TERRE SIGILLATE TARDE DI AREA MEDIO-ADRIATICA

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TERRE SIGILLATE TARDE DI AREA MEDIO-ADRIATICA
TERRE SIGILLATE TARDE DI AREA MEDIO-ADRIATICA:
IL MATERIALE DI SUASA
Ancora numerosi sono i quesiti posti dalle terre sigillate di età medio e tardoimperiale, in particolare da quelle di produzione "locale" che si affiancano alle
sigillate africane di importazione, portando avanti la tradizione ceramica attestata
nell'Italia centro-settentrionale fin dall'età repubblicana. Fino a pochi decenni fa si
parlava genericamente di sigillata chiara, senza distinzione tra prodotti di
importazione e locali; lo studio più approfondito delle produzioni africane ha portato
ad individuare con maggiore esattezza gli esemplari ad esse riconducibili.
Parallelamente si sono cominciate a distinguere per l'area adriatica alcune produzioni
sicuramente locali, tra cui un posto particolare occupa la c.d. "medio-adriatica"1 o
"terra sigillata tarda"2, databile tra II e IV secolo d.C., caratterizzata da motivi
decorativi sovradipinti in bruno o più raramente da decorazioni in rilievo, ricavate a
matrice, disposte sugli orli a tesa e sul fondo interno di piatti e vassoi3. Tale ceramica
è particolarmente diffusa (Fig. 1) in area romagnola4 e marchigiana5, dove si ritiene
fossero i centri di produzione, anche se tuttora non sono state trovate fornaci ad essa
sicuramente riferibili6. Occasionali ritrovamenti sono segnalati nell'Emilia centrooccidentale7, lungo il Po8, a Trento9 e in Toscana10.[197] Tutto il restante materiale,
che non era riferibile ad una di queste classi, veniva e viene tuttora definito come
1
BRECCIAROLI TABORELLI 1978, pp. 1-38.
MAIOLI 1976, pp. 160-173.
3
È interessante notare come a Sarsina siano venuti in luce numerosi esemplari di ceramica invetriata, la
cui decorazione a matrice mostra stringenti analogie con quella della sigillata medio-adriatica:
GENTILI 1972, p. 178.
4
Ravenna e Classe: MAIOLI 1976; EAD. 1983, pp. 87, 96, nn 4.3-4.8; Rimini: MAIOLI 1980, pp.
155-156; PIOLANTI 1984, pp. 339-341; Castel Sismondo 1983, cap. VI, p. 3; Piccione: materiale
inedito conservato nel Museo del territorio; Cattolica: MAZZEO SARACINO 1987, pp. 53-58;
Sarsina: GENTILI 1972, p. 178; Russi: MAZZEO SARACINO 1977, nn. 247, 530, 531, 771, 792;
Faenza: BERGAMINI 1973, p. 16; S. Giovanni in Compito: SCARPELLINI 1979, pp. 29-30;
Santarcangelo di Romagna: BIORDI 1983, p. 26.
5
Oltre a Suasa: Fano, Fossombrone, S. Angelo in Vado, Arcevia, Sentinum, Portorecanati, Urbisaglia:
BRECCIAROLI TABORELLI 1978, pp. 4-5. Per Fossombrone si veda anche: GORI-LUNI 1982, p.
125; per Arcevia: MERCANDO 1979, p. 105; per Portorecanati: EAD. 1979, pp. 204, 254 e 259; per
Urbino: EAD. 1982, p. 359, n. 2.
6
La Maioli (MAIOLI 1983, pp. 87-94) ipotizza che la fornace rinvenuta a Classe, che produsse
imitazioni di sigillata chiara D, abbia continuato l'attività di precedenti laboratori di medio-adriatica. A
tutt'oggi tuttavia non sono stati rinvenuti ne scarti di fornace ne strutture produttive.
7
S. Lazzaro di Savena: Monterenzio 1983, p. 232, 1; Modena: Modena 1989, II, pp. 49-51; Savignano
sul Panare: Modena 1989, I, pp. 541-543; Reggio Emilia: GELICHI- MALNATI-ORTALLI 1986, pp.
596-8
8
S. Basilio: Antico Polesine1986, pp. 190-191, nn. 15-17. Materiale inedito proveniente da Quistello e
Villa Poma (Mantova) è conservato al Museo di Ostiglia.
9
Due frammenti ci sono stati gentilmente segnalati dall'Ufficio Beni Archeologici della Provincia
Autonoma di Trento.
10
Arezzo: BRECCIAROLI TABORELLI 1978, 4, nota 13; Settefinestre: Settefinestre 1985, p. 151 e
Roselle: MICHELUCCI 1985, pp. 109-111,tavv. XXXVIII-XXXIX: l'A. sottolinea le analogie sia
morfologiche che tecniche di alcuni pezzi con i rinvenimenti romagnoli. Sarebbe interessante verificare
tali analogie anche con analisi chimico-mineralogiche, dal momento che a Roselle sono presenti
sovrapitture bianche finora ignote in area adriatica.
2
"terra sigillata di imitazione" o "ceramica sigillata chiara italica", oppure con il
termine generico di "terra sigillata tarda", che rispecchia le incertezze sulle sue
origini.
Di recente C. Parra e C. Michelini hanno parlato di terra sigillata tarda norditalica prodotta in centri dell'interno ad imitazione delle sigillate di importazione. In
particolare hanno ipotizzato una produzione a Savignano sul Panaro, nella fornace di
Fortis, di ceramica “convenzionalmente definita medio-adriatica” con decorazioni
sovradipinte o impresse a stampo11.
In Romagna e inoltre sicuramente attestata la presenza di fabbriche che
imitavano fedelmente non soltanto le forme, ma anche gli aspetti tecnici delle
produzioni africane: a Classe (Ravenna) una fornace ha prodotto imitazioni di sigillata
chiara D, dal IV al VI secolo12.
Proprio l’esistenza di officine di questo tipo pone dei dubbi circa la sicura
individuazione della provenienza di pezzi che sembrerebbero, ad un primo esame, di
fabbricazione africana. La difficoltà di una sicura classificazione è emersa anche in
area lombarda13: le analisi archeometriche svolte su materiali di Angera
apparentemente africani, di chiara D, ne hanno rivelato la produzione con argille
alpine e prealpine. Il problema delle sigillate tarde si è posto con particolare evidenza
nell'ambito dello studio del materiale ceramico14 rinvenuto a Suasa. (Ancona)15, dove
esse sono presenti in gran numero in tutte le US medio e tardo-imperiali e dunque
risultano fondamentali per la definizione delle relative cronologie.[199]
La schedatura su base morfologica, che si sta attuando e che sarà incrociata con
i dati cronologici ottenuti dalle successioni stratigrafiche, potrà contribuire a
determinare con maggiore approssimazione le datazioni. Essa si è rivelata tuttavia
insufficiente da sola a chiarire i problemi di produzione, al momento in cui si e notata
la presenza di manufatti di uguale forma, ma con caratteristiche tecniche molto
diverse sia per quanto riguarda il corpo ceramico che la vernice.
L’osservazione al microscopio binoculare ha risolto alcuni dubbi, ma,
trattandosi di una ceramica generalmente piuttosto depurata, essa deve
necessariamente essere integrata da più raffinate analisi archeometriche, di tipo
chimico-mineralogico16. In vista di queste, per ottenere una campionatura mirata, sono
stati individuati su basi ottiche macroscopiche e microscopiche alcuni gruppi, che
presentano caratteri omogenei sia di composizione che di lavorazione; in questa fase
preliminare si è preferito mantenere il più possibile distinti i vari tipi nel timore di
perdere dati importanti. Si è anche per ora conservata la distinzione in tre gruppi: 1)
terra sigillata di importazione africana; 2) terra sigillata medioadriatrica; 3) terre
sigillate tarde. Il momento successivo dell'indagine sarà la definizione delle relazioni
11
Modena. 1989, I, pp. 541-543; II, pp. 49-51. Sono stati rinvenuti frammenti di tesa con decorazioni
impresse con motivi geometrici analoghi a quelli di tre rotelle trovate nell'officina di Fortis. Tali motivi
sono per ora sconosciuti altrove.
12
MAIOLI 1983, pp. 87-94.
13
LAVIZZARI PEDRAZZINI 1992, pp. 131-136.
14
Lo studio è portato avanti da un gruppo di lavoro formato da studenti e laureati dell'Istituto di
Archeologia di Bologna. Per i primi risultati preliminari si veda: MAZZEO SARACINO 1991.
15
Nell'area della città romana, dove l'Istituto di Archeologia dell'Università di Bologna conduce dal
1987 regolari campagne di scavo, è venuta in luce una ricca domus con pavimenti musivi e pitture
parietali, di età tardorepubblicana-imperiale, rimasta in uso almeno fino al IV secolo d.C.: per una
sintesi dei risultati finora raggiunti, con bibliografia precedente, si veda DE MARIA 1991.
16
Le analisi saranno svolte dal Dipartimento di Scienze Mineralogiche dell’Università di Bologna; i
confronti, ridotti in sezione sottile, saranno sottoposti ad analisi chimiche, termiche e diffrattometriche.
reciproche, per arrivare gradualmente a delineare le aree produttive, e l’integrazione
dei dati così ottenuti con quelli desunti dallo studio morfologico.
1) Terra sigillata di importazione africana: poiché lo studio di tale classe è ormai
sufficientemente approfondito, non vi sono in genere problemi di attribuzione alle
produzioni maggiori, A, C e D. Permane invece qualche dubbio relativo
al’individuazione delle sottoproduzioni, in particolare della C; la distinzione si basa
essenzialmente sull'esame morfologico e sull'osservazione delle caratteristiche
tecniche, mentre sembra non ben definibile attraverso le analisi archeometriche17.
Ai fini della nostra ricerca non si ritiene per il momento necessario approfondire
questo tipo di indagine, che andrebbe principalmente svolta nei luoghi di produzione.
Si prevede di ricorrere ad analisi soltanto per quei pezzi (una piccola
percentuale rispetto ai circa 300 frammenti finora presi in esame) che non sembrano
possedere perfettamente le caratteristiche che contraddistinguono le produzioni
africane, in modo da chiarire se ci si trovi eventualmente di fronte a produzioni locali.
Tali esemplari, sulla base dell'esame macroscopico, sono stati provvisoriamente
raggruppati come segue:
a) Alcuni frammenti riferibili alla forma Hayes 50, che si avvicinano a quelli in
sigillata C, ma se ne differenziano per il gran numero di vacuoli e per il colore di
impasto e vernice: un arancione che tende di più al nocciola che al rosso (Munsell
2.5YK 5/6 e 5/8 red).
b) Esemplari (fra cui uno di Hayes 61B) che si avvicinano a quelli in D2- se ne
distinguono tuttavia per la presenza di numerosi vacuoli e per l'elevata frequenza delle
inclusioni di colore bianco brillante. Impasto e vernice di colore arancione (Munsell
2.5YR 6/8 light red.
c) Un frammento di Hayes 61B e uno di Hayes 64 sembrano distinguersi dalla
sigillata D per il colore leggermente più chiaro del corpo ceramico (Munsell 2.5YR
6/6 light red) rispetto a quello della vernice (Munsell 2.5YR 6/8 light red) e per l'alta
frequenza dei piccoli inclusi di colore bianco brillante.
2) Terra sigillata medio-adriatica: in questo gruppo sono compresi tutti i pezzi che
presentano le tipiche sovrapitture brune e determinate caratteristiche morfologiche.
Si tratta di un gruppo non omogeneo sia per quanto riguarda gli impasti che le
vernici; le differenze tecnologiche evidenziate fanno pensare all'esistenza di fabbriche
diverse, probabilmente dislocate anche in diverse aree produttive, che tuttavia
avevano un repertorio morfologico almeno in parte comune.
L'esame macroscopico ha portato finora all'individuazione dei seguenti
sottogruppi di cui qui si da una sommaria descrizione:
a) Impasto arancione (Munsell 2.5YR 5/8 red), duro, ben depurato con inclusi
micacei. Vernice arancione scuro (Munsell 2.5YR 5/8 red e 2.5YR 6/8 red),
omogenea, aderente, ben conservata. Sovradipinture di colore bruno (Munsell 5YR
3/3 dark reddish brown), in genere di buona qualità.
b) Impasto arancione-beige (Munsell 7.5YR 6/6 reddish yellow), polveroso, tenero,
abbastanza depurato, con inclusi bianchi e brunastri e micacei. Vernice arancione
(Munsell 2.5YR 5/8 red), opaca, diluita, mal conservata. Scarse tracce di
sovradipinture.
c) Impasto arancione (Munsell 5YR 6/6 reddish yellow), polveroso, abbastanza tenero
e depurato, con scarsi inclusi bianchi e finissime miche. Vernice arancione chiaro
17
SCHURING 1988.
(Munsell 2.5YR 6/8 light red e 5YR 6/8 reddish yellow), diluita, sottile, ben
conservata. Tracce di sovradipinture eseguite con vernice estremamente diluita.
d) Impasto beige molto chiaro (Munsell 5YR 7/4 pink e 5YR 6/4 light reddish
yellow), polveroso, duro, abbastanza ben depurato con scarsi inclusi bianchi e
micacei. Vernice arancione (Munsell 2.5YR 4/8 red, 2.5YR 4/6 red e 2.5YR 5/8 |(gj
red), opaca, aderente, ben conservata. Sovradipinture di qualità scadente.
e) Impasto arancione (Munsell 5YR 6/7 reddish yellow), polveroso, vacuolato, con
numerosi inclusi bianchi e micacei. Vernice rosso-arancio (Munsell 2.5YR red e
2.5YR 4/8 red), opaca, non omogenea, poco aderente. Sovradipinture scadenti.
f) Impasto cipria (Munsell 7.5YR pink), polveroso, vacuolato, tenero, con inclusi vari,
specialmente micacei. Vernice da rosso-arancio a marrone (Munsell 2.5YR 4/8 red e
2.5YR 4/6 red), diluita, opaca, fortemente contrastante con il colore del corpo
ceramico. Sovradipinture molto irregolari. Tutti i pezzi mostrano una fattura assai
grossolana.
3) Altre terre sigillate tarde: si comprendono provvisoriamente in questo gruppo tutti
quei frammenti che, pur essendo forniti di caratteristiche tecnologiche per lo più
assimilabili alla medio-adriatica, sono privi di sovradipinture. Si tratta di pezzi molto
eterogenei non solo dal punto di vista tecnico, ma anche morfologico: alcuni
presentano strette affinità con le forme della terra sigillata africana, tanto da far
pensare a fedeli imitazioni, altri si rifanno ancora al repertorio della terra sigillata
italica, e fanno supporre una continuità di produzione, altri ancora infine sono
strettamente collegati alla sigillata medio-adriatica.
Dal punto di vista tecnico, oltre ai sottogruppi già indicati per la medioadriatica, sono stati individuati i seguenti tipi:
a) Impasto arancione-beige (Munsell 7.5YR 6/6 reddish yellow), polveroso, tenero,
con minuscole miche; alcuni frammenti mostrano piccoli granuli di "cha-motte".
Vernice rosso scuro (Munsell 2.5YR 4/8 red), opaca e non aderente. Rientrano in
questo tipo frammenti di coppette che sembrano lontanamente rifarsi a forme italiche,
ma anche un frammento di fondo di piatto con palmette stampigliate ad imitazione
della produzione D.
b) Impasto arancione (Munsell 5YR 6/6 reddish yellow), duro, con piccolissimi
inclusi bianchi e micacei. Vernice arancione (Munsell 2.5YR 5/8 red e 2.5YR 4/8
red).
c) Impasto beige (Munsell 7.5YR 6/4 light brown), polveroso, abbastanza compatto
con piccolissimi vacuoli; finissime miche e scarsi inclusi bianchi. Vernice marrone
(Munsell 2.5YR 5/6 red), opaca e poco aderente.
d) Impasto beige-marrone (Munsell 7.5YR 7/4 pink e 5YR 7/4 pink), duro con alcuni
vacuoli; numerosi inclusi bianchi e scarse miche. Vernice arancione scuro (Munsell
5YR 5/6 yellowish red), diluita, poco aderente, opaca.
Appartiene a questo tipo una coppetta che sembra avere diretti rapporti con la forma
italica Ritterling 5 B - Goudineau 37.[202]
LUISA MAZZEO SARACINO, LUCIANA SEMPRINI, FEDERIGO BIONDANI
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