Memling Hans, cerchia di

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Memling Hans, cerchia di
Memling Hans, cerchia di
(Seligenstadt, 1430/1440 – Bruges, 1494)
Madonna col Bambino
Tavola, 30,5 x 22,6 cm
Collezione G.G. Poldi Pezzoli (n. inv. 1047)
La tavola rappresenta una Madonna col Bambino secondo un’iconografia tipica delle
immagini devozionali diffuse in area fiamminga nell’ultimo quarto del Quattrocento.
Maria, entro una nicchia, è raffigurata a mezza figura dietro ad un davanzale mentre
sorregge Gesù Bambino avvolto in un drappo bianco e seduto su un cuscino riccamente
decorato. La Vergine, elegantemente abbigliata, ha il capo leggermente reclinato e lo
sguardo intimo e dolce rivolto al Bambino cui sta porgendo un piccolo garofano bianco.
Ritenuta di Scuola Tedesca nel catalogo di Bertini del 1881, la tavola fu poi assegnata alla
cerchia di Bouts (Russoli 1955), ad anonimo fiammingo (Natale 1982) e al Maestro della
Leggenda di Santa Caterina (Collobi Ragghianti 1990). Più pertinente la recente indicazione
alla cerchia di Hans Memling avanzata da Jansen, Meijer, Squellati Brizio (2001-02).
Memling appartiene alla seconda generazione di artisti attraverso cui si sviluppa la pittura
nederlandese del Quattrocento. Egli fu probabilmente allievo di Rogier van der Weyden a
Bruxelles e in seguito attivo a Bruges dove lavorò quasi esclusivamente per la ricca
borghesia realizzando pale d’altare, ritratti e quadri devozionali. Nella sua opera, che
rappresenta un anello importante tra Jan van Eyck e i pittori fiamminghi rinascimentali come
Quinten Metsys, si ritrova il realismo dei predecessori di Bruges, ma in una forma più
stilizzata e astratta che risente dei modi di Van der Weyden, da cui discendono, nei dipinti di
Memling, i colori intensi, la modellazione delle figure, le linee potenti, soprattutto nei
panneggi.
Tali caratteri stilistici riconducono qui alle immagini devozionali realizzate dal maestro
fiammingo, cui si rifanno anche la tipologia delle figure e il carattere intimo dell’espressione
di Maria. A rivelare peraltro la mano di un seguace sono alcune durezze disegnative, un
certo impaccio nelle ombreggiature degli incarnati e nella resa dei panneggi, il movimento
scoordinato e legnoso del Bambino. Tra le opere di Memling che possono essere individuate
come fonte d’ispirazione per la tavola vi sono quelle conservate a Lisbona (Museu Nacional
de Arte Antiga), a Chicago (The Art Institute; 1480-1490 circa) e a Bruges (Stedelijke Musea,
Memlingmuseum; 1487) – queste ultime in coppia con il ritratto del donatore (illustrate
rispettivamente in D. De Vos, Hans Memling, Ghent 1994, pp. 220-221, 258-259; nn. 55, 70
e in T.H Borchert, Le siècle de Van Eyck 1430-1530. Le monde méditerranéen et les
primitifs flamands, catalogo della mostra [Bruges], Gand, Amsterdam 2002, p. 200, ill. 221).
In esse, Maria, a mezza figura, dietro a un parapetto, sorregge Gesù Bambino seduto su un
cuscino. L’ambientazione domestica e il paesaggio del fondo che si ritrovano in dette opere,
lasciano però il posto, nella tavola milanese, ad un più arcaico fondo oro da cui le figure si
rilevano in virtù della pienezza dei volumi.
Oltre ai tanti maestri anonimi che adottarono lo stile del maestro fiammingo – tra i quali
l’autore di questo quadro – molti furono anche i pittori noti che trassero ispirazione dalla sua
opera, quali Gerard David, Petrus Christus e Michel Sittow.
L’iconografia corrente in questo tipo di immagini devozionali vede Maria che allatta il
Bambino o che gli porge una mela o un fiore. Se la mela è allusione al peccato originale e
quindi alla futura passione di Cristo, il fiore, a seconda della sua specie, assume significati
diversi. In questo caso, il piccolo garofano bianco, il cui valore simbolico è comunemente
correlato al fidanzamento, può forse alludere alle nozze mistiche di Maria con Cristo.
R.C.
Bibliografia aggiornata al 2004
G. Bertini, Fondazione Artistica Poldi Pezzoli. Catalogo Generale, Milano 1881, p. 39.
Museo Artistico Poldi Pezzoli. Catalogo, Milano 1902, p. 51.
A. Morassi, Il Museo Poldi Pezzoli in Milano, Roma 1932, p.27.
C.L. Ragghianti, Recensione a F. Russoli, , Milano 1955, in “La Critica d’arte”, nuova serie,
II, 1955, pp. 191-197; p. 194, fig.184.
F. Russoli, La Pinacoteca Poldi Pezzoli , Milano 1955, p. 133.
M. Natale, Museo Poldi Pezzoli. Dipinti, Milano 1982, cat. 215, pp. 163-164.
L. C. Ragghianti, Dipinti fiamminghi in Italia 1420-1570, Bologna 1990, cat. 73, pp. 39-40.
G. Jansen, B.W. Meijer, P. Squellati Brizio, Repertory of Dutch and Flemish Paintings in
Italian Public Collections. II Lombardy, 2 voll., Firenze 2001-2002; II, cat. 501, p. 75.