Bakroman Regia: Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio
Transcript
Bakroman Regia: Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio
Bakroman Regia: Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio. Sceneggiatura: Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio. Fotografia: Gianluca De Serio. Montaggio: Stefano Cravero. Suono: Andrea Viali. Operatore: Gianluca De Serio. Interpreti: Tasserè, Aziz, Omar, Sofie e i ragazzi di strada del "sindacato" di Ouagadougou. Italia, 2010, 90' SINOSSI Nella lingua moré del Burkina Faso il termine “bakroman” significa “ragazzo di strada”. Centinaia di minori vivono per le strade di Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso: per loro non esiste futuro, sopravvivono con niente, fumano e 'sniffano'. Alcuni di loro hanno organizzato dal basso una comunità autonoma, un'associazione senza appoggi esterni, in cui possono trovare sostegno e ascolto per difendere i propri diritti e coltivare in qualche modo le proprie speranze. Per raccontare le storie di questi 'ragazzi di vita' africani i registi hanno scelto una formula diversa dal documentario classico. Sono scesi nelle strade, fra le case di fango e hanno registrato direttamente le loro voci in una quotidianità fatta di riunioni, di incontri dei “gruppi di parola”, dell'applicazione di regole dell'associazione. Sono riusciti a diventare una presenza accettata e possono 'stringere' su volti e parole quando questi giovanissimi di cui lo stato e la società si sono dimenticati tirano fuori le loro paure, ma anche i loro sogni. Vincitore del Premio Persol della sezione "Italiana.doc" come miglior documentario italiano del Torino Film Festival 2010 e del premio per il miglior documentario al festival parigino “Terre di CinemaTerra - Festival du nouveau cinéma italien” edizione 2011. DICHIARAZIONE DEI REGISTI «L'idea di fare un film sui ragazzi di strada di Ouagadougou è nata durante la lavorazione di un altro documentario, commissionato dal CIVS, associazione di volontariato internazionale torinese. Il tema trattato ero lo scambio culturale tra centinaia di giovani africani ed europei Grazie a questo lavoro siamo entrati in contatto con la società burkinabè. Lì abbiamo conosciuto Tasserè, che ci ha portato dai bakroman, i "ragazzi di strada" della sua associazione locale. Ci siamo così gradualmente inoltrati nei luoghi più precari e più nascosti di una delle realtà più problematiche al mondo. […] nel nostro primo incontro con duecento bakroman, ci hanno accolto con i bastoni in mano e lo sguardo severo. ad un passo dall'aggressione, Tasserè li ha bloccati. Abbiamo conquistato a poco a poco la loro fiducia, e abbiamo capito quanto "i bianchi con la macchina da presa" siano realmente un problema per i bakroman: a nessuno è mai stato dato il permesso di riprenderli. Per noi, questa era una sfida. Una sfida come persone, innanzitutto, ma anche una sfida poetica, espressiva e linguistica. Significava affrontare il paradosso, e guardarli da un punto di vista inedito. Vivere con loro, assumerne il punto di vista sul mondo e anche, sopratutto, la parola. […] Abbiamo visto la fragile bellezza di questa adolescenza, età che la società ha negato a questi ragazzi, affiorare ed esplodere nei loro discorsi e nei loro gesti. Ed è questa lotta e questa forza che vogliamo raccontare: scendere nell'inferno delle strade di Ouaga, e cercare, osservando con attenzione, "chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio"». CRITICA «[...] l’impostazione del canovaccio scelto dai due registi segue una struttura ben definita e alterna immagini di vita quotidiana a dei piccoli incontri coadiuvati dall’associazione Ajer, lasciando spazio in quest’ultimo caso alle parole e ai racconti. Meno pronunciati sono invece i contorni del formato, deliberatamente a metà tra un documentario e un film. Le intenzioni iniziali erano quelle di preferire il lungometraggio classico, ma i mezzi a disposizione davvero esigui e i fini prettamente sociali dell’opera si prestavano meglio a una struttura meno formale e costruita. A far pendere l’ago della bilancia è stata l’improvvisazione dei due fratelli, arrivati in Burkina privi di un progetto ben preciso e senza conoscere la realtà locale. Come già messo in preventivo, ne è scaturita però una pellicola lontana dalla sua forma canonica, muovendo una sottile critica alla ricerca velleitaria di spontaneità ad alta fedeltà sbandierata dal documentario più tradizionale. Sulla finzione e sul filtro ingombrante della cinepresa si è costruita piuttosto una variabile di successo, senza cercare di nasconderla allo spettatore, ma anzi esaltarla nel cercare di eliminare il paradosso di una recitazione ricercatamente realistica; dunque fittizia. Di qui il maggior senso di umanità e coinvolgimento nonché il distacco dal solito allettante (e allarmante) pietismo, che ha sempre ritratto il popolo africano – più o meno nella sua totalità - come etnia più sfortunata e martoriata. L’occhio della videocamera funge invece stavolta da interfaccia privilegiata su una realtà molto diversa e curiosamente eterogenea nei suoi più piccoli dettagli, allontanando ogni termine di paragone col mondo occidentale. La completa mancanza di sogni e desideri accostabili a un universo più fiorente, tra i ragazzi della strada, ma anche la loro schiettezza nel godere della semplicità, sono il frutto di una tangibile inconsapevolezza che testimonia l’autenticità del loro profilo; tutt’altro che mascherata dall’immaginazione preconcetta di un autore distaccato e disinteressato. Raramente il messaggio che arriva può vantarsi di fermare l’egoistica sensazione di appagamento, commiserazione e compassione instillate in modo martellante nelle giovani generazioni di casa nostra». Valerio Ferri, “Silenzio in sala”, 24- 5 - 2011 GLI AUTORI Gemelli, Gianluca e Massimiliano De Serio lavorano insieme dal 1999. Negli anni hanno prodotto vari film cortometraggi e documentari che hanno partecipato ai più importanti festival di cinema nazionali ed internazionali, aggiudicandosi numerosi premi. Tra i film realizzati dai fratelli De Serio vi sono: L'Esame di Xhodi (doc, 2007), Zakaria (35 mm, 2005), Mio fratello Yang (35 mm, 2004), Maria Jesus (35 mm, 2003), Il giorno del santo (35 mm, 2002).