Chelsea Hotel - Anna Lovisolo

Transcript

Chelsea Hotel - Anna Lovisolo
dolcevita
dOdIcI pIAnI dI creAtIvItà
A destra, la copertina
di Chelsea Hotel. Viaggio nel palazzo dei
sogni (EDT, da cui sono tratte tutte
le immagini) di Sherill Tippins.
A sinistra, Dee Dee Ramone
(al Chelsea per cercare di liberarsi
dall’eroina) e, sotto, l’albergo,
sulla 23a strada Ovest di Manhattan
T
i ricordo bene al Chelsea Hotel
/ tu eri famosa, il tuo cuore era
una leggenda / tu mi dicevi ancora che preferivi uomini belli
/ ma per me avresti fatto un’eccezione».
Così cantava Leonard Cohen in Chelsea
Hotel #2, la canzone dedicata a Janis Joplin
con cui aveva passato una fuggevole notte
d’amore in una camera del mitico albergo
newyorchese in mattoni rossi affacciato
sulla 23a strada Ovest.
Stilare un elenco degli artisti che negli
ultimi 125 anni hanno abitato al Chelsea
Hotel sarebbe troppo lungo. Basta ricordare che Arthur Miller ha scritto l’autobiografico Dopo la caduta (sul suo matrimonio con
Marilyn Monroe) nello stesso piano in cui
Andy Warhol avrebbe girato Chelsea Girls.
E che Mark Twain intratteneva i suoi ospiti nella stessa camera in cui Richard Bernstein avrebbe realizzato i suoi ritratti di
star del cinema per Interview.
Questi e altri aneddoti, molti dei quali
inediti, sulla vita del Chelsea Hotel – dalle
origini ai giorni nostri – vengono raccontati in modo brillante e esaustivo dalla scrittrice americana Sherill Tippins in Chelsea
Hotel. Viaggio nel palazzo dei sogni (in uscita
in questi giorni per EDT, trad. di Anna Lovisolo, pp. 536, euro 23), sorta di biografia
del leggendario albergo, per oltre un secolo
straordinario crocevia artistico e quartier
generale della bohème culturale nel cuore
della città più capitalista al mondo.
«Come tanti newyorchesi, alla fine degli anni 70 non vedevo l’ora di andare alle
feste del Chelsea, camminare in quei corridoi pieni di fascino, passare del tempo
nella lobby», ci racconta Sherill Tippins.
«Poi l’albergo mi è sembrato decadu-
Leonard Cohen
ha sCritto qui
una CeLeberrima
(e omonima)
Canzone, KerouaC
On the ROad
e arthur miLLer
dOpO la caduta,
suL suo
matrimonio Con
mariLyn monroe.
L’eLenCo di Chi è
passato daL
«
Chelsea Hotel
è immenso.
e ora Che questo
Leggendario
aLbergo di new
yorK è Chiuso,
e forse diventerà
un Cinque steLLe,
una sCrittriCe
ameriCana gLi ha
dediCato una
biografia.
iLLuminante
Altre
celebrità,
altre stanze
di Benedetta Marietti
94
16 M A G G I O 2 0 14
16 M A G G I O 2 0 14
95
3
1 2
5
dolcevita
dOdIcI pIAnI dI creAtIvItà
4 Andy Warhol con Mario
1 Thomas Wolfe al Chelsea trasformò
casse piene di manoscritti nei romanzi
La ragnatela e la roccia e Non puoi tornare a
casa. 2 Leonard Cohen in Chelsea Hotel#2
rievocò la sua notte d’amore con Janis Joplin.
3 Una delle famose «cene del Missouri»
servite in camera dal compositore Virgil
Thomson (in piedi): da sinistra, il pittore
Maurice Grosser, la scrittrice Elizabeth
Hardwick e Barbara Epstein, condirettrice
della New York Review of Books
to, ma con mio grande stupore, sette anni
fa, il direttore del Trinity College of Music
di Londra mi ha confessato di continuare
ad alloggiare lì. Così mi sono chiesta perché proprio quell’albergo si sia trasformato nella più grande e duratura comunità
artistica al mondo. E ho scoperto una storia alternativa dell’America».
È in quel palazzo di dodici piani, dai balconi in ferro battuto e bow-windows in stile
gotico vittoriano, che in una notte di fine
estate del 1953 si presentano Jack Kerouac
e Gore Vidal, chiedono una camera e firmano alla reception il registro dell’albergo con
i loro veri nomi, garantendo al portiere che
un giorno quel registro sarebbe stato famoso. Con quella stessa scusa («un giorno saranno famose»), nell’estate del 1969 una
Patti Smith ventiduenne convince il proprietario, Stanley Bard, ad affittare una
stanza – la numero 107 – a lei e a Robert
Mapplethorpe, malato e febbricitante, in
cambio di alcune opere di Robert. Ed è lì, in
96
quelle camere dagli arredi che propendevano «al guatemalteco, forse, o alla periferia
del Queens», secondo la definizione di Arthur Miller, che Borroughs compone Il pasto nudo e Kerouac On the Road.
«L’estremo spirito di tolleranza e la
mancanza totale di giudizio che si respiravano in quelle stanze hanno permesso a
tanti artisti di essere se stessi e di creare
liberamente. Thomas Wolfe beveva e faceva lo spaccone; Virgil Thompson organizzava un circolo artistico con persone di
diverso orientamento sessuale, politico e
culturale; Bob Dylan era in contatto con
quel caravanserraglio di artisti circensi,
camionisti, muse e sognatori che popolano
l’album Blonde on Blonde; Patti Smith si è
forgiata un’identità chiacchierando con
Allen Ginsberg, William Burroughs e Janis
Joplin. Solo sapendo che può impegnarsi,
fallire e nonostante tutto avere un posto
sicuro dove stare, un artista è in grado di
creare un’opera d’arte che abbia l’ambizio-
ne di cambiare il mondo. È questo il motivo per cui è nato il Chelsea Hotel e ha avuto successo per tante generazioni».
Non è infatti un caso che l’albergo sia sorto alla fine del XIX secolo dall’idea di un architetto francese, Philip Hubert, che ispirandosi alle utopie del filosofo Charles Fourier
ha immaginato un luogo protetto dalle pressioni economiche e sociali della New York
dell’epoca, in cui fosse possibile dedicarsi
alla vita artistica. Spiega Tippins: «Hubert
costruì una residenza con spazi privati e comuni: una vasta lobby, corridoi ampi, una
mensa/sala da pranzo e un roof garden che
facilitava interazione sociale e scambi di
idee. Organizzò i residenti in un’associazione
cooperativa che servisse a dividersi le spese.
Costruì su ogni piano appartamenti di dimensioni e prezzi diversi e selezionò i primi
residenti (in parte proprietari, in parte affittuari) in modo che rappresentassero tutti gli
strati della società. Nasce così nel 1885 il
Chelsea Association Building».
16 M A G G I O 2 0 14
4
6
Dopo varie crisi economiche e ristrutturazioni, il Chelsea viene acquistato nel
1939 dalla famiglia Bard, generosi albergatori ungheresi, che ne fanno una residenza
per artisti. «I Bard continuarono a incoraggiare gli scambi di idee per attirare
scrittori e musicisti, la cui privacy era assicurata dai muri insonorizzati e dalla lunga tradizione di tolleranza».
Ma nella vita del Chelsea Hotel non è tutto rose e fiori. Il 12 ottobre 1978 nella stanza
100 viene ritrovato il corpo di una ragazza di
vent’anni «con indosso soltanto un reggiseno
16 M A G G I O 2 0 14
nero e un paio di mutandine, la testa sotto il
lavandino e una ferita da taglio nella parte
bassa dell’addome». È quello di Nancy Spungen, compagna di Sid Vicious, cantante e
bassista dei Sex Pistols. Dylan Thomas morì al Chelsea in preda al delirio alcolico, Valerie Solanas meditò in quelle stanze l’aggressione a Andy Warhol. E da lì passarono
Edie Sedgwick, Janis Joplin, Jimi Hendrix,
tutti morti per overdose.
«Droga, sesso, ipereccitazione, isolamento: niente era proibito al Chelsea sulla
scia del “deragliamento dei sensi” di Rim-
Montez, drag queen-musa che è
fra i protagonisti del suo film
Chelsea Girl. 5 Sam Shepard
e Patti Smith. 6 Jason Robards
(di spalle) e, da sinistra, Arthur
Miller, Elia Kazan e Barbara
Loden (con parrucca alla Marilyn)
leggono Dopo la caduta di Miller
nella sua stanza del Chelsea.
7 Nancy Spungen (assassinata
al Chelsea, dove risiedeva,
in circostanze mai del tutto
chiarite) con Sed Vicious
baud. Ma ovviamente questi
strumenti, a volte funzionali
per la creazione, erano estremamente pericolosi».
Nel 2011 una delle principali
società immobiliari di NY, il
Chetrit Group, ha acquistato
7 l’edificio per quasi 80 milioni
di dollari, per poi rivenderlo a
Ed Scheetz, proprietario di
una catena di alberghi a cinque stelle. Ora
il Chelsea è in ristrutturazione, circondato
da impalcature, chiuso ai clienti. Solo 80
residenti di lungo corso continuano ad abitarci. Quale futuro possibile per il leggendario albergo? Se diventerà un hotel di
lusso come potrà continuare ad attirare
artisti? Tippins non ha dubbi: «Grazie alle
sue particolari strutture e tradizioni, il
Chelsea Hotel è sempre riuscito a adattarsi ai cambiamenti della società. Sono sicura che ce la farà anche questa volta».
Benedetta Marietti
97