`definitiva` nello studio grafico del diagramma degli ascendenti?
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`definitiva` nello studio grafico del diagramma degli ascendenti?
Gnomonica Italiana Una parola ‘definitiva’ nello studio grafico del diagramma degli ascendenti? Alessandro Gunella Dopo aver raccontato la ‘storia’ del quadrante degli ascendenti nel numero 18 di GI, l’autore spiega brevemente come sia possibile individuare un adeguato numero di punti di tali linee attraverso l’uso del diagramma dell’astrolabio polare ridotto alle sole linee di Cancro, di Capricorno, dell’eclittica e dell’orizzonte. After the illustration of the ‘history’ of the Ascending Signs quadrant, made in GI no. 18, the Author explains briefly how it can be possible to find an adequate number of points of such lines, through an abridged polar Astrolabe diagram, with only the Cancer, Capricorn, ecliptic and horizon lines. Q ueste note vogliono essere una continuazione all’articolo pubblicato nel N° 18 di Gnomonica Italiana (Giugno 2009). Nel precedente articolo avevo illustrato, prendendo come spunto la nota del collega Anselmi sugli orologi solari di Mondovì, le vicissitudini ‘storiche’ del ‘diagramma degli Ascendenti’, di cui alcuni hanno scritto e che quasi nessuno ha costruito. L’argomento, indubbiamente legato a ricerche di tipo astrologico, è stato studiato soprattutto nei secoli 16° e 17°, per poi essere del tutto trascurato. Ma neppure in questi secoli l’argomento è considerato rilevante per molti trattatisti. Solo pochi (i migliori?) si azzardano a introdurlo: spiegazione troppo complessa per un libro di divulgazione o ritegno per argomenti non sempre ammessi dai censori? Scarsa rilevanza? Prendiamo per buona quest’ultima ipotesi, pro bono pacis. Come noto, il diagramma degli Ascendenti illustra il variare della posizione dell’Eclittica nel cielo in relazione ai momenti in cui gli inizi (o punti convenzionalmente definiti) dei Segni Zodiacali ascendono all’orizzonte locale. Le linee che rappresentano il diagramma sono segmenti di retta, perché nella rappresentazione della cosiddetta sfera celeste l’Eclittica è un cerchio massimo, e le proiezioni dei cerchi massimi su pareti piane sono segmenti di retta. Esse inoltre sono tangenti alle curve estreme di declinazione, perché ovviamente i punti di Cancro e Capricorno percorrono tali curve. E i punti di Ariete e Libra appartengono alla Equinoziale. Nel precedente articolo ho citato ‘pezzi grossi’ del- la gnomonica di epoca post-rinascimentale e barocca, come Schöner, Clavius, Kircher, Maignan, e personaggi un poco meno rilevanti, come S.te Marie Magdeleine e Stengel. Infine avevo citato Guarino Guarini e il suo libro (1683, Coelestis mathematicae pars secunda, continens Geometricas Umbrarum Leges, Milano), proprio perché all’intero testo corrispondeva, come epoca di costruzione e soprattutto come ‘linea guida’, il complesso gnomonico sulla facciata del Palazzo di Giustizia di Mondovì, e di conseguenza la forse unica rappresentazione parietale in Italia di questo genere di diagramma. La lettura del Guarini mi ha fornito l’occasione per rivedere daccapo e riordinare le mie conoscenze in merito a questo genere di diagramma, e ai problemi legati alla sua costruzione: problemi che poi a ben vedere si riducono ad un’unica ispirazione e due metodi grafici, trattati dai vari autori con varianti di tipo operativo, ma non sostanziali: un metodo collegato più o meno strettamente alla figura dell’Analemma di Vitruvio, con exploits grafici che utilizzano tutte le conoscenze di prospettiva dell’epoca; ed un secondo, che potremmo definire ‘indiretto’, e non descritto espressamente da nessuno, ma poi ampiamente applicato: attraverso l’Astrolabio polare. La parte del testo di Guarini dedicata agli ascendenti è molto ampia, circa un quinto dell’intero trattato di gnomonica: il discorso si snoda al fine di soddisfare una esigenza, ovvia, ma a cui i predecessori (non cito successori, perché non ne ho trovati) non hanno mai fatto 10 Anno VII - n° 20 - Marzo 2010 cenno: premesso che tali linee vanno trasferite su quadranti piani che per la loro declinazione, o inclinazione, possono essere assai parziali rispetto all’arco diurno, è bene trovare più punti per ogni linea da costruirsi, cosicché, se non è possibile utilizzare una coppia di dati perché i punti non sono compresi nel piano utile, sia sempre possibile fare ricorso ad un’altra. (Per la verità anche Maignan, circa 35 anni prima, deve necessariamente avere trovato più punti per ogni linea, per costruire i suoi quadranti catottrici nelle volte. Ma nel suo libro non dice quasi nulla, sorvolando a piè pari qualsiasi descrizione del metodo di cui si è servito). Non mi dilungo a spiegare i metodi del Guarini, che sono sulla scia di chi, come Kircher, si è servito dell’analemma, ma hanno una impostazione originale, e richiedono una elaborazione non indifferente, apparentemente divagante e slegata rispetto agli obiettivi da raggiungere, salvo congiungersi, alla fine del capitolo, nella soluzione del problema. L’aspetto rilevante è stato per me l’obiettivo che si era posto Guarini: la ricerca di più riferimenti per ogni linea da costruirsi, nel suo caso almeno cinque: punto di orizzonte in cui un segno sorge (elongazione) e il suo opposto tramonta; punti di tangenza alle curve di declinazione di Cancro e Capricorno; attraversamento dell’Equinoziale; declinazioni dei punti in cui l’eclittica attraversa le linee orarie delle 6 antimeridiane e del mezzodì. fig. 1 - proiezione dei tropici Confrontando le varie impostazioni, sono giunto alla conclusione che un diagramma semplificato dell’astrolabio, oggi fortunatamente con l’aiuto di un CAD, offra le soluzioni più semplici, immediate e di elevata qualità, che corrispondono alle premesse del Guarini, e volendo possono andare addirittura oltre. Naturalmente l’uso di metodi elettronici per la grafica supera i difetti tipici di questo strumento (ad es. eccentricità e parallassi, che all’epoca non erano considerate rilevanti), e le imprecisioni ovvie in una esecuzione puramente manuale dei disegni. Illustro brevemente come si deve fare, perché mi pare che sia il modo più adeguato per superare tutte le difficoltà connesse con la costruzione del diagramma degli ascendenti. Le figure 1, 2, 3 illustrano la sequenza con cui si può costruire il quadrante base dell’astrolabio, utile per questo studio: le tratto brevemente, senza dilungarmi in dimostrazioni (dovrei rimandare il lettore a testi come quelli del Morrison, o del D’Hollander, per riferirmi ai più recenti, ma è probabile che sarei mandato a quel paese…). Nella figura 1 (Ho usato la declinazione massima di 23,5°, come negli anni in cui l’astrolabio si costruiva; occorrerebbe oggi usare 23° 26’) si illustra la costruzione delle curve di Cancro e di Capricorno partendo dal cerchio equinoziale AB: si tracciano gli angoli XCT e TCY, corrispondenti al due paralleli XX’ di Cancro fig. 2 - costruzione della Eclittica 11 fig. 3 - costruzione dell-Orizzonte Gnomonica Italiana fig. 4 - (esempio) ascende Toro momento in cui ascende l’inizio di Toro: con riferimento allo schema a destra di chi guarda, si è ruotata l’eclittica in modo che i punti F e L si trovino sull’orizzonte obliquo, individuando l’ora antimeridiana (arco DF = 100,556°) in cui avviene l’attraversamento dell’orizzonte locale. Si hanno di conseguenza le distanze dei punti di Capricorno e Ariete dal vertice di mezzodì (rispettivamente 17,344° pm e 72.656° am), mentre Libra e Cancro sono nella parte notturna. Successivamente, con una costruzione grafica analoga, ma opposta a quella usata per la figura 1, si individuano le declinazioni dei punti X e M di attraversamento delle linee delle ore 6 e 12 mediante le linee di proiezione DX e AM. Si trovano così sulla Equinoziale rispettivamente i punti Y e P, che generano gli archi YB e DP (7,385° estivi e 22,541 invernali), corrispondenti alle declinazioni di X ed M rispetto alla Equinoziale. Qui non ci si dilunga, ma con lo stesso metodo è possibile individuare, sempre su questi grafici schematici, la declinazione dei punti in cui l’eclittica attraversa qualsiasi linea oraria (ore vere). Se poi ci rifacciamo alla parte sinistra della figura 4, vediamo che, dei 5 dati raccolti, solo tre sono utilizzabili per un orologio verticale non declinante: gli attraversamenti di equinoziale e meridiana (risp. Z e W), e la tangenza K alla curva di Capricorno. Per quest’ultima la costruzione è la seguente: si trova la linea oraria CH corrispondente a 17,344° pm, e il punto di tangenza alla curva di declinazione è K, estremo della linea oraria. Quanto ai punti di intersezione con le linee orarie (nel nostro caso W), all’epoca era in uso, per costruire le curve di declinazione direttamente sui muri, il cosiddet- e YY’ di Capricorno, e si proiettano da A i punti X e Y, trovando i punti S e T, che permettono di costruire i due cerchi. La figura che si ottiene va interpretata come segue: Il punto A è usato temporaneamente come ribaltamento del polo di proiezione (che convenzionalmente è il polo Sud). Dopo le operazioni di proiezione, il segmento CT è la linea di mezzodì, e ACB la linea delle 6. Il cerchio esterno è quello di Capricorno, quello intermedio l’Equinoziale, e quello interno è il cerchio di Cancro. La figura 2 illustra la costruzione della proiezione polare dell’eclittica: essa è un cerchio tangente ai due cerchi di declinazione massima, e nella figura passa anche dai punti A e B, perché è un cerchio massimo, ed ha sempre un diametro in comune con l’altro cerchio massimo che è la Equinoziale. Per individuare i punti di inizio dei segni si operi come segue: si individui l’angolo di declinazione BCR = 23,5° e si proietti R da A trovando S, proiezione del polo dell’eclittica sul piano dell’equatore. Si divida poi il cerchio equinoziale in 12 parti uguali (punti Q) che vengono proiettati da S sulla eclittica. Le proiezioni sono gli estremi dei segni zodiacali. Nella figura 3 si introduce l’elemento che caratterizza la connessione con il luogo in cui si opera, l’orizzonte locale: qui si è scelto l’angolo di 42° (latitudine di Roma, all’incirca). Dato l’angolo di latitudine BCT, si proietta T da A, trovando O e O’: il cerchio dell’orizzonte è AOBO’, che è utile solo nel tratto compreso all’interno del cerchio di Capricorno. Anche questo è un cerchio massimo ed ha un diametro AB in comune con l’Equinoziale. La figura 4 illustra ad esempio l’assetto del Cielo nel 12 Anno VII - n° 20 - Marzo 2010 fig. 5/a 13 Gnomonica Italiana fig. 5/b 14 Anno VII - n° 20 - Marzo 2010 Tab. a ASCENDENTI PER LA LATITUDINE 42° NORD Discend. Ascend. Attraversa l’orizz. Gradi ore Distanza Distanza di di N da h 12 H da h 12 Gradi ore Distanza di Distanza di E da h 12 K da h 12 L’eclittica attraversa la linea delle Ore 6 alla declinazione Ore 12 alla declinazione Gradi ore Gradi ore Gradi ore gradi gradi + 90, 000 0.000 + - 23,5 ARIETE E K 90,00 6,00 0,000 -90,000 6,000 TORO F L 100,556° 5,296 AM + 17,344 1,156 PM - 72,656 7,156 AM + 7,385 - 22,541 GEMELLI G M 109,349 4,710 AM + 38,458 2,564 PM - 51,542° 8,564 AM + 15,132 - 18,803 CANCRO H N 113,048 4,463 AM -113,048 4,463 AM + 66.952 4,463 PM - 23,048 10,463AM + 21,807 - 9,661 LEONE I O 109,349 4,710 -77,155 6,856 AM + 12,845 0,856 PM + 22,974 + 5.521 VERGINE J P 100,556 5,296 AM -38,456 9,436 AM + 51,544 3,436 PM +15,132 +18,804 LIBRA K E 90,00 6.00 0.00 + 90,000 6,000 - 90.000 6,000 0.00 +- 23,5 SCORPIONE L F 79,444 6,70 4AM + 38,456 2,564 PM - 51,544 8,564 AM - 15,132 + 18,804 SAGITTARIO M G 70,651 7,290 AM + 77,155 5,144 PM - 12,845 11,144 AM - 22,974 + 5,521 CAPRICORNO N H 66,952 7,537 AM 113,048 7,537 PM - 66,952 7,537 AM + 23,048 1,537 PM - 21,807 - 9,661 ACQUARIO O I 70,651 7,290 AM - 38,458 9,436 AM + 51,542 3,436 PM -15,132 - 18,803 PESCI P J 79,444 6,704 AM - 17,344 10,844 AM + 72,656 4,844 PM -7,385 - 22,541 to manaeus (si veda Vitruvio) che era chiamato sciaterre in Francia, per cui l’individuazione della declinazione era considerata una semplificazione ai fini del trasferimento dei dati sul grafico. Si osserva che il dato relativo a L discendente differisce di 12 ore dall’ascendente, e che fra E e N lo scarto è sempre di 6 ore. Nella figura 5 sono illustrate le varie posizioni dell’eclittica al sorgere di ciascuno dei Segni, con i dati numerici che se ne possono trarre. Tali dati sono stati raccolti nella tabella A, valida ovviamente solo per la latitudine per cui sono stati ‘calcolati’. Esempio. L’inizio di Toro attraversa l’orizzonte alle ore 5,296 AM, e il suo discendente, inizio di Scorpione, attraversa l’orizzonte alle 5,296 PM. In quel momento l’inizio di Capricorno si trova sulla sua curva di declinazione sulla linea oraria delle 1,156 PM, mentre quello di Cancro è notturno (scarto di 12 ore). L’inizio di Ariete è sulla Equinoziale nel punto delle ore 7,156 AM ( scarto di 6 ore dai punti di Cancro e di Capricorno); l’inizio di Libra è ovviamene alle 7,156 PM. La linea dell’ascendente Toro attraversa la linea oraria delle ore 6 AM nel punto di declinazione +7,385° e la linea delle ore 12 alla declinazione verso Capricorno –22,541° (positiva la 15 Gnomonica Italiana declinazione verso Cancro). Come ho scritto sopra, esistono ovviamente altri metodi grafici per individuare i punti di riferimento atti alla costruzione di queste linee: assai interessante la sequenza proposta da Kircher, che in parte fa riferimento all’orologio equinoziale, e si presenta particolarmente semplice e suggestiva. Tuttavia gli elementi trovati sono di solito solo due, e nessun metodo individua con altrettanta immediatezza di quello qui proposto la serie di ben 5 elementi illustrata nella tabella A. Sicuramente qualche collega, patito di Analisi mentre io sono patito di Geometria, si cimenterà nella soluzione analitica del problema. Aspetto un bel file. Bibliografia CLAVIUS C. (1581), Gnomonices libri Octo, Roma. D’HOLLANDER (1999), L’astrolabe – histoire, théorie et pratique, Toulouse. GUARINI (1683), Coelestis Mathematicae Pars Secunda, Continens Geometricas Umbrarum Leges, Milano. KIRCHER (1642), Ars Magna Lucis et Umbrae, Roma. MAIGNAN (1648), Perspectiva Horaria sive de Horologiographia, Roma. MORRISON (2007), The Astrolabe, Tallemadge OH (USA) S.TE MARIE MAGDELEINE (1663) – Traité d’Horologiographie (varie), Lyon. STENGEL (1702), Gnomonica Universalis sive Praxis Amplissima …, Ulm (varie in tedesco e in latino) LA LUNGHEZZA DELL’OMBRA DI UNA PERSONA ERA ANTICAMENTE MISURATA CON I ‘PIEDI’ DELL’OSSERVATORE STESSO. ALESSANDRO GUNELLA PORTA ALL’ATTENZIONE DEI LETTORI LA PRESENZA DI UNA SCALA INCISA SUL RETRO DI ANTICHI ASTROLABI ARABI, APPOSITAMENTE TRACCIATA PER IL MEDESIMO SCOPO. Antiche soluzioni UNA re, il diagramma sulla destra di chi guarda offre la valutazione diretta della lunghezAlessandro Gunella za dell’ombra: nella figura, per esempio, alla posizione dell’alidada corrisponde da Nel verso di alcuni astrolabi, fra i più anti- una parte un angolo d’altezza del Sole di chi di provenienza da paesi musulmani, si circa 42°, e dall’altra un valore di circa 13 trovano sovente delle suddivisioni piutto- dita. sto criptiche degli archi di 90° costituenti la metà inferiore della corona circolare Nella figura ho segnato il che fa da cornice, mentre nei quadranti punto A, che corrisponde della parte superiore della stressa cornice a 12 unità e ad un angolo si trovano le normali suddivisioni gonio- d’altezza di 45° (lo spigolo metriche, utili per trovare ad esempio gli del vicino diagramma delle angoli d’altezza con l’alidada. cosiddette ‘ombre’); di conSi tratta di suddivisioni connesse con le seguenza la base del calcolo disposizioni circa le preghiere, da farsi per la costruzione della sudin periodi orari ben definiti dalle norme divisione del quadrante è il contenute nel Corano. Queste ultime valore convenzionale assundanno ai credenti dei riferimenti con- to da A nella graduazione: nessi con la lunghezza delle ombre, con- che è appunto 12. frontate con l’ortostilo di un orologio solare orizzontale. Esse erano misurate in La costruzione della graduadodicesimi dell’altezza dello gnomone, zione è piuttosto semplice: secondo l’antico uso, comune a tutti i po- supponiamo di volere indicapoli indoeuropei, di suddividere qualsiasi re il punto cui corrispondono unità di misura in dodicesimi. 15 dita: è sufficiente calcolare In luogo della misura sull’orologio sola- l’angolo x nella relazione: PARTICOLARITÀ GNOMONICA DEGLI ASTROLABI ARABI 16 cotg x = 15/12 = 1,25 e tracciare la linea dopo aver posizionato l’alidada sull’angolo x= 38° 40’. La suddivisione del quadrante a sinistra di chi guarda è ancora una indicazione della lunghezza dell’ombra, operata con criteri del tutto analoghi, ma su base 7 (si veda la posizione del punto B), in quanto sovente l’ombra veniva valutata direttamente misurandone con i piedi lo sviluppo sul piano orizzontale. La lunghezza del piede è circa la 7a parte dell’altezza della persona, secondo un’antica consuetudine. Quindi l’alidada, posizionata in modo da misurare l’altezza del Sole, dà direttamente, oltre all’angolo d’altezza (almicantarat), la lunghezza dell’ombra rapportata all’unità di riferimento.