Anteprima Progettare - House Organ Finco - mese di

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Anteprima Progettare - House Organ Finco - mese di
 Cari lettori,
ecco a voi le anticipazioni del numero di giugno 2012 di progettarearchitetturacittàterritorio,
il periodico House Organ Finco, pubblicato da Tecniche Nuove che, attraverso articoli,
rubriche e interviste, indaga sulla ricerca progettuale, l’evoluzione della professione e
l’innovazione tecnologica.
In questo numero
L'ouverture è dedicata all'appena inaugurato laboratorio di ricerca del Gruppo Italcementi. Un
compendio di eccellenza architettonica, gusto estetico, efficienza funzionale e sostenibilità
ambientale. Progettato da Richard Meier secondo i più avanzati criteri dello standard Leed, i.lab
è la sintesi di quella tensione verso l'innovazione e la qualità che distingue il produttore
bergamasco, che opera a livello mondiale nel settore del cemento e derivati. L'edificio completa
il parco tecnologico Kilometro Rosso, motore economico del territorio bergamasco,
introducendo valenze di assoluto rilievo compositivo e tecnologico.
Vertical City è la proposta di Luis Longhi, per prevenire l'attecchimento di modelli di sviluppo
eterodiretti, mutuati dalle metropoli contemporanee, coniugando contenimento dei consumi
energetici e rispetto dei siti naturali per permettere uno sviluppo sostenibile ed equilibrato del
corpo urbano. Il progetto individua specifiche "aree di transizione", "zone agricole" e "riserve
idriche", in tutto settantacinque luoghi nei quali erigere, da qui al 2070, torri autosufficienti alte
fino a duemila metri e completamente eco-sostenibili, capaci di assorbire l'incremento
demografico e riorganizzare in maniera energeticamente efficiente l'intera città. In indicativo
futuro.
Nella sezione il progetto, il Perot Museum of Nature and Science in costruzione a Dallas.
Firmato da Morphosis Architects, è un evoluto edificio espositivo concepito per ospitare
allestimenti interattivi. Il volume cubico in elevazione e l'articolato basamento sono rivestiti con
pannelli prefabbricati in calcestruzzo che creano un involucro indifferente al contesto, sorta di
pesante schermo che preclude il rapporto con la città. Questo enigmatico involucro, ultimo
elemento definito dai progettisti, stimola una riflessione sul potenziale delle discipline
scientifiche, misconosciuto da una tecnologia incapace di dare risposte alle reali necessità
umane e ambientali.
Accanto alle preesistenze della stazione disegnata a Londra da Lewis Cubitt del 1852, irrompe
un linguaggio architettonico innovativo nella prassi tecnologica, ma allo stesso tempo debitore
della tradizione gotica inglese e capace di accostarsi con discrezione alle stesure vittoriane in
mattoni a vista.
In architettura1, King's Cross riapre con un nuovo atrio dove, radente la massa muraria
ottocentesca, fiorisce un candido intreccio metallico che s'incurva a formare una calotta
semicircolare schermata da pannelli opachi o impalpabili rivestimenti vitrei. La firma è di John
McAslan + Partners.
Dopo un secolo, lo spirito e il dramma del Titanic vengono ricostruiti in un edificio
d'esplorazione che sorge dove la nave fu ideata e costruita prima del suo unico viaggio; Titanic
Belfast ha una superficie complessiva di 14mila metri quadrati, un potenziale di visita di un
milione di persone l'anno ed è il risultato della collaborazione tra il concept design di
CivicArts_Eric R Kuhne & Associates e la progettazione di Todd Architects. La forma della
costruzione si sostanzia in quattro scafi di 27 metri d'altezza che si proiettano fuori dall'atrio,
rivestiti da 3mila singoli frammenti in alluminio; all'interno uno scenografico vuoto frastagliato
da passerelle e balconi dà accesso alle gallerie dove si evoca interattivamente la storia del
transatlantico fino alla collisione con l'iceberg e al rinvenimento del relitto. In architettura 2.
Ottimizzare le risorse attraverso l'utilizzo di materiali riciclati e ottenere un edificio con un alto
livello di confort termico, insegnando a una comunità beduina della West Bank ad
autocostruirselo è il traguardo raggiunto da ARCò con la Scuola di Gomme che trovate in
architettura 3. Realizzata nella comunità Jahalin di Al Khan Al Ahmar, a Gerusalemme est, nei
Territori Occupati Palestinesi, la scuola rappresenta un significativo esempio di come si possa
declinare la sostenibilità nelle tre componenti che la caratterizzano: economica, sociale e
ambientale.
Costruire un'architettura attorno a un'idea di comunità, immaginando spazi amici dell'uomo ed
edifici che si prendano cura dell'ambiente: è questa la finalità di un intervento residenziale in
costruzione alla periferia di Milano che prevede quattro corpi di fabbrica lineari a due piani
disposti intorno a cortili verdi, da ciascuno dei quali si eleva una costruzione verticale
dell'altezza di sette piani. In residenze, le Residenze sociali di via Cenni, progettato da
Rossiprodi Associati, ha la struttura portante formata da pannelli massicci in legno incollato a
strati incrociati; solette a sbalzo per le terrazze. Le logge e la copertura del ballatoio di
distribuzione sono previste in continuità strutturale e materica con i piani interni. Tutta la
costruzione sarà prevalentemente realizzata con sistemi a secco.
In Finlandia, un edificio mistilineo destinato alla cura e al gioco dei bambini si confronta con
l'asprezza del sito, creando un terreno di gioco nell'adattarsi al bordo collinare limitrofo. Dal
tetto della Casa dei bambini, progettata da Jkmm Architects, sbucano cannoni di luce che si
trasformano, all'interno, in condensatori favolistici di immagini cosmiche e marine. Un morbido
rivestimento si stende sui percorsi distributivi, generando un senso di rarefazione e di attesa
fino al confluire nelle piccole "piazze" interne con gli spogliatoi. Armadiature, tavoli, finestre,
pareti rivestite, lampade speciali, calendari sono stati appositamente progettati per questa
costruzione dalla trama nordica eppure solare, sempre con l'intento-guida di corroborare
l'immaginazione dei piccoli utenti. In interni.
In tecniche esecutive, l'analisi e il coordinamento strutturale, planimetrico e tipologico, la
rilevazione dei criteri di modulazione, di produzione e di realizzazione delle interfacce tecniche
alle strutture, alle chiusure verticali e ai dispositivi frangisole dell'Edificio U15 di “Milanofiori
Nord” (Assago, Milano), progettato da Cino Zucchi Architetti con General Planning.
Una nuova sezione, dedicata al GiArch e curata dal Coordinamento Nazionale dei Giovani
Architetti Italiani, contiene attività, comunicazioni, proposte e iniziative organizzate e messe
a punto dalle associazioni, dai comitati e dalle consulte locali dei giovani professionisti che
vogliono promuovere la qualità dell'architettura e dell'ambiente.
Vi lascio ora alla lettura dell’editoriale in pubblicazione sul numero di febbraio, sul quale vi
invito a esprimere un parere. Il vostro contributo, se perverrà entro il 31 maggio, potrà
essere pubblicato nello Spazio Lettori sullo stesso numero della rivista.
Vi ricordo che potete anche acquistare progettare architetturacittàterritorio in una delle librerie
specializzate.
Francesca Malerba
Editoriale
Occasioni di rigenerazione urbana
Cartesio nel Discorso sul Metodo afferma che gli piacciono le città progettate unitariamente
da un solo architetto. Era francese: per il principio nazionalista della continuità della cultura, il
criterio è stato osservato in Francia sino all'ultimo dopoguerra, affidando ad un unico architetto
la ricostruzione di una città. Tours (e altre) a Beaudoin, talora con Lods, Le Havre a Perret – il
cui “nuovo centro storico” è un vero capolavoro – St. Dié a Le Corbusier che -dommage- non fu
accettato dagli abitanti e il progetto è rimasto sulla carta.
Al criterio di un architetto – una città è seguito quello degli investimenti concentrati:
Toulouse le Mirail, il centro (e non solo) di Lione, l'isola sulla Garonne a Bordeaux, e ora
Marsiglia.
La città nota per i poco raccomandabili angiporti e per le proverbiali bande malavitose, con un
incredibile salto di qualità sarà la capitale europea per la cultura 2013 (con la slovacca
Kosice).
Marsiglia non ha importanti musei né architetture storiche (salvo due chiese ottocento in
stile neobizantino) né un centro storico, quindi sta rigenerando il fronte mare. In testa al
Vieux Port, Foster ha progettato la più grande spianata pedonale d'Europa, anche se gli spazi
aperti non sono proprio il suo forte, ma evidentemente influisce il modello di Nîmes, che non è
lontana. Il nuovo museo dedicato alla Civiltà del Mediterraneo di Ricciotti e il Centro Regionale
del Mediterraneo di Boeri, entrambi vincitori di concorsi, sono in costruzione sotto la cittadella,
con un nuovo canale, che li circonderà isolandoli. E sono attesi lavori di Nouvel e Fuksas.
I magnifici Docks sono stati ristrutturati: davanti correrà un nuovo lungomare e dietro sono già
realizzati nuovi alberghi, per finire alla torre Cma-Cgm della Hadid, una delle sue opere migliori
per il rinnovamento del tipo edilizio senza smarginare in sprechi formali.
La nomina a città della cultura come occasione di rinnovamento urbano richiede alcune
considerazioni.
Troppo ovvio affermare che la concentrazione degli investimenti permette la definizione
di un progetto complessivo e un impatto mediatico globale, invece dei finanziamenti dispersi
in più luoghi e diluiti nel tempo secondo le nostre abitudini: ma noi, invece di Cartesio, abbiamo
l'Italia delle autonomie. Inutile sottolineare che il progetto una volta definito va avanti anche se
si cambiano le amministrazioni locali. Inutile evidenziare l'integrazione pubblico-privato.
Riflessioni che si dovevano fare l'altro ieri per la Milano dell'Expo, ma che si potevano fare a suo
tempo per la Genova delle Colombiadi – con finanziamenti diffusi in più regioni – o per la Napoli
della Coppa America, con pochissimi finanziamenti.
I forti rinnovamenti urbani da Marsiglia a Vienna e persino a Londra, alle tante città cinesi,
sono finalizzati a vendere l'immagine della città nel mercato globale, quindi sono rivolti a
visitatori, turisti, investitori esterni.
Con almeno due problematiche:
I cittadini, utenti quotidiani, si trovano una città migliorata ma senza aver partecipato al
processo decisionale. I “valori” sono realizzati, ma con la “forza” del centralismo: è possibile
realizzare la qualità solo rinunciando ad un metodo partecipativo?
E poi quali funzioni occupano i nuovi edifici? Oltre a uffici e alberghi, musei, che non sono
più tradizionali raccolte di opere d'arte, ma “in progress” come centri di ricerca, e spazi
commerciali di ogni taglia. Mi chiedo se tutto ciò sarà sostenibile. Gli Expo abbandonati in giro
per l'Europa o, da noi, la struttura inutilizzata per il G8 alla Maddalena (costata più o meno 80
milioni di euro) insegnano.
Il circuito mondiale potrà mantenere centinaia di strutture paramuseali che dovranno vivere
non per la qualità delle opere esposte, ma per una continua attività espositiva e ci sarà una
popolazione quantitativamente così numerosa ed economicamente così disponibile, tanto più in
un periodo di crisi globale, per sostenere i sistemi commerciali e gli alberghi? O forse bisogna
rivedere le destinazioni d'uso del rinnovamento con la partecipazione degli abitanti per
garantirne la sostenibilità e la sopravvivenza?
Paolo Favole
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