svizzeraustria 08
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SVIZZERAUSTRIA 2008 Per la tredicesima edizione del torneo continentale per nazioni, la scelta torna a cadere su una organizzazione congiunta fra due paesi. La grande unità, storica e culturale, tra Svizzera e Austria fa sfumare di molto le differenze tra le due organizzatrici, che si presentano all’evento con animi contrapposti. Fiduciosi gli elvetici, che hanno una squadra giovane ma di grande talento (molti hanno vinto il titolo europeo Under 17 nel 2002), rassegnati al peggio gli austriaci, che a pochi mesi dall’Europeo chiedono, in un sondaggio, di annullare la partecipazione della loro squadra dal torneo. Dopo la clamorosa affermazione della Grecia di quattro anni prima, le grandi del continente sembrano decise a riprendersi il trono continentale. Le favorite sono dunque l’Italia, campione del mondo in carica, la Francia, sconfitta solo ai rigori nella notte di Berlino, la Germania, terza ai mondiali e data in crescita, e la Spagna, sempre presente tra le pretendenti, ma anche tra le deluse. Oltre a loro il Portogallo della stella Cristiano Ronaldo e l’Olanda, nonostante Van Basten non sia più amato come due anni prima. Manca, ed è la più grossa sorpresa, l’Inghilterra. I maestri non hanno mai fatto bene all’Europeo, se si esclude una sfortunata semifinale nell’edizione casalinga del 1996, ma stavolta toccano veramente il fondo, lasciando strada alla convincente Croazia e alla Russia del mago Hiddink, che non può fare altro che ringraziare. Le probabili outsiders del torneo sono la già citata Croazia, la Svezia di Ibrahimovic e la Romania, che però capita nel girone più duro. Discorso a parte merita la Grecia. I campioni in carica hanno fallito la qualificazione al mondiale del 2006, ma sono tornati a brillare mantenendo la stessa impostazione di quattro anni prima, dunque nulla è precluso, per loro. Rep. Ceca e Turchia arrivano alla manifestazione nel pieno di un cambio della guardia che potrebbe minarne le certezze e, infine, l’unica esordiente è la Polonia. Mai i bianco rossi erano riusciti a qualificarsi alla fase finale, nonostante una buona tradizione al mondiale, ma non appaiono in grado di fare miracoli. PRIMO TURNO Il gruppo A è quello della Svizzera, che esordirà con la Rep.Ceca. Oltre a loro, Portogallo e Turchia. La Svizzera poggia sul blocco che ha fatto bene al mondiale tedesco, uscendo agli ottavi senza mai prendere gol. I punti di forza sono Senderos, titolare nell’Arsenal, il cursore Barnetta, in rampa di lancio, e la punta Frei, goleador della squadra, pur se reduce da un infortunio. I cechi, salutata la generazione d’oro, si affidano ai più maturi della nuova guardia. Il portiere Cech, uno dei migliori estremi difensori del mondo, l’esperta difesa, comandata da Ujfalusi e Rozehnal, e il gigante Koller, chiamato a calamitare i lanci lunghi di un centrocampo poco qualitativo, soprattutto dopo il forfait per infortunio della stella Rosicki. Il Portogallo, dopo la terribile delusione dell’europeo casalingo sfumato sul più bello, ruota intorno al giocatore simbolo del 2008. Cristiano Ronaldo ha appena vinto Premier League e Champions League, risultando capocannoniere in entrambe le competizioni. Si è già aggiudicato la Scarpa d’oro e prova adesso a fare il botto con la propria nazionale per ipotecare un Pallone d’oro che non può sfuggirgli. Oltre a lui Scolari punta sulla difesa, imperniata nel sempre positivo Carvalho, e su trequartisti di qualità, come Simao, Quaresma e Nani, che devono far dimenticare la cronica assenza di un uomo-gol. Poche chances per a Turchia, che spera in qualche alchimia del suo tecnico, Terim, per riuscire a cavarsela contro avversarie più qualitative. Il leader dei turchi è l’ex interista Emre, mentre il resto della rosa è composta per la maggior parte da elementi che militano nel campionato locale, e dunque con poca esperienza internazionale. Nel gruppo B, oltre alla vittima sacrificale Austria, figurano Croazia, Germania e Polonia. Impossibile dare giudizio sugli austriaci, reduci da una campagna di avvicinamento costellata da prestazioni da dimenticare, con poche gare da ricordare. I giocatori di qualità scarseggiano. Restano il regista avanzato Ivanschitz, il giovane difensore Prodl e la punta Linz, comunque mai protagonisti in un torneo di vertice. La Croazia si presenta, invece, con un biglietto da visita di tutto rispetto, essendo stata la esecutrice dell’Inghilterra, battuta a Wembley ed eliminata. Su tutti gli uomini di Bilic brilla Modric, appena passato al Tottenham, ma non sono da dimenticare Klasnic, Kranjcar e Corluka, già con una discreta esperienza internazionale. Per la Germania il girone sembra fatto apposta per mettere a punto la macchina, in attesa delle sfide decisive per il titolo. I tedeschi, dopo la beffa di Dortmund, sono ripartiti più o meno con gli stessi uomini. Poche le novità dell’ex vice di Klinsmann, Low, che punta sui soliti Ballaci, Klose, Frings e Lahm, sperando che Podolski si confermi cecchino implacabile come solo in nazionale gli riesce. Il volto nuovo di maggior rilievo è Mario Gomez, bomber condizionato dagli infortuni. Infine, la Polonia, che cerca la rivincita contro i tedeschi dopo la sconfitta di due anni prima, e che si affida al santone Beenhakker al suo esordio nella massima competizione europea. Faro della squadra è il bomber Smolarek, figlio d’arte, che però già ai mondiali aveva deluso. Poi lo spettacolare portiere Boruc, uno dei migliori interpreti del ruolo, e una difesa anziana ma affidabile. Curiosità per il brasiliano naturalizzato Guerriero, che ha fatto storcere il naso a Blatter e compagnia. L’Italia, inserita nel gruppo C, è chiamata a giocarsi le sue carte contro avversarie insidiosissime, che rispondono al nome di Francia (ancora?), Olanda e Romania. Gli azzurri sono però campioni del mondo, e questo conta parecchio in sede di pronostico. Affidati a Donadoni, dopo l’addio, o arrivederci, di Lippi, l’ossatura della squadra è rimasta la stessa. Si registra il rientro in difesa di Panucci e a centrocampo di Ambrosini, mentre in attacco la novità è l’inserimento del guizzante Di Natale. I leaders sono però sempre gli stessi, Buffon, Pirlo e Toni, ma a pochi giorni dal torneo l’infortunio di capitan Cannavaro non fa certo bene al morale. La testa di serie è comunque l’Olanda, che sembra però meno competitiva di due anni prima. L’attacco è retto dal solito Van Nistelrooy, che comincia ad accusare il peso dell’età. Dietro a lui giostrano Robben e Van der Vaart, i due più talentuosi della rosa, insieme al regista del Real Madrid Sneijder. La difesa lascia qualche dubbio, anche se in porta c’è il neo campione d’Europa col Manchester United, l’eterno Van der Sar. Pochi misteri intorno alla Francia, una squadra che in Italia conosciamo più che bene. Non c’è più Zidane, e il suolo di fantasista è passato sulle spalle di Ribery, che al Bayern ha dimostrato di potersi imporre anche all’estero. In attacco giostra Henry, accompagnato dal giovane emergente Benzema, mentre centrocampo e difesa non presentano novità, con l’esclusione di Coupet, che tra i pali prende il posto di un altro monumento come Barthez. A chiudere il girone c’è la mina vagante Romania. Il loro compito appare difficilissimo, ma la squadra di Piturca ha le carte in regola per farsi valere, potendo contare su grandi giocatori come Mutu e Chivu. Il resto della rosa non ha però la stessa esperienza dei due “italiani”, ma è un misto di tecnica e grinta. Il girone D è quello delle possibili sorprese, con Spagna, Grecia, Svezia e Russia. Gli spagnoli hanno come al solito grandi mezzi, ma resta da vedere se saranno in grado di farli valere. L’assenza di Raul è la più clamorosa del torneo, ma non mancano valori tecnici di alto livello. In attacco la coppia formata da Fernando Torres e Villa offre garanzie di spettacolo e capacità realizzativa. Il centrocampo è imperniato sui giovani ma già esperti Xavi, Iniesta e Fabregas. Qualche problema in più per la difesa, che pure conta su Casillas, Puyol e Sergio Ramos, ma gli altri componenti non sembrano all’altezza del resto della rosa. Poco da dire sulla Grecia, che Rehhagel schiera quasi con gli stessi undici di quattro anni prima. Manca il capitano Zagorakis, ma ci sono gli ormai noti Charisteas, Karagounis, Dellas e Basinas. Una squadra che farà della solidità, così come in terra lusitana, il suo punto di forza. Per la Svezia l’uomo di punta è l’interista Ibrahimovic, fresco uomo-scudetto dei nero azzurri ma non in perfetto condizioni. Torna l’eterno Larsson, mentre il resto della squadra ricalca quasi totalmente quella eliminata nel 2006 agli ottavi dalla Germania. Infine la Russia di Hiddink, falcidiata dalle assenze, ma che col tecnico olandese, specializzato in miracoli, può rendere il cammino impervio per tutte le compagne di girone. Pochi, però, gli uomini di qualità internazionale. Il fantasista Arshavin parte con una squalifica di due turni, ed è dunque la difesa, solida anche se un po’ lenta, il punto di forza. Da non trascurare l’apporto a centrocampo di Zhirkov e Zyrianov, quest’ultimo, come Arshavin, fresco vincitore della Coppa Uefa con lo Zenit. GIORNATA 1 SVIZZERA-REP.CECA 0-1 (Basilea - 7 giugno 2008) Svizzera: Benaglio; Lichtsteiner (75’ Vonlanthen), Muller, Senderos, Magnin; Behrami (83’ Derdiyok), Fernandes, Inler, Barnetta; Frei (46’ H.Yakin), Streller. All. Kuhn. Repubblica Ceca: Cech; Grygera, Ujfalusi, Rozehnal, Jankulovski; Sionko (83’ Vlcek), Polak, Galasek, Jarolim (87’ Kovac), Plasil; Koller (56’ Sverkos). All. Bruckner. Marcatore: 70’ Sverkos. L’inizio gara vede una Svizzera più determinata rendersi pericolosa in un paio di occasioni con Frei, la sua punta di diamante. In entrambi i casi, però, Cech si oppone senza troppi problemi e i cechi possono respirare e prendere coraggio. Dalla loro hanno l’esperienza e un Sionko in grande forma. L’esterno, schierato a sorpresa sulla destra da Bruckner, mette sempre in ambasce Magnin, che viene così costretto in compiti di copertura, invece di potersi portare in avanti. A fine primo tempo, poi, tegola pesante sulla testa degli elvetici, che perdono per il resto del torneo il bomber Frei, forse per una ricaduta dell’infortunio patito durante la stagione. La ripresa si apre dunque col cambio deciso da Kuhn, che schiera Hakan Yakin alle spalle di Streller. Anche gli avversari effettuano un cambio, inserendo il giovane Sverkos al posto di un Koller impalpabile. Sulle prime sembra che li svizzero di origini turche sia il cambio più azzeccato, visto che si rende pericoloso sia su calci piazzati sia con incursioni veloci tra le linee, ma lentamente svanisce anche la sua spinta e la Rep.Ceca colpisce beffardamente. Su lancio a scavalcare la difesa, infatti, Sverkos parte sul filo del fuorigioco e batte Benaglio con un esterno destro non si sa quanto voluto. La reazione elvetica culmina a dieci minuti dal termine, quando Vonlanthen riprende una respinta di Cech su tiro di Barnetta, ma la sua conclusione incoccia sulla traversa. PORTOGALLO-TURCHIA 2-0 (Ginevra - 7 giugno 2008) Portogallo: Ricardo; Bosingwa, Pepe, Carvalho, P.Ferreira; C.Ronaldo, Moutinho, Deco (92’ F.Meira), Petit, Simao (83’ Raul Meireles); Nuno Gomes (69’ Nani). All. Scolari. Turchia: Volkan; Ham.Altintop (76’ Semih), Gokhan Zan (55’ Emre Asik), Servet, Hakan Balta; Kazim, M.Aurelio, Mevlut (46’ Sabri), Emre B., Tuncay; Nihat. All. Terim. Marcatori: 61’ Pepe, 93’ Raul Meireles. Molta attesa per l’esordio del Portogallo, soprattutto per la presenza di Cristiano Ronaldo, dominatore della stagione inglese ed europea. La gara è vivace fin dalle prime battute, grazie alla verve dei lusitani alla quale i turchi rispondono con un atteggiamento più conservativo, ma senza rinunciare a pungere in contropiede. Al quarto d’ora il Portogallo va in gol col centrale difensivo Pepe, ma l’arbitro annulla per fuorigioco. È comunque il sintomo della superiorità degli uomini di Scolari, tra i quali brillano soprattutto Deco, in condizione come non lo era da tempo, e Simao, che sulla sinistra mette in seria difficoltà il più compassato Altintop. Dall’altra parte si fanno preferire Emre, lucido geometra del centrocampo, e Kazim, sorpresa dell’ultimo momento che Terim schiera sulla destra e che è l’unico dei suoi a saper saltare l’uomo. Cristiano Ronaldo appare in forma ma resta in ombra per quasi tutta la frazione, salvo per una punizione tagliente, che Volkan riesce a toccare quel tanto che basta per mandarla ad incocciare il palo. Anche nella ripresa il Portogallo mantiene il pallino del gioco, sempre cercando di sfondare sulle fasce, mentre al centro Nuno Gomes resta fuori del gioco. Al quarto d’ora, però, è proprio con uno sfondamento centrale che il risultato si sblocca. A rompere gli schemi è Pepe, sganciatosi in avanti su un rinvio errato della difesa turca, chiede il triangolo a Nuno Gomes, si presenta in area e batte Volkan con una conclusione sporca, forse anche deviata da un difensore. Una traversa con un colpo di testa è l’ultimo tentativo di Nuno Gomes, e la gara resta accesa fino allo scadere, anche se la Turchia non riesce mai ad impegnare Ricardo. Il gol della tranquillità arriva in pieno recupero, e lo firma Raul Meireles, subentrato a Simao, che appoggia facilmente in rete un traversone di Cristiano Ronaldo addomesticato e smistato a centro area da un elegantissimo Moutinho. AUSTRIA-CROAZIA 0-1 (Vienna - 8 giugno 2008) Austria: Macho; Standfest, Prodl, Stranzl, Pogatetz, Gercaliu; Aufhauser, Ivanschitz, Saumel (61’ Vastic); Linz, Harnik. All. Hickersberger. Croazia: Pletikosa; Corluka, R.Kovac, Simunic, Pranjic; Srna, N.Kovac, Modric, Kranjcar (61’ Knezevic); Petric (72’ Budan), Olic (82’ Vukojevic). All. Bilic. Marcatore: 4’ Modric (rig). La palla passa agli altri padroni di casa, quelli che partivano a fari spenti, ed effettivamente la partenza dell’Austria non si può dire brillante. Dopo quattro minuti, infatti, Olic sfonda a sinistra e viene atterrato in area da Aufhauser, in ripiegamento. Modric batte centralmente, ma per sua fortuna Macho, preferito al senese Manninger, si getta sulla sua destra in anticipo. I croati mancano più volte il colpo del K.O., soprattutto con Olic e Petric, e lentamente subiscono il ritorno d’orgoglio dell’Austria. I piedi sono purtroppo quelli che sono, e nonostante la buona volontà, nel primo tempo Pletikosa ha da gestire solo l’ordinaria amministrazione, sulle iniziative soprattutto di Harnik, che sulla destra trova spazio grazie al distratto Pranjic. La ripresa vede l’Austria ancora più convinta di poter recuperare, mentre la Croazia appare troppo sicura di sé e smette di attaccare. Le occasioni migliori i padroni di casa le creano con i nuovi entrati, soprattutto Korkmaz e Kienast. Il primo, che si merita il voto più alto, impegna più volte la retroguardia avversaria, soprattutto sulla sinistra, e costringe Pletikosa alla prima vera parata della giornata. Il secondo va vicino al gol con un colpo di testa di poco a lato. Non bastano ad evitare la sconfitta, che permette alla Croazia di piazzarsi subito in prima fila per il ruolo di damigella della favorita Germania. GERMANIA-POLONIA 2-0 (Klagenfurt - 8 giugno 2008) Germania: Lehmann; Lahm, Mertesacker, Metzelder, Jansen; Fritz (54’ Schweinsteiger), Frings, Ballack, Podolski; Gomez (75’ Hitzlsperger), Klose (91’ Kuranyi). All. Low. Polonia: Boruc; Wasilewski, Zewlakow, Bak, Golanski (75’ Saganowski); Lobodzinski (65’ Piszczek), Dudka, Lewandowski, Krzynowek; Smolarek, Zurawski (46’ Guerreiro). All. Beenhakker. Marcatore: 20’ Podolski, 72’ Podolski. Prima delle grandi favorite a scendere in campo, la Germania ci mette poco per confermare il suo ruolo, contro una Polonia vogliosa e poco più. Schierata con una difesa fin troppo alta, la squadra polacca si concede agli inserimenti dalle retrovie di Klose e Podolski, schierato come terzo attaccante occulto da Low. Nella prima grande opportunità, Klose si rivela troppo altruista, cercando il compagno di reparto invece di provare il tiro da buona posizione. Nel secondo caso, invece, Klose fa benissimo, sempre lanciato davanti a Boruc, a servire centralmente Podolski che non può esimersi dal mettere in rete. Poche emozioni nel resto del primo tempo, con la Polonia incapace di rendersi pericolosa. Nella ripresa Beenhakker si affida al brasiliano naturalizzato Guerreiro, che fin da subito si dimostra il miglior palleggiatore dei suoi. Si sposta dal centro alla destra dell’attacco riuscendo a creare qualche patema alla fin lì tranquilla difesa tedesca. In mezzo, però, la Polonia continua a latitare, con un deludente Smolarek presto accompagnato da Saganowski. Passata questa sfuriata polacca la Germania torna a fare la gara spingendo sulla destra col neo entrato Schweinsteiger. Il fantasista del Bayern impegna Boruc in angolo, ma è su una conclusione di Ballack che l’estremo difensore del Celtic si supera, con un intervento d’istinto che ricorda quello di Buffon a Berlino su Zidane. Alla fine, però, il bravo Boruc si deve arrendere nuovamente a Podolski. Azione tutta targata Bayern, con Schweinsteiger che serve Klose in area. Il centravanti sbuccia la conclusione, servendo involontariamente l’accorrente Podolski. Bella la girata al volo del giovane attaccante di origini polacche, che non lascia scampo al portiere avversario. Vittoria senza ombre per la Germania, anche se questa Polonia spuntata non sembra essere l’avversario più probante. ROMANIA-FRANCIA 0-0 (Zurigo - 9 giugno 2008) Romania: Lobont; Contra, Tamas, Goian, Rat; Cocis (63’ Codrea), Radoi (92’ Dica), Chivu; Nicolita, D.Niculae, Mutu (78’ M.Niculae). All. Piturca. Francia: Coupet; Sagnol, Thuram, Gallas, Abidal; Ribery, Toulalan, Makelele, Malouda; Anelka (71’ Gomis), Benzema (77’ Nasri). All. Domenech. Dopo gare non spettacolari, ma quantomeno dai ritmi discreti, a Zurigo va in scena una partita sonnolenta, fin dalle prime battute. Il primo tempo vede il solo Ribery tentare di ravvivare l’anemico attacco francese, privo dell’acciaccato Henry. L’esterno del Bayern Monaco ci prova da solo o in coppia con Anelka, ma in entrambe le occasioni Lobont non corre seri pericoli. Ripresa più vivace, con la Romania che tenta di farsi pericolosa col suo leader, Mutu, ma dura poco e la Francia torna a macinare gioco, provandoci con Malouda e nuovamente con Ribery, che pesca Benzema in area. La conclusione centrale della punta del Lione è seguita poco dopo da un’altra sua iniziativa, senza esito. Ultimi tentativi da fuori area, e alla fine i galletti si arrendono all’evidenza portando a casa un solo punto, in attesa di vedere cosa faranno le avversarie. OLANDA-ITALIA 3-0 (Berna - 9 giugno 2008) Olanda: Van der Sar; Boulahrouz (76’ Heitinga), Ooijer, Mathijsen, Van Bronkhorst; Kuijt (81’ Afellay), De Jong, Van der Vaart, Engelaar, Sneijder; Van Nistelrooy (70’ Van Persie). All. Van Basten. Italia: Buffon; Panucci, Barzagli, Materazzi (54’ Grosso), Zambrotta; Gattuso, Pirlo, Ambrosini; Camoranesi (75’ Cassano), Toni, Di Natale (63’ Del Piero). All. Donadoni. Marcatori: 26’ Van Nistelrooy, 31’ Sneijder, 78’ Van Bronkhorst. L’Italia, campione del mondo, esordisce con la testa di serie Olanda. In campo, per gli azzurri, la sorpresa Ambrosini, al posto di De Rossi, mentre Barzagli rimpiazza Cannavaro al fianco di Materazzi. Prime fasi di gara molto lente, con l’Olanda che mantiene uno sterile possesso palla, mentre l’Italia non riesce ad impostare un pressing efficace. Eppure, Toni avrebbe una grossa opportunità, pescato in area da un lancio dalla destra prova la difficile girata di testa invece di servire il liberissimo Di Natale, al centro. Non convince, però, la difesa, che resta spesso troppo alta, favorendo gli inserimenti in velocità degli avanti arancioni. In uno di questi Van Nistelrooy si presenta solo davanti a Buffon, che con esperienza riesce a sbilanciarlo di quel tanto che basta ad evitare la conclusione. Sempre più baldanzosi, vista la scarsa opposizione, gli olandesi cominciano a premere seriamente e alla mezzora passano, su azione confusa, finalizzata da Van Nistelrooy con un tocco sotto porta su traversone dalla sinistra. Proteste italiane, per la posizione del centravanti del Real Madrid, ma Panucci, in quel momento fuori dal campo, tiene in gioco l’avversario, almeno per le regole FIFA. Lungi dallo svegliarsi, l’Italia patisce il colpo e poco dopo arriva il raddoppio. L’azione parte da un colpo di testa di Materazzi su corner, salvato sulla linea. Il contropiede è micidiale, e in tre passaggi viene servito Sneijder che, sulla blanda opposizione del solo Di Natale, ha gioco facile nel trafiggere Buffon. La ripresa, nonostante gli ingressi di Del Piero, Grosso e Cassano, non muta il quadro. Poca lucidità degli azzurri in attacco, dove Toni sembra la pallida copia del capocannoniere di Bundesliga, e olandesi micidiali in contropiede. Fino al tris firmato da Van Bronkhorst che chiude la pratica. Donadoni parte nel modo peggiore, dunque, scatenando già dall’inizio la nostalgia di Lippi, ed è chiamato a modificare di molto la formazione, in vista della decisiva gara con la Romania. SPAGNA-RUSSIA 4-1 (Innsbruck - 10 giugno 2008) Spagna: Casillas; Sergio Ramos, Puyol, Marchena, Capdevila; Iniesta (63’ Cazorla), Senna, Xavi, Silva (77’ Xabi Alonso); F.Torres (54’ Fabregas), Villa. All. Aragones. Russia: Akinfeev; Anyukov, Shirokov, Kolodin, Zhirkov; Sychev (46’ Bystrov) (70’ Adamov, Semak, Zyryanov, Semshov (58’ Torbinsky), Bilyaletdinov; Pavlyuchenko. All. Hiddink. Marcatori: 21’ Villa(S), 44’ Villa(S), 75’ Villa(S), 86’ Pavlyuchenko(R), 91’ Fabregas(S). Contro una Russia falcidiata da infortuni e squalifiche, la Spagna parte alla grande, mettendo in mostra u n potenziale offensivo con pochi eguali. Protagonisti della giornata i due compagni d’attacco. Il primo tempo, giocato a buon ritmo, vede Fernando Torres mettere a ferro e fuoco la retroguardia ospite, inedita per tre quarti. Lui e Villa impegnano Akinfeev un paio di volte, prima di riuscire a passare. Grande azione di Torres sulla sinistra e palla in mezzo per un facile appoggio in rete del compagno di reparto. La reazione russa non è disprezzabile, culminando in un palo colpito da Zyrianov e in una traversa, a gioco fermo, centrata da Pavlyuchenko. La Spagna è però prontissima quando si tratta di punire il minimo sbandamento difensivo. Proprio con un bel passaggio a tagliare la difesa, Iniesta manda in rete per la seconda volta Villa a fine primo tempo. I russi ci provano ancora ad inizio ripresa, con Pavlyuchenko, mentre Aragones decide di coprire di più il centrocampo inserendo Fabregas al posto di un deluso Torres. Ogni contropiede, comunque, è un capello grigio in più per Hiddink, che vede Villa due volte, e poi anche Silva, rendersi pericolosi, mentre i suoi ci provano solo dalla distanza, con Bilyaletdinov. Il tris è dunque nell’aria, e arriva ad un quarto d’ora dal termine, quando Silva lancia un liberissimo Villa in area di rigore. L’attaccante iberico mette a sedere il proprio marcatore e batte nuovamente Akinfeev. Gara chiusa, se mai era stata aperta, ma i russi trovano la forza di siglare la rete della bandiera, con un’incornata di Pavlyuchenko su azione da corner. Potrebbero anche accorciare ulteriormente, se Semak fosse più rapido in area, ma alla fine arriva invece il poker di Fabregas, che in tuffo di testa ribadisce in rete una respinta di Akinfeev su botta da fuori di Xavi. Il regista dell’Arsenal era però partito in posizione irregolare. GRECIA-SVEZIA 0-2 (Salisburgo - 10 giugno 2008) Grecia: Nikopolidis; Seitaridis, Antzas, Dellas (70’ Amanatidis), Kyrgyakos, Torosidis; Katsuranis, Basinas, Karagounis; Charisteas, Gekas (46’ Samaras). All. Rehhagel. Svezia: Isaksson; Alexandersson (74’ Stoor), Mellberg, Hansson, Nilsson; Wilhelmsson (78’ Rosenberg), A.Svensson, D.Andersson, Ljungberg; Larsson, Ibrahimovic (71’ Elmander). All. Lagerback. Marcatori: 67’ Ibrahimovic, 72’ Hansson. Ultimi a scendere in campo, i campioni in carica, contro l’ambiziosa Svezia. La gara è contratta, frutto anche del modulo iper difensivo dei greci, che si schierano con un 5-4-1. Il più pericoloso in avvio è comunque Charisteas, schierato da esterno destro, che in un paio di occasioni mette in ambasce la difesa scandinava. Solo intorno alla mezzora la Svezia costruisce una palla gol, con un colpo di testa all’indietro di Ibrahimovic, che quasi beffa Nikopolidis in uscita. Il primo tempo si chiude con un’irritante melina greca, con ripetuti passaggi tra difensori che scatenano i fischi del pubblico avversario. Eppure, proprio allo scadere, Basinas impegna Isaksson in angolo con una conclusione dal limite. Nella ripresa non cambia la musica e gli unici pericoli per i portieri arrivano grazie ad indecisioni dei loro difensori. Soprattutto la retroguardia svedese appare un po’ indecisa, regalando palla a Karagounis, che non ne approfitta, e poi sfiorando l’autorete con Hansson. Lo stato di sonnolenza nel quale era caduto il pubblico neutrale viene squarciato, improvvisamente, da un lampo di Ibrahimovic, che scambia sulla destra con Larsson, e dal vertice dell’area lascia partire un esterno destro di incredibile potenza e precisione. Nikopolidis può solo guardare il pallone insaccarsi nel sette alla sua destra. Fatto il suo dovere, l’interista esce per preservare le forze, ma la Grecia non ne approfitta e anzi si sbilancia subendo poco dopo il raddoppio. Ljungberg si ritrova solo in area senza neanche sapere perché e spara su Nikopolidis, ma il pallone, intercettato da Elmander, si impenna. L’estremo difensore greco prova ad agguantarlo ma viene anticipato da Hansson, portatosi in avanti, che al termine di una serie di rimpalli con Kyrgiakos scaraventa la sfera in fondo al sacco. Sembra dunque che la fortuna della Grecia sia rimasta a Lisbona. Non basta più, evidentemente, chiudersi in difesa e sperare nel colpaccio in contropiede. GIORNATA 2 REP.CECA-PORTOGALLO 1-3 (Ginevra - 11 giugno 2008) Rep.Ceca: Cech; Grygera, Ujfalusi, Rozehnal, Jankulovski; Sionko, Matejovski (68’ Vlcek), Galasek (73’ Koller), Polak, Plasil (85’ Jarolim); Baros. All. Bruckner. Portogallo: Ricardo; Bosingwa, Pepe, R.Carvalho, P.Ferreira; C.Ronaldo, Petit, Deco, Moutinho (75’ F.Meira), Simao (79’ Quaresma); Nuno Gomes (79’ H.Almeida). All. Scolari. Marcatori: 8’ Deco(P), 17’ Sionko(C), 63’ C.Ronaldo(P), 91’ Quaresma(P). Con le due squadre soddisfatte dall’esordio con vittoria lo spettacolo è garantito, e infatti già al quinto minuto il punteggio si sblocca. Il merito è di Cristiano Ronaldo, che parte dalla sinistra, scambia in velocità prima con Deco e poi con Nuno Gomes ed entra in area. Qui viene contrato da Cech, ma la palla carambola nei pressi di Deco che, dopo un primo tentativo mancato, riesce ad insaccare sul disperato recupero dei difensori. Al quarto d’ora la Rep.Ceca riesce ad aumentare il ritmo e mette in difficoltà gli avversari, sfiorando la rete con un colpo di testa poco alto di Baros, e trovandolo poco dopo con Sionko, che di testa anticipa tutti su un corner dalla destra e batte Ricardo. Deco e Ronaldo sono però in grande giornata e grazie a loro il Portogallo resta padrone del campo. Cech si salva in tre occasioni, sulle conclusioni dalla distanza dei fuoriclasse lusitani, mentre i cechi ci provano solo in contropiede. A inizio ripresa il più pericoloso è Nuno Gomes, ma il centravanti non riesce ad approfittare di due distrazioni della difesa avversaria. Altri botta e risposta, prima che il Portogallo riesca a riportarsi in vantaggio. Stavolta l’azione parte da Deco, che sulla destra si libera e serve Cristiano Ronaldo appostato al limite. Il suo tiro di prima intenzione, in rasoterra, non lascia possibilità di replica a Cech. La replica della Rep.Ceca è affidata ai cross di Plasil, ma Baros e Sionko sono troppo imprecisi, oppure, nel caso di quest’ultimo, trovano l’ottima opposizione di Ricardo. All’inizio del tempo di recupero il Portogallo chiude la pratica. Lancio a scavalcare la difesa, a dir la verità un po’ troppo alta, e scatto di Cristiano Ronaldo, che si presenta solo davanti al portiere. Invece si tentare il tiro l’asso del Manchester United serve l’accorrente Quaresima, entrato nella ripresa, che può appoggiare senza problemi in rete. Vittoria convincente, contro un’agguerrita Rep.Ceca, e primo posto del girone assicurato. SVIZZERA-TURCHIA 1-2 (Basilea - 11 giugno 2008) Svizzera: Benaglio; Lichtsteiner, Muller, Senderos, Magnin; Behrami, Inler, H.Yakin (85’ Gygax), Fernandes (76’ Cabanas), Barnetta (66’ Vonlanthen); Derdiyok. All. Kuhn. Turchia: Volkan; Ham.Altintop, Emre Asik, Servet, Hakan Balta; Gokdeniz (46’ Semih), Tuncay, M.Aurelio, Tumer (46’ M.Topal), Arda; Nihat (85’ Kazim). All. Terim. Marcatori: 32’ H.Yakin(S), 57’ Semih(T), 93’ Arda(T). Sconfitte entrambe all’esordio, le due formazioni vanno alla ricerca dei primi tre punti, soprattutto gli svizzeri padroni di casa, ancora a secco di vittorie nelle fasi finali degli europei. Nei primi venti minuti le squadre badano più a non rischiare, e i ritmi lenti favoriscono le doti di palleggio dei turchi. A scombinare loro i piani si scatena un autentico nubifragio, che trasforma in poco tempo il campo in un vero e proprio acquitrino. Il campo pesante favorisce il gioco più fisico degli svizzeri, che si rendono pericolosi prima con Inler e poi con Yakin, che impegnano Volkan. La Turchia sembra reagire, tanto da colpire un palo con Arda, ma alla mezzora la Svizzera colpisce. Derdiyok si fa largo sulla destra, saltando anche il portiere in uscita, e serve Yakin appostato a centro area. Una pozzanghera facilità il compito del fantasista di origini turche, che insacca ma evita di esultare. Tre minuti dopo ci sarebbe pure la possibilità del raddoppio, ma stavolta Yakin arriva in ritardo sul cross e manca lo specchio della porta. Nella ripresa Terim propone un’altra Turchia, inserendo i più offensivi Senturk e Topal, ed è proprio il primo, su cross dalla sinistra di Nihat, a pareggiare al decimo con un colpo di testa che sorprende Benaglio, non impeccabile nel suo intervento. Da quel punto la gara diventa un continuo capovolgimento di fronte, senza in realtà grandi pericoli per i portieri, ma con un gran ritmo, favorito dalla fine della pioggia, che permette al campo di non appesantirsi ulteriormente. L’azione più pericolosa la creano i turchi, che sulla destra trovano spesso varchi invitanti, ed è infatti proprio da lì che Tuncay fa partire un cross teso, sul quale Nihat, pur allungandosi, non riesce ad intervenire. La Turchia appare più vogliosa di cercare il successo, rischiando però di scoprirsi, come a sette minuti dal termine, quando sugli sviluppi di un corner gli elvetici partono in velocità, in quattro contro un solo difensore avversario. Sembra fatta, ma l’azione rallenta, sulla destra, e quando viene servito Yakin al limite dell’area questi non riesce a concludere pericolosamente. Il pareggio sembra dunque ormai deciso, ma al secondo minuto di recupero Arda riceve palla sulla sinistra, converge al centro e lascia partire una conclusione che, deviata da Muller, beffa Benaglio e si insacca. È il gol che da il successo alla Turchia, eliminando dall’Europeo i padroni di casa svizzeri. Grande la delusione sugli spalti, mentre Terim esulta e si prepara a giocarsi la qualificazione nella sfida con la Rep.Ceca. CROAZIA-GERMANIA 2-1 (Klagenfurt - 12 giugno 2008) Croazia: Pletikosa; Corluka, R.Kovac, Simunic, Pranjic; Srna (80’ J.Leko), N.Kovac, Modric, Rakitic; Kranjcar (85’ Knezevic), Olic (72’ Petric). All. Bilic. Germania: Lehmann; Lahm, Metzelder, Mertesacker, Jansen (46’ Odonkor); Fritz (82’ Kuranyi), Frings, Ballack, Podolski; Gomez (65’ Schweinsteiger), Klose. All. Low. Marcatori: 24’ Srna(C), 62’ Olic(C), Podolski(G). Si gioca per il primato del girone. La Croazia prende da subito il pallino del gioco, forte di un centrocampo a cinque grazie al modulo ad una sola punta scelto da Bilic. Le azioni migliori si svolgono sulle fasce, con Srna a destra e Pranjic a sinistra che mettono spesso buoni palloni in mezzo, quasi sempre, però, preda dei difensori avversari. A metà tempo, però, su un cross di Pranjic, è proprio Srna ad intervenire anticipando tutti e sbloccando il punteggio. La reazione tedesca è buona, ma disordinata. Le azioni più pericolose nascono sui calci piazzati a sfruttare le doti aeree di Gomez e dei difensori. Ci prova anche Ballack, su punizione, mentre la Croazia non sta a guardare e rischia più volte il raddoppio con rapide azioni di contropiede, ma Kranjcar non riesce a concretizzare. Nella ripresa Ballack rischia di trovare subito il pareggio, con un pallonetto a sfruttare una corta respinta di Pletikosa, ma al quarto d’ora arriva il raddoppio. Cross di Rakitic sul quale interviene Poborski in ripiegamento difensivo. La deviazione dell’attaccante finisce contro il palo, sorprendendo Lehmann, ma non Olic, che è sveltissimo ad intervenire sul pallone e a spedirlo in rete. Il due a zero spinge la Germania all’assalto. Schweinsteiger, entrato nella ripresa, ci prova in diagonale dalla sinistra, mancando di poco lo specchio. La gara sembra spegnersi, ma a dieci minuti dal termine Podolski interviene su una respinta affannosa della difesa croata e batte Pletikosa con una secca conclusione al volo. Niente esultanza per lui, nonostante raggiunga Villa in testa alla classifica cannonieri, e palla riportata velocemente a centrocampo. Non basta l’orgoglio, però, ai tedeschi, perché la Croazia riesce a difendersi bene nei minuti finali, nei quali Schweinsteiger si fa espellere per un gesto di stizza nei confronti di Leko, appena entrato. È il primo cartellino rosso dell’Europeo, ma quello che conta di più è il sorprendente successo croato, che lancia la nazionale a scacchi ai quarti di finale come prima del girone. AUSTRIA-POLONIA 1-1 (Vienna - 12 giugno 2008) Austria: Macho; Garics, Prodl, Stranzl, Pogatetz; Leitgeb, Aufhauser (73’ Saumel), Ivanschitz (63’ Vastic), Korkmaz; Linz (63’ Kienast), Harnik. All. Hickersberger. Polonia: Boric; Wasilewski, Jop (46’ Golanski), Bak, Zewlakow; Dudka, Lewandowski, Guerreiro (84’ Murawski), Krzynowek; Saganowski (82’ Lobodzinski), Smolarek. All. Beenhakker. Marcatori: 30’ Guerreiro(P), 92’ Vastic(A)(rig). Le due squadre non hanno certo entusiasmato, all’esordio, e sono adesso chiamate a giocarsi le ultime chances di restare in corsa. Gli austriaci partono all’assalto, incitati dal pubblico di casa, ma nonostante una difesa polacca inguardabile, sprecando almeno tre ghiotte occasioni da gol nei primi minuti. Sia Harnik che Linz, però, soli davanti a Boruc si fanno respingere la conclusione dal portiere, o mancano del tutto lo specchio. La Polonia ha certamente più qualità, ma gioca con ritmi troppo compassati. Basta, comunque, a trovare il vantaggio beffa, quando Guerriero interviene su una conclusione di Saganowski deviata dal portiere e segna il suo primo gol col la maglia della nazionale. Dubbi sulla sua posizione, anche se il tocco del portiere potrebbe rimetterlo in gioco. Nella ripresa l’Austria dimostra di non aver assorbito adeguatamente il brutto colpo e la Polonia controlla abilmente il gioco, abbassando i ritmi. I polacchi sono anche i più pericolosi, impegnando un attento Macho in più occasioni, con i vari Smolarek, Lewandowski e Krzynowek. L’entrata in campo di Vastic regala un po’ di tecnica in più agli austriaci, che nella fase finale della gara provano a creare qualche azione da golsoprattutto con Korkmaz, a sinistra. Un’uscita errata di Boruc, che riesce a smanacciare in angolo, sembra essere l’ultimo brivido della gara e invece, al secondo minuto di recupero, l’arbitro intravede in mischia un fallo di Lewandowski su Prodl e fischia un calcio di rigore per i padroni di casa. Le proteste polacche non hanno esito e Vastic trasforma regalando il primo punto alla sua squadra. Ora bisognerà vincere con la Germania. Impresa quasi impossibile, ma nel calcio mai dire mai. ITALIA-ROMANIA 1-1 (Zurigo - 13 giugno 2008) Italia: Buffon; Zambrotta, Panucci, Chiellini, Grosso; Camoranesi (85’ Ambrosini), Pirlo, De Rossi, Perrotta (57’ Cassano); Toni, Del Piero (77’ Quagliarella). All. Donadoni. Romania: Lobont; Contra, Tamas, Goian, Rat; F.Petre (60’ Nicolita), Codrea, Radoi (25’ Dica), Chivu; D.Niculae, Mutu (88’ Cocis). All. Piturca. Marcatori: 55’ Mutu(R), 56’ Panucci(I). Dopo il terribile esordio, con lo 0-3 subito dall’Olanda, l’Italia cerca il successo contro la Romania per tornare in corsa per la qualificazione. Rivoluzionata la formazione, con gli innesti di Chiellini e Grosso in difesa, De Rossi e Perrotta a centrocampo e Del Piero in attacco. I frutti si vedono subito, visto che gli azzurri prendono presto il comando delle operazioni schiacciando nella propria metà campo una Romania rinunciataria già nello schieramento. Manca, però, la lucidità sotto porta, quando Del Piero si vede respingere in angolo un suo colpo di testa ravvicinato e Toni non impatta al meglio su un cross dalla sinistra di un ottimo Grosso. La Romania sta a guardare, ma sa rendersi pericolosa non appena l’Italia abbassa il ritmo, soprattutto con conclusioni dalla distanza. Sia Mutu che Tamas impegnano il portiere in deviazioni difficili, mentre Chivu, su punizione, colpisce il palo complice una deviazione involontaria di Panucci. Dopo un altro tiro dalla distanza di Rat, poco fuori, gli azzurri tornano a premere sfiorando più volte il vantaggio. Perrotta si inserisce bene in area ma viene bloccato all’ultimo, poi entra in scena Lobont, che salva in tuffo su due colpi di testa insidiosissimi, di De Rossi e Toni. Prima della pausa c’è spazio per il classico caso da moviola, quando Toni insacca di testa su cross dalla trequarti ma l’arbitro annulla per un inesistente fuorigioco. Nella ripresa la Romania, che ha inserito il più offensivo Dica per l’infortunato Radoi, diventa più spavalda e trova addirittura il vantaggio. Svarione di Zambrotta, che devia verso la porta una punizione calciata da centrocampo, favorendo così l’inserimento di Mutu. Stop e tiro sotto la traversa, imparabile per Buffon. L’Italia sarebbe eliminata, ma trova l’orgoglio per gettarsi in avanti e pareggiare in due minuti, con un tocco sotto misura di Panucci su corner rimesso in mezzo da Chiellini. L’entrata in campo di Cassano regala maggior potenziale offensivo alla squadra, col barese ad ispirare, tradito però dai compagni, poco lucidi al momento della conclusione anche per merito dell’attenta difesa rumena. A nove minuti dal termine potrebbe arrivare la beffa, quando l’arbitro assegna un calcio di rigore alla Romania dopo un corpo a corpo tra Panucci e Niculae. Le proteste degli italiani servono a nulla e allora ci pensa Buffon, che para d’istinto la conclusione di Mutu, riuscendo pure ad allontanare il pallone dall’area col piede. È l’ultima emozione di una gara che fa felice solo la Romania, mentre l’Italia dovrà giocarsi il tutto per tutto con la Francia, sperando anche nella correttezza dell’Olanda. OLANDA-FRANCIA 4-1 (Berna - 13 giugno 2008) Olanda: Van der Sar; Boulahrouz, Ooijer, Mathijsen, Van Bronkhorst; Kuijt (56’ Van Persie), De Jong, Van der Vaart (78’ Bouma), Engelaar (46’ Robben), Sneijder; Van Nistelrooy. All. Van Basten. Francia: Coupet; Sagnol, Thuram, Gallas, Evra; Govou (75’ Anelka), Toulalan, Ribere, Makelele, Malouda (60’ Gomis); Henry. All. Domenech. Marcatori: 10’ Kuijt(O), 59’ Van Persie(O), 70’ Henry(F), 71’ Robben(O), 92’ Sneijder(O). Con Henry in campo la Francia è decisa a fermare l’Olanda e saltare al comando del girone. Per fare posto all’attaccante del Barcellona, Domenech esclude sia Benzema che Anelka, inserendo Govou come spalla. I francesi partono bene e sembra poter comandare il gioco. Al quinto minuto, però, su corner dalla destra, Kuyt anticipa un distratto Malouda e batte Coupet. Tutto più facile, ora, per l’Olanda, che con la Francia buttata in avanti può rendersi pericolosa con i suoi veloci contropiede. I galletti ci mettono venti minuti per riaversi, ma a metà tempo impegnano Van der Sar in più occasioni, con Govou, Malouda e Ribery. Henry, fin lì apatico, ci prova con un guizzo nel finale, ma la sua conclusione manca di poco lo specchio. Nella ripresa la Francia parte all’arrembaggio, mettendo in seria difficoltà la difesa orange, ma a dare una mano a Van Basten è l’arbitro, che non vede un tocco di mano di Ooijer su conclusione ravvicinata di Henry. Ma l’Olanda quando parte in contropiede è devastante e, nel momento di maggiore pressione francese, Van Nistelrooy riesce a liberare Robben a sinistra con una splendida veronica. L’esterno, entrato nella ripresa per l’incontrista Engelaar, fugge fino al fondo e mette in mezzo un cross basso sul quale si avventa l’altro nuovo entrato, Van Persie. La conclusione secca viene solo toccata dall’incerto Coupet, che non può però evitare che la palla finisca in rete. La Francia non si perde d’animo, continua ad attaccare e riesce infine a superare la difesa avversaria con Henry, il cui tocco sotto misura su cross di Sagnol non da scampo a Van der Sar. Ma è una pia illusione, perché alla prima azione l’Olanda ristabilisce le distanze. Robben avanza sulla sinistra, è quasi sul fondo, controllato da Gallas, quando fa partire una conclusione a sorpresa che lascia di sasso Coupet e si insacca sotto la traversa. Gli inserimenti di Gomis e Anelka non danno i frutti sperati da Domenech, e anzi la Francia appare ormai rassegnata. Van Nistelrooy chiama Coupet alla deviazione in angolo, su pallonetto di testa, mentre l’ultimo sussulto francese arriva da Henry, che manda sull’esterno della rete. A tempo scaduto, Sneijder riceve palla al limite, si gira e lascia partire una conclusione che si insacca sotto la traversa, con Coupet ancora una volta complice. Con questo secondo largo successo l’Olanda si appropria del primo posto del girone e del titolo di squadra da battere. Per la Francia, ultima a pari merito con l’Italia, la sfida con gli azzurri ha il sapore dell’ultima spiaggia, ma anche per loro si rende necessaria una prova di sportività olandese. SVEZIA-SPAGNA 1-2 (Innsbruck - 14 giugno 2008) Svezia: Isaksson; Stoor, Mellberg, Hansson, Nilsson; Elmander (79’ S.Larsson), D.Andersson, A.Svensson, Ljungberg; H.Larsson (85’ Kallstrom), Ibrahimovic (46’ Rosenberg). All. Lagerback. Spagna: Casillas; Sergio Ramos, Marchena, Puyol (24’ Albiol), Capdevila; Iniesta (58’ Cazorla), Senna, Xavi (58’ Fabregas), Silva; F.Torres, Villa. All. Aragones. Marcatori: 15’ F.Torres(SP), 32’ Ibrahimovic(SV), 92’ Villa(SP). Gara tra le due vincitrici della prima giornata, e anche per questo giocata a viso aperto. La Spagna si fa preferire per la sua maggiore tecnica, ma la Svezia è una squadra ostica, difficile da superare. Al quarto d’ora, però, Torres trova il modo di farlo, deviando in rete un cross basso di Silva, dalla sinistra. Gli spagnoli sognano la qualificazione, ma hanno fatto i conti senza Ibrahimovic che, pur se a mezzo servizio, quando riceve palla in avanti è pericolosissimo. Come alla mezzora, quando in piena area, in mezzo ad un nugolo di avversari, riesce a controllare in qualche modo un pallone, si accentra e batte Casillas con una conclusione secca e precisa. Il primo tempo, oltre ai due gol, non ha detto molto, e ancora meno dice la ripresa, quando le due squadra sembrano accontentarsi di un pareggio che terrebbe la Spagna in vantaggio per la differenza reti. Gli scandinavi, che hanno sostituito Ibrahimovic per preservarlo, vanno vicini al gol soltanto in una occasione, a dieci minuti dal termine, quando Larsson non arriva per un soffio sul pallone a porta sguarnita. Per gli spagnoli, qualche tiro da lontano e nulla più, almeno fino al recupero, quando Villa salta con eleganza Hansson di fatto tagliando fuori tutta la retroguardia avversaria e poi ha gioco facile nel superare Isaksson. Il quarto gol dell’attaccante del Valencia vale alla Spagna il successo e il primo posto del girone assicurato che gli evita la sfida nei quarti con l’Olanda. GRECIA-RUSSIA 0-1 (Salisburgo - 14 giugno 2008) Grecia: Nikopolidis; Seitaridis (40’ Karagounis), Dellas, Kyrgyakos, Torosidis; Basinas, Katsuranis, Patsatzoglou; Charisteas, Liberopoulos (68’ Gekas), Amanatidis (80’ Giannakopoulos). All. Rehhagel. Russia: Akinfeev; Anyukov, Ignashevich, Kolodin, Zhirkov (87’ V.Berezutsky); Zyryanov, Semshov, Semak, Torbinsky, Bilyaletdinov (69’ Saenko); Pavlyuchenko. All. Hiddink. Marcatore: 33’ Zyryanov. Alla ricerca entrambe dei primi punti, le due squadre non vogliono comunque tradire la loro filosofia e scendono in campo con due formazioni attente più alla copertura che ad offendere. La Russia si fa preferire per una tecnica superiore, che le consente di tenere il pallino del gioco, pur manifestando limiti evidenti in fase di finalizzazione. L’occasione più grossa della prima mezzora capita a Pavlyuchenko, che tenta di beffare Nikopolidis in pallonetto, trovando però la deviazione in extremis del portiere greco. Nikopolidis non se la cava, invece, poco dopo, quando su un cross dalla sinistra va a caccia di farfalle e poi tenta di recuperare un pallone che si sta perdendo sul fondo. Sulla sfera interviene però in anticipo Semak, che rovescia a centro area dove Zyryanov, a porta sguarnita, deve solo fare da sponda. Prima del riposo c’è un’altra occasione per Pavlyuchenko e l’infortunio di Seitaridis, che spinge Rehhagel a cambiare modulo, rinforzando il centrocampo con Karagounis. La pressione greca della ripresa è piena di grinta e volontà, ma quando si tratta di concludere arrivano i problemi. La migliore opportunità capita sui piedi di Basinas, che a centro area spara alto sulla traversa da buona posizione. Nonostante evidenti carenze difensive, dunque, la Russia riesce a tenere a bada gli avversari ed è bravissima quando si tratta di ripartire. Anche i suoi avanti, però, difettano in precisione e prima Pavlyuchenko e poi Bilyaletdinov sprecano diverse buone occasioni. Finisce dunque sull’uno a zero che condanna i campioni in carica greci alla precoce eliminazione, unica squadra a non aver ancora segnato. Resta in corsa, invece, la Russia di Hiddink, che se la vedrà nella sfida decisiva con la Svezia, che dovrà assolutamente battere. GIORNATA 3 SVIZZERA-PORTOGALLO 2-0 (Basilea - 15 giugno 2008) Svizzera: Zuberbuhler; Lichtsteiner (83’ Grichting), Muller, Senderos, Magnin; Behrami, Inler, Fernandes, Vonlanthen (60’ Barnetta); Derdiyok, H.Yakin (86’ Cabanas). All. Kuhn. Portogallo: Ricardo; Miguel, Pepe, Bruno Alves, P.Ferreira (41’ J.Ribeiro); M.Veloso (71’ Moutinho), F.Meira, R.Meireles; Nani, H.Postiga (74’ H.Almeida), Quaresma. All. Scolari. Marcatori: 26’ H.Yakin, 83’ H.Yakin(rig). La gara ha poco da dire, in termini di classifica, con il Portogallo già qualificato al primo posto e la Svizzera già eliminata, ma i padroni di casa ci tengono a chiudere il torneo con una bella prestazione e magari conquistando il primo successo in una fase finale degli europei. L’occasione è ghiotta, perché Scolari decide di lasciare in panchina tutti i big, dando spazio alle seconde linee. Se ne giova lo spettacolo, con due squadre che si affrontano a viso aperto visto anche l’inferiore gap tecnico a favore dei lusitani. Nel primo tempo ci sono occasioni da entrambe le parti, con gli svizzeri pericolosi soprattutto sui calci piazzati, con gli inserimenti di Senderos e Behrami, o con tiri da lontano affidati soprattutto a Inler. Il Portogallo ribatte colpo su colpo, andando molto più vicino a portarsi in vantaggio. Prima chiede un rigore per un intervento su Nani, poi colpisce la traversa con un colpo di testa di Pepe, e infine si vede annullare un gol regolare segnato da Helder Postiga. Nel mezzo altre opportunità, fallite dallo stesso Postiga e da Bruno Alves. Ripresa agli stessi ritmi del primo tempo, con la Svizzera che parte forte, impegnando Ricardo con Inler, prima di sprecare con Vonlanthen. Poi cresce di tono il Portogallo, che colpisce un altro legno, stavolta con Nani, e sfiora il vantaggio in contropiede, quando Quaresima conclude con troppa fretta. Il terzo palo della giornata stavolta lo colpisce la formazione elvetica, con una conclusione da lontano di Inler, dopo un’azione confusa in area. A venti minuti dal termine, infine, il gol che sblocca il punteggio. Lo firma Yakin, su bella sponda di Derdiyok, con un destro che manda il pallone tra le gambe di Ricardo. I portoghesi tornano in avanti, alla ricerca del pareggio, ma sprecano l’ultima chance quando Quaresima serve male Postiga in mezzo all’area, venendo puntualmente puniti poco dopo, soprattutto per colpa dell’arbitro, che abbocca al tuffo di Barnetta in area fischiando un penalty per gli svizzeri. Batte Yakin, che porta a tre le sue segnature all’Europeo e chiude i conti facendo esultare il pubblico di casa. REP.CECA-TURCHIA 2-3 (Ginevra - 15 giugno 2008) Rep.Ceca: Cech; Grygera, Ujfalusi, Rozehnal, Jankulovski; Sionko (84’ Vlcek), Matejovski (39’ Jarolim), Galasek, Polak, Plasil (80’ Kadlec); Koller. All. Bruckner. Turchia: Volkan; Ham.Altintop, Emre Gungor (63’ Emre Asik), Servet, Hakan Balta; Tuncay, M.Aurelio, M.Topal (57’ Kazim), Arda; Semih (46’ Sabri), Nihat. All. Terim. Marcatori: 34’ Koller(C), 62’ Plasil(C), 75’ Arda(T), 87’ Nihat(T), 89’ Nihat(T). Scontro diretto che più diretto non si può. Le due squadre sono appaiate a tre punti e con la stessa differenza reti e, in caso di pareggio, potrebbero sperimentare la novità dei calci di rigore anche all’interno del girone. La tensione si sente, ovviamente, sui 22 in campo, e il primo tempo regala poco spettacolo, solo grazie ai cechi, unici a provare qualcosa in avanti e meritatamente in vantaggio all’intervallo. Il gol lo segna Koller, col pezzo forte del suo repertorio, il colpo di testa, su cross dalla destra. La ripresa è certamente più vivace fin dalle prime battute. La Turchia scende in campo con un altro atteggiamento, merito anche dell’inserimento sulla destra di Sabri. L’occasione più ghiotta del primo quarto d’ora capita a Tuncay, ma la sua conclusione termina di poco a lato. Al ventesimo, con i turchi in dieci per l’infortunio del difensore Emre Gungor, la Rep.Ceca approfitta del momento buono e trova il raddoppio con Plasil, la cui deviazione sotto misura su cross da destra lascia poche possibilità a Volkan. Ci sarebbe addirittura la possibilità del tris, ma Polak, una manciata di minuti più tardi, colpisce il palo da buona posizione. La gara sembra decisa, anche perché la Turchia appare accusare il colpo, ma mai dire mai. Su un cross dalla destra che attraversa tutta l’area, infatti, piomba Arda, già autore del gol decisivo con la Svizzera. La conclusione del piccolo esterno sinistro è forte e precisa e si insacca nell’angolino, solo sfiorata da Cech. I turchi si gettano in avanti, ma i minuti passano e li avvicinano all’eliminazione. A centottanta secondi dal termine, però, Altintop scaraventa un cross in area dalla destra. Cech esce in presa alta con eccessiva sufficienza e la palla, resa scivolosa dalla pioggia, gli sfugge di mano finendo precisa sui piedi di Nihat, appostato appena dietro. Per il centravanti del Villareal è un gioco da ragazzi depositare nella porta sguarnita e poi correre a ricevere l’abbraccio dei compagni. Sembra, dunque, che si debba andare ai calci di rigore, ma un lancio senza pretese dalle retrovie coglie completamente di sorpresa la retroguardia ceca. L’unico a crederci è Nihat, che si ritrova solo davanti a Cech e lo fulmina con un destro a giro che si insacca nell’angolino alto alla sinistra del portiere. È il clamoroso gol del sorpasso e della qualificazione dei turchi ai quarti, ma le emozioni non sono ancora finite, perché in pieno recupero il portiere Volkan viene espulso per un ingiustificato spintone a Koller. Il suo posto tra i pali è preso da Tuncay, ma per fortuna degli uomini di Terim il tempo è troppo poco perché gli avversari ne possano approfittare. Turchi ai quarti con la Croazia dunque, in una sfida tra squadre alla ricerca del loro miglior risultato in un Europeo, pur avendo raggiunto la semifinale dei mondiali in tempi recenti. AUSTRIA-GERMANIA 0-1 (Vienna - 16 giugno 2008) Austria: Macho; Stranzl, Hiden (54’ Leitgeb), Pogatetz; Garics, Aufhauser (62’ Saumel), Ivanschitz, Fuchs; Harnik (66’ Kienast), Hoffer, Korkmaz. All. Hickersberger. Germania: Lehmann; Friedrich, Mertesacker, Metzelder, Lahm; Fritz (92’ Borowski), Frings, Ballack, Podolski (82’ Neuville); Gomez (59’ Hitzlsperger), Klose. All. Low. Marcatore: 49’ Ballack(G). Gara sulla carta senza storia, ma con in palio i quarti di finale, e dunque gli austriaci sperano nel colpaccio. Le fasi iniziali della gara confermano la netta superiorità tedesca, ma la poca lucidità sotto porta crea non pochi grattacapi a Low. Incredibile l’occasione sprecata da Gomez, a pochi centimetri dalla porta su assist di un Klose ispirato. La Germania ha problemi anche in retroguardia, grazie al grande movimento degli esterni austriaci, anche se i risultati del loro lavoro sono scadenti. L’Austria protesta per un fallo in area di Metzelder su Hoffer e poi ci prova dalla distanza con Aufhauser, senza impensierire troppo Lehmann. Risposta tedesca affidata a Podolski, che impagna Macho alla deviazione in corner, mentre l’ultima occasione del primo tempo capita ancora ai padroni di casa, con Fuchs che manda a lato di testa un cross di Korkmaz. Finale con sorpresa, quando il direttore di gara, lo spagnolo Mejuto Gonzalez, allontana dal campo i due tecnici, rei di essersi scambiati parole poco amichevoli. I due si stringono la mano prima di accomodarsi in tribuna e prepararsi a seguire il resto dell’incontro. A inizio ripresa la Germania riesce a passare, ringraziando il proprio capitano, Ballack. Il centrocampista del Chelsea batte Macho con un siluro su calcio di punizione che termina la propria corsa nell’angolino alto, imprendibile per chiunque. A questo punto i tedeschi provano a sfruttare i maggiori spazi lasciati loro dagli avversari, soprattutto sulla sinistra con Lahm e Podolski. Entrambi, però, non riescono a centrare la porta dopo percussioni in velocità. I cambi modificano l’assetto tattico della gara, con l’Austria che adesso spinge il baricentro più in avanti e torna ad essere pericolosa, sempre su iniziative degli esterni, Garics e Korkmaz. Proprio dai piedi del napoletano nascono due pericolose palle gol che il nuovo entrato Kienast non riesce a sfruttare. Ci prova anche Ivanschitz, ma il capitano austriaco non riesce ad impegnare Lehmann. La Germania prova a colpire di rimessa, soprattutto con le giocate di Podolski e Klose. Quest’ultimo, che vuole cessare il proprio digiuno di gol nei campionati europei, impegna Macho in una deviazione di piede e poi viene fermato per fuorigioco inesistente, su splendido assist di tacco del compagno di reparto. La gara termina, dunque, sull’uno a zero, quanto basta ai tedeschi per assicurarsi la qualificazione ai quarti, ma contro il Portogallo ci vorrà molto di più. CROAZIA-POLONIA 1-0 (Klagenfurt - 16 giugno 2008) Croazia: Runje; Simic, Vejic, Knezevic (25’ Corluka), Pranijc; J.Leko, Vukojevic, Pokrivac, Rakitic; Klasnic (74’ Kranjcar), Petric (74’ Kalinic). All. Bilic. Polonia: Boruc; Wasilewski, Zewlakow, Dudka, Wawrzyniak; Lobodzinski (54’ Smolarek), Murawski, Guerreiro, Lewandowski (46’ Kokoszka), Krzynowek; Saganowski (68’ Zahorski). All. Beenhakker. Marcatore: 52’ Klasnic. Croazia già qualificata e in campo con le riserve. Prova ad approfittarne la Polonia, che comunque non sarebbe sicura del passaggio ai quarti nemmeno con un successo. Le seconde linee croate, comunque, bastano e avanzano per tenere testa ai polacchi, e anzi sono proprio loro a fare la partita, contro una squadra senza idee, priva pure del proprio leader Smolarek. L’unico a tenere in piedi la Polonia è il portiere del Celtic, Boruc, uno dei migliori estremi difensori visti in questo europeo. I vari Pranjic, Klasnic e Rakitic si vedono più volte respingere le loro conclusioni insidiose e il primo tempo si chiude dunque a reti inviolate. Nella ripresa cala il ritmo, ma la Croazia riesce a passare già all’ottavo minuto, proprio grazie a Klasnic, sottopostosi a trapianto di rene pochi mesi prima. Il centravanti del Werder Brema gira di sinistro nell’angolino più lontano un cross basso dalla sinistra dello scatenato Pranjic. Solo con l’entrata di Smolarek la Polonia prova a creare qualche grattacapo alla difesa avversaria, andando alla conclusione con Guerreiro, ma senza precisione. La notizia del gol tedesco taglia definitivamente le gambe alla squadra di Beenhakker, che nel finale prova almeno a conquistare il pareggio, ma Smolarek sbaglia la conclusione, al termine di una bella azione personale, e Zahorski spara su Runje, portiere di riserva, in uscita. OLANDA-ROMANIA 2-0 (Berna - 17 giugno 2008) Olanda: Stekelenburg; Boulahrouz (58’ Melchiot), Heitinga, Bouma, De Cler; Afellay, De Zeeuw, Van Persie, Engelaar, Robben (62’ Kuijt); Huntelaar (83’ Vennegoor). All. Van Basten. Romania: Lobont; Contra, Tamas, Ghionea, Rat; Nicolita (83’ F.Petre), Codrea (72’ Dica), Chivu, Cocis, Mutu; M.Niculae (59’ D.Niculae). All. Piturca. Marcatori: 54’ Huntelaar, 87’ Van Persie. Tante chiacchiere, sulla gara tra Olanda già qualificata al primo posto e Romania in cerca dei punti per accompagnarla. Gli arancioni non ci stanno a passare per scorretti e giocano agli stessi livelli delle prime uscite, pur con molte riserve in campo. I rumeni si confermano squadra ostica da superare, ma incapace di comandare la gara e di creare occasioni da gol. L’unica palla gol del primo tempo capita a Niculae, che di testa spedisce a lato. Gli olandesi provano a far male con Huntelaar, ma la difesa avversaria controlla con attenzione, mentre Mutu non può fare altro che tentare la conclusione dalla distanza, senza esito. Dopo il gol di Pirlo la Romania accusa il colpo e rischia di andare sotto in due occasioni, ma prima Huntelaar e poi Robben sprecano due buone opportunità. Ripresa più vivace, soprattutto per merito dell’Olanda, che parte a razzo e impegna severamente Lobont con un rasoterra insidioso di Van Persie al termine di una bella azione personale. Al decimo il gol, firmato da Huntelaar, che devia in rete sotto misura un cross dalla destra di Afellay, al termine di un’azione tambureggiante. Il più in palla dei tulipani è certamente Van Persie, che tiene da solo in apprensione la difesa della Romania, fino a trovare in proprio la rete del raddoppio a dieci minuti dal termine, con un sinistro potente e preciso. In mezzo, quasi nulla la reazione rumena, con gli uomini di Piturca che si confermano abilissimi a distruggere il gioco ma incapaci di costruirlo. ITALIA-FRANCIA 2-0 (Zurigo - 17 giugno 2008) Italia: Buffon; Zambrotta, Panucci, Chiellini, Grosso; Gattuso (81’ Aquilani), Pirlo (55’ Ambrosini), De Rossi, Perrotta (64’ Camoranesi); Toni, Cassano. All. Donadoni. Francia: Coupet; Clerc, Gallas, Abidal, Evra; Govou (66’ Anelka), Toulalan, Makelele, Ribere (9’ Nasri) (26’ Boumsong); Benzema, Henry. All. Domenech. Marcatori: 25’ Pirlo(rig), 62’ De Rossi. Le due finaliste dell’ultima Coppa del Mondo si ritrovano ad affrontarsi con la qualificazione in palio, ma col rischio di dover salutare l’Europeo a braccetto. L’Italia parte con la grinta dei tempi migliori, imbrigliando il centrocampo francese e proponendosi con pericolosità sui lunghi lanci di Pirlo. La prima grossa occasione capita sui piedi di Toni, ma il centravanti non sembra intenzionato a cessare il suo digiuno e spara a lato solo davanti a Coupet. L’infortunio di Ribery, che lascia il campo al decimo per Nasri, ci informa che la fortuna forse è dalla nostra parte, ma si continua a sprecare occasioni. Clamorosa quella capitata a Panucci, che svetta più in alto di tutti su corner ma si vede respingere la sua conclusione diretta in porta da Makelele. Ancora un’occasione non sfruttata da Toni, ma il bomber del Bayern si rifà poco dopo. Su lancio del solito Pirlo anticipa tutta la difesa francese e si ritrova solo davanti a Coupet. Il suo controllo non sarebbe difficile, ma da dietro rinviene Abidal, che lo aggancia con le gambe a forbice causando l’ovvio rigore, con relativa espulsione per il difensore del Barcellona. Pirlo trasforma con freddezza e la gara si mette in salita. La Francia è in difficoltà, con la difesa spesso messa in difficoltà, nonostante Domenech ristabilisca il numero inserendo Boumsong per uno stranito Nasri. Toni continua a divorarsi palle gol a ripetizione, ma non è solo col numero nove che gli azzurri provano a far male. Ci prova De Rossi dalla distanza e ci va vicinissimo Grosso su calcio di punizione, procurato proprio dal centrocampista romanista. La parabola del terzino sinistro ci riporta alla semifinale mondiale con la Germania, ma stavolta Coupet riesce a metterci la punta delle dita, riuscendo a evitare il gol con l’aiuto anche del palo. Nel finale di tempo si soffre un po’ sulle avanzate francesi, ma Buffon resta comunque inoperoso. Nella ripresa, alla notizia del gol olandese, l’Italia allenta un po’ la pressione finendo per rischiare qualcosa in difesa, ma la Francia è veramente spuntata, col solo Henry che prova a impensierire i difensori avversari. Nel momento meno brillante, De Rossi calcia una punizione centrale con un rasoterra potente che, sbattendo sul piede di Henry, beffa Coupet e si insacca per il raddoppio. La gara perde la residua intensità, anche perché i transalpini appaiono incapaci di reagire, se si esclude un tiro di Benzema che chiama Buffon alla consueta parata da applausi che il capitano ama regalare al pubblico almeno una volta a partita. Tutti gli orecchi sono a Berna, da dove arriva la notizia liberatoria del raddoppio olandese che da il via alla festa. Nel frattempo Donadoni aveva tolto Pirlo e Gattuso, ammoniti e squalificati per i quarti con la Spagna, inserendo prima Ambrosini e poi Aquilani, candidati a sostituirli anche con le Furie Rosse. Prima del triplice fischio c’è tempo per l’ennesima occasione non sfruttata da Toni, che coglie l’incrocio dei pali con un tiro dal limite e si arrende all’evidenza che lo vuole ancora a secco di gol, come ai mondiali, fino ai quarti di finale. GRECIA-SPAGNA 1-2 (Salisburgo - 18 giugno 2008) Grecia: Nikopolidis; Vyntra, Kyrgiakos (63’ Antzas), Dellas, Spyropoulos; Basinas, Katsuranis, Karagounis (64’ Tziolis); Salpingidis (86’ Giannakopoulos), Charisteas, Amanatidis. All. Rehhagel. Spagna: Reina; Arbeloa, Juanito, Albiol, Navarro; Sergio Garcia, Fabregas, Xabi Alonso, De La Red, Iniesta (58’ Cazorla); Guiza. All. Aragones. Marcatori: 42’ Charisteas(G), 61’ De La Red(S), 87’ Guiza(S). Imbottita di riserve in vista del quarto di finale contro l’Italia, la Spagna affronta la Grecia campione uscente e ormai certa di non poter difendere oltre il proprio titolo. Il primo tempo non è certo da tramandare agli annali. Gli spagnoli comandando la danza, con Xabi Alonso e De La Red in cabina di regia. Il primo ci prova con un pallonetto quasi da metà campo, che termina poco fuori dallo specchio. Il secondo ha una buona opportunità, non sfruttata, su cross di Fabregas. I greci stanno a guardare, ma colpiscono a sorpresa a tre minuti dal riposo. Punizione dalla sinistra di Karagounis e stacco di testa senza ostacoli di Charisteas a centro area. L’attaccante, che aveva segnato il gol decisivo a Euro 2004, sigla dunque l’unica rete degli ellenici in questo torneo. Nella ripresa la Spagna appare decisa a non regalare il successo agli avversari. Xabi Alonso colpisce il palo con una staffilata dalla distanza, ma alla fine il pareggio arriva, a opera di De La Red, al termine di un pregevole fraseggio tra Fabregas e Guiza. Poco dopo anche il conto dei legni si pareggia, quando è Charisteas a venire fermato sul più bello, ma quello della Grecia è un fuoco di paglia. La Spagna appare, infatti, decisamente più in palla e trova il gol vittoria nei minuti finali, con un incornata di Guiza su cross da destra di Sergio Garcia. Successo incontrovertibile, che certifica la buona qualità delle alternative in possesso di Aragones e che chiude l’epopea della Grecia, campione con enorme sorpresa quattro anni prima. SVEZIA-RUSSIA 0-2 (Innsbruck - 18 giugno 2008) Svezia: Isaksson; Stoor, Mellberg, Hansson, Nilsson (79’ Allback); Elmander, D.Andersson (56’ Kallstrom), A.Svensson, Ljungberg; H.Larsson, Ibrahimovic. All. Lagerback. Russia: Akinfeev; Anyukov, Ignashevich, Kolodin, Zhirkov; Zyryanov, Semak, Semshov, Bilyaletdinov (66’ Saenko); Pavlyuchenko (90’ Bystrov), Arshavin. All. Hiddink. Marcatori: 24’ Pavlyuchenko, 50’ Arshavin. Ci si gioca la qualificazione come damigella della Spagna. Gli svedesi hanno il vantaggio della differenza reti, che consente loro di giocare per due risultati, e forse anche per questo iniziano la gara in maniera troppo difensiva, contando in un’altra invenzione del loro leader, Ibrahimovic, per sbloccare la situazione. Il centravanti dell’Inter, però, non è in condizione, per un dolore al ginocchio, e la Russia allora diviene rapidamente padrona del campo, facendosi preferire per le sue trame ariose nelle quali tutti partecipano allo stesso modo. La prima occasione capita al rientrante Arshavin, che debutta dopo aver scontato i due turni di squalifica. Poi e Zhirkov a sfiorare la rete con un bel sinistro al volo su azione da calcio d’angolo. Il vantaggio è nell’aria e arriva poco prima della mezzora, a firma della punta centrale, Pavlyuchenko, il quale deve solo fare da sponda per superare Isaksson deviando un cross basso di Anyukov, terzino destro propostosi in avanti al termine di un’azione tambureggiante sulla fascia destra. La reazione svedese è confusa, ma frutta un incrocio dei pali colpito di testa da Larsson. Il conto dei legni viene però pareggiato già prima del riposo da Pavlyuchenko, fermato dalla traversa. Lungi dal rientrare più convinta, la Svezia continua ad essere carente di inventiva anche nella ripresa, e dopo soli cinque minuti subisce il raddoppio. L’azione di contropiede è da manuale del calcio, con quattro tocchi tra gli attaccanti russi che si concludono con un cross basso di Bilyaletdinov dalla sinistra deviato in rete di punta da Arshavin. Il tecnico svedese manda in campo tutte le punte che può, chiudendo in pratica con uno schema 3-3-4, ma l’unico effetto che ottiene è quello di regalare spazi immensi ai contropiede russi, tutti falliti per la poca lucidità sotto porta degli uomini di Hiddink. Per questa volta, comunque, il mago olandese non si arrabbia e festeggia l’ennesimo miracolo della sua carriera, portando per la prima volta la Russia alla seconda fase di una importante manifestazione internazionale. QUARTI DI FINALE PORTOGALLO-GERMANIA 2-3 (Basilea - 19 giugno 2008) Portogallo: Ricardo; Bosingwa, Pepe, Carvalho, P.Ferreira; Simao, Moutinho (31’ R.Meireles), Petit (73’ H.Postiga), Deco, C.Ronaldo; Nuno Gomes (67’ Nani). All. Scolari. Germania: Lehmann; Friedrich, Mertesacker, Metzelder, Lahm; Schweinsteiger (83’ Fritz), Hitzlsperger (73’ Borowski), Ballack, Rolfes, Podolski; Klose (89’ Jansen). All. Low. Marcatori: 22’ Schweinsteiger(G), 26’ Klose(G), 40’ Nuno Gomes(P), 61’ Ballack(G), 87’ H.Postiga(P) Per tutti sarebbe dovuta essere la semifinale della parte alta del tabellone, ma una Germania poco brillante nel girone ha lasciato spazio alla Croazia e allora l’appuntamento è anticipato. Per questo motivo il Portogallo parte favorito, avendo vinto in scioltezza il proprio raggruppamento. I tedeschi, però, per tradizioni dimostrano tutto il loro potenziale nelle sfide che contano, e questa è una di quelle. Fin dai primi minuti la squadra di Low prende a sorpresa il comando delle operazioni, impedendo agli avversari di effettuare la solita ragnatela di passaggi. La giornata di scarsa vena di Deco e lo schieramento ad una punta dei tedeschi, che puntano agli inserimenti dalle fasce di Podolski e Schweinsteiger, fanno il resto. Nella prima metà del tempo non ci sono grandi sussulti, se si escludono un paio di conclusioni dalla distanza dei lusitani, abbastanza velleitarie. All’improvviso, però, Podolski riesce a sfondare sulla sinistra, in collaborazione con Ballack. Il veloce attaccante esterno del Bayern brucia un disattento Bosingwa e mette in mezzo una palla radente sulla quale arriva prima di tutti l’accorrente Schweinsteiger. Nulla da fare per Ricardo e per la difesa portoghese, in verità non brillante. Pepe e Carvalho, così come i compagni di squadra, dimostrano di non essere ancora entrati in partita poco dopo. Punizione dalla sinistra calciata da Schweinsteiger e stacco di testa di Klose, in beata solitudine a centro area. Il centravanti tedesco non crede ai propri occhi e riesce finalmente a segnare il suo primo gol in una fase finale dell’Europeo. Scolari approfitta di un colpo subito dallo spento Moutinho per sostituirlo col più solido Meireles, vista la difficoltà fisica del centrocampo, e il Portogallo chiude il primo tempo in crescendo. Cristiano Ronaldo si rianima e, a cinque minuti dall’intervallo, riceve sulla sinistra, brucia in velocità Friedrich e spara a rete. Ottima l’opposizione di Lehmann, la cui respinta finisce però dalle parti dell’accorrente Nuno Gomes il quale calcia a rete in girata e insacca, nonostante il disperato tentativo in extremis di Mertesacker. C’è ancora tempo per qualche emozione, prima con un’iniziativa di Ballack, che trova l’opposizione di Ricardo, e poi con una in fotocopia di Ronaldo, sempre da sinistra, che manca lo specchio di pochi centimetri. La ripresa promette spettacolo, ed in effetti il Portogallo scende in campo deciso a completare la rimonta. Funziona, finalmente, il gioco sulle fasce, ma gli uomini di Scolari si scontrano col muro difensivo tedesco e con la loro atavica difficoltà realizzativa. L’occasione migliore la creano su calcio d’angolo, con lo stacco a colpo sicuro di Pepe che però sbaglia clamorosamente la mira, mandando poco alto sopra la traversa. Proprio nel momento di maggiore difficoltà, la Germania colpisce nuovamente, allungando in modo decisivo. Altro cross di Schweinsteiger dalla sinistra e stacco di Ballack, lasciato troppo libero in area tra Ferreira e un Ricardo incerto nell’uscita. Per il centrocampista del Chelsea è un gioco da ragazzi, anche se il replay mostra una sua spinta al terzino che Scolari cerca in ogni modo di far notare al direttore di gara. Il tecnico brasiliano tenta il tutto per tutto inserendo Nani e Postiga, ma l’area tedesca è ormai intasatissima, e si può tentare solo qualche conclusione da lontano, senza molte pretese. A tre minuti dal termine, però, Nani, che appena entrato aveva mostrato di essere in palla riuscendo quasi a dribblare l’intera difesa, mette in mezzo un pallone sul quale stacca in solitudine Postiga. È una costante della gara e vale il gol dell’ultima speranza per i rosso verdi. Il disperato forcing finale, però, non approda a nulla e la Germania può festeggiare un grande risultato, inatteso dai più. Grande prova di squadra dei tedeschi, mentre i lusitani pagano la giornata negativa di Deco, soprattutto nel primo tempo, e le amnesie difensive, prontamente sfruttate dagli avversari. CROAZIA-TURCHIA 1-1 (1-3)rig (Vienna - 20 giugno 2008) Croazia: Pletikosa; Corluka, R.Kovac, Simunic, Pranjic; Srna, Modric, N.Kovac, Rakitic; Kranjcar (65’ Petric), Olic (97’ Klasnic). Turchia: Rustu; Sabri, Gokhan Zan, Emre Asik, Hakan Balta; Ham.Altintop, Tuncay, M.Topal (76’ Semih), Arda; Kazim (61’ Ugur Boral), Nihat (117’ Gokdeniz). All. Terim. Marcatori: 119’ Klasnic(C), 121’ Semih(T). Rigori: Modric(S), Srna(R), Rakitic(S), Petric(S) Arda(R), Semih(R), Ham.Altintop(R). La sfida tra le due outsiders dei quarti di finale, alla ricerca della loro prima storica semifinale europea, vede partire favoriti i croati, dall’alto del loro girone vinto a punteggio pieno, ma la Turchia è squadra ostica e lo dimostra fin dalle prime battute, rendendo impossibile la fluidità di gioco degli uomini di Bilic. Nei primi quarantacinque minuti le azioni da gol si contano sulle dita di una mano. I turchi ci provano con i calci piazzati o con conclusioni dalla distanza (bellissima quella di Mehmet Topal), mentre la Croazia prova ad allargare il gioco sulle fasce, riuscendo a rendersi pericolosa soprattutto sulla sinistra, dove Sabri fatica a contenere Pranjic. Una prima iniziativa manda alla conclusione Srna, così come contro la Germania, ma stavolta l’esterno destro non ha fortuna. Poco dopo il quarto d’ora c’è l’opportunità più limpida quando, sempre su cross dalla sinistra, Olic anticipa i difensori ma colpisce in pieno la traversa. Sulla ribattuta, con gli avversari completamente immobili, Kranjcar colpisce ancora di testa a botta sicura ma spedisce incredibilmente alto sulla traversa. Per la squadra di Terim, recriminazioni su un atterramento in area ai danni di Tuncay, per il quale c’erano gli estremi del calcio di rigore. Nella ripresa il ritmo rimane lento, ma la Croazia continua a farsi preferire in fase offensiva, mentre gli avanti turchi appaiono subire l’importanza della posta in palio. Rustu, in campo al posto dello squalificato Volkan, torna quello del 2002 e salva in più occasioni sulle incursioni dei vari Olic, Kranjcar e Rakitic. Il capolavoro, però, il portiere turco lo fa a sette minuti dal termine, quando toglie letteralmente dal sette un calcio di punizione ben calciato da Srna. Ai supplementari la Turchia sembra avere qualcosa in più dal punto di vista fisico, nonostante le tante assenze per infortunio. La difesa croata va sotto pressione sulle incursioni di Tuncay e Arda ma regge bene e proprio nel momento di maggiore difficoltà, la squadra a scacchi sblocca il punteggio. Siamo ad un minuto dai calci di rigore e Modric, sulla destra, trova il varco giusto anche grazie ad un rimpallo. Rustu gli va incontro sbagliando il tempo dell’uscita e mentre tenta di ritornare tra i pali viene scavalcato da un pallonetto deviato in rete da Klasnic più con la spalla che con la testa. Gioia croata e disperazione turca, ma non è finita, perché Terim riesce a scuotere i suoi che si gettano disperatamente in avanti. Sull’ultimo assalto, il rilancio di Rustu finisce dopo alcuni rimpalli in area sul sinistro di Semih. Gran botta al volo che si insacca nel sette e delirio dei tifosi turchi, con i croati sotto choc. La disperazione degli uomini di Bilic rende quasi scontato l’esito dei tiri dal dischetto. Sbaglia subito Modric, poi imitato da Rakitic. Non sbaglia, invece, nessun turco e la parata di Rustu sulla conclusione di Petric sancisce l’incredibile passaggio della Turchia in semifinale, dove andrà ad affrontare la Germania partendo nuovamente da grande sfavorita. OLANDA-RUSSIA 1-3 dts (Basilea - 21 giugno 2008) Olanda: Van der Sar; Boulahrouz (53’ Heitinga), Ooijer, Mathijsen, Van Bronkhorst; Kuijt (46’ Van Persie), De Jong, Van der Vaart, Engelaar (61’ Afellay), Sneijder; Van Nistelrooy. All. Van Basten Russia: Akinfeev; Anyukov, Ignashevich, Kolodin, Zhirkov; Saenko (81’ Torbinsky), Semak, Zyryanov, Semshov (69’ Bilyaletdinov); Pavlyuchenko (117’ Sychev), Arshavin. All. Hiddink. Marcatori: 56’ Pavlyuchenko(R), 86’ Van Nistelrooy(O), 111’ Torbinsky(R), 115’ Arshavin(R). L’Olanda, dopo aver dominato il girone considerato più duro, arriva ai quarti di finale da grande favorita, ma la Russia di Hiddink non è avversario da sottovalutare e lo si vede già dai primi minuti, quando gli arancioni vengono bloccati in ogni zona del campo, incapaci di creare pericoli con le loro caratteristiche azioni in velocità. Sono anzi gli avversari a rendersi pericolosi, con Zhirkov, Pavlyuchenko e con uno scatenato Arshavin. Ci prova anche il difensore Kolodin, che in due occasioni mostra di avere una grande capacità nei tiri dalla distanza. Van der Sar si salva, così come Akinfeev dall’altra parte, che ha comunque meno problemi. La maggior parte dei pericoli, l’Olanda li crea sui calci piazzati, con i russi incapaci di ostacolare i forti saltatori di testa avversari. Sia Van Nistelrooy che De Jong, però, non riescono a concludere con efficacia. Lo stesso centravanti del Real Madrid, oltre a Van der Vaart, ci prova dalla distanza prima del riposo. Il sorprendente, ma non troppo, vantaggio russo ad inizio ripresa cambia le carte in tavola. Lo firma Pavlyuchenko, al terzo gol nel torneo, con un tocco sotto porta su cross dalla sinistra di Semak. L’Olanda prova a reagire, ma si scontra contro un attento muro messo su dai russi i quali, sfruttando la loro velocità nelle ripartenze, creano parecchie opportunità per raddoppiare. Ancora Pavlyuchenko, oltre ad Arshavin, impegnano severamente la difesa orange, mentre sul lato opposto del campo è il solo Sneijder a cercare di dare la scossa ai suoi. Le sue conclusioni dalla distanza, però, mancano lo specchio della porta. Sembra, dunque, che si vada verso la fine senza possibilità di cambiare il risultato e invece, a quattro minuti dal termine, la Russia ricade nell’errore già palesato nel primo tempo, lasciando libero in area Van Nistelrooy, su un calcio di punizione dalla tre quarti di Sneijder. Troppo facile, per il bomber olandese, insaccare di testa da pochi passi e permettere ai suoi di giocarsi ai supplementari le proprie chances. Ci si aspetterebbe di vedere l’Olanda galvanizzata e la Russia stanca, ed è invece esattamente il contrario. I russi comandano il gioco come forse mai avevano fatto finora, sfiorando il nuovo vantaggio in più occasioni. Ci prova due volte Arshavin, che trova l’ottima risposta di Van der Sar. Poi è il turno di Pavlyuchenko, che colpisce la traversa con un destro potente dal limite e infine è Torbinsky, servito da Arshavin, a sprecare tirando troppo debolmente. Il secondo supplementare va diversamente, ma solo per quanto riguarda il risultato. Dopo un rigore reclamato invano da Zhirkov, atterrato in area dopo un irresistibile spunto sulla sinistra, proprio da quella parte nascie il nuovo vantaggio russo. Grande azione di Arshavin, che si libera al cross dalla linea di fondo. Traiettoria che beffa Van der Sar, incerto nell’uscita, e tocco sulla linea di Torbinsky, in anticipo su un difensore. L’esultanza sfrenata dei tifosi russi, persi in mezzo alla marea arancione degli spalti, raggiunge il culmine poco dopo. Arshavin, stavolta partendo dalla destra, viene servito in profondita da una rimessa laterale lunga. Il fantasista dello Zenit entra in area e cerca il secondo palo, trovando una deviazione fortunata che fa passare il pallone tra le gambe di Van der Sar. Si chiude così, dunque, una delle più belle gare del torneo, che propone adesso la Russia come vera sensazione e possibile outsider. SPAGNA-ITALIA 0-0 (4-2) rig (Vienna - 22 giugno 2008) Spagna: Casillas; Sergio Ramos, Marchenoa, Puyol, Capdevila; Iniesta (59’ Cazorla), Senna, Xavi (59’ Fabregas), Silva; Villa, F.Torres (85’ Guiza). All. Aragones. Italia: Buffon; Zambrotta, Panucci, Chiellini, Grosso; Perrotta (57’ Camoranesi), Aquilani (108’ Del Piero), De Rossi, Ambrosini; Toni, Cassano (74’ Di Natale). All. Donadoni. Rigori: Villa(R), Cazorla(R), Senna(R), Guiza(S), Fabregas(R) Grosso(R), De Rossi(S), Camoranesi(R), Di Natale(S). Dopo la sofferta qualificazione ai quarti, l’Italia prova a chiedere strada alla Spagna, una delle migliori formazioni della prima fase. Le assenze per squalifica di Pirlo e Gattuso si sentono, costringendo Donadoni a schierare un centrocampo grintoso ma poco lucido, costretto a coprire sulle iniziative dei più tecnici spagnoli. Anche la Spagna, comunque, ha i suoi problemi, che sono più mentali che tattici. Gli iberici sono infatti alle prese con la maledizione dei quarti di finale, mai più superati dall’Euro 1984, e paiono meno brillanti che nelle occasioni precedenti. La loro velocità gli permette di creare qualche grattacapo alla difesa italiana, che si destreggia al meglio, tranne in un’occasione, quando l’arbitro non vede un fallo da rigore di Ambrosini su Villa. In fase di attacco gli azzurri si affidano al solo Cassano, unico a fare da raccordo tra centrocampo e Toni. Il barese prova ad assistere il compagno di reparto, riuscendoci in una sola circostanza. Il colpo di testa del numero nove, però, viene contrato da un difensore. La ripresa regala qualche emozione in più, rispetto ad un primo tempo che ha deluso parecchio. La difesa italiana, soprattutto con un Chiellini in grande spolvero, riesce a frenare le varie iniziative di un Villa che cresce di tono, mentre dall’altra parte l’occasione più ghiotta capita a Camoranesi, entrato da poco, che su sponda di testa di Toni colpisce in mischia trovando l’opposizione col piede di Casillas. Si va verso i supplementari, ma con qualche altro guizzo. Una conclusione dalla distanza di Senna quasi sorprende il fin lì impeccabile Buffon, salvato dal palo non essendo riuscito a trattenere la palla. Ma siamo pericolosi anche noi, con Di Natale, altro nuovo entrato, che mette in mezzo un bel cross da destra sul quale Toni cerca la conclusione, di fatto impedendo involontariamente la conclusione all’accorrente Grosso. Ai supplementari la tensione aumenta, eppure l’Italia riesce a creare un’altra occasione, forse la più limpida della gara, con un colpo di testa di Di Natale su un cross dalla destra. Grandiosa la risposta di Casillas, che con un colpo di reni manda la palla in angolo. Si va ai rigori, dunque, sotto la curva degli spagnoli. La troppa pressione gioca brutti scherzi a De Rossi e Di Natale, che si fanno parare da Casillas due tiri non irreprensibili. Non sbagliano Grosso e Camoranesi, mentre Buffon prova a tenerci in partita respingendo la brutta conclusione di Guiza. Il portierone azzurro non riesce, però, a ripetersi sul decisivo tiro di Fabregas, che lo spiazza e manda la Spagna in semifinale dopo 24 anni. Premiata la squadra che ha mostrato un calcio migliore, anche se resta il rammarico per le importanti assenze. Le squadre non sono ancora uscite dal campo che nei salotti televisivi inizia già il toto C.T., con Marcello Lippi in pole position per il rientro sulla panchina. SEMIFINALI GERMANIA-TURCHIA 3-2 (Basilea - 25 giugno 2008) Germania: Lehmann; Friedrich, Mertesacker, Metzelder, Lahm; Schweinsteiger, Rolfes (46’ Frings), Ballack, Hitzlsperger, Podolski; Klose (92’ Jansen). All. Low. Turchia: Rustu; Sabri, Gokhan Zan, M.Topal, Hakan Balta; Kazim (93’ Tumer), Ham.Altintop, M.Aurelio, Ayhan (81’ Mevlut), Ugur Boral (84’ Gokdeniz); Semih. All. Terim. Marcatori: 22’ Ugur Boral(T), 27’ Schweinsteiger(G), 79’ Klose(G), 86’ Semih(T), 90’ Lahm(G). Il pronostico pende decisamente dalla parte della Germania, sia per la superiorità tecnica, sia perché i turchi sono in piena emergenza. Terim deve fare a meno di 8 elementi, e in pratica manda in campo una formazione obbligata. Eppure, nella prima mezzora, in campo c’è solo la squadra con la mezzaluna sul petto. I tedeschi sono frastornati, soprattutto Lahm, che a sinistra lascia invitanti varchi per gli esterni avversari. In un primo caso, Altintop non riesce a concludere come si deve, mentre poco dopo Kazim coglie la traversa con una botta di sinistro potentissima. Lo stesso Kazim è protagonista nell’azione che porta al meritato vantaggio turco. Sul cross dalla destra, l’esterno nato in Inghilterra prova a sorprendere Lehmann con un pallonetto in girata. La parabola scavalca il portiere ma sbatte nuovamente sulla traversa. Sulla ribattuta, però, stavolta arriva prima di tutti Ugur Boral, che insacca mandando il pallone tra le gambe di Lehmann. La Germania, comunque, sa pungere anche quando è in difficoltà, e lo dimostra poco dopo. Scatto sulla sinistra di Podolski, complice una difesa distratta, e cross per l’accorrente Schweinsteiger, che di esterno spizza quel tanto che basta per mettere fuori causa Rustu. Uno a uno e tutto da rifare, per gli uomini di Terim, che non si danno per vinti e tornano a premere. Comincia già a mancare la lucidità, però, e alla lunga scoprirsi troppo diventa pericoloso. Prima della pausa Podolski prova nuovamente ad approfittare di una voragine sulla destra della difesa avversaria, ma decide poi di concludere in prima persona mandando alto sulla traversa. Nella ripresa la Turchia abbassa giocoforza il ritmo e la Germania cresce di conseguenza. Soprattutto Lahm, che allentata la pressione può mostrare le sue doti di cursore di fascia. Proprio sul piccolo terzino del Bayern c’è un intervento dubbio al limite dell’area. I tedeschi reclamano il rigore, mentre l’arbitro svizzero, Busacca, lascia correre. Stessa cosa poco dopo, a squadre invertite, anche se la trattenuta su Kazim, stavolta, era certamente fuori area. Lahm si conferma il più pericoloso dei tedeschi, in questo secondo tempo. Da un suo traversone senza pretese, infatti, nasce il raddoppio, più per colpa di Rustu, che esce fuori tempo, che di Klose, la cui incornata termina facilmente in rete. È un duro colpo, ma la Turchia dimostra ancora di avere risorse di grinta non indifferenti. Discesa sulla destra di Sabri e palla messa in mezzo dove Semih anticipa un difensore con un tocco di punta e beffa un indeciso Lehmann. Sembra che i supplementari siano cosa fatta, ma i tedeschi non scherzano, in quanto a carattere, e proprio allo scadere del tempo regolamentare si riportano, stavolta definitivamente, in vantaggio. Lahm salta un uomo sulla sinistra e si sposta verso il centro. Chiede il triangolo e, sul passaggio, si ritrova solo davanti a Rustu battendolo con una botta che si insacca imparabile sotto la traversa. La squadra di Terim viene dunque punita proprio in zona Cesarini, subendo una nemesi significativa, dopo aver recuperato tre partite proprio nei minuti finali di gara. RUSSIA-SPAGNA 0-3 (Vienna - 26 giugno 2008) Russia: Akinfeev; Anyukov, V.Berezutski, Ignashevich, Zhirkov; Saenko (57’ Sychev), Semak, Semshov (56’ Bilyaletdinov), Zyryanov; Pavlyuchenko, Arshavin. All. Hiddink. Spagna: Casillas; Sergio Ramos, Marchena, Puyol, Capdevila; Iniesta, Senna, Xavi (68’ Xabi Alonso), Silva; F.Torres (68’ Guiza), Villa (34’ Fabregas). All. Aragones. Marcatori: 50’ Xavi, 73’ Guiza, 82’ Silva. Due settimane dopo essersi affrontate all’esordio nella manifestazione, con la Spagna nettamente vittoriosa per 4-1, le due squadre si ritrovano in semifinale. Se per gli iberici il risultato è storico, ma preventivabile, per i russi lo è ancora di più, visto che non partivano certo per arrivare tra le prime quattro e che dalla dissoluzione dell’URSS per loro è la prima grande semifinale. La differenza di esperienza, pur essendo entrambi gli undici molto giovani, si vede fin dalle prime battute. I ragazzi di Hiddink faticano ad entrare in partita, complice anche il gran ritmo imposto dalla Spagna nel primo quarto d’ora. Il forcing porta a due conclusioni di Torres, sulle quali è sempre attento Akinfeev. Superata l’empasse iniziale, la Russia cresce e si rende pericolosa in avanti, col solo Pavlyuchenko, però, perché il tanto atteso Arshavin non riesce ad entrare in partita, complice la marcatura serrata di Senna e il terreno reso pesante dalla pioggia torrenziale che tempesta la capitale austriaca. Gli spagnoli, dopo la sfuriata iniziale, non riescono più a superare l’attenta retroguardia avversaria. Ci prova su punizione Villa, il cui unico risultato è di procurarsi, mentre calcia, uno strappo muscolare. Il capocannoniere del torneo è costretto a lasciare il posto a Fabregas e di fatto a chiudere anticipatamente il proprio torneo. A inizio ripresa la Spagna torna a premere, ma stavolta viene premiata al primo vero affondo. Iniesta, dalla sinistra, fa partire un tiro cross col destro sulla cui traiettoria si lancia Xavi. Il tocco di punta del regista del Barcellona da distanza ravvicinata manda il pallone tra le gambe di Akinfeev, impossibilitato a rimediare. A questo punto la Russia sembra accusare il colpo e le Furie Rosse possono colpire con la loro arma migliore, il contropiede. Per tre volte Torres avrebbe l’opportunità di raddoppiare, ma in tutti i casi non riesce a centrare lo specchio. Anche per questo motivo Aragones decide di sostituirlo, insieme a Xavi, con Guiza e Xabi Alonso. Proprio quest’ultimo, insieme con Fabregas, ci prova dalla distanza, ma perché si materializzi il raddoppio bisogna aspettare fino a venti minuti dal termine. Guiza prende palla a destra, converge e cede centralmente a Fabregas il cui pallonetto di prima intenzione scavalca tutta la difesa russa e viene raccolto proprio dal capocannoniere della Liga. Per Guiza, a tu per tu con Akinfeev, è un gioco da ragazzi depositare in rete con un pallonetto di esterno destro. Russia al tappeto e, a nove minuti dal termine, c’è spazio per il tris. Contropiede sulla sinistra di Fabregas e cross a centro area dove Silva, su buco di Berezutski, ha tutto il tempo per controllare e battere di sinistro il portiere avversario. Gara chiusa, ma non cessano le emozioni, perché Guiza si vede negare da Akinfeev la possibilità del bis personale, mentre la Russia va vicina al gol della bandiera con Sychev. Il suo colpo di testa ravvicinato, però, trova attento Casillas. FINALISSIMA GERMANIA-SPAGNA 0-1 (Vienna - 29 giugno 2008) Germania: Lehmann; Friedrich, Mertesacker, Metzelder, Lahm (46’ Jansen); Schweinsteiger, Frings, Ballack, Hitzlsperger (58’ Kuranyi), Podolski; Klose (78’ Gomez). All. Low. Spagna: Casillas; Sergio Ramos, Marchena, Puyol, Capdevila; Iniesta, Senna, Xavi, Fabregas (63’ Xabi Alonso), Silva (66’ Cazorla); F.Torres (78’ Guiza). All. Aragones. Marcatore: 33’ F.Torres. La finalissima dell’Euro 2008 segna un ritorno alla tradizione, dopo il sorprendente esito dell’ultima edizione. Di fronte due squadre che hanno già vinto il torneo, la Germania, alla sesta finale e con tre titoli in carniere, e la Spagna, per la terza volta protagonista nell’atto conclusivo, ma in cerca del successo dall’ormai lontano 1964. Le due formazioni si differenziano molto per quanto riguarda lo stile di gioco. Classica grinta e solidità per i tedeschi, ai quali la Spagna contrappone la freschezza di una squadra giovane, composta da elementi di grande qualità tecnica che Aragones sembra essere riuscito a trasformare finalmente in una squadra. L’inizio del match mostra gli spagnoli esitanti, forse frenati dalla forte emozione, e i tedeschi che prendono il comando delle operazioni. La prima opportunità capita a Klose, che prova a sfruttare un appoggio errato di Sergio Ramos. Il centravanti del Bayern entra in area ma, sul contrasto di Puyol, si allunga troppo la palla e non riesce a concludere. Ancora problemi per il terzino del Real Madrid, sulle incursioni di Podolski prima e di Ballack poi. Quest’ultimo riesce a mettere in mezzo un bel cross sul quale però non si presenta nessun compagno. Solo nella seconda parte del primo tempo la Spagna comincia a crescere di tono. Fino a quel momento era stata pericolosa solo su una carambola tra i centrali tedeschi che aveva chiamato Lehmann alla deviazione di istinto. La prima, grande, occasione del match, però, arriva su spunto da destra di Fabregas, che crossa per la testa di Fernando Torres. Il centravanti iberico svetta imperiosamente e colpisce a colpo sicuro centrando la base del palo alla destra di Lehmann. Torres, dopo aver sfiorato il vantaggio, comincia a mettere paura alla retroguardia avversaria, pressando i portatori di palla tedeschi e scattando più volte in profondità tra le linee difensive. Proprio in uno di questi casi, poco dopo la mezzora, il bomber del Liverpool sfrutta un taglio di Fabregas per entrare in area, beffare un Lahm incerto nel contrasto e nel contempo sorprendere Lehmann, in uscita bassa, con un tocco sotto che manda il pallone nell’angolino più lontano. Spagna in vantaggio, meritatamente, che rischia poco dopo di raddoppiare, ma la conclusione di Silva, da buona posizione, termina altissima. I tedeschi rischiano di perdere Ballack, toccato duro e costretto a restare cinque minuti a bordo campo per farsi medicare un taglio vicino all’occhio destro. Nella ripresa Low decide di togliere Lahm, inserendo il più atletico Jansen, ma non cambia il canovaccio della gara. Gli iberici restano padroni del campo, sfiorando il gol in più occasioni, mancandolo per scarsa mira e per la bravura di Lehmann. Il portiere tedesco si salva con la punta delle dita su Xavi e in uscita su Torres, mentre su una conclusione dal limite di Silva può solo osservare il pallone finire a fondo campo, con Sergio Ramos che tenta un colpo di tacco al volo. Low decide di aumentare il numero delle punte, inserendo Kuranyi per Hitzlsperger, ma la Germania riesce a rendersi pericolosa solo in un’occasione, con Podolski che mette in mezzo, e Ballack che, dopo il controllo errato di Schweinsteiger, irrompe sul pallone non riuscendo però a calciarlo alla perfezione e sfiorando il palo alla destra di Casillas. L’ultima opportunità la crea Schweinsteiger, ma la conclusione da fuori del biondo esterno del Bayern viene sfortunatamente respinta dal compagno di squadra Klose. Da quel momento, e mancano più di venti minuti, solo la Spagna andrà vicina al gol, mancando il raddoppio in più occasioni. Ci prova Sergio Ramos, lasciato incredibilmente solo a centro area, su punizione dalla destra, ma trova la respinta di Lehmann. Torres, servito sulla destra dal neo entrato Xabi Alonso, prova a rimettere palla in mezzo ma non riesce a superare Jansen, e poco dopo deve uscire, per l’ennesima volta, sostituito da Guiza. Anche la Germania si gioca l’ultimo cambio, con Gomez al posto di uno spento Klose, ma l’attaccante di origini spagnole risulterà ancora meno visibile del compagno. Infine, negli ultimi minuti, clamorosa occasione mancata da Senna. Il mediano brasiliano, naturalizzato, scambia in velocità con Cazorla e poi non riesce di un nulla ad appoggiare in rete la torre di Guiza sul cross del suo compagno di club. Proprio al novantesimo, però, gli spagnoli rischiano la beffa. Palla buttata a centro area dove Capdevila è troppo incerto, al momento del rinvio. Su di lui si gettano Schweinsteiger e Gomez, col secondo che forse interviene fallosamente. Questo è almeno il pensiero di Rosetti che fischia il fallo proprio mentre Schweinsteiger sta per andare alla conclusione. Esulta la Spagna, quindi, che torna ad alzare un trofeo a livello di nazionale maggiore dopo 44 anni e lo fa meritatamente, avendo espresso il miglior gioco del torneo, con una continuità disarmante, se si eccettua la gara con l’Italia, affrontata forse con un eccessivo timore. BEST 11 Casillas (Spagna): Chiude a doppia mandata la propria porta, soprattutto nelle gare ad eliminazione diretta. Subisce gol dai soli Pavlyuchenko, a gara decisa, e Ibrahimovic, parando due rigori nella sfida con l’Italia. Poco impegnato nelle ultime due gare, ma quando serve si fa trovare pronto. Sergio Ramos (Spagna): Una forza della natura, quando si spinge in avanti per ovviare alle carenze offensive su quella fascia delle Furie Rosse. Si fa valere sui calci piazzati essendo uno dei pochi alti a disposizione di Aragones. Dalle sue parti non riescono a pungere i vari Cassano, Zhirkov, Arshavin e Podolski. Una bella collezione di scalpi. Puyol (Spagna): Leader della difesa campione d’Europa. Più maturo di un tempo, si nota poco ma di fatto annulla tutti i centravanti che si trova di fronte nelle sfide decisive. Ben assortita la coppia con Marchena, più ruvido e fisico di lui. Chiellini (Italia): Parte in seconda linea ma scalza subito Materazzi, dopo la terribile prestazione dell’interista con l’Olanda. Si fa perdonare l’infortunio di Cannavaro con prestazioni sempre più autorevoli man mano che il torneo prosegue. Bene con Romania e Francia, anche se gli avversari pungono poco, inaffondabile contro la Spagna, quando chiude ogni varco ai temibili Villa e Torres. Zhirkov (Russia): Nasce attaccante, poi retrocede a esterno di centrocampo. Hiddink lo inventa terzino con licenza di offendere anche per ovviare ai problemi in difesa e lui lo ripaga con prestazioni monstre contro Svezia e soprattutto Olanda. Nella gara con gli orange fa impazzire chiunque Van Basten metta sulla sua strada, correndo per due ore mantenendo una freschezza invidiabile. Schweinsteiger (Germania): Parte male, entrando dalla panchina nelle prime due gare. Nella seconda, con la Croazia, si fa pure espellere, ma al rientro cambia marcia. Complice il cambio di modulo di Low, che lo schiera a destra, schianta il Portogallo in coppia con Podolski. Segna, su assist del compagno-amico, ripetendosi in semifinale con la Turchia. In finale è uno degli ultimi ad arrendersi alla superiorità degli spagnoli. Senna (Spagna): Un muro d’ebano sul quale si infrangono i sogni di chiunque se lo trovi di fronte. Con i compagni di reparto dediti più a costruire che a distruggere, tocca a lui proteggere la retroguardia e lo fa alla perfezione, soprattutto nelle gare che contano. Esemplare con l’Italia, contro la quale va pure vicino al gol con una conclusione che fa fare a Buffon l’unica brutta figura dell’Europeo. In finale rasenta la perfezione, che avrebbe raggiunto segnando il due a zero nel finale. Xavi (Spagna): Lui, Iniesta e Fabregas, quest’ultimo quando utilizzato, prendono possesso del centrocampo in ogni gara nella quale scendono in campo. Premiato dalla UEFA col Pallone d’oro come miglior giocatore del torneo. Dalla sua, tanti assist e geometrie e pure un gol, quello che sblocca nella ripresa la semifinale con la Russia dando l’avvio al dominio iberico. Sneijder (Olanda): La gara con l’Italia è da urlo. Un gol, assist a go-go e tanta qualità e personalità. Con la Francia si conferma in grande forma andando in gol nuovamente, nel finale, ma è fatale lo stop per il turnover con la Romania. Nel quarto con la Russia è comunque l’ultimo ad arrendersi, propiziando la rete di Van Nistelrooy e impegnando Akinfeev dalla distanza. Pavlyuchenko (Russia): Tanti gol sbagliati, ma anche tre messi a segno, importanti soprattutto i due con Svezia e Olanda che danno il via a due grandi prestazioni dei russi. Al di là delle realizzazioni, comunque, si dimostra attaccante di grandi qualità, impegnando spesso da solo le difese avversarie con un gran movimento. Premiato per la maggior continuità rispetto al matchwinner della finale, Torres. Villa (Spagna): Costretto a saltare per infortunio semifinale e finale, mantiene comunque il titolo di capocannoniere, ottenuto grazie alla tripletta all’esordio con la Russia e al sigillo con la Svezia. Sempre pericoloso, quando ha giocato, anche se la sua assenza ha di fatto permesso ad Aragones di incrementare le forze a centrocampo, rendendolo un reparto insuperabile. Menzione d’onore per Arshavin, che dopo aver saltato le prime due gare ha contribuito a trasformare la Russia in una squadra temibile per tutti. Da incorniciare la prestazione con l’Olanda.