89 PERCHE` LA PIAZZA ITALIANA NON E` SOLO UNA “SQUARE

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89 PERCHE` LA PIAZZA ITALIANA NON E` SOLO UNA “SQUARE
Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Dicembre 2008
CANBERRA
PERCHE’ LA PIAZZA ITALIANA NON E’ SOLO UNA “SQUARE”
Grazia Micciche’
Questo articolo nasce dalla conferenza che si e’ svolta presso la Australian National University di Canberra,
Australia, in occasione della VIII Settimana della Lingua Italiana, avente per tema “La piazza italiana ed il
paesaggio”, e che ha visto come relatore, oltre alla sottoscritta, l’Illustre Architetto Armaldo Giurgola, noto a
livello mondiale per numerose opere di architettura in tutto il mondo, ed in Australia, in modo
particolare, grazie alla progettazione e realizzazione dell’edificio del Parlamento australiano.
Nessun termine inglese trasmette in pieno il significato della parola italiana “piazza”. Infatti, la parola
“square” e’ strettamente collegata ad una idea di definizione spaziale, ed ha origine etimologica da “squadra”,
lo strumento atto a misurare angoli retti. “Plaza” proviene dallo spagnolo, ed e’ oggi usato in inglese per
indicare uno spazio aperto all’interno o immediatamente al di fuori di un centro commerciale. “Common”
indica aree pubbliche in alcune zone del New England, ma non e’ piu’ in uso in altre regioni di lingua inglese,
nonostante il termine abbia origine nel Medio Evo, alla fine del Tredicesimo secolo, proveniente dal latino
“communis”, ovvero “pubblico” “condiviso da molti”. “Court”, “green”, “marketplace”, “park”, e “place”
sono tutti termini che fanno riferimento alle loro caratteristiche spaziali o alla funzione dell’area oggetto della
definizione, e non riescono a catturare il ruolo sociale di questo spazio pubblico, e tantomeno l’elemento
culturale e “teatrale” contenuto nella parola italiana. Ma perche’ si puo’ parlare di una connotazione teatrale
nel significato della parola “piazza’?
Marco Vitruvio Pollione, architetto ed ingegnere operante durante l’Impero di Ottaviano Augusto, nell’anno
30 o 20 A.C., ha scritto una serie di volumi noti oggi sotto il nome di Dieci libri sull’architettura. Le sue idee
riguardanti l’urbanistica sono profondamente radicate nella civilta’ e nella filosofia greca. Egli afferma che un
architetto dovrebbe ricevere prima di tutto una solida preparazione in geometria, ma anche in filosofia,
storia, fisiologia,medicina, e legge. La progettazione architettonica, a sua volta, dovrebbe essere fondata sui
principi di “firmitas”, “utilitas”, e “venustas”, (Ten Books on Architecture, cap.1.1) ovvero solidita’, utilita’, e
bellezza.
Sul concetto di Forum, egli scrive: “I greci progettano i forum seguendo un piano quadrato con doppi
portici eccessivamente spaziosi. Invece, in Italia non sarebbe possibile procedere seguendo lo stesso metodo
perche’ dai nostri antenati abbiamo ereditato l’uso di organizzare giochi gladiatori nel forum”, e sarebbe
pertanto necessari avere maggiori intercolonnamenti attorno a quello che Vitruvio definisce “area
dell’esibizione“”(Vitruvius, Ten Books on Architecture, pag.77). Nelle sue linee guida, il Forum e’ uno
spazio che spesso e’ quadrato e rettangolare al fine di meglio contenere il senato, il palazzo del tesoro, e la
prigione, e che deve lasciare uno dei lati aperto per far in modo che i palazzi siano visibili e che la gente possa
entrare. D’altro canto, egli ribadisce il concetto di forum come spazio atto a consentire attivita’ a carattere
sociale, quali gare sportive e tornei.
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Analizzando le ricostruzioni per immagini tratte dai testi di Vitruvio, non e’ difficile trovare anche in epoca
medievale piante di citta’ e di piazze che appaiono strettamente collegate ai progetti vitruviani.
Basti osservare Piazza San Marco a Venezia, dove Palazzo Ducale, Basilica di San Marco e le Procurature
prendono il posto del senato, del tempio di Iside e del palazzo di giustizia e del tesoro, il tutto esposto in uno
spazio che apre verso il mare
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o il paese di Monteriggioni, a 20 chilometri da Siena, che richiama in pieno il progetto vitruviano di citta’ a
carattere rurale.
Vitruvio afferma che le dimensioni di un forum “dovrebbero basarsi sulla popolazione: la sua estensione non
dovrebbe essere ne’ troppo limitata ai fini di una migliore efficienza, ne’ cosi’ ampia che, per mancanza di
gente appaia deserta” (ibid., pag 66). Da un canto, Vitruvio crea un modello di citta’ funzionale da esportare
anche nelle piu’ distanti aree dell’Impero Romano. Dall’altro, quando fa riferimento alla costruzione dei
templi secondo un principio di simmetria con i corpo umano, Vitruvio passa da una progettazione di tipo
funzionale ad un approccio di carattere filosofico nei confronti dell’architettura. Egli scrive che secondo
Platone e “gli Antichi”, “dieci” era il numero perfetto, mentre per i matematici greci il numero perfetto era il
“sei”. Il numero dieci risultava dal numero delle dita umane, mentre il numero sei era basato sul fatto che il
piede umano costituisce la sesta parte del corpo umano. Ad ogni modo, scrive Vitruvio, “se si e’ d’accordo
[...] sul fatto che esista una corrispondenza di dimensioni tra elementi individuali e l’apparenza del corpo
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intero in ciascuna delle sue parti, allora non ci rimane che riconoscere che gli antichi [...] definivano gli
elementi dei propri lavori [architettonici] in maniera tale che, sia per forma che per simmetria, potessero
essere create dimensioni adeguate di elementi separati e dell’opera nel suo insieme “ (ibid., pag.48) Poiche’
nell’opera di Vitruvio non vi sono disegni rimasti ai posteri, vari artisti si sono cimentati nel trasformare le
sue teorie in immagini. Tra questi, ricordiamo Leonardo da Vinci, con il suo cossiddetto Uomo Vitruviano.
Leonardo e’ uno dei protagonisti dello sviluppo dell’Umanesimo nel Quindicesimo secolo. Le opere
provenienti dalla cultura latina e greca vennero tradotte ed influenzarono un’epoca dominata dalla filosofia
politica , che trovo’ la sua massima espressione ne Il Principe di Nicolo’ Machiavelli. Leon Battista Alberti,
nel trattato De Architectura, defini’ il progetto di Citta’ Ideale quale spazio di rappresentazione del potere e
di sviluppo sociale. Il principio di Citta’ Ideale divenne realta’ grazie alla creazione della citta’ di Pienza da
parte di Bernardo Rossellino, commissionata dal mecenate Papa PioII, ovvero Enea Silvio Piccolomini.
Un altro esempio rilevante in tal senso e’ costituito dal dipinto intitolato La Citta’ Ideale, attribuito ora a
Francesco Laurana, ora a Piero Della Francesca, in mostra presso la Galleria Nazionale di Urbino nella
Regione Marche, anticamente Residenza del Duca Federico di Montefeltro.
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Dunque, la funzione della piazza italiana in parte deriva dal forum latino, che a sua volta ha origine
nell’Agora’ greca. Nell’Atene di Pericle del V se. A.C., l’Agora’ era uno spazio pubblico utilizzato come area
di mercato, luogo di riunioni legate a cerimonie religiose, e per l’attivita’ giuridica e politica. Il termine
“Agora’” proviene da “ago”, che vuol dire “guidare” o “muovere”, e da “agon”, “luogo d’incontro”, ed e’
collegato alla parola italiana “agire” e all’inglese “to act” e “action”. D’altro canto, pero’, il ruolo sociale e
teatrale della piazza italiana, ovvero l’idea di spazio in cui si svolge una esibizione a carattere sociale
(presenziare o partecipare ai giochi gladiatori, come gia’ accennato da Vitruvio), proviene dal latino “platea” e
dal greco “plateia”. Ancora oggi, in italiano il termine “platea” indica il pubblico o l’area dove il pubblico
siede a teatro. Ed in lingua greca, la parola “platea” e’ usata oggi per indicare la moderna piazza, ovvero lo
spazio pubblico in cui hanno luogo svariati tipi di eventi pubblici e celebrazioni.
A circa duemila anni di distanza dagli scritti di Vitruvio sulla funzione del forum Romano, la sociologa e
specialista in filosofia politica Hannah Arendt evidenzia il ruolo fondamentale svolto dallo spazio pubblico
nel libro La condizione umana, scritto nel 1958.
L’autrice afferma che l’uomo trova la propria identita’ sociale attraverso il proprio impegno nella sfera
pubblica, in alternativa a quello che la Arendt definisce “la sfera privata dell’esistenza” (The Human
Condition, pag. 156). Hannah Arendt considera lo spazio pubblico, che puo’essere identificato con la piazza
italiana, come un luogo in cui le persone possono agire e trovare la propria identita’ sia come individui, che
come parte di un gruppo, attraverso un atto di parola, dialogo, ed interazione. Come e’ gia’ stato detto
precedentemente, “agora’” e’ il termine greco al quale la piazza fa riferimento. In una piazza, le persone
osservano se stesse mentre parlano, ed agiscono riflettendo i discorsi degli altri. Cio’ costuisce quello che le
fa sentire una forza politica, ovvero un gruppo appartenente ad una “polis”, cioe’ ad una determinata entita’
sociale organizzata. Ancora una volta emerge la qualita’ “teatrale” della piazza, che diventa spazio di
performance, di esibizione, all’interno del quale gli individui sono al tempo stesso attori e spettatori
all’interno di un evento sociale. Questo spiega l’uso della parola “piazza”, derivante da “platea”, “pubblico”.
Nel testo di Vitruvio, troviamo tutti gli elementi che successivamente hanno caratterizzato lo sviluppo della
piazza italiana. La sua complessita’ deriva da una serie di elementi collegati, ovvero quello funzionale, sociale,
ed ideale. A questo elenco va aggiunto l’elemento culturale, che nasce dalle modifiche dello spazio della
piazza nel corso della storia. Il letterale accumularsi di strati di materiali su quelli precedenti, al fine di creare
nuove piazze (si pensi a Piazza Anfiteatro a Lucca o a Piazza navona a Roma), la creazione di nuovi progetti
architettonici, che si sovrappongono a quelli precedenti, in relazione ad una nuova funzione dello spazio,
danno a quello spazio una determinata profondita’ “culturale”, dove il nuovo mantiene memoria del vecchio.
Questa profondita’, questa sorta di memoria architettonica e di invisibile DNA e’ il motivo per cui la gente
arriva dalle periferie al Centro delle citta’ per incontrarsi.
Bibliografia:
Arendt, Hannah, The human Condition, 1958, Chicago, University of Chicago Press
Vitruvius Pollio, Ten Books on Architecture, translated by Ingrid D. Rowland, commentary and illustrations
by Thomas Noble Howe, 1999, Cambridge, Cambridge University Press
Grazia Micciche`
Lettrice di Italiano alla Australian National University,
inviata dal Ministero degli Affari Esteri d’Italia
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