Assisi - Calino

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Assisi - Calino
ASSISI
UNA BREVE
GUIDA
L A V ITA
DI
S. F RANCESCO
Francesco nacque ad Assisi nel 1182, da Pietro di Bernardone, ricco
mercante di stoffe preziose, e da Madonna Pica; la madre gli mise
nome Giovanni; ma, tornato il padre dal suo viaggio in Francia,
cominciò a chiamare il figlio Francesco.
Prima della conversione il giovane Francesco fu partecipe della cultura
"cortese-cavalleresca" del proprio secolo e delle ambizioni del proprio
ceto sociale (la nascente borghesia).
Nel 1202, tra le fila degli homines populi, prese parte allo scontro di
Collestrada con i perugini e i boni homines fuoriusciti assisani:
Francesco fu catturato con molti suoi concittadini e condotto prigioniero
a Perugia…Dopo un anno, tra Perugia e Assisi fu conclusa la pace, e
Francesco rimpatriò insieme ai compagni di prigionia.
Decide allora di realizzare la sua aspirazione a diventare miles (cavaliere) e nel 1205 si unisce al
conte Gentile, che partiva per la Puglia, onde essere da lui creato cavaliere. È a questo punto della
vita di Francesco che iniziano i segni premonitori di un destino diverso da quello che lui aveva
sognato. In viaggio verso la Puglia, giunto a Spoleto, a notte fatta si stese per dormire. E nel
dormiveglia udì una voce interrogarlo: «Chi può meglio trattarti: il Signore o il servo?». Rispose: «Il
Signore». Replicò la voce: «E allora perché abbandoni il Signore per il servo?». L’indomani
Francesco torna ad Assisi aspettando che Dio, del quale aveva udito la voce, gli rivelasse la sua
volontà.
Trascorre circa un anno nella solitudine, nella preghiera, nel servizio ai lebbrosi, fino a rinunciare
pubblicamente, nel 1206, all’eredità paterna nelle mani del vescovo Guido e assumendo, di
conseguenza, la condizione canonica di penitente volontario. Francesco veste l’abito da eremita
continuando a dedicarsi all’assistenza dei lebbrosi e al restauro materiale di alcune chiese in
rovina del contado assisano dopo che a San Damiano aveva udito nuovamente la voce del
Signore dirgli attraverso l’icona del Crocifisso: «Francesco va’, ripara la mia casa che, come vedi,
è tutta in rovina».
Nel 1208, attirati dal suo modo di vita, si associano a Francesco i primi compagni e con essi nel
1209 si reca a Roma per chiedere a Innocenzo III l’approvazione della loro forma di vita religiosa. Il
Papa concede loro l’autorizzazione a predicare rimandando però a un secondo tempo
l’approvazione della Regola: «Andate con Dio, fratelli, e come Egli si degnerà ispirarvi, predicate a
tutti la penitenza. Quando il Signore onnipotente vi farà crescere in numero e grazia, ritornerete
lieti a dirmelo, ed io vi concederò con più sicurezza altri favori e uffici più importanti».
Spinto dal desiderio di testimoniare Cristo nei paesi musulmani, Francesco tenta più volte di
recarvisi. Finalmente nel 1219 raggiunge Damietta, in Egitto, dove, durante una tregua nei
combattimenti della quinta crociata, viene ricevuto e protetto in persona dal Sultano al-Malik alKamil.
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Rientrato ad Assisi nel 1220 Francesco rinuncia al governo dei frati a favore di uno dei suoi primi
seguaci: Pietro Cattani. Non rinuncia però ad esserne la guida spirituale come testimoniano i suoi
scritti.
Il 30 maggio 1221 si radunò in Assisi il capitolo detto "delle stuoie" al quale partecipò un numero
davvero rilevante di frati (dai 3000 ai 5000), si discusse il testo di una Regola da sottoporre
all’approvazione della Curia romana e fu nominato frate Elia vicario generale al posto di Pietro
Cattani, morto il 10 marzo di quell'anno.
La Regola (conosciuta come "Regola non bollata") discussa e approvata dal capitolo del 1221 fu
respinta dalla Curia romana perché troppo lunga e di carattere scarsamente giuridico. Dopo un
processo di revisione del testo, al quale collaborò il cardinale Ugolino d'Ostia (il futuro papa
Gregorio IX), il 29 novembre 1223 finalmente Onorio III approva con la bolla “Solet annuere” la
Regola dell’Ordine dei Frati Minori (detta "Regola bollata").
Durante la notte di Natale del 1223, a Greccio, Francesco volle rievocare la nascita di Gesù,
facendo una rappresentazione vivente di quell'evento per vedere con gli occhi del corpo i disagi in
cui si è trovato il Bambino nato a Betlemme. È da questo episodio che ebbe poi origine la
tradizione del presepe.
Dopo il capitolo di Pentecoste del 1224 Francesco si ritirò con frate Leone sul monte della Verna
per celebrarvi una quaresima in onore di san Michele Arcangelo. Lì, la tradizione dice il 17
settembre, Francesco avrebbe avuto la visione del serafino, al termine della quale nelle sue mani e
nei piedi cominciarono a comparire gli stessi segni dei chiodi che aveva appena visto in quel
misterioso uomo crocifisso. L’episodio è confermato dall’annotazione di frate Leone sulla chartula
autografa di Francesco (attualmente conservata in un reliquiario presso il Sacro Convento di
Assisi): Il beato Francesco, due anni prima della sua morte, fece una quaresima sul monte della
Verna…e la mano di Dio fu su di lui mediante la visione del serafino e l’impressione delle stimmate
di Cristo nel suo corpo.
Nell’ultimo biennio di vita di Francesco si colloca anche la composizione del Cantico di frate sole (o
Cantico delle creature). Sono anni questi in cui Francesco è sempre più tribolato dalla malattia
(soffriva di gravi disturbi al fegato e di un tracoma agli occhi). Quando le sue condizioni si
aggravarono in maniera definitiva Francesco fu riportato alla Porziuncola, dove morì nella notte fra
il 3 e il 4 ottobre 1226. Il giorno seguente il suo corpo, dopo una sosta presso San Damiano, fu
portato in Assisi e venne sepolto nella chiesa di San Giorgio.
Frate Francesco d’Assisi fu canonizzato il 19 luglio 1228 da Papa Gregorio IX. Il 25 maggio 1230
la sua salma fu infine trasferita dalla chiesa di San Giorgio e tumulata nell'attuale Basilica di San
Francesco fatta costruire celermente da frate Elia su incarico di Gregorio IX tra il 1228 e il 1230.
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LA
STORIA DI
A SSISI
Assisi sorge sulle pendici
occidentali del Monte Subasio da
dove domina una pianura
fertilissima al centro della quale
si staglia la mole della Basilica di
Santa Maria degli Angeli. Assisi è
la città della Pace e dell’incontro
ecumenico delle religioni del
mondo. Assisi, con il suo intatto
aspetto medievale colorato dal
bianco e dal rosa della sua tipica
pietra, vive e fa vivere a tutti
l’intensità
della
spiritualità
francescana e dei grandi santi
che hanno benedetto la sua
terra.
Assisi è conosciuta in tutto il mondo grazie al suo figlio prediletto: San Francesco. Ma l'importanza
storica della città è legata anche ad altri episodi che nel corso dei secoli hanno segnato momenti di
splendore e fatti d'arme.
Molte sono le leggende che vogliono dare nobili origini alla città. Di certo si può affermare che
Assisi fu centro fondato dal popolo umbro.
Subì, più tardi, l'influenza degli Etruschi, come testimoniano i pochi reperti giunti sino a noi. Ma a
darle un'identità ben definita furono i Romani. Del municipio Asisium restano ancora oggi
numerose vestigie: il bellissimo Tempio di Minerva, alcuni resti di templi pagani, il Foro, l'anfiteatro,
epigrafi, cisterne, statue e tratti di mura.
Dopo la caduta dell'Impero fu assediata e conquistata dai Goti (545), ripresa dai Bizantini e più
tardi assoggettata dai Longobardi. Quindi seguì le sorti del Ducato di Spoleto.
Verso il Mille cominciò ad affermare la propria libertà comunale, sotto l'influsso di un certo risveglio
religioso e culturale che si diffondeva rapidamente anche nel resto d'Italia. Vengono fondati chiese
e monasteri, costruiti o fortificati i castelli; la pianura, dopo la paziente opera di bonifica dei monaci
benedettini, venne destinata all'agricoltura.
Smaniosa di liberarsi dal dominio opprimente di Federico I, detto il Barbarossa, insorse con una
sollevazione popolare che fu subito domata dall'esercito imperiale; successivamente fu affidata al
Duca di Spoleto.
Fu in questo periodo che nacque San Francesco. Nel 1198 la città fu ceduta dal Ducato di Spoleto
al papa Innocenzo III che confermò i privilegi della chiesa di Assisi con una bolla papale.
Nel secolo successivo i confini della città si estesero rapidamente; l'autorità si accentrò nella figura
del podestà.
Dopo il dominio imperiale e quello papale, la vita cittadina subì gli umori di numerose famiglie di
nobili e di condottieri. Le lotte per la libertà furono comunque associate con quelle interne, dove
due famiglie primeggiarono su tutte: quella dei Nepis (Parte de Sopra), e quella dei Fiumi (Parte de
Sotto). Nuovi saccheggi si perpetrarono con la lotta tra Perugia e Assisi cui si aggiunsero
terremoti, carestie e pestilenze.
Si susseguirono varie Signorie, fra le altre quelle di Gian Galeazzo, Visconti, dei Montefeltro, di
Braccio Fortebraccio e di Francesco Sforza, sino ad arrivare alla metà del '500, quando finalmente,
con la conquista dell'Umbria da parte di Paolo III, la città recuperò tranquillità e pace.
Assisi è conosciuta nel mondo grazie al nome di grandi personaggi: primi fra tutti, San Francesco e
Santa Chiara, due figure uniche.
Sono da citare il poeta latino Sesto Properzio, i pittori Tiberio d'Assisi e Dono Doni. Per l'OttoNovecento, gli scrittori e storici Antonio Cristofani, Francesco Pennacchi e Arnaldo Fortini.
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BASILICA DI SAN FRANCESCO
Due anni dopo la morte di Francesco,
nel marzo del 1228, il papa Gregorio IX
si fece promotore della costruzione di
una chiesa-sepolcro a lui dedicata.
Il 17 luglio 1228, subito dopo la canonizzazione di Francesco, il Pontefice
pose la prima pietra della chiesa
sepolcrale, incaricando Frate Elia della
direzione dei lavori.
La realizzazione della Basilica venne
affidata a maestranze comacine,
adottando per la forma architettonica il
prototipo del sepolcro di Cristo a
Gerusalemme: una chiesa costruita
attorno alla cella contenente le reliquie
del santo.
Nel 1230, anno in cui fu portata a termine la costruzione in stile romanico della Basilica inferiore, il
corpo di Francesco venne collocato in un vano posto sotto l'altare maggiore.
Il completamento della Basilica superiore, edificata in stile gotico, venne poi realizzato nel 1236.
Tre anni dopo venne completato anche il campanile cuspidato, costruito in stile romanico-gotico (le
cuspidi verranno eliminate nel 1518).
La consacrazione degli altari delle due chiese, ad opera di Innocenzo IV, risale al 1253.
Successivamente vennero apportate modifiche per la costruzione delle cappelle laterali nella
Basilica inferiore (1290) e furono costruite nuove sacrestie (1341).
Nel 1445 venne realizzato da maestranze comacine un atrio in pietra, a protezione del portale
della chiesa inferiore.
Nel 1604, vennero modificate le strutture delle sacrestie, e ne venne costruita una segreta,
ricavata nella base del campanile, per contenere le reliquie e il tesoro.
Nei cicli decorativi della Basilica di San Francesco lavorarono le maggiori autorità artistiche del
tempo. Tali affreschi rappresentano il complesso pittorico più importante dell'Italia del XIII e XIV
secolo.
Con essi si apre una nuova fase della pittura italiana, che influenzerà anche l'arte europea.
Il primo artista in cui è visibile tale processo di rinnovamento fu Cimabue, la cui opera è
caratterizzata dal recupero della tridimensionalità.
Un ulteriore passo in questa direzione venne compiuto da Giotto, nella cui opera compaiono nuovi
accenti che si distaccano da quanto fatto fino a quel momento: affiora un nuovo modo di intendere
il rapporto tra le figure e lo spazio, ottenuto attraverso una ricerca di solidità plastica delle figure e
di profondità di campo, unite ad una nuova caratterizzazione umana dei personaggi.
L'impresa pittorica della Basilica si protrasse per diversi anni, in cui si succedettero numerosi
artisti, tra cui Simone Martini e Pietro Lorenzetti, quando alla scuola fiorentina subentrò quella
senese.
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SAN RUFINO
Il Duomo, dedicato a S. Rufino in onore del suo primo
vescovo, fu eretto nel XII sec. Ha una facciata divisa
in tre piani orizzontali e verticali e portali ricchi di
bassorilievi.
La parte mediana ospita tre rosoni, di cui due piccoli
alle estremità e uno grandioso nel mezzo.
L'interno, rinnovato nel 1571 da Galeazzo Alessi, è a
tre navate divise da pilastri.
Nell'abside si trova il meraviglioso coro ligneo
intagliato.
Le pareti ospitano numerosi affreschi di epoche
diverse, tra cui un ciclo di Dono Doni.
Nel fonte battesimale furono battezzati S. Francesco, S. Chiara e Federico II di Svevia. La
sottostante cripta conserva il sarcofago romano, in cui fu deposto il corpo di San Rufino.
Il complesso ospita anche l'interessante Museo Capitolare che conserva opere di Puccio Capanna
e Niccolò Autunno. Inoltre raccoglie opere anche di altre chiese della zona.
CHIESA DI S. CHIARA
Chiara d’Assisi muore presso San Damiano l’11
agosto 1253. Neppure due mesi dopo la sua morte
nasce il progetto di realizzare una chiesa dove
tumulare la sua salma che era stata deposta nella
chiesa di San Giorgio, edificio sacro già scelto per
la prima sepoltura di san Francesco.
Il monastero di San Damiano, dove Chiara aveva
scelto di abitare in povertà per 42 anni, fu scartato
perché ritenuto troppo indifeso per contrastare un
eventuale «furto sacro».
Era, inoltre, forte nel cuore delle sorelle il desiderio
di vivere accanto alle spoglie della madre. E subito
iniziarono trattative con il Vescovo Nicola da
Carbio (francescano) e con il Capitolo di San Rufino, per una permuta tra la chiesa di San
Damiano ed annessi, e la chiesa di San Giorgio, con l’attiguo ospedale e la poca terra circostante.
L’accordo aveva lo scopo di costruire una chiesa che ospitasse degnamente il corpo di Chiara e
trasferisse la comunità nel monastero da realizzare accanto.
La canonizzazione di Santa Chiara ebbe luogo il 15 agosto 1255 ad Anagni. La traslazione delle
spoglie della Santa dalla chiesa di San Giorgio all’erigendo luogo di culto fu effettuata il 3 ottobre
1260. Il rito della consacrazione della nuova chiesa, invece, fu compiuto il 6 settembre 1265 da
Papa Clemente IV.
La Basilica, progettata probabilmente dall’architetto francescano, fra Filippo da Campello, è di stile
gotico-umbro. La facciata, come tutto il complesso basilicale, è caratterizzata da fasce alternanti di
pietra bianca e rosa del Subasio. La pianta a croce latina è costituita da un’unica navata a quattro
campate, coperte da volte a crociera.
L’altare maggiore, sovrastato da un bellissimo Crocifisso sagomato raffigurante il Christus patiens
del sec. XIII, è collocato al punto d’incrocio del transetto con l’asse della chiesa.
Sulla parete sinistra della basilica, nei pressi dell’altare maggiore, si apre la cappella di
Sant’Agnese, detta poi anche di San Michele, risalente al sec. XIV, che, con i restauri del 19992001, è diventata la cappella del SS. Sacramento.
Sotto la finestra all’altezza della mensa dell’altare si vede murato un elegante pannello gotico che
ricorda la presenza delle reliquie di sant’Agnese d’Assisi, sorella carnale di santa Chiara, della
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beata Amata, cugina della Santa, e di suor Benedetta, prima abbadessa dopo santa Chiara e forse
quelle della beata Ortolana, la mamma di S. Chiara, e della beata Francesca d’Assisi.
Le due scale a gomito vicine all’ingresso principale della chiesa si congiungono su un pianerottolo
antistante il vestibolo della cripta. In fondo si trova la cripta originale che fu realizzata tra il 1850,
anno del ritrovamento delle spoglie della Santa, e il 1872.
Da dietro ad una grata, si possono venerare i resti mortali di S. Chiara, racchiusi in un corporeliquiario, che giace su una tavola in legno grezzo all’interno di un’urna di cristallo e di pietra del
Subasio. Nel mezzo della cripta originale sorge una costruzione a figura dodecagona regolare, che
ha la duplice funzione di mettere in evidenza il cunicolo, entro il quale fu ritrovato il semplice
sarcofago di travertino con le spoglie della Santa, e di servire al culto mediante un altare.
Nella nuova estensione della cripta sono invece esposte alcune reliquie di Francesco e Chiara.
Dal lato destro della Basilica, a pochi passi dall’ingresso principale, si accede alla Cappella del
Crocifisso di San Damiano. Qui si può sostare in preghiera silenziosa davanti all’icona che ebbe un
ruolo decisivo nella storia della conversione di san Francesco e che dalle sorelle fu trasportata da
San Damiano al nuovo monastero nel 1259 circa.
La Leggenda dei tre Compagni narra che Francesco un giorno, passando accanto alla chiesa di
San Damiano, gli fu detto di entrarvi a pregare. Andatoci, prese a fare orazione davanti a una
immagine del Crocifisso che gli parlò: “Francesco, non vedi che la mia casa sta crollando? Va’
dunque e restaurala per me” (3Comp V, 13: FF 1411). Il giovane fraintendendo l’esortazione del
Crocifisso, che in realtà si riferiva alla Chiesa acquistata da Cristo col proprio sangue, mise mano
alla borsa, offrì del denaro al prete che accudiva la chiesa perché provvedesse una lampada e
l’olio per non far mancare un lume sotto l’immagine sacra. Poi, abbandonata la casa paterna e
rinunciato a tutti gli averi terreni, si dedicò al restauro materiale non soltanto di questa chiesa, ma
anche di altri due edifici sacri, chiedendo in elemosina le pietre necessarie per il lavoro.
S. MARIA DEGLI ANGELI
La basilica di Santa Maria degli Angeli è databile intorno alla metà
del XVI sec. Essa sorge attorno alla Porziuncola, la piccola cappella
dove S. Francesco fondò l'ordine francescano, e alla Cappella del
Transito, dove S. Francesco morì.
Il maestoso edificio ha una lunghezza di ben 115 metri a tre navate
ricco di oggetti sacri, affreschi, dipinti, tavole e materiale
etnografico.
La cappella della Porziuncola è il cuore della Basilica.
Porziuncola deriva da "piccola porzione" di terreno su cui sorgeva la
chiesetta; un'altra tradizione fa risalire il nome ad una "piccola
porzione di pietra" del Sepolcro della Madonna che quattro
pellegrini portarono dalla Terra Santa e inserirono nella muratura
come reliquia.
La costruzione della chiesetta si fa risalire al IV secolo. Passò in
proprietà dei Benedettini nel VI secolo che la cedettero a San
Francesco dietro un affitto di un cesto di pesci del fiume Tescio
all'anno. Francesco la restaurò e vi restò per tre anni con i suoi primi compagni (1209).
Si trasferì poi, visto il numero crescente di frati, a Rivotorto in una piccola casa chiamata "Tugurio".
Alla Porziuncola vi ritornò nel 1211 e vi costituì il primo "luogo" francescano: lo chiamò appunto
"luogo" e non convento, perché nella parola convento era insito il significato di proprietà e di
stabilità.
Alla Porziuncola, Chiara pronunciò i voti monacali nella festività delle palme (18-19 marzo 1212)
dando così origine all'ordine delle Clarisse.
Sempre alla Porziuncola nel 1216 S. Francesco ottenne da Gesù l'indulgenza plenaria del
Perdono per tutti coloro che, confessati e comunicati, avessero visitato la chiesetta. L'indulgenza
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fu approvata e promulgata da Papa Onorio III, che ne fissò la data dal 1 al 2 agosto di ogni anno
(Perdon d'Assisi).
Nelle vicinanze alla chiesetta Francesco costruì una piccola cella in muratura da destinare ad
infermeria dei frati ammalati. Qui Francesco trascorse gli ultimi giorni della sua vita. Il 3 ottobre
1226, sentendosi prossimo al trapasso, si fece deporre nudo sulla terra e raggiunse la gloria del
Padre. Tale luogo ora prende il nome di Cappella del Transito.
S. DAMIANO
In questo luogo S. Francesco ascoltò la voce che lo
indusse a riparare la casa del Signore.
La chiesa è sita a mezza costa tra Assisi e la
pianura. È un'oasi di serena pace, di mistico
raccoglimento. Qui Francesco compose il "Cantico
delle Creature" e qui ebbe inizio, con le parole di
Cristo, il movimento francescano. La chiesa
dedicata ai Santi Cosma e Damiano fu
materialmente restaurata nel 1207 da S. Francesco
e dai suoi primi discepoli. La facciata è quanto mai
semplice: un rosone senza alcun ornamento e tre
finestrelle, una delle quali illuminava il dormitorio di S. Chiara e delle sue Clarisse. La muratura
della facciata è ad opera incerta con pietre minute e ciottoli: il lavoro è certamente opera di
inesperti nell'arte muraria; sicuramente vi lavorò lo stesso Francesco.
Nella chiesetta scarsamente illuminata ma suggestiva, si trovano:
affreschi di ignoto giottesco sulla vita del Santo (La preghiera davanti
al crocifisso, il denaro gettato nella finestrella come offerta per il
restauro della chiesa, il padre Pietro di Bernardone che pretende di
aver restituito il suo denaro).
Al centro, sopra l'altare, pende una copia del Crocifisso di S.
Damiano che parlò a S. Francesco (l'originale è nella chiesa di S.
Chiara).
Dalla chiesa si passa nella prima dimora delle clarisse: nel 1212
Francesco ingrandì un preesistente minuscolo convento e chiamò
Chiara e le povere dame ad abitarlo.
Si può poi ammirare il coro e il refettorio delle prime clarisse per poi
salire al dormitorio dove Santa Chiara morì l'11 agosto del 1253 nel
suo sessantesimo anno di età.
CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE
La primitiva pieve di Assisi. Fu eretta nel XII sec. ed è
caratterizzata da semplici linee architettoniche. L'interno è
di stile romanico, con alle pareti alcuni affreschi di scuola
umbra. Sotto il presbiterio si trova la cripta, che risale ad
un'epoca precedente alla costruzione della pieve (IX o X
sec.), forse costruita su un precedente tempio pagano.
Contiguo alla Chiesa è l'edificio del Vescovado, dove il
giovane Francesco, dinanzi al vescovo Guido, si spogliò e
consegnò all'irritato padre gli abiti che aveva indosso,
rinunciando pubblicamente ad ogni futura eredità paterna.
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L'EREMO DELLE CARCERI
Un luogo suggestivo posto in una gola fra il monte Subasio e il monte S. Rufino a 800 mt. Sul
livello del mare, costituito inizialmente da varie grotte dove S. Francesco i fratelli pregavano agli
inizi della sua conversione.
Originariamente era un piccolo oratorio ceduto dal
Comune di Assisi ai Benedettini del Monte Subasio,
e da questi passato a S. Francesco.
S. Bernardino, nella prima metà del secolo XV, vi
aggiunse una chiesuola e un chiostrino.
Un bosco di ombrosi elci circonda il piccolo
convento: sparse all'intorno si nascondono le grotte
dei Santi Eremiti.
Attraverso un sentiero arriviamo alla porta del
convento. Entrati, ci troviamo di fronte il chiostro
con, al centro, un pozzo.
Alla sinistra, il Convento di S. Bernardino; di fronte,
l'entrata al piccolo Oratorio, nucleo originario dell'Eremo. L'interno è costituito dalla piccola
cappella di Santa Maria e da un minuscolo coro.
Sopra l'altare una Crocifissione pregiottesca. Una diruta scaletta porta alla "grotta del Santo".
Seguono il "buco del diavolo" (una spaccatura verticale della roccia); una piccola terrazza sopra un
profondo fosso; un secolare elce che ricorda i colloqui del Santo con gli uccelli.
CHIESA DI S. PIETRO
Antica chiesa benedettina, eretta intorno al X sec. dalla semplice facciata con tre portali.
La costruzione della Chiesa venne iniziata nel 1029: i lavori, interrotti più volte, vennero compiuti
nel 1268. L'interno, con presbiterio sopraelevato, è a tre navate con abside e conserva affreschi
del XIV e XV secolo.
CHIESA NUOVA
Fu costruita per volere del re di Spagna Filippo III nel seicento, sul luogo in cui sorgeva la casa del
padre di San Francesco. Dei primitivi ambienti è stato conservato, in particolare, quello delle
carceri, così chiamato poiché qui San Francesco venne più volte segregato dal padre nel tentativo
di dissuaderlo dalla sua vocazione.
Una stalla, sempre di Pietro di Bernardone, è ora ricordata come “l'Oratorio di San Francesco
Piccolino”; secondo una lunga tradizione qui nacque, S. Francesco da madonna Pica.
Sul portale in caratteri gotici è riportata la seguente scritta in latino: "In questo oratorio, un tempo
stalla di un bue e di un asino, nacque Francesco, luce del mondo".
I L TAU
"Nutriva grande venerazione e affetto per il segno del TAU. Lo raccomandava
spesso nel parlare e lo scriveva di propria mano sotto le lettere che inviava"
Il TAU è l'ultima lettera dell'alfabeto ebraico. Esso venne adoperato con valore
simbolico sin dall'Antico Testamento, per indicare la salvezza e l'amore di Dio
per gli uomini.
Se ne parla nel Libro del Profeta Ezechiele, quando Dio manda il suo angelo ad
imprimere sulla fronte dei servi di Dio questo segno di salvezza: "Il Signore
disse: passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un TAU sulla
fronte degli uomini che sospirano e piangono"
Il TAU è perciò segno di redenzione. È segno esteriore di quella novità di vita cristiana,
interiormente segnata dal sigillo dello Spirito Santo, dato a noi in dono il giorno del Battesimo.
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Il TAU fu adottato prestissimo dai cristiani. Tale segno lo troviamo già nelle Catacombe di Roma,
perché la sua forma ricordava ad essi la Croce, sulla quale Cristo s'immolò per la salvezza del
Mondo.
S. Francesco d'Assisi, proprio per la somiglianza che il Tau ha con la Croce, ebbe carissimo
questo segno, tanto che esso occupò un posto rilevante nella sua vita e nei suoi gesti.
Il Tau perciò deve ricordarci una grande verità cristiana: la nostra vita, salvata e redenta dall'amore
di Cristo crocefisso, deve diventare, ogni giorno di più, vita nuova, vita donata per amore. Portando
questo segno viviamone la spiritualità, rendiamo ragione della "speranza che é in noi",
riconosciamoci seguaci di San Francesco.
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