relazione sul tirocinio

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relazione sul tirocinio
Corso di Laurea di
Tecniche Forestali e tecnologie del Legno
RELAZIONE SUL TIROCINIO
Struttura ospitante:
s.s. Salaria, km 31.500 – 00010 Montelibretti (RM)
Attività:
- Attività vivaistiche varie
- Studio sulla coltivazione di Lecci e Cipressi
destinati ad alberature stradali ed ornamento di
giardini pubblici e privati
Tutor
Tirocinante
Prof.ssa Rosanna Bellarosa
Rita Bosi (matricola n. 49)
_____________________________
Cittaducale, a.a. 2003-2004
Indice dei contenuti
Pag.
1. Generalità
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2. L’Azienda Florovivaistica Frappetta
2.1 Ubicazione geografica
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2.2 Cenni storici sul Vivaio Frappetta
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2.3 Attuale configurazione aziendale e realizzazioni
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3. Linee di produzione del Vivaio
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4. Tirocinio -Attività vivaistiche.
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4.1 Riconoscimento delle piante
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4.2 Impianti serricoli
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4.3 Invasature, trapianti e tecniche vivaistiche
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4.3.1 - Preparazione dei terricci utilizzati per le invasature
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4.3.2 - Vasi e contenitori
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4.3.3 - Operazioni di invasatura delle piantine in coltivazione
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in serra e in vivaio.
4.3.4 - Trapianti, espianti di essenze coltivate in pieno campo
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e relative cure
4.3.5 - Tecniche di propagazione e moltiplicazione
4.4 Cura del vivaio
5. Tirocinio -Studio sulla coltivazione di Lecci e Cipressi
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6. Valutazioni conclusive
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Riferimenti bibliografici
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Siti Internet di interesse
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1. Generalità
La presente relazione
si riferisce alle attività di tirocinio, riguardanti le tecniche di
produzione e coltivazione vivaistica in generale e relative allo studio di un impianto misto
di Quercus ilex L. e Cupressus sempervirens L. var. pyramidalis, svolte presso l’Azienda
Florovivaistica Frappetta., sita in Montelibretti – Via Salaria km 31.500 – 00010 Roma.
L’Azienda appartiene alla categoria commerciale dei vivai; un vivaio per la produzione di
piante è un particolare tipo di azienda agricola in cui vengono riprodotte, allevate, accudite e
preparate per la vendita le piante ornamentali, da frutto, da forestazione e così via. Presenta
particolari strutture che lo identificano rispetto ad un Garden Center o un qualsiasi altro
centro che espone e vende piante.
Di norma, ha una superficie sia coperta che scoperta di dimensioni idonee alla coltivazione e
propagazione di vegetali., dimensioni dettate da criteri economici e dai costi di produzione e
determinate dal tipo e dalla quantità di produzione, essendo molto importante il parametro
che fa riferimento alla permanenza delle varie piante nel vivaio stesso (specialmente per
quelle che richiedono una lunga dimora in piena terra).
Una parte della area totale del vivaio è occupata dalla cosiddetta superficie improduttiva
cioè quella compresa nel perimetro del vivaio dove non c’è alcun tipo di coltivazione; è
quella che riguarda fabbricati, uffici di amministrazione, locali e rimesse per attrezzi e
macchinari, magazzini, locali destinati ai dipendenti ed operai (mensa, servizi igienici, ecc.).
Visitando un vivaio si possono esaminare le piante durante il loro ciclo vegetativo: è facile
osservare piante molto giovani insieme a quelle adulte o pronte per la vendita.
Acquistare direttamente in un vivaio consente al cliente di scegliere le piante tra una grande
varietà, verificarne lo stato sanitario e, spesso, risparmiare sul prezzo di acquisto.
Inoltre, acquistando da chi ha coltivato le piante e le ha fatte nascere e crescere, si ha la
garanzia di avere ottimi consigli e suggerimenti. Per questi motivi, il vivaio svolge una
funzione importante non solo per le opere di tipo pubblico o per grandi interventi di
recupero o rimboschimento, ma anche a livello del privato.
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2. L’Azienda Florovivaistica Frappetta
2.1 Ubicazione geografica
Il Vivaio è ubicato in provincia di Roma, Via Salaria, km 31,500 - 00010 loc. Montelibretti
(coordinate geografiche: N 42° 07' 15"
E 012° 38' 23").
Dal punto di vista della collocazione, va osservato che, trovandosi nella fascia fitoclimatica
del Lauretum (sottozona calda), la sua posizione lo rende particolarmente adatto alla
coltivazione di specie mediterranee sempreverdi.
Fig. 1 - Ubicazione geografica del Vivaio Frappetta
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Fig.2 - Vista aerea.
Attualmente, l'Azienda si sviluppa su circa 80.000 mq di cui 10.000 coperti a serre
2.2 Cenni storici sul Vivaio Frappetta
Nata nel 1964 ad opera di Andrea Frappetta, l’Azienda ha potuto contare, nel corso del
successivo ventennio, sull’opera prettamente di tipo familiare, fino a raggiungere le
dimensioni sufficienti e una stabilità di presenza sui mercati da renderla, oggi, una delle
principali aziende attive nell’area della provincia laziale.
Fig.3
Fig.4
Prime immagini delle fasi di costruzione del Vivaio
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Successivamente, sono state previste opere di ampliamento per favorire gli incrementi di
produzione ormai consolidati del Vivaio. Nel 1991 è stata realizzata la Serra Ombraio
(Fig.5) per la vendita diretta e il Locale Tecnico per la fertirrigazione ed invasatura delle
piante.
Nel 1998, è stata effettuata la completa ristrutturazione della serra n. 3 da policarbonato a
ferrovetro temperato, completata con equipaggiamenti di tipo tecnologico di monitoraggio
della condizioni fototermoigrometriche quali sonde termiche, eoliche e luminose. (Fig.6)
Fig. 5 - Fase di realizzazione della Serra Ombraio
Fig.6 -Ristrutturazione della serra n. 3 da policarbonato a ferrovetro temperato
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2.3 Attuale configurazione aziendale e realizzazioni
Oggi, il Vivaio si presenta esteso su un territorio di circa 80.000 mq, di cui circa 10.000
coperti a serra. Oltre alle aree adibite alla produzione, sono presenti altre aree normalmente
non utilizzate ma destinate agli incrementi di produzione.
Fig. 7 - Vista delle serre adibite alla vendita diretta
Nel recente periodo, l’attività curriculare del Vivaio si è sviluppata soprattutto con le
seguenti realizzazioni:
a) settore privato:
Abitazione al Mare (Porto Santo Stefano; 2001)
Abitazione in Campagna (Guidonia Montecelio - Roma; 2002)
Abitazione in Sabina (Cantalupo - Rieti; 2000)
Abitazione in Sabina (Casaprota - Rieti; 2001)
Abitazione in Sabina (Poggio San Lorenzo - Rieti; 1999)
Agriturismo Casaprota (Casaprota - Rieti; 2003)
Agriturismo Valle Siriaca (Castelnuovo di Porto - Roma; 2002)
Antica Chiesa trasformata in Abitazione (Rivodutri - Rieti; 2001)
Antico Mulino trasformato in Abitazione (Scandriglia - Rieti; 2002)
Casale in Toscana (Sinalunga - Siena; 1999)
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Casolare in Sabina (Casperia - Rieti; 2001)
Casolare in Sabina (Poggio Moiano - Rieti; 2002)
Villino in Sabina - Uso di Erbacee Perenni (Cantalice - Rieti; 2002)
b) settore pubblico:
Parcheggio Ministero delle Finanze (Roma; 2002)
Parco Giochi Comunale (Moricone - Roma; 2003)
……………..
3. Linee di produzione del Vivaio
L’Azienda Frappetta è attiva nel settore vivaistico con varie tipologie di produzione, quasi
unicamente a scopo ornamentale, e il complesso di prodotti offerti dall’Azienda sul mercato
rappresenta quasi esclusivamente la tipica produzione floreale di tipo commerciale. Questo
non esclude che le tipologie di produzione siano molteplici.
In particolare, sono presenti le seguenti categorie di piante:
1. Alberi
2. Arbusti
3. Rampicanti
4. Siepi
5. Palme
6. Piante grasse
7. Piante da interni - Aiuole e Balconi
8. Prati
9. Rosai
10. Erbacee Perenni
11. Acquatiche
12. Aromatiche
13. Orto-Frutticole
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Per quanto riguarda gli alberi è particolarmente stimata come produzione essenziale quella
relativa alle specie forestali, scelte sia tra le latifoglie sia fra le conifere, che possono essere
utilizzate per la decorazione di giardini pubblici e privati; infatti negli ultimi anni la richiesta
di tali specie è aumentata attraverso propaganda diretta dei proprietari del vivaio i quali le
considerano particolarmente decorative proprio per la varietà e la molteplicità di forme in
cui si presentano. Troviamo quindi una nutrita serie di specie forestali coltivate in piena terra
ed in vaso con tecniche che ne consentono l’utilizzazione in spazi verdi antropizzati. Tali
essenze, per ottenere risultati apprezzabili, per
la definitiva messa a dimora e per
raggiungere livelli estetici ragguardevoli, vengono coltivate in pieno campo per diversi anni,
sottoponendole - nei primi anni - a potature molto drastiche che ne rallentano la velocità di
crescita iniziale. Con tale pratica si ottengono piante molto più robuste e con un apparato
radicale così forte da rendere il trapianto in vaso e successivamente in piena terra molto
meno traumatici. Le specie coltivate e prodotte sono relative a tutte le fasce fitoclimatiche
(secondo la classificazione del Pavari) tenendo presente però che, alcune di esse sono varietà
ornamentali ricavate con tecniche vivaistiche e di selezione genetica . Troviamo quindi
rappresentate varie famiglie, tra cui le più significative a livello forestale sono:
Latifoglie:
Famiglia Hippocastanaceae :
Aesculus hippocastanum L. var. piramidalis (Ippocastano)
Famiglia Betulaceae :
Alnus cordata Loisel, (Ontano napoletano) Alnus glutinosa L. , Alnus glutinosa L. var.
aurea (Ontano nero), Alnus incana L. Alnus incana L. var. aurea (Ontano bianco) – Alnus
rubra (Ontano rosso)
Betula pendula Roth (Betulla bianca) Famiglia Fagaceae:
Quercus ilex L. (Leccio)
Castanea sativa Mill. (Castagno) - Castanea sativa Mill var. albomarginata
Fagus sylvatica L. nelle varietà aurea pendula, laciniata o asplenifolia , pendula (Faggio
piangente) purpurea e tortuosa
Quercus robur L. (Farnia),
Quercus rubra L. (Quercia rossa americana)
Famiglia Corylaceae :
Corylus avellana L. var. pendula (Nocciolo) , Corylus maxima Miller (Nocciolo rosso o di
Dalmazia)
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Myrtaceae:
Eucalyptus niphophila (Eucalipto)
Conifere:
Famiglia: Pinaceae
Abies pinsapo Boiss var. glauca (Abete di Spagna) , Abies nordmanniana Spach. (Abete del
Caucaso)
Cedrus atlantica Man. (Cedro dell’Atlante) var. aurea var. fastigiata, var. pendula
Famiglia Cephalotaxaceae:
Cephalotaxus harringtonia K.Koch (Cefalotasso) var. fastigiata
Famiglia Cupressaceae:
Cupressus sempervirens L. (Cipresso comune)
Chaemaecyparis lawsoniana Parl. (Cipresso di Lawson) var. Stewartii
Per quanto attiene la coltivazione di arbusti si possono elencare, tra gli altri,
Famiglia Ericaceae
Arbutus unedo L. (Corbezzolo)
Erica arborea L. (Erica arborea)
Calluna vulgaris L. (Erica) var. aurea, Gold Haze, Silver Queen
Famiglia Graminaceae
Arundinaria japonica Sieb e Zucc. (Bambù giapponese)
Famiglia Berberidaceae
Berberis vulgaris L. (Crespino)
Ranunculaceae
Clematis vitalba L. (Vitalba) var. armandii ,montana ,Rubens (rampicante)
Caprifoliaceae
Lonicera caprifolium L. (Caprifoglio, Madreselva) Lonicera etrusca L., .Lonicera
hildebrandiana - Lonicera korolkowii
Risulta infine necessario evidenziare che nel vivaio esiste una continua e prolifica
produzione e coltivazione di Olea europaea sativa L. ( Olivo) e Vitis vinifera L. (Vite).
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Fig. 8 – Piante in contenitore destinate alla vendita
Fig. 9 -Veduta di una parte del vivaio
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4. Tirocinio
Attività vivaistiche
Le attività
del
tirocinio sono state di vario tipo. Per quanto riguarda le produzioni
florovivaistiche relative all’attività principale del vivaio, l’obiettivo è stato quello di
prendere conoscenza del vivaio e delle sue strutture, cercare di individuare e capire quali
siano le linee di gestione per la produzione e coltivazione di tutte le specie vegetali, e nel
contempo operare in collaborazione con i dipendenti ed operai del vivaio per la gestione
dello stesso. Finalità delle attività di tirocinio è l’acquisizione di strumenti idonei, di
maggiori competenze e professionalità nell’utilizzo di materiale di propagazione vegetale, di
tecniche di produzione e coltivazione.
Per questo motivo si è ritenuto opportuno suddividere le attività in quattro grandi temi:
1. Riconoscimento delle piante
2. Impianti serricoli
3. Invasature, travasi, trapianti e tecniche vivaistiche
4. Cura del vivaio
più in quinto relativo allo studio specifico di una singola produzione di Lecci e Cipressi.
4.1 Riconoscimento delle piante
L’operazione è risultata piuttosto agevole per quanto riguarda le specie forestali e molto
interessante per quanto attiene quello delle altre produzioni, Palme - Piante grasse - Piante
da interni - Piante per Aiuole e Balconi - Erbacee Perenni - Acquatiche - Aromatiche Orto-Frutticole – ecc., per le quali le conoscenze erano scarse e molto frammentarie.
Importante, dal punto di vista conoscitivo, è stato appurare che esistono diverse varietà e
cultivar delle specie della flora spontanea, sia italiana che esotica, che vengono selezionate e
comunemente usate per l’ornamento e la decorazione di giardini e spazi verdi.
Per verificare l’avvenuta acquisizione di nuove nozioni e conoscenze riguardo le specie si è
proceduto alla compilazione di schede contenenti una serie di notizie sulle piante prese in
esame. Le schede avrebbero dovuto contenere queste indicazioni : inquadramento botanico:
famiglia – genere – specie – varietà ; principali caratteristiche ed uso delle stesse. Queste
attività sono state fatte anche con l’utilizzo di manuali e guide che aiutano a determinare le
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specie con differenti tipi di chiavi di identificazione (dicotomiche, per colore, per grandezza,
ecc.). Si è poi proceduto al cartellinamento delle varie piante presenti in vivaio.
4.2 Impianti serricoli
Poiché il vivaio, sede delle attività di tirocinio, possiede un numero elevato di serre, si è
proceduto alla conoscenza delle principali caratteristiche degli impianti serricoli con
particolare riferimento alle operazioni da effettuare ed ai relativi controlli nel corso delle
produzioni.
Fig. 10 - Serra con produzione di Euphorbia pulcherrima
La funzione della serra è quella di rendere indipendenti dal clima, dalla temperatura e dal
tempo la coltivazione delle piante. In serra si possono effettuare operazioni di trapianto,
semina, coltivazione e produzione in qualsiasi momento in quanto è possibile riprodurre
esattamente le condizioni ambientali più adatte per lo sviluppo delle piante. Nella serra la
germinazione risulta essere più rapida, più sicura e più abbondante; si possono effettuare le
semine primaverili con molto anticipo, specialmente nel caso di piante annuali ed ottenere
così una produzione in anticipo sui tempi stabiliti dalla natura; si possono abbreviare quei
periodi in cui le piante da fiore sono scarse, in giugno, alla fine delle fioriture primaverili e
prima di quelle estive;
si possono lasciare, fin quando non hanno raggiunto certe
dimensioni, le piante ottenute da seme o da talea e destinate alle aiuole estive, in modo che
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possano essere collocate a dimora in piena terra quando sono più sviluppate, più forti e già
pronte a fiorire; si possono far radicare, in estate, le talee di moltissime piante (Pelargonium
spp., Cineraria spp, Chrysanthemum spp. ecc. ) in modo da poter disporre di piante giovani
nella stagione successiva; la serra costituisce un magazzino ideale per conservare bulbi e
altre piante che non sopportano il gelo: si possono coltivare, da seme, da bulbo o da talea,
piante destinate alla produzione di fiori recisi per la casa; la serra può servire da “ospedale”
per le piante che hanno bisogno di cure; rende possibile la coltivazione di una più vasta
gamma di piante, ivi comprese specie esotiche. In definitiva la serra è uno strumento
indispensabile per l’attività vivaistiche. Non bisogna dimenticare che , se da una parte esiste
la facilità di produrre piante anche in tempi diversi da quelli naturali, dall’altra parte si deve
presupporre che le attività per rendere efficienti tali produzioni sono molto più intese ed
accurate di quelle che si avrebbero in piena terra e in condizioni naturali.
Le mansioni da svolgere hanno riguardato il controllo dell’impianto di irrigazione e di
fertirrigazione, l’apertura e chiusura della serra ed i controlli su umidità, luce e temperatura.
Tra quelle primarie del vivaio rientra la produzione di rilevanti quantità di piante di
Euphorbia pulcherrima (Stella di Natale) (Fig. 10) e di Cyclamen spp. (Ciclamino) (Fig. 11),
alle quali sono interamente riservate due serre. E’ estremamente importante che le
operazioni di controllo delle serre siano effettuate con criterio in quanto, se da una parte la
serra rende il lavoro del vivaista più facile e proficuo, è pur vero che le condizioni di crescita
delle piante in essa contenute devono essere costantemente monitorate.
Fig. 11 - Serra con produzione di Cyclamen spp
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Le piante fiorite o verdi per aiuole, balconi o da interni una volta coltivate nelle serre di
produzione e divenute adulte vengono spostate nella serra vendita dove sono disponibili per
essere cedute ai clienti. Tali piante non avendo subito molte ore o giorni di trasporto in
condizioni spesso poco adatte alla vita dei vegetali, vengono acquistate dai clienti senza aver
subito alcun trauma.
Fig. 12 – Interno della serra adibita alla vendita
4.3 Invasature, travasi, trapianti e tecniche vivaistiche
Questa parte del tirocinio è stata interamente dedicata alla conoscenza diretta delle varie
tecniche di produzione.
4.3.1. Preparazione dei terricci utilizzati per le invasature
La conoscenza del substrato, nelle sue caratteristiche chimiche e fisiche, nel quale si
porranno a dimora semi, piantine, talee e quant’altro è indispensabile poiché ogni specie ha
esigenze diverse dal punto di vista edafico e colturale. Nel vivaio si suole distinguere le
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piante in acidofile, da interno e fiorite, questo presuppone l’utilizzazione di terricci diversi a
seconda delle diverse specie coltivate. Rispetto a quelle che sono le caratteristiche di un
qualsiasi terreno da sottoporre a coltivazione, per il quale le correzioni della composizione,
della struttura, degli elementi contenuti, del ph, della sostanza organica presente, risultano
alquanto difficoltosi, è sicuramente più agevole e relativamente facile poter preparare un
terriccio destinato ad essere utilizzato in un contenitore. I terricci hanno proprietà diverse e
possono essere variamente miscelati per consentire una giusta dose di sostanze per ogni
produzione. Fondamentalmente il terriccio più usato è formato da torba, un residuato fossile
derivato dalla decomposizione di piante inferiori (es. muschi, sfagni), che è un substrato di
coltura ideale sia per le proprietà fisiche ( leggerezza, porosità e capacità di ritenzione per
l’acqua) sia per quelle chimiche (notevole capacità di scambio cationico). Ha il pregio di
essere acida, quasi del tutto sterile, di avere proprietà ammendanti nei confronti di terreni sia
sciolti che compatti, non interferisce con la fertilizzazione poiché ha capacità di cedere
lentamente l’azoto, inoltre favorisce lo sviluppo di flora microbica. Insieme alla torba ci
sono la pomice (lapillo vulcanico) e fertilizzanti. Nei sacchi di terriccio comunemente
venduti per la coltivazione di piante da giardino e da appartamento si ha in genere la
seguente composizione: torba bruna e bionda in parti uguali, sostanza drenante, fertilizzante,
argilla che è un colloide.
4.3.2. Vasi e contenitori
Si possono suddividere in base al materiale di cui sono formati e all’utilizzo che bisogna
farne. I materiali comunemente usati sono: la terracotta, la ceramica, il legno, il polistirolo, il
cemento (utilizzato per fioriere amovibili o fisse), il vetro ed il polietilene. Esistono diverse
forme e misure dei contenitori che vengono utilizzati anche in rotazione per rinvasare
periodicamente le piantine in crescita, in particolar modo sono
utilizzati i contenitori
alveolari per le piantine ottenute da seme. Comunque in questo tipo di vivaio la maggior
parte delle coltivazioni viene effettuata con contenitori di plastica (95%), per il resto con
contenitori di polistirolo (per le orticole) e in terracotta (soprattutto per i ciclamini). Sarebbe
opportuno che la terracotta potesse essere più frequentemente utilizzata poiché ha vantaggi
significativi rispetto agli altri materiali soprattutto per quanto riguarda le caratteristiche
tecniche, infatti subisce meno l’escursione termica, è maggiormente porosa e, non da ultimo
è esteticamente più apprezzata. Purtroppo però vari fattori ne impediscono l’utilizzo:
maggiori costi, rotture frequenti, difficoltà di stoccaggio e peso eccessivo. L’impiego di
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materiale plastico rende sicuramente più efficiente e meno costoso il lavoro di impianto e
trapianto.
4.3.3 Operazioni di invasatura delle piantine in coltivazione in serra e in vivaio.
Le operazioni di invasatura vengono effettuate per consentire la vendita delle piantine
coltivate in piena terra, o per trapiantare, una volta che sono cresciute, le piante allevate in
serra. Le tecniche per questo tipo di attività sono più o meno conosciute, tutti infatti
abbiamo avuto l’opportunità o la necessità di trasferire una pianta da un vaso all’altro o di
piantarla in un vaso più adeguato. Le piante si tolgono dal vaso con la rispettiva zolla, si
provvede a tagliare e sfoltire, ove consentito e necessario , le radici morte e si mettono in un
vaso più capace. Si capovolge la pianta in modo da sostenere la zolla di terra con la mano e
si batte leggermente sul fondo del vaso fino a che la zolla non si stacca completamente dalle
pareti del recipiente. Qualora si rendesse necessario un generale rinnovamento della terra
del vaso si dovrà procedere alla rimozione completa della zolla e al lavaggio delle radici,
dopodiché si procede al rinvaso con terra nuova. Dopo le operazioni di invasatura, le
piante, si innaffiano e si tengono per qualche tempo all’ombra.
4.3.4 Trapianti, espianti di essenze coltivate in pieno campo e relative cure
Gli interventi di trapianto delle essenze coltivate in pieno campo sono più che altro relativi
ad alberi e arbusti; tali operazioni vengono effettuate per motivi diversi: regolazione della
densità tramite sfollamenti delle piante meno vigorose o di quelle in eccesso tramite
trapianto in altro sito, necessità di taglio del fittone per alcune specie per ottenere materiale
adatto alla piantagione a dimora o per ridurne l’accrescimento per ragioni commerciali. Le
operazioni sono simili a quelle che si effettuano nei vivai forestali, infatti il taglio del fittone
stimola l’accrescimento delle radici laterali più vigorose e quindi dotate di un numero
maggiore di apici assorbenti. Lo scopo del trapianto è quello di incoraggiare la formazione
di un sistema radicale più ricco che consenta di superare la crisi da trapianto, di favorire
l’aumento del rapporto porzione ipogea/porzione epigea, che si manterrebbe basso se le
piante fossero troppo fitte, e provvedere per un maggior spazio in cui le piante possano
sviluppare meglio sia la chioma che l’apparato radicale. La necessità di trapianto è
comunque dipendente anche da altri fattori: le specie che crescono più lentamente e che
devono rimanere diversi anni in vivaio hanno maggiore necessità di essere trapiantate di
quelle a crescita più rapida. Le operazioni di trapianto sono estremamente costose poiché
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presuppongono una serie di operazioni da effettuarsi a mano, e quindi con l’ausilio di
manodopera, o con mezzi meccanici. Per prima cosa si estraggono le piante dalla terra con
opportuni attrezzi e, senza danneggiare le radici si predispone affinché vengano ripiantate in
un nuovo sito. Se non è possibile effettuare le operazioni contemporaneamente si devono
conservare le piante in tagliola o in cella refrigerata, oppure in contenitori o altri recipienti
per brevissimo tempo. Per quanto riguarda gli espianti di piante già pronte e destinate alla
vendita si procede con vari metodi: se le piante sono già state vendute e quindi devono
essere trapiantate in piena terra ma in tempi brevi si possono utilizzare dei sacchi di
plastica, denominati fitocelle o fitosacchi con il quali si effettua il trasporto., oppure se il
cliente lo richiede vengono direttamente trapiantate in un vaso capiente destinato a
contenerle per periodi di tempo molto lunghi. Per quanto riguarda invece il trapianto di
piantine di vario tipo destinate alla vendita al dettaglio, ci si serve di una macchina
trapiantatrice che invasa le piantine a radice nuda, precedentemente preparate per questa
operazione, direttamente in vasi che contengono già il terriccio. La macchina è dotata di un
braccio meccanico che automaticamente infila le piantine nei vasi.
4.3.5 Tecniche di propagazione e moltiplicazione
Esistono diversi metodi di moltiplicazione e propagazione delle piante, i più importanti
sono quelli per seme (propagazione gamica), e quelli per talea, margotta, propaggine e
innesto (moltiplicazione agamica).
La propagazione per seme, sebbene sembri il metodo più facile ha alcune limitazioni: la
percentuale di germinazione può variare moltissimo secondo il tipo e la condizione di
conservazione del seme, i tempi richiesti per la germinazione variano da specie a specie, e,
per quanto riguarda gli ibridi da giardino è possibile che la produzione dia nuove piantine
con caratteristiche diverse da quelle del genitore in quanto possono verificarsi variazioni di
particolari importanti della pianta stessa: dimensioni, colore dei fiori, altezza, periodo di
fioritura, ma è proprio grazie a queste variazioni che alcune piante da giardino presentano
una gamma infinita di colori e forme. I vari tipi di seme richiedono trattamenti e metodi di
semina diversi. Alcuni germinano spontaneamente (Tagetes, Buddleia, Robinia), altri hanno
bisogno di accortezze particolari. I semi piccoli ( tipo quelli della Begonia) perdono
rapidamente il potere germinativo e quindi devono essere seminati appena maturi, senza
interrarli eccessivamente. Quelli piumati (tipo Gerbera, Scabiosa, ecc.) vanno seminati in
superficie con la piuma che fuoriesce dal terreno. Quelli oleosi (Magnolia, Ricino, ecc.) non
devono essere lasciati seccare e devono essere seminati appena maturi. In generale la
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profondità di semina deve essere pari alla grandezza del seme. I requisiti essenziali per una
buona germinazione di qualsiasi seme sono comunque umidità, aria, caldo e quando è
iniziata la germinazione, la luce. Generalmente, per le piante da giardino, la stagione di
semina è la primavera; le piante più comuni maturano infatti durante l’estate, i semi vengono
raccolti in autunno e quindi seminati in primavera. La semina può essere effettuata
all’aperto, in tal caso è necessario attendere condizioni favorevoli e preparare bene il
terreno. Si procede quindi all’applicazione delle etichette con l’indicazione della specie. Se
la semina avviene in serra, i semi devono essere messi in vasi o recipienti poco profondi,
facilmente trasportabili. Si possono anche utilizzare vasetti di torba pressata, le giovani
piantine si metteranno poi direttamente a dimora.
La moltiplicazione per talea rende possibile la riproduzione di piante con caratteri identici
a quelli della pianta madre , la talea è infatti una porzione di una pianta provvista di gemme
ed indotta ad emettere radici; questo tipo di moltiplicazione da in genere risultati più rapidi
che non la propagazione per seme, dato che la talea, possedendo già una certa dimensione è
sempre in vantaggio sulle piantine nate da seme. Non tutte le specie vegetali possono però
essere moltiplicate con questo metodo che consiste nel prelevare da una pianta adulta, con
un coltello ben affilato, una porzione di ramo, ad esempio, lunga 20 ÷ 30cm che abbia delle
gemme ben sviluppate e quindi porla in terra fino a quando non ha sviluppato un buon
apparato radicale per poi essere trapiantata.
La margotta è un ulteriore metodo di moltiplicazione per mezzo del quale si inducono
grossi rami a produrre radici, col vantaggio di ottenere nuove piante di notevoli dimensioni
in un periodo di tempo relativamente breve. Il metodo è abbastanza semplice: si sceglie un
ramo eretto che non sia né troppo verde né troppo legnoso, con un coltello molto affilato si
pratica un taglio obliquo verso l’alto, profondo poco meno di un terzo dello spessore del
ramo e lungo 2 ÷ 3 cm; nel taglio si inserisce una scheggia di legno per impedire che
cicatrizzi. Si fascia quindi la parte tagliata per circa 7 ÷ 8 cm verso l’alto e verso il basso,
partendo dal punto inciso, con un buon strato di sfagno (muschio in completo stato di
decomposizione), che si lega ben stretto con una corda, poi si copre tutto con polietilene e si
irrora giornalmente lo sfagno fino all’emissione delle radici, che nasceranno nel punto
inciso. Il tempo occorrente per la radicazione varia da 2 a 3 mesi. La stagione migliore per la
produzione di margotte è l’inizio dell’estate. Quando si è formato un buon numero di radici
si taglia il ramo della pianta madre e si pianta sia in piena terra sia in vaso.
La moltiplicazione per propaggine consiste nel piegare verso il basso alcuni rami, fissarli al
terreno con una sorta di forcella e ricoprirli di terra. Dopo qualche tempo i rami producono
radici nel punto di contatto con il suolo, si possono separare dalla pianta madre e danno
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origine così ad una pianta nuova ed indipendente. E’ un metodo di moltiplicazione naturale:
molte piante si propagano spontaneamente per propaggine, soprattutto arbusti ed erbacee
perenni.
L’innesto è una tecnica di moltiplicazione che consiste nel saldare su una pianta parte di
un’altra pianta in modo da costituire un unico individuo. E’ in sostanza una forma di
trapianto e si usa a volte un rametto, a volte una gemma. E’ un po’ complicato descrivere la
pratica di innesto, ma questa è largamente usata dai vivaisti per la moltiplicazione di varietà
particolari di alberi da frutto. Oltre all’abilità nel praticare l’innesto bisogna tener presente
che deve esistere affinità tra le specie che si vogliono innestare, ossia tra la pianta donatrice
e la ricevitrice.
4.4 Cura del vivaio
Tutte le operazioni sopra descritte servono per ottenere materiale vegetale da destinare alla
vendita, ma esistono tutta una serie di accorgimenti da adottare affinché la produzione
risulti prolifica, importante e remunerativa. Non basta infatti seminare, piantare, trapiantare
ma occorre eseguire periodiche manutenzioni e cure al vivaio. Le attività connesse alla cura
del vivaio possono essere riassunte in : potature, concimazioni, trattamenti
antiparassitari, irrigazione, pulizia.
→ Le potature vengono effettuate a scadenze precise e riservate soprattutto agli alberi
forestali e da frutto, sono necessarie per mantenere un giusto rapporto tra il fusto e la
chioma. Anche gli arbusti vengono regolarmente potati al fine di ottenere cespugli con
forme regolari. Per effettuare le operazioni di potatura si ricorre all’uso di vari attrezzi
manuali, tipo forbici, coltelli, cesoie, troncarami, ecc.; la potatura ha comunque lo scopo di
eliminare le parti secche o improduttive della pianta al fine di garantire alla stessa uno
sviluppo migliore e proporzioni adeguate.
→ Altra operazione è il mantenimento della fertilità del terreno che va conservata o
migliorata, restituendo o apportando elementi nutritivi, regolando il ph e mantenendo su
livelli adeguati il contenuto di sostanza organica. Le concimazioni vengono effettuate per
somministrare elementi nutritivi indispensabili per la crescita delle piante e per produrre
materiale di qualità. Gli elementi sono azoto, fosforo, potassio, calcio, magnesio, zolfo,
ferro, rame, zinco, ecc. I primi tre ( N, P e K) devono essere somministrati in quantità
notevoli sotto forma di composti vari. L’azoto è indispensabile per l’accrescimento del
fusto e delle foglie, per la produzione di proteine e di clorofilla, il fosforo favorisce lo
sviluppo delle radici, il potassio accresce la resistenza agli attacchi esterni ( funghi, gelo,
20
siccità). I concimi si distinguono in organici ed inorganici. Esistono diverse qualità di
concimi inorganici in composizione variabile, vengono definiti complessi e presentano il
vantaggio della presenza di più elementi contemporaneamente, di solito contengono anche
microelementi, (il calcio e lo zolfo sono di solito presenti in percentuali accettabili nei
concimi azotati, fosfatici e potassici),
sono adatti alla maggioranza dei terreni, sono
preparati sotto forma di granuli, si spargono e si conservano con facilità. I concimi organici
vengono adoperati in quantità elevate, migliorano le caratteristiche fisico-meccaniche del
suolo e ne aumentano la capacità di trattenuta per l’acqua e la capacità di scambio. Tra
questi il letame è il più diffuso; ha composizione variabile, costituisce una fonte di azoto,
fosforo e potassio e di altri elementi nutritivi, deve però esser usato quando è maturo
altrimenti risulta notevole il contenuto di semi vitali di erbe infestanti. Un operazione
importante al fine della conservazione della fertilità del suolo è la correzione del ph . Per
acidificare un terreno si ricorre a torba, acido solforico, solfato d’alluminio, ecc., per ridurre
l’acidità si possono impiegare pietra calcarea in polvere, ceneri, correttivi calcarei.
→ I trattamenti antiparassitari occupano un ruolo importante nella gestione del vivaio in
quanto la presenza di elementi di disturbo per la crescita delle piante e che ne determinano
anche la morte, è molto frequente. Moltissime specie di insetti attaccano le piante ed
esistono molte specie di funghi, parassiti vari e virus che possono arrecare danni enormi alle
produzioni, senza considerare i pericoli derivanti dagli agenti atmosferici. E’ indispensabile
attivare meccanismi di prevenzione e diagnosi precoce delle avversità. Tra i sistemi di
trattamento preventivo esiste la possibilità di selezionare e coltivare solo le varietà che
hanno acquisito caratteri di resistenza alle malattie, ma questo non è sempre possibile.
Allora la prima operazione per verificare quali siano i trattamenti da fare è stabilire se la
malattia in esame è causata da microrganismi vegetali (funghi, muffe, ecc.) oppure è di
origine animale (vermi, pidocchi, larve, insetti, acari, ecc.). Di preferenza si usano prodotti
sistemici, ossia quelli che entrano nella linfa trasportando i principi attivi in ogni parte della
pianta. Le operazioni di trattamento devono essere effettuate con cura e precisione in
quanto le sostanze adoperate per la cura delle malattie delle piante possono essere molto
nocive o addirittura letali per l’uomo e per gli animali superiori. I prodotti commerciali in
uso nel vivaio sono una mescolanza di sostanze diverse e generalmente sono efficaci per
vari tipi di malattie. I trattamenti vengono effettuati sulle piante maggiormente soggette,
allo spuntare delle prime foglie e in seguito con cadenza precisa, generalmente mensile. Le
sostanze anticrittogamiche e antiparassitarie possono essere applicate in diversi modi: sotto
forma di liquido nebulizzato da spargere con una pompa a pressione; sotto forma di
polvere; sotto forma di fumiganti che spargono fumo o gas velenosi (usati contro le talpe).
21
Per quanto riguarda le colture in piena terra la distribuzione di fitofarmaci avviene per
mezzo di macchine irroratrici a polverizzazione pneumatica (nebulizzatori).
→ Fattori vitali per lo sviluppo delle piante sono acqua, luce, nutrimento e temperatura. In
un impianto vivaistico, mentre risulta relativamente semplice ricreare ambienti con
temperature idonee allo sviluppo delle piante, utilizzare la luce artificiale in mancanza o in
difetto di quella solare e somministrare le sostanze nutritive con facilità è un problema
molto serio quello della distribuzione dell’acqua che non può essere sostituita con mezzi
artificiali o in forma sintetica. L’acqua costituisce la gran parte della struttura della pianta
ed ha importantissime funzioni: nutrizionali, di trasporto per i sali minerali , di equilibrio
termico ed è necessaria per la fotosintesi, poiché tutti i processi di reazione chimica a carico
delle piante avvengono in soluzione acquosa. L’acqua disponibile in un vivaio può avere
varie provenienze; solitamente i vivai sono dotati di pozzi, di serbatoi di raccolta dell’acqua
piovana, di cisterne e piccoli laghetti artificiali. Le tecniche di irrigazione presuppongono
la conoscenza di due fattori fondamentali, la quantità di acqua da somministrare e il
momento in cui agire. La quantità richiesta da ciascuna pianta varia in base alla specie , al
clima e alle stagioni ( dell’anno o di sviluppo delle piante). Come regola generale è
preferibile irrigare le piante con generosità in modo da favorire l’assorbimento dell’acqua
non solo nei primi strati di terreno ma anche in profondità, questo per le piante con
apparato radicale profondo, mentre è sufficiente una irrorazione superficiale per quelle con
radici poco approfondite. Il momento più opportuno, in primavera ed autunno, è la mattina,
mentre in estate è preferibile la sera tardi, in modo che le piante abbiamo tutta la notte a
disposizione per assorbire l’acqua e si possa evitare il processo di evaporazione dovuto al
calore solare. La somministrazione di acqua alle piante ricoverate in serra ha tempi ed orari
diversi.; nelle serre sono attivi impianti di irrigazione localizzata che consiste nella
somministrazione di acqua in piccolissime quantità per tempi molto prolungati. Si realizza
mediante una serie di piccoli tubi (in materiale flessibile) sospesi a circa 150 cm dal vaso
oppure appoggiati direttamente sui vasi ; i tubi sono dotati di elementi erogatori che
emettono acqua sotto forma di gocce oppure presentano pori trasudatori. Per quanto attiene
l’irrigazione in pieno campo vengono utilizzati degli irrigatori mobili a braccio oscillante.
L’acqua da utilizzare viene pescata da un pozzo con l’ausilio di una pompa sommersa.
→ Il vivaio deve
essere costantemente mantenuto in ordine, sia a livello estetico –
decorativo che a livello di controllo degli elementi di disturbo che possano compromettere
la buona riuscita delle produzioni. Pertanto, per pulizia del vivaio si intende la necessità di
ispezionare i vari settori in cui è suddiviso per non pregiudicarne l’efficienza. Tra le
operazioni più comuni rientrano quelle di pulitura delle aiuole e dei terreni per il controllo
22
delle erbe infestanti. Rientrano tra le operazioni di pulizia anche quelle relative al
posizionamento e conteggio delle varie produzioni in vaso e in contenitore per consentirne
un inventario regolare, la manutenzione delle attrezzature sia manuali sia meccaniche, il
rifornimento delle serre adibite alla vendita diretta.
5. Tirocinio - Studio sulla coltivazione di Lecci e Cipressi
Nella
produzione e commercializzazione del vivaio rientrano piccole produzioni e
coltivazioni di essenze arboree da utilizzare per le alberature stradali, per il verde pubblico e
privato e, occasionalmente, per il recupero ambientale e/o paesaggistico di zone degradate
da interventi antropici (es. cave in disuso) oppure naturali di carattere lesivo (es. incendi,
etc.).
Le considerazioni che seguono riguardano le due specie di maggiore interesse per intensità
di produzione e richiesta commerciale. Altre specie presenti nel processo produttivo
dell’Azienda non sono state considerate perché prodotte solo saltuariamente o su richiesta
del committente, ma tali da non rappresentare una produzione continuativa e significativa.
Lo scopo di questa parte del tirocinio è quello di analizzare le varie fasi che portano alla
produzione delle essenze arboree che di norma, nel caso del Leccio e del Cipresso, oggetto
dello studio, sono destinate ad essere utilizzate nei Comuni ricadenti all’interno del Parco
Naturale Regionale dei Monti Lucretili e, per questo motivo, scelte tra quelle autoctone della
flora locale. Il Comune di Montelibretti , in cui è situato il vivaio fa parte del Parco che
comprende parte del territorio di tredici Comuni delle province di Roma e Rieti.
Il Leccio, tipica pianta sempreverde mediterranea, si trova spesso come esemplare singolo o
in associazioni boschive ed a macchia (sia come albero, sia nelle forme cespugliose) nelle
zone costiere ed interne fino a circa 1.000 m di altitudine. Tale specie appartiene alla fascia
climatica del Lauretum (classificazione del Pavari) ed è spesso utilizzato a scopo
ornamentale e paesaggistico nel verde urbano proprio per la sua particolare resistenza alle
avversità (biotiche e abiotiche) ed ai danni da inquinamento; inoltre, si adatta molto bene
alle potature. Si tratta di specie rustica e di lenta crescita che predilige terreni acidi o
subacidi e condizioni climatiche piuttosto miti poiché non sopporta geli intensi e prolungati.
Resiste, però, a condizioni di siccità ed a terreni relativamente poveri e vegeta bene in
condizioni sia di elevata luminosità, sia di parziale ombreggiamento.
23
Anche il Cipresso, specie a rapido accrescimento, è di origini mediterranee e, ancora più del
Leccio, è utilizzato e diffuso nei nostri ambienti a scopo ornamentale, sia come esemplare
singolo che a gruppi. Trattasi, anche in questo caso, di specie rustica senza particolari
esigenze, adattabile a terreni di ph variabile e climi diversi (tranne quelli troppo rigidi).
Tutte e due le specie hanno un effetto estetico e decorativo particolarmente apprezzato per il
verde urbano.
La produzione e coltivazione delle due specie considerate inizia con l’acquisto delle piantine
da parte dell’Azienda da vari fornitori1.
Di norma, viene preferito assumere il processo fin dalle condizioni di stabilità delle piantine,
scelta da cui conseguono le caratteristiche seguenti:
Cipresso
Leccio
Altezza cm 10
Altezza m 2,50 ÷ 2,70
Vaso cm 7 x 7
Vaso ø 36 ÷ 42
Terra del vaso:
50% pomice – 50% torba
Terra del vaso:
50% pomice – 50% torba
Circonferenza cm 8 ÷ 10
Età: 5 anni
Fig.13 - Piantine di Leccio pronte per essere trapiantate e coltivate in terra
1
Le tipologie e i nominativi dei fornitori non vengono qui volutamente esplicitate perché facenti parte delle strategie
aziendali.
24
Fig. 14 - Particolare dei vasi
Fig. 15 - Particolare dei vasi
25
Fig. 16 Piantine di Leccio
Fig. 18 - Piantine di Leccio
Fig. 17 - Piantine di Leccio
26
Le piantine, pronte per essere trapiantate, vengono disposte su bancali di legno e
successivamente portate ai margini del campo con un muletto. Dopo essere state scaricate,
vengono portate con tutto il vaso nei pressi delle buche destinate ad accoglierle.
Le buche vengono realizzate manualmente con la vanga, poiché la produzione, che si può
contenere nell’ordine di qualche centinaio di piante, non giustifica l’adozione di metodi
meccanizzati.
Le piantine, estratte dai vasi, vengono quindi inserite nelle buche insieme alla zolla.
Fig. 19 - Particolare dei vasi
Il campo utilizzato per la coltivazione ha una estensione di circa 2.500 m2, è pianeggiante e
la sua composizione e tessitura è di medio impasto (15% argilla, 30% limo, 55% sabbia);
per la preparazione del campo viene praticata preventivamente un’aratura leggera e
successiva erpicatura.
La parte di terreno destinata ad ospitare le radici ha una profondità di circa 25 cm. Viene
eseguita in fase di impianto una fertilizzazione con letame disidratato e fosfato biammonico
per la produzione e protezione delle radici. Successivamente, vengono eseguite
concimazioni organiche a lenta cessione con Biorex puro (letame disidratato) e Dermazoto
(concime organico) che contiene l’11% di azoto ed è un sottoprodotto tipico della
lavorazione del cuoio.
27
Quanto all’irrigazione, questa viene effettuata solo nella fase di trapianto e solo in caso di
necessità e soccorso per periodi particolarmente siccitosi con l’ausilio di un tubo a mano; il
restante apporto di acqua viene affidato quasi del tutto alla pioggia. L’Azienda ha comunque
un impianto di irrigazione funzionale destinato alla cura delle varie coltivazioni, sia in pieno
campo sia in serra, ed è provvista di pozzi e serbatoi di grande capacità.
Fig. 20 - Panorama del campo
28
Il sesto di impianto adottato è il seguente:
m 3 x 3 tra i lecci (X)
m 1 x 1 tra i cipressi (o)
X
X
X
X
X
X
o
o
o
o
o
o
o
o
o
o
o
o
o
o
o
o
o
o
o
o
o
o
X
X
X
X
X
X
Fig 21- Particolare del sesto di impianto
29
Fig. 22 - In questa fotografia si possono vedere
le cannucce che lasceranno il posto alle piantine
di Leccio ed i piccoli cipressi già messi a dimora.
Prima di essere utilizzate, le piantine vengono coltivate ed allevate in vivaio per molti anni; i
cipressi vengono tolti dall’impianto misto dopo aver raggiunto l’altezza di circa un metro e
sistemati in filari doppi con distanze di circa 1,5 metri l’uno dall’altro. I lecci vengono
lasciati crescere nel sito di primo impianto. Il Cipresso prima di essere posto in vendita
viene zollato, invasato e fatto radicare all'interno di questo. Con questa pratica colturale la
percentuale di attecchimento quando si pone a dimora in un giardino è pressoché totale.
Tutte e due le specie vengono allevate in pieno campo in terreni idonei alla loro
coltivazione, asciutti, di medio impasto e ben dotati di calcare. Questo consente loro di
crescere sani, vigorosi e quindi ad alto valore ornamentale
30
La produzione precedente a quella descritta nella presente relazione risale a circa otto anni fa
e questo tipo di attività ha portato ad una continua e prolifica produzione nel tempo; il
risultato ottenuto è sempre stato soddisfacente non solo perché le piante hanno la possibilità
di crescere in un ambiente favorevole, ma soprattutto perché sono sottoposte a cure e
potature periodiche che le rendono idonee ad essere pronte per l’impianto nella destinazione
finale delle alberature e del verde pubblico.
Fig. 23 - Piante di Leccio dell’età di 13 anni relative al precedente impianto
Circonferenza 20÷22 cm - Altezza circa 3,5 m
31
Fig. 24 - Cipressi della precedente produzione (età 8 anni )
Fig.25 - Espianto ed invasatura dei Cipressi
32
6. Valutazioni conclusive
L’esperienza acquisita durante lo svolgimento del tirocinio oggetto della presente relazione,
se da un lato induce a considerazioni di carattere generale sull’attività dell’Azienda nel suo
complesso, relativamente ai vari metodi di produzione, cura, conservazione e
commercializzazione di prodotti florovivaistici, dall’altro porta a considerare come attività
estremamente interessante quella di avviare piccole produzioni di alberi rappresentativi
della flora locale da poter essere utilizzati come ornamento di parchi e giardini pubblici e
privati, oltre che per alberature stradali, senza che vengano introdotte specie esotiche,troppo
spesso e da molto tempo utilizzate e proposte per decorazione di spazi destinati all’uomo,
con il risultato che l’abuso di tali essenze non appropriate al territorio e al clima, porta a
scelte paesaggisticamente ed ecologicamente errate.
In generale la parte del tirocinio dedicata all’apprendimento delle tecniche vivaistiche ha
portato alle seguenti considerazioni e valutazioni: la gestione del vivaio è del tutto in linea
con quelle che sono le corrette norme di produzione e coltivazione di materiali vegetali e,
anche se trattasi di azienda florovivaistica improntata a coltivazioni intensive destinate
perlopiù al privato,
le attività svolte dagli addetti al vivaio sotto la supervisione dei
proprietari e responsabili, sono professionalmente rigorose e consentono di offrire sul
mercato piante di particolare valore estetico, esenti da parassiti, malattie o malformazioni e
corrispondenti in genere per caratteristiche dimensionali e per varietà a quelli che sono i
gusti
delle persone che ne godranno , prima ancora di doverne analizzare i risultati
economici. La gestione corretta si può intravedere già da come tutte le strutture vengono
costantemente sottoposte a manutenzione e soprattutto dal fatto che gli aspetti puramente
botanici non vengono mai trascurati. Tutte le piante presenti in vivaio sono fornite di un
cartellino di materiale plastico sul quale è riportato in modo leggibile ed indelebile, il nome
botanico (genere, specie, varietà, cultivar) e il nome volgare della pianta; vi sono inoltre
riportate le indicazioni di mantenimento della pianta: tipo di substrato, concimazioni,
trattamenti antiparassitari, destinazione (interno, esterno, piena terra, ecc.), temperatura.,
esposizione e quantità d’acqua da somministrare. Questo accorgimento consente di aiutare
il cliente a scegliere le piante più adatte alle sue esigenze e denota professionalità. Per
quanto riguarda poi le essenze arboree ed arbustive coltivate in vaso ed in piena terra, è
possibile verificarne la corretta cura considerando che la quasi totalità degli esemplari
presenti hanno portamento e forma molto regolari, tronco dritto e privo di malformazioni,
chioma ben ramificata, equilibrata ed uniforme, presentano uno sviluppo adeguato e non
hanno segni di danneggiamento ne ferite di potatura non ben rimarginate. Per quanto attiene
33
la coltivazione di Lecci e Cipressi, destinati al verde pubblico e privato si considera che la
scelta2 di offrire sul mercato specie autoctone viene attuata al fine di operare per combinare
tra loro discipline apparentemente disgiunte: l’agronomia, la botanica e la selvicoltura e
l’architettura e l’urbanistica.,
in modo particolare nell’intento di considerare il verde
pubblico non solo come segnale superfluo e limitato di abbellimento cittadino ma per
consentire un maggiore e più efficace ruolo degli alberi in funzione della qualità della vita,
interpretando i problemi delle città e del territorio come un insieme di più ecosistemi e
ponendo in primo piano le leggi che regolano gli equilibri naturali; le alberature stradali
diventano quindi indispensabili polmoni verdi che ossigenando l’aria la purificano, almeno
in parte, da sostanze nocive. Le reali potenzialità assunte dagli alberi nel contesto urbano si
propongono di assicurare un parziale riassetto ecologico, paesaggistico e funzionale del
verde e quindi dell’offerta ambientale complessiva a favore degli spazi territoriali del tutto
antropizzati.
2
Il proprietario dell’Azienda, Dott. Giulio Frappetta, è un agronomo che attua scelte dettate da considerazioni
ecologiche prima ancora che commerciali.
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Riferimenti bibliografici
1. The Royal Horticultural Society - Il Giardinaggio – Utet- Garzanti
2. Autori Vari - Malattie e parassiti delle piante da fiore, ornamentali e forestali - Edagricole
3. Autori Vari -Le Principali avversità delle piante floreali ed ornamentali - Edagricole
4. E.W. Russel - Soil conditions and plant growth - - Longman
5. M. J. Boswell - Manuale per la microirrigazione - - Edagricole
6. G. Milesi Ferretti - Piante Aromatiche e Medicinali - - Edagricole
7. F. Agostoni; C.M. Marinoni - Gestione Spazi Verdi - Zanichelli
8. Autori vari – Fiori e giardino – Enciclopedia tematica Garzanti
9. E.Magini - Appunti di Vivaistica Forestale – Ciusf Cooperativa editrice universitaria (Fi)
10. M.Ferrari – D. Medici – Alberi e arbusti in Italia – Edagricole
11. G. Roda – Floricoltura – Ulrico Hoepli Editore Milano
12. Allen J. Coombes – Alberi – Dorling Kindersley Handbooks
13. The Royal Horticultural Society – Annuali e Biennali - Dorling Kindersley Handbooks
14. Lesley Bremness – Erbe - Dorling Kindersley Handbooks
Siti Internet di interesse
1. www.vivaifrappetta.it, visitato il 5 luglio 2004
2. www.parks.it, visitato il 7 luglio 2004
3. www.montilucretili.it visitato il 12 luglio 2004
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Si ringraziano il Dr. Giulio Frappetta ed i suoi
collaboratori per la disponibilità dimostrata e per le
informazioni fornite per la realizzazione di questa
relazione.
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