Mariani - Ufficio Centrale di Ecologia Agraria
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Mariani - Ufficio Centrale di Ecologia Agraria
SIMBIOSI MUTUALISTICA FRA METEOROLOGIA OPERATIVA E RICERCA: PROFILO STORICO E PROSPETTIVE PER IL FUTURO Luigi Mariani Università degli Studi di Milano Horta srl – Spin-off Università del Sacro Cuore Il passato della meteorologia è ricco di esempi di simbiosi oltremodo proficue fra ricerca e servizi. Alcuni esempi che mi viene spontaneo citare (con a fianco indicati coloro che a prima vista mi paiono i personaggi di riferimento) sono quelli della rete del Cimento come pendant operativo della “nuova scienza” di Galileo (Torricelli, Castelli, Galileo stesso), le relazioni fra la grande fisica tedesca e la scuola di Bergen (Vilhelm Bjerknes), il rapporto fra la grande fisica di via Panisperna e la scuola meteorologica italiana (Eredia, Fea, Rosini) e lo sviluppo della modellistica numerica a Princeton (von Neumann, Charney). Questi esempi ci mostrano in modo evidente che quando le esigenze operative sono espresse in modo chiaro da parte dei servizi la ricerca sa essere puntuale ed efficace. La stessa Unità d’Italia viene da più parti ricordata come un momento di vera e propria palingenesi per la nostra scienza in un clima che fu di entusiasmo nonostante la penuria di risorse. Basta pensare alla decisione di Quintino Sella, maturata in un clima di grandi ristrettezze economiche, di acquistare un nuovo telescopio al grande astronomo Schiaparelli (il quale, seppur obtorto collo, si occupava anche di osservazioni meteorologiche) o alla seconda conferenza internazionale dell’IMO, antenata dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, tenutasi a Roma nel 1879 ed organizzata da Pietro Tacchini. A fronte di un così grande passato il presente (è inutile negarlo) mi appare non altrettanto luminoso. Infatti a fronte di un progresso tecnologico impressionante, quel che a livello di servizi si coglie oggi nel nostro Paese è un eccesso di frammentazione ed un insufficiente coordinamento centrale che si traducono in insufficienti livelli di standardizzazione, ridondanza di apparati, carente aggiornamento del personale, scarsa interoperatività e scarsità di risorse (materiali, culturali ed umane) per le attività di monitoraggio, previsione e climatologia. Se il federalismo è un valore la meteorologia è un’attività che richiede un forte coordinamento centrale, come ci mostrano Paesi federali meteorologicamente assai evoluti come Stati Uniti, Germania e Svizzera. A tale stato di fatto fa da contraltare un mondo delle ricerca che, almeno per quel che riguarda la mia esperienza più diretta che è legata all’agrometeorologia, è anch’esso assai frammentato: ad esempio in Italia abbiamo oggi 22 facoltà d’Agraria e ciò porta i gruppi di ricerca in agrometeorologia, ove gli stessi siano presenti, a presentare dimensioni tanto risicate da non potere nella gran parte dei casi dar risposte concrete alle esigenze dei servizi e del Paese. Se la mia analisi è corretta la conseguenza è che si rende necessario pensare ad una riforma della meteorologia italiana che prenda le mosse da un'attenta valutazione quantitativa della realtà italiana e straniera e che si ponga fra gli obiettivi primari un rinnovato incontro fra ricerca e servizi. Concludo segnalando due interessanti spunti di riflessione in termini di rapporto ricerca-servizi che ci vengono dall’associazionismo (ed in proposito porterò l’esempio dell’Associazione italiana di Agrometeorologia) e dai progetti nazionali a base volontaria (e qui porterò l’esempio del progetto di rete fenologica nazionale IPHEN).