OmbrettaRITROVA suo FIGLIO

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OmbrettaRITROVA suo FIGLIO
La Costola Rosa
di Simona Amabene
Ombretta RITROVA suo FIGLIO
Care amiche, ci siamo. Il momento tanto atteso è arrivato: ho sempre desiderato dare
voce, con un appuntamento periodico in queste pagine, a quelle storie coraggiose di
donne che ho avuto il privilegio di conoscere e che si sono distinte per la loro dignità,
forza d’animo e determinazione. Donne che traggono questa forza da una profonda
e ritrovata fede cristiana. Storie di conversione legate a fatti di cronaca inediti, talvolta
drammatici, altri nati nella quotidianità, frutto di un cammino spirituale emozionante
tra mille ostacoli. Incominciamo con la commovente storia di Ombretta
N
el giorno in cui Enzo Manes, il direttore di
questa rivista mi affidava il primo articolo per
la rubrica della Costola Rosa, la liturgia del 26
maggio mi illuminava confortandomi nella stesura di
questo testo sulle storie delle donne. Atti degli Apostoli
cap. 16, vv. 1-15: San Paolo incontra nella città di Filippi
Lidia, una facoltosa commerciante di porpora di Tiatria
che apre agli apostoli le porte della
sua casa ospitandoli e rifocillandoli.
Donne discepole, donne al servizio,
donne collante della famiglia, il primo cenacolo della Chiesa: “Gli apostoli lungo le loro predicazioni non
hanno mai ricusato di condividere il
loro tempo con le donne credenti,”
così padre Roberto Fusco, il teologo
del Messalino Shalom. Madri, spose,
giovani e vedove hanno arricchito la
predicazione del Vangelo con la loro
presenza forte e delicata. Ieri, come
oggi, la donna è al centro della vita
della Chiesa e papa Francesco ha più
volte ribadito il ruolo fondamentale di noi donne. E così, la storia di
questo mese ci fa conoscere la vita di
Ombretta che rinasce a Medjugorje
dopo aver incontrato il dolore.
lorata t-shirt con la scritta “Rosary Club”. Non resisto,
mi presento e chiedo loro: che cos’è il Rosary Club? Mi
risponde Ombretta Rossi, una donna con un gran bel
sorriso, e le sue parole mi lasciano esterrefatta e subito
penso, questa storia straordinaria merita di essere raccontata. “È la sera di sabato 25 febbraio 2007 – spiega
Ombretta – è da poco passata la mezzanotte, mio figlio
Quel terribile
incidente in auto
Mi trovo sulla motonave che attraversa l’Adriatico da Ancona a Spalato, felice di vivere un nuovo pellegrinaggio a Medjugorje per il 30° anniversario delle apparizioni mariane,
quando vengo attratta da un allegro
gruppo di donne che indossa una co-
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Filippo, 23 anni, è alla guida di un’auto diretta alla discoteca ‘Pascià’ di Riccione. Insieme a lui altri tre ragazzi, tra
cui Paolo, il festeggiato, che poco prima aveva soffiato le
candeline del suo diciottesimo compleanno a cena, in un
ristorante di Pesaro in compagnia degli amici, di noi genitori, in un clima di festa di assoluta normalità e serenità
senza eccessi. E poi, Elisa e Riccardo, entrambi diciasettenni. L’autovettura sbanda sull’asfalto reso viscido dalla
pioggia e con urto violento si scontra frontalmente con
un’altra auto, un SUV, nella corsia opposta, nella quale
si trova una famiglia: papà, mamma e due bimbi piccoli
di San Giovanni in Marignano. Mio figlio e gli altri tre
giovani muoiono sul colpo, i quattro componenti della
famiglia sull’altra autovettura sono tutti feriti gravemente. Il dolore che ho provato è stato devastante, di quelli
che ti fanno precipitare nel baratro più nero della disperazione. Ma la mia ferita e quella di mio marito era ancor
più accentuata dal senso di colpa per la tragica fine degli
altri tre ragazzi.” Ombretta, nel rievocare quel momento
drammatico, ha gli occhi lucidi e quel suo sguardo sofferente mi commuove. Mi racconta che Antonella, una sua
cara amica, preoccupata per il suo terribile stato di salute
psicofisico, dopo qualche mese dal drammatico incidente la convince ad andare per la prima volta a Medjugorje,
verso la metà del mese di giugno.
A sinistra, Ombretta Rossi, dal dramma per la morte di un figlio
alla consapevolezza della sua rinascita alla vita eterna.
Un percorso che l’ha portata a condividere con altre madri
il dono della fede fondando il gruppo di preghiera Rosary Club,
ispirato alla spiritualità di Medjugorje.
Una suora, o...
La sera del suo arrivo, Ombretta si reca con gli altri pellegrini alla Croce Blu: “Qui sono scoppiata in un pianto
incessante, un singhiozzo irrefrenabile, lacrime ‘pesanti’ come sassi che, fuoriuscendo copiose, mi hanno alleggerito da un peso insopportabile allo stomaco che
avevo portato fino a quel momento”. Ombretta dopo
qualche ora, rientra in albergo e va a dormire stanca del
lungo viaggio e della grande emozione appena provata
in quel luogo benedetto. L’indomani mattina, a sorpresa, viene assalita dal dubbio e con animo angosciato
pensa: “Che cosa sono venuta a fare qui? Quello che
cerco, quello che desidero, è soltanto riavere Filippo.
Ma questo è impossibile”. Nonostante il conflitto interiore e la tanta confusione, decide di salire sulla collina delle apparizioni, col resto del gruppo. Davanti alla
statua della Madonna si abbandona a Maria, prega e la
implora tra le lacrime stringendo la foto di Filippo. A
un tratto, si sente abbracciare... una suora la stringe a sé
con tenerezza, le trasmette un profondo senso di fiducia
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e di tenerezza. Dopo tanto
tempo si sente di nuovo in
pace. Succede qualcosa di
straordinario in quell’abbraccio. Ombretta, trova la
piena consapevolezza che
esiste la vita eterna: suo figlio è vivo e sta bene. Quello stato di benessere interiore, viene interrotto dalla
sua amica Antonella, che la
chiama: è l’ora di scendere dalla collina. Ombretta
vede la suora allontanarsi, è
vestita di color grigio perla,
indossa un velo bianco che
le scende fino a metà schiena. Piena di gioia, desidera
condividere con gli altri
pellegrini l’emozione che
prova, ma tra stupore, meraviglia e delusione prende
atto che nessuno di loro ha
visto quella religiosa, la cui immagine è ben scolpita nella sua mente: lei è certa di aver ricevuto un abbraccio
da una persona in carne e ossa. Neppure don Marco
De Franceschi, guida spirituale del gruppo, l’ha vista. È
rimasto seduto per tutto il tempo, ai piedi del crocifisso
che sorge poco più in alto rispetto alla statua della Vergine. Infatti, il sacerdote, preoccupato per la condizione
di Ombretta, non l’aveva persa d’occhio un istante pregando la Madonna che la sollevasse da quella pena terribile. Da quell’incontro avvolto dal mistero, Ombretta
ha ricevuto nel suo cuore la certezza che suo figlio Filippo vive in cielo ed è felice; Ombretta ha ritrovato sia
Dio, dal quale si era allontanata, sia quella dimensione
spirituale che aveva per troppo tempo trascurato. Le
sue parole mi coinvolgono, è incredibile la serenità, la
fermezza con le quali parla: non c’è il minimo dubbio
su quanto ha visto e sentito, un incontro che le ha restituito la serenità. La gioia, la pace che trasmette è molto
intensa. Le chiedo: “Che cosa ha rappresentato per te
quel viaggio a Medjugorje?”. Ombretta senza esitazioni
mi dice: “Quando all’inizio mi avevano detto che il sacrificio di mio figlio avrebbe portato tante anime a Dio,
mi sono risentita, non lo accettavo... perché proprio lui?
Oggi riconosco che attraverso il dolore per la scomparsa di Filippo, ho scoperto l’Amore di Dio, tante persone
si sono convertite e so che ora lui sta veramente bene e
sarebbe egoistico rivolerlo qui. Il vuoto della mancanza
fisica di mio figlio ci sarà sempre, mi sento come am-
Il Rosary Club in pellegrinaggio a Medjugorje.
putata, mamma a metà e quando qualcuno mi chiede
quanti figli ho, rispondo, uno in terra e uno in cielo, che
vive spiritualmente accanto a me”.
La recita del Rosario in riva al mare
Ombretta, da quell’incontro straordinario inizia ad approfondire la storia di Medjugorje, frequenta assiduamente la parrocchia di Santa Maria del Porto a Pesaro,
riceve in dono dall’amica Rosy, una corona del Rosario
color glicine e insieme a Stefania, mamma di Paolo, il
giovane diciottenne scomparso in quella tragica notte,
fondano un gruppo di preghiera: il Rosary Club. A loro
si uniscono altre donne ferite nel cuore dagli avvenimenti della vita, il gruppo cresce e da tre arriva a sessanta
membri, e tutte le mattine dalle 6.10 alle 7.30, estate e
inverno, pioggia e vento, prima di andare al lavoro, si ritrovano sulla spiaggia di Pesaro e camminando in riva al
mare, recitano il Rosario con la corona color glicine e la
maglietta col simbolo della farfalla che rappresenta la rinascita della vita. Inoltre, imperdibile a metà giugno, per
tutte, il pellegrinaggio a Medjugorje: un appuntamento
di preghiera e serenità che si rinnova di anno in anno,
con un sempre maggior numero di adesioni. Ombretta
mi saluta confidandomi: “La gioia di Dio che ho nel cuore aumenta tutte le volte che la dono agli altri”.
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