ln ripley - Maremma Marea

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ln ripley - Maremma Marea
LN RIPLEY
LN RIPLEY
Staccare la spina e lasciarsi andare al ritmo. Indicazioni per
l'uso
La testa comincia a scuotersi senza che tu te ne accorga, le ginocchia vibrano e il bacino oscilla
seguendo inconsapevole l’onda palpitante di bit sparata dal palco e in un attimo stai ballando
con gli LN Ripley.
Il sound elettronico è pieno e avvolge il pubblico che si mobilita da ogni angolo di Marea. C’è chi
abbandona il panino atteso da un’ora e chi, ancora peggio, lascia li moglie e pargoli per
lanciarsi nella mischia. I battiti della cassa fanno da calamita e la musica conquista anche chi
non conosce quel gruppo di pazzi che suonano sul palco.
Un contrabbasso elettrico e una batteria con musicisti coi controcazzi- tra cui si riconosce Ninja
dei Subsonica che fa magie con le bacchette- due strani esseri al groovebox e al microfono
della voce un’autentica furia. Un’esplosione di ritmo per un mix di drum and bass, elettronica,
punk e chissà cos’altro. Energia pura!
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Le nostre intervistatrici si sono insinuate nei camerini prima del concerto, riuscendo a
intervistare il cantante di origine giamaicana, Victor. Seduti intorno a un tavolo, tra red bull e
rum, sembrava un tipo tranquillo, chiaramente tutto questo prima di vederlo salire sul palco.
Il Marea festival quest’anno ha dato una svolta elettronica al suo cartellone di concerti.
Voi siete uno dei portavoce di questo cambiamento. Che ne dite?
Victor: Onoratissimi! Avete un cartellone molto interessante. Siamo contenti di partecipare
perché in Italia non succede spesso di suonare ad un festival con nomi così alternativi. Magari
si preferisce far suonare Marco Carta o Giusy Ferreri per la sicurezza che la gente arrivi, invece
fare una programmazione con Bugo, Calibro 35, LN Ripley è una scelta coraggiosa.
Perché avete scelto di rifare Killing in the Name? Avete mai conosciuto personalmente i
Rage Against the Machine?
V: Purtroppo non abbiamo mai avuto questa fortuna. Semplicemente, eravamo in un locale io e
il tastierista, abbiamo sentito Killing in the Name, lui mi ha guardato e mi ha detto: “Questa
dobbiamo farla!”. Ci piaceva a tutti e abbiamo deciso di farla davvero.
Perché il nome LN Replay? Qual è il vostro legame con la fantascienza?
V: È il nome della protagonista della saga di Alien, di Ridley Scott. Noi ci siamo abbastanza a
ffezionati a questo film perché è un punto in comune da cui siamo partiti per creare una nostra
identità comune. Poi volevamo un nome di donna per un gruppo tutto di maschi e questo
personaggio ci è sembrato perfetto. LN, per Ellen, è un virtuosismo che ci siamo concessi.
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Avete un modo particolare di suonare drum and bass, senza usare computer. Come fate
e perché questa scelta?
V: Viaggiamo a destra e sinistra su quelli che sono i bit che caratterizzano la drum and bass.
La suoniamo per prima cosa perché ci piace, poi perché il nostro obiettivo è quello di far ballare
la gente ai nostri concerti più che far cantare le canzoni. Senza l’ausilio del computer per
valorizzare l’effetto del live. In questo periodo vediamo tanti live con gente dietro a schermi di pc
senza sapere cosa faccia realmente… Noi vogliamo far vedere l’unione tra lo strumento vero e
quello sintetico, elettronico. È una scelta di stile.
È sbagliato dire che siete degli artigiani del D’n’B?
V: Se contiamo che in Italia l’artigianato è la cosa migliore che c’è, dal vetro alla terracotta, è
un onore (ride ironico). In realtà ci consideriamo di più dei soldati della drum and bass e il
pubblico è in qualche modo il nostro esercito.
Se il vostro è un progetto, cosa volete raggiungere? dove vi deve portare?
V: Come ogni progetto si parte con un obiettivo e poi l’obiettivo si modifica pian piano. All’inizio
è nato tutto per provare a suonare insieme e poi è diventato il divertirsi insieme. Noi
principalmente ci divertiamo a suonare, non ci siamo posti dei traguardi come arrivare primi in
classifica o andare a San Remo, anche perché la nostra musica è un po’ difficile. Abbiamo
come obiettivo magari quello di portare un genere come il d‘n’b misto all’elettronica suonato con
strumenti veri all’Italia in sé.
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Com’è l’atmosfera a Casasonica? Da fuori sembra una factory torinese del 21esimo
secolo…
V: È quello che Casasonica in effetti è, raggruppando tante realtà differenti… È bello, la factory
è una bomba di creatività, perché sei a contatti con mille altri musicisti. Poi, se ti viene in mente
di fare un pezzo, puoi andare li anche alle 2 di notte perché Casasonica è nel pieno centro di
Torino, come se fosse gli Uffizzi a Firenze. La cosa bella è che puoi starci a qualsiasi ora del
giorno e della notte.
Sul vostro myspace definite il vostro genere come “drum and bass, elettronica dal vivo e
terapeutica e di facile ascolto”? Per quale malattia siete curativi?
V: (Ride a crepapelle) Questa è una bella domanda perché l’ho messo proprio io sul myspace.
“Terapeutica e di facile ascolto” era una battuta, perché mi faceva ridere descrivere così questo
tipo di musica. Comunque può essere curativa per tutti quelli che durante la settimana si
stressano e non vedono l’ora di sfogarsi. Molte volte vai a un concerto e passi la maggior parte
della serata con le braccia incrociate a guardare e ascoltare, invece con noi ti puoi proprio
scordare di stare fermo. Togliti le scarpe e inizia a ballare, buttati in mezzo! Siamo curativi per
lo stress forse… Una volta dopo un concerto mi hanno detto “Grazie! Ci avete fatto staccare! Mi
avete rotto un dente, ma sono felice!”. Questo è successo a Milano, dove mi sono buttato dal
palco, ho preso una ragazza e le ho rotto un dente, ma non volevo farlo. Comunque lei era
contenta, quindi…
C’è anche chi vi definisce hardcore e punk. Le definizioni sono sempre una menata, ma
un’anima punk ce l’avete, no?
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V: Il nostro approccio al live è punk. Poi “punk and bass” era una definizione che ci avevano
dato alcuni giornalisti, un termine abbastanza divertente che ci la siamo portati dietro senza
fatica, ma in generale l’anima è punk. Noi faccio LN Ripley, non drum and bass, non elettronico.
Penso che il nostro suono nel corso degli anni stia prendendo una sua direzione e non sia
ancora definibile. Comunque ogni definizione ci venga data dai giornalisti, va bene se questo
contribuisce a portare il nostro nome in giro.
La vostra è più una musica da ballare o da ascoltare?
V: Come abbiamo già detto, noi vogliamo far ballare, ma anche ascoltare però. Con il primo
disco che abbiamo registrato, in presa diretta, abbiamo imparato tante cose. Il secondo che
registreremo sarà fatto in maniera diversa. Ci siamo acc
orti di avere un suono un po’ cupo e duro, più difficile da ascoltare e più facile da ballare. Con il
live nuovo, che sentirete anche stasera, ci saranno pezzi anche solo da ascoltare, pezzi
dedicati semplicemente a far sognare, a staccare la testa. A far divertire soprattutto!
Quanto a divertimento e a “staccare la testa”, c’è chi a preso il consiglio di Victor come una
prescrizione medica da seguire alla lettera. Dopo lo show, gli LN Ripley hanno improvvisato un
dj set allo stand centrale di Marea. “Dovevano smaltire l’adrenalina in qualche modo”, hanno
detto. La festa ha preso una piena inaspettata e senza paragoni. I corpi ballava
no, anche a piedi scalzi, le birre volavano e i bit di Ninja, per quanto sfrenati, sembravano
andare davvero a tempo con lo smattamento generale. Serata atomica!
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Ascolta l’intervista!!
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