S I A C A Ferragosto l`inaugurazione del ristorante nel cuore di Cité

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S I A C A Ferragosto l`inaugurazione del ristorante nel cuore di Cité
SABATO
13 AGOSTO 2011
il fatto
HAITI
Ha le piastrelle come
i fast food dei quartieri ricchi.
Il locale, l’unico «vero»
della baraccopoli, è gestito
interamente dagli sfollati
Punta ad assicurarsi come
clienti pure i tanti funzionari
stranieri di Ong e Onu
DI LUCIA CAPUZZI
tavoli sono di “fer forgé” (ferro battuto), il più tipico dei
prodotti dell’artigianato haitiano, insieme ai coloratissimi
quadri naif. Dieci punti scuri affogati nel mare crema e verde delle
pareti. E nel giallo del pavimento, ricoperto di piastrelle vere.
Un dettaglio non da poco: a Portau-Prince solo i locali di Petionville – il quartiere dell’élite locale
e degli stranieri – sono pavimentati. Nel resto della città anche una colata di cemento è un lusso.
Eppure “Chez Billy” dista oltre
un’ora di auto dalle luci di Petionville. Non è solo questione di
chilometri: il ristorante si trova
nel cuore di Cité Soleil, la più misera delle troppe baraccopoli che
affollano l’America Latina. Fino a
qualche mese fa, al posto dell’edificio che ospita “Chez Billy” c’era un palazzo fatiscente. I 3.500
sfollati del campo di Place Fierté
lo usavano come immondezzaio.
«Col permesso del Comune abbiamo bonificato l’area e restaurato la struttura», racconta Fiammetta Cappellini, responsabile di
Avsi ad Haiti. Ora, nelle sue cinque grandi stanze ci sono altrettanti laboratori: sartoria, ricamo,
produzione di mattoni, lavorazione del ferro e, appunto, “Chez
Billy”.
Già in funzione da settimane come punto di ristoro ma inaugurato ufficialmente il giorno di Ferragosto, il locale offre pasti con
I
Tabarre, denunciano i gesuiti. Altri 50mila cirzione. Nell’attesa, si aggrappano all’unica coca hanno già dovuto lasciare le tendopoli dosa che hanno: un telo di plastica, un fazzoletpo inutili polemiche e violenti scontri. In asto di terra. Che, però, appartiene a qualcun alsenza di una sistemazione alternativa, ai “doptro. E il proprietario, ora che la prima emerpi sfollati” non resta che ocgenza è passata, lo rivuole incupare qualche altro scamdietro. Un quinto degli sfolDa tre mesi, il presidente
polo di Port-au-Prince.
lati, ben 133.484 – secondo gli
Il presidente Michel Martelultimi dati dell’OrganizzazioMartelly non riesce
ly – eletto il 20 marzo e in cane mondiale delle migrazioa formare il governo. E in
rica dal 14 maggio scorso –
ni (Oim) – sono a rischio
sgombero. Soprattutto nelle
annunciato la “mano du600mila restano nei campi ha
zone di Delmas, Petionville e
ra” per restituire la terra ai
proprietari legittimi. Aggettivo improprio dato che nel Paese manca un catasto attendibile. Il capo dello Stato – l’ex
rapper “Sweet Micky” – ha anche promesso una rapida rinascita. Negli ultimi tre mesi, però,
non è riuscito a formare il governo: i due premier da lui proposti sono stati respinti dal Parlamento, egemonizzato dall’opposizione.
E senza un esecutivo non c’è nessuno che gestisca il piano di ricostruzione: anche i fondi
già stanziati sono fermi. A muoversi freneticamente sono, invece, associazioni locali e internazionali, Ong, missionari, laici. Insieme ai
tanti haitiani che, da 19 mesi e un giorno, rifiutano di arrendersi alla catastrofe. (Lu.C.)
Chez Billy, un piatto di speranza
A Ferragosto l’inaugurazione del ristorante nel cuore di Cité Soleil
standard igienici garantiti. A prepararli sono sei cuoche haitiane
che hanno frequentato il corso di
cucina. «Il modello è lo stesso per
tutti i laboratori. Abbiamo invitato alla formazione i capifamiglia
della tendopoli di Place Fierté e
alcuni giovani del quartiere con
situazioni particolarmente difficili – spiega la Cappellini –. Abbiamo fornito loro un insegnan-
edric (il nome è di fantasia) zoppicava leggermente quando ha
lasciato Choscal, il grande ospedale bianco e verde di Cité Soleil, di proprietà del governo ma gestito, dopo il
sisma, da Medici senza Frontiere (Msf).
«Sorrideva, finalmente», racconta Karina Delli Paoli, casertana di 38 anni, infermiera di Msf, appena rientrata in Italia dopo cinque mesi ad Haiti.
Il 17enne era arrivato in clinica dieci
giorni prima con l’intestino spappolato da una raffica di pallottole. Era finito
per caso nel mezzo di un regolamento
di conti fra bande, uno dei tanti che avvengono anche in pieno giorno nella
baraccopoli. Ora che il colera ha rallentato il ritmo di contagio, sono di nuovo le armi da
fuo-
C
Di nuovo profughi: 133mila a rischio sgombero
ono lì. Ancora. Non si sono
mossi neppure quando le autorità, la settimana scorsa,
hanno ordinato loro di lasciare i
campi per fuggire “dall’assalto” della tempesta tropicale Emily. La furia del ciclone ha risparmiato l’isola. E gli sfollati – almeno 600mila – sono rimasti al loro posto. Lo stesso che occupano da ormai 19 mesi e un giorno, quando il terremoto del 12 gennaio 2010 sbriciolò
le loro case e l’intera Port-au-Prince, uccidendo oltre 230mila persone.
Sparsi in un migliaio di tendopoli improvvisate, spesso senza servizi igienici e acqua, i
“profughi del terremoto” aspettano che il decollo del tanto sbandierato piano di ricostru-
S
3
te per ogni ambito e gli strumenti di lavoro, oltre all’uso dei locali e, in alcuni casi, delle commesse. Sono stati, così, avviati gli atelier di produzione: chi lavora riceve una percentuale sui guadagni». Anche chi ha delle commesse in proprio può usare laboratori e strumenti comuni per
realizzarli. Decine e decine di famiglie della baraccopoli si sono
trasformati in micro-imprenditori: non dipendono più dagli aiuti ma sono entrati nel circuito della produzione.
“Chez Billy” è il fiore all’occhiello
di quest’esperienza.
Prima, i dipendenti
delle Ong e i funzionari delle varie agenzie Onu – in tutto centinaia di persone che
gravitano intorno al quartiere per
ragioni di servizio – erano costretti a digiunare fino al pomeriggio quando, usciti da Cité Soleil, si riversavano in massa nel
bar della Texaco, la versione haitiana dell’autogrill. Mangiare in
uno dei piccoli “ristoranti” – una
capanna con qualche sedia scassata in cui una signora riversa “riso e fagioli” in vaschette
di plastica direttamente
da una pignatta di rame
– è rischioso per “l’intestino”. Specie ora, in
tempi di colera. “Chez
Billy” – con le pentole
pulite, le posate, il personale coi guanti – è ormai il loro punto di ritrovo abituale. Tanto che
le sei cuoche – che si alternano ai fornelli – hanno imparato a preparare
anche qualche piatto
“europeo”. «Italiano direi. Gli spaghetti al po-
modoro, ad esempio – sorride
Fiammetta –. Ci saranno anche
nel menù di Ferragosto insieme
alle “banane pese” (banane fritte)…».
La data scelta per l’inaugurazione “formale” – il 15 agosto – è simbolica: l’Assunta è una celebrazione molto sentita ad Haiti. Vengono organizzate processioni, veglie di preghiera ma anche “feste
popolari”. Per un giorno, gli haitiani si prendono una pausa dai
drammi quotidiani, ben più antichi del sisma. «All’inaugurazione
ci sarà anche Billy, un bimbo della Cité che conosciamo da tempo
– aggiunge Fiammetta –. Era sempre per strada, la mamma non si
occupava di lui. Poi, ci è venuto in
mente di affidarle la gestione del
punto di ristoro. Da allora è un’altra persona: lavora sodo e non trascura più il piccolo Billy…». A volte accade. Anche tra le macerie di
Cité Soleil.
Fra i teli di plastica spunta anche una biblioteca
«Coi libri s’impara a sognare, ciò che serve all’isola»
lexandre ha
“incontrato” il suo
primo libro a 14 anni, un mese fa. La
sua famiglia era
troppo povera per
mandarla a scuola e,
Il ristorante Chez Billy di fronte al campo di Place Fierté
ad Haiti, non esiste
l’istruzione gratuita
se non nelle strutture dei missionari o
delle Ong. Già prima
del terremoto, le librerie erano inaccessibili per una poLa tenda biblioteca Dadadou
polazione che – per
i tre quarti – sopravviveva con meno di due dollari
co la prima causa di ricovero. «Cedric
un lunedì frenetico come gli altri. Ogni
al giorno. La “svolta” per Asono 4 o 5 alla settimana». L’epidemia
era in condizioni disperate ma, con ugiorno, in media, un centinaio di perlexandre è avvenuta – paradosha ucciso negli ultimi 10 mesi circa 5.500
na serie di operazioni, siamo riusciti a
sone si ammassa nella tenda che funge
salmente – dopo il suo arrivo, sei
persone e ne ha colpito oltre 300mila. Osalvarlo. Ogni volta che accade è una feda sala d’attesa. Lì un’infermiera “smimesi fa, nel campo per sfollati di
ra, la malattia – esplosa nel novembre
sta… I casi come quelsta” i pazienti: i più gravi ricevono una
Petionville. Dal giorno del sisma,
scorso e prima sconosciuta nell’isola –
lo di Cedric ci danno
tessera rossa e sono portati direttail 12 gennaio scorso, ha vagaè diventata endemica. Si è, dunque, “stala forza di andare amente nell’adiacente sala delle urgenbondato per varie tendopoli delbilizzata”.
vanti», aggiunge. Poi
ze. Gli altri – a cui viene dato un foglietla capitale, fino ad arrivare in
«Questo soprattutto grazie all’azione di
si ferma e
to giallo o verde a seconda dei sintomi
quella allestita nel campo sporsensibilizzazione verso gli abitanti. Il coride: «E
– aspettano il turno di visita.
tivo di Petionville. Qui, nel malera può essere evitato seguendo le badi non
L’attesa può durare anche alcune ore, a
re di teli di plastica, ce n’è uno
silari norme igieniche». Il pericolo, però,
fermarseconda della folla. «Fino a poco più di
più grande degli altri: la “tendaresta, soprattutto fuori dalla capitale.
ci, nemun mese fa, avevamo in media 50 casi
biblioteca”. Un progetto ideato
Nell’Artibonite e a Port-de-Paix c’è stameno a
al giorno solo di codalla scrittrice haitiana Yanick
to un lieve aumenFerralera, tanto che abLahens e realizzato con l’aiuto
to di recente. NelNella campagne, però, dove
gosto».
biamo dovuto riadella cooperazione francese e
l’Haiti rurale, senza
Per
il
prire il reparto apdell’associazione “Biblioteche
medicine né ospenon
ci
sono
medicine
né
personale di Choposito: tre tende isenza frontiere”. In tutto, ora ce
dali, il colera contiambulatori, l’allarme continua
scal – un centinaio
solate dal resto delne sono otto nei circa mille camnua a colpire. Nel sidi persone tra stral’ospedale – sottopi per sfollati di Port-aulenzio.
Msf:
ora
il
male
è
endemico
nieri e locali – sarà
linea Karina –. Ora
Prince. Una percentuale miniLucia Capuzzi
A
l’ospedale di Choscal
Si riducono i casi di colera a Port-au-Prince
«Da 50 malati al giorno a 5 alla settimana»
ma, certo. «Ma è pur sempre un
inizio», spiega la Lahens.
Grazie alla tenda-biblioteca “Dadadou”, Alexandre ha scoperto i
libri. E, come lei, altre decine e
decine di adolescenti e bambini.
Che, ogni giorno, fanno la fila per
entrare nella struttura, osservare i volumi colorati negli scaffali, ascoltare gli animatori. «I ragazzi vengono divisi per gruppi,
in base all’età e agli interessi. C’è
un’équipe
locale –
Letture guidate
precedenper i baby senza
temente
formata –
tetto. L’autrice
che fa letLahens: così
ture collettive di libri
insegniamo loro
scelti ina non arrendersi
sieme. Chi
preferisce,
invece, si apparta in un angolo e
legge da solo ciò che preferisce»,
continua la Lahens. Data l’alta
affluenza – una trentina di lettori al giorno – “Dadadou” resterà
aperta anche il 15 agosto. E in
molti si sono già “prenotati” per
un Ferragosto tra i libri. L’obiettivo – spiega – è avvicinare i ragazzi alla lettura. «Perché? Perché leggere rende le persone migliori: attraverso i libri i ragazzi
imparano a immaginare, a sognare, a sperare. E questo Paese
ha assoluta necessità di sognatori. Più che dei soldi», conclude la scrittrice. (Lu.C.)