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Sussidi per la preghiera personale dopo gli EVO - 1
ottobre 2013
Pregare … in ascolto
Durante il prossimo anno 2013-2014, continueremo a proporre un sussidio
quindicinale per alimentare la nostra preghiera. Dal testo del Card. Carlo Maria Martini
“Gli Esercizi Ignaziani alla luce del Vangelo di Luca” ed. A.d.P, trarremo alcune
indicazioni date dal Cardinale in un corso di esercizi sul vangelo di Luca. In questa
proposta non troverete il testo del Card. Martini, ma un sunto preparato da alcune
guide EVO.
Da ottobre 2013 fino a maggio 2014 ogni quindici giorni, con la stessa cadenza dei
nostri incontri di gruppo, vi offriremo sedici meditazioni che hanno lo scopo di tener
viva la preghiera quotidiana. Utilizzate ciascun sussidio per diversi tempi di “sosta”.
Introduzione
Il Cardinal Martini ha pubblicato molti scritti sul vangelo di Luca. Questo testo in
particolare ha una caratteristica che lo rende interessante e stimolante per noi che
abbiamo fatto gli EVO: è il tentativo di fondere il cammino spirituale di Teofilo,
il discepolo a cui Luca dedica il suo Vangelo (Lc 1,1-4), con le tappe proposte dagli
Esercizi Ignaziani.
Teofilo è un nome che deriva dal greco e significa amante-amico (filo) di Dio (Teo). Ci
metteremo anche noi in cammino e ciascuno di noi sarà Teofilo, amico di Dio.
Buon cammino!
Prima Meditazione
ORIENTAMENTI
Iniziamo pregando:
“Vedi, o Signore, la diversità dei pensieri e delle disposizioni con cui ciascuno di noi si
presenta all’inizio di questo cammino.
Tu, o Signore, che hai il “tocco”giusto per ciascuno, fa’ che ognuno si lasci toccare da
Te così come gli è necessario e utile in questo momento della sua vita, dello sviluppo
della sua fede, delle sue tentazioni, sofferenze, dubbi, difficoltà.
Concedi a noi, Signore, di saper dare quel poco che possiamo e di saper prendere da
Te quel molto che Tu stesso dai.
Vergine Maria, portatrice della Parola, insegnaci a riceverla nel silenzio e a conservarla
nel cuore. Amen”.
Scopo degli Esercizi
Scopo degli Esercizi è renderci disponibili alle mozioni dello Spirito per
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ricercare il
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progetto di Dio nella nostra vita e per discernere come vivere la vita di cristiano nel
mondo di oggi, perciò desideriamo che le nostre scelte siano ordinate al progetto di
Dio su di noi.
Anche in una situazione di crisi, come quella in cui stiamo vivendo un po’ tutti, di
fronte alla molteplicità di stimoli e di possibilità, siamo attratti da differenti modi di
agire, tra i quali non ci è facile discernere. Così, per non andare alla cieca, sentiamo il
bisogno di chiederci:
“La via che seguo nella mia preghiera, nel mio lavoro, nel mio modo di esercitare la
professione, nel mio modo di parlare, nel mio modo di essere, è veramente la via di
Dio, quella di Gesù Cristo, quella del Vangelo?”
Si tratta di operare scelte determinanti per lo sviluppo della nostra vita di preghiera,
della nostra vita morale, del rapporto con gli altri, così da vederlo, capirlo e dargli un
senso.
Materia proposta per la meditazione
Dobbiamo tener conto dell’estrema diversità di situazioni di ciascuno di noi: l’abbiamo
presentata a Dio nella preghiera d’inizio.
Davanti ad un’infinita ricchezza di esperienze spirituali, di prove, di contraddizioni,
cerchiamo di dare una cornice al quadro della preghiera che ciascuno farà secondo le
vie che il Signore vorrà indicargli nella sua attuale situazione e di dare un sostegno e
uno stimolo alla riflessione, (anche se alcuni pensieri potranno servire e altri no).
Seguendo quanto ci suggerisce il Card. Martini, cercheremo in ciascun sussidio di
presentare la lettura di un passo del vangelo di Luca alla luce del cammino degli
Esercizi, giorno per giorno; terremo conto dell’itinerario che Luca propone a Teofilo per
aiutarlo a destreggiarsi in mezzo alle molteplici interpretazioni della vita, della chiesa e
della storia del suo tempo; questo al fine di comunicargli una linea che è, in definitiva,
la stessa degli Esercizi: è la linea del significato della persona di Gesù, della sequela,
della croce e della resurrezione, del cammino che Teofilo deve percorrere per giungere
a “comprendere” il Signore.
Come disporsi alla preghiera negli Esercizi
La preghiera è l’anima degli Esercizi, l’aria in cui essi respirano, dice il Cardinal
Martini.
L’esercizio che proponiamo a ciascuno di voi per questi prossimi quindici giorni è di
provare a precisare il proprio stato di preghiera.
Chiediamoci: “Qual è il mio stato attuale di preghiera, nella situazione in cui sono io
adesso?” E’ importante partire proprio da questo punto: ciascuno di noi ha una propria
irripetibile situazione di preghiera; irripetibile non soltanto perché è “mia”, come
persona diversa da un’altra, ma anche perché è “mia” in questo momento e quindi
irripetibile nel tempo.
Chiediamo la Grazia che il Signore ci faccia sentire, intimamente, quale è il
nostro presente “stato di preghiera”, al quale in questo momento si aggancia
la Parola di Dio che ci viene data.
Per aiutarci a conoscere il nostro stato attuale di preghiera proponiamo prima di tutto
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osservazioni di carattere negativo. Chiediamoci che cosa non è questo stato, questa
situazione di preghiera.
Non dovrebbe essere uno stato indotto artificialmente, venuto da letture spirituali che
abbiamo fatto e che ci sono piaciute molto, da preghiere che abbiamo ascoltato:
questi stimoli possono suscitare in noi una certa consonanza affettiva, emotiva, ma
non sono il nostro stato di preghiera.
Non consiste nemmeno nel voler cercare questa disposizione con sforzo.
Consiste
piuttosto nel lasciarsi mettere-portare in preghiera da Dio, riconoscendo che siamo
così poco autentici da non essere capaci, di trovare la nostra autenticità spirituale
senza la Sua grazia.
Cerchiamo piuttosto di entrare nell’intimo di noi, là dove il Signore ci parla. Si tratta di
trovare quella parola che è nostra, tutta nostra, anche se semplice, povera; di capire
ciò che lo Spirito dice a me, adesso.
Proponiamo ora osservazioni di carattere positivo che il Cardinal Martini definisce con
tre brevissime indicazioni:
Il mio stato di preghiera è
una posizione del corpo
una invocazione del cuore
una pagina della Scrittura nella quale mi posso specchiare
Il mio stato di preghiera è una posizione del corpo
Dovremmo fare l’esperienza di lasciarci andare un momento e, così rilassati,
domandarci: se ora dovessi esprimere veramente ciò che sento e ciò che desidero nel
più profondo, quale atteggiamento assumerei come mia espressione di preghiera?
Lasciamo che emerga quale atteggiamento si forma in noi. Può essere l’atteggiamento
dell’orante, con le braccia alzate o le mani giunte in invocazione; può essere
l’atteggiamento della preghiera come usano gli orientali che si buttano con la faccia a
terra, o come Gesù nell’orto, in ginocchio con la faccia a terra; può essere
l’atteggiamento delle mani in accoglienza, di chi guarda lontano e aspetta, o di chi
domanda….
Lasciamo che il linguaggio del corpo si esprima. Giungeremo a una posizione che sarà
interpretativa del nostro desiderio profondo e che ci aiuterà ad accompagnare ciò che
in noi si sta svolgendo; questa preghiera in noi non l’abbiamo già dentro, ma
dobbiamo trovarla: Dio la compie, Dio ce la fa trovare.
Il mio stato di preghiera è un grido del cuore
Proviamo a chiederci: se dovessi in questo momento gridare, esprimere con una
invocazione ciò che chiedo a Dio dal più profondo, ciò che maggiormente mi sta a
cuore, come lo esprimerei? Lasciamo che venga liberamente alla luce la nostra
invocazione. Potrebbe essere: “Signore, abbi pietà di me!”, oppure: “ Signore, non ne
posso più!”; “Signore, ti lodo”; “Signore ti ringrazio”; “Signore, vieni in mio soccorso”;
“Signore, sono sfinito”; “Signore, non ce la faccio”; “Signore, aiuta la mia fede”;
“Signore, dammi luce”…
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Anche Gesù in un preciso momento della sua vita ha esclamato: “L’anima mia è triste
fino alla morte” e in un altro momento: “Ti ringrazio, Padre, perché mi esaudisci
sempre”. Il pubblicano nel tempio invoca: “Signore abbi pietà di me peccatore”. Con
una sola espressione aveva messo a nudo completamente se stesso, era il suo grido
del cuore.
Cerchiamo la nostra invocazione, quella che maggiormente risponde a ciò che
sentiamo: sarà il punto di partenza della nostra preghiera, l’espressione che qualifica
la situazione che stiamo vivendo, quella che risponde alla domanda con cui Gesù
esordisce nel Vangelo di Giovanni (Gv 1,38) “Che cosa cercate?”.
Sarà l’invocazione riassuntiva del nostro desiderio, che si sintonizza e si mette in
sinergia con la posizione del corpo, con il nostro grido del cuore.
Il mio stato di preghiera è una pagina della Scrittura in cui mi posso specchiare
Poniamoci la domanda: in questo momento, se io dovessi esprimere a Dio ciò che
sento, ciò che desidero, ciò che temo, ciò che chiedo, la mia situazione, in quale
personaggio, in quale figura, in quale scena del Vangelo mi metterei?
Il nostro stato di preghiera è la nostra povertà attuale di fronte alla Parola di Dio, il
punto di partenza per lasciare lavorare lo Spirito affinché la scintilla della Parola si
faccia manifesta e la potenza della Parola intervenga sulla verità di noi stessi.
Da questo stato di preghiera si sviluppa un atteggiamento autentico di dialogo con
Dio, che non parte da esperienze indotte artificialmente, ma dalla verità della nostra
persona.
Concludendo, per arricchire ed approfondire le indicazioni di questo sussidio, vi
consigliamo di rivedere le prime cinque schede del nostro cammino EVO, orientate ad
ottenere il frutto di “conoscere a fondo noi stessi e prendere coscienza del contesto (=
dove abbiamo…… i piedi!), in cui si svolge il nostro cammino spirituale” (S.P.1 pag 3).
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