono impegnate nel raggiungimento di tale densità e altre, per non spiccata vocazione ambientale e/o gestioni non condotte correttamente, sono risultate al di sotto dei parametri faunistici sopra ricordati. 76 Al di là di AFV oramai storiche, la cui popolazione di lepri è ben stabile negli anni, è da evidenziare in positivo che la gran parte delle AFV hanno avuto una densità altalenante che mediamente nel corso degli ultimi anni è decisamente cresciuta. In alcune AFV a seguito di verifiche di densità non ottimali, o comunque di poco al di sotto del limite si è proceduto anche ad approvare piani di immissioni di lepre, nel caso di lepri non di cattura sempre tramite ambientamento in recinti, ma, generalmente, i fattori che hanno determinato l’aumento della popolazione sono l’aumento della superficie destinata a miglioramenti ambientali, il controllo attento dei predatori, la realizzazione di un piano di abbattimento elevato di cinghiale, l’applicazione di metodi di controllo delle infestanti e dei fitopatogeni compatibili con la presenza della selvaggina. Ciò ha ulteriormente confermato che la risposta della lepre alla corretta gestione faunstico venatoria dell’ambiente è sempre positiva. Si riportano di seguito le stime delle popolazioni della lepre per le sole AFV che hanno tale selvatico come specie in indirizzo. Stima della densità della popolazione delle specie di indirizzo: LEPRE (capi x 100 ha) AFV ABBANDONATO AQUILAIA ACQUISTI BADIOLA CAMPAGNATICO CAPANNE RICCI CASENOVOLE CASTEL DI PIETRA GIUNCARICO GRASCETONE LA CAPITANA LA DIANA LA PESCAIA LAGO ACQUATO MONTECUCCO MONTEMASSI MONTEPO' MONTEVERDI PAGANICO PARRINA PERETA PIAN DEL BICHI PIEVANELLA ROCCA DI F.llo SAN DONATO SAN REGOLO SCAGLIATA SCORTAIOLA SEMENTARECCE STRIBUGLIANO TRIANA VALMORA 1998 1999 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2010 2011 16,9 7,3 12,8 10,1 15,7 10,2 7,1 18,5 3,6 9,2 11,3 8,9 12,3 10,0 15,5 21,7 8,8 14,8 12,0 13,4 14,1 10,0 9,2 13,5 13,2 4,8 3,2 11,5 10 10 14,5 11,3 18,2 7,1 9,0 20,9 14,3 9,8 11,8 10,3 13,2 3,5 12,5 10,1 8,2 11,5 2,3 5,7 4,7 10,1 7,1 7,1 4,0 5,1 1,0 2,9 5,0 8,2 16,6 5,5 11,0 12,1 11,5 7,9 8,9 13,4* 5,9 9,0 9,0 5,5 15,0 22,1 16,8 6,3 7,1 3,7 23,2 5,3 9,1 11,2 20,4 15,5 13,7 9,1 7,3 3,5 11,7 12,1 11,5 16,6 13,5 13,2 10,2 10,3 10,6 5,8 7,4 2,0 11,4 12,1 11,0 12,3 3,0 17,1 8,6 27,6 4,8 2,3 4,8 33,9 10,3 12,2 1,5 3,0 11,7 6,5 17,7 12,5 77 2,3 24,6 6,0 9,2 8,0 9,3 0,7 11,6 16,5 11,1 6,4 7,1 11,8 16,1 19,8 3,4 10,4 3,5 10,1 3,9 15,8 14,2 14,8 3,8 11,2 12,3 10,5 13,1 8,9 0,5 9,8 17,6 10,4 10,6 9,8 11,8 11,8 11,0 5,5 18,8 11,2 8,0 25,2 14,2 11,1 10,8 9,3 2,7 10,1 15,0 10,2 12,3 13,3 12,3 13,5 25,1 10,9 29,5 10,9 6,7 7,0 8,1 12,9 8,2 6,6 3,6 10,3 12,8 11,9 9,2 10,2 10,2 8,0 8,8 18,7 16,5 7,8 6,8 13,3 13,7 7,6 10,2 6,7 15,0 14,4 9,1 17,0 8,2 10,6 16,9 22,1 7,3 10,1 6,1 12,4 25,2 11,1 14,3 14,1 11,6 sottoposte a rilievo nel 2012 x x x x x x x x x x x 15,1 1,8 4,1 14,4 x x 6,98 12,2 10,1 9,4 11,2 x x x x x 16,4 26,5 x x x A seguito delle stime di densità, nel caso di popolazioni al di sotto del minimo previsto, sono stati adottati provvedimenti di sospensione dell’attività. Analogamente si procederà anche a seguito di analoghe situazioni che eventualmente si verificheranno dopo la “campagna di controlli” che si effettuerà nel 2012. Nel corso dell’ultimo anno (2011) sono state proposte alla Provincia due sole ulteriori istituzioni di AFV che saranno valutate alla luce di quanto definito nelle proposte. Dopo aver provveduto alla esatta perimetrazione delle aree boscate a mezzo GIS si sono confrontati con tali aree i confini delle AFV. Il fine di tale studio è utile per evidenziare la presenza effettiva delle aree boscate nelle singole AFV. L’importanza di tale lavoro consta nel fatto che le aree individuate come boscate sulla base di rilievi catastali corrisponde solo parzialmente alla realtà. Questo lavoro nasce dal fatto che l’elevata presenza di aree boscate si ritiene un fattore limitante per tutte le AFV con lepre quale specie di indirizzo. Peraltro, in considerazione del fatto che non si ritiene più necessario individuare AFV con specie di indirizzo capriolo, ad eccezione delle AFV che sono nel’area di presenza del capriolo italico, si ritiene che tale “sovrapposizione” costituisca uina buona base per la modifica dei perimetri, in particolare appunto per tutte le AFV che verranno autorizzate con una specie di indirizzo diversa rispetto al passato. 78 Nome AFV MONTEBOTTIGLI MARSILIANA PUNTA ALA CAPALBIO MURALI PIAN D'ALMA POLVEROSA STRIBUGLIANO MONTAUTO TRIANA LAGO ACQUATO TERZI LA CAPITA PARRINA BADIOLA SEMENTARECCE MONTECUCCO GRANCIA MONTEPESCALI CASTEL DI PIETRA PIEVANELLA AQUILAIA SCAGLIATA MONTEPO' LA CAPITANA CAMPAGNATICO SAN REGOLO ROCCA DI FRASSINELLO PERETA SCORTAIOLA VALMORA PAGANICO GIUNCARICO MAGLIANO GRASCETONE ACQUISTI MONTEVERDI CASENOVOLE ABBANDONATO LA DIANA LA PESCAIA CAPANNE RICCI MONTEMASSI PIAN DEL BICHI SAN DONATO Ettari Ettari AFV da AFV da Ettari DD GIS bosco 1.404 1.394 1.381 2.899 2.934 2.633 912 918 801 1.602 1.614 1.315 1.190 1.193 929 1.094 1.115 837 2.119 2.128 1.495 564 571 380 1.064 1.076 711 1.004 1.033 650 2.086 2.097 1.306 882 839 513 2.274 2.293 1.223 585 594 307 497 509 259 681 700 338 576 588 276 985 1.017 458 800 725 315 455 435 180 998 1.010 412 591 619 246 885 898 356 423 500 195 428 391 143 408 412 145 405 406 139 989 972 315 982 1.016 319 825 805 252 682 702 210 1.088 1.132 300 1.928 1.955 482 1.706 1.783 432 1.256 1.297 310 1.021 1.066 248 405 403 79 443 444 77 568 584 96 425 432 51 589 589 68 421 439 22 473 489 5 991 996 2 79 sup Bosco GIS 99% 90% 87% 81% 78% 75% 70% 67% 66% 63% 62% 61% 53% 52% 51% 48% 47% 45% 43% 42% 41% 40% 40% 39% 37% 35% 34% 32% 31% 31% 30% 26% 25% 24% 24% 23% 20% 17% 16% 12% 11% 5% 1% 0% PROPOSTE Sulla base delle analisi e delle considerazioni espresse sopra si vuol individuare una serie di azioni che si ritengono utili sia all’aumento della produttività delle AFV sia al miglior funzionamento delle stesse ai fini della generale gestione faunistica e faunistico venatoria. • Individuazione del 50 % come limite massimo di superficie aziendale di aree boscate • Individuazione del limite massimo di superficie per ogni AFV in 1000 ha. Le AFV che verranno autorizzate su territori attualmente già destinati a tale tipologia di istituto privato e che sono superiori a tale limite massimo dovranno prevedere l’esclusione di aree boscate. Le AFV che decideranno di mantenere una superficie superiore a tale limite dotranno collaborare con la Provincia per specifici progetti di interesse pubblico. Tali progetti potranno essere di due tipologie: a) destinare una parte del territorio ad una gestione specificatamente di “pubblica utilità”, in modo simile ad una Zona di Ripopolamento e Cattura. La Provincia concorderà con il concessionario le attività da attuarsi e i programmi che dovranno prevedere obbiettivi di densità delle popolazioni e di soggetti di lepri e/o fagiani da catturare nell’arco del periodo di vigenza delle autorizzazioni b) progetti di interesse conservazionistico, in particolare per la lepre italica o il capriolo italico. Nel caso si individui il capriolo italico quale specie da “tutelare” si stabiliranno le densità minime da raggiungersi dal terzo anno dall’autorizzazione (indicativamente 10 caprioli 10/ha). Se si individua la lepre italica, in considerazione della difficoltà di fare delle stime di densità attendibili oltre che delle scarse conoscenze della stessa specie, la Provincia individuerà specifici transetti di verifica e l’AFV dovrà adoperarsi affinchè la densità di popolazione sia stabile o aumenti e di conseguenza l’andamento nel tempo delle osservazioni dei soggetti di lepre italica (indice chilometrico di abbondanza) aumenti di una percentuale da stabilirsi in dipendenza delle tipologie ambientali del’AFV. In ognuno dei due casi le AFV non potranno essere autorizzate per una superficie non superiore al doppio del limite massimo stabilito • Per l’esigenza di far coincidere i perimetri su confini naturali le superfici di cui sopra potranno essere autorizzate considerando una tolleranza del 10%. • Specie di selvaggina in indirizzo: Tutte le AFV che fino ad oggi hanno avuto il capriolo come specie di indirizzo e che intendono mantenere la destinazione del territorio ad azienda faunistico venatoria debbono a tal fine adeguarsi. Anche secondo gli indirizzi del PRAF si individua un limite minimo di densità della specie in indirizzo da individuarsi tra lepre e fagiano. Le densità minime da raggiungersi al 3° anno dall’istituzione, da stimarsi al termine della stagione venatoria, sono di 40 capi x 100 ha per il fagiano e di 10 capi x 100 ha per la lepre. Si potranno individuare inoltre due AFV sperimentali con specie di indirizzo pernice rossa la cui densità da verificarsi al terzo anno dall’istituzione è di 15 capi x 100 ha, in luogo della pernice due AFV potranno sperimentare come specie di indirizzo la Starna con densità obbiettivo di 20 capi x 100 ha. Nei territori nei quali sia accertata la presenza di lepre italica questa specie potrà rappresentare specie di indirizzo. In questo caso l’AFV potrà essere autorizzata con una 80 percentuale di superficie boscata comunque non superiore la 90% della SAF e densità minima delle specie di indirizzo da stabilirsi per ogni specifica situazione e il piano di assestamento dovrà prevedere l’eradicazione della lepre europea. • Per le AFV che dopo il terzo anno dall’autorizzazione non evidenzino una densità della specie in indirizzo, così come stabilito ai punti precedenti, si prevede un periodo di sospensione dell’attività venatoria di 15 giorni. Se tale situazione si dovesse verificare anche l’anno successivo tale periodo di sospensione verrà applicato per due mesi. Se le densità della specie di indirizzo non dovessero essere nei parametri anche dopo il terzo anno dall’autorizzazione si procederà alla revoca definitiva. • La durata delle autorizzazioni per le nuove AFV non potrà essere superiore alla durata del PFVP. Anche in considerazione della programmazione definita dal PFVP, tutte le AFV che hanno presentato istanza di rinnovo e che comunque dovranno essere autorizzate secondo quanto definito dal PFVP dovranno essere valutate come nuove autorizzazioni. Nel caso di AFV che hanno manifestato condizioni “critiche” (es. densità della specie di indirizzo poco sopra il limite minimo) le autorizzazioni potranno essere rilasciate per una durata inferiore al PFVP. Nel caso di AFV che hanno già richiesto il rinnovo, si riserva loro la priorità, nel caso di richieste per i medesimi territori, solo nel caso che abbiano evidenziato una densità della specie di indirizzo pari almeno ai parametri stabiliti dalla normativa prima dell’approvazione del presente Piano. • Un’ulteriore considerazione deve essere fatta relativamente alla percentuale di SAF destinabile ad istituti privati. Come sopra detto la percentuale di SAF provinciale destinata ad AFV ed ATV al di sotto dei parametri non deve far sottovalutare le difficoltà di destinare superfici a nuove AFV o ATV. Riprendendo le considerazioni fatte in premessa sulla distribuzione “non omogenea” di tali istituti nel nostro territorio, oltre alle considerazioni sulla distribuzione delle aree boschive nel nostro territorio, si ipotizzano difficoltà nella gestione faunistico venatoria generale, ed in particolare degli ungulati, nell’autorizzare nuove altre AFV e ATV. Si ritiene pertanto che aumentare la percentuale di SAF di ogni ATC destinabile ad AFV e ATV possa determinare una concentrazione maggiore di AFV e ATV proprio in quelle aree provinciali che già presentano elevate densità di tale tipologia di istituti privati con evidenti problematiche nella gestione più generale, nonché l’esasperazione di alcune situazioni locali già di per se problematiche. Si conferma pertanto il 13 % della SAF di ogni Comprensorio quale limite per poter autorizzare nuove AFV o ATV. • Definizione di criteri gestionali da definirsi tramite specifici disciplinari tecnici. Si conferma nell’ambito della gestione faunistico venatoria l’immissione di fasianidi consentita secondo specifici piani e comunque solo tramite recinti a cielo aperto. Tali disciplinari dovranno 81 prevedere criteri di premialità pur nell’ambito delle linee programmatiche dettate dal presente Piano. • Saranno inoltre favorite nel rilascio di autorizzazioni per appostamenti fissi quelle AFV che manterranno per almeno tre anni la densità della specie in indirizzo sopra il doppio delle densità minima QUADRO GENERALE DEFINITIVO AFV Hanno richiesto di essere autorizzate nuovamente sui medesimi terreni tutte le AFV di cui in premessa (tutte quelle ad oggi autorizzate) ad eccezione dell’AFV Pian del Bichi nel Comune di Roccastrada nel territorio dell’ATC GR 6 che ha richiesto la modifica dei confini con ampliamento di 160 ha, dell’AFV La Capitana nel Comune di Magliano nel territorio dell’ATC GR 7 che ha richiesto la modifica dei confini con ampliamento di 80 ha e dell’AFV Montauto che ha richiesto la modifica dei confini con ampliamento di 1200 ha. Sono inoltre pervenute istanze per tre nuove AFV: Santa Vittoria con specie di indirizzo lepre dell’estensione totale di ha 389 nel comune di Castiglione della Pescaia, San Leopoldo dell’estensione totale di 940 ha nel Comune di Grosseto sita in Zona umida e valliva, entrambe nel territorio dell’ATC GR 7, e Laguna di Orbetello sita in Zona umida e valliva con estensione da definirsi nel comune di Orbetello nel territorio dell’ATC GR 8. Delle istanze di cui sopra, nell’ottica del rispetto del limite del 13% quale superficie di SAF destinabile ad AFV, ATV e CPPS di ogni comprensorio omogeneo potranno essere autorizzati, previa valutazione e modifica dei confini proposti, gli ampliamenti richiesti dalle AFV Pian del Bichi per una superfice di circa 60 ha, La Capitana e Montauto, quest ultima fino al raggiungimento del limite del 13% della SAF del Comprensorio Grosseto Sud. Nessuna delle nuove istituzioni sarà autorizzata. Relativamente all’area per cui è richiesta l’AFV San Leopoldo, in zona umida e valliva, previa puntuale definizione con il concessionario ed i proprietari/conduttori dei terreni delle attività da attivarsi si potrà realizzare con l’istituzione di un‘Area a Particolare Gestione un programma di gestione che, pur prevedendo forme di attività venatoria tradizionali, sarà finalizzato sostanzialmente alla salvaguardia dell’ambiente di cui trattasi. Tutte le AFV che hanno chiesto di essere nuovamente autorizzate, con o senza modifica dei perimetri, previa eventuale modifica dei confini e/o della specie di indirizzo per il rispetto di quanto stabilito dal presente PFVP, ad eccezione dell’AFV Punta Ala sul cui territorio è prevista l’istituzione di una ZPM, saranno nuovamente autorizzate. Relativamente alle AFV che potranno essere nuovamente autorizzate, grazie alla possibilità da parte delle AFV di poter essere autorizzate per una superficie massima di 2.000 ha collaborando con la Provincia per specifici progetti, non si verificano modifiche sostanziali alle stesse AFV ad eccezione dell’AFV Marsiliana la cui estensione oggi autorizzata supera considerevolmente i 2000 ha. Considerato quanto dettato dal PRAF ….. In fase di autorizzazione le Province devono tener conto delle aziende che svolgono attività legata alla cultura e alle tradizioni venatorie locali… e ritenuto che l’AFV Marsiliana rappresenti effettivamente un’azienda che ha svolto e svolga attività legate alla cultura e alle tradizioni venatorie oltre a rivestire un ruolo molto importante per la tutela e salvaguardia delle due specie endemiche, lepre e capriolo italici, e dell’ambiente si definisce con il presente Piano che la superfice della stessa AFV che eccede quella massima autorizzabile sarà gestita in accordo con il concessionario sotto la forma dell’Area a Particolare Gestione o della Zona di Ripopolamento della Lepre Italica. In ogni caso si dovrà provvedere a definire forme di gestione tese a salvaguardare le suddette specie selvatiche di valore conservazionistico e a gestire la popolazione di cinghiali. Tutto ciò detto il quadro generale delle AFV che si viene a delineare al 2013 è il seguente: 82 ATC GR 8 ATC GR 7 ATC GR 6 ATC AFV CASENOVOLE GIUNCARICO LA PESCAIA MONTEMASSI MONTEVERDI PAGANICO PIAN DEL BICHI PIEVANELLA R. DI FRASSINELLO SAN REGOLO VALMORA CASTEL DI PIETRA Totale ATC GR 6 ABBANDONATO ACQUISTI AQUILAIA BADIOLA CAMPAGNATICO CAPANNE RICCI G. MONTEPESCALI GRASCETONE LA CAPITANA LA DIANA MAGLIANO MONTEBOTTIGLI MONTECUCCO MONTEPO' MURALI PERETA PIAN D'ALMA SCAGLIATA SCORTAIOLA STRIBUGLIANO TRIANA SEMENTARECCE TERZI Totale ATC GR 7 CAPALBIO LA CAPITA LAGO ACQUATO MARSILIANA MONTAUTO PARRINA POLVEROSA SAN DONATO Totale ATC GR 8 HA 405 1.088 425 421 1.021 682 633 455 405 408 825 849 7617 443 1.317 1.017 497 390 589 985 1.706 503 568 1.930 1.404 576 885 1.190 993 1.094 632 982 564 1.004 675 898 20.842 1.602 2.000 2.086 2.000 1.714 585 2.119 991 13.097 TOTALE PROV. GR 41.556 83 COMUNE Civitella Paganico Gavorrano Roccastrada Roccastrada Civitella P.co Civitella P.co Roccastrada Civitella P.co Gavorrano Monterotondo Massa M.ma Gavorrano Arcidosso Grosseto Scansano Castiglione d.P. Campagnatico Cinigiano Grosseto Campagnatico Magliano Campagnatico Magliano Magliano Cinigiano Scansano Campagnatico Magliano in T. Castiglione d.P. Grosseto-Campagn Scansano Arcidosso Roccalbegna Grosseto Cinigiano Capalbio Capalbio Capalbio Manciano Manciano Orbetello Orbetello Orbetello AZIENDE AGRITURISTICO VENATORIE 84 RIEPILOGO DATI , VALUTAZIONI La normativa in materia destina alle Aziende Agrituristico Venatorie (d’ora in avanti ATV) la funzione di recupero e valorizzazione di aree svantaggiate dal punto di vista agricolo e/o faunistico e la promozione dell’attività occupazionale. In effetti per la Provincia di Grosseto individuare dei territori effettivamente svantaggiati dal punto di vista faunistico non è così scontato. Fin ora infatti nella valutazione dell’effettiva rispondenza ai requisiti previsti dalla legge si è tenuto conto principalmente dei territori svantaggiati dal punto di vista occupazionale, facendo ricadere le ATV nelle aree riconosciute svantaggiate o montane. Al di là di questo la Provincia ha sempre tenuto in considerazione il ruolo dell’ATV in termini di ricaduta occupazionale. Prova ne sia il fatto che per molte ATV è stata “tollerata” la presenza di aree boscate, non incluse nei recinti di caccia, all’interno del perimetri delle stesse aziende. Anche in considerazione delle difficoltà evidenziatesi sempre più nel corso degli ultimi anni di gestire le popolazioni di ungulati abbiamo provveduto anche per le ATV a calcolare l’effettiva reale superficie boscata. Lo schema riassuntivo delle ATC autorizzate ad oggi nella Provicnia di Grosseto è il seguente: 1 2 ATV Abbadia Ardenghesca Bagnolo ATC 6 6 Ha 128 852 Comune Civitella Paganico Civitella Paganico 3 4 5 6 Banditaccia Borgo di Perolla Caprarecce Cicalino 6e7 6 7 6 519 230 439 727 Civitella P.co/Campagnatico Massa Marittima Grosseto Massa Marittima 7 8 9 10 11 Cortevecchia Fantone Il Solengo Le Casacce Macchie alte 8 7 8 7 8 1.245 341 741 268 447 Semproniano/Castellazzara Scansano Orbetello Seggiano Manciano 12 Mondo Nuovo 7 657 Scansano 13 Montebello 7 243 Scansano/Roccalbegna 14 Montieri 15 Montorio 16 Perolla 6 8 6 495 568 645 Montieri Sorano Massa Marittima 17 San Ottaviano 6 477 Monterotondo M.mo 18 Valle di Buriano 7 274 Castiglione della Pescaia TOTALE 9.296 85 Complessivamente sul territorio provinciale sono istituite 18 Aziende Agri-Turistico- Venatorie che si estendono su una superficie totale pari a circa ettari 9.296 che corrisponde al 2,14% del totale del territorio agro-silvo-pastorale della Provincia di Grosseto. ATC GR 6 ATC GR 7 ATC GR 8 PROVINCIA SUP. ATV HA 3.860 2.435 3.001 9.296 % SULLA SAF 3,12% 1,32% 2,40% 2,14% La superficie media è di 516 ha e, nel caso non fosse considerata l’Azienda più estesa (Cortevecchia), la media si attesterebbe a 474 ha. Effettivamente per i presupposti e le finalità per cui sono istituite, le ATV probabilmente nonn necessitano di superfici estese, ragion per cui anche nella nuova Legge Regionale si è provveduto a diminuire la superficie minima per una ATV (da 200 a 100 ha). Al di là di ciò la possibilità di aver autorizzato piani di abbattimento del cinghiale al di fuori dei recinti di caccia ha peraltro dato una nuova possibilità alle ATV che vengono così ad assumere un ruolo anche nella gestione faunistica e faunistico venatoria del territorio. Il quadro della presenza di aree boscate all’interno delle ATV è il seguente: Noma ATV Bosco (ha) da GIS ATV (ha) % sup da GIS Bosco/ATV CAPRARECCE 407,999 438,970 VALLE DI BURIANO 256,249 276,695 BAGNOLO 768,863 850,927 BORGO DI PEROLLA 184,913 234,909 MONTIERI 370,954 488,062 MACCHIE ALTE 343,096 461,671 BANDITACCIA 412,427 557,603 IL SOLENGO 550,479 746,975 MONDO NUOVO ABBADIA ARDENGHESCA 444,632 662,787 91,478 148,390 CORTEVECCHIA 898,303 1575,362 MONTEBELLO 147,947 263,667 CICALINO 413,075 739,743 MONTORIO 381,612 693,100 FANTONE 186,747 343,831 SANT' OTTAVIANO 219,391 499,557 PEROLLA 300,789 690,495 LE CASACCE 124,919 302,024 86 93% 93% 90% 79% 76% 74% 74% 74% 67% 62% 57% 56% 56% 55% 54% 44% 44% 41% Va specificato che le aziende che mostrano la maggior percentuale di aree boscate, Caprarecce e Valle di Buriano sono completamente recintate, mentre lo è solo in piccola parte l’ATV Bagnolo. PROPOSTE Sulla base delle analisi e delle considerazioni espresse sopra si vuol individuare una serie di azioni che si ritengono utili all’aumento della funzionalità delle ATV e alla loro miglior gestione, in particolar modo delle popolazioni ungulate, nell’ambito della generale gestione faunistica. • Individuazione del 20% quale limite massimo di superficie aziendale di aree boscate. Per coloro che richiedono l’autorizzazione nei territori già attualmente destinati ad ATV, in ragione degli investimenti, talora elevati, effettuati e della forza lavoro occupata, tale percentuale è elevata al 50 %. Le aree boscate che eccedono tali percentuali potranno essere presenti alla sola condizione che siano recintate. • Individuazione del limite massimo di superficie per ogni ATV in 500 ha. L’autorizzazione nel caso di territori già oggi destinati ad ATV sarà rilasciata per superfici superiori a tale limite solo se prevede l’esclusione di aree boscate pari almeno alla superficie che eccede i 500 ha. Le ATV che collaborano con la Provincia per specifici progetti di interesse pubblico o di gestione faunistica e che sono comunque in grado di dimostrare un adeguato piano di occupazione o investimenti fondiari rilevanti e comunque si trovino in territori svantaggiati e/o montani potranno essere autorizzate per una superficie comunque non superiore al doppio del limite massimo stabilito. • Per l’esigenza di far coincidere i perimetri su confini naturali le superfici di cui sopra potranno essere autorizzate considerando una tolleranza del 10%. • Validità delle autorizzazioni. La durata delle autorizzazioni per le nuove ATV e per le ATV ad oggi autorizzate non può essere superiore alla durata del PFVP. Anche in considerazione della programmazione definita dal PFVP tutte le ATV che hanno presentato istanza di rinnovo e che comunque dovranno essere rinnovate secondo quanto definito dal PFVP debbono essere valutate come nuove autorizzazioni. • Definizione di criteri gestionali da definirsi tramite specifici disciplinari tecnici. Si stabilisce, per assicurare il rispetto delle finalità dell’istituto, un minimo di attività da svolgersi annualmente pari ad almeno 1 capo di selvaggina stanziale immessa per ettaro di superficie non recintata ovvero 0,2 capi di selvaggina ungulata abbattuta per ettaro di superficie aziendale recintata. Tali 87 disciplinari dovranno prevedere anche criteri di premialità pur nell’ambito delle linee programmatiche dettate dal presente Piano. QUADRO GENERALE DEFINITIVO ATV Hanno richiesto di essere autorizzate nuovamente sui medesimi terreni tutte le ATV di cui in premessa (tutte quelle ad oggi autorizzate). Sono inoltre pervenute istanze per due nuove ATV: Nuova Abbadia Ardenghesca dell’estensione totale di ha 110 nel comune di Civitella Paganico nel territorio dell’ATC GR 6 e Fontorio dell’estensione totale di 165 ha nel Comune di Magliano In Toscana nel territorio dell’ATC GR 7. Le istanze di cui sopra potranno essere autorizzate nel rispetto del limite del 13% quale superficie di SAF destinabile ad AFV, ATV e CPPS di ogni comprensorio omogeneo. Tutte le ATV che hanno chiesto di essere nuovamente autorizzate, previa eventuale modifica dei confini per il rispetto di quanto stabilito dal presente PFVP, saranno nuovamente autorizzate. Tutto ciò detto il quadro generale delle ATV che si viene a delineare è il seguente: 1 2 ATV Abbadia Ardenghesca Bagnolo ATC 6 6 Ha 128 852 Comune Civitella Paganico Civitella Paganico 3 4 5 6 Banditaccia Borgo di Perolla Caprarecce Cicalino 6e7 6 7 6 519 230 439 727 Civitella P.co/Campagnatico Massa Marittima Grosseto Massa Marittima 7 8 9 10 11 Cortevecchia Fantone Il Solengo Le Casacce Macchie alte 8 7 8 7 8 1.245 341 741 268 447 Semproniano/Castellazzara Scansano Orbetello Seggiano Manciano 12 Mondo Nuovo 7 657 Scansano 13 Montebello 7 243 Scansano/Roccalbegna 14 Montieri 15 Montorio Nuova Abbadia 16 Ardenghesca 17 Perolla 6 8 495 568 Montieri Sorano 6 6 110 645 Civitella Paganico Massa Marittima 18 San Ottaviano 6 477 Monterotondo M.mo 19 Valle di Buriano 7 274 Castiglione della Pescaia TOTALE 9.406 _________________________________________________________________________________ _______________ 88 AREE PER L’ADDESTRAMENTO, L’ALLENAMENTO E LE GARE DEI CANI DA CACCIA 89 Nella Provincia di Grosseto sono praticate svariate tipologie venatorie spesso estremamente diverse tra loro, ma, nella grande maggioranza dei casi, tutte accomunate dall’utilizzo del cane. Il profondo legame tra cacciatore ed il proprio ausiliare ha origini molto remote ed ha determinato un profondo radicamento della cinofilia venatoria, pur in presenza di una sostanziale modificazione delle abitudini di caccia. Da ciò l’esigenza del mondo venatorio, ed in particolare di quei cacciatori che associano la caccia alla cinofilia, di poter addestrare i cani da caccia su terreni idonei, con presenza ottimale di selvatici ed in periodo di fermo dell’attività venatoria. Tenere in allenamento i cani e, perché no, anche i cacciatori, nel periodo in cui la caccia rimane chiusa può rappresentare un problema solo in parte risolto con le lunghe sgambate all’aria aperta: se queste ultime, infatti, sono benefiche per il fisico di entrambi, non riescono, però, ad assolvere il compito di mantenere a livello costante il senso del selvatico nel cane adulto, per iniziare o proseguire l’addestramento del cucciolo, per esaltare o affinare le doti di un “campione”. Una valida risposta a tutte queste necessità è rappresentata dalle aree addestramento cani distinte nelle varie tipologie dove poter svolgere le attività cinofile durante tutti i mesi dell’anno. Allo stato attuale nella nostra provincia si annoverano numerose strutture di consolidata tradizione suddivise nelle varie tipologie e dove, ad esempio, poter allenare il cane con lo sparo anche a caccia chiusa, su avifauna appositamente immessa e proveniente da allevamento, offrendo la possibilità di una guidata, di una ferma, magari di un riporto seguito dal recupero, e regalando spunti venatori quasi “veri”; oppure addestrare e affinare il fiuto del proprio ausiliare sulla selvaggina naturalmente presente in territori di maggiori estensioni e senza possibilità di abbattimento; o ancora provare il proprio segugio nella seguita di soggetti di cinghiale e/o di lepre immessi in zone opportunamente recintate nelle quali, se pure non sia data la possibilità di abbattimento, vi si possa comunque assaporare l’illusione di qualche momento di caccia. Le attività svolte all’interno di queste strutture contribuiscono in maniera determinante ai fini della selezione delle razze e, oltre all’importante ruolo nel campo del miglioramento degli standard canini, sono anche grandi opportunità di incontro e di scambio fra appassionati del settore e rappresentano occasioni di socializzazione di estremo interesse. Negli ultimi anni la passione, la ricerca e la volontà di alcuni imprenditori di mettersi in gioco con sfide sempre nuove ha fatto sì che, alle varie strutture ormai consolidate nel tempo, si siano aggiunte aree ad “alta specializzazione”, uniche nel loro genere per la nostra provincia e poco comuni anche in altre regioni. Il “campo tana artificiale”, nel capalbiese, è nato dall’esigenza di allenare, addestrare ed effettuare gare e prove di lavoro per cani bassotti, e simili, su percorsi seminterrati costituiti da tane 90 artificiali aventi specifiche caratteristiche e omologati dall’ENCI. All’interno di questa struttura esiste anche la possibilità di effettuare le varie attività cinofile con l’utilizzo di volpi e conigli provenienti da allevamento. Già dopo pochi mesi dalla sua istituzione il campo ha ottenuto notevoli apprezzamenti e vi si sono potuti espletare competizioni e campionati di livello internazionale. Altra importante peculiarità è rappresentata dalle due aree di recentissima istituzione in comune di Massa Marittima per l’addestramento dei rapaci, sia diurni che notturni, e che ha concretizzato l’esigenza e la sfida di riappropriarsi di un’arte nobile e antica: la falconeria. E’ in costante aumento il numero di adepti che si avvicinano e intraprendono questa pratica animati da una grande passione per animali tanto affascinanti quanto poco conosciuti e che intendono specializzarsi in forme di caccia connotate da intense emozioni e forti soddisfazioni. Il ruolo svolto dalle aree addestramento cani nel loro complesso è quindi fondamentale perché offre la passibilità di addestrare il proprio cane in aree opportunamente attrezzate e diversificate nelle varie specializzazioni così da rispondere alle differenti esigenze del mondo venatorio. Ulteriore conferma di ciò è la presenza di un numero sempre maggiore di residenti provenienti da altre regioni che, con dichiarata soddisfazione, si recano e utilizzano aree addestramento cani della nostra provincia certi di potervi trovare la giusta risposta alle loro esigenze. All’interno delle molteplici strutture presenti sul territorio provinciale, nelle loro diverse tipologie, si organizzano e si svolgono numerose gare cinofile a carattere regionale, nazionale e internazionale per le varie categorie: queste manifestazioni, richiamando un numero considerevole di addetti ed esperti provenienti da tutta Italia e da altri paesi europei, rappresentano anche una vantaggiosa opportunità per la conoscenza e la valorizzazione di quei territori più svantaggiati e marginali, altrimenti estranei rispetto ai circuiti turistici tradizionalmente proposti. Per di più, la grande passione per la cinofilia venatoria assolve ad un altro importante ruolo: l’organizzazione e lo svolgimento di gare cinofile, soprattutto di un certo livello, comprende spesso l’offerta ai partecipanti di momenti più conviviali, ma sicuramente non marginali, fornendo così una considerevole occasione per la riscoperta e la rivalutazione delle tradizioni più antiche delle singole località e dei prodotti eno-gastronomici tipici che ne caratterizzano il territorio, dove l’esaltazione del gusto e del palato si coniuga armonicamente con il mantenimento dell’ambiente e delle tradizioni. Le Aree per l’addestramento, l’allenamento e le gare dei cani da caccia – A.A.C. – istituite ad oggi in Provincia di Grosseto sono complessivamente 142 suddivise nel seguente modo: a) n° 102 ubicate nel territorio provinciale destinato alla libera attività venatoria; b) n° 40 ricomprese all’interno di Aziende Agrituristico-Venatorie. 91 a) Aree addestramento cani ricadenti in Aziende Agrituristico-Venatorie. Per quanto attiene le aree ricomprese all’interno delle ATV va ricordato che, trovandosi ad insistere in territori già preclusi alla libera attività venatoria, la loro estensione non concorre al raggiungimento della percentuale massima consentita dalla vigente normativa. Va precisato comunque che le recenti modifiche della stessa normativa regionale, introducendo la possibilità di istituire all’interno delle ATV aree addestramento cani opportunamente recintate dove l’abbattimento, oltre che su avifauna, possa essere effettuato anche su cinghiale e/o lepre, offrono per le stesse aziende una ulteriore e non trascurabile opportunità di allungamento della stagione venatoria, con conseguente incremento del reddito e auspicabili ricadute occupazionali. b) Aree addestramento cani ubicate sul territorio destinato alla libera attività venatoria. Le Aree addestramento cani ubicate nel territorio “libero” sono presenti nella quasi totalità dei comuni (25 su 28) della Provincia di Grosseto, con esclusione di Castell’Azzara, Monte Argentario e Isola del Giglio: morfologia particolare del terreno e posizione geografica hanno ostacolato solo in parte la nascita di strutture di questo genere, dato che i territori dei comuni menzionati si trovano a ricadere, totalmente o in parte, in zone a protezione speciale – ZPS , all’interno delle quali è fatto divieto di istituire nuove aree addestramento cani, ai sensi della D.P.G.R. n° 454/2006. La gestione delle AAC, affidata ai soggetti aventi titolo, è svolta per la maggior parte da rappresentanti a vario titolo di associazioni venatorie e cinofile (59 aree su 102). Da registrare che nell’ultimo periodo è stata notevole anche la richiesta da parte dell’imprenditoria agricola privata, che comunque rappresenta un considerevole 42% con la gestione di 43 aree, delle quali ben 9 affidate ad imprenditrici agricole donne. La suddivisione delle aree nelle varie tipologie è riassunta nello schema riportato sotto: CON ABBATTIMENTO - n°38 : (sup. totale ha 1477,02) su Avifauna immessa (tra cui 2 AAC con l’uso di rapaci) n° 102 A.A.C. di cui: sup. tot. ha 3308,69 n° 5 su Selvaggina Naturale - ha 665,98 SENZA ABBATTIMENTO - n°64 n° 15 su Lepre - ha 205,64 (sup. totale ha 1831,67) n° 43 su Cinghiale - ha 960,05 n° campo tana artificiale 1 nonché con la seguente ripartizione di territorio fra i tre ambiti provinciali: 92 sup. totale :ha 3308,69 : A.T.C. GR 6 : ha 728,1962; A.T.C. GR 7 : ha 1961,5279; A.T.C. GR 8 : ha 618,9621. La normativa vigente in materia prescrive (L.R.T. n° 3/1994 - art. 24, comma 6) di destinare a questi istituti una superficie complessiva non superiore al 2% del territorio agro-silvo-pastorale di ciascuna provincia: a fronte, pertanto, di una SAF provinciale di 433.692 ettari, corrisponde allo 0,78% la quota percentuale di superficie occupata dalle aree addestramento cani. Preme quindi sottolineare che la Provincia di Grosseto sia ancora lontana dal raggiungimento della quota massima stabilita per l’istituzione di strutture di questo tipo nel territorio destinato alla libera attività venatoria. Nella rappresentazione grafica che segue sono indicate le percentuali di ciascuna tipologia di area rispetto alla superficie complessiva provinciale: AAC in territorio libero Estensione totale ha 3308,69 corrispondente a 0,78% della saf provinciale 665,98 20% ha 0,00 0% ha 1477,02 45% ha 205,64 6% ha 960,05 29% AVIFAUNA CINGHIALE LEPRE SELVAGGINA NATURALE CAMPO TANA ARTIFICIALE Dalla lettura dei dati riportati pare evidente l’incidenza rappresentata delle aree addestramento cani con possibilità di abbattimento su avifauna immessa che, pure se il loro numero complessivo è pari a 38, impegnano ben il 45% del territorio occupato complessivamente da queste strutture. 93 Nondimeno sono in quantità considerevole anche i recinti su cinghiale: ciò testimonia il grande interesse suscitato ancora oggi per questa forma di caccia dalle tradizioni antiche ma molto radicate nel territorio grossetano. Questi recinti rappresentano il 29% del totale delle aree addestramento cani, insistono generalmente in terreni boscati, e la loro richiesta è stata in costante aumento. Attualmente il loro numero è pari a 43, e 3 di queste sono riservati all’addestramento e all’allenamento di cani cuccioli. Costante nel tempo, invece, è la presenza delle aree addestramento cani su lepre che risultano essere pari a quelle del PFVP precedente. Il loro numero, comunque, è da considerarsi degno di rispetto, data la delicatezza tipica della specie e visto il considerevole impegno finanziario che la loro realizzazione necessita. Merita inoltre una considerazione la quota pari al 20% occupata dalle aree istituite su selvaggina naturale senza di abbattimento la cui notevole estensione complessiva è dovuta al fatto che, ai sensi della vigente normativa, un istituto di questa tipologia deve insistere su territori di superficie non inferiore a 100 ettari. Da ciò è più che evidente di come anche una esigua quantità numerica computi una estensione complessiva di tal misura. Di seguito si riporta l’elenco delle 102 AAC presenti nel territorio “libero” suddivise nelle varie tipologie e con l’indicazione di superficie impegnata e comune di ubicazione: 94 denominazione tipologia su comune estensione in ha SAN LEOPOLDO-A con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Grosseto 33,5090 CAVALLINO con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Sorano 14,9500 MONTENEBBIELLO con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Capalbio 22,0000 PALAZZETTO con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Seggiano 49,9000 VENECCA-FONTEBLANDA con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Orbetello 14,0000 LA MACCHIA con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Grosseto 14,9905 LA CAPRIOLA con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Manciano 48,0000 CAMPETTI - RIBOLLA con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Roccastrada 14,0000 POGGIO CAPPONE con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Magliano in Toscana 96,3240 POGGIONE con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Civitella Paganico 89,0000 SALAMAGNA con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Civitella P.co e Campagnatico 60,0000 PODERE BIANCO con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Scansano 72,6995 VIVOLI con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Massa Marittima 11,4690 SANTA GERMANA con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Castiglione della Pescaia 32,3270 SAN GIOVANNI-BONZALONE con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Magliano in Toscana 89,0659 IL CIVILESCO - S. ANDREAAVIFAUNA con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Magliano in Toscana 18,0280 RONDINELLI-NICCIOLETO con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Arcidosso 42,4320 PODERUCCIO-B con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Scansano 20,3140 PODERUCCIO-A con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Scansano 23,1340 PODERE MOCINI con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Montieri 23,0390 PODERE BANDITA con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Civitella Paganico 57,2205 LE MANDRIE con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Civitella Paganico 21,7727 COLLE DI LUPO con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Magliano in Toscana 71,8160 BOTTINO con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Sorano 21,6693 BARACCONE-AVIFAUNA con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Civitella Paganico 11,8240 VECCHIO MOLINO con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Grosseto 33,6168 PODERNUOVO con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Seggiano 27,5703 PESCHIERE con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Manciano 13,1420 CAMPO RUFFALDO A con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Massa Marittima 15,0000 CAMPO RUFFALDO B con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Massa Marittima 31,0000 VALLI con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Follonica 10,5000 MACCHIALANZI con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Castel del Piano 35,7495 MONTENERO-POD.FORNACE con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Castel del Piano 99,6481 CAVALLINI con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Orbetello 13,7600 IL CIVILESCO - VALLE FELCIOSA con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Manciano 30,8813 VACCARECCIA con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Gavorrano 78,0000 GRICCIANO - MONTAUTO con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Manciano 95,1790 95 FONTE TRILLA-S.DONATO con possibilità di abbattimento AVIFAUNA Orbetello 19,4850 POGGI ALTI senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Capalbio 60,0000 PALOMBAIA senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Sorano 16,0000 POD. ROCCONI senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Semproniano 11,0000 POGGIARELLO senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Roccastrada 23,1570 PINZUTO senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Manciano 13,0000 PIGNOLO senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Cinigiano 18,6900 PIETRATONDA A senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Campagnatico e Civitella P.co 36,6462 POGGIO AL MONTONE senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Massa Marittima 50,0000 POGGIO PIANO senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Scansano 13,5000 GRANAIONE senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Campagnatico 12,0000 ANTEATA senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Cinigiano 13,1030 BAGNO LUNGO senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Pitigliano 11,0420 LA CAVA senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Cinigiano 11,8520 CAMPO ALLA PIGNA senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Roccastrada 10,0210 CASA MORA senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Castiglione della Pescaia 64,0000 MONTEBOTTIGLI senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Magliano in Toscana 15,9775 ELMO-POD.SCOPETONECINGHIALE senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Sorano 13,0000 MONTORSOLI senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Grosseto 11,7410 LAGHI senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Grosseto 10,2730 MACCHIA AL FANGO senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Monterotondo Marittimo 51,0000 MARSILIANA senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Manciano 21,0000 POGGIO ALTO senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Magliano in Toscana 53,0730 MONTALTI senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Grosseto 30,0000 STABBIATELLI senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Castel del Piano 6,5000 CASTAGNOLO senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Roccalbegna 6,4545 PIETRATONDA B senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Campagnatico 41,3758 VAL CITERNA - POGGIO GROSSO senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Scarlino 56,0000 IL CASINO senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Campagnatico 11,1350 GUARDIOLA senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Capalbio 15,2980 POGGIO AL FORNELLO senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Follonica 45,0000 TEPOLINI senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Castel del Piano e Seggiano PODERE VOLPI senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Civitella Paganico 25,0000 POGGIO DELL'AIONA senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Roccalbegna 37,4870 LE NEBBIAIE senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Gavorrano 18,3250 APPARITA - POGGIO BELLO senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Magliano in Toscana 12,3601 MONTAUTO senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Manciano 15,7925 CA' MAGGIORE - FOSSO INFERNO senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Scansano 12,7560 ALBATRETO senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Scansano 11,0000 96 8,5959 denominazione tipologia su comune estensione in ha STERPETI senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Magliano in Toscana 14,5117 SORGENTE FONTIN DEL TOPO senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Grosseto 12,0000 ROMBAIA senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Castiglione della Pescaia 18,0980 VAL MOROSA senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Magliano in Toscana 10,4280 POZZONE senza possibilità di abbattimento CINGHIALE Magliano in Toscana 11,8570 PORTA AL COLLE senza possibilità di abbattimento LEPRE Castiglione della Pescaia 20,0000 RISERVONI senza possibilità di abbattimento LEPRE Sorano 10,8150 SGRILLOZZO-MARRUCHETONE senza possibilità di abbattimento LEPRE Manciano 20,4530 senza possibilità di abbattimento LEPRE Magliano in Toscana 11,6946 senza possibilità di abbattimento LEPRE Sorano 10,8615 POGGIO LA MOZZA senza possibilità di abbattimento LEPRE Grosseto 12,0000 PODERE ROMITORIO senza possibilità di abbattimento LEPRE Roccalbegna 12,0000 LASCHI senza possibilità di abbattimento LEPRE Castel del Piano 10,0096 PIANA DEL PINZUTI senza possibilità di abbattimento LEPRE Manciano POGGIO SANINO senza possibilità di abbattimento LEPRE Massa Marittima 25,0000 BARACCONE- LEPRE senza possibilità di abbattimento LEPRE Civitella Paganico 12,0000 CIVITELLA RENAI senza possibilità di abbattimento LEPRE Scansano 18,0000 MONTENERO-FABIANI senza possibilità di abbattimento LEPRE Castel del Piano 12,0000 PIANTAVERNA senza possibilità di abbattimento LEPRE Cinigiano 11,0000 LORENTANA senza possibilità di abbattimento LEPRE Santa Fiora 12,1720 MONTENERO-CASALONE senza possibilità di abbattimento MONTENERO-CAMPILUNGHI senza possibilità di abbattimento SAN LEOPOLDO-B senza possibilità di abbattimento VOLTA DI SACCO senza possibilità di abbattimento CAMPO REGIO senza possibilità di abbattimento CAMPO TANA ARTIFICIALE senza possibilità di abbattimento IL CIVILESCO - S. ANDREALEPRE ELMO-POD.SCOPETONELEPRE SELVAGGINA NATURALE SELVAGGINA NATURALE SELVAGGINA NATURALE SELVAGGINA NATURALE SELVAGGINA NATURALE TANA ARTIFICIALE 97 7,6335 Castel del Piano 137,8844 Castel del Piano 101,6980 Grosseto 101,0000 Grosseto 225,3980 Orbetello 100,0000 Capalbio 0,0000 PROPOSTE Alla luce delle recenti modifiche apportate all’art. 24 della LRT 3/1994, dell’adozione del Regolamento regionale n° 33/R/2011 di applicazione della stessa LRT, oltre che delle linee guida definite dal presente Piano si intende provvedere a modificare anche il Regolamento Provinciale per l’istituzione, la gestione e il controllo delle Aree Addestramento Cani (AAC). Validità delle autorizzazioni. La durata delle autorizzazioni per le nuove AAC e per le AAC ad oggi autorizzate non può essere superiore alla durata del PFVP. Anche in considerazione della programmazione definita dal PFVP tutte le AAC che chiedono il rinnovo dovranno essere valutate come nuove autorizzazioni. Si definiscono i seguenti limiti di superficie per le varie tipologie di AAGC: Aree ove le attività cinofile sono consentite senza possibilità di abbattimento: - per cani da caccia su selvaggina naturale estensione da 50 a 100 ettari; - per cani da seguita su soggetti di lepre, provenienti da allevamento e appositamente immessi in aree di estensione da 10 a 50 ettari; - per cani da seguita su soggetti di cinghiale, provenienti da allevamento e appositamente immessi in aree opportunamente recintate con estensione da 10 a 50 ettari; Aree ove le attività cinofile sono consentite anche con possibilità di abbattimento di selvaggina immessa proveniente da allevamenti nazionali, appartenenti alle specie fagiano, starna, quaglia, pernice rossa e anatra germanata, e aventi estensione compresa fra 10 e 100 ettari. Le aree addestramento su lepre o cinghiale per soli cani di età non superiore a 18 mesi potranno essere autorizzate con superfici minime di 6 ettari. Potranno essere autorizzate Aree addestramento cani sperimentali su beccaccia la cui attività potrà essere svolta da novembre a marzo. Dato l’interesse sviluppato nel corso degli ultimi anni per particolari tipologie di addestramento cani si intende riconoscere due nuove tipologie di AAC: l’AAC per allenamento cani da tana e da traccia (recupero capi feriti). Per tali tipologie di AAC non si applicano le superfici minime delle altre Aree. Le stesse possono occupare anche porzioni di altre Aree di addestramento Cani. Nel provvedimento autorizzativo verranno stabilite le modalità di svolgimento delle prove e dell’uso delle AAC “da tana” o “da traccia”. 98 Tra le nuove tipologie di aree addestramento si intende altresì prevedere anche la possibilità di autorizzare altre aree addestramento rapaci oltre a quelle già autorizzate nel corso del 2011. Tutte le aree addestramento che saranno autorizzate in territori già attualmente destinati ad area addestramento allenamento e gare dei cani dovranno comunque adeguarsi alle dimensioni sopra indicate. Rispetto al precedente PFVP la quantità numerica di AAC ricadenti nel territorio libero ha subito un incremento pari a circa il 47% passando da 69 alle attuali 102 e con relativo aumento della superficie occupata, che comunque resta ben inferiore al 2% della SAF provinciale nel rispetto di quanto sancito dalla normativa vigente. Pur non volendo incidere sulla possibilità data alle imprese agricole di poter incrementare il proprio reddito anche con l’attività svolta nelle AAC, è indispensabile evitare l’eccessiva elevata presenza di istituti di varia tipologia, in talune situazioni gli uni attaccati agli altri in successione seriale. Si intende pertanto estendere anche alle AAC di nuova istituzione quanto già prescritto per AFV e ATV in merito alla distanza minima pari a 500 metri sia tra di loro che nel confronto di altre strutture già istituite. Alcuni comuni hanno lamentato un’eccessiva incidenza di istituti e strutture non fruibili dal singolo cacciatore e pertanto con ridotte porzioni di territorio destinato alla libera attività venatoria. Si individua pertanto nel 40% la percentuale di SAF su base comunale destinata a strutture, istituti pubblici e privati oltre la quale la Provincia non autorizza nuove AAC. Oltre a tutto ciò le AAC che ricadono all’interno o nelle vicinanze di siti SIC/SIR/ZPS saranno rinnovate comunque tenendo conto delle specifiche prescrizioni stabilite dalla DGRT 644/2004 e successive modifiche ed integrazioni. Nelle AAC dove sia previsto l’abbattimento la vigente normativa regionale consente l’immissione di selvaggina appartenente alle specie Fagiano, Quaglia, Starna, Anatra Germanata, Pernice Rossa. Per quanto attiene quest’ultima si richiama quanto già stabilito dalla Provincia di Grosseto relativamente alle immissioni di fauna selvatica ovvero di consentire l’immissione nel proprio territorio solo di Pernici Rosse in purezza genetica (Alectoris Rufa) provenienti solo dal CPPS di Scarlino. Pertanto, ritenendo inopportuno immettere pernici provenienti da Scarlino per destinarle all’abbattimento nelle AAC vengono limitate alle altre quattro specie la selvaggina da poter utilizzare nelle “AAC con abbattimento”. 99 QUADRO GENERALE DEFINITIVO AAC Hanno richiesto di essere autorizzate nuovamente sui medesimi terreni tutte le AAC di cui in premessa (tutte quelle ad oggi autorizzate). Solo alcune AAC hanno presentato istanza di piccole modifiche dei confini. Tutte le AAC che hanno chiesto di essere nuovamente autorizzate, previa eventuale modifica dei confini per il rispetto di quanto stabilito dal presente PFVP, saranno nuovamente autorizzate. Tutto ciò detto il quadro generale delle AAC che si viene a delineare è il seguente: COMPRENSORIO ESTENSIONE AAC ATC GR 6 728,2 HA ATC GR 7 1.961,53 HA ATC GR 8 618,97 HA PROV. GR 3.308,7 HA 100 APPOSTAMENTI FISSI DI CACCIA 101 RIEPILOGO DATI – VALUTAZIONI Per quanto concerne la rappresentazione della situazione degli appostamenti fissi di caccia presenti sul territorio della Provincia di Grosseto, non possiamo che, alla luce dei dati in materia, riconfermare la loro ormai stabilizzata e incisiva presenza sul territorio, anche nel corso degli ultimi 5 anni. La tradizionale valenza di questo esercizio venatorio, come peculiare forma di caccia di attesa, su un territorio Provinciale che si presenta morfologicamente (presenza di colline - pianure- zone boschive - aree umide) ben predisposto a tutte le tipologie per esso previste dalla normativa, è dimostrata dal fatto che viene fortemente praticata o ambita sia dai cacciatori residenti nella regione toscana che dai cacciatori fuori regione. A causa dell’imponente divario fra le numerose richieste di nuovi appostamenti fissi e le concessioni possibili (considerato il limite massimo di autorizzazioni rilasciabili, fissato dalla L.157/92, già raggiunto ormai da anni dalla Provincia di Grosseto), la Giunta Provinciale, che già aveva adottato fin dall'anno 2003, deliberazioni in materia, con la deliberazione 214/2009, ha provveduto alla adozione di diversi e ulteriori criteri per consentire il rilascio di nuove autorizzazioni con modalità il più possibile imparziali, trasparenti ed eque, rispondenti alle nuove esigenze in previsione di presenti e future criticità. Grazie a questi criteri è stata riservata una percentuale del 10% delle autorizzazioni disponibili ai cacciatori cosiddetti "giovani", cioè fino ad un età massima di 30 anni, per dare un segnale di stimolo e a garanzia della conservazione e della continuità di questa specifica attività venatoria che, seppure rimanga molto praticata, può rischiare di rimanere circoscritta in larga parte alle vecchie generazioni. Un’altra percentuale del 10% delle autorizzazioni disponibili è stata riservata altresì alle AFV, considerata la pubblica utilità che caratterizza questi istituti faunistici. Per il futuro si intende sviluppare maggiormente, anche in questo ambito, il legame del cacciatore al territorio. Tale legame, più tangibile nel caso della gestione faunistico venatoria di specie stanziali, deve assumere una sempre maggiore valenza anche per il cacciatore da appostamento fisso. Anche alla luce dell’aumento della percentuale di popolazione stanziale per le specie ornitiche di interesse venatorio notoriamente conosciute come “migratrici”, pare opportuno sviluppare, se non una vera e propria gestione, per molti aspetti peraltro impossibile, almeno una maggiore conoscenza. Proprio a tale scopo, ad esempio, alcuni appostamenti fissi, per la particolare posizione e morfologia del territorio, sono già stati individuati ed utilizzati anche come osservatorio 102 ornitologico nell’ambito del progetto “monitoraggio delle correnti migratorie nella Provincia di Grosseto”, entusiasmando quei cacciatori coinvolti nelle attività di censimento. Possiamo notare dai seguenti grafici, le variazioni degli appostamenti autorizzati sul territorio provinciale, conseguentemente alle varie modifiche che si sono succedute nella normativa in 103 materia Con la “eliminazione” dal 1° febbraio 2007 della tipologia di appostamenti “senza richiami vivi", così come disposto dagli artt. 58 e 95 bis del T.U. dei regolamenti regionali n°13/R” del 25 febbraio 2004, così come modificato dal DPGR n° 48/R del 29/07/05, si evidenzia come le tipologie 104 minuta selvaggina e colombacci abbiano raggiunto nell'anno 2011 pressoché uguale consistenza sul territorio provinciale (n. 308 colombacci e n. 301 minuta selvaggina) rimanendo comunque le tipologie di appostamento maggiormente praticate. Rimane invece sostanzialmente immutato immutato il numero degli appostamenti ai palmipedi e trampolieri. Statistiche al 24/01/2012 Numero dei titolari di appostamenti 631 Numero degli ospiti autorizzati degli appostamenti 1027 Numero degli appostamenti attivi 631 Numero degli appostamenti non assegnati 273 Palmipedi e Trampolieri 22 Minuta Selvaggina 301 Colombacci 308 Va evidenziato l’elevato numero di utilizzatori (oltre al titolare) che rappresentano comunque solo una parte dei cacciatori (altri usufruiscono dell’appostamento pur non inseriti negli elenchi degli ospiti auitorizzati), che gravitano intorno a queste strutture a che quindi praticano questo tipo di esercizio venatorio nel territorio provinciale: mediamente 1,6 per ogni appostamento. Esiste una distribuzione delle varie tipologie di appostamenti che evidenzia quelle che sono le aree più favorevoli al passaggio delle specie oggetto di caccia. Nelle AFV si hanno solo appostamenti ai colombacci (n.64) e ai palmipedi e trampolieri (n. 5) La Provincia di Grosseto a partire dall'anno 2008 ha proceduto al rilievo GPS di tutti gli appostamenti fissi di caccia autorizzati sul territorio provinciale e successivamente ha verificato il rispetto delle distanze e dei divieti previsti dalla normativa vigente. Un ulteriore passo in avanti è stato fatto con la creazione del sito “attività faunistico venatorie” della Provincia grazie al quale l’utente può verificare la situazione aggiornata della “graduatoria” e di conseguenza delle disponibilità da parte della Provincia a rilasciare nuove autorizzazioni. Per il futuro si conta di consentire al cacciatore di poter interagire nel senso che, oltre a poter verificare la situazione degli appostamenti fissi sul territorio provinciale in tempo reale, potrà individuare facilmente il punto utile ad una ubicazione rispondente alle distanze di legge con possibilità di stampa delle cartografie per la presentazione delle istanze. 105 106 107 Dallo schema generale sotto evidenziato possiamo evincere come in alcuni comuni non vi siano appostamenti autorizzati (Isola del Giglio, Castell'Azzara e Pitigliano), come in altri si abbiamo bassissime concentrazioni di appostamenti fissi (Arcidosso, Castel Del Piano, Semproniano, Santa Fiora, Scarlino, Roccalbegna, Cinigiano e Sorano), come in altri si abbia una concentrazione intermedia e come invece in altri si abbia una densità decisamente elevata. Tra questi ultimi si evidenzia che nel comune di Castiglione della Pescaia si ha la massima concentrazione: n. 114 appostamenti pari al 18 % del totale. Colombacci Minuta Selvaggina 2 Palmipedi e Trampolieri CAMPAGNATICO 11 7 1 20 CAPALBIO 25 1 26 Comune ARCIDOSSO CASTEL DEL PIANO 2 Totale 2 2 CASTELLAZZARA CASTIGLIONE DELLA PESCAIA CINIGIANO 0 0 0 0 36 75 2 114 5 2 7 CIVITELLA PAGANICO 27 10 37 3 3 GAVORRANO 8 29 37 FOLLONICA GROSSETO 9 12 16 ISOLA DEL GIGLIO 0 0 0 37 MAGLIANO IN TOSCANA 44 21 65 MANCIANO 15 1 16 0 MASSA MARITTIMA 22 37 60 MONTE ARGENTARIO 14 17 31 MONTEROTONDO MARITTIMO 15 21 36 MONTIERI 7 22 29 ORBETELLO 23 3 1 27 PITIGLIANO 0 0 0 0 ROCCALBEGNA 5 ROCCASTRADA 9 5 22 SANTA FIORA 31 4 SCANSANO 19 4 19 SCARLINO 1 2 SEGGIANO 2 8 SEMPRONIANO 2 2 SORANO 7 7 TOTALE 306 300 1 4 10 22 631 Esaminando il numero di appostamenti autorizzati in ciascun comune e rapportandolo con la SAF del comune su cui ricadono (calcolando il numero medio di appostamenti per 1000 ha di SAF), possiamo notare come tale rapporto sia maggiormente elevato nei comuni di Monte Argentario e Castiglione della Psecaia mentre invece risulti relativamente basso nei comuni dell’area del Monte Amiata e delle colline del fiora: Manciano, Sorano, Roccalbegna, Castel del Piano, Semproniano e Arcidosso, senza considerare che nei comuni di Castell’azzara, Isola del Giglio e Pitigliano, come già detto, non vi sia alcun appostamento autorizzato. 108 Comune SAF da PFVP app/1000 n. app. fissi ha MONTE ARGENTARIO 5.171 31 5,99 CASTIGLIONE D. P.IA MONTEROTONDO M.MO 19.472 114 5,85 10.032 36 3,59 MONTIERI 10.641 29 2,73 MAGLIANO IN T.NA 24.683 65 2,63 GAVORRANO 15.661 37 2,36 MASSA MARITTIMA 27.572 60 2,18 4.841 10 2,07 CIVITELLA PAGANICO 18.861 37 1,96 CAPALBIO 18.204 26 1,43 CAMPAGNATICO 15.900 20 1,26 ORBETELLO 21.610 27 1,25 ROCCASTRADA 27.551 31 1,13 GROSSETO 43.890 37 0,84 SCANSANO 26.896 19 0,71 6.028 4 0,66 FOLLONICA 4.824 3 0,62 SCARLINO 8.430 4 0,47 CINIGIANO 15.843 7 0,44 MANCIANO 36.490 16 0,44 SORANO 16.972 7 0,41 ROCCALBEGNA SEGGIANO SANTA FIORA 12.286 5 0,41 CASTEL DEL PIANO 6.457 2 0,31 SEMPRONIANO 7.973 2 0,25 ARCIDOSSO 8.889 2 0,22 CASTELL'AZZARA 6.251 0 0,00 PITIGLIANO 9.986 0 0,00 ISOLA DEL GIGLIO 2.275 0 0,00 109 110 PROPOSTE La cartografia di cui sopra evidenzia chiaramente come la distribuzione degli appostamenti sul territorio provinciale sia tutt’altro che omogenea e come si abbia una massiccia concentrazione nei comuni in cui il flusso migratorio è più consistente e dove vengono conseguentemente effettuati i massimi abbattimenti al momento del passo delle più attese specie migratrici. Dallo scorso Piano FVP si è intrapresa la strada di tutelare le specie migratrici nel momento in cui le stesse risultano più deboli, ovvero all’arrivo sulla costa dopo un lungo volo, tramite l’individuazione di una serie di istituti a tutela della fauna che creassero una fascia di protezione specifica per l’avifauna migratoria. L’ipotesi di tale progetto è anche quella di, riducendo gli abbattimenti al momento del transito delle specie migratrici in ingresso dal mare, favorire l’ingresso nelle aree interne. • Si intende inoltre limitare il rilascio nelle aree in cui gli appostamenti fissi sono maggiormente presenti stabilendo in 5 appostamenti fissi per 1000 ha di SAF la densità massima per ogni comune. Ad oggi pertanto non sono rilasciabili altre autorizzazioni o nuove collocazioni nei comuni di Monte Argentario e Castiglione della Pescaia. • Si intende proseguire il rilievo degli appostamenti fissi a mezzo GPS per tutte le nuove autorizzazioni e collocazioni • La Giunta Provinciale provvederà, se del caso, a modificare i criteri per il rilascio di autorizzazioni di appostamenti fissi • Conferma dei perimetri già individuati dalla Giunta Provinciale per le aree in cui non sono autorizzabili appostamenti fissi • Pubblicazione della graduatoria annuale relativa alle istanze in attesa di essere autorizzate sul sito “Attività Faunistico Venatorie” della Provincia • Individuazione nell’area interna attualmente destinata all’AFV Punta Ala e in cui si prevede l’istituzione della ZPM omonima, nell’area prospicente il mare, di un territorio da gestirsi tramite un’Area a Particolare Gestione di caccia in cui sia prevista la caccia agli ungulati e, fatti salvi gli attuali appostamenti fissi, si preveda una serie di appostamenti temporanei di cui, tramite l’ATC, potranno esercitare la caccia da appostamento temporaneo, secondo turnazione. 111 AREE PROTETTE 112 RIEPILOGO DATI , VALUTAZIONI E PROPOSTE Il territorio provinciale è caratterizzato dalla presenza di aree un tempo zone umide e paludose ed aree che già di per se scarsamente antropizzate sono sottoposte ad un ulteriore fenomeno di abbandono principalmente nelle realtà un tempo prettamente agricole. Se questo da una parte può tradursi in un buon auspicio per le popolazioni di fauna selvatica dall’altra è sempre più evidente la difficoltà di gestione delle popolazioni di ungulati e la sempre più rarefatta disponibilità di personale volontario disposto a collaborare alla gestione faunistico venatoria del territorio. In ogni caso è sempre necessario provvedere a tutelare adeguatamente le peculiarità del territorio con la collaborazione del mondo venatorio, agricolo, ambientalista e soprattutto delle popolazioni locali. È infatti condizione imprescindibile la condivisione delle scelte programmatorie con la cittadinanza per la corretta gestione di pregevoli ecosistemi. La considerazione del valore di tali ambienti è intesa nel senso più ampio, sia per la qualità della vita sia per lo sviluppo socio-economico avente quale asse portante un turismo sostenibile ed organizzato. Tutte le istituzioni di aree protette, il riconoscimento di Siti di Importanza Regionale e comunque di aree pregevoli dal punto di vista ambientale hanno determinato, in particolare in collegamento con lo sviluppo dell’attività agrituristica, un importante impulso per un’economia turistica complementare a quella balneare, rivitalizzando le zone collinari e montane. L'Amministrazione Provinciale di Grosseto gestisce direttamente molti degli istituti destinati alla tutela ambientale, quali le Oasi e le ZPM istituite ai sensi della legge 157/92 e altri istituti quali Riserve Naturali e il Parco Interprovinciale di Montioni. Esistono altre tipologie di istituti la cui gestione non compete all’Amministrazione provinciale: il Parco della Maremma di competenza della Regione Toscana, le 2 Riserve Naturali Statali storiche di Burano ed Orbetello e il Parco dell’Arcipelago Toscano di competenza del Ministero dell’Ambiente, oltre ad alcune Riserve Naturali Statali gestite dal CFS. 113 Tutte le aree gestite a livello statale sono rappresentate nella seguente tabella: DENOMINAZIONE SUPERFICIE COMUNE (superficie a terra) Parco Nazionale Arcipelago Toscano (Parte Grossetana) 1.145 99 55 51 30 410 157 443 474 2.864 Riserva Naturale Integrale Poggio 3 Cancelli Riserva Naturale Biogenetica Tomboli di Follonica Riserva Naturale Biogenetica Poggio Spedaletto Riserva Naturale Popolamento Animale Orbetello Riserva Naturale Popolamento Animale Burano Riserva Naturale Popolamento Animale Belagaio Riserva Naturale Popolamento Animale Marsiliana Riserva Naturale Protezione Feniglia TOTALE Isola del Giglio Follonica Follonica\Scarlino Scarlino Orbetello Capalbio Roccastrada Follonica\Massa M.ma\Suvereto Orbetello Il Parco Naturale della Maremma è nel territorio provinciale l’unica Area Protetta istituita e gestita direttamente dalla Regione Toscana: DENOMINAZIONE SUPERFICIE (ha) Parco Naturale della Maremma 9.009 Superficie aree SUPERFICIE protette comprese le Area contigua aree contigue 7.993 17.002 COMUNI Grosseto\Magliano\Orbetello La Provincia di Grosseto ha provveduto nel corso del tempo all’istituzione di un vero e proprio “sistema di Riserve Naturali e Parchi” che prevede 12 Riserve Naturali Provinciali, un Parco Interprovinciale ed un ANPIL. Le Riserve Naturali istituite dalla Provincia di Grosseto coprono una superficie di territorio agro silvo pastorale di totali 10.376 ettari e sono rappresentate secondo lo schema seguente: DENOMINAZIONE Basso Merse Cornate Diaccia-Botrona Farma Montauto Monte Labro Monte Penna Parco di Montioni Orbetello Pescinello Pietra Poggio all'Olmo Rocconi SS. Trinità Totale SUPERFICIE (ha) SUPERFCIE Area contigua COMUNI 265 Civitella P.co 265 409 1.273 1.463 199 667 1.110 2.048 1.522 149 429 434 371 37 10.376 Superficie aree protette comprese le aree contigue 253 409 2.541 1.463 199 667 1.649 3.277 2.609 241 429 434 624 4.467 14.806 1.268 538 1.229 1.087 92 114 Montieri Grosseto\C.Pescaia Roccastrada Manciano Arcidosso Castellazzara Follonica\Massa M.ma Orbetello Roccalbegna Roccastrada Cinigiano Roccalb\Semproniano S.Fiora In applicazione del PTC, scheda 7 E 3, viene definito il divieto dell’esercizio venatorio ad esclusione del cinghiale in una fascia di 300 m di media dal perimetro delle riserve naturali qualora ricada nelle aree contigue alle Riserve Naturali laddove esistenti, appoggiandosi a confini fisici ben definiti. Tale norma potrà rappresentare elemento di direttiva per la gestione dell’area contigua. Nelle aree contigue alla Riserve Naturali Diaccia Botrona e Laguna di Orbetello tale fascia è estesa a 500 m nella quale anche la caccia al cinghiale è vietata, salvo il verificarsi di comprovati danni alla biocenosi e/o alle colture agricole. L'unico ANPIL presente in Provincia di Grosseto è denominato “Costiere di Scarlino”, la estensione totale è di 752 ettari e la gestione è affidata allo stesso Comune di Scarlino. Il perimetro si sovrappone in parte a quello dell'omonima Oasi di Protezione. Denominazione Costiere di Scarlino Superficie 752 Comune Scarlino La finalità delle Riserve naturali è quella di tutelare le peculiari componenti vegetazionali, faunistiche, geologiche e paesaggistiche cercando di valorizzarle al fine di uno sviluppo economico ed occupazionale compatibile. Gli ecosistemi presenti nelle Riserve Naturali sono quelli più rappresentativi del nostro territorio, come le zone umide di importanza internazionale, colline interne con estese vegetazioni boschive, tratti particolari di corsi d’acqua che determinano ecosistemi con particolarità naturalistiche. Le Aree Protette grossetane rientrano in un sistema di istituti destinati alla tutela dell’ambiente, gestiti dalle province, dallo Stato o altri enti delegati. Data la continuità ambientale con le province confinati si è provveduto a rapportare il sistema delle Aree grossetane con quello delle altre province limitrofe, quali Livorno, Siena e Viterbo e programmando un processo di coordinamento con tutti gli enti gestori dei Parchi regionali e statali. La Provincia di Grosseto è interessata in modo importante dalle proprietà del complesso patrimoniale agricolo-forestale della Regione Toscana. Il complesso si estende per totali 24.256 ettari e investe appunto una rilevante porzione di territorio, che risulta per buona parte boscato e per la quasi totalità risulta molto interessante per la presenza di fauna selvatica. Dei totali 24.256 ettari nel corso degli anni, su richiesta delle singole realtà locali, la Regione Toscana ha provveduto a scorporare alcune superfici del complesso demaniale dal computo delle aree sottoposte a divieto di caccia, che attualmente ammontano a totali 19.044 ettari. Va evidenziato che molte delle aree demaniali regionali a vincolo venatorio sono già incluse in istituti o strutture comunque precluse alla caccia come il Parco Interprovinciale di Montioni, l’Oasi 115 di Scarlino, le Riserve Naturali della valle del Farma e del Monte Penna etc… Il totale della superificie del Complesso patrimoniale agricolo-forestale della Regione Toscana posta a divieto di caccia, non sovrapposta ad altre tipologie di istituto già incluse nella quota compresa tra il 20 ed il 30 % del territorio a tutela della fauna, ai sensi del comma 4 - art.7 della LRT 3/94, assomma a totali 5.711 ettari. Il quadro del Complesso patrimoniale agricolo-forestale della Regione Toscana è pertanto il seguente: Demanio Comuni Bandita di S. Martino Cingiano Scarlino (3.862), Gavorrano (378), Bandite di Scarlino Castiglione d. p.ia (1.452), Follonica (3.021) Poggio Malabarba Orbetello Suvereto (3.006), Piombino (771), Massa m.ma (7.727), Colline metallifere Monterotondo m.mo (3.857), Gavorrano (223), Montieri (29) Belagaio Roccastrada Monte Verro – Monteti Capalbio Monteaquilaia Arcidosso Monte Penna Castellazzara Madonna della Castiglion d'Orcia (2.098) Querce Seggiano (70) Totale Sup. a divieto in Provincia di Grosseto 443,00 443,00 0,00 443,00 8.713,00 113,00 6.703,63 0,00 2.009,37 113,00 2.667,40 0,00 11.836,00 10.000,00 2.234,00 1.584,00 1.836,00 650,00 2.600,16 0,00 0,00 0,00 314,00 369,00 164,00 0,00 0,00 70,00 0,00 24.256,00 19.044,63 70,00 5.211,37 0,00 5.710,56 369,00 164,00 314,00 Sup. non a divieto in Provincia di Grosseto Sup. (2030%) in Provincia di Grosseto Sup. Complessiva in Provincia di Grosseto Oltre agli istituti posti a divieto di caccia ai sensi della legge 394/1991, ovvero della conseguente Legge Regionale Toscana 49/2005, secondo le possibilità date dalla legge 157/1992, ovvero della relativa Legge Regionale Toscana 3/1994, sono individuati come istituti di valenza ambientale e faunistica le Oasi di Protezione e le Zone di protezione della fauna migratoria. Già dal PFVP 2000/05 sono iniziati due progetti rispondenti all’esigenza di tutela del territorio che ben si collocano nel quadro generale degli istituti destinati alla tutela dell’ambiente. L’istituzione di una fascia costiera destinata alla tutela dell’avifauna migratoria è finalizzata al mantenimento e all’incremento della diversità ambientale di territori costieri, aree pianeggianti retro-costiere, zone di bassa collina, territori pedomontani e montani. Si è inteso creare una zona in grado di tutelare le specie in arrivo con le migrazioni nel luogo e nel momento in cui queste risultano più sensibili. La fascia costiera, che rappresenta un’area di passaggio e spesso di approdo 116 di grandi quantità di migratori, almeno per la gran parte del nostro territorio, presenta caratteristiche idonee allo scopo, ovvero da la possibilità all’avifauna di sosta, protezione e fonti trofiche. Ciò è determinato appunto dalla presenza di aree dunali, aree retrodunali pinetate e/o bonificate, aree umide e promontori coperti di vegetazione tipica della macchia mediterranea. Peraltro buoni tratti della fascia costiera sono caratterizzati da varie attività turistiche che sebben concentrate nel periodo estivo non sono da considerasi compatibili con l’attività venatoria. Nel corso di questi cinque anni la realizzazione del progetto ha incontrato non poche difficoltà, da una parte il mondo venatorio, per la sottrazione di una quota di territorio destinato alla caccia, dall’altra, ma solo in un secondo momento, le problematiche per gli agricoltori legate alla presenza di ungulati in grado di apportare danni alle colture presenti. Per ovviare alla prima si intende proporre una diversa perimetrazione per tutti quei tratti di ZPM fascia costiera che non sono stati di fatto posti a divieto. La risoluzione delle conflittualità della presenza di ungulati è purtroppo allo stato attuale ben presente su tutto il territorio, anche non posto a divieto di caccia, e l’unica possibilità di poter riportare le popolazioni ungulate a livelli di compatibilità è di coinvolgere i proprietari e conduttori dei fondi nella fattiva gestione dell’area con la collaborazione dei cacciatori. L’unica soluzione che si può ipotizzare è quella di mettere in campo tutti i possibili sistemi di controllo a disposizione, prevenzione da una parte e contenimento numerico dall’altra. Il controllo ai sensi dell’art. 37 della LRT 3/94, operazione sempre e comunque ampiamente discussa, dovrà essere attuato in tutte le sue forme possibili privilegiando gli interventi attuati in periodo di caccia aperta per ottenere il massimo risultato delle operazioni. La Provincia provvederà a attuare nelle ZPM e nelle Oasi tutta quella serie di interventi finalizzati al miglioramento ambientale (es. colture a perdere, ripristino di punti d’acqua etc…), in collaborazione con i proprietari che si rendano disponibili, per facilitare il rispetto delle finalità dell’istituto. Nel corso dell’attuazione del PFVP 2006/2012 erano state individuate tutta una serie di modifiche alle ZPM esistenti e si intende proseguire nell’ambito del progetto di tutela della migratoria nella fascia costiera individuando un’altra serie di modifiche e nuove istituzioni alle attuali ZPM. Altre modifiche che si intendono apportare al quadro attuale sono: la riperimetrazione della ZPM “Enaoli Fonteblanda” nel comune di Grosseto, che per le modifiche introdotte con il presente Piano identificheremo con il nome di “ZPM Rispescia”, la riperimetrazione della ZPM Poggio Canaloni che si amplierà fino alla superficie totale di ha 661 e l’istituzione di una nuova ZPM Punta Ala nella zona costiera omonima per creare un’unica fascia costiera di protezione che colleghi le attuali ZPM Roccamare e Punta Ala (quest ultima così come costituita secondo il PFVP 2005/2011). 117 Il quadro delle Zone di protezione della fauna migratoria ( art.14 L.R.3\94) viene pertanto ad essere il seguente: Zona di Protezione Migratoria Sup. ha ZPM Giannella Comuni 336 Orbetello ZPM Chiarone-Ansedonia 20325 Orbetello/Capalbio ZPM Poggio Canaloni 661 Monte Argentario ZPM Gerfalco 119 Montieri ZPM Follonica 909 Follonica ZPM Monte Amiata 1627 Santa fiora/Arcidosso ZPM San Floriano 22 Capalbio ZPM L.D. Levante 1220 Orbetello ZPM Collecchio-Albinia 417 Magliano/Orbetello ZPM Rispescia 171 Grosseto ZPM Marina-Castiglione d. p.ia 1705 Grosseto/Castiglione d. P.ia ZPM Roccamare 417 Castiglione d.p.ia ZPM Punta Ala 82 Castiglione d.p.ia ZPM Punta Ala "nuova" 459 Castiglione d.p.ia ZPM Ampio-S.D. Impiccati 1104 Castiglione d.p.ia ZPM Ceriolo 295 Orbetello TOTALE ZPM 11.569 Va evidenziato che per quel che riguarda la superficie destinata a far parte della quota compresa tra il 20 e il 30 % ad effettiva tutela della fauna selvatica della ZPM Chiarone Ansedonia, dato che ricade in aree in parte già precluse alla caccia (Riserva naturale statale di Burano e Fondi chiusi), si debbono considerare 1.022 ha. Per quanto riguarda le Oasi, istituite ai sensi dell’art. 15 della LRT 3/94, la stessa legge prevede che siano destinate al rifugio, alla riproduzione ed alla sosta della fauna selvatica…e grazie ad interventi idonei … favoriscano l’insediamento e l’irradiamento naturale delle specie stanziali e la sosta delle specie migratorie. Per quanto riguarda le Oasi “Casenovole” e “Scarlino” la spiccata vocazione dei territori inclusi ha favorito il rispetto delle finalità ma, nel caso dell’Oasi di Casenovole, la presenza elevata di ungulati ha determinato, in applicazione del dettato del PFVP 2005/2010, la revoca dello stesso istituto. L’Oasi di Monteleoni, istituita nel corso del 2007, ha destato subito notevole interesse da parte di soggetti vari non solo a livello locale, così come del resto accadde al momento dell’istituzione dell’Oasi di Scarlino. Per le Oasi sono stati individuati una serie di percorsi e punti d’interesse che hanno promosso il territorio, non solo quello incluso nelle stesse aree, e hanno contribuito a far 118 conoscere, oltre che a tutelare, le peculiarità faunistico-vegetazionali ed ambientali nonché quelle archeologiche. La realizzazione del progetto della ZRV Grosseto non è stato portato a compimento, per problemi sostanzialmente tecnico-burocratici. L’area infatti comprende un’elevato frazionamento della proprietà peraltro in continua evoluzione. In luogo di tale istituto si intende istituire nel territorio del Comune di Grosseto una nuova Oasi da denominarsi “Grosseto” che ricopre per buona parte il territorio sul quale era prevista l’istituzione della ZRV omonima. Tale progetto risulta ancor più interessante date le varie presenze di specie di avifauna di elevato interesse ambientale oltre che conservazionistico riscontrate negli ultimi anni. Basti pensare alla presenza di gruppi di gru, di oche oltre alla presenza pressoché abituale dell’airone guardabuoi e dell’airone bianco, oltre ad un’altra serie di specie selvatiche di interesse. Si ritiene inoltre che al di là degli interessi faunistico ambientali la nascita dell’Oasi di Grosseto possa contribuire a valorizzare tutte quelle aree al margine del centro urbano stimolando ad esempio la nascita di percorsi, punti di osservazione e altre attività di interesse ludico, educativo e turistico. Nel corso della redazione del presente Piano è stata proposta la costituzione di un’ulteriore Oasi da realizzarsi sulla superficie attualmente occupata da un fondo chiuso nel comune di Magliano in Toscana della superficie totale di 144 ha. Tale territorio è caratterizzato dalla presenza sia di bosco tipico della macchia mediterranea che di un’area agricola. Nell’area sottratta dalla gestione programmata da moltissimi anni nidificano molte specie ornitiche di interesse. Per una porzione del territorio destinato all’Oasi è in corso il riconoscimento dell’ ANPIL da parte della Regione Toscana. Oltre ad alcuni sentieri didattici è ivi presente un osservatorio ornitologico e il “Museo della Macchia mediterranea” dove sono presenti una serie di essenze vegetali luogo di visita da parte delle scolaresche. Il quadro che pertanto si presenta è il seguente: OASI Sup. ha Comuni Monteleoni 1.031 Grosseto/Campagnatico/Roccastrada Scarlino 1.435 Scarlino Grosseto 5.774 Grosseto Castel Spineto TOTALE OASI 144 Magliano in Toscana 8.384 119 CENTRI PUBBLICI DI RIPRODUZIONE SELVAGGINA 120 Nell’ambito della gestione del territorio dal punto di vista faunistico venatorio oltre alla razionale gestione delle risorse faunistiche e ambientali tra i principali compiti della Provincia ci sono la promozione e l’attuazione di studi ed indagini sull'ambiente e sulla fauna. Con la gestione dei due Centri Pubblici di Riproduzione di Selvaggina, nei quali si riproducono lepri, fagiani e pernici rosse per il ripopolamento, la Provincia assolve ad entrambi i compiti. Denominazione Montalto Casolino Comune Civitella Paganico Scarlino Superficie 10 2,5 Specie in produzione Lepre Fagiano e Pernice rossa Entrambi i centri, una volta superate le difficoltà dei primi anni, si sono affermati come perno centrale dell’intera gestione dei ripopolamenti e hanno assunto un riferimento importante nell’intero panorama nazionale ed internazionale per le tecniche di riproduzione via via miglioratesi. I due centri infatti non solo assolvono in pieno il loro compito ma sono un punto di riferimento importante per la ricerca genetica, per le strutture e le tecniche di allevamento, per le strutture e le metodiche di ambientamento, per la mangimistica e la ricerca a livello universitario. Sempre nell’ottica della gestione ambientale rispettosa delle peculiarità si è inteso provvedere alle operazioni di reintroduzione e/o ripopolamento con individui di fauna selvatica con caratteristiche genotipiche, fenotipiche ed etologiche idonee al conseguimento degli obiettivi preposti. La presenza di tali caratteristiche assume grande importanza, per un verso al fine di evitare inquinamenti delle specie autoctone residenti sul territorio, per un altro con lo scopo di affermare con successo nuclei di animali capaci di svilupparsi dando origine a popolazioni autosufficienti di selvatici. Mentre dal punto di vista degli aspetti genetici e fenotipici il Centro di Riproduzione Pubblico assume un ruolo centrale e quasi esclusivo, da quello etologico grande importanza avrà, oltre al suddetto centro, anche la metodologia e la predisposizione del sito in cui saranno immessi gli individui destinati alla reintroduzione e/o al ripopolamento. Proprio in riferimento a quest’ultimo aspetto, si ribadisce la fondamentale importanza delle strutture di ambientamento che, situate principalmente nelle Zone di Rispetto Venatorio e nelle Zone di Ripopolamento e Cattura (per la pernice rossa), hanno il compito di dare l’ultima fase di ambientamento agli animali già comunque ambientati nelle voliere/recinzioni nei centri o presso i vari soccidari. Ad una corretta riproduzione ottenuta da ceppi di individui selezionati, segue una fase di allevamento che potremmo definire “semi-naturale” che dovrà svolgersi in ambienti che garantiscano la presenza di tutti quegli stimoli naturali necessari ad un corretto sviluppo dei selvatici. 121 CENTRO PUBBLICO DI RIPRODUZIONE DI LEPRI “Montalto” IN COMUNE DI CIVITELLA PAGANICO. In Provincia è presente un solo Centro Pubblico di Riproduzione di Lepri ed è situato nel comune di Civitella Paganico in località Montalto. Il CPPS è situato nelle vicinanze della SienaGrosseto in corrispondenza dello svincolo per Civitella Marittima in posizione ottimale per il suo facile raggiungimento. Il Centro è gestito, secondo specifica convenzione con il Comune di Civitella Paganico, sulla base di programmi annuali approvati dalla Provincia e finanziati dalla Regione Toscana nell’ambito del programma annuale di gestione di cui alla LRT 3/1994. Le lepri riprodottesi nel Centro sono affidate direttamente agli ATC i quali provvedono all’immissione sul territorio direttamente, o previo ulteriore periodo di ambientamento in specifiche strutture. Nel Centro vengono allevate lepri la cui prole è allevata e ambientata a terra in appositi recinti con vegetazione naturale, una volta ambientatasi viene catturata e destinata alle immissioni sul territorio. Già abbiamo detto dell’area sperimentale nell’area recintata che è stata messa a disposizione dall’Azienda Agricola “Colle Massari” nel Comune di Cinigiano, dove nell’arco di pochi anni, grazie alla buone caratteristiche ambientali si è giunti alla produzione di lepri ambientate in un’area del tutto simile all’ambiente naturale e pertanto di un’elevata capacità di adattamento e ripopolamento. Indipendentemente da tale specifica progettualità il ripopolamento del territorio provinciale con lepri provenienti dal CPPS è da considerarsi estremamente positivo e divenuto sempre più apprezzato dall’intera comunità. Negli ultimi anni il ricorso da parte degli ATC a ripopolamenti con lepri non provenienti dal CPPS è stato pressoché nullo e nel periodo di vigenza del PFVP 2012/2017 si dovrà raggiungere l’“autonomia” almeno per quel che riguarda il territorio destinato alla caccia programmata. Il non ricorrere all’acquisto di lepri provenienti da allevamenti non e strutture afferenti al Centro sarà possibile grazie all’aumento di produzione del numero di lepri già molto accresciutosi nel corso degli ultimi anni grazie anche all’ambientamento direttamente nelle zone di immissione, in ZRV e altre, gestito proficuamente dagli ATC grossetani. Gli investimenti effettuati in questi anni sono stati tesi oltre che all’incremento della qualità delle lepri anche alla messa in opera di nuove recinzioni e strutture che faranno fare un’ulteriore salto di qualità e quantità alla produzione. Le tecniche di allevamento si sono perfezionate nel corso degli anni ed è stato determinante l’apporto specialistico dei professionisti che hanno prestato consulenza nelle tecniche di allevamento, ambientamento, mangimistica e profilassi ma anche, e forse più, la dedizione che gli operatori del centro hanno messo nel loro lavoro. Si sono infatti creati 122 degli operatori altamente specializzati che sono il vero valore aggiunto ad una progettualità dall’elevato valore tecnico, economico e culturale. Nel 2011 si sono ottenuti i migliori risultati riproduttivi di sempre con il conferimento di 1720 soggetti. Relativamente al corso degli ultimi 6 anni la mortalità neonatale è da considerarsi nella norma, la mortalità post-svezzamento pressoché inesistente, mentre la perdita verificatasi nei recinti di ambientamento, dovuta nella maggior parte dei casi alla presenza di animali predatori, è elevata. Quest ultimo non è da considerarsi un fattore negativo ma anzi sta alla base del vero valore degli animali nati, allevati e ambientati a terra. Se l’ambientamento avviene in recinti di ampie dimensioni con caratteristiche del tutto simili a quella naturali si avrà da una parte una perdita elevata, se ci si confronta con allevamenti “ordinari”, dall’altra si avrà una garanzia della rusticità degli animali che appunto soni ben adattati ad un ambiente “naturale”. Anno 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003* 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 RIPRODUZIONE Coppie in produzione nati 156 Gen/Mar 148 Apr/Dic 1.595 156 Gennaio 120 Ottobre 1.526 288 Novembre 98 106 Ottobre 1.008 177 Novembre 107 Ottobre 1.339 192 Gennaio 101 Ottobre 1.108 177 1.253 205 766 217 Gennaio 125 Novembre 1.824 Media coppie 171 250 Gennaio 141 Novembre 2059 Media coppie 195 274 gennaio 138 dicembre 2192 media coppie 206 2099 Media coppie 197 1927 Media coppie 208 1976 Media coppie 222 1938 Media coppie 222 2110 Media coppie 223 morti 245 364 278 372 49 295 205 % mortalità 15,3 23,85 27,5 27,7 16.45 23,54 26,76 svezzati 1.350 1.162 730 967 908 958 561 476 26,10 1.348 476 23,12 1583 437 19,94 1.755 400 338 376 203 350 19,06 1589 19,03 10,47 16,58 1.699 1.500 1.600 1.735 1.825 SVEZZAMENTO Anno svezzati morti % mortalità allevati 1997 1998 1999 2000 1.350 1.162 730 967 218 91 80 71 16,1 07,83 10,9 11,20 1.086 807 508 818 Riproduttori interni 46 264 142 78 2001 2002 908 258 49 25 6.46 2,61 859 933 64 2003* 2004 561 1.348 30 38 5,35 3,27 531 1.231 97 2005 2006 1.583 1.755 42 108 2,65 6,15 1.541 1.647 48 2007 2008 1.699 1.589 61 89 3,60 3,60 1.638 1.500 74 79 2009 2010 1.600 1.735 77 43 3,60 2,4 1.521 1.692 78 87 2011 1.825 45 2,46 1.780 50 123 Conferimenti Anno ATC 06 ATC 07 ATC 08 194 312 264 276 408 163 248 210 281 332 1130 490 448 380 405 1.533 1.780 151 247 201 280 345 1999 2000 2001 2002 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 542 481 393 481 410 449 396 445 Soggetti diversi Vari Enti Vari Enti Vari Enti Vari enti Vari enti Vari enti Vari enti 17 15 17 0 0 11 19 14 0 Totale conferimenti 508 818 675 837 1.104 1.144 1.442 1.395 1.184 1.348 1.533 1.760 Rimasti al Centro 37 14 157 87 20 Nel corso della stagione 2011 sono stati conferiti ai 3 ATC grossetani 1720 soggetti di lepre. Come prima detto l’aumento del numero dei soggetti “conferiti” è dovuto all’ambientamento di una parte dei soggetti (720 circa) direttamente nel luogo di rilascio a mezzo di specifiche recinzioni elettriche gestito insieme agli ATC. Oltre all'ordinaria gestione per migliorare, sviluppare e potenziare e l’attività del Centro di Produzione di Lepri si intende nel futuro provvedere a: - Proseguire nell’ambientamento direttamente nelle aree di immissione a mezzo di recinti elettrici o altre strutture similari - sperimentare e progettare nuovi tipi di gabbie - sperimentare nuovi mangimi - continuare la raccolta e elaborazione dei dati - individuare insieme agli ATC le zone vocate per l’immissione di lepri, grazie anche alla Carta delle Vocazioni Faunstiche, - individuare insieme agli ATC nuove ulteriori forme di decentramento della produzione in ambienti idonei e sempre con fasi ulteriori di ambientamento allo stato naturale - instaurare rapporti di collaborazione con altri enti, anche europei, per miglioramento delle tecniche riproduttive e scambio di materiale anche genetico al fine di evitare il problema della consanguineità - continuare i rapporti già avviati con gli con gli Enti universitari e con l’ISPRA 124 CENTRO PUBBLICO DI RIPRODUZIONE DI PERNICI ROSSE E FAGIANI “Casolino” IN COMUNE DI SCARLINO. Il Centro Pubblico di Riproduzione di Fagiani e Pernici rosse è situato nel comune di Scarlino in località Casolino nel territorio delle Bandite di Scarlino. Il Centro è gestito, secondo specifica convenzione con il Comune di Scarlino, sulla base di programmi annuali approvati dalla Provincia e finanziati dalla Regione Toscana nell’ambito del programma annuale di gestione di cui alla LRT 3/1994. Il CPPS di Scarlino è nato nel 1998 e fin dalla sua nascita è stato destinato alla riproduzione di due specie e, anche per questo, notevole è stato il lavoro e l’impegno dedicatovi. Per quanto riguarda la pernice rossa la prima difficoltà cui ci si è trovati di fronte è stato il reperimento di materiale geneticamente puro: dato il materiale di partenza, nonostante fosse il migliore disponibile in tutta Europa (pernici rosse francesi), solo dopo 5-6 anni abbiamo raggiunto, unici in tutta europa, la certificazione dell’ISPRA sulla purezza genetica degli animali allevati. Purtroppo in Italia il patrimonio genetico della pernice rossa (Alectoris rufa) è di fatto “inquinato” da vari incroci con la pernice rossa orientale (Alectoris chukar); tali ibridazioni hanno determinato una maggior produzione di capi in cattività, ma ha portato risultati altrettanto negativi nella rusticità ed adattamento dei soggetti immessi sul territorio, fino a portare alla estinzione di tale specie. L’argomento non è peraltro squisitamente scientifico, genetico e pratico ma anche etico. In questi anni ci si è dovuti dapprima confrontare con le problematiche derivanti dall’avere materiale genetico non puro che ha comportato l’allevamento di almeno 5 generazioni di animali con successiva analisi genetica del DNA, che hanno portato solo allo stato attuale a “ripulire” il materiale genetico per avere la purezza genetica. Al di là della mera gestione faunistica del territorio l’attività dell’allevamento della pernice al CPPS di Scarlino comporta un’importante lavoro di ricerca sia dal punto di vista genetico, in collaborazione con l’ISPRA (ex INFS,) sia dal punto di vista zootecnico, ovvero, l’estenzione alla fauna selvatica delle conoscenze della mangimistica degli allevamenti industriali, in collaborazione con l’Università di Pisa. Per quanto riguarda il lavoro svolto dalla Provincia sulle popolazioni di pernice rossa il lavoro ha, rispetto a quello svolto per alte specie oggetto dell’attività venatoria, molte differenze. Essendo la pernice rossa praticamente estinta, è più facile costituire una popolazione qualitativamente buona, nel senso che si immettono esclusivamente animali selezionati; anche se dal punto di vista pratico reimmettere una specie su un territorio vasto come quello della provincia di Grosseto (450.000 ettari) ha comportato molte difficoltà. Già da alcuni anni la gestione dell’Allevamento pubblico si è orientata verso il potenziamento della produzione di Pernice rossa tramite sia il potenziamento delle strutture di 125 riproduzione (realizzazione nuove camere calde, incubatrici, schiuditrici e struttura di ambientamento nel bosco delle Bandite) sia il conseguente decentramento della crescita e dell’ambientamento dei fagiani presso soccidari. Per i fagiani si è verificato un cambiamento nella tecnica di allevamento dei riproduttori, ovvero si è passati da riproduttori in parchetti con 1 maschio e 6-8 femmine ad una riproduzione “in colonia”. Questo per evitare l’incidenza di eventuali maschi sterili sulla produzione totale. Mentre per la pernice rossa si pianifica in futuro di “ambientare” la gran parte dei capi nelle voliere, costruite con economie nel bosco sempre presso il territorio delle Bandite di Scarlino, per il fagiano si provvederà ad affidare a soggetti esterni le fasi successive di crescita e ambientamento mediante stipula di convenzioni e rigorosi controlli degli addetti. Gli esemplari prodotti sono stati utilizzati per piani d’immissione controllati all’interno di ZRC (esclusivamente per la reintroduzione della pernice rossa) e ZRV con particolare attenzione a quegli istituti che hanno negli anni intensificato gli interventi di miglioramento ambientale. Sia per quanto riguarda la pernice rossa sia per il fagiano l’obbiettivo è quello di arrivare nell’arco temporale della vigenza del PFVP a fare immissioni sul territorio grossetano solo con fagiani e pernici rosse nati e allevati nel CPPS Casolino e nelle relative strutture decentrate. Per arrivare a tal fine s’intende proseguire la proficua collaborazione con i Comitati di Gestione degli ATC che dovranno partecipare con fondi propri al finanziamento delle attività del CPPS. Se per quanto la pernice rossa si è arrivati ad avere un animale di elevata certificata qualità per il fagiano si è portato avanti un progetto che ha individuato un ceppo di fagiano che per caratteristiche genetiche e morfo fisiologiche sembra ben adattarsi all’ambiente maremmano. Il progetto tenterà nei prossimi anni di individuare un protocollo tecnico da seguire per l’immissione che prevederà periodi, età idonea, strutture di ambientamento, tecniche e metodologie etc…Tali indicazioni assumeranno particolare importanza nel fagiano, in quanto, essendo la specie molto difficile da “purificare”, si individuerà tutta una filiera di riproduzione in grado di garantire il massimo “attecchimento” sul territorio. Per tutto questo è indispensabile l’apporto dell’ISPRA, dell’Università e di altri soggetti, sia per la ricerca genetica sia per tutto quanto altro utile all’idonea immissione di selvaggina sul territorio. Se importante è il supporto tecnico altrettanto lo è la collaborazione con gli ATC e le Associazioni venatorie per stipulare tutti quei rapporti in grado di esaltare la selvaggina prodotta nel Centro Pubblico di Selvaggina. 126 È evidente che se si tende ad arrivare a immettere solo soggetti provenienti dal CPPS si dovrà prevedere in collaborazione con gli ATC un ulteriore adeguamento delle strutture. Di seguito lo schema relativo alle immissioni nel territorio provinciale con i soggetti provenienti dal CPPS Casolino. PERNICE ROSSA Anno 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 ATC 06 740 691 1.600 2.230 2.400 2.450 2.000 1.810 2.000 2.000 2.000 ATC 07 116 852 295 575 414 1.700 2.400 2.370 2.010 1.730 2.340 2.000 2.000 Conferimenti ATC 08 Soggetti diversi 126 1.475 1.787 595 4.695 1.950 2.370 2.555 1.658 7.505 2.400 10.400 2.400 11.865 2.000 11.487 1.697 13.364 2.100 10.945 2.000 2.000 5000 (2.340 perdita) Totale conferimenti 242 2.327 3.417 9.111 6.939 14.340 17.600 19.685 17.497 18.601 Soggetti per rimonta 17.000 500 Totale conferimenti 3.259 4.064 4.556 3.792 4.320 8.432 9.014 8.128 14.191 15.170 15.460 15.100 17.600 Rimasti al centro 1.200 1.600 2.000 500 600 300 490 560 FAGIANO Anno 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 ATC 06 1.986 1.495 1.511 1.337 1.660 3.142 2.834 2.500 4.541 3.350 4.100 5.000 5.700 ATC 07 818 1.379 1.523 1.240 1.460 2.170 2.860 2.900 4.350 3.993 4.100 5.000 5.000 Conferimenti ATC 08 Soggetti diversi 455 1.190 1.513 1.215 1.260 2.720 400 2.892 500 2.578 150 3.500 1.800 5.050 2.777 4.100 3.160 5.100 5.000 500 (2.300 perdite) 78 500 500 110 300 1.500 1.000 500 Oltre all'ordinaria gestione per migliorare, sviluppare e potenziare e l’attività del Centro di Produzione di Pernici rosse e fagiani si intende nel futuro provvedere a: - sperimentare e progettare nuove tipologie di produzione sperimentare nuovi mangimi continuare la raccolta e elaborazione dei dati individuare insieme agli ATC le strutture e comunque le zone vocate per l’immissione di pernici rosse e fagiani lepri, grazie anche alla Carta delle Vocazioni Faunstiche, - instaurare rapporti di collaborazione con altri enti, anche europei, per miglioramento delle tecniche riproduttive e scambio di materiale anche genetico al fine di evitare il problema della consanguineità - continuare i rapporti già avviati con gli con gli Enti universitari e con l’ISPRA - 127 - dalla stagione 2014/2015 i capi saranno allevati secondo disciplinari di qualità riconosciuti e approvati approvati dalla Commissione consultiva regionale. Relativamente alle immissioni autorizzate anno per anno dall’Ufficio competente della Provincia si ritiene che per il futuro si debba provvedere a limitare sempre più il numero dei soggetti immessi e per quel che riguarda l’immissioni di Fasianidi in genere non si dovranno immettere soggetti di età superiore ai 70 giorni di età. 128 FONDI CHIUSI E AREE SOTRATTE ALLA CACCIA PROGRAMMATA (LRT 3/94 art. 25) 129 RIEPILOGO DATI E VALUTAZIONI Ai sensi dell’art. 25 della LRT 3/1994 ogni proprietario o conduttore di un fondo può vietare l’accesso ad un cacciatore nella sua proprietà provvedendo a comunicare l’istituzione di un fondo chiuso, ovvero notificandolo, al comune e nel caso la superficie sia superiore a tre ettari anche alla Provincia. La forma della comunicazione, ovvero della notifica, è libera, esente da tasse di bollo, sottoscritta dal proprietario o conduttore del fondo e deve indicare con esattezza il terreno in questione specificando le particelle catastali, allegando la visura catastale e la relativa cartografia. La possibilità di costituire un fondo chiuso per evitare la caccia nel proprio terreno, però, deriva fondamentalmente dall’art. 842 del codice civile che deve essere letto nel contesto della legge 157 e che testualmente recita “il proprietario di un fondo non può impedire che vi si entri per l’esercizio della caccia, a meno che il fondo sia chiuso nei modi stabiliti dalla legge sulla caccia o vi siano colture in atto suscettibili di danno”. Rimane il fatto comunque che la possibilità di istituire il fondo chiuso con la sola comunicazione, ovvero notifica, al Comune ed alla Provincia se il fondo supera i 3 Ha di estensione, determina che tale struttura esca completamente dalla programmazione del territorio, sia dal punto di vista faunistico venatorio, sia dal punto di vista ambientale, sia dal punto di vista urbano- paesaggistico. La possibilità dei proprietari e conduttori di istituire un fondo chiuso è spesso limitata dal solo costo della messa in opera delle recinzioni perimetrali. Anche se è vero che la recinzione perimetrale è solo una delle possibilità che il proprietario/conduttore per realizzare quella “effettiva chiusura” alta non meno di 1,2 metri (comma 1 - art. 25 della LRT 3/1994) è sicuramente vero che è il tipo di chiusura più utilizzata allo scopo. In particolare in alcune realtà la presenza di fondi chiusi ha creato, in particolar modo quando sono incluse al loro interno aree boscate, notevoli problemi per il ricovero, cui di fatto fungono, di ungulati. Infatti, fondi chiusi con aree boscate incluse ed aree coltivate esterne al fondo sono situazioni spesso di grande incompatibilità, che la Provincia e l’ATC riescono solo in piccola parte ad “arginare” comunque con difficoltà e con risultati quasi mai soddisfacenti. In occasione della redazione del PFVP 2000/05 fu effettuato un puntuale censimento dei fondi chiusi su tutto il territorio provinciale, rilevando la presenza di totali 9750 ettari di superficie “chiusa” ai sensi della normativa sopra ricordata. Prima dell’approvazione del PFVP 2006-2011 si provvide ad un aggiornamento di tale superfici aggiungendo al computo totale i nuovi fondi chiusi e sottraendo quelli che nel frattempo non lo erano più, secondo le notifiche pervenute alla Provincia. Si registrò in tale occasione un deciso aumento deciso della superficie preclusa all’attività venatoria con lo strumento del fondo chiuso (passando da 9.750 ettari a totali 12.696). Nel corso della vigenza del PFVP 206-2011 si è registrato, con il medesimo aggiornamento, un modestissimo incremento (passando da 12.696 ha a 12.951) della superficie di territorio inclusa in fondi chiusi. Va evidenziato al riguardo che sebbene i fondi chiusi siano comunque aumentati non consistentemente, almeno non come taluni avevano prospettato, su alcune proprietà, in luogo di fondi chiusi, si sono venuti ad istituire istituti pubblici e privati. I fondi chiusi di dimensioni superiori a 3 ettari sono da considerarsi all’interno della quota di territorio agro-silvo-pastorale destinato a protezione della fauna selvatica di cui all'art. 9 della LR 3/94. Per ogni nuova notifica si è sempre provveduto, tramite controlli d’ufficio e verifiche sul 130 posto da parte della Polizia Provinciale, circa lo stato di fatto delle nuove “chiusure” oltre che alla verifica di tutte le varie segnalazioni. L’esatta conoscenza della localizzazione e le verifiche effettuate consentono di avere sempre un quadro aggiornato, ma ciò è in ogni modo ininfluente al fine della programmazione faunistica e faunistico-venatoria, in quanto sia la Provincia sia gli ATC non possono influire sulla presenza o meno dei fondi chiusi. Ad oggi ci risulta pertanto che i fondi chiusi nel territorio provinciale sono presenti per 12.811 ha e rappresentano il 2,95 % della SAF. Dei comuni grossetani solo nel territorio di Castell’azzara, Follonica e Monterotondo Marittimo non è stato istituito alcun fondo chiuso, mentre si rileva una elevata presenza (ha di fondo chiuso per ettaro di SAF) nei comuni di Capalbio (oltre il 20%), Castel del Piano, Castiglione della Pescaia, Magliano in Toscana, Isola del Giglio, Grosseto e Orbetello (tra il 4 e il 6 % della SAF). COMUNE CAPALBIO SAF (HA) F.CHIUSI (HA) F.C./SAF 18.204 3.651,48 20,06% 6.457 412,14 6,38% CASTIGLIONE DELLA PESCAIA 19.472 1.106,39 5,68% MAGLIANO 24.683 1.243,36 5,04% 2.275 110,76 4,87% GROSSETO 43.890 2.131,65 4,86% ORBETELLO 21.610 992,03 4,59% CASTEL DEL PIANO ISOLA DEL GIGLIO PROVINCIA GR 433.692 12.811,00 2,95% CINIGIANO 15.843 418,05 2,64% ROCCASTRADA 27.551 683,64 2,48% 4.841 75,97 1,57% CAMPAGNATICO 15.900 214,25 1,35% MANCIANO 36.490 482,50 1,32% GAVORRANO 15.661 197,99 1,26% CIVITELLA PAGANICO 18.861 229,56 1,22% ARCIDOSSO 8.889 93,74 1,05% MONTE ARGENTARIO 5.171 46,35 0,90% SCARLINO 8.430 70,88 0,84% SORANO 16.972 141,18 0,83% SCANSANO 26.896 203,40 0,76% ROCCALBEGNA 12.289 76,86 0,63% MASSA MARITTIMA 27.572 137,56 0,50% 6.028 26,24 0,44% MONTIERI 10.641 32,51 0,31% PITIGLIANO 9.986 20,76 0,21% SEMPRONIANO 7.973 11,77 0,15% CASTELLAZZARA 6.251 0,00 0,00% 10.032 0,00 0,00% 4.824 0,00 0,00% SEGGIANO SANTA FIORA MONTEROTONDO M.MO FOLLONICA 131 ESCLUSIONE DEI FONDI RUSTICI DALLA CACCIA PROGRAMMATA Il proprietario o conduttore di un fondo che intende impedire l'esercizio dell'attività venatoria nel proprio fondo può, oltre al fondo chiuso, richiedere ai sensi dell’art. 15 della legge 157/92 l’esclusione dello stesso fondo dalla caccia programmata. Per la Provincia, sempre secondo la legge 157/92, l’esclusione del fondo dalla caccia programmata non può prescindere dalla valutazione dell’incompatibilità con l'attuazione della pianificazione faunistico-venatoria propria del PFVP. Il proprietario che intende avvalersi di tale possibilità può richiedere al Presidente della Provincia, entro trenta giorni dalla pubblicazione del piano faunistico-venatorio provinciale richiesta motivata che deve essere esaminata entro sessanta giorni. La specifica valutazione da parte delle Amministrazioni Provinciali delle istanze si basa sui criteri d’ammissibilità e accoglimento definiti dall’art. 52 del Regolamento regionale di applicazione della LRT 3/94 approvato con DPGRT n. 33/R del 26/07/2011. Le richieste di esclusione dei fondi rustici dalla gestione programmata della caccia, accoglibili qualora non contrastino con l'attuazione del piano faunistico venatorio provinciale, sono ammissibili in soli 3 casi: a. superfici di terreno di ampiezza e caratteristiche ambientali tali da consentire l'effettivo svolgimento di un'azione di tutela e salvaguardia della fauna selvatica e non inferiori a 100 ettari. Tale estensione può essere raggiunta col concorso di fondi appartenenti a proprietari e conduttori confinanti: è ammessa la deroga a tale limite solo per territori interessati da ecosistemi di particolare pregio faunistico e naturale, che non siano sostanzialmente alterati dalla presenza o dall'attività dell'uomo; b. superfici di terreno nelle quali vengano condotti programmi sperimentali di allevamento e coltivazione attuati con finanziamenti pubblici finalizzati alla ricerca scientifica ed all'innovazione tecnologica; c. luoghi nei quali vengono svolte attività di rilevante interesse economico e sociale. I motivi della richiesta devono essere adeguatamente documentati in ordine all'entità, frequenza e periodicità del danno e del disturbo dichiarati. La Regione, pur dando degli indirizzi concreti per la valutazione delle istanze, lascia di fatto alle province la interpretazione dei criteri sopra riportati nella valutazione pratica delle stesse. Si ritiene nel PFVP assolutamente opportuno confermare i criteri, già stabiliti nello scorso PFVP, almeno per quanto riguarda l’applicazione dei casi di cui alle lettere a) e c) sopra riportati, rendendoli più rispondenti alla realtà territoriale della Provincia. Per capire l’importanza di definire ulteriori criteri si possono fare due esempi: Se per effettivo svolgimento di un’azione di tutela e salvaguardia della fauna selvatica si intendessero tutti quei territori in grado di ospitare in qualche modo animali selvatici tutte le istanze di proprietari singoli, o associati per arrivare a 100 ettari, dovrebbero nella nostra provincia essere accettate; se invece l’effettivo svolgimento di una azione di tutela e salvaguardia della fauna selvatica si ritenesse possibile solo nelle aree più pregevoli già presenti all’interno di Riserve 132 Naturali o nei parchi, allora, tutte le istanze presentate sulla base della lettera a) dovrebbero essere respinte. Se per danno e disturbo ad un interesse economico e sociale si intendesse lo sparo di un fucile in lontananza e si considerasse che tutti gli agriturismi rivestono un rilevante interesse economico e sociale si profilerebbe la sottrazione dalla caccia programmata di tutti quei fondi in cui si effettua agriturismo, se, invece, attività di evidente rilevante interesse per l’economia locale, non fossero considerate di rilevante interesse economico e sociale, tutte le istanze presentate sulla base della lettera b) dovrebbero essere respinte. Questi esempi fanno intuire che è necessario provvedere alla loro integrazione per quanto riguarda la nostra realtà provinciale. La valutazione d’istanze presentate sulla base della lettera a) dell’art. 52 sopracitato (superfici di terreno di ampiezza non inferiori a 100 ha con caratteristiche ambientali tali da consentire l’effettivo svolgimento di una azione di tutela e salvaguardia della fauna selvatica) si basa esclusivamente sul sopralluogo, che deve considerarsi obbligatorio, del tecnico incaricato, il quale redige apposito verbale. Sono pertanto da considerarsi territori su cui si svolge un’ azione di tutela e salvaguardia della fauna selvatica ai sensi dell’art. 52 lettera a) quelli che presentano almeno tre dei seguenti requisiti: - - dove non si eserciti il controllo dei fitopatogeni o dei fitoparassiti con metodi chimici o che vi si fa ricorso con metodologie compatibili con l’ambiente dove sia frequente osservare varie specie di elevato interesse faunistico o sono presenti rare specie botaniche dove non venga esercitata attività di allevamento intensivo o estensivo oppure condotta con densità compatibili con la tutela dell’ambiente e comunque estesa per una ridotta frazione di superficie che si chiede di escludere dall’attività programmata con ridotta attività antropica e scarsa presenza di viabilità pubblica in cui la conduzione delle attività agricole è caratterizzata da rotazioni colturali che determinino una buona differenziazione delle specie coltivate e da operazioni agronomicamente compatibili con l’ambiente (es. ripulitura meccanica delle fosse, manutenzione e ripristino delle siepi e dei frangivento, interramento dei residui di coltivazione etc…) Un criterio obbiettivo per la valutazione di istanze presentate sulla base della lettera c) dell’art. 72 della DCR 292/94 (luoghi nei quali vengono svolte attività di rilevante interesse economico e sociale) è la valutazione della rilevanza rispetto alla media della realtà locale. In questo senso sono pertanto da considerarsi rilevanti, prendendo ad esempio un’attività agrituristica, solo quelle che hanno vari parametri: affluenza di pubblico o utenti, occupazione in termini di personale impiegato, investimento e ritorno economico; effettivamente superiori alla media di analoghe realtà del territorio comunale o sovracomunale. Le istanze dovranno quindi evidenziare, ognuna per la sua categoria, oltre all’effettivo disturbo arrecato dall’attività venatoria, la rilevanza, intesa come anzi detto, rispetto a tutte le stesse tipologie di attività del territorio comunale o sovra comunale se del caso. Per tutte le istanze presentate dovranno essere fatte le necessarie verifiche sul posto e dovrà essere redatto apposito verbale sulla base del quale il Dirigente competente, verificata la rispondenza ai requisiti, rilascia l’autorizzazione o comunica l’inaccoglibilità all’interessato. 133 DETERMINAZIONE ANALITICA DELLE PERCENTUALI DEGLI ISTITUTI ISTITUTI FAUNISTICO VENATORI – STRUTTURE – AREE INTERDETTE ALLA CACCIA 134 L'Amministrazione Provinciale di Grosseto con la redazione PFVP 2000/2005 individuò nuove strutture a divieto di caccia per complessivi ettari 19.834,59 la cui nuova effettiva realizzazione ha comportato ovvie difficoltà. Con il Piano attuale ci si pone l’obbiettivo di un ulteriore salto di qualità, inteso come migliore gestione di tutti gli istituti da parte degli organi competenti sotto il coordinamento ed il controllo della Provincia. Le aree spiccatamente destinate alla tutela della fauna e dell’ambiente: Riserve Naturali e Parchi non sono mutate sia per i confini che per l’estensione complessiva, eccezion fatta per la Riserva Naturale Provinciale SS Trinità di complessivi 37 ettari. Si intende apportare modifiche che determinano nel complesso un ampliamento di superficie alla ZPM fascia costiera e istituire una Zona di Rispetto Venatorio sperimentale in luogo dell’Oasi della città di Grosseto. Il territorio agro silvo pastorale della Provincia è con il presente Piano occupato da istituti vari per 145.509 ettari ovvero il 34,27 % del totale. TIPOLOGIA DI ISTITUTO/STRUTTURA N° Sup. ha Zone di Ripopolamento e Cattura 24 18.919 Aziende Faunistico Venatorie 43 41.556 Aziende Agri-Turistico Venatorie 18 9.406 Zone di Rispetto Venatorio 50 10.616 Riserve Naturali Provinciali 14 10.376 Oasi Faunistiche Provinciali 4 8.434 ANPIL 1 752 Zone di Protezione Migratoria 16 11.569 Parchi e Riserve Naturali Regionali 1 9.009 Parchi e Riserve Naturali Statali 9 2.864,15 Demanio Agricolo Forestale Regionale con vincolo venatorio non incluso in altri istituti 3 5.710,00 Centri Pubblici di Produzione Selvaggina 2 178 102 3.309 Aree Addestramento cani Fondi chiusi superiori a 3 Ha 12.811 TOTALE ISTITUTI 145.509 % su SAF 4,43% 9,72% 2,20% 2,48% 2,43% 1,97% 0,18% 2,71% 2,11% 0,67% 1,34% 0,04% 0,77% 3,00% 34,04% Sul territorio della Provincia, il più esteso della Regione Toscana, sono praticamente presenti tutte le tipologie di istituto, che risultano nel complesso accettabilmente distribuite. È importante sottolineare che la superficie di 145.509 ettari, gestita mediante diversi istituti e strutture comunque precluse al libero ingresso dei cacciatori, concorre comunque, anche se in diversa misura, alla programmazione e alla salvaguardia ambientale. La fazione del territorio pertanto destinata alla libera attività venatoria risultante è pertanto di una superficie complessiva di 281.832 ettari ovvero il 65,95 % del totale della SAF. 135 Il territorio della Provincia destinato al raggiungimento della quota compresa tra il 20 ed il 30% del territorio agro-silvo-pastorale destinato alla protezione della fauna selvatica ai sensi dell’art. 7 comma 4 della LRT 3/94 si estende per 89.770 ettari complessivi pari al 21,01 % della Superficie Agro Silvopastorale. TIPOLOGIA DI ISTITUTO/STRUTTURA N° Sup. ha Zone di Ripopolamento e Cattura 24 18.919 Zone di Rispetto Venatorio inf. 150 ha 39 10.077 Riserve Naturali Provinciali 14 10.376 Oasi Faunistiche Provinciali 4 8.434 Zone di Protezione Migratoria 16 10.552 Parchi e Riserve Naturali Regionali 1 9.009 Parchi e Riserve Naturali Statali 9 2.864,15 Demanio Agricolo Forestale Regionale con vincolo venatorio non incluso in altri istituti 3 5.710,00 Aree monumentali 2 40 Aree militari e depositi esplosivi 948 Centri Pubblici di Produzione Selvaggina 1 30 Fondi chiusi superiori a 3 Ha 12.811 TOTALE ISTITUTI 89.770 136 % su SAF 4,43% 2,36% 2,43% 1,97% 2,47% 2,11% 0,67% 1,34% 0,01% 0,22% 0,01% 3,00% 21,01% Nel computo delle superfici che concorrono al raggiungimento della quota compresa tra il 20 ed il 30% del territorio agro-silvo-pastorale destinato alla protezione della fauna selvatica assumono una rilevanza importante le ZRC, le ZPM, i fondi chiusi, le Riserve Naturali Provinciali, oltre ai Parchi Regionali e le ZRV. Fondi Chiusi 14% ZRC 21% AREE MILITARI 1% DEMANIO 6% RIS. STAT. 3% ZRV 11% PARCHI REG. 10% RIS.NAT. 12% ZPM 12% OASI 10% 137 ATTIVITA' PER LO STUDIO E LA GESTIONE DELLA FAUNA SELVATICA 138 Si elencano di seguito i principali progetti portati avanti nel corso del periodo 2005/2012 con sintetica descrizione degli stessi: PROGETTO FINALIZZATO AL MIGLIORAMENTO DELLA POPOLAZIONE FAGIANO DI Come già definito nel paragrafo relativo al funzionamento del CPPS di Scarlino sia per quanto riguarda la pernice rossa che per il fagiano l’obbiettivo è quello di arrivare nel futuro ad arrivare a fare immissioni sul territorio grossetano solo con fagiani e pernici rosse nate e allevate nel CPPS Casolino e nelle relative strutture decentrate o allevamenti con lo stesso centro convenzionate. Per il fagiano si è già attivato un progetto che ha individuato un ceppo di fagiano che per caratteristiche genetiche e morfo fisiologiche si adatta particolarmente all’ambiente maremmano. Il progetto oltre ad individuare l’ideale “morfo-feno-tipo” definisce un protocollo tecnico operativo da seguire per l’immissione che prevederà periodi, età idonea, strutture di ambientamento, tecniche e metodologie etc…. In questo contesto è indispensabile la collaborazione di tutti i soggetti interessati ovvero dell’ISPRA per le analisi genetico-morfologiche, dell’Università di Pisa per le tecniche di riproduzione ed immissione, della Provincia e del CPPS per la gestione dello stesso Centro ed infine gli ATC per l’immissione sul territorio. Il progetto che ha individuato il ceppo di fagiano specifico per la nostra realtà ambientale dovrà definire nel futuro nel dettaglio la “filiera” di riproduzione in grado di garantire il massimo “attecchimento” sul territorio. COLLABORAZIONE CON L’ISTITUTO NAZIONALE PER LA FAUNA SELVATICA PER LA REALIZZAZIONE DI RICERCHE GENETICHE SU LEPRE, CANIDI, FAGIANO, CAPRIOLO E PERNICE ROSSA Pernice rossa - Strettamente legata all’attività svolta dall’Allevamento pubblico di Scarlino si è dimostrata in questi anni di assoluta importanza la collaborazione con l’ISPRA per la realizzazione di ricerche genetiche sui capi prodotti dal Centro così da selezionare in allevamento un nucleo di riproduttori di Alectoris rufa caratterizzati da un grado di purezza sufficiente a costituire una popolazione vitale. Nel corso del 2003 l’ISPRA ha provveduto a certificare l’assenza nelle pernici riprodotte a Scarlino di DNA mitocondriale di tipo chukar, il problema a questo punto, dal mancato “inquinamento” con la A.chukar, si è spostato nella ridotta variabilità genetica. Il pericolo di fenomeni di consanguineità dovrebbe comunque essere scongiurato da una nuova linea di produzione originatasi da nuove 20 coppie di pernici rosse, altrettanto pure, reperite in un allevamento pubblico dell’Andalusia (Spagna). È comunque necessario continuare ad effettuare uno screening del genoma nucleare nei riproduttori preselezionati e nel contempo ricercare eventualmente nuovi marcatori che permettano di distinguere tra rufa e chukar a livello di DNA nucleare. Per quanto riguarda la Pernice rossa si intenderà insistere nella selezione dei nuclei riproduttori in allevamento, in modo da garantirne la purezza ed una variabilità genetica sufficiente a costituire una popolazione naturale vitale, nel controllare la dinamica della variabilità genetica delle popolazioni 139 di allevamento per assicurare che queste mantengano variabilità genetica corrispondenti ai livelli iniziali, nell’analizzare la struttura genetica dei campioni delle popolazioni rilasciate per evidenziare eventuali modificazioni dovute a mortalità differenziate a carico di alcuni particolari genotipi. Capriolo italico - La presenza di popolazioni di Capriolo Italico (Capreolus capreolus italicus) nell’ambito del territorio italiano è, secondo i dati disponibili, stabile in pochi areali e tra questi si annovera con certezza solo la Toscana meridionale ed in particolare la Provincia di Grosseto. La collaborazione scientifica con l’ISPRA, già intrapresa negli anni passati, è stata estesa ad un più ampio progetto di ricerca che tende a verificare l’identità e variabilità genetica del Capriolo. La ricerca, per questa specie, comporterà il campionamento di un adeguato numero di esemplari attraverso sistemi di tipo non invasivo (campioni biologici prelevati ad esemplari abbattuti o trovati morti, escrementi, peli, etc.) . Canidi - Per quanto riguarda la presenza reale e presunta del Lupo la collaborazione con l’ISPRA è stata estesa anche all’analisi genetica del DNA di campioni prelevati da tutti quegli esemplari di canidi che sono stati rinvenuti in varie zone della provincia e che si presume possano essere identificati come soggetti di lupo. Ciò ha lo scopo di avere una base certa di conoscenza della presenza del canide indipendentemente da eventuali specifici progetti mirati all’indagine sulla presenza del lupo in Provincia di Grosseto. Fagiano - Per quanto riguarda il fagiano, in estrema sintesi, e premesso tutto quanto già detto nel paragrafo relativo al funzionamento del Centro di Riproduzione di Scarlino e al progetto sul miglioramento della popolazione di fagiano, si ricorda che, considerate le difficoltà di definire un “ceppo” di fagiano autoctono o comunque idoneo all’ambiente maremmano la collaborazione con l’ISPRA, relativamente a questa specie è tesa all’individuazione di quei caratteri fenotipicimorfologici che consentano il migliore incremento e stabilizzazione delle popolazioni. Una volta individuato il ceppo, o i ceppi, migliore si tenterà di “fissare” tutti quei caratteri “genetici” che consentiranno il punto di partenza per arrivare ad ottenere un “fagiano di qualità”. Lepre - La ricerca genetica in collaborazione con l’ISPRA per quanto riguarda la lepre è, allo stato attuale, relativa solo allo sviluppo del progetto di indagine e studio delle popolazioni di lepre italica nel territorio grossetano. In futuro si potrà estendere a particolari casi, in particolar modo nell’ambito della gestione del CPPS di Civitella Marittima o a tutti gli altri eventuali che si presenteranno. Studio, gestione e controllo delle popolazioni di cani randagi e lupi: La Provincia si è già attivata fin dal 2001 per cercare di arginare il problema delle predazioni da parte di “canidi” alle greggi. Nel periodo 2001-2005 insieme all’ASL9 è stato attuato un progetto che prevedeva da una parte un’indagine sulla popolazione di lupo nel territorio grossetano dall’altra attuando una serie di attività tese a sensibilizzare una miglior gestione della popolazione canina in ambi ente rurale. Infatti se da una parte è necessario conoscere l’effettiva entità della popolazione di lupo è altresì necessario, forse ancora di più, cercare di educare nelle comunità rurali alla miglior gestione del cane, sia esso destinato alla guardia del gregge sia esso destinato a guardia dell’unità poderale. Tali attività comprendevano lezioni nelle scuole della provincia, realizzazione e diffusione di un filmato tematico, realizzazione di un sito web (“Con le zampe con le mani”). Tali attività finanziate con fondi per la gran parte provinciali e con la collaborazione dell’ASL9 sono poi cessate al momento dell’approvazione della legge regionale 26/2005 che sostituiva la legge 72/1994. 140 Di seguito si elencano le misure a sostegno della zootecnia che la Regione Toscana e la Provincia hanno messo in atto, relativamente al periodo 2007/2013, proprio a dimostrazione che gli allevatori non sono stati lasciati soli: a) Legge regionale per la prevenzione e assicurazione; b) Incentivi provinciali di prevenzione; c) Progetti comunitari LIFE/Ibriwolf e LIFE/Medwolf. a) LEGGE REGIONALE PER LA PREVENZIONE E ASSICURAZIONE La Legge Regionale n. 72/94, che prevedeva l’indennizzo di danni causati al patrimonio zootecnico da animali predatori, poi abrogata perché non più ammessa dalla normativa comunitaria in quanto considerati “Aiuti di Stato” è stata sostituita dalla Legge Regionale n. 26/05, tuttora operante con varie modifiche apportate, e con i fondi confluiti nelle misure del P.A.R. (Piano Agricolo Regionale) 2008-2010 e dell’attuale P.R.A.F. (Piano Regionale Agricolo Forestale) 2012-2015. Con questa normativa vengono finanziati, dalle Province e dalle Unioni dei Comuni, con contributi dal 40 al 50%, interventi di prevenzione degli attacchi: interventi sulle strutture (ovili), recinzioni metalliche o elettrificate di protezione del bestiame al pascolo, acquisto di attrezzature elettroniche di controllo e dissuasione dagli attacchi dei predatori, acquisto di cani da guardiania. La Regione contribuisce incentivando la stipula di assicurazioni per l’indennizzo dei danni da predazione, tramite l’accodo fatto con il Co.Di.Pr.A. Toscano. b) INCENTIVI PROVINCIALI PER LA PREVENZIONE La Provincia di Grosseto (unica provincia in Toscana) si è fatta promotrice di interventi, finanziati dalla Regione Toscana, finalizzati ad alleviare i danni conseguenti agli attacchi da predatori agli allevamenti: - PAR Misura 6.3.4 – Guardiania Notturna: negli anni 2010 e 2011 sono state finanziate n. 87 aziende, per un totale di € 308.929,67, che hanno aderito al progetto che prevedeva l’effettuazione di una custodia nelle ore notturne delle greggi al pascolo. - PAR Misura 6.3.7 – Progetto sperimentale prevenzione attacchi da predatori. L’importo messo a disposizione dalla Regione alla Provincia di Grosseto € 100.000,00 finanzia l’acquisto e l’assegnazione in uso gratuito di n. 80 “Dissuasori acustici”, le apparecchiature elettroniche che hanno lo scopo di rilevare e spaventare i predatori che si avvicinano alle greggi, facendoli desistere dai propositi di predazione. Sempre la stessa misura ha finanziato l’acquisto e l’aassegnazione in uso gratuito di recinzioni elettrificate a tre aziende campione (in fase di realizzazione), al fine di promuovere ed incentivare l’uso di questo valido strumento di protezione del bestiame nelle aree aperte al pascolo o durante il ricovero notturno. Nella cifra messa a disposizione dalla Regione Toscana è prevista anche l’assistenza di un tecnico altamente specializzato nei confronti di tutte le aziende che partecipano al progetto. - PRAF Misura F.1 a) – Progetto sperimentale di lotta al randagismo a difesa degli allevamenti zootecnici. Il progetto prevede la cattura, mediante l’uso di trappole, di canidi vaganti sul territorio, al momento da effettuarsi nel comune di Scansano, ma estendibile anche ad altri comuni, ed il mantenimento degli animali nel canile. La cifra assegnata dalla Regione Toscana alla Provincia di Grosseto è di € 40.000,00. Complessivamente, pertanto, per ciò che concerne gli incentivi derivanti dall’applicazione del PAR e del PRAF gli interventi finanziati sul territorio provinciale sono oltre 200, realizzati nel periodo 2007-2012, e risultano così ripartiti: 2007: 2 interventi (rete metallica); 2008: 7 interventi (4 rete metallica; 1 Rete metallica e intervento strutturale; 1 rete elettrificata; 1 rete elettrificata e intervento strutturale) 2009: 12 interventi (8 rete metallica; 2 rete metallica e rete elettrificata; 1 sistema di videosorveglianza; 1 intervento strutturale 141 2010: 40 interventi (36 relativi al pascolo gestito, 2 intervento strutturali; 2 rete metallica) 2011: 68 interventi (51 relativi al pascolo gestito; 2 affidamento cani da guardiania; 1 rete elettrificata; 11 rete metallica; 1 rete metallica e sistema di videosorveglianza; 1 rete metallica e rete elettrificata; 1 intervento strutturale) 2012: 74 interventi (51 installazione dissuasori, 16 rete metallica; 2 rete metallica e intervento strutturale; 1 rete elettrificata e affidamento cani da guardiania; 3 interventi strutturali, 1 sistema di videosorveglianza). Le aziende interessate dagli interventi sopra elencati sono state 175. La spesa complessiva sostenuta nel periodo 2007-2011 è stata di oltre 1 milione di € ed è riferità ai contributi erogati dalla Provincia, fanno eccezione gli interventi del 2012 per i quali il contributo provinciale non è stato ancora liquidato. Gli interventi di prevenzione si sono realizzati in 20 comuni del territorio provinciale, in particolare (oltre il 20%) nel comune di Manciano, il 17% nel comune di Sorano, e il 9% nei comuni di Roccalbegna e di Scansano. Progetto LIFE + MED-WOLF: Migliori pratiche per la conservazione del lupo in aree di tipo mediterraneo Descrizione sintetica Avviato recentemente (settembre 2012), il Progetto Medwolf è stato finanziato dalla Commissione Europea per migliorare sia le pratiche di conservazione del lupo nel mediterraneo, sia le misure di prevenzione al danno (dissuasori acustici, recinzioni elettrificate, cani da guardianìa) attuate da parte degli allevatori nei confronti dei predatori. Il soggetto capofila è l’Istituto di Ecologia Applicata di Roma, mentre la Provincia di Grosseto è partner insieme a Legambiente, WWF Italia, Coldiretti, Confagricoltura e Cia. Tra i risultati attesi di un progetto che vede la contemporanea partecipazione sia del mondo ambientalista/animalista, sia dei rappresentanti degli allevatori, si riconoscono: 1. Una riduzione di almeno il 20% dei danni al bestiame nelle zone di attuazione del progetto; 2. Un utilizzo dei metodi di prevenzione dei danni almeno per il 30% da parte degli agricoltori nelle aree di progetto; 3. I proprietari di bestiame nelle aree di progetto saranno a conoscenza delle migliori tecniche di gestione del bestiame al fine di ridurre la predazione; 4. La conoscenza degli agricoltori e del pubblico, in generale, sarà aumentata del 20% rispetto al primo sondaggio; 5. Custodi, veterinari e tecnici di altri enti pubblici riceveranno una formazione adeguata in metodologie e tecniche di monitoraggio del lupo, nella valutazione dei danni al bestiame e nei metodi di prevenzione dei danni. Azioni per le quali la Provincia di Grosseto è Responsabile Azione A4 - Indagine preliminare sui danni al bestiame domestico causati da predatori in Provincia di Grosseto Azione A8 - Corsi di formazione per il personale della Provincia sul monitoraggio della presenza del lupo e sulle attività necessarie per la prevenzione del bracconaggio Azione A10 - Formazione per l’accertamento dei danni al bestiame domestico e per la gestione del conflitto con gli allevatori locali Azione C6 - Attività di controllo dell'uso delle esce avvelenate Azione D2 - Valutazione dell'efficacia delle strutture di prevenzione al danno e dei cani da guardianìa 142 Azione D4 - Valutazione della presenza del lupo nelle aree di espansione in Italia Azione E7 - Simposio internazionale sulla prevenzione al danno da predatori STATO AVANZAMENTO PROGETTO al 15-04-2013 Nell’ambito del progetto Medwolf, sono già stati recuperati i seguenti dati: 1. Denunce di aggressioni dal 2007 al 2011 presentate dalle aziende che hanno sottoscritto un contratto assicurativo con il Codipra; 2. Elenco delle aziende che hanno subito attacchi da predatori nel corso del 2012, come da comunicazioni dei veterinari ASL; 3. Elenco delle aziende che hanno denunciato danni al bestiame domestico, comunicati dai vari uffici territoriali dell'ASL dall'inizio del 2012 ad oggi; 4. Elenco delle aziende della Provincia di Grosseto che hanno già ricevuto finanziamenti per differenti misure di prevenzione (dissuasori acustici, finanziamenti regionali, recinzioni fisse/elettrificate, strutture, apparecchiature elettroniche, cani da guardiania); 5. Elenco delle aziende che partecipano al progetto di prevenzione attacchi da predatori, mediante l'uso dei dissuasori acustici; 6. Elenco delle aziende che sono state indennizzate dal Codipra nel 2012. Assieme al progetto Life IBRIWOLF è stata strutturata una BANCA DATI per l’elaborazione delle informazioni raccolte durante il progetto. In riferimento alle azioni A8 – A10 - C6 – D2, i dati disponibili hanno rivelato una scarsa incidenza del veleno come causa di mortalità del lupo e dei canidi in generale in Provincia di Grosseto. Ciò premesso e nei limiti del budget approvato dalla Commissione si è deciso di: 1) Verificare l'opportunità di stipulare un accordo di collaborazione triennale con gli esperti del Progetto Life Antidoto (Gran Sasso) o in alternativa con il gruppo antiveleno della Provincia di Arezzo per affiancare con cadenza bimestrale l'attività di controllo sull'uso delle esche avvelenate sul territorio provinciale da parte della Polizia Provinciale; 2) Verificare l'opportunità di avviare una campagna di regolarizzazione, tramite l'iscrizione all'anagrafe, e di vaccinazione dei cani padronali presso le aziende agricole che ne faranno richiesta alla Provincia, con la collaborazione delle organizzazioni professionali di categoria, partner del Progetto Medwolf, che avranno il compito di segnalare le esigenze dei propri associati; 3) Verificare l'opportunità di individuare un esperto che affianchi le aziende agricole cui saranno affidati i cani da guardiania acquistati nell'ambito del progetto, per la difesa del bestiame, nella gestione e nel corretto atteggiamento verso gli stessi, per ottenere i risultati attesi (riduzione dei danni da attacchi di predatori); 4) Confermare l'organizzazione del corso professionale sul monitoraggio della presenza del lupo e sulle attività necessarie per la prevenzione del bracconaggio, da estendere, oltre che al personale della Provincia, anche agli altri gruppi di interesse presenti sul territorio (Corpo forestale, associazioni private). A tal fine l'IEA proporrà all'Ufficio Conservazione della Natura un programma di massima del corso, con target, moduli, tempi e risorse previste; 5) Organizzare entro il mese di aprile un incontro con gli esperti del Progetto Life Antidoto. Progetto LIFE + IBRIWOLF: Azioni pilota per la riduzione della perdita del patrimonio genetico del lupo in Italia centrale Descrizione sintetica 143 Il progetto Ibriwolf si prefigge l’obiettivo di contrastare la perdita di identità genetica del lupo in un area dell’Italia centrale dove la presenza di ibridi lupo-cane è stata accertata. Le attività svolte rappresentano un esempio di migliori pratiche, coinvolgendo le autorità responsabili della gestione del lupo e coinvolgendo il pubblico generico, che rappresenta la fonte di immissione di cani vaganti sul territorio. Il progetto, che vuole essere un’esperienza dimostrativa in quanto non vi sono precedenti in Europa, mira a: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. identificare e rimuovere tutti gli ibridi da due aree pilota in Toscana, dove ne è stata riscontrata la presenza; diminuire la presenza di cani vaganti attraverso la loro rimozione ove possibile, sterilizzando e custodendo tutti gli individui catturati; aumentare nel pubblico la consapevolezza della minaccia rappresentata dagli ibridi - e dai cani vaganti - per i lupi e per la fauna in genere; creare una rete per contribuire allo sviluppo delle migliori soluzioni per affrontare il problema dell’ibridazione, anche nel lungo periodo, sviluppare linee guida per la gestione di ibridi lupo-cane; attrezzare delle aree in cui gli ibridi catturati possano essere tenuti in cattività ed essere visti dal pubblico; creare una rete di amministrazioni pubbliche, dove la presenza di ibridi è stata riscontrata, al fine di stimolare la replica di esperienze di successo e il miglioramento di queste attività sperimentali. Tali attività sono tutte comprese nel piano d'azione per la gestione dei Lupi in Europa (pubblicato dal Consiglio d'Europa nel 2000) e sono previste dal Piano di Gestione del lupo italiano in fase di sviluppo da parte del Ministero dell'Ambiente. Azioni per le quali, nell’ambito del suddetto progetto LIFE +, la Provincia di Grosseto è Responsabile Azione A5 - Caratterizzazione condizioni ecologiche e gestionali associate alla presenza di ibridi Azione A6 - Piano strategico condiviso per la riduzione del randagismo canino Azione A8 – Sviluppo di una banca dati sulla presenza di ibridi sul territorio provinciale Azione C4 - Interventi di rimozione/sterilizzazione dei cani vaganti Azione C5 - Stesura ed adozione di Linee guida per la gestione degli ibridi a livello provinciale Azione D5 - Divulgazione dei risultati ottenuti a livello tecnico Azione E1 - Coordinamento del Progetto Azione E4 - Piano d'azione successivo al progetto stesso STATO AVANZAMENTO PROGETTO al 15-04-2013 Nella prima parte del progetto sono state effettuate indagini e interviste presso un campione di aziende agricole ricadenti sul territorio provinciale con lo scopo di individuare l'eventuale esistenza e struttura delle recinzioni e/o dei ricoveri presenti nelle zone di pascolo. Tutti elementi di conoscenza utili per iniziare a predisporre il Piano Strategico Provinciale per la riduzione del randagismo canino, strumento di pianificazione unico in Toscana che si prevede sarà adottato entro l’autunno 2013, che la Provincia di Grosseto vuole condividere con tutti i gruppi di interesse legati al fenomeno: allevatori, cacciatori, ambientalisti, animalisti, Asl, comuni e Regione Toscana. Sempre nell’ambito del Progetto Ibriwolf, inoltre, sono previste sessioni di cattura sia di cani vaganti che di ibridi lupo-cane e cane-lupo. Nello scorso mese di ottobre 2012, nella zona della discarica di Montauto, nel Comune di Manciano, sono stati catturati 7 canidi selvatici, mentre 144 attualmente sono in corso delle sessioni di cattura nell’area di Stribugliano, nel Comune di Arcidosso e in località Polverosa, nel comune di Orbetello, condotte dai ricercatori del Dipartimento di zoologia dell’Università La Sapienza di Roma. In parallelo si è costituito un Tavolo Tecnico con il compito di favorire l’approvazione di linee guida per le gestione degli ibridi a livello provinciale con la partecipazione, oltre che dei partner di progetto (Provincia di Grosseto, WWF Italia, Università La Sapienza, Parco della Maremma e Unione dei Comuni montani dell’Amiata grossetano) anche del Corpo Forestale dello Stato, della Regione Toscana e del Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano. Durante gli incontri si è iniziato a discutere della normativa vigente sugli ibridi e sono state individuate alcune carenze e problematiche. L’obiettivo è produrre un documento di analisi che tratterà i seguenti punti: 1. importanza della revisione e dell’integrazione del quadro normativo, carente di specifici riferimenti alla specie degli ibridi; 2. necessaria valutazione dell'impatto che tale (assenza di) quadro normativo ha sulla gestione degli ibridi e sulla conservazione del lupo, nonché sul benessere animale 3. necessità di proporre possibili soluzioni gestionali al problema Ibridi 4. sviluppare un piano d’azione condiviso per la diminuzione del randagismo canino con le finalità di : - ridurre il rischio di inquinamento genetico della specie Lupo - individuare indirizzi comuni tra i gruppi d'interesse (istituzioni, ambientalisti, allevatori, cacciatori) - migliorare la qualità della vita dei cani randagi e padronali - ridurre il disagio dei cittadini e allevatori causato dal numero eccessivo di cani randagi - favorire la conoscenza di norme e regole relative alla gestione dei cani volte a: - limitarne l’abbandono - promuoverne l’adozione dei randagi recuperati - individuare referenti disponibili a monitorarne il problema randagismo - ottimizzare le “risorse” già in campo per la risoluzione della problematica “randagismo” A fine marzo è stato elaborato un documento derivato dall’elaborazione di alcuni dati rilevati durante gli incontri organizzati con le categorie di interesse e relativi allo stato attuale del problema randagismo. Parte dei dati, relativi al numero di cani randagi presenti sul territorio maremmano e nei canili, costi, etc derivano dalle informazioni fornite dai canili convenzionati con i comuni. Il tutto è stato rapportato nell’ambito del quadro di riferimento normativo regionale. Di seguito elenchiamo le fasi che hanno caratterizzato il lavoro: 1. Revisione quadro normativo 2. Revisione progetti avviati sul territorio nazionale 3. Incontri con le categorie d’interesse: - 18 dicembre 2012 - concertazione con le associazioni ambientaliste/animaliste - 14 febbraio 2013 - concertazione con le associazioni venatorie - 21 febbraio 2013 - concertazione con le organizzazioni agricole - 14 marzo 2013 - concertazione con la ASL 9 Grosseto per la condivisione di un piano strategico per la riduzione del randagismo La Provincia nel periodo di vigenza del PFVP intende portare avanti tutte le attività previste dai due progetti LIFE di cui sopra e intende altresì attivare, come fin ora fatto tutte le altre attività nell’ambito delle disponibilità delle specifiche misure di finanziamento, progetti regionali. 145 PROGETTO DI INDAGINE E STUDIO DELLA POPOLAZIONE DI LEPRE ITALICA In collaborazione con l’ISPRA si sta portando avanti dal 2003 il progetto di indagine e studio della popolazione di lepre italica presente nel territorio provinciale. Il progetto si è basato inizialmente su un preliminare studio ambientale dell’area e della consistenza delle popolazioni di lepre presenti desumibile da tutti i dati in possesso degli uffici della Provincia e degli ATC. In seguito sono stati fatti e sono tutt’ora in corso censimenti in tutto il territorio agro silvo pastorale, compreso quello a divieto di caccia, per la ricerca della presenza di tale lagomorfo. I censimenti sono attuati con utilizzo del faro in ore notturne su percorsi campione delle aree oggetto di indagine. Dal 2004 sono stati fatti vari tentativi di cattura, in aree dove la presenza era stata accertata, con il trasferimento degli esemplari catturati presso una specifica recinzione messa in opera nel CPPS di Civitella Marittima. Purtroppo fino al 2005 sono stati catturati due soli esemplari maschi nel territorio compreso nell’AFV Marsiliana nel comune di Manciano; ora dovranno essere attuati altri tentativi di cattura per reperire in natura anche esemplari femminili. L’ipotesi è infine di provare a riprodurre in cattività la lepre italica per fare sperimentali immissioni in aree controllate. Alla fine del progetto avuto il quadro completo della presenza della lepre italica si dovranno seguire le indicazioni che scaturiranno dal progetto al fine di tutelare e incrementare le popolazioni della stessa lepre. GESTIONE DEL CENTRO DI RECUPERO DELLA FAUNA SELVATICA DI SEMPRONIANO Tra i compiti istituzionali della Provincia, ai sensi dell’art. 38 della LRT 3/94, si annovera anche il …..ricovero della fauna selvatica presso centri specializzati di recupero o servizi veterinario e a provvedere alla successiva liberazione, una volta accertata la completa guarigione…. Anche per questo, in collaborazione con il WWF, la Provincia ha creato a Semproniano, nel cuore dell’Alta Valle dell’Albegna, un Centro di ricerca e di monitoraggio della fauna su un’area di altissimo valore ambientale, catalogata dalla CEE tra le aree Natura 2000. Grazie ad una convenzione decennale, stipulata nel 1997 tra la Provincia di Grosseto e la Delegazione toscana del WWF è stato possibile recuperare delle voliere in totale stato di abbandono e convertirle in aree di accoglienza per la fauna soccorsa dai cittadini, offrendo così anche delle possibilità di lavoro locali. L’importanza del Centro, affermatosi sempre più come riferimento a livello nazionale, deriva dalla prevista azione di monitoraggio e di prevenzione sanitaria di malattie che si sviluppano in animali selvatici, ma che possono con facilità diffondersi. Tra i compiti del Centro ritroviamo quello di: - Assolvimento di compiti relativi al rispetto delle misure igieniche e profilattiche atte a garantire lo stato sanitario del Centro; Fornire direttamente assistenza veterinaria specializzata in fase terapeutica. Assicurare il recupero della fauna selvatica e l’adozione degli interventi necessari per la riabilitazione, recupero e le susseguenti operazioni di rilascio in siti idonei Interventi di riabilitazione e recupero; Ospitare animali irrecuperabili alla vita selvatica da utilizzare per eventuali progetti di riproduzione in cattività; Condurre in proprio e collaborare a progetti di allevamento in cattività di specie in diminuzione od in via di estinzione; Stimolare il rispetto della fauna protetta con attività divulgative; 146 - Assolvere alle funzioni di studi e ricerche in riferimento alle problematiche legate alla conduzione di un Centro di recupero. La Provincia sta valutando la possibilità di istituire alcuni Centri “succursali” del CRASM sia relativamente ad alcune tipologie di selvatici come i rapaci, sia centri di primo soccorso che dovranno operare sempre sotto il coordinamento del Centro di Recupero della Fauna Selvatica di Semproniano. Si auspica così, con più centri distribuiti sul territorio provinciale di diminuire i tempi e i disagi relativamente ai trasporti degli animali bisognosi di cura al Centro di recupero. SALVAGUARDIA E CENSIMENTO DI NIDI DI ALBANELLA MINORE Nell’ambito di un progetto nazionale la provincia ha approvato e finanziato un progetto di durata triennale, promosso dal WWF – Delegazione toscana, finalizzato alla protezione dei nidi di Albanella minore (Circus pygargus). Il progetto ha previsto l’effettuazione, da parte del WWF – Delegazione Toscana – dei seguenti servizi: - individuazione e controllo dei nidi di Albanella minore, per consentirne il completamento del ciclo biologico e la conseguente conservazione della specie - attività di sensibilizzazione sull’argomento, con divulgazione di materiale informativo - annotazione dei dati relativi agli interventi effettuati ed altre esperienze acquisite in merito. Nell’ambito di questo progetto, viene richiesto agli agricoltori di segnalare la presenza del rapace nei propri campi e, una volta accertata la presenza del nido, viene corrisposto un contributo per mancato raccolto di una parcella di terreno intorno allo stesso, sia per proteggere i piccoli che per la collaborazione prestata. MONITORAGGIO DELLA CONSISTENZA DELLE CORRENTI MIGRATORIE Dall’anno 2003 la Provincia di Grosseto con modeste risorse, reperite nell’ambito del programma annuale di gestione di cui alla lettera d) –comma 3 del l’art. 7 della LRT 3/1994, provvede a portare avanti insieme all’Associazione Progetto Migratoria il progetto: “Monitoraggio della consistenza delle correnti migratorie nella Provincia di Grosseto”. In sintesi queste attività si sostanziano nel: - monitoraggio della consistenza delle correnti migratorie al fine di sviluppare una conoscenza uniforme sull’avifauna migrante, valutazione necessaria al fine di una corretta pianificazione dell’attività venatoria che interessa tali specie; - coinvolgimento di tutti quei cacciatori titolari di appostamenti fissi, al fine di poter meglio raccogliere dati relativamente all’osservazione dei flussi migratori sull’intero territorio provinciale; − acquisto di idonea strumentazione, necessaria per agevolare i sistemi di rilevazione e consentire un’ottimizzazione della ricerca, nonché predisposizione di apposite schede prestampate per i dati da rilevare, da distribuire fra i suddetti cacciatori, titolari di appostamenti, che vorranno aderire all’iniziativa; − coinvolgimento delle associazioni venatorie e dell’ANUU: Associazione dei migratoristi italiani per la conservazione dell’ambiente naturale, e per quanto di competenza l’ISPRA Nello specifico, inoltre, sono stati realizzati vari osservatori ornitologici, un’impianto di cattura di colombacci, è stata pubblicata con cadenza annuale la dispensa “Cacciatori tutto l’anno” inerente le osservazioni ornitologiche svolte e patrocinata oltre che dalla Provincia da: Ministero Ambiente, Regione Toscana, Università degli Studi di Siena, Ente Parco Regionale della Maremma, Azienda 147 Regionale di Alberese e dai Comuni di Grosseto, Magliano in Toscana, Orbetello e Castiglione della Pescaia; La rilevazione degli uccelli è basata sul metodo “Direct visual observations on Bird migrations” cioè sull’osservazione diretta dei migratori in transito. Questa metodica risulta essere economica ed è attuata da numerosi osservatori ornitologici europei ed extraeuropei, più in particolare è determinante evidenziare: d. L’osservatore, situato in un determinato punto, annota accuratamente l’identità degli uccelli visti, al pari del loro numero approssimativo, la direzione di volo e il loro comportamento; e. L’altezza del volo; f. L’ora di avvistamento; g. La località e la tipologia di ambiente; h. Le condizioni meteorologiche, per cercare di stabilire un rapporto tra migrazione e condizioni meteo locali e generali; i. Altre eventuali osservazioni sull’etologia dell’avifauna, competizione interspecifica e intraspecifica, rapporti tra avifauna e altri animali presenti nelle zone oggetto di studio compresi gli insetti, rapporto tra ambiente e avifauna. j. I dati confluiscono in apposite schede e in brevi relazioni; Nel corso del tempo sono stati messi a disposizione del personale volontario: A. Stazione meteorologica per rilevamento di pressione atmosferica, umidità e temperatura B. Computer portatile C. Binocoli D. Fotocamere idonee E. Videocamere idonee F. attrezzatura e accessori vari Nel corso della redazione del Presente Piano gli uffici hanno provveduto alla ceck-list degli uccelli presenti in Provincia di Grosseto. Tale lavoro portato avanti con la collaborazione del Gruppo Ornitologico Maremmano compone un allegato del Piano. Nel corso della vigenza del Piano si provvederà a portare avanti da una parte il monitoraggio dell’avifauna migratoria, così come fin ora è stato fatto, e dall’altra istituire e gestire nel miglior modo possibile sia i nuovi istituti destinati specificatamente alla tutela della stessa fauna selvatica (Zone di Protezione della Migratoria) che quelli istituiti negli anni scorsi. GESTIONE DI ISTITUTI FAUNISTICI Nel corso dell’ultimo quinquennio la Provincia ha affidato la gestione di tre Istituti Faunistici a tutela della fauna ai sensi della LRT 3/1994ad associazioni. In particolare ha affidato la gestione dell’Oasi di Monteleoni alla sezione provinciale della Federcaccia, della Zona di Protezione della Migratoria (ZPM) “Poggio Canaloni” alla sezione di Porto Ercole della Federcaccia e della ZPM “Ampio Serra dell’Impiccati” all’associazione Progetto Migratoria. Tramite specifiche convenzioni le stesse associazioni attuano specifiche attività che si sostanziano nella manutenzione della tabellazione, nella vigilanza nella manutenzione dei senitieri e favoriscono la fruizione della cittadinanza degli stessi territori. Oltre a ciò si stanno attuando specifici progetti tesi ad esaltare e far conoscere gli stessi istituti. Altre associazioni hanno richiesto la possibilità, parimenti, di gestire altri istituti faunistici a divieto. Tale attenzioni evidenziano l’importanza degli istituti a tutela della fauna nati ed istituiti così come definito dal Piano Faunistico Venatorio Provinciale. 148 GESTIONE DELLA FAUNA DELL’AEROPORTO DI GROSSETO. SELVATICA PRESENTE ALL’INTERNO Il progetto pilota è finalizzato alla gestione e al controllo della fauna selvatica presente all’interno di un aeroporto ed è il primo in Italia. La presenza di soggetti di fauna selvatica all’interno dell’aeroporto di Grosseto comporta pericoli per la sicurezza dell’attività aerea e militare oltre che civile. Il pericolo aumenta notevolmente nelle fasi di atterraggio e di decollo, nel corso delle quali un capo di avifauna può inserirsi nei delicati e complessi meccanismi degli aerei. La necessità di addivenire ad una gestione dell’avifauna presente all’interno del sedime militare aumenta con la presenza all’interno dell’aeroporto del nuovo aereo Eurofighter che sostituirà i vecchi apparecchi in dotazione. La fauna selvatica presente può peraltro essere considerata di elevato valore visto che trattasi di un ceppo isolato rispetto all’esterno. Ciò, ovviamente, per quanto riguarda la selvaggina stanziale, fagiano in primis, che si origina da generazioni succedutesi senza contatti con l’esterno. Tale fauna, catturata con la collaborazione del personale delle ZRC, potrebbe contribuire ad aumentare la variabilità genetica delle popolazioni presenti in tali istituti. Nel corso degli ultimi due anni per il contenimento e l’allontanamento di taluni selvatici definiti opportunistici, in particolare del colombo di città è stato utilizzato l’operato di falconieri che hanno positivamente contribuito a risolvere al problema. MONITORAGGIO SANITARIO DELLE POPOLAZIONI DI LEPRE Da oltre dieci anni l’Amministrazione Provinciale di Grosseto organizza e supervisiona le catture delle lepri nelle Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC) provinciali. Da alcuni anni con l’intento di valorizzare le operazioni di cattura verificando durante le stesse operazioni lo stato sanitario e contestualmente si rilevano parametri ecologici delle popolazioni di lepri. Tali dati sono utili a fornire le indicazioni gestionali per la realizzazione di un razionale piano di rilascio sul territorio da parte degli A.T.C. In un panorama come quello grossetano, con caratteristiche ambientali e climatiche particolarmente vocate alla presenza della lepre, assume infatti estrema rilevanza il monitoraggio dello stato sanitario di questo Lagomorfo e l’identificazione precoce dell’eventuale insorgere di patologie sul territorio. L’EBHS (acronimo di European Brown Hare Sindrome o sidrome della lepre bruna europea) ad esempio, è una malattia emorragica virale che da anni affligge le popolazioni selvatiche di lepre di tutta l’Europa, Italia inclusa. I primi focolai, verificatisi intorno al 1986-87, mostrarono una mortalità fino all’80-90% della popolazione colpita. Questa patologia e altre, sia di origine virale sia batterica, possono venir diagnosticate tramite esami ematici e coprologici. Come sopra detto è da considerare anche in questo ambito la presenza della lepre italica (Lepus corsicanus De Winton, 1898), specie endemica per l’Italia, definita minacciata secondo i criteri dell’International Union for Conservation of Nature and Natural Resources (IUCN). Considerato che recentemente è stata dimostrata, anche per questa specie, la recettività nei confronti dell’EBHS, questo progetto potrebbe anche arricchire le conoscenze sullo stato sanitario e conservazionistico a livello locale di questa specie. Il progetto è condotto direttamente dal personale dell’ufficio in collaborazione con tecnici esterni in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico del Lazio e della Toscana e del personale volontario delle ZRC. Sono previste nell’arco dell’anno due fasi operative successive: A) una fase pilota da condurre entro dicembre, in alcune aree campione, finalizzata alla raccolta di informazioni preliminari; B) una 149 seconda fase che, sulla base dei risultati della fase pilota, indirizzi le annuali catture di febbraio e, soprattutto, i successivi rilasci al fine di non diffondere eventuali patologie riscontrate. Durante le sessioni di cattura pilota viene prestata massima attenzione alla tranquillità del luogo nel quale verranno fatte le manipolazioni, alla celerità delle stesse e all’immediata liberazione dei soggetti. Nella seconda fase del progetto verranno eseguiti i monitoraggi sanitari a più ampio raggio, durante le consuete catture di febbraio nelle ZRC della Provincia. Per ogni lepre catturata verranno determinati sesso e classe d’età per poi procedere con la marcatura e il prelievo ematico. Contestualmente verranno raccolti campioni di feci per la ricerca batteriologica dalla Francisella tularensis (tularemia). Verrà inoltre arricchita la banca dati informatizzata dei risultati delle catture con le eventuali patologie riscontrate e ulteriori parametri per la struttura di popolazione (rapporto giovani/adulti). L’archiviazione dati e la loro elaborazione rappresenteranno elementi di indiscutibile valenza tecnico-scientifica per una corretta gestione faunistica della specie a livello provinciale, consentendo negli anni di monitorare lo status delle popolazione IPOTESI DI ALTRE ULTERIORI PROGETTUALITA’: − Progetto per la fattibilità e la successiva realizzazione dell’impadulamento di porzione di un’area ex palustre posta, in Comune di Grosseto, tra la Fiumara di San Leopoldo e l’Arginone, comunque in prossimità della Riserva Naturale della Diaccia Botrona. − Individuazione di un’area idonea per disputare prove e gare cinofile classiche e a “grande cerca” sulla starna. − Aggiornamento e verifica del catasto degli istituti e strutture faunistiche e faunistico venatorie e degli appostamenti fissi di caccia anche tramite verifica con GPS − Rilevazione, anche tramite GPS, dei fondi chiusi − Controlli annuali, così come stabilito dalla normativa, sulle AFV e sulle ZRC. − Predisposizione e stesura, entro un anno dall’approvazione del Piano, di un protocollo operativo con l’ISPRA per la definizione dei piani di assestamento e relative modalità di attuazione sia per la caccia di selezione sia per i contenimenti di cui all’art. 37 della LRT 3/94di cervidi e bovidi − Aggiornamento della carta delle vocazioni faunistiche della Provincia di Grosseto. − Progetto per l’eventuali necessarie modifiche e correttivi al PFVP − Progetto di contenimento delle popolazioni di cinghiale in tre riserve naturali e in altre aree interessate da danni alle colture agricole − Progetti di ricerca finalizzati all’individuazione di strumenti utili ad impedire e/o limitare fortemente il danneggiamento alle colture agricole determinato dalle diverse specie di selvatici. 150 151