speciale gnl- raddoppio rigassificatore panigaglia - Cut-Up

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SPECIALE GNL- RADDOPPIO RIGASSIFICATORE PANIGAGLIA
Inviato da Andrea Campanella
mercoledì 14 maggio 2008
Ultimo aggiornamento mercoledì 14 maggio 2008
Ricevo e volentieri pubblico materiale inerente il raddoppio del rigassificatore di Panigaglia. Troverete di seguito gli atti
del convegno contro l'ampliamento, le osservazioni presentate dai "Cantieri dell'urbanistica partecipata" , la cronistoria
della SNAM di Panigaglia dal 1957, informazioni sui rigassificatori e sulle navi gasiere, insomma un dossier ricco e
documentato che , spero, vi chiarirà le idee sul perchè è giusto battersi contro l'ampliamento, se avrete la pazienza di
leggerlo tutto.
Non è una battaglia locale: Panigaglia, Portovenere e tutto il golfo spezzino è un paradiso che attrae ogni anno milioni di
turisti da tutto il mondo, appartiene a tutti. Abbiamone rispetto e difendiamolo come si deve.
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La Spezia – Sala Dante – 15 marzo 2008
Convegno Coordinamento Comitati contro ampliamento GNL Panigaglia
Corrado Cucciniello
Il Coordinamento dei Comitati, cioè la gente, ha organizzato questo convegno che registra due importanti assenze: la
prima è quella di Marco Grondacci che, prima del previsto, dovrà affrontare tra pochi giorni un serio intervento chirurgico.
A lui va naturalmente l’augurio di una pronta ripresa e un ringraziamento per tutto il lavoro che ha svolto in questi
ultimi mesi proprio sull’argomento che stiamo per dibattere. La seconda è quella di Luca Dallorto, membro della
Commissione VIA Nazionale che in questo momento si trova ricoverato in ospedale per un incidente automobilistico;
anche a lui naturalmente l’augurio di una pronta guarigione.
Entrambi avrebbero dovuto parlaci delle procedure autorizzative e della normativa che riguarda i rigassificatori, toccherà a
me, secondo la mia competenza, parlare di questo argomento durante il mio intervento.
Abbiamo pensato a questo convegno per parlare alla città di un tema scottante, di una nuova minaccia che incombe sul
nostro golfo, che è il progetto per l’ampliamento del terminal metanifero di Panigaglia. Un progetto che ENI ha già
presentato ai Ministeri competenti. Viene Definito dall’ente come un ammodernamento dell’impianto ma in
realtà è un aumento quasi triplo dell’aumento della capacità di stoccaggio del gas, con annessi centrale a
cogenerazione da 32 Mw e dragaggio dei fondali per un ammontare di circa 2 milioni di metri cubi di sedimenti.
Sedimenti che sono classificabili in larga parte rifiuto speciale pericoloso. Proprio alla voce dragaggi il progetto si
presenta deficitario in quanto non dice quali saranno le metodiche di intervento e non dice come avverrà lo stoccaggio e lo
smaltimento di questi materiali.
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Ricordo che tre anni fa l’ICRAM, che è l’istituto per le ricerche marine, aveva redatto un piano definitivo di
bonifica del golfo che prevedeva interventi immediati nelle aree ad alta tossicità che sono lo specchio di mare prospiciente
Pertusola, il molo Italia e Fezzano. Queste indicazioni sono state disattese perché il dragaggio è cominciato nello
specchio di mare prospiciente l’area in uso agli operatori portuali. Questo progetto prevede di intervenire in
un’area del golfo tra le meno inquinate, dove appunto verrebbe realizzato un canale navigabile che consentirà a
gasiere della capacità addirittura tripla rispetto a quella delle navi che attualmente entrano nel golfo. Stiamo parlando di
uno scenario mortificante per la nostra costa, non solo per l’impatto ambientale che le riserverà ma anche per
l’aumento della portata di possibili incidenti. Incidenti che, basta fare un giro su Internet per rendersene conto
sono numerosissimi: riguardano navi gasiere ed impianti di rigassificazione. La letteratura li documenta come catastrofici
! … pur non tenendo conto della presenza vicino ai rigassificatori di altre fonti critiche. Nel nostro golfo abbiamo
numerosissime fonti di pericolo, per esempio l’arsenale militare da dove, ricordo, partì un siluro che per poco non
centrò l’area container; lo stesso porto commerciale dove si movimentano sostanze chimiche e pericolose, a volte
anche clandestinamente (ricordo la vicenda della morfolina, più recentemente il traffico illecito di acciaio radioattivo al
cobalto 60). Vi sono poi : la centrale dell’Enel e le saltuarie visite dei sommergibili atomici nella nostra base
militare.
I motivi per rigettare questo impianto sono quindi moltissimi e non abbiamo ancora considerato le vie di fuga. Basta
guardare alla viabilità che serve questo impianto e tutti i paesi intorno. L’aspetto sicurezza sarà al centro del nostro
Convegno, ne parlerà Maurizio Marchi di Medicina Democratica di Livorno. Prima però interverrà l’avvocato Daniele
Granara che invece ci illustrerà gli estremi del ricorso che i cittadini del ponente ed alcuni comitati hanno inoltrato al TAR
contro il mancato rispetto dell’accordo di metà anni 90 tra il Comune di Porto Venere e la società Snam.
Seguirà poi l’intervento di Giorgio Pizziolo, capofila di un interessante esperienza di urbanistica partecipata con la
quale si è voluto ridisegnare parte della costa di ponente secondo canoni di sostenibilità.
Prima di passare la parola ai relatori voglio ricordare che questo convegno non è il primo che tratta l’argomento,
ve ne sono stati altri due precedenti tenutisi al Fezzano, uno ha visto la partecipazione di un gruppo di lavoratori in forza
al terminal. Nell’occasione è emersa quella che noi vogliamo definire “inutile contrapposizione” tra il
mondo ambientalista e quello del lavoro. Fondata soprattutto sulla diffusione di una tesi da parte della dirigenza ENI
secondo la quale il mancato ampliamento dell’impianto ne determinerebbe la chiusura. La ragione dipenderebbe
dalla concorrenza che l’impianto subirebbe da altri rigassificatori di nuova generazione che in gran numero si
vorrebbero realizzare nel nostro Paese.
Intanto diciamo che per le coalizioni che si apprestano alle elezioni è facile dire “andiamo al governo e costruiamo
tutte le infrastrutture che servono”. Bisogna poi fare i conti con i fatti, con la realtà. La realtà ci dice che poi a livello
locale gli stessi partiti sono contrari e spesso si muovono insieme ai comitati, non spinti da un nobile intento di tutelare
l’ambiente ma per mantenere il consenso che posseggono.
Credo che i lavoratori dovrebbero preoccuparsi più di altri aspetti, o del fatto che le nuove generazioni di gasdotti
diventano sempre più competitive rispetto alla filiera del GNL, della credibilità di ENI che mai ha rispettato gli accordi
siglati on gli enti locali specialmente sul tema dell’occupazione. L’ENI si è comportata con una certa
dominanza, diciamo pure arroganza, di volta in volta ha condizionato le amministrazioni locali, specie quando il Comune
di Porto Venere rilasciò l’autorizzazione AIA, cioè l’autorizzazione ambientale integrata che è
assolutamente deficitaria per ciò che riguarda l’aspetto della sicurezza, disattende completamente il decreto del 9
giugno 2001. Altre note che aggiungo per sottolineare l’inaffidabilittà di ENI riguardano la vicenda che vede questa
società coinvolta insieme alla ex municipalizzata milanese AEM in un indagine aperta dalla Procura di Milano. Questa
Procura ha accusato ENI di aver adottato dei sistemi di misurazione dell’erogazione del gas illegittimi. Le
apparecchiature sono sotto state poste sotto sequestro, vi sono più di una decina di indagati.
Vi è poi la questione del super multone che ENI ha ricevuto dall’antitrust per una posizione dominante sul
mercato dovuta ad atteggiamenti tesi a ritardare la costruzione di alcuni gasdotti, in particolare il potenziamento della
rete che arriva dal nord Africa.
Credo che coloro che portano avanti questa corsa ai rigassificatori dovrebbero fornire più valide motivazioni, diverse
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anche da quella dell’emergenza gas. Derivanti da mancate forniture di gas che attualmente da zone instabili da
un punto di vista geopolitica come per esempio la Russia. Ricordo che proprio in questi ultime settimane
l’Amministratore delegato di ENI, Scaroni, ci ha detto che non vi sono pericoli di sorta. E lo ha detto proprio
all’indomani di un accordo che ENI ha firmato con Gazpron che prevede anche la costruzione di un gasdotto di
ultima generazione che secondo studi Saipem è in grado di competere con la filiera del GNL.
Andiamo a vedere quali sono questi impianti che sono in odore di cantiere. Il primo di cui vi ho parlato si chiama South
Stream e porterà in Italia 30 miliardi di metri cubi di gas. Abbiamo poi l’ITGI, l’acronimo sta per
Interconnessione Turchia Grecia Italia, che vede coinvolte nella sua costruzione società come Enel e Edison, porterà in
Italia 8 miliardi di metri cubi di gas. Poi abbiamo il Galsi, che è quello più temuto da ENI, che vede ancora coinvolta
l’Edison, alcune società come quella di stato algerina, la Sonatrac. Porterà in Italia via Sardegna, Golfo Aranci,
Piombino 8 miliardi di metri cubi di gas.
C’è poi un altro progetto che sarebbe sicuramente un duro colpo per l’attività di ENI, riguarda la costruzione
del gasdotto trans sahariano, che collegherebbe la Nigeria al Nord Africa e quindi alla rete che porta il gas in Italia. Se
andiamo a fare la somma di queste forniture siamo sui 46 miliardi di metri cubi di gas che saranno fruibili dal 2011 e anni
successivi e che vanno a sommarsi agli 86 miliardi già importati, 10 sono di produzione nazionale, quindi arriviamo a una
quota di 132 miliardi di metri cubi di gas. Secondo fonti autorevoli come Il sole 24 ore, l’Italia avrebbe nel 2011 un
fabbisogno di circa 108 miliardi di metri cubi di gas; secondo ENI nel 2010, cioè un anno prima, il fabbisogno varierà dai
95 ai 101 miliardi di metri cubi di gas. Quindi vediamo che il fabbisogno sarebbe ampliamente coperto da queste nuove
forniture. Allora perché questa corsa al rigassificatore. Ce lo spieghiamo così: innanzitutto la volontà di andare a comprare
il gas quando costa meno, stoccarlo e poi venderlo quando costa di più, oppure andare a spuntare prezzi più competitivi
in paesi come la Nigeria dove il gas si estrae senza particolari riguardi per l’ambiente e per la salute
dell’uomo …. tant’è che proprio in quel paese si sono formati numerosi gruppi tra cui il Movimento
per l’emancipazione del delta del Niger, che si battono per una più equa ridistribuzione dei proventi che derivano
dall’estrazione dei prodotti petroliferi e del gas, per risarcimenti sociali e per la bonifica di ampi territori che
risultano devastati dalle pratiche estrattive poste in essere dalle varie compagnie internazionali.
Quando nel nostro paese si sente dire ”chiudiamo le frontiere e fuori tutti” dobbiamo ricordarci che anche
per nostra responsabilità questi paesi sono diventati campi di battaglia, la Nigeria per esempio è un paese in guerra diviso
in due, a nord vivono le popolazioni più povere e lì trova naturale consenso l’islam, nel sud invece, che professa la
religione cattolica, vi è una popolazione che vive più agiatamente, che sostiene il regime che governa il Paese. Un
regime che condanna a morte i suoi oppositori, soprattutto quelli che si battono per migliori condizioni di vita. Vi lascio
immaginare dove si possono trovare i pozzi petroliferi, naturalmente nel sud.
Nonostante tutto questo super gasiere e rigassificatori non saranno sufficienti per abbassarci la bolletta perché è stata
emanata una delibera dall’autority per l’energia che prevede vengano ripianati i costi per la costruzione dei
rigassificatori ed anche possibili carenze di gas in forma liquida, saremo noi che dovremo pagare questi costi. Queste
carenze di gas in forma liquida si potranno facilmente verificare perché nei paesi produttori gli impianti di liquefazione
sono pochissimi e quelli che esistono funzionano a pieno ritmo, quindi anche ad alto rischio, e non reggono il lavoro che i
numerosi rigassificatori situati in Europa e nell’occidente in generale sono già pronti a fare; i rigassificatori
aumenteranno sempre più grazie alla delibera di cui vi ho parlato.
E’ bene sottolineare quindi che queste operazioni, quelle dei rigassificatori, sono operazioni a perdere, nessuna
impresa si avventurerebbe in operazioni di questo genere se non ci fosse un sostegno dello stato. Di fronte quindi ai falsi
allarmi occupazionali, di fronte a queste politiche energetiche, alle nuove norme sblocca impianti, noi ribadiamo
l’urgenza da parte dello stato italiano di costituire una cabina di regia così come previsto dalla direttiva CEE 80/98
ed anche al decreto 164 del 2000 che stabilisca preventivamente all’ approvazione di impianti energetici, con
criteri obiettivi e non discriminatori, di che cosa ha bisogno un paese. Nel nostro caso bisognerebbe verificare di quanto
gas c’è bisogno, di quanti rigassificatori abbiamo bisogno, con quali criteri questi rigassificatori dovrebbero essere
insediati e di quanta energia da fonti rinnovabili si potrebbe ottenere a parità di finanziamenti.
Oltre ad aver disatteso questa normativa che ho citato e, proprio per questo ci potrebbe essere sensato inoltrare un
reclamo alla comunità europea chiedendo l’avvio di una procedura di infrazione per il nostro paese, il governo
Prodi, ha approvato un articolo, il 46 del decreto legge 159 che accompagna l’ultima finanziaria, che prevede in
pratica la cancellazione di tutte le prerogative degli enti locali, più precisamente i di loro strumenti pianificatori. Prevede
inoltre che questi impianti, e qui appare chiaro che questo articolo sembra fatto apposta per Panigaglia, possano essere
insediati anche in zone non industriali e quella di Panigaglia non lo è. Così dicono il PTCP, il PTC e anche del PUC di
Porto Venere. Questa normativa tra l’altro prevede che la VIA sia applicata al progetto preliminare e non al
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progetto definitivo, quindi diventa un semplice nulla osta. Il decreto annulla anche la possibilità di fare una valutazione per
scenari alternativi che prevedono l’opzione zero. Questa normativa prevede che le deliberazioni delle conferenze
di servizio ministeriali diventino variante del PRG e del PRP, il Piano Regolatore Portuale, che nel nostro caso non
prevede la presenza di questo impianto. Quindi a nostra “difesa” rimangono le prerogative della regione
che ha già espresso un parere interlocutorio negativo per quanto riguarda la VIA, ha promesso di non approvare questo
impianto. Se così dovesse essere la palla passerà al consiglio stato-regioni e se il diniego dovesse permanere in questa
sede, la decisione di non approvare il progetto verrebbe tranquillamente bypassata a meno che non si applichino alcuni
indirizzi della corte costituzionale che prevedono che comunque questa intesa regioni-stato ci debba essere. La
faccenda poi diventa complicata e la partita dovrà essere giocata.
Possiamo definire questa direttiva l’ennesimo colpo di mano che i governi italiani hanno fatto e che favorisce
principalmente i petrolieri, i costruttori di rigassificatori e anche di inceneritori. E’ difficile naturalmente pensare a
un mutamento delle politiche dei prossimi governi, vogliamo però ribadire quello che secondo noi dovrebbero essere le
politiche, giuste, da mettere in atto Sono per noi quelle che incentivano il risparmio energetico, quindi lotta allo spreco
che è ancora moltissimo, il miglioramento del rendimento delle centrali, la ricerca nel campo dell’idrogeno, nel
campo delle celle a combustibile, delle plastiche conduttive utili a sostituire l’energivoro silicio nelle celle
fotovoltaiche e, naturalmente, quelle che diano sostegno alle fonti veramente pulite e rinnovabili come è appunto il
solare, ad alta concentrazione e fotovoltaico. Ma proprio in queste ultime settimane vi è stato un provvedimento che
riduce il prezzo al Kilowattora riconosciuto dall’Enel, ai produttori di energia da fotovoltaico.
Ecco, questa è esattamente la politica da non fare. Quello che vi ho appena citato è un manifesto che viene aspramente
criticato, considerato utopia, irriso dalle lobby energetiche e anche dai poteri forti.
Poteri forti che riescono a condizionare l’informazione e l’opinione pubblica.
A questo proposito faccio un ultimo esempio che è lo studio che la Confindustria ha commissionato alla Bocconi con lo
scopo di quantificare il danno economico causato dal non-fare, cioè dalle resistenze che mettono in atto dai comitati
popolari che si oppongono alla realizzazione delle infrastrutture. Questo studio dovrebbe dire agli italiani che il danno
economico e la crisi energetica, più in generale la crisi economica che colpisce il paese è colpa dei comitati popolari.
Identificati come un soggetto indistinto chiamato “ambientalisti”.
A nome degli ambientalisti voglio suggerire a questi poteri forti, a queste lobby, di utilizzare queste risorse diversamente,
per esempio per dirci quanto ci costa il CIP 6 agli inceneritori, quanto ci costa la gestione delle scorie nucleari che ancora
sono disseminate per il paese peraltro mal conservate, quanto costerebbe il ponte sullo stretto di Messina, quanto ci
costa in termini anche di immagine la presenza nel nostro paese di migliaia e migliaia di siti inquinati da scorie industriali.
Passo ora la parola all’avvocato Granara.
Daniele Granara
Preliminarmente vi porto il saluto anche personale del dott. Enrico Schiffini del Comitato per la salvaguardia del Golfo dei
Poeti, che non può essere presente trovandosi all’estero per ragioni di lavoro. D’altra parte vedo qui in sala
che ci sono consiglieri comunali, vedo Angelo Maioli della Spezia, il dott. Tedoldi di Lerici e tanti altri aderenti a questi
comitati, Renzo Calcagnini, presidente del Comitato delle Grazie, nonché Claudio Frigerio presidente
dell’associazione ambientalista Verdi ambiente e società che dimostrano con la loro presenza, e con la vostra
presenza, la fermezza con cui questa nuova o vecchia battaglia sarà condotta, speriamo con esiti che siano almeno pari a
quelli che sono stati in relazione alla vicenda a voi nota del dragaggio.
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Ho sentito parlare prima da Corrado Cucciniello di dragaggio del canale. Direi attenzione perché ci sono delle sentenze,
ci sono delle ordinanze del TAR e del Consiglio di Stato che dicono che prima di poter fare il dragaggio bisogna fare la
bonifica e credo che la bonifica non sia neanche iniziata, si è persa nei meandri non si sa di che cosa, quindi andrei con
estrema cautela, mi sembra quantomeno improprio, prematuro, avventuroso, parlare di dragaggio nel Golfo dei poeti
perché prima, secondo le ordinanze che vi ho citato e di cui sono stato diretto protagonista, occorre la bonifica del sito
inquinato di interesse nazionale del Golfo dei Poeti. Questo ha stabilito la giurisprudenza amministrativa, non credo che
possa arrivare nessuno a inventarsi di dragare il golfo dei poeti senza prima fare la bonifica. Su questo vorrei essere
chiaro e dato che stiamo parlando di milioni e milioni di euro credo che quantomeno un po’ di cautela ci voglia.
Vi parlerò sinteticamente di due cose: di una vicenda che è già in corso e poi vi potrò esprimere una preliminare, direi
sommaria e anche iniziale valutazione su questo procedimento, nello specifico non tanto di Panigaglia (i successivi
relatori si occuperanno delle problematiche più propriamente ambientalistiche e diciamo tecniche che riguardano la
questione nazionale o diremmo europea o mondiale dei rigassificatori.
In relazione al primo aspetto, è vero, c’è una tendenza ormai generale nel nostro paese, un po’
inconsapevole direi, a svalutare il ruolo delle autonomie locali in queste vicende, perché si dice che le autonomie locali
comportano ostacoli. Peraltro, come voi potete vedere, laddove le autonomie locali hanno mantenuto un comportamento
di fermezza hanno ottenuto risultati, perché ci sono principi costituzionali, vi cito per tutti il principio di sussidiarietà, che
non possono essere elusi e non possono essere violati, che assegnano alle autonomie locali, in primis al comune, delle
competenze assolutamente insormontabili.
C’è in corso, credo che sia stata dimenticata ma il merito è di Renzo Calcagnini che, seguendo dalle Grazie
l’evolversi di questa incredibile vicenda, ha sempre evidenziato l’esistenza di un contenzioso pendente,
attivato nel 1990 dal Comune di Porto Venere. Nel 1990 si discuteva della ristrutturazione di questo impianto di
Panigaglia e ovviamente il Comune di Porto Venere era nettamente contrario a qualunque ipotesi di ampliamento,
adesso si parla addirittura di raddoppio, allora si trattava di un ampliamento più limitato. Ovviamente i tempi erano diversi
ma la normativa sia nazionale che regionale cominciava a rendersi conto della pericolosità di questi impianti nonché
dell’altrettanto importante esigenza di salvaguardare i valori paesistici, i valori ambientali, che poi sono i valori
direttamente connessi alla salute delle persone.
Il Comune di Porto venere, essendo stata allora rilasciata l’autorizzazione, cioè provvedimenti concernenti la
ristrutturazione del complesso per immagazzinamento, rigassificazione e trattamento GNL, fece ricorso al TAR. Quindi
vedete i ricorsi al TAR non sono nati negli anni 2000 ma ci sono, per fortuna nostra, da vari decenni. Nel 1990 il Comune
di Porto Venere ricorre al TAR contro questi provvedimenti che consentono la ristrutturazione dell’impianto
esistente. Il TAR Liguria che già allora si segnalava per la particolare attenzione a questi aspetti, con una ordinanza del 18
ottobre del 1990, n. 951, resa sul ricorso tuttora pendente (poi vi spiegherò perché è tuttora pendente, non dovete
sorprendervi, c’è in Italia una consistente parte di contenzioso pendente che non viene deciso perchè le parti non
mostrano interesse alla decisione, quindi che ci siano al TAR Liguria 25.000 ricorsi ancora pendenti non significa
assolutamente niente perché di questi 25.000 ricorsi pendenti ce ne possono essere 20.000 che non hanno più nessun
interesse per le parti), quindi è assolutamente normale che ci sia un ricorso del 1990 che non è stato ancora deciso nel
merito. Intanto però su quel ricorso intervenne, il 18 ottobre 1990 una sospensiva del Tar che sospese quei provvedimenti
che autorizzavano la ristrutturazione, ritenendo, lo dico testualmente, “la prevalenza degli interessi pubblici
paesaggistici e ambientali rispetto a tutti gli altri interessi coinvolti”. Vi ho letto testualmente l’ordinanza del
TAR Liguria che, in relazione ad un intervento assolutamente più modesto di quello di cui si parla in questi giorni, scrisse
che quell’intervento non andava eseguito, o comunque doveva essere sospeso, ed è stato sospeso per un
po’ di tempo, quel provvedimento che lo autorizzava era allora del Ministero dei Lavori Pubblici che aveva la
competenza, “attesa la prevalenza degli interessi pubblici paesistici e ambientali rispetto agli altri interessi
coinvolti” che erano gli stessi interessi di cui abbiamo sentito parlare fino adesso da Corrado Cucciniello.
Ovviamente anche allora, così come accadde per noi quando ottenemmo il 17 aprile 2003 la famosa sospensiva del
dragaggio, nessuno ci pensava. Figuriamoci se il Tar da ragione, allora nel 2003 era il comitato Schiffini, nel ’90
era il Comune di Porto Venere, con tutta la montagna di interessi che ci sono, perché c’erano anche allora. Che
cosa avvenne? Avvenne che iniziò una trattativa tra la allora società Snam spa che intendeva procedere a questa
ristrutturazione e il Comune di Porto Venere. Nel frattempo la società Snam propose con un atto del 31/10/1990 appello
cautelare davanti al Consiglio di Stato, perché le ordinanze, e lo fecero anche per il dragaggio nel 2003 poi per fortuna il
Consiglio di Stato respinse l’appello cautelare dell’Autorità Portuale della Spezia, che fu poi
un’ordinanza decisiva perché ci consentì di ottenere un risultato positivo. Qui fecero ricorso ma non lo hanno fatto
mai decidere perché nel frattempo, contestualmente alla proposizione del ricorso cautelare al C. d. S. teso
all’annullamento di quella ordinanza che vi ho letto del Tar Liguria, che aveva affermato la prevalenza dei valori
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ambientali e paesistici su ogni altro interesse, tra l’altro applicando la Costituzione, perché è la Costituzione che
lo dice ponendoli tra i principi fondamentali, si avviò questa trattativa tra il Comune di Porto Venere e la Snam e questa
trattativa condusse ad un risultato diciamo di accordo tra il Comune e la Snam, in cui la Snam si impegnò ad una serie di
adempimenti che, Renzo Calcagnini che abita sul posto e ha seguito la vicenda, mi ha detto non esserne stato
adempiuto uno. Quindi si era impegnata a non ampliare ulteriormente, si era impegnata a riqualificare la zona, si era
impegnata ad assumere persone per consentire anche una mitigazione occupazionale e di questi impegni non se ne è
adempiuto uno. Non solo ma non sono state eseguite quelle opere di riqualificazione che avrebbero dovuto definire in
modo definitivo e irreversibile la situazione, nel senso che non si sarebbe più dovuto andare avanti con ulteriori
ampliamenti ma semmai si sarebbe dovuto tornare indietro, progressivamente, gradualmente ad una risoluzione
dell’impianto.
Contestualmente a questo accordo il Comune di Porto Venere ha rinunciato agli effetti della sospensiva ottenuta di fronte
al Tar Liguria. Il giudizio amministrativo, come il giudizio civile di cui segue dal punto di vista processuale molti istituti,
anche se ancorato di fronte a giudici diversi, è un giudizio nella disponibilità delle parti per cui ci sono pochi interessi di cui
le parti non possono disporre, generalmente per la quasi totalità degli interessi, tra cui questi, e comunque allora erano
sicuramente disponibili, forse oggi un po’ meno in relazione alle transazioni paesistiche, ma comunque il principio
è quello che le parti che fanno ricorso possono rinunciare al ricorso, possono rinunciare agli effetti delle sentenze, delle
ordinanze a loro positive e quindi ritornare in quella situazione di partenza come se il ricorso non fosse stato svolto.
In questo caso la rinuncia fu agli effetti dell’ordinanza cautelare che aveva sospeso i provvedimenti autorizzativi
alla ristrutturazione dell’impianto, e in relazione a quell’accordo che il Comune di Porto Venere e la Snam
avevano pattuito. Il giudizio di fronte al Tar tuttavia è rimasto pendente perché più nessuno è andato a muoverlo, è
rimasto lì con una sospensiva i cui effetti sono stati rinunciati a seguito dell’accordo da parte del ricorrente comune
di Porto Venere. Allora a distanza di 18 anni abbiamo scoperto che il ricorso è ancora pendente e allora, la settimana
scorsa, il Comitato per la salvaguardia e lo sviluppo del Golfo dei Poeti, il Comitato di Renzo Calcagnini delle Grazie e
l’associazione Verde Ambiente e Società hanno proposto un atto di intervento in questo ricorso dicendo:
“Poiché i patti non sono stati adempiuti, chiediamo che il Tar Liguria, che aveva già detto allora che prevalendo gli
interessi ambientali e paesistici i provvedimenti autorizzativi di quella ristrutturazione dovevano essere sospesi, decide il
ricorso. Non solo, è in corso di notifica una diffida, fatta sempre da questi soggetti, al Commissario del Comune di Porto
Venere perché in relazione all’inadempimento della Snam a questi accordi, provveda a sollecitare il Tar Liguria a
decidere il ricorso. Perché quella rinuncia alla sospensiva, agli effetti della sospensiva da parte del Comune di Porto
Venere, era ancorata ad un accordo che non è stato adempiuto, non solo ma che viene oggi ulteriormente e
palesemente violato con un ampliamento prospettato che nel 1990 era stato dalla Snam rinunciato in quanto la Snam si
era obbligata nei confronti del Comune di Porto Venere a non ampliare ulteriormente.
Quindi questo è il filone che seguiamo in questi giorni, è un filone che si può seguire dal punto di vista giuridico
senz’altro nella sede amministrativa, però in questa sede sono impugnati quei provvedimenti che, laddove fossero
annullati dal Tar, produrrebbero la conseguenza di un impianto, quello oggi esistente, non legittimo dal punto di vista
urbanistico e dal punto di vista paesistico e dal punto di vista ambientale. Quindi l’ampliamento sarebbe
prospettato su un impianto illegittimo.
Ma credo, questo però dovrà valutarlo il Comune di Porto Venere, probabilmente la prossima amministrazione comunale,
che ci sia anche un estremo di tipo civilistico. Vedo qui l’avvocato Angelini che è un insigne civilista spezzino,
quindi credo che ci potrà essere anche, da parte del Comune di Porto Venere, una problematica giudiziale di tipo civilistico
che, quando viene impostata, non la ferma nessuno perché il giudizio civile, a differenza di quello amministrativo che è
comunque un giudizio sulla discrezionalità e quindi ha qualche margine, è un giudizio che sull’adempimento è
molto più rigoroso e comunque ancorato a presupposti di natura giuridica che non consentono discorsi del più e del
meno, come poi vengono fatti con questi continui richiami alle esigenze dell’approvvigionamento energetico che
poi sono, come vi ha spiegato Corrado Cucciniello, molto spesso strumentali.
Questo è quello che è stato fatto in questi giorni, ovviamente gli esiti li conosceremo nei giorni a venire. Per ultimo, sotto
il profilo di una previsione possibile rispetto a quello che può essere un progetto di ampliamento, siamo all’inizio
della procedura. Corrado Cucciniello vi ha spiegato quali sono i limiti giuridici che lo Stato italiano vorrebbe imporre in
sede di realizzazione, di progettazione e di approvazione e poi di realizzazione di queste strutture.
Inoltre, a proposito dell’articolo 46 del collegato alla finanziaria che vorrebbe eliminare la procedura di VIA, una
direttiva europea peraltro immediatamente applicabile, nel senso che contiene delle disposizioni immediatamente
applicabili, rende per questi interventi obbligatoria la valutazione Ambientale Strategica, la cosiddetta VAS. Io ne ho viste
di tutti i colori, anche per il dragaggio dicevano che non ci voleva la VIA, poi abbiamo vinto al Tar e al Consiglio di Stato
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sulla VIA, che non ci voglia la Valutazione Ambientale Strategica per raddoppiare il rigassificatore sulla baia delle Grazie
e di Porto Venere, mi sembra una cosa assolutamente singolare, assolutamente anomala, credo anche abbastanza
ridicola. Pertanto la mia impressione è che ci sia ancora molta approssimazione, è una mia impressione ovviamente,
tesa a verificare un po’ che aria tira.
Che aria tira lo dice la vostra presenza, credo che se le cose saranno seguite con la dovuta attenzione, se non si lascerà
nulla di intentato, questa battaglia sotto molti aspetti può essere anche più semplice di quella del dragaggio perchè
indubbiamente le ragioni del diniego del raddoppio del rigassificatore della Snam sono ancora maggiori, sotto tutti i
profili, sotto il profilo ambientale, sotto il profilo paesistico. In una delle baie più belle del Golfo più bello del Mediterraneo
raddoppiare il rigassificatore della Snam è veramente una cosa incredibile. Non trovo altri aggettivi per dire che è
incredibile che noi oggi dobbiamo essere qui a discutere del raddoppio di un’opera in quella baia di rara bellezza
che è la baia di Panigaglia.
Vi ringrazio, vi ho dato questo contributo, speriamo di non doverne dare altri e che le azioni intraprese siano già sufficienti
a fermare questa ulteriore nefasta iniziativa. Se dovesse andare avanti credo che l’attenzione sia d’obbligo
ma credo che le parti migliori della società spezzina e dei comuni limitrofi, di Porto Venere e di Lerici, hanno tante volte in
passato dimostrato che poi le ragioni di chi ha a cuore questi beni, del paesaggio, dell’ambiente, della salute di
questo straordinario golfo prevarranno ancora una volta.
Maurizio Marchi
Devo fare una precisazione, non sono ingegnere, sono un militante di Medicina Democratica e ho fatto esperienza sul
campo in trent’anni di lotte ambientali che abbiamo portato avanti in tutta la provincia di Livorno e nella Val di
Cecina. Ultimamente purtroppo abbiamo dovuto misurarci con i problemi del gas che nella provincia di Livorno sono
particolarmente feroci: due rigassificatori in 25 Km e un nuovo gasdotto di notevole portata che entrerebbe a Piombino
tramite la Sardegna e l’isola d’Elba e provenendo dall’Algeria. Entrerebbero con questi tra nuovi
impianti, e questo è importante per darvi l’idea che i rigassificatori non c’entrano assolutamente niente con
il bisogno di gas italiano, c’entrano con tutte altre questioni ma sicuramente non con il bisogno di gas italiano,
entrerebbero da questi tre impianti nel livornese, in 80 Km di costa, 26 miliardi di metri cubi di metano l’anno; 10 o
12 dal gasdotto, 8 dal rigassificatore di Rosignano, Edison, e 4 estensibili a 6 con il rigassificatore di Livorno fatto
offshore, cioè in mare, galleggiante.
26 miliardi quando il bisogno annuale della regione toscana è 4 miliardi, con una prospettiva alta al 2011 di 4 miliardi e
mezzo. Quindi non c’è nessuna attinenza con i bisogni toscani, non c’è nessuna attinenza, questo lo
faceva trasparire già prima Corrado quando parlava dei 136 miliardi di metri cubi al 2011, non c’è nessuna
attinenza neppure con i bisogni italiani. Ma si vuole fare dell’Italia un tubo, un hub lo chiamano alla Bocconi quelli
che poi stanno ancora lavorando su queste questioni, sostanzialmente la porta di ingresso di una massa di gas metano
da convogliare verso il nord Europa, i Germania, ecc. Per cosa fare visto che ne sta già arrivando una massa enorme
dalla Russia e non solo, per tenere sotto controllo la Russia e il prezzo che la Russia può fare. E’ soltanto una
questione commerciale, sostanzialmente commerciale e anche politica nei confronti del tenere in qualche modo sotto
controllo le forniture dalla Russia. Per rivenderlo non soltanto tra l’altro in momenti di punta ma anche in momenti
normali.
Corrado mi ha invitato a parlare di alto rischio, di incidente rilevante, però preferisco fare appello alla ragione, alla
riflessione di chi mi ascolta e puntare su altre ragioni. Sicuramente la ragione dell’alto rischio cui ci espongono i
rigassificatori è importantissima, però ci sono una serie quasi infinita di altre ragioni che dobbiamo secondo me mettere a
fuoco in maniera migliore e che ci devono convincere che questa battaglia che stiamo facendo è importante anche per
altre questioni.
Senz’altro raccolgo l’appello e parlerò anche dell’alto rischio, ho già messo in rete e mandato una
lista di incidenti più o meno rilevanti e comunque tutti potenzialmente gravi, varie decine di questi incidenti con morti che
hanno coinvolto terminali GNL o navi gasiere in manovra vicino a impianti di GNL.
Il comitato di Livorno, che sta lavorando benissimo, con giovani, con fantasia, con persone sempre nuove che si
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avvicinano, ecc., ha messo insieme una documentazione sull’alto rischio di incidente rilevante,
sull’incidente catastrofico intorno ai rigassificatori, che merita di essere conosciuta e di essere digerita da tutti
coloro che, pro o contro che siano, si stanno misurando con i problemi dei rigassificatori.
Brevemente enucleo alcuni tratti di questo lavoro sull’alto rischio dei rigassificatori. Lo stesso Pentagono, di cui
non mi fido ovviamente per niente, ha commissionato uno studio a un gruppo di ingegneri che è arrivato alla conclusione
che l’esplosione di tutto il carico di un rigassificatore, di una nave gasiera anche soltanto, ovviamente è un evento
limite ma può succedere, la fuoriuscita e l’esplosione di tutto il carico di una nave gasiera corrisponde, secondo il
Pentagono all’esplosione di 55 bombe atomiche di Hiroshima senza le radiazioni. Lascio a voi il giudizio.
Di bombe atomiche ne parlano anche altri che non sono sospettabili come il Pentagono che è sempre in agguato per
avere sempre maggiori finanziamenti, ma ne parlano anche assicuratori come il Lloyd, che parlano, in caso di esplosione
di una gasiera, di equivalenza di una bomba atomica.
Ci sono anche altri studi che parlano di estrema gravità dell’esplosione di una gasiera o di un rigassificatore. Da
parte del Comune di Oxnard in California, dove si voleva costruire un rigassificatore, è stato fatto uno studio sulla
dispersione di una nube di GNL che è piuttosto pesante e si muove lentamente, una fuoriuscita senza esplosione
immediata, trasportata dal vento, un vento assassino, un vento disgraziato che soffi proprio nella direzione in cui non
deve soffiare, ma comunque può avvenire, lo studio ipotizza che la nube di GNL in vaporizzazione potrebbe raggiungere
una distanza di 55 Km, innescarsi in fiamma o in esplosione con qualsiasi scintilla, anche la più banale come
l’accensione di una macchina o un accendino, e incendiarsi o esplodere. Un raggio quindi di rischio, questo è
stato fatto da un’agenzia autorevole di valutazione del rischio statunitense, che coinvolge un raggio di 55 Km dal
punto in cui avviene la fuoriuscita di GNL.
Quindi mi chiedo come si possa, mi sono guardato la documentazione che mi è stata mandata, (solleva una cartina che
mostra il golfo della Spezia dalle 5 terre a Lerici) questo è già stato un errore enorme fatto negli anni 60 quando fu
installato questo impianto, come si possa ora parlare di raddoppio è veramente folle. Bisogna probabilmente discutere
seriamente di come smantellare, prima possibile, questo impianto ad alto rischio.
Questo disegno dello studio Apollonia, che è tra l’altro lo stesso studio di ingegneri pazzi che segue il progetto
Edison di Rosignano, ci fa chiedere come si possa ipotizzare il raddoppio o anche solo la permanenza come dicevo
prima, di un impianto a tale rischio in un’area che in un raggio di 5 Km comprende tutta la città della Spezia,
l’arsenale militare, altre industrie ad alto rischio, dall’altra parte Porto Venere che anche per me è un
gioiello ecc. E’ una vera follia.
Chiuderei la parte sull’alto rischio per parlare della questione veramente pericolosa, perché sull’alto
rischio chi sarà favorevole la butterà subito sui diecimila anni, casi del genere, di perdita totale del carico con incendio quasi
immediato o esplosione succedono solo, viste le statistiche, ogni 10.000 anni per cui vi diranno di stare sicuri come lo
hanno già detto a noi molte volte, ma guarda un po’ il caso, quei 10.000 anni scadessero fra cinque anni…
L’alto rischio è un argomento, non limitiamoci soltanto a questo. Ci sono pericoli molto più vicini nel tempo di cui
dobbiamo prendere coscienza. Ad esempio un rischio terroristico, legato alle tensioni internazionali che, da quello che vi
dirò ora, vi renderete conto che il rischio terroristico o anche il rischio che questo o tutti gli altri rigassificatori non
serviranno mai a niente e a nessuno, è molto concreto.
Il discorso del picco del petrolio lo avrete forse già affrontato, non so se in assemblee così consistenti, penso che vada
riaffrontato e approfondito. Vi confesso che mi ero preparato un intervento “Quale energia per quale società”
partendo dal discorso picco del petrolio per arrivare poi alle energie alternative che ormai non sono più un optional ma
sono un’impellenza, un’urgenza non per darci energia ma per evitare la guerra, la terza guerra. Da qui a
questo evento così drammatico per l’umanità ci saranno atti terroristici, ci sarà di tutto e di più e di peggio, nei
prossimi anni. Nei prossimi anni, rendiamoci conto che questi rischi sono immediati e imminenti.
Il picco del petrolio, per entrare in argomento, è già avvenuto nel 2006. Il picco del petrolio non è una profezia o una
fantasia, ma un conto matematico fatto da scienziati e studiosi anni fa, ed hanno dimostrato di aver ragione in aree
limitate del pianeta, hanno previsto per esempio che il picco del petrolio statunitense si sarebbe verificato nel tale anno e
nel tale anno si è verificato, hanno ipotizzato che il picco del petrolio nel Venezuela si sarebbe verificato nel tale anno e
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nel tale anno si è verificato,.Quindi non si tratta di stime o previsioni ma di un calcolo matematico fondato sulle riserve
conosciute, accertate, sui consumi verificatisi fino a quel momento che sono conoscibili e non alterabili, e con le stime
basate sui consumi avvenuti, stime magari che hanno un certo margine di crescita, ecc. In base a questi tre criteri si può
stimare con molta precisione quando avverrà il picco e l’ASPO che è una associazione internazionale che si
occupa specificamente di questo, sono scienziati, ricercatori, professori universitari che non sono necessariamente di
destra o di sinistra, però le conclusioni che si traggono dai loro studi possono essere di sinistra o anche di destra.
Non vi sembri una divagazione questa sul petrolio perché il raggiungimento del picco ha un immediato riflesso sul
metano, sul GNL. Il picco è il momento fenomeno in cui si è estratta la metà della risorsa geologica esistente e c’è
un periodo molto corto, un paio d’anni, di stasi nelle estrazioni e poi ci sarà una linea decrescente repentina. Ci
sono studiosi, vi ho portato della documentazione ma è rintracciabile anche in Internet, che affermano che questa linea
decrescente repentina è già cominciata, il picco è avvenuto nel 2006, il petrolio a 111 dollari il barile non si era mai visto.
Dal 2006 in poi il prezzo del petrolio va fuori controllo, sta avvenendo, va fuori controllo il prezzo perché va fuori controllo
la stessa distribuzione, la stessa disponibilità. La domanda di petrolio, la domanda di chi vuol consumare petrolio, supera
l’offerta dei produttori per cui il prezzo va fuori controllo. Questo fenomeno è già in atto. Quindi sarà fuori controllo
tanto più nei prossimi mesi e ovviamente anni, andrà fuori controllo a ruota lo stesso prezzo del metano in tubazione,
tanto più il metano liquefatto. Pensate, andrà fuori controllo addirittura il costo del carbone, saremo costretti anche noi a
mendicare carbone se queste previsioni si avverassero. Ci sono ovviamente anche i sostenitori della tesi opposta e
anche loro non sono né di destra né di sinistra, per cui il picco è una teoria strampalata, una bufala, e sostengono
invece che il petrolio sia quasi illimitato.
Pensate che orrore: se già con il petrolio limitato come lo abbiamo avuto finora abbiamo ridotto il mondo in questo stato,
pensate come lo ridurremmo se avessimo petrolio illimitato. Questa teoria non la voglio nemmeno prendere in
considerazione anche perché tutti i dati, tutte le novità che emergono convergono a sostegno e a conforto della teoria del
picco del petrolio.
Allora, se questa è la situazione, presto, prestissimo, andrà fuori controllo non soltanto il prezzo ma anche il mercato del
GNL , anche via gasdotto.
A cosa servono quindi anche i rigassificatori? All’accaparramento, non ce ne è più, quel poco che c’è
bisogna strapparlo ad altri. E noi, rischiando anche Porto Venere ecc., ci si dovrebbe mettere nelle condizioni di farsi
complici di rapine per interessi commerciali dell’Eni o dell’Edison. All’accaparramento, alla
criminalizzazione, perché qui siamo alla criminalizzazione della politica energetica mondiale, bisogna rispondere con
estrema responsabilità. Ecco perché vi chiedevo anche prima di non fare un discorso solo emotivo sui timori, dobbiamo
anche fare un discorso molto lucido, molto freddo e molto razionale: è assurdo, è irrazionale andare oggi a queste scelte,
bisogna andare urgentemente, e questa è una urgenza non rinviabile, alle energie alternative, ogni giorno perso verso le
energie alternative sono cento giorni guadagnati alla guerra, al genocidio nel terzo mondo , ecc.
Chiudo con questo concetto: come fu una conquista della sinistra, della popolazione la nazionalizzazione
dell’Enel negli anni ’60, dico che dobbiamo riprendere il controllo sull’Enel, ma dobbiamo
riprendere il controllo anche sull’Eni. Ricordate giorni fa Draghi stava quasi per diventare premier, lo stoppò
Cossiga con una battuta delle sue, la disse giusta e anche efficace perché subito la candidatura di Draghi rientrò. Ma la
riproporranno perché è un uomo super partes e un uomo degli americani, veramente tosto per gli americani, ci contano.
Draghi ha fatto proprio questo trapassa, da direttore del tesoro è passato alla Goldman Sachs che è una delle banche
d’affari americane più grandi e lì quando era vicepresidente gli dissero “facci acquistare una parte
consistente dell’Eni e noi ti faremo governatore della Banca d’Italia” (e magari anche premier di un
governo bipartisan, come si prospetta). Stavano parlando, non soltanto Draghi ma anche Prodi, di vendere tutto il resto,
tutto il restante dell’Eni e dell’Enel che è ancora in mano dello stato e che permette ancora un minimo di
controllo dello stato su queste grandi aziende.
Secondo me invece bisogna fare il discorso opposto, rinazionalizzare, riportare sotto il controllo del parlamento, dei
consumatori, degli ambientalisti queste due aziende fondamentali per il nostro futuro.
Giorgio Pizziolo
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Io entrerò su un altro argomento che fa sempre parte di questo quadro, perché io sono urbanista e quindi non intervengo
ovviamente sulle questioni né di sicurezza né energetiche.
Sono stato invitato qui perché noi abbiamo fatto a Porto Venere un’esperienza interessante con la popolazione
perché ci siamo occupati del problema del fronte mare per un anno e mezzo e abbiamo definito tutta una ipotesi di
intervento su questo territorio diversa dalle ipotesi che normalmente vengono fatte per il water fronte. Credo che alla
Spezia sappiate cosa può fare un water front di stravolgente rispetto a una città, noi abbiamo fatto un tipo di ipotesi
completamente diversa.
Siccome studiavamo per l’appunto Fezzano e Le Grazie, c’era Panigaglia nel mezzo e allora, a questo
punto abbiamo riguardato alcune questioni e , se le valutazioni che noi abbiamo trovato non sono sbagliate, ci siamo resi
conto che la valutazione sulla sicurezza dell’impianto è stata fatta, diciamolo sinceramente, bluffando. Perché di
fatto è stata valutata soltanto la baia di Panigaglia come se fosse isolata dal resto del golfo e come se accanto non ci
fossero altre due baie che per l’appunto hanno due paesi inseriti, per cui i paesi sono vicinissimi alla baia di
Panigaglia. Certo se io prendo la baia di Panigaglia isolata, con le sue due penisole che entrano in mare, non
c’era quasi nessuno e la valutazione risultava positiva. Ma se tengo conto delle due baie limitrofe con la
popolazione posta a nemmeno un chilometro evidentemente la situazione non vale.
Quindi io credo che quella autorizzazione sia un’autorizzazione che dovrebbe essere rimessa in discussione e se
per caso si andasse a fare l’ipotesi dell’ampliamento, non credo che potrebbe essere fatto un
ragionamento del tipo “le autorizzazioni ci sono già, facciamo solo un ampliamento”. No, si dovrebbe
rivedere e in questo caso penso si dovrebbero valutare le situazioni reali. Anche perché il sistema, voi lo conoscete tutti
benissimo, da Porto Venere a Cadimare c’è una serie di baie una accanto all’altra, tra l’altro tutte
molto belle ma il territorio è unitario. Invece nella gestione normale è tutto frazionato, perché tra la Marina, Panigaglia,
l’aeronautica, è tutto una serie di frammenti dove per l’appunto poi ci sono ancora due piccoli borghi che
stanno difendendo coi denti la loro identità.
Dalle nostre valutazioni è emerso chiaro che, nonostante tutto, i borghi possono ancora dire la loro e se venissero fatte
delle scelte corrette, ancora è possibile salvarli. Quindi Panigaglia non può essere accettato, evidentemente, per motivi
proprio elementari di sicurezza della popolazione insediata, non può essere accettato per la questione di approfondire i
canali entro i quali dovrebbero arrivare le navi col gas, perché evidentemente approfondire quei canali lì vorrebbe dire
sconvolgere tutta la situazione dei fondali di quell’area . Che poi tra l’altro vorrebbe dire probabilmente, io
non sono un geologo marino, però probabilmente tutto il sistema delle correnti interne al golfo verrebbe alterato se
scaviamo. Ormai tutti sappiamo cosa vuol dire scavare canali dentro golfi bassi o le lagune. Venezia è completamente
sconvolta per il fatto di avere dei canali profondi che arrivano a Mestre e le acque alte di Venezia sono dovute al 90% a
questo fenomeno. Probabilmente cominciare a scavare canali profondi nel golfo della Spezia vuol dire alterare
definitivamente la natura del golfo stesso dal punto di vista della marina e delle correnti. Quindi ci sono una serie di
aspetti ambientali pesantissimi che vanno tenuti presenti.
Però, già che ci sono, oggi vi vorrei fare anche un altro ragionamento, cioè come si può andare oltre il fatto per vedere tutte
le implicazioni politiche, si può anche fare un ragionamento parallelo nei confronti del golfo della Spezia. Sono contento di
essere qui oggi anche per parlare di questo argomento. Secondo me il Golfo della Spezia sta passando, forse nessuno
se ne sta accorgendo, un momento fondamentale che praticamente corrisponde quasi al momento in cui il generale
Chiodo fondò questa città. Perché la questione della Marina viene rimessa tutta in discussione, si comincia a dire che
l’Arsenale può essere riusato in un altro modo, c’è la questione delle isole a cominciare dalla Palmaria, ci
sono tutti i forti, c’è tutta una situazione complessiva.
Allora vorrei dire agli spezzini: “accorgetevi che c’è questo passaggio fondamentale, viene messo in
discussione completamente il vostro golfo”. E cosa può succedere? Che la Palmaria la trattano in un modo, il forte
del Pezzino in un altro e così via e si fa a brandelli tutto quel patrimonio che la Marina ha tenuto insieme ma che, se si
entra in una logica di riorganizzazione senza una visione generale complessiva, va a finire che viene tutto frantumato.
Mentre invece c’è l’occasione, diciamocelo con parole grosse, di RIFONDARE la città, c’è
l’occasione di rifondare la città diella Spezia da zero e c’è l’occasione di ripensare il golfo
completamente.
Allora in una visione di questo tipo, avere una Panigaglia messa per traverso in quel modo lì vuol dire non poter giocare
nessuna carta. Secondo me dobbiamo anche aprire il discorso generale di un ripensamento dell’intero territorio.
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Ma volete immaginare che a un certo punto i borghi murati di Marola e Cadimare potrebbero riaffacciarsi al mare, la città,
anziché avere quell’operazione sul fronte mare che è stata fatta, potrebbe riqualificarsi attraverso un
ripensamento dell’Arsenale. Ripensare all’Arsenale vuol dire ripensare alla città, ripensare ai forti e alla
Palmaria vuol dire ripensare per esempio al Parco che invece in questo momento è stato tutto schiacciato. Non so se
sapete come il Parco di Porto Venere ormai sia ridotto a una questione burocratica stranissima mentre invece deve
essere completamente rilanciato. Allora voi capite che secondo me c’è un passaggio, proprio nei prossimi mesi,
abbastanza non percepito dalla popolazione ma che invece è importantissimo, perché magari non sono cose che
avvengono immediatamente, però nei vari posti dove queste cose contano se ne parla già ma non si fa sapere nulla a
nessuno. Questo è un elemento molto grave, bisognerebbe si fosse aperto un grandissimo dibattito pubblico sulle
potenzialità reali di ripensare la città. Forse un altro golfo è possibile, questo dovrebbe essere lo slogan. E’ possibile
immaginare una cosa diversa. Il mio sogno sarebbe che si potesse aprire una grande fase partecipativa in città, così come
abbiamo fatto nel nostro piccolo alle Grazie e al Fezzano, per ripensare completamente la città della Spezia, Lerici e Porto
Venere, unitariamente tutto il golfo riimmaginando che questo sia un grande golfo di straordinaria bellezza dove
l’elemento più importante di tutti è il golfo stesso. Il fatto che nel golfo, per più di due terzi ormai, il rapporto tra la
collina e il mare è completamente cancellato, il rapporto tra tanti quartieri della città e il mare è completamente cancellato,
allora a questo punto si deve invertire la tendenza. Forse su questo lato, di ponente, è ancora possibile. Si potrebbe
cominciare a ripensare da Biassa, da tuti i pesi alti per venire giù fino al mare attraverso le colline, ripensare i borghi,
ripensare la stessa città e ricominciare a ritrovare la relazione mare-collina-città. Questa è l’operazione
ecologicamente e urbanisticamente possibile e che è quella che può garantire la futura economia di questo territorio.
L’economia non passa per la Snam, non passa per i containers, l’economia passa per ripensare
completamente la città e organizzare un rapporto economia-ecologia positivo. Se non si apre questo ragionamento si
perde un’occasione storica.
Ho accettato volentieri questo invito per parlarvi di questa cosa, dove la questione Snam sta dentro a questo
ragionamento, perché è chiaro che se lì ci mettiamo questa specie di bomba a orologeria, evidentemente non si può far
niente, questo è chiaro, però anche ci mangiamo tutta l’occasione delle cessioni militari non facciamo più niente,
dobbiamo invece ripensare complessivamente questo ragionamento. Io ci ho organizzato anche un piccolo corso in
facoltà su questa cosa, ci sono quattro o cinque studenti che stanno lavorando su questo tema, a giugno vi faremo vedere
quello che sta venendo fuori, però è un piccolissimo contributo.
A me interessava che voi cominciaste a pensarci un po’ tutti perché se non ci si dota di una controproposta
grossa, grande, che dice “noi non vogliamo questo ma perché vogliamo un’altra cosa; noi non vogliamo
questa economia tutta esterna che non ci garantisce nulla e che ci consuma tutto e vogliamo invece un’economia
basata sui nostri valori, sulla qualità del nostro territorio”.
Questa secondo me è la sfida per cui anche la questione del rigassificatore, oltre che essere stata impostata con la
fraudolenza, e sono d’accordo che anche il governo che ha tirato fuori quel tipo di legge, vuol dire essere fuori
dall’Europa, tutti i paesi europei hanno un controllo di valutazione ambientale e della VAS su tutte le cose che
vengono fatte, non è che con un decreto il governo italiano fa finta che in Europa non ci sia questa cosa, allora siamo
fuori dell’Europa come vorrebbero, perché secondo me ci stanno spingendo in quella direzione.
Lancio questa specie di riflessione e spero che qualcuno la raccolga e che nei prossimi mesi, se ci sarà la forza e la voglia
si possa cominciare a lanciare l’idea UN ALTRO GOLFO E’ POSSIBILE.
Interventi del pubblico
Majoli. Consigliere Comunale alla Spezia per la Lista Schiffini
Non voglio parlare della questione terrorismo perché è stata già trattata, dico solo che purtroppo nel mirino ci siamo.
Rammento solo un fatto accaduto due anni fa: il naufragio della nave Margaret che si incagliò affondando proprio in diga
foranea. Immaginiamoci il disastro se fosse successo ad una metaniera , contro eventi di questo tipo non vi sono piani di
emergenza adeguati. Perché vedete proprio ieri e lo dico con amarezza … Arpal, ha riferito che quelli in vigore
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escludono l’elemento ‘ nave ‘. Ciò è inammissibile! Immaginatevi cosa può essere un incidente su una
gasiera che naufraga e si spezza, il gas che esce … l’ espansione sino a 600 volte del suo volume. Se spira
il vento di scirocco o libeccio, la nube di gas va verso la città. Una nube che corre a livello del mare, in quanto è molto
pesante, è sufficiente una fonte di calore per farla esplodere. Dobbiamo liberarci da questi pericoli .. qui si parla di bombe
atomiche, chiudo qui perché non voglio spaventare più nessuno.
Claudio Fantozzi – Comitato contro il rigassificatore di Pisa e Livorno
Non vi parlo ora di cosa si sta facendo a Pisa e Livorno, mi interessava ora dire una cosa. E’ importante che
l’azione di ostacolo alla realizzazione dei rigassificatori si leghi a una opposizione generale energetica, di
opposizione a una politica di affari sulla pelle delle popolazioni, sia italiane che all’estero. Ho sentito una frase
sulla competitività tra gasdotti e rigassificatori, secondo me non deve essere nella nostra linea, un gasdotto è ugualmente
foriero di guerre e di instabilità mondiale come un rigassificatore. Noi non stiamo a fare i conti in tasca all’Eni, loro
hanno un obiettivo lo scrivono anche. Ho letto di recente un libro, si chiama “La guerra del gas” sottotitolo I
nuovi padroni dell’energia, i rischi per l’Italia e l’Europa. Sembrerebbe fatto da qualcuno di noi
invece no, è fatto da loro e dicono che c’è una guerra e che bisogna vincerla. Per loro vincerla vuol dire mettere
in piedi un sistema concorrenziale dove l’Europa gioca un suo ruolo che è quello di accaparrarsi energia in più
modi possibili, da tutte le parti, quindi dalla Russia che ce l’ha già, dalla Norvegia e dall’Olanda ce
l’ha già, dalla Libia e dall’Algeria ce l’ha già, arriverà altra dall’Algeria, arriverà altra dalla Russia,
da sud, attraverso il Mar Nero, arriverà dal Baltico e quindi molto probabilmente arriverà anche dall’Iran o dal Qatar.
Quindi di gas ne arriva tanto, il problema è che più se ne ha, come si legge qui, lo scrive Cristina Corazza, dirigente
dell’Autorità per l’energia elettrica e per il gas, più ci sono sistemi di arrivo di gas e più siamo concorrenziali
e capaci di resistere a chiusure. La Russia oltre a fare nuove condotte di gas dal Mar Nero verso l’occidente, lo
sta facendo anche verso l’oriente e quindi effettivamente forse questo grande apporto che ci sta dando la Russia
per il gas potrebbe ridursi. Ma noi non vogliamo nessuno, non vogliamo gas e quindi ecco quello che penso sia
importante per i comitati, anche come modo di solidarizzare, è quello di uniformarsi nella promozione delle fonti
rinnovabili..
Noi abbiamo da poco avuto la bellezza del topino emanato dalla Regione Toscana, si chiama PIER, sembra un nome
anche carino, è il Piano di Indirizzo per l’Energia Regionale, ed è veramente, sulla questione delle energie
alternative, un topolino che viene partorito dalla montagna, nel senso che loro, inserendosi in questo programma degli
anni venti coi famosi tre venti: venti riduzioni delle (??) emissioni, riduzione del consumo, aumento delle fonti rinnovabili,
se andate a vedere cosa vuol dire, questo vuol dire poco, molto poco.
Allora è importante che la nostra opposizione ai rigassificatori, a tutte queste bucce che troviamo, le valutazioni di
impatto ambientale fatte in maniera ridicola o non fatte, le procedure che si accavallano con autorizzazioni sbagliate e
poi fanno la legge per modificare lo sbaglio, tutte cose che vediamo anche noi. Noi abbiamo anche l’aggravante
dell’offshore, l’impianto marino è un impianto molto pericoloso sia perché appunto in mare non c’è
solo la nave ma c’è anche l’impianto di rigassificazione e questo vuol dire gli stessi problemi che diceva
prima Pizziolo prima di me, avviene anche per l’impianto di rigassificazione, oltre ai danni per l’ambiente
perché il riscaldamento del GNL viene fatto con l’acqua marina e gli impianti poi vengono lavati con
l’ipoclorito di sodio, con la varechina e buttata in mare. Quindi anche grossi problemi di impatto ambientale anche
per quello che riguarda l’aspetto della salute del mare.
Volevo dirvi un’altra cosa ed è Rovigo. L’impianto di Rovigo è in fase avanzata, stanno realizzando questa
specie di oggetto che galleggia e poi si affonda nei bassifondi; hanno dato un indennizzo di 12 milioni di euro con cui
hanno zittito qualsiasi opposizione. Voi avete scritto nel volantino che la Provincia si sta opponendo. La Provincia non si
sta opponendo, la Provincia è stata pagata con un piatto di lenticchie e non c’è più opposizione a Rovigo. Noi
siamo in contatto con quelli di Rovigo e abbiamo chiesto di darci una possibilità di collaborazione attraverso altri comitati
con loro, per rimettere in vitalità la loro opposizione. Una proposta che è stata fatta è stata questa: il 2 e 3 di aprile, quindi
data ravvicinata però si tratta di organizzarsi, ci sarà un convegno contro i mutamenti climatici a Rovigo, non so chi è
l’ente che lo gestisce ma è ad alto livello, si è pensato di cogliere questa occasione per fare una manifestazione,
non so se riusciranno a fare una manifestazione con grandi numeri però può essere una manifestazione intensa, un sit in o
qualcosa di questo tipo, dove magari vari apporti dell’ambientalismo dell’Italia del nord e centrale (se viene
qualcuno anche da Brindisi o da altre parti tanto meglio) e così si faccia questa presenza da loro perché questo fatto
dell’indennizzo, della messa a tacere con il soldo, per la contestazione è una brutta fine, secondo noi vale la pena
di realizzare un livello di mobilità con Rovigo per dimostrare che non è la fine che vogliamo fare noi ma che non devono
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farla neanche loro.
Braccini. Cantieri Urbanistica Partecipata di Porto Venere
Sono stato per due legislazioni Consigliere Comunale nel Comune di Porto Venere e conosco molto bene la situazione
Snam. Per questo sono qui, per questo faccio parte dei Cantieri dell’Urbanistica Partecipata, sotto la guida del
Prof. Pizziolo e ne sono orgoglioso perché ci ha dato modo di esprimere e uscire fuori da quello che finora è stato il
guscio nel Comune di Porto Venere. Il problema della Snam non deve essere solo e soltanto un problema di Porto
Venere, finalmente oggi abbiamo capito che riguarda anche Spezia, Lerici e tutto il golfo. Questo è un caposaldo
fondamentale.
Io sono stato invitato a leggere il comunicato quindi non voglio dilungarmi su quelle che sono le mie impressioni
personali però ci tenevo a darvi alcune mie esperienze che derivano da esperienze mie personali di vita militare, come
esplosivista, e soprattutto perché mi sono interessato sempre dell’ambiente. Essendo nato a Porta Rocca ed
essendo graziotto di adozione, perdonatemi ma io voglio salvaguardare questo golfo.
Un’esplosione meccanica, che è un’esplosione di bombola di gas, è superiore a quella di mille chili di
tritolo, pensate bene a quello che può succedere. Ritornando al discorso del Consigliere Comunale che prima si è
espresso sulla pericolosità delle gasiere, io avevo già fatto presente ai comitati, proprio come tecnico in materia, della
pericolosità della nave e, guarda caso, i signori dell’Eni non hanno redatto nessuno studio di emergenza in caso di
emergenza sulla nave. Questo è fondamentale, quindi a parte tutto quello che abbiamo detto sui rigassificatori, sui
contenitori di gas ecc., dobbiamo tirar fuori il problema nave. Questi signori ci hanno preso in giro, hanno detto facciamo
l’ampliamento. Non è un ampliamento normale, ho studiato bene i piani e vi assicuro che triplicano quello che è
attualmente la Snam di Panigaglia. Le gasiere non sono un pochino più grandi di quelle di adesso ma sono tre volte
tanto quelle che attualmente entrano nel porto della Spezia, sono 154.000 tonnellate. Sfido i tecnici dell’Eni a
venirmi a smentire. Per entrare in porto devono fare un dragaggio che parte dal Tino e arriva fino in Panigaglia, pensate
quello che viene fuori. Ora voi sapete che subito nel dopoguerra c’è stata molta ignoranza ambientale, gli stessi
militari si dovevano disfare degli arsenali, di tutto il materiale bellico e dove lo buttavano? A mare. Io ho partecipato, ho
cercato di bonificare alcune aree spezzine ma i costi erano alti, molte operazioni abbiamo dovuto fermarle. Abbiamo
ancora delle bombe all’iprite che giacciono nei nostri fondali e che sono pericolosissime, quindi bisogna fare
molta attenzione un domani al dragaggio perché prima del dragaggio, come dicevate giustamente voi, bisogna fare la
bonifica.
La società Snam ha fatto fare già da tempo un prelievo, un carotaggio della situazione nella baia di Panigaglia. Io ho letto la
relazione, mi spiace non averla portata ma vi assicuro che c’è di tutto in panigaglia. Le navi hanno un’elica
del diametro di otto metri, l’abbrivio di questa nave è tale che ci vogliono otto Km per fermarsi, per poterla portare
dentro hanno bisogno di otto rimorchiatori da 5000 cavalli di potenza, i rimorchiatori portuali attualmente non hanno un
solo rimorchiatore di questa potenza.
Quindi stanno stravolgendo tutto quanto e, ritorno a quello che ha detto il prof. Pizziolo, dobbiamo rivedere
completamente il concetto del golfo della Spezia perché mi sembra che Panigaglia sia il cavallo di Troia per fare poi di
tutto il golfo quello che vogliono.
Credo di aver dato il mio contributo personale quindi rimango agli “ordini” e leggo il comunicato ufficiale del
nostro Cantiere dell’Urbanistica Partecipata.
I “Cantieri dell’Urbanistica Partecipata” sono un gruppo di cittadini operante sul territorio
all’interno del Comune di Porto Venere. Quando nel giugno 2007 la società GNL Italia ha ufficialmente presentato
il progetto di ampliamento, i Cantieri hanno fatto le loro Osservazioni e le hanno inviate ai Ministeri competenti, alla
Regione Liguria, a giornali, politici e amministratori. Quello che segue è un estratto da queste osservazioni.
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Nei documenti prodotti dai “Cantieri” nel 2007 riguardanti la linea di costa dei borghi del Fezzano e delle
Grazie, separati dalla baia di Panigaglia, viene rilevato come l’impianto GNL funga da netta separazione tra le
frazioni e rappresenti un corpo estraneo e ostile nell’Ambiente di vita delle popolazioni residenti.
E’ fondamentale ricordare che parte del territorio di Porto Venere è sito Unesco e che la baia di Panigaglia
confina con un Parco regionale di notevole interesse paesaggistico e ambientale. Secondo l’analisi compiuta nel
1997 dalla Sovrintendenza per i beni architettonici e il Paesaggio della Liguria ai fini dell’iscrizione del sito alla
lista del patrimonio mondiale, Porto Venere e le Cinque Terre costituiscono un luogo “di eccezionale valore, nel
quale l’armoniosa interazione tra la popolazione e la natura hanno prodotto un paesaggio di rara qualità, che
illustra uno stile di vita tradizionale, perdurato nel corso di millenni e che continua a giocare un importante ruolo socioeconomico nella vita della comunità”.
Nel Rapporto periodico di valutazione sullo stato di conservazione del sito, redatto nel 2005, tra i fattori che influenzano
tale stato di conservazione è stato riconosciuto come rischio specifico lo stabilimento GNL Italia nella baia di Panigaglia,
caratterizzato da rilevante rischio industriale.
Fatte queste premesse, i “Cantieri dell’Urbanistica Partecipata” del Comune di Porto Venere
esprimono netta e totale contrarietà al piano di ampliamento presentato dalla GNL Italia Spa, pur se celato dietro la
dicitura dell’ammodernamento e adeguamento, per le seguenti motivazioni:
L’impianto è situato a poche centinaia di metri (ci sono 400 metri esattamente in linea d’aria tra i serbatoi e
le prime case del Fezzano e delle Grazie) da due borghi densamente abitati e con forti presenze turistiche (porticcioli,
ristoranti, alberghi, seconde case, bed&breakfast, ecc.….).
Il potenziamento è territorialmente inaccettabile: il valore paesistico della costa è dato dal susseguirsi di baie e borghi
che formano un sistema continuo e organico. L’impianto di GNL-Italia costituisce una netta interruzione ed un
corpo estraneo all’interno del sistema baie. In realtà, già la scelta iniziale del sito, fatta ignorando le popolazioni
residenti e il loro ambiente, è stata ed è un errore, sia da un punto di vista paesaggistico, sia in quanto si è ignorato e si
continua a ignorare che le baie limitrofe a Panigaglia sono abitate e che le due comunità sono fortemente condizionate
dalla presenza dell’impianto. Questo aspetto non si nota quasi mai nelle fotografie o immagini televisive in cui il
campo è opportunamente ridotto e la baia appare isolata e non abitata.
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Il posizionamento di una piattaforma a circa 50 metri dalla fine dell’attuale pontile, che è di fatto un
prolungamento del pontile stesso, e l’attracco di gasiere più grandi è inconciliabile con l’intero sistema
golfo, dove già gravitano attività che presuppongono un elevato traffico marittimo: porto commerciale, porto militare con
arsenale, cantieri navali, porticcioli turistici, linee traghetti, scalo crocieristico, oltre ad attività di mitilicoltura e piscicoltura.
L’ampliamento richiesto, con conseguente aumento delle dimensioni e del numero delle gasiere, che dovrebbero
manovrare in uno spazio inadeguato, condizionerebbe in senso negativo la vita all’interno dell’intero Golfo,
alterandone il complessivo ecosistema (negli interventi precedenti è già stata citata la questione del dragaggio). Non
dimentichiamo anche che nel golfo della Spezia c’è una attività aeromarittima non indifferente, quindi oltre a tutte
quelle che sono le questioni di antiterrorismo c’è da considerare l’attività aereonavale che esiste nel golfo e
il balipedio, che non è stato citato. Il balipedio è un’altra fonte di insicurezza soprattutto nell’avvicinarsi
delle unità all’attracco
Il potenziamento dell’impianto è inaccettabile perché porterebbe rischi per la salute e la sicurezza dei cittadini
ancora maggiori di quelli che già corrono le popolazioni residenti nel raggio di poche centinaia di metri. Popolazioni che a
tutt’oggi non sono mai state informate del rischio cui sono esposte né sui comportamenti da tenere in caso di
incidente. Vi dico l’ultima che è di ieri pomeriggio: c’è stata una riunione con il Commissario prefettizio del
Comune di Porto Venere, finalmente dopo anni è dovuto venire il Commissario prefettizio per fare un Piano di
Emergenza Esterno del Comune di Porto Venere. Non solo dobbiamo combattere molte volte contro questi potenti
dell’Eni, della Edison, ecc. ma dobbiamo anche fare attenzione a quelli che noi eleggiamo perché molte volte
vanno lì e non si interessano della sicurezza dei cittadini.
Il Piano di Emergenza Esterna presentato nel settembre 2007 prevede dei precisi segnali di avviso di pericolo cui la
popolazione dovrebbe rispondere con specifici comportamenti:
permanere o portarsi all’interno dei fabbricati;
chiudere le finestre e le porte;
staccare gli impianti di condizionamento che aspirano aria esterna;
stazionare nei locali ubicati in posizione contrapposta rispetto al deposito.
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Di tutto questo la popolazione non è mai stata avvertita né tanto meno ha svolto esercitazioni
5) I “Cantieri”si sono pronunciati per uno sviluppo diverso da quello iperindustriale, ritenendo che
l’ampliamento richiesto dalla società sarebbe un grande danno anche da un punto di vista economico (tra
l’altro non è neppure previsto un aumento della già scarsa occupazione). Pensate, se fanno il dragaggio la
piscicoltura delle Grazie chiude, sono 27 posti di lavoro; se fanno il dragaggio dal Tino dentro Panigaglia i mitilicultori
vanno a casa; dove sono i posti di lavoro in più, anzi, secondo me ci sarà disoccupazione. Il modello di sviluppo
prefigurato dai “Cantieri”, ad es. quello di un turismo sostenibile, garantirebbe una maggiore occupazione
con maggiori ricadute sulla popolazione dell’intero Golfo, e sarebbe soprattutto un modello in crescita, non
statico, mentre l’ampliamento richiesto congelerebbe la situazione e annullerebbe ogni possibile futuro utilizzo
della baia o di parti di essa. Il gruppo Costa voleva venire alla Spezia ma ha costruito tutto a Savona perché siamo stati
orbi, ciechi. Ora abbiamo l’opportunità, i pontili della Snam li impieghiamo per la crociera Costa e risolviamo il
problema, ecco dov’è l’occupazione. C’è poi tutto l’indotto.
I “Cantieri dell’Urbanistica Partecipata” esprimono il proprio sdegno per la totale mancanza di
informazione chiara e tempestiva alla popolazione, questo anche in spregio alle direttive europee che imporrebbero
invece di coinvolgere e cercare il consenso della popolazione locale.
Per quanto sopra esposto, i “Cantieri dell’Urbanistica Partecipata” del Comune di Porto Venere
ribadiscono la propria totale contrarietà al progetto di ammodernamento e adeguamento dell’impianto di
rigassificazione di Panigaglia presentato da GNL Italia s.p.a.
I “Cantieri dell’Urbanistica Partecipata” ribadiscono altresì la loro ferma richiesta che la Baia di
Panigaglia sia restituita al patrimonio delle bellezze costiere del nostro paese, data l’assoluta incompatibilità tra
l’impianto e la natura paesistica dei luoghi.
Prof.ssa Tartaglione
Grazie al Signore che ha parlato ora che ci ha dato molte idee. Riconquistare Panigaglia per quelle popolazioni vuol dire
riprendere le proprie origini. Qui stiamo stravolgendo la nostra città, il nostro golfo, che non è un grande golfo, è un piccolo
golfo, ci vogliono ficcare dentro di tutto e di peggio, lo vogliono distruggere !
A proposito di sicurezza … qui si parla dei pericoli che incombono sul le popolazioni che vivono vicino
all’impianto ma dobbiamo sapere che anche la città della Spezia è nel raggio di azione di quell’industria ad
alto rischio che è la Snam. Ne hanno parlato in Inghilterra dieci, quindici anni fa: “Una città d’Italia, La
Spezia, ha rischiato di saltare in aria”. Noi qui non lo abbiamo saputo perché si era rotta una valvola e se, grazie
a Dio, non fosse stata aggiustata subito saremmo saltati in aria e non saremmo qui a protestare. Non mi si dica che non
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si deve parlare di sicurezza, la sicurezza è la prima cosa, perché prima di discutere dobbiamo vivere, perché se siamo
morti, noi e i nostri figli, non discutiamo più. Quando io quello che sto dicendo adesso ho avuto il coraggio di gridarlo a
una riunione di dipendenti, c’è mancato poco che mi picchiassero. Ultimamente uno mi si è avvicinato e mi ha
detto: “Signora aveva ragione, è la verità, noi abbiamo rischiato di saltare in aria”.
Corrado CGucciniello
Se non ci sono altri interventi dichiaro chiuso questo convegno. Lo faccio inviando un ringraziamento particolare al
Circolo Binazzi e a tutti quelli che hanno collaborato per far sì che questo convegno si tenesse, un convegno che spero
sia servito a far comprendere quanta attenzione richieda questa vertenza nei mesi a venire. Vi saluto tutti. Grazie
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Allegato
L’avvocato Marco Grondacci, non presente al Convegno per motivi di salute, ha inviato la seguente
comunicazione scritta
PREMESSA
A premessa della mia comunicazione vorrei rilevare come la vicenda della Snam di Panigaglia sia l’ennesima
conferma della tendenza nel nostro paese alla emersione di una idea riduzionistica delle difficoltà che stanno alla base
della non accettabilità sociale di certi impianti e/o attività . Infatti tali problematiche di accettabilità sociale vengono sempre di
più ridotte a :
soluzioni tecnologiche miracolose ( inceneritori, rigassificatori , nucleare sicuro etc.)
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alla accelerazione verso il momento conclusivo del processo decisionale (poteri a super commissari , semplificazioni di
autorizzazioni , esclusione delle comunità locali anche nelle loro rappresentanze istituzionali) .
Il rischio è quello di produrre un modello di potere autoritario – centralizzato e tecnocratico cioè esattamente il
contrario di quello che deve stare alla base di politiche ambientali sostenibili .
Gli attori che portano avanti questo modello neoautoritario sono i cultori del << fare>> che vorrebbero ridurre
l&rsquo;ambiente ad un questione per pochi esperti e per poche tecnologie decise a priori senza se e senza ma e
soprattutto senza fare i conti con il territorio con le sue comunità .
Emerge da questa visione una filosofia del processo decisionale del
SOSTITUIRE IL DECIDERE A IL DELIBERARE
come se le due modalità fossero interscambiabili e/o sovrapponibili .
In realtà Deliberare vuol dire ponderare mentre Decidere vuol dire concludere, tagliare . Quindi non si può decidere se
prima non c&rsquo;è stata una buona deliberazione , l&rsquo;uno presuppone l&rsquo;altra , non l&rsquo;esclude ne
l&rsquo;assorbe .
Una democrazia per l&rsquo;ambiente deve essere quindi DELIBERATIVA non può essere DECISIONISTA ; perché le
scelte ambientali non possono essere irreversibili , ma devono coinvolgere la comunità in un processo circolare
CONOSCENZA (STATO) - RISPOSTA (DECISIONE POLITICA) &ndash; MONITORAGGIO .
Per questo nelle scelte a rilevanza ambientale è importante il momento valutativo e l&rsquo;istruttoria che lo supporta.
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IL RIGASSIFICATORE DI PANIGAGLIA
Venendo alla vicenda del progetto di ampliamento del rigassificatore di Panigaglia direi che questa è emblematica della
visione autoritaria e centralista che sopra descrivevo , di un processo decisionale svolto senza trasparenza , senza
partecipazione della comunità locale, senza una istruttoria adeguata .
Per non togliere spazio agli autorevoli relatori venuti da fuori spezia, non entrerò più di tanto nei tecnicismi giuridico
amministrativi della procedura svolta fino ad ora sull&rsquo;impianto di Panigaglia, rinviando alle osservazioni presentate
al Ministero dell&rsquo;Ambiente ai dossier prodotti in questi mesi ma tanto per cominciare nessuno fino ad ora , tanto
meno il governo che avrebbe dovuto farlo per competenza, ci ha spiegato :
di quanto gas abbiamo bisogno in Italia
di quanti rigassificatori abbiamo bisogno in Italia
di quali sono i criteri di localizzazione di questi rigassificatori
quali altre alternative tecniche di trasporto del gas senza gasdotto esistono sul mercato e come si confrontano in termini
di efficienza energetica - tecnica ed economica con i rigassificatori
di quanto energia da fonti rinnovabile potrebbe essere prodotta a parità di finanziamenti
Su ognuno di questi punti noi ambientalisti abbiano formulato proposte e riflessioni puntuali ma al di là della bontà del
nostro argomentare resta il dato oggettivo che senza dare risposte alle suddette questioni si vuole impegnare il paese e
molte comunità locali in scelte irreversibili territorialmente , a rilevante impatto ambientale, e costose sotto il profilo
economico .
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Ma costose per chi ? Non certo per le aziende che costruiranno i rigassificatori visto che esistono norme della Autorità per
l&rsquo;Energia Elettrica che consentono di affermare che , cito dal Sole 24 ore del 28/10/2006 : &ldquo; I più cari tra i
rigassificatori saranno i meno apprezzati dal mercato e dai consumatori ma non c&rsquo;è il rischio: il sistema tariffario
offrirà anche ai rigassificatori più cari una compensazione per i mancati affari. A carico dei consumatori&rdquo;.
D&rsquo;altronde che credibilità può avere in materia di quantificazione dei bisogni di gas per il nostro paese una azienda
come ENI alla quale la Autorità Antitrust ha recentemente inflitto una multa di 290 milioni di euro ( una delle più
consistente di cui si abbia notizia) per abuso di posizione dominante sul mercato del gas naturale per aver ostacolato
l'ingresso dei suoi concorrenti sul mercato nazionale e in particolare perché gli atteggiamenti di Snam Rete Gas (ancora
controllata da Eni) avrebbero determinato un mancato afflusso di gas naturale ritardando il potenziamento delle condotte
dal Nord Africa. In particolare l'Autorità per l'Energia ha denunciato l'esistenza di «una strategia di contenimento
dell'offerta posta in atto negli ultimi anni dall'operatore dominante». Un siffatto sistema viene definito di gaming the
market, manipolazione del mercato, al fine di aumentare i prezzi all'ingrosso e, di riflesso, le tariffe all'utenza finale, tant'è
che in Italia si è registrato un aumento del 14 per cento in meno di due anni.
E allora di fronte a questi buchi della istruttoria decisionale , a queste notizie oggettive, le comunità locali dovrebbe subire
passivamente delle decisioni che le impegnano per i prossimi 30 &ndash; 40 anni ? E questo senza neppure aver
chiarito tutti i dubbi sopra riportati , chiarimento decisivo per scelte ambientalmente sostenibili, trasparenti e soprattutto
efficienti sotto il profilo energetico ed economico .
Direi che nel caso dei rigassificatori ( ma lo stesso discorso si potrebbe fare ad esempio per gli inceneritori) siamo di
fronte a quello che David Collingridge ( in un testo del 1985 che analizzava la razionalità della scelta nucleare) chiama
problema del trinceramento . Trinceramento significa che il costo di eventuali errori nelle ipotesi che facciamo oggi
potrebbe essere enorme. Nel prendere quindi una decisione su quale tecnologia adottare, non solo occorre fare le
migliori ipotesi riguardo all&rsquo;aspetto tecnico ma si deve anche tenere conto del costo che potrebbe derivare dalla
scoperta di errori commessi nella formulazione di tali ipotesi . Anche perché quando la tecnologia è diventata
abbastanza matura perché si manifestino gli effetti negativi , allora si potrà fare ben poco per controllarla: questo è il
dilemma del controllo.
E&rsquo; di questo che dovrebbero tener conto i cultori del << fare>> che si aggirano anche nel nostro territorio e che,
faccio solo questo esempio, hanno portato autorevoli esponenti politici e sindacali a formulare l&rsquo;ipotesi di bruciare
il CDR nella centrale enel senza minimante preoccuparsi del fatto che questa proposta è tecnicamente e soprattutto
economicamente irrealizzabile salvo prevedere quantità di CDR enormi rispetto alle circa 20.000 tonnellate di quello
prodotto dalla piazza spezzina. Ma è così che oggi i nostri politici affrontano le questioni strategiche :
ignoranza del merito dei problemi
superficialità nella analisi e nella istruttoria che porta alla decisione
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sottomissione agli interessi forti esterni alla pubblica amministrazione e che sono i veri razionalizzatori delle scelte
concrete sul territorio al di fuori di ogni processo democratico e di ogni istruttoria trasparente e tecnicamente meditata
No, basta! Di queste scelte calate dall&rsquo;alto e senza reali contropartite economiche, occupazionali ed ambientali ,
questo territorio ne ha abbastanza . Vogliamo fare qualche esempio :
che fine hanno fatto le centinaia di posti di lavoro nella centrale enel andati perduti in questi anni senza che nessuno
(sindacalisti e politici ), tra quelli che avevano difeso la presenza della centrale per difenderne l&rsquo;occupazione,
abbia proferito una sola protesta .
quanto è costata la vicenda di Pitelli a questa comunità non solo in termini ambientali ma anche e soprattutto economici
come è stato possibile che l&rsquo;area IP dopo quasi trent&rsquo;anni dalla dismissione della raffineria sia ancora allo
stato attuale
come è stato possibile che dopo la condanna in sede penale dell&rsquo;ENEL nessuna Amministrazione abbia cercato ,
per via giudiziaria o per via amministrativa di far risarcire all&rsquo;ENEL i danni prodotti al nostro territorio
perché non è mai stato fatto un confronto serio su quanto questa comunità ha perso in termini economici ed
occupazionali per aver fatto occupare , con colpi di mano amministrativi e di altro genere, la parte superstite dalla servitù
militari e industriali del nostro golfo , da parte del porto commerciale
Bene con questi precedenti è giunto il momento di dire Basta!, basta con questo modo di governare il territorio ed il suo
presunto sviluppo .
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Ma se questo modo inaccettabile di decidere è stato fino ad ora possibile è anche grazie alla superficialità amministrativa
di chi ha il potere di gestire le istruttorie nel nostro territorio . Gli esempi si sprecano dalla discarica di Pitelli,
all&rsquo;area IP , alla gestione dei controlli ambientali nell&rsquo;area portuale .
Ma per rimanere al tema del nostro convegno un esempio significativo di questa sufficienza amministrativa è stata la
procedura che ha portato alla autorizzazione integrata ambientale dell&rsquo;impianto di Panigaglia nella attuale
versione.
Schematicamente riassumo i limiti emersi da questa procedura :
mancano le prescrizioni sanitarie da rilasciare da parte del Sindaco del Comune territorialmente interessato . Prescrizioni
utilissime anche per poter esercitare un potere rilevante previsto dalla normativa secondo cui in presenza di circostanze
intervenute successivamente al rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale, il Sindaco, qualora lo ritenga necessario
nell'interesse della salute pubblica, chiede all'Autorità competente di verificare la necessità di riesaminare l'autorizzazione
rilasciata
manca l&rsquo;accordo di area che può accompagnare l&rsquo;autorizzazione integrata e che permette di giocare un
ruolo attivo agli enti locali e alla Regione nel promuovere l'armonizzazione tra lo sviluppo del sistema produttivo
nazionale, le politiche del territorio e le strategie del gestore dell&rsquo;impianto oggetto di detta autorizzazione
sotto il profilo del rischio di incidente manca una lettura coordinata tra la procedura di autorizzazione integrata
ambientale e normativa sulle industrie a rischio di incidente rilevante . In particolare
NON VIENE PRESO IN CONSIDERAZIONE IL RISCHIO DI INCIDENTI RELATIVI AL NAVIGLIO CIVILE E MILITARE
NON C&rsquo;È ALCUN RIFERIMENTO ALL&rsquo;EFFETTO DOMINO ( SI INTENDE L&rsquo;EFFETTO PRODOTTO
TRA GLI STABILIMENTI PER I QUALI LA PROBABILITA' O LA POSSIBILITA' O LE CONSEGUENZE DI UN
INCIDENTE RILEVANTE POSSONO ESSERE MAGGIORI A CAUSA DEL LUOGO, DELLA VICINANZA DEGLI
STABILIMENTI STESSI E DELL'INVENTARIO DELLE SOSTANZE PERICOLOSE PRESENTI IN ESSI)
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NON C&rsquo;E&rsquo; ALCUN RIFERIMENTO AI CRITERI DI PIANIFICAZIONE TERRITORIALE PER AREE CON
IMPIANTI A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE 1. MANCA TOTALMENTE IL RISPETTO DEL DM 9/5/2001 :
REQUISITI MINIMI DI SICUREZZA IN MATERIA DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA E TERRITORIALE PER LE
ZONE INTERESSATE DA INDUSTRIE A RISCHIO DI INCIDENTE
MANCA OGNI RIFERIMENTO AGLI OBBLIGHI RELATIVI ALL&rsquo;USO DELLE MIGLIORI TECNOLOGIE
DISPONIBILI
LE AREE RELATIVE AGLI EFFETTI DI INCIDENTI (INCENDI ED ESPLOSIONE) COME E&rsquo; NOTO DALLA
CASISTICA DEGLI INCIDENTI A QUESTI IMPIANTI NON POSSONO RESTARE CIRCOSCRITTI ALLE AREE CITATE
DALLA AUTORIZZAZIONE INTEGRATE RILASCIATA DALLA PROVINCIA . Come è noto solo mezza tonnellata di
metano può generare punte di sovrappressione di 0,9 kg/cmq su un raggio di 200 m, e di 0,42 kg/cmq a 300 m. sono
sufficienti 0,35 kg/cmq per sbriciolare gli edifici di mattoni. uno studio commissionato nel 2003 dalla città di Oxnard
(california, usa) si evidenzia che, nel caso di un grave incidente in uno di questi impianti si sprigionerebbe una nube di
gas per un raggio di 55 km
COME SI VEDE QUESTA ISTRUTTORIA E&rsquo; STATA CONDOTTA SUPERFICIALMENTE SENZA SFRUTTARE
TUTTE LE POTENZIALITA&rsquo; INSITE NELLA VIGENTE NORMATIVA A CONFERMA CHE NON SOLO SI FANNO
SCELTE SBAGLIATE SOTTO IL PROFILO STRATEGICO MA NON SI SFRUTTANO NEPPURE QUEI POCHI SPAZI
DI POTERE CONTRATTUALE CHE LE AMMINISTRAZIONI LOCALI AVREBBERO PER TUTELA LA SALUTE DEI
CITTADINI NONCHE&rsquo; LO SVILUPPO EQUILIBRATO DEL NOSTRO TERRITORIO .
ANCHE PER QUESTA RAGIONE E PER TUTTE LE ALTRE SOPRA RIPORTATE NOI AFFERMIANO CHE DIRE NO
ALL&rsquo;AMPLIAMENTO DELL&rsquo;IMPIANTO DI PANIGAGLIA .
E&rsquo; NON SOLO UNA SCELTA GIUSTA DA UN PUNTO DI VISTA AMBIENTALE
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MA E&rsquo; ANCHE UNA SCELTA DI RAZIONALITA&rsquo; SIA SOTTO IL PROFILO ENERGETICO CHE
ECONOMICO .
IO CREDO SE MI E&rsquo; CONSENTITA LA CITAZIONE FINALE CHE NEL NOSTRO TERRITORIO MA
PROBABILMENTE ANCHE NEL RESTO DEL NOSTRO PAESE OCCORRA COMINCIARE A METTERE IN PRATICA
UN CONCETTO ESPRESSO DA UN PENSATORE DELL&rsquo;800 SECONDO IL QUALE:
&ldquo; Solo gli uomini che non hanno rinunciato all&rsquo;abitudine di dirigersi da soli potranno essere capaci di ben
scegliere coloro che devono guidarli&rdquo;.
Quel pensatore si chiamava Alexis de Tocqueville un conservatore per quei tempi ma che oggi davanti alla melassa
decisionista del nostro ceto politico dirigente appare come un sincero rivoluzionario .
1 Obblighi per i Comuni nella pianificazione urbanistica ( articolo 14 dlgs 334/1999) : CONTROLLO DI
URBANIZZAZIONE
Il nuovo dlgs aggiunge un comma 5 bis secondo il quale, e a prescindere dalle linee guida tecniche ministeriali sul c.d.
controllo di urbanizzazione : &ldquo; 5bis. Nelle zone interessate dagli stabilimenti di cui all&rsquo;articolo 2 comma 1 (
quelli che utilizzano sostanze di cui all&rsquo;allegato I ) , gli enti territoriali tengono conto, nell&rsquo;elaborazione degli
strumenti di pianificazione dell&rsquo;assetto del territorio, della necessità di prevedere e mantenere opportune distanze
tra gli stabilimenti e le zone residenziali , gli edifici e le zone frequentate dal pubblico, le vie di trasporto principali , le aree
ricreative e le aree di particolare interesse naturale o particolarmente sensibili dal punto di vista naturale, nonché tra gli
stabilimenti e gli istituti , i luoghi e le aree tutelati ai sensi del dlgs 22/1/2004 n. 42&rdquo; . Il dlgs 42/2004 è il Codice dei
beni culturali e del paesaggio.
Per l&rsquo;attuazione di tale comma si vedano i decreti di cui al comma 2 articolo 20 del presente nuovo dlgs che
detteranno linee guida in materia di assetto del territorio per la formazione degli strumenti di pianificazione urbanistica e
territoriale ; inoltre tali linee guida dovranno individuare
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Gli elementi che devono essere tenuti in considerazione nel quadro conoscitivo relativo allo stato del territorio , delle
componenti ambientali e dei beni culturali e paesaggistici interessati da potenziali scenari di incidente rilevante
I criteri per l&rsquo;eventuale adozione da parte delle regioni, nell&rsquo;ambito degli strumenti di governo del territorio ,
di misure aggiuntive di sicurezza e di tutela delle persone e dell&rsquo;ambiente , anche tramite interventi sugli immobili
e sulle aree potenzialmente interessate da scenari di danno
I criteri per la semplificazione e l&rsquo;unificazione dei procedimenti di pianificazione territoriale ed urbanistica ai fini del
controllo dell&rsquo;urbanizzazione nelle aree a rischio di incidente rilevante
Si ricorda che in materia è già intervenuto il DM 9/5/2001 : requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione
urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante
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In data 19 giugno 2007 la società GNL Italia ha presentato un progetto di ammodernamento e adeguamento
dell&rsquo;impianto di rigassificazione che la società stessa gestisce nella baia di Panigaglia, comune di Porto Venere,
provincia della Spezia.
Tale ammodernamento, meglio sarebbe chiamarlo ampliamento, prevede, tra le altre cose, un aumento della capacità dei
serbatoi da 100.000 a 240.000 metri cubi, l&rsquo;allungamento del pontile per 50 metri e il dragaggio della parte di
golfo antistante lo stabilimento per permettere l&rsquo;arrivo di navi metaniere fino a 145.000 metri cubi (attualmente
sono da 70.000 circa).
Le inviamo, per conoscenza, copia delle Osservazioni a tale progetto inviate dai &ldquo;Cantieri dell&rsquo;Urbanistica
Partecipata&rdquo; del Comune di Porto Venere ai Ministeri competenti e alla Regione Liguria.
Poiché riteniamo si tratti di questione molto importante abbiamo pensato di inviare copia di queste Osservazioni a tutti
coloro che possono adoperarsi affinché questo ulteriore scempio non sia portato a termine.
La ringraziamo per la sua attenzione
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I &ldquo;Cantieri dell&rsquo;Urbanistica Partecipata&rdquo; del Comune di Porto Venere
[email protected]
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Al
Ministero dell&rsquo;ambiente e della tutela del territorio e del mare
Direzione generale per la salvaguardia ambientale
Divisione III - VIA
Via C. Colombo, 44 &ndash;00147 Roma
Ministero per i beni e le attività culturali
Dipartimento per i beni culturali e paesaggistici
Direzione generale per i beni architettonici e il paesaggio
Servizio II &ndash; Paesaggio
Via di San Michele, 22 &ndash; 00153 Roma
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e p.c. Alla Regione Liguria
Assessorato Ambiente - Dipartimento Ambiente
Settore Valutazione Impatto Ambientale
Via D&rsquo;Annunzio 111, 16121 Genova
Porto Venere, 16 Luglio 2007
OGGETTO: PARERE CONTRARIO DEI &ldquo;CANTIERI DELL&rsquo;URBANISTICA PARTECIPATA&rdquo; DEL
COMUNE DI PORTO VENERE RELATIVAMENTE AL PROGETTO DI AMMODERNAMENTO E ADEGUAMENTO
DELL&rsquo;IMPIANTO GNL DI PANIGAGLIA (SP)
PREMESSA
Fin dal 2004 il Comune di Porto Venere ha iniziato una collaborazione con l&rsquo;Università di Firenze, facoltà di
Architettura, nella persona dell&rsquo;Architetto Professor Giorgio Pizziolo, collaborazione che ha dato vita ad una
ricerca sperimentale, in attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio, sul rapporto tra popolazione e luoghi,
denominata &ldquo;I paesaggi partecipati&rdquo;.
Si sono creati nelle frazioni delle Grazie e del Fezzano gruppi di lavoro formati dagli abitanti, denominati &ldquo;Cantieri
dell&rsquo;Urbanistica Partecipata&rdquo;, coordinati dal prof. Pizziolo e dalla sua equipe, che hanno lavorato per circa
due anni sul primo progetto passando poi allo studio del fronte a mare dei borghi del Fezzano e delle Grazie.
Nel luglio 2006, con delibera del 6/7/06, l&rsquo;intero Consiglio Comunale di Porto Venere ha espresso soddisfazione e
plauso per il lavoro svolto dai &ldquo;Cantieri&rdquo;.
Facendo tesoro delle indicazioni della Convenzione Europea, la relazione tra popolazione e territorio è stata portata
avanti sviluppando il concetto di &ldquo;Ambiente di vita&rdquo;, concetto molto più ampio di quello di territorio,
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comprendente sia le condizioni socioeconomiche per la sopravvivenza e quelle ambientali sia quell&rsquo;insieme di
fattori sensibili, emotivi, culturali in senso lato, ma anche materiali, che fanno di questo concetto un elemento essenziale
per la qualità della vita delle persone e dei contesti.
I &ldquo;Cantieri dell&rsquo;Urbanistica Partecipata&rdquo; sono quindi un gruppo di cittadini operante sul territorio
all&rsquo;interno del Comune di Porto Venere, sono stati istituiti e riconosciuti come interlocutori dal Comune stesso, e
anche il Ministero dei Beni Culturali riconosce come molto importante per la conservazione del territorio
l&rsquo;esistenza di tali strutture partecipative all&rsquo;interno dei Comuni.
Nei documenti prodotti dai &ldquo;Cantieri&rdquo; nel 2007 riguardanti la linea di costa dei borghi del Fezzano e delle
Grazie, separati dalla baia di Panigaglia, viene rilevato come l&rsquo;impianto GNL funga da netta separazione tra le
frazioni e rappresenti un corpo estraneo e ostile nell&rsquo;Ambiente di vita delle popolazioni residenti.
E&rsquo; fondamentale inoltre ricordare che parte del territorio di Porto Venere è sito Unesco e che la baia di Panigaglia
confina con un Parco regionale di notevole interesse paesaggistico e ambientale. Secondo l&rsquo;analisi compiuta nel
1997 dalla Sovrintendenza per i beni architettonici e il Paesaggio della Liguria (e confermata dall&rsquo;ICOMOS nello
stesso anno ) ai fini dell&rsquo;iscrizione del sito alla lista del patrimonio mondiale, Porto Venere e le Cinque Terre
costituiscono un luogo &ldquo;di eccezionale valore, nel quale l&rsquo;armoniosa interazione tra la popolazione e la
natura hanno prodotto un paesaggio di rara qualità, che illustra uno stile di vita tradizionale, perdurato nel corso di millenni
e che continua a giocare un importante ruolo socio-economico nella vita della comunità&rdquo;.
Di fatto, nel Rapporto periodico di valutazione sullo stato di conservazione del sito, redatto nel 2005, tra i fattori che
influenzano tale stato di conservazione è stato riconosciuto come rischio specifico lo stabilimento GNL Italia nella baia di
Panigaglia, caratterizzato da rilevante rischio industriale.
Si ritiene che la mancanza assoluta di collegamento con il territorio, dovuta alla natura stessa dell&rsquo;impianto, abbia
negativamente operato nell&rsquo;accentuare la frattura tra le comunità locali, causando un incremento di diffidenza e
insopportazione, a parere nostro anche deleterio, nei rapporti con gli occupati: la ciclica riproposizione di ampliamenti,
ristrutturazioni, potenziamenti ecc. puntualmente smentiti o in parte eseguiti esclusivamente per ragioni proprie,
testimonia di un atteggiamento di scarsa considerazione per la cittadinanza, se non in taluni casi di aperta arroganza.
Tale scarsa considerazione si è manifestata anche nella sistematica violazione di accordi sottoscritti con il Comune di
Porto Venere che hanno contribuito ad accentuare il distacco sia con le istituzioni che con il territorio.
Fatte queste premesse, i &ldquo;Cantieri dell&rsquo;Urbanistica Partecipata&rdquo; del Comune di Porto Venere
esprimono netta e totale contrarietà al piano di ampliamento presentato dalla GNL Italia Spa, pur se celato dietro la
dicitura dell&rsquo;ammodernamento e adeguamento, per le seguenti motivazioni:
L&rsquo;impianto è situato a poche centinaia di metri da due borghi densamente abitati e con forti presenze turistiche
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(porticcioli, ristoranti, ecc&hellip;.).
Il potenziamento è territorialmente inaccettabile: il valore paesistico della costa è dato dal susseguirsi di baie e borghi
che formano un sistema continuo e organico. L&rsquo;impianto di GNL-Italia costituisce una netta interruzione ed un
corpo estraneo all&rsquo;interno del sistema baie. In realtà, già la scelta iniziale del sito, fatta ignorando le popolazioni
residenti e il loro ambiente, è stata ed è un errore, sia da un punto di vista paesaggistico, sia in quanto si è ignorato e si
continua a ignorare che le baie limitrofe a Panigaglia sono abitate e che le due comunità sono fortemente condizionate
dalla presenza dell&rsquo;impianto.
L&rsquo;avanzamento del pontile per ulteriori 50 metri e l&rsquo;attracco di gasiere più grandi è inconciliabile con
l&rsquo;intero sistema golfo, dove già gravitano attività che presuppongono un elevato traffico marittimo: porto
commerciale, porto militare con arsenale, cantieri navali, porticcioli turistici, linee traghetti, scalo crocieristico, oltre ad
attività di mitilicoltura e piscicoltura. L&rsquo;ampliamento richiesto, con conseguente aumento delle dimensioni e del
numero delle gasiere, che dovrebbero manovrare in uno spazio inadeguato, condizionerebbe in senso negativo la vita
all&rsquo;interno dell&rsquo;intero Golfo, alterandone il complessivo ecosistema.
Il potenziamento dell&rsquo;impianto è inaccettabile perché porterebbe rischi per la salute e la sicurezza dei cittadini
ancora maggiori di quelli che già corrono le popolazioni residenti nel raggio di poche centinaia di metri. Popolazioni che a
tutt&rsquo;oggi non sono mai state informate del rischio né coinvolte nei piani riguardanti la sicurezza esterna
dell&rsquo;impianto. Per non parlare del pericolo, sempre presente, dell&rsquo;incidente catastrofico, anche
conseguente ad atti terroristici, amplificato da un territorio che non presenta sufficienti vie di fuga.
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L&rsquo;ampliamento è inaccettabile per motivazioni di tipo urbanistico. Già la Provincia della Spezia nel Piano
Territoriale di Coordinamento approvato con delibera 127 del 12/07/05 prevede per il Terminal di Panigaglia una
riconversione ad usi turistici integrati alla scadenza delle concessioni esistenti. In tale documento viene esplicitamente
detto che &ldquo;l&rsquo;area non si presta alla prosecuzione delle attività attuali, per problemi di inserimento urbanistico,
di scenari di sviluppo socioeconomico alternativo, di coerenza con i processi di specializzazione del Golfo sul piano
turistico, di rischio effettivo generato dall&rsquo;attuale impianto&rdquo;.
I &ldquo;Cantieri&rdquo;si sono pronunciati per uno sviluppo diverso da quello iperindustriale, ritenendo che
l&rsquo;ampliamento richiesto dalla società sarebbe un grande danno anche da un punto di vista economico (tra
l&rsquo;altro non è neppure previsto un aumento della già scarsa occupazione). Il modello di sviluppo prefigurato dai
&ldquo;Cantieri&rdquo;, ad es. quello di un turismo sostenibile, garantirebbe una maggiore occupazione con maggiori
ricadute sulla popolazione dell&rsquo;intero Golfo, e sarebbe soprattutto un modello in crescita, non statico, mentre
l&rsquo;ampliamento richiesto congelerebbe la situazione e annullerebbe ogni possibile futuro utilizzo della baia o di
parti di essa.
Per quanto sopra esposto, i &ldquo;Cantieri dell&rsquo;Urbanistica Partecipata&rdquo; del Comune di Porto Venere
ribadiscono la propria totale contrarietà al progetto di ammodernamento e adeguamento dell&rsquo;impianto di
rigassificazione di Panigaglia presentato da GNL Italia s.p.a.
La somma degli elementi precedentemente elencati è inaccettabile, come espressamente dimostrato dal lavoro,
riconosciuto e documentato, svolto dai &ldquo;Cantieri&rdquo;.
I &ldquo;Cantieri dell&rsquo;Urbanistica Partecipata&rdquo; esprimono il proprio sdegno per la totale mancanza di
informazione chiara e tempestiva alla popolazione, questo anche in spregio alle direttive europee che imporrebbero
invece di coinvolgere e cercare il consenso della popolazione locale.
I &ldquo;Cantieri dell&rsquo;Urbanistica Partecipata&rdquo; ribadiscono la loro ferma richiesta che la Baia di Panigaglia
sia restituita al patrimonio delle bellezze costiere del nostro paese, data l&rsquo;assoluta incompatibilità tra
l&rsquo;impianto ampliato e la natura paesistica dei luoghi.
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&ldquo;Cantieri dell&rsquo;Urbanistica Partecipata&rdquo; del Comune di Porto Venere
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Alla Regione Liguria
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Porto Venere 10 agosto 2007
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OGGETTO: RIGASSIFICATORE GNL ITALIA DI PANIGAGLIA
ULTERIORI NOTE DEI &ldquo;CANTIERI DELL&rsquo;URBANISTICA PARTECIPATA&rdquo; DEL COMUNE DI
PORTO VENERE
Facendo seguito alla nostre prime osservazioni inviate il 18 luglio 2007, desideriamo ulteriormente approfondire le
obiezioni espresse.
LOCALIZZAZIONE DELL&rsquo;IMPIANTO
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L&rsquo;impianto, classificato ad alto rischio, è collocato sulla costa occidentale del Golfo della Spezia, golfo di forma
allungata ed ampiezza limitata, costituito da un susseguirsi di baie densamente abitate, con borghi di notevole pregio
paesistico e storico.
L&rsquo;impianto è situato nella baia di Panigaglia, facente parte del Comune di Porto Venere, all&rsquo;interno della
diga foranea, e dista circa 400 metri in linea d&rsquo;aria dal centro del paese del Fezzano, 300 metri dai pontili del
porticciolo turistico della &ldquo;Marina del Fezzano&rdquo; e 600 dal paese delle Grazie.
I due abitati contano complessivamente circa 3500 abitanti, ai quali si aggiunge, durante le festività e nel periodo estivo,
un elevato numero di turisti che soggiornano nei numerosi alberghi, seconde case e bed & breakfast presenti nella zona
nonché nelle imbarcazioni ormeggiate nei porticcioli turistici.
La zona è servita da un&rsquo;unica strada stretta e tortuosa, l&rsquo;antica napoleonica, che costeggia l&rsquo;area
dello stabilimento e termina a Porto Venere, frequentatissima oltre che dalle automobili dei locali, da quelle dei gitanti, da
numerosissimi pullman turistici, e dai frequenti mezzi militari che servono la base del Varignano, che ospita anche un
balipedio.
La conformazione del golfo, inoltre, fa sì che tutti gli altri centri abitati, situati sulla costa antistante l&rsquo;impianto e
all&rsquo;interno della diga foranea, si trovino ad una distanza ravvicinata. La stessa città della Spezia, con i suoi 94.000
abitanti, e, all&rsquo;esterno della diga foranea, i borghi di Porto Venere (circa 1000 residenti), Lerici e San Terenzo
(circa 10.000 residenti), sono tutti piuttosto vicini in linea d&rsquo;aria, entro i 5 Km.
Per maggiore chiarezza alleghiamo fotografie che permettono di valutare sia la posizione dell&rsquo;impianto
all&rsquo;interno del Golfo sia la sua vicinanza ai centri abitati.
Il territorio circostante è prevalentemente boschivo, ed è classificato dal Piano Regionale per la Difesa e la
Conservazione del Patrimonio Boschivo della Regione Liguria ad alto rischio di incendio.
Nella Provincia della Spezia sono inoltre presenti i seguenti stabilimenti industriali classificati ad alto rischio:
BP gas SRL alla Spezia
Penox Italia alla Spezia
Arcola Petrolifera SPA ad Arcola
Kerocosmo petroli SPA a Castelnuovo Magra
IL GOLFO
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Sul sistema golfo gravano un elevatissimo numero di attività marittime.
Il porto commerciale della Spezia, come si rileva dai dati resi disponibili dall&rsquo;Autorità Portuale, nel corso del 2005
ha movimentato un totale di 1.024.455 teus, per un totale di merci movimentate di 17.162.478 tonnellate di cui:
Rinfuse liquide 3.055.444 tonnellate
Rinfuse solide 1.529.780 tonnellate
Merci varie 12.577.254 tonnellate
Con l&rsquo;ammodernamento in corso l&rsquo;obbiettivo è il raggiungimento di 2.000.000 teus.
Molto rilevante è anche il traffico passeggeri. Nel 2005, ad esempio, sono stati complessivamente 56.358 i passeggeri
transitati nel porto della Spezia, di cui 37 mila unità nel settore crociere; per il corrente anno sono previste ulteriori
possibilità di sviluppo con l&rsquo;arrivo di oltre 60 navi da crociera.
Le attività diportistiche comprendono i seguenti porticcioli turistici privati:
Porto Lotti: 500 posti barca fino a 70 mt;
Assonautica: 600 posti;
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Porto Mirabello: previsti 1000 posti;
Marina del Fezzano: 370 posti
A questi vanno aggiunti i porticcioli di nuova costruzione a Cadimare e Marola e i numerosi posti barca in catenarie e
pontili vari di associazioni, Comuni ecc, per un totale di qualche migliaio di unità, nonché centinaia di imbarcazioni
stazionanti all&rsquo;ancora durante il periodo estivo.
Ci sono inoltre tutte le attività marittime collegate ai cantieri nautici, alla mitilicoltura, alla piscicoltura e alla pesca.
Tutto il movimento di imbarcazioni sopra descritto gravita intorno all&rsquo;impianto GNL nel ristretto spazio acqueo del
Golfo.
Porto militare
Molto condizionante è la presenza dell&rsquo;Arsenale militare, alle cui banchine attraccano numerose unità della nostra
flotta e di altre marine militari, comprese anche unità a propulsione nucleare. Basti citare che La Spezia è uno dei
pochissimi porti italiani in cui esiste un piano di emergenza nucleare e la città è anche sede di una base NATO. La
presenza delle attività militari fa sì che tutto il Golfo, e quindi anche l&rsquo;area dell&rsquo;impianto, siano
frequentemente sorvolati da elicotteri della Marina.
3) LA SICUREZZA
La direttiva 96/82/CE &ldquo;Seveso II&rdquo; e successive modifiche, che è la legislazione attualmente in vigore sul
controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose, recita: &ldquo;Nelle zone
interessate dagli stabilimenti a rischio, gli enti territoriali tengono conto, nell'elaborazione degli strumenti di pianificazione
dell'assetto del territorio, della necessità di prevedere e mantenere opportune distanze tra gli stabilimenti e le zone
residenziali, gli edifici e le zone frequentate dal pubblico, le vie di trasporto principali, le aree ricreative e le aree di
particolare interesse naturale o particolarmente sensibili dal punto di vista naturale, nonché tra gli stabilimenti e gli
istituti, i luoghi e le aree tutelati&rdquo;. Pertanto le considerazioni espresse nel punto 1 sulla localizzazione
dell&rsquo;impianto assumono un particolare rilievo, anche in confronto con la legislazione americana che prevede una
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distanza minima di 8 Km tra impianti ad alto rischio e luoghi abitati.
Pericolosità dell&rsquo;impianto
Sulla pericolosità degli impianti GNL esiste una vasta letteratura, che, per quanto riguarda le fonti statunitensi, va dal
&ldquo;Rapporto della Commissione Energetica della California&rdquo; del luglio 2003, al &ldquo;Rapporto CRS per il
Congresso USA&rdquo; del settembre 2003 e del gennaio 2004, e ancora il &ldquo;Rapporto Sandia&rdquo; del
dicembre 2004, nonché un approfondito studio per il Pentagono.
La stessa Snam Rete Gas Spa non fa mistero dei potenziali rischi connessi agli impianti di rigassificazione, anche se ne
sottolinea esclusivamente l&rsquo;aspetto economico: &ldquo;Benché Snam Rete Gas Spa ritenga di svolgere la
propria attività nel sostanziale (!?!) rispetto di leggi e regolamenti in materia di ambiente e sicurezza, il rischio di incorrere
in oneri imprevisti e obblighi di risarcimento, ivi comprese le richieste di risarcimento dei danni a cose e persone, in tema
di ambiente e sicurezza è connaturato alla gestione di gasdotti e di impianti di rigassificazione. Pertanto non è possibile
escludere a priori che Snam Rete Gas Spa non sia in futuro tenuta a far fronte a oneri od obblighi di risarcimento
&hellip;. Non può escludersi il rischio che eventi di inquinamento ambientale causati da gasdotti e impianti di
rigassificazione facciano sorgere &hellip; oneri od obblighi risarcitori&rdquo;. Né sfuggono a Snam Rete Gas Spa i rischi
connessi ad eventuali atti terroristici. Sempre nello stesso documento si legge che &ldquo;.. eventuali attentati terroristici
ai danni delle infrastrutture di Snam Rete Gas Spa potrebbero avere ripercussioni sulla situazione finanziaria e sui
risultati economici anche considerando che la copertura assicurativa potrebbe essere insufficiente a coprire
integralmente eventuali danni&rdquo;.
Come sopra scritto, l&rsquo;impianto GNL di Panigaglia sorge all&rsquo;interno di un golfo densamente abitato e con
una miriade di attività che gravitano sul limitato specchio acqueo.
A noi abitanti preme mettere in evidenza, in caso di incidente o di atto terroristico, non le ripercussioni economiche sulla
società GNL Italia, ma i notevoli e catastrofici effetti sulle nostre vite, la nostra salute e il nostro territorio.
Nella letteratura americana citata sopra e anche in quella italiana sono descritti gli effetti sia di incidenti che si sono
verificati in varie parti del mondo, sia i possibili effetti di incidenti o atti terroristici.
Ci ha particolarmente colpito la descrizione del &ldquo;peggior incidente immaginabile&rdquo; che fa Piero Angela nel
suo libro La sfida del secolo: &ldquo; Una grande nave metaniera, che trasporta 125 mila metri cubi di gas liquefatto a
bassissima temperatura, contiene un potenziale energetico enorme. Se nelle vicinanze della costa, per un incidente (o
un atto terroristico, aggiungiamo noi) dovesse spezzarsi e rovesciare in mare il gas liquefatto, potrebbe cominciare una
sequenza di eventi catastrofici. Il gas freddissimo, a contatto con l&rsquo;acqua del mare, molto più calda, inizierebbe a
ribollire, a evaporare e formare una pericolosa nube. Questa nube di metano evaporato rimarrebbe più fredda e più
densa dell&rsquo;aria e potrebbe viaggiare sfiorando la superficie marina, spinta dal vento, verso la terraferma.
Scaldandosi lentamente la nube comincerebbe a mescolarsi con l&rsquo;aria. Una miscela tra il 5 e il 15 per cento di
metano con l&rsquo;aria è esplosiva. Il resto è facilmente immaginabile. Se questa miscela gassosa, invisibile e inodore,
investisse una città, qualsiasi (inevitabile) scintilla farebbe esplodere la gigantesca nube. La potenza liberata in una o più
esplosioni potrebbe avvicinarsi a un megaton: un milione di tonnellate di tritolo, questa volta nell&rsquo;ordine di potenza
distruttiva delle bombe atomiche. Le vittime immediate potrebbero essere decine di migliaia, mentre le sostanze
cancerogene sviluppate dagli enormi incendi scatenati dall&rsquo;esplosione, ricadendo su aree vastissime, sarebbero
inalate in piccole dosi, dando luogo a un numero non calcolabile, ma sicuramente alto, di morti differite nell&rsquo;arco di
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80 anni.&rdquo;
Le cause di un incidente sono molteplici e anche imprevedibili, si va dall&rsquo;errore umano al problema tecnico,
dall&rsquo;atto terroristico a cause dipendenti da eventi metereologici. Nell&rsquo;autunno 2005, per esempio, una
mareggiata con forte vento ha fatto sì che la nave Margaret, alla fonda fuori la diga foranea, rompesse gli ormeggi e, non
potendo governare per un sopravvenuto guasto alle macchine, finisse contro la diga stessa. Il suo relitto è ancora là,
semisommerso, con parte del carico di olio combustibile che la nave trasportava. Non osiamo pensare cosa sarebbe
potuto succedere se invece della diga la nave avesse incontrato nel suo percorso una gasiera in transito o
all&rsquo;ormeggio.
Incendi
Il fatto che sia boschivo non solo il territorio immediatamente circostante all&rsquo;impianto, ma la prevalenza delle zone
collinari dell&rsquo;intera provincia, determina pericoli per possibili incendi contigui allo stabilimento e anche per
problemi connessi allo spegnimento di incendi nelle vicinanze. E&rsquo; frequente l&rsquo;ammaraggio di Canadair ed
elicotteri del servizio antincendio per il rifornimento di acqua a poche decine di metri dalle gasiere in manovra.
MANCATA TEMPESTIVA INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE
Nella nota inviatavi il 18 luglio 2007 ci dichiaravamo profondamente sdegnati &ldquo;per la totale mancanza di
informazione chiara e tempestiva alla popolazione&rdquo; sul progetto di ammodernamento e adeguamento
dell&rsquo;impianto GNL, ritardo che ha ristretto molto, per i privati cittadini e le associazioni, i tempi in cui era possibile
inviare osservazioni ai Ministeri competenti
La convenzione di úrhus sull&rsquo;accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico al processo decisionale e
l&rsquo;accesso alla giustizia in materia ambientale, è stata firmata dalla Comunità europea e dai suoi stati membri nel
1998, in vigore dal 30 ottobre 2001 e approvata a nome della Comunità con Decisione 2005/370/CE in data 17 febbraio
2005.
Questa Convenzione intende contribuire a salvaguardare il diritto di ogni individuo, delle generazioni attuali e di quelle
future, di vivere in un ambiente atto ad assicurare la sua salute e il suo benessere e detta precise disposizioni
sull&rsquo;accesso del pubblico alle informazioni in materia ambientale e sulla sua partecipazione alle decisioni in
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materia ambientale.
Tutto ciò è stato ampiamente disatteso nella vicenda di cui stiamo trattando soprattutto là dove la Convenzione prescrive
che &ldquo;i tempi previsti per la procedura devono permettere una reale partecipazione del pubblico&rdquo;.
5) POSSIBILE ASSETTO FUTURO DELLA BAIA
Leggiamo nel Piano Territoriale Provinciale della Provincia della Spezia: &ldquo;Il concetto di rischio e la
consapevolezza dei rischi rispetto alle possibili scelte localizzative devono essere considerate come una questione molto
rilevante all&rsquo;interno delle attività di pianificazione territoriale ed ambientale&hellip;.. IL PTP pone pertanto
l&rsquo;accento sul fatto che la sicurezza debba essere considerata come un nuovo campo specifico della pianificazione
con cui mettere a punto criteri di indagine e di misura del grado di raggiungimento complessivo della riduzione dei rischi
presenti su un territorio&rdquo;.
Nel corso degli anni tutti i piani territoriali delle diverse Istituzioni hanno indicato ipotesi di sviluppo alternative alla attuale.
Quando nel 1994 la SNAM chiese e ottenne di eseguire lavori riguardanti interventi sui serbatoi (incamiciamento in
cemento) e la sostituzione di un capannone, firmò con il Comune di Porto Venere un Protocollo di Intesa in cui si
impegnava a mantenere i livelli occupazionali convenuti in precedenza, circa 150 unità, e si dichiarava disponibile alla
&ldquo;destinazione ad usi alternativi di aree risultanti libere da vincoli di sicurezza e non utilizzate ai fini della attività dello
stabilimento&rdquo;. Questi impegni non sono stati mantenuti, l&rsquo;occupazione è ora di un centinaio di persone e
nessuna area è stata restituita alla comunità. Anche a questo facevamo riferimento quando nella nostra precedente nota
parlavamo di &ldquo;atteggiamento di scarsa considerazione per la cittadinanza, se non in taluni casi di aperta
arroganza&rdquo;.
Il citato Protocollo di Intesa terminava con questa affermazione: &ldquo;Resta ferma la prosecuzione del confronto
globale tra Snam e Comune sui tempi e modi di dismissione dell&rsquo;impianto costituendo il presente atto una prima
fase della complessiva trattativa&rdquo;.
Nel P.U.C. del Comune di Portovenere sono considerate funzioni ammesse per la baia di Panigaglia: attività cantieristica,
sportiva ricreativa, nautiche, ricettiva e di servizio, residenza stabile.
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Nel Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia della Spezia, delibera n. 127 del 12/07/05, leggiamo:
&ldquo;Terminal di Panigaglia: riconversione ad usi turistici integrati. Alla scadenza delle concessioni esistenti
nell&rsquo;area che ospita terminal metanifero (21 maggio 2013) e nel contesto delle necessarie intese, deve essere
definito il riutilizzo dell&rsquo;area, con finalità di valorizzazione turistica&hellip;..La riconversione del sito di Panigaglia si
basa sulla considerazione delle vocazioni dell&rsquo;area che, date le valenze che la caratterizzano, non si presta alla
prosecuzione delle attività attuali, per problemi di inserimento urbanistico, di scenari di sviluppo socioeconomico
alternativo, di coerenza con i processi di specializzazione del Golfo sul piano turistico, di rischio effettivo generato
dall&rsquo;attuale impianto.
Nella definizione del riuso del sito di Panigaglia, vanno previste funzioni che attengono:
allo sviluppo dell'offerta nautico/ricettiva e dei servizi connessi;
alla realizzazione di servizi ricettivi e ricreativi in grado di configurare una &ldquo;base&rdquo; turistica di assoluta
rilevanza nel sistema di offerta turistica del comprensorio.
Prima della scadenza della concessione deve essere approfondita, nel contesto delle necessarie intese e del rispetto
delle norme di sicurezza imposte dalla legge per il sito, la realizzazione di un accesso al mare nella baia stessa.&rdquo;
Nella nota inviatavi il 18 luglio 2007 anche i &ldquo;Cantieri per l&rsquo;urbanistica partecipata&rdquo; del Comune di
Porto Venere dichiaravano il loro favore per un diverso modello di sviluppo, ad esempio quello di un turismo sostenibile
che, ripetiamo, garantirebbe una maggiore occupazione con maggiori ricadute sulla popolazione dell&rsquo;intero Golfo.
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CONCLUSIONI
Pertanto i &ldquo;Cantieri dell&rsquo;Urbanistica Partecipata&rdquo; dichiarano, ancora una volta, di essere
assolutamente contrari all&rsquo;ipotesi di ampliamento dell&rsquo;impianto GNL di Panigaglia che, già alle dimensioni
attuali, costituisce un rilevante rischio, una netta interruzione all&rsquo;interno del sistema baie ed è vissuto come un
corpo estraneo e ostile nell&rsquo;ambiente di vita delle popolazioni residenti.
I &ldquo;Cantieri&rdquo; chiedono che vengano rispettate le indicazioni dei piani territoriali del Comune, della Provincia e
della Regione per una dismissione e riconversione dell&rsquo;area.
I &ldquo;Cantieri dell&rsquo;Urbanistica Partecipata&rdquo; del Comune di Porto Venere
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Foto 1 - Fezzano, gasiera in manovra
Foto 2 - Fezzano, gasiera in fase di scarico vista da una abitazione
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Foto 3 - I serbatoi ed il porticciolo della Marina del Fezzano
Foto 4 - Gasiera in fase di scarico con i borghi e la città della Spezia sullo sfondo
Al Commissario Prefettizio
del Comune di Porto Venere
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Dott.ssa Annunziata Gallo
Sede
Oggetto : Osservazioni dei &ldquo;Cantieri dell&rsquo;Urbanistica Partecipata&rdquo; del Comune di Porto Venere al
Piano di Emergenza Esterna presentato dallo Stabilimento GNL Italia di Panigaglia
I &ldquo;Cantieri dell&rsquo;Urbanistica Partecipata&rdquo; del Comune di Porto Venere presa visione del Piano di
Emergenza Esterna dello stabilimento GNL di Panigaglia, rilevano l&rsquo;inadeguatezza di tale piano per i seguenti
motivi:
Il Piano prende in considerazione solo eventuali malfunzionamenti dell&rsquo;impianto e danni con un limitato raggio
d&rsquo;azione. La &ldquo;Delimitazione delle zone a rischio&rdquo;, che si estendono sino ad un massimo di 210 metri
dal punto di accadimento dell&rsquo;incidente, si basa sul verificarsi di tutta una serie di concomitanze favorevoli (e
fortunate) sia metereologiche che tecniche.
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Il Piano non tiene in nessuna considerazione la popolazione residente in un raggio di poche centinaia di metri. Nel
Capitolo &ldquo;Descrizione del sito. Inquadramento territoriale&rdquo; è scritto che &ldquo;i versanti del seno di
Panigaglia presentano un&rsquo;orografia collinare che separa il seno stesso dai centri abitati di Fezzano e Le
Grazie&rdquo;. Questo concetto è ribadito al paragrafo B2.4 &ldquo;Censimento dei centri sensibili e infrastrutture
critiche&rdquo;. In realtà, soprattutto dalla parte del Fezzano, tutta la parte alta del paese, densamente abitata, e le
abitazioni verso punta Cattaneo, non hanno nessuna protezione così come non hanno nessuna protezione le
numerosissime imbarcazioni del porticciolo turistico.
Nella &ldquo;Descrizione dello scenario incidentale con riferimento agli elementi sensibili all&rsquo;interno di ciascuna
zona&rdquo; si fa riferimento alla &ldquo;popolazione presente nelle aree abitative limitrofe allo Stabilimento&rdquo;.
Non è specificato cosa si intende per &ldquo;aree limitrofe&rdquo; né quali tipologie di incidenti potrebbero interessarle.
Questo in contrasto con la descrizione delle &ldquo;Zone di rischio&rdquo; per le quali la distanza è calcolata quasi al
centimetro.
L&rsquo;impostazione generale con cui nel Piano viene affrontata la questione della popolazione presente nella zona è a
nostro avviso scorretta. Alla popolazione residente va infatti sommata la popolazione fluttuante, trattandosi di zona
altamente turistica. Il complesso delle persone interessate da situazioni di panico create sia da incidenti reali che da falsi
allarmi potrebbe costituire un rischio anche per l&rsquo;ordine pubblico.
Il Piano non prende in considerazione il problema della viabilità ai fini di una possibile evacuazione o fuga della
popolazione presente nella zona al momento dell&rsquo;incidente. La strada che costeggia lo stabilimento, la SP 530, è
l&rsquo;unico collegamento tra La Spezia e Portovenere, senza altri sbocchi. Il Piano indica tra le aree a rischio tratti
della Provinciale inserendoli nella zona 2, zona di danno, e nella zona 3, zona di attenzione, in caso di incidente
derivante da &ldquo;evaporazione da pozza&rdquo; e &ldquo;incendio da recipiente&rdquo;. L&rsquo;interruzione della
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Provinciale isolerebbe le frazioni delle Grazie e di Porto Venere impedendo di fatto la fuga della popolazione. Senza
parlare dei problemi di intasamento su una strada stretta e tortuosa creati dal panico.
Il territorio circostante lo Stabilimento è classificato dal Piano Regionale per la Difesa e la Conservazione del Patrimonio
Boschivo della Regione Liguria ad alto rischio di incendio. Nel Piano la valutazione di tale rischio è superficiale e, a
parere nostro, vengono sottostimati i danni di una eventuale propagazione del fuoco alla fitta vegetazione circostante.
Ci preme infine sottolineare come nel corso degli anni la popolazione non sia mai stata informata sui rischi ai quali è
esposta e sui comportamenti da tenere in caso di incidente.
Il Piano prevede dei precisi segnali di avviso di pericolo cui la popolazione dovrebbe rispondere con specifici
comportamenti:
permanere o portarsi all&rsquo;interno dei fabbricati;
chiudere le finestre e le porte;
staccare gli impianti di condizionamento che aspirano aria esterna;
stazionare nei locali ubicati in posizione contrapposta rispetto al deposito.
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Di tutto questo la popolazione non è mai stata avvertita né tanto meno ha svolto esercitazioni.
Il Piano è sicuramente stato elaborato tenendo conto di tutte le normative e modalità previste dalle norme di legge vigenti.
Ciononostante riteniamo che la questione sicurezza non sia stata affrontata in termini realistici. Nel Piano, come
specificato a pag. 9, vengono prese in considerazione &ldquo;situazioni di emergenza originate da eventi incidentali
interni&rdquo;. A nostro avviso la mancanza di previsione di altri tipi di incidenti rende il Piano stesso altamente
deficitario.
Come rilevato dalle nostre precedenti osservazioni i reali rischi per la popolazione sono riconducibili ad incidenti di altro
genere, ad esempio la gasiera in fase di attracco ecc., incidenti il cui impatto avrebbe un raggio d&rsquo;azione ben più
ampio di quello descritto nel PEE e interesserebbe un numero molto elevato di residenti e soggiornanti.
Su questo tipo di incidenti la popolazione vorrebbe ricevere una informazione chiara ed esauriente.
I Cantieri dell&rsquo;Urbanistica Partecipata del Comune di Porto Venere
[email protected]
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Porto Venere 20 settembre 2007
LETTERA APERTA AL MINISTRO BERSANI
Sig. Ministro,
in questi giorni i giornali riportano sue dichiarazioni sulla necessità di costruire rigassificatori e di ampliare l&rsquo;unico
funzionante in Italia.
Per nostra sfortuna questo unico rigassificatore opera nel nostro territorio, nella baia di Panigaglia, comune di Porto
Venere, all&rsquo;interno del golfo della Spezia.
Quando, nel giugno 2007, la società GNL Italia ha presentato il Piano di Ampliamento, che con sottile ironia chiama Piano
di Ammodernamento e Adeguamento, abbiamo fatto le nostre osservazioni, come è nostro diritto di cittadini, e le
abbiamo inviate ai Ministeri competenti, alla Regione Liguria e, per conoscenza, al Presidente del Consiglio, a Ministri,
Parlamentari, Pubblici Amministratori e alla Sovrintendenza ai Beni Ambientali della Liguria nonché al Prefetto della
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Spezia, all&rsquo;Ammiraglio Comandante in Capo Alto Tirreno e al Presidente dell&rsquo;Autorità Portuale della Spezia.
In queste osservazioni ponevamo l&rsquo;accento soprattutto sulla localizzazione dell&rsquo;impianto e sui rischi
connessi. L&rsquo;impianto di GNL Italia è infatti situato all&rsquo;interno della diga foranea del Golfo della Spezia, golfo
di dimensioni ridotte (la massima distanza tra una costa e l&rsquo;altra è di circa 3 Km e la profondità non supera i 6 Km),
densamente trafficato e abitato.
Sul sistema golfo insistono:
il porto commerciale che già oggi movimenta oltre un milione di teus l&rsquo;anno e che prevede di arrivare a due milioni:
il porto militare alle cui banchine attraccano numerose unità della nostra flotta e anche di altre marine militari, comprese
unità a propulsione nucleare (La Spezia è uno dei pochissimi porti italiani in cui esiste un piano di emergenza nucleare);
le attività diportistiche che contano già oggi oltre 4000 posti barca in porticcioli privati o in catenarie di associazioni o di
comuni, altri porticcioli sono in fase di ultimazione;
le attività croceristiche con l&rsquo;arrivo nel golfo di circa 60.000 passeggeri l&rsquo;anno;
attività marittime collegate ai cantieri nautici, alla mitilicoltura, alla piscicoltura e alla pesca.
La baia di Panigaglia non è un luogo isolato, come si può immaginare guardando foto sui giornali o immagini televisive in
cui il campo è opportunamente ridotto, ma confina sia a destra che a sinistra con due baie densamente abitate tutto
l&rsquo;anno, i borghi del Fezzano, a 600 metri, e delle Grazie, a circa 1 Km, per un totale di quasi 4000 persone e, data
la presenza di numerosi alberghi, bed & breakfast, seconde case e diportisti, la popolazione raddoppia nei mesi estivi e
nei fine settimana.
Nel raggio di 5 Km dall&rsquo;impianto si trovano la città della Spezia, in fondo al golfo, con i suoi 94.000 abitanti, i borghi
di Cadimare e di Marola con oltre 3000 abitanti, le frazioni collinari del comune della Spezia, il paese di San Terenzo nel
comune di Lerici con i suoi 3000 abitanti, il paese di PortoVenere con 1500 abitanti, l&rsquo;isola Palmaria e, subito fuori
dal cerchio dei 5 Km, tutti i paesi delle Cinque Terre con i loro 4000 abitanti. Gli abitanti interessati sono quindi un totale
di 110.000 circa, numero che, ripetiamo, raddoppia nel periodo estivo e nei fine settimana essendo la zona altamente
turistica. Tutte le Amministrazioni locali, Comuni, Provincia e Regione, hanno espresso parere contrario
all&rsquo;ampliamento ritenendo questo territorio già penalizzato e in notevole pericolo per la presenza dello stabilimento,
purtroppo autorizzato nel 1966.
E&rsquo; fondamentale inoltre ricordare che parte del territorio di Porto Venere è sito Unesco e che la baia di Panigaglia
confina con un Parco regionale di notevole interesse paesaggistico e ambientale. La baia è immediatamente adiacente
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anche al Parco Nazionale delle Cinque Terre, frequentato in ogni stagione dell&rsquo;anno da migliaia di escursionisti
provenienti da ogni parte del mondo.
La zona in cui ha sede lo stabilimento GNL è servita da un&rsquo;unica strada, la provinciale 530, l&rsquo;antica
napoleonica, stretta e tortuosa e soprattutto senza sbocco. La strada infatti unisce La Spezia con Porto Venere e lì
termina ed è frequentata sia dai locali che da numerosi pullman e auto di turisti oltre ai mezzi militari che servono la base
del Varignano nella quale ha sede anche un balipedio.
Secondo il Piano di Emergenza Esterna redatto dal gestore dello stabilimento, tratti di questa strada rientrano nelle zone
di danno 2 e 3, ove sono possibili effetti gravi per le persone dovuti a &ldquo;evaporazione da pozza&rdquo; e
&ldquo;incendio da recipiente (tank fire)&rdquo;.
Fatte le valutazioni di cui sopra sulla non compatibilità dell&rsquo;impianto con l&rsquo;ambiente circostante e sulla sua
pericolosità, lasciamo alla sua immaginazione lo scenario apocalittico che si aprirebbe in caso di incidente qualora questo
si verificasse nelle condizioni peggiori, in termini sia metereologici che di affollamento, condizioni che non si possono
escludere a priori.
Abbiamo cercato di descrivere l&rsquo;ambiente in cui è inserito lo stabilimento il più fedelmente possibile, saremmo però
molto lieti se lei volesse di persona accertarsi della veridicità di quanto sopra esposto. La invitiamo pertanto a visitare il
nostro territorio, Patrimonio mondiale dell&rsquo;Umanità, sito Unesco, sede di un Parco Regionale e di un Parco
Nazionale e saremmo lieti in questa circostanza di poter aprire con lei un proficuo e obiettivo dibattito.
La ringraziamo per l&rsquo;attenzione
I Cantieri dell&rsquo;Urbanistica Partecipata del Comune di Porto Venere
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Porto Venere 16 settembre 2007
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NAVI GASIERE
Caratteristiche
Le navi gasiere oggi in navigazione sono di due tipi:
il tipo &ldquo;Membrane Tanks&rdquo; che ha tanker a membrana, doppio scafo in acciaio, un serbatoio solidale con lo
scafo, hanno delle limitazioni di carico e una pressione non uniforme;
il tipo &ldquo;Spherical Tanks&rdquo; che ha tanker sferici, un doppio scafo in alluminio, serbatoi non solidali con lo
scafo, minori sollecitazioni con più carico e una pressione uniforme.
La flotta mondiale è composta da 219 unità e si prevede un aumento di 137 unità da qui al 2010. La maggior parte di
queste navi sono costruite in Norvegia e in Corea del Sud, un terzo di quelle attualmente naviganti ha una capacità
superiore a 200.000 metri cubi. (Dati ENEA aggiornati al maggio 2007)
Il GNL trasportato è composto al 95% da metano; viene estratto allo stato gassoso, liquefatto in appositi impianti che lo
portano a temperature bassissime, intorno ai -160 gradi, stoccato e quindi caricato sulla nave. Dalla nave viene poi
scaricato in prossimità di un impianto di rigassificazione, viene stoccato, riscaldato, e quindi riportato allo stato gassoso, e
distribuito in rete.
Le gasiere medie sono lunghe più di tre campi da calcio, alte come un palazzo di dodici piani e contengono circa 123
milioni di litri di GNL che equivalgono a circa 74 miliardi di litri di gas (un litro di GNL si trasforma in 600 litri di GN).
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Secondo uno studio fatto dalla Doyle Energy geopolitica, Scientific American nel 2004, il trasferimento via mare con
gasiere a una temperatura di -161° è un processo che richiede molta energia e implica una gestione costosa e
complessa.
Ogni gasiera di GNL consuma 100 tonnellate di carburante al giorno e produce emissioni più nocive di quelle provenienti
dalle centrali termiche attualmente in uso.
Secondo un rapporto dell&rsquo;EPA americano il metano incombusto produce, a parità di peso, un effetto serra circa 21
volte maggiore di quello prodotto dal biossido di carbonio.
Incidenti
Secondo la legislazione americana, fatta rispettare dalla Guardia Costiera degli Stati Uniti nelle loro acque territoriali,
nessuna imbarcazione può navigare entro un miglio avanti, 2 miglia dietro e ½ miglio su ciascun lato di una nave gasiera.
In altre parti del mondo, per esempio nel mare Mediterraneo, non esistono queste limitazioni ed è così capitato che, il 15
novembre 2002, ad est dello stretto di Gibilterra, la nave gasiera Norman Lady sia entrata in collisione con il sottomarino
nucleare U.S.S. Oklahoma City. Per fortuna la nave aveva da poco scaricato a Barcellona il suo carico di GNL e quindi i
danni sono stati limitati.
Sempre nel novembre 2002 al largo di Hong Kong si sprigionò un incendio nella sala macchine della gasiera Gaz Poem
che trasportava 20.000 tonnellate di metano. L&rsquo;equipaggio, 34 persone, abbandonò la nave per pericolo di
esplosione, e la lasciò ancorata a 38 KM dalla costa. Per fortuna l&rsquo;incendio si esaurì e la situazione tornò sotto
controllo.
Il 20 settembre 2004 il The Norway Post, quotidiano norvegese, titolava: &ldquo;Gasiera di GNL in avaria a nord di
Bergen, ora rimorchiata&rdquo;. I motori della nave si erano fermati e le ancore erano inutilizzabili a causa delle pessime
condizioni del mare. Due rimorchiatori erano riusciti ad agganciare e trainare la nave quando questa era ormai a circa
trenta metri dalla scogliera. Intanto ci si preparava alla evacuazione degli 800 abitanti dell&rsquo;isola di Fedje per paura
che la gasiera potesse esplodere nel caso di collisione con le rocce.
Nel marzo 2006 a Savannah, città degli Stati Uniti nello Stato della Georgia, si è avuta una fuoriuscita di gas
potenzialmente disastrosa quando la gasiera Golar Freeze, che stava scaricando il gas liquido al terminale GNL
Southern presso Elba Island, ha rotto gli ormeggi e si è allontanata dalla banchina. Il porto è stato chiuso per 36 ore.
Nel luglio 2006 in Giordania, ad Aqaba, si è sviluppato un incendio su una gasiera che stava scaricando. Sono rimaste
ferite 12 persone di cui 4 vigili del fuoco. La nave è stata subito evacuata e trainata lontano dalla banchina del porto in
quanto aveva scaricato soltanto metà del suo carico. E&rsquo; stata necessaria più di un&rsquo;ora per riportare la
situazione sotto controllo.
Il 26 novembre 2007 il quotidiano di Savona &ldquo;Il vostro giornale&rdquo; scriveva: &ldquo;Allarme ieri mattina per un
acre odore di gas che ha investito la città di Savona e non ha risparmiato alcun quartiere. &hellip;&hellip;. Intorno a
mezzogiorno si è poi scoperto che l&rsquo;odore disgustoso era provocato da una nave gasiera in transito. Il vento ha
sospinto la coltre di gas fino alla terraferma, dove si è propagata su tutta la città per poi disperdersi nel primo pomeriggio
quando l&rsquo;aria è tornata respirabile&rdquo;.
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Il pericolo terrorismo
Il 21 aprile 2005 il deputato Markey, membro del Congresso degli Stati Uniti e membro anziano del Comitato di sicurezza
interna ha affermato che gli impianti di GNL sono tra gli obiettivi più attraenti per i terroristi.
Già il 21 settembre 2004 The Providence Journal titolava &ldquo;Un dirigente del Lloyd paragona un attacco al GNL ad
una esplosione nucleare&rdquo;. Nell&rsquo;articolo si legge che un dirigente dell&rsquo;Assicurazione Lloyd di Londra,
Peter Levene ha affermato: &ldquo;Anche le gasiere, sia in mare che nei porti costituiscono evidenti bersagli&rdquo; e
ancora &ldquo;Gli specialisti riconoscono che un attacco terroristico ad una gasiera di GNL potrebbe avere la forza di
una piccola esplosione nucleare&rdquo;.
Secondo i risultati di test eseguiti sulle armi da fuoco dall&rsquo;ufficio governativo statunitense di contabilità delle armi di
piccolo taglio, armi non militari sono in grado di rompere i contenitori di GNL. Quindi se un gruppo terrorista requisisse
una gasiera carica sarebbe molto pericoloso provare ad arrestarlo senza rompere contenitori, valvole o condutture.
Secondo Brittle Power, strategia energetica per la sicurezza nazionale, un atto di sabotaggio a bordo sarebbe assai
semplice se diretto verso la manipolazione delle valvole che potrebbero portare alla rottura dei contenitori di GNL per
sovrapressione e a un conseguente notevole versamento del GNL criogenico sullo scafo di acciaio che ne verrebbe,
probabilmente, frantumato.
Le gasiere sono ritenute relativamente sicure perché sono a doppio scafo. Nell&rsquo;ottobre del 2002 una piccola
imbarcazione da turismo ha speronato il doppio scafo di una petroliera francese, la Limburg, causando un enorme
incendio. Le gasiere sono quindi facilmente attaccabili da kamikaze anche dotati di mezzi non sofisticati.
Il peggior incidente immaginabile
L&rsquo;industri bellica ha progettato le bombe FAE al metano perché sostituissero le armi nucleari di ridotta potenza e
potessero essere impiegate per attaccare bersagli corazzati. Sul manuale &ldquo;La guerra moderna&rdquo;di Luttwak e
Koel leggiamo: &ldquo;Una bomba FAE al metano di 500 KG può generare punte di sovrapressione di 0,9 Kg/cmq su un
raggio di 200 metri e di 0,42 Kg/cmq a 300 metri. Si noti che sono sufficienti 0,35 Kg/cmq per sbriciolare gli edifici di
mattoni e che tale valore è considerato quello di una potente esplosione. Gli effetti di una bomba FAE potrebbero essere
paragonati a quelli di un ordigno nucleare di piccola potenza. La maggior parte delle bombe di questo tipo si basa su
idrocarburi gassosi, in grado di detonare facilmente se stimolati in modo corretto da una fonte di energia abbastanza
potente. La combustione si propaga a velocità supersonica, generando un&rsquo;onda d&rsquo;urto molto
violenta&rdquo;.
Il GNL non è infiammabile quando è nel suo stato liquido dentro il suo contenitore, ma una volta fuoriuscito, si diffonde
rapidamente in forma di nubi di gas e, quando si mescola in percentuali dal 5% al 15% con l&rsquo;ossigeno diventa
altamente volatile e infiammabile. Il GNL può prendere fuoco spontaneamente e può esplodere spontaneamente, come è
mostrato in alcuni filmati del US Bureau of Mines.
Tutti gli idrocarburi hanno una piccola finestra di infiammabilità, però, tra tutti gli idrocarburi, inclusi quelli noti come la
benzina verde, il carburante per i jet, il propano e il butano, il GNL, che è metano, ha la finestra di infiammabilità più larga
con la maggiore probabilità di combustione.
Quindi, tornando al paragone con le bombe FAE e considerando che una nave metaniera trasporta fino a 140.000
tonnellate di metano liquido avremmo, in caso di esplosione, un effetto distruttivo su un raggio di 84 Km, area in cui
potrebbe sbriciolare gli edifici di mattoni.
Piero Angela nel suo libro La sfida del secolo descrive il &ldquo;peggior incidente immaginabile: &ldquo; Una grande
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nave metaniera, che trasporta 125 mila metri cubi di gas liquefatto a bassissima temperatura, contiene un potenziale
energetico enorme. Se nelle vicinanze della costa, per un incidente (o un atto terroristico) dovesse spezzarsi e
rovesciare in mare il gas liquefatto, potrebbe cominciare una sequenza di eventi catastrofici. Il gas freddissimo, a
contatto con l&rsquo;acqua del mare, molto più calda, inizierebbe a ribollire, a evaporare e formare una pericolosa nube.
Questa nube di metano evaporato rimarrebbe più fredda e più densa dell&rsquo;aria e potrebbe viaggiare sfiorando la
superficie marina, spinta dal vento, verso la terraferma. Scaldandosi lentamente la nube comincerebbe a mescolarsi con
l&rsquo;aria. Una miscela tra il 5 e il 15 per cento di metano con l&rsquo;aria è esplosiva. Il resto è facilmente
immaginabile. Se questa miscela gassosa, invisibile e inodore, investisse una città, qualsiasi (inevitabile) scintilla farebbe
esplodere la gigantesca nube. La potenza liberata in una o più esplosioni potrebbe avvicinarsi a un megaton: un milione
di tonnellate di tritolo, questa volta nell&rsquo;ordine di potenza distruttiva delle bombe atomiche. Le vittime immediate
potrebbero essere decine di migliaia, mentre le sostanze cancerogene sviluppate dagli enormi incendi scatenati
dall&rsquo;esplosione, ricadendo su aree vastissime, sarebbero inalate in piccole dosi, dando luogo a un numero non
calcolabile, ma sicuramente alto, di morti differite nell&rsquo;arco di 80 anni.&rdquo;
La inaffidabilità degli studi sulla sicurezza
Nel Rapporto Sandia, Guida alla analisi dei rischi ed ai problemi di sicurezza conseguenti ad una grande fuoriuscita
sull&rsquo;acqua di GNL, rapporto stampato nel dicembre 2004, si afferma che: &ldquo; Le dinamiche e le conseguenze
di una fuoriuscita di GNL e i pericoli di un tale incidente non sono ancora completamente conosciuti. &hellip;.. La
mancanza di informazioni sperimentali su larga scala, costringe gli studiosi a porre molte ipotesi e semplificazioni.
&hellip;&hellip;. E&rsquo; evidente che la mancanza di dati disponibili su larga scala riguardo a perdite di gas non
permette di mettere a punto modelli previsionali affidabili&rdquo;.
Nel rapporto CRS per il Congresso USA, gennaio 2004, leggiamo: &ldquo;La maggior parte delle analisi del rischio di
incidenti riguardanti gli impianti o la movimentazione di GNL dipende dai modelli computerizzati di simulazione utilizzati
per calcolare gli effetti di un possibile incidente. &hellip;&hellip; Ma i modelli sul GNL sono estremamente complessi e
intrinsecamente imprecisi, in quanto basati su calcoli ed ipotesi riguardo alle quali studiosi imparziali potrebbero trovarsi
legittimamente in disaccordo. Anche minime differenze presenti in un modello sul GNL potrebbero far giungere a
conclusioni significativamente differenti&rdquo;.
Fezzano, Febbraio 2008
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RIGASSIFICATORI
Che cosa sono
Un rigassificatore è un impianto che permette di riportare lo stato fisico di un fluido dallo stato liquido a quello gassoso.
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I rigassificatori sono la parte finale della filiera del GNL, Gas Naturale Liquefatto, composta da impianti di liquefazione,
navi metaniere che trasportano il GNL e rigassificatori.. Il gas viene portato allo stato liquido, mediante un forte
abbassamento della temperatura (circa &ndash; 160°), negli impianti situati nei paesi produttori, per poter essere
trasportato in apposite navi dette &ldquo;metaniere&rdquo; o &ldquo;gasiere&rdquo;. Il trasporto in forma liquida è
conveniente rispetto al trasporto in forma gassosa grazie alla densità molto superiore: un m3 di liquido corrisponde a circa
600 m3 di gas.
Raggiunto il rigassificatore, il metano viene immagazzinato in un contenitore criogenico, riscaldato e quindi riportato allo
stato gassoso, poi immesso nella rete di distribuzione.
Il primo impianto di liquefazione del gas è stato costruito nel 1964 a Arzew in Algeria mentre il primo rigassificatore è
stato costruito nel 1959 in Inghilterra a Conwey Island.
Attualmente nel mondo ci sono 18 impianti di liquefazione ubicati in 13 paesi produttori che vanno dall&rsquo;Africa al
Medio Oriente e all&rsquo;Asia. Entro il 2010 ne entreranno in funzione altri in Angola, Guinea Equatoriale, Perù,
Russia, Norvegia e Yemen.
I rigassificatori esistenti sono attualmente 50 (dei quali ben 23 in Giappone) e si trovano in quei paesi che difficilmente
possono essere raggiunti dai gasdotti.
Tipologie dei rigassificatori
Onshore. E&rsquo; la tecnologia più diffusa e collaudata. Consiste nel realizzare in prossimità del mare dei silos destinati
ad accogliere il GNL. Tali silos sono collegati ad un pontile di attracco cui ormeggia la nave metaniera. Il gas viene poi
riscaldato, riportato allo stato aeriforme e immesso in rete.
Offshore Gravity Base. Questa tecnologia è la più innovativa, il primo terminale al mondo di questo tipo è quello
progettato dalla società Adriatic LNG al largo di Rovigo. Il rigassificatore è realizzato mediante una struttura di cemento
armato in cui sono alloggiati i due serbatoi in acciaio. Questa struttura viene fatta adagiare sul fondo del mare e si viene
così a costituire una piccola isola artificiale, sulla quale ha sede l&rsquo;impianto di rigassificazione e alla quale
attraccano le navi gasiere. Un gasdotto sottomarino permette di collegare il rigassificatore alla costa.
Offshore FSRU (Floating Storage Regassification Unit). Questa tecnologia non prevede la realizzazione di una struttura
portante in cemento armato in cui alloggiare i serbatoi ma utilizza una nave metaniera opportunamente adattata che
viene ancorata permanentemente in un punto e che funziona da serbatoio galleggiante. Su questa stessa nave il GNL
trasportato dalle metaniere viene riportato allo stato aeriforme. Questo sistema è quello progettato dalla società Olt
Offshore per essere ancorato a circa 25 Km dalla costa di Livorno.
L&rsquo;Italia come Hub europeo
L&rsquo;Italia ha attualmente un solo rigassificatore in funzione, quello di Panigaglia.
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Due progetti (Rovigo e Livorno) sono approvati con autorizzazione unica e Valutazione di Impatto Ambientale.
Un progetto (Brindisi) è stato approvato con autorizzazione unica ma non ha espletato la VIA.
Altri otto progetti sono stati presentati e stanno completando le procedure autorizzative.
Se tutti questi progetti venissero realizzati, entro il 2011 arriverebbero in Italia circa 210 miliardi di m3 di gas contro una
domanda interna stimata di circa 110 miliardi di m3.
Con la costruzione dei nuovi rigassificatori si vuole far sfruttare all&rsquo;Italia la propria posizione centrale nel
Mediterraneo e in Europa, nonché le notevoli connessioni via gasdotto verso il nord Europa, si vuole cioè proporre il
nostro paese come Hub (snodo del gas o piattaforma di transito) che esporta gas verso l&rsquo;Europa.
Una visione del futuro che abbia come cardine l&rsquo;ipotesi di creare in Italia l&rsquo;Hub metanifero del
Mediterraneo, sulla scia di quanto è avvenuto tra gli anni cinquanta e settanta per i prodotti petroliferi, è molto rischiosa.
In quei decenni l&rsquo;Italia era stata definita la &ldquo;raffineria d&rsquo;Europa&rdquo; e i calcoli errati di allora
hanno lasciato in eredità, soprattutto al sud, una montagna di ferri vecchi.
Danni ambientali derivanti dai rigassificatori
I rigassificatori emettono in atmosfera sostanze contaminanti. Secondo uno studio dell&rsquo;EPA Americano &ldquo;le
caratteristiche chimiche del metano e le interazioni con l&rsquo;atmosfera concorrono in modo significativo
all&rsquo;effetto serra&rdquo;. Il metano incombusto produce, a parità di peso, un effetto serra circa 21 volte maggiore di
quello prodotto dal biossido di carbonio.
L&rsquo;impianto di Panigaglia alle dimensioni attuali immette in atmosfera 174,3 tonnellate annue di NOx (sigla
generica che identifica collettivamente tutti gli ossidi di azoto e le loro miscele). Alle emissioni convogliate vanno
aggiunte quelle fuggitive di gas e/o liquido leggero da valvole, pompe, compressori, etc., stimate in 52,41 t/anno.
Sempre nell&rsquo;impianto di Panigaglia il sistema di raffreddamento è costituito da un circuito chiuso di acqua dolce
che raffredda le apparecchiature di impianto e da un circuito aperto ad acqua di mare che raffredda l&rsquo;acqua del
circuito chiuso. Viene utilizzato un biocida composto da cloro e ammoniaca. L&rsquo;acqua viene resa al mare clorata e
con un incremento termico massimo di 8° (medio di 4,8° C).
Pericolosità e incidenti
I rigassificatori sono considerati dalla legge Seveso 2 &ldquo;impianti ad alto rischio di incidente rilevante&rdquo;; la
stessa legge riporta anche il concetto di &ldquo;effetto domino&rdquo;, cioè di maggiori pericoli derivanti dalla vicinanza
di altri impianti pericolosi.
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Nella provincia della Spezia sono presenti altri stabilimenti industriali classificati &ldquo;ad alto rischio&rdquo;: BP gas srl
alla Spezia, Penox Italia alla Spezia, Arcola Petrolifera Spa ad Arcola, Kerocosmo Petrol Spa a Castelnuovo Magra.
Il pericolo maggiore è dato da fuoriuscite di gas, che possono essere provocate da guasti, errori umani o anche atti
terroristici. Il GNL non è infiammabile quando è nel suo stato liquido dentro il contenitore ma, una volta uscito, si diffonde
sotto forma di nube di gas ed è sufficiente che si mescoli in percentuali dal 5% al 15% con l&rsquo;ossigeno perché
diventi altamente volatile e infiammabile.
Numerosi sono gli incidenti registrati nel mondo a gasdotti, impianti di liquefazione o rigassificatori, anche in tempi
recenti, cioè in impianti che utilizzano le moderne tecnologie.
Il 17 settembre 2003 nel terminale Tonkin di Fos sur mer (Marsiglia) esplode la torcia di sicurezza che viene proiettata a
diverse decine di metri di distanza.
Il 19 gennaio 2004 a Skikda in Algeria si è verificata un&rsquo;esplosione di una parte dell&rsquo;impianto di produzione
GNL; l&rsquo;incidente è stato causato da una perdita di GNL da una tubazione che ha innescato un gigantesco
incendio nel quale sono morti 27 operai e 74 sono rimasti feriti. L&rsquo;impianto era stato rinnovato solo pochi anni
prima, con tecnologie definite modernissime, dalla società americana Halliburton.
Il 31 luglio 2004 in Belgio esplode un gasdotto di GNL della Fluxi causando 15 morti.
Il 30 agosto del 2005 l&rsquo;esplosione di un gasdotto di GNL interrato a Kalakama, in Nigeria, ha provocato la morte di
11 persone ed ha letteralmente inghiottito un&rsquo;area di 27 Km quadrati.
Nel maggio 2006 il cedimento di una guarnizione ha provocato un incendio nell&rsquo;impianto Atlantic GNL a Point
Fortin, Trinidad.
Il diritto dei cittadini a partecipare al processo decisionale
I progetti di rigassificatori non sono stati discussi con la popolazione nonostante la legge 108 del 2001 recepisca la
Convenzione di Århus. Tale Convenzione, sull&rsquo;accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico al
processo decisionale e l&rsquo;accesso alla giustizia in materia ambientale, è stata firmata dalla Comunità Europea e dai
suoi membri nel 1998, in vigore dal 30 ottobre 2001 e approvata a nome della Comunità con Decisione 2005/370/CE in
data 17 febbraio 2005.
Questa Convenzione intende contribuire a salvaguardare il diritto di ogni individuo, delle generazioni attuali e di quelle
future, di vivere in un ambiente atto ad assicurare la sua salute e il suo benessere e detta precise disposizioni
sull&rsquo;accesso del pubblico alle informazioni in materia ambientale e sulla sua partecipazione alle decisioni in
materia ambientale.
Anche l&rsquo;articolo 23 della Legge Seveso 2 sulle industrie a rischio di incidente rilevante prevede espressamente la
partecipazione della &ldquo;società civile qualora si ravvisi la necessità di comporre conflitti in ordine alla costruzione di
nuovi stabilimenti&rdquo;.
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Fezzano, Febbraio 2008
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Sintesi cronologica relativa all&rsquo;impianto Snam (poi GNL Italia) di Panigaglia
1870 (circa)/1957 &ndash; La baia di Panigaglia è sede di una modesta polveriera della Marina Militare e tutta la conca è
&ldquo;zona militare&rdquo;.
1957 &ndash; La Società San Benedetto, ottenuta una concessione per la baia, demolisce la polveriera e progetta la
costruzione di un cantiere oltre allo sfruttamento turistico-alberghiero della zona.
1963 &ndash; Il Comune di Porto Venere si dota di un Piano Regolatore generale e destina la baia di Panigaglia a
installazioni turistico-sportive e a piccole attività industriali di tipo cantieristico-navali.
Sempre nel 1963 il Comune di Porto Venere tratta con il Ministero delle finanze per acquistare, a trattativa privata, per la
somma di 98.000.000 di lire, la piana di Panigaglia, terreno demaniale.
Luglio 1965 &ndash; Alla sezione spezzina di Italia Nostra giungono voci sul progetto di costruire un deposito di
combustibili a Panigaglia. La Snam chiede al Ministero delle Finanze la cessione di tutta la proprietà demaniale nella baia,
proprietà il cui valore supera i 100.000.000 di lire e quindi non è possibile per legge una trattativa privata ma si deve
andare all&rsquo;asta pubblica.
Ottobre 1965 &ndash; Il Comune di Porto Venere, dopo un incontro rassicurante a Roma al Ministero delle Finanze, vota
all&rsquo;unanimità un o.d.g. che sottolinea ancora una volta il diritto del Comune alla prelazione della baia.
Novembre 1965 &ndash; Il Deputato spezzino Fasoli (PCI) presenta una interpellanza al Ministro delle Finanze per
sapere se risponde al vero la voce che la baia stia per essere ceduta a privati.
Dicembre 1965 &ndash; La società Snam, dopo aver acquistato i terreni privati adiacenti la baia di Panigaglia, esce allo
scoperto e incontra gli Amministratori del Comune di Porto Venere.
31 gennaio 1966 &ndash; La Snam decanta i vantaggi che l&rsquo;ENI porterà alla comunità, anche come contributi per
opere pubbliche e forniture di gas quasi gratuito. Il Comune di Porto Venere approva un primo progetto che prevede sei
depositi di GNL per una capacità totale di 300.000 metri cubi
Primavera 1966 &ndash; La Sovrintendenza e l&rsquo;ILRES esprimono parere negativo ai sensi della legge 1497/39.
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Estate 1966 &ndash; La società Snam riduce lo stoccaggio a 200.000 metri cubi. Motivazione principale: le opere previste
avrebbero ostacolato il traffico delle navi militari.
Ottobre 1966 &ndash; La società presenta un nuovo Piano che prevede anche una variante per la SP530 che costeggia
la baia di Panigaglia, cioè un tracciato in galleria. La Sovrintendenza e il Ministero della Pubblica Istruzione, allora
competente per i Beni ambientali, esprimono parere contrario.
2 dicembre 1966 &ndash; Il Consiglio dei Ministri autorizza l&rsquo;ultima versione del progetto ai sensi dell&rsquo;art. 1
Regio Decreto n. 466/1908.
1967 &ndash; Il Consiglio dei Ministri approva una ulteriore modifica che riduce lo stoccaggio a 120.000 metri cubi.
1968 &ndash; Iniziano i lavori nella baia.
1971 &ndash; La società stipula un contratto ventennale con la Libia, stabilimento di Marsa El Brega.
1980 &ndash; Risoluzione anticipata del contratto con la Libia per nazionalizzazione degli stabilimenti libici.
1984/85 &ndash; Accordo temporaneo, sempre con la Libia, per alcune forniture.
6 luglio 1987 &ndash; Snam presenta istanza di ristrutturazione per poter lavorare gas di tipo leggero. La richiesta è
presentata ex art. 81 D.P.R. 616/1977.
1987 &ndash; Il Comune di Porto Venere esprime parere negativo.
Maggio 1988 &ndash; Sottoscrizione di un Protocollo di Intesa tra il Comune di Porto Venere e la società Snam per uno
studio di fattibilità per un progetto calibrato sia sulle esigenze della Società che sulla conformazione della baia.
Primo semestre 1989 &ndash; Il Piano così concordato viene proposto alla popolazione e si forma un forte movimento
contrario soprattutto all&rsquo;ipotesi di interrare i serbatoi sotto il monte Castellana e all&rsquo;aumento della capacità
degli stessi. Il Piano viene accantonato e rimane la richiesta presentata al Ministero nel 1987.
1990 &ndash; Il Comune di Porto Venere presenta ricorso al TAR contro l&rsquo;autorizzazione statale ottenuta sul
progetto del 1987.
18 ottobre 1990 &ndash; Il TAR Liguria emana una sospensiva sull&rsquo;autorizzazione.
31 ottobre 1990 &ndash; Appello cautelare della società Snam davanti al Consiglio di Stato
27 ottobre 1993 &ndash; Richiesta della Regione Liguria di un preliminare di Intesa Snam-Comune di Porto Venere
contenente le indicazioni degli interventi di riqualificazione paesistico-ambientali dell&rsquo;area in questione, nonché
delle fasi principali di detta complessiva trasformazione assunta come obiettivo ineludibile del Piano Paesistico PTCP
25 luglio 1994 &ndash; Protocollo di Intesa Snam-Comune di Porto Venere che porta indicazioni sul rispetto del PTCP e
le sue modalità di attuazione così come sono state trasmesse dalla Regione. Il protocollo termina con la seguente frase:
&ldquo;Rimane ferma la prosecuzione del confronto globale tra Snam e Comune sui tempi e modi di dismissione
dell&rsquo;impianto costituendo il presente atto una prima fase della complessiva trattativa&rdquo;.
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19 giugno 2007 &ndash; GNL Italia presenta un Piano di ammodernamento e adeguamento che porta la capacità dei
serbatoi da 100.000 a 240.000 metri cubi più una serie di altri interventi che dovrebbero consentire l&rsquo;attracco di
gasiere molto più grandi delle attuali. GNL Italia attiva ai sensi dell&rsquo;art. 8 legge 340/2000 la procedura di VIA
Nazionale.
Luglio/agosto 2007 &ndash; Si forma un forte movimento contrario a questo ampliamento e vari Comitati, Associazioni e
singoli cittadini inviano Osservazioni contrarie ai Ministeri competenti e alla Regione Liguria.
29 novembre 2007 - Il Decreto n. 159 del 1 ottobre 2007, collegato alla Finanziaria, viene convertito in legge, legge 29
novembre 2007 n. 222. L&rsquo;articolo 46 sulle &ldquo;Procedure di autorizzazione per la costruzione e
l&rsquo;esercizio di terminali di rigassificazione&hellip;&rdquo; stabilisce che &ldquo;&hellip;l&rsquo;autorizzazione è
rilasciata con decreto del Ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il Ministro delle Infrastrutture e con il
Ministro dell&rsquo;Ambiente e della tutela del territorio e del mare, d&rsquo;intesa con la Regione interessata&rdquo;.
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L&rsquo;impianto Snam (poi GNL Italia) dal 1965 ad oggi
Nella piccola pianura della baia di Panigaglia esisteva, dalla costruzione dell&rsquo;Arsenale Militare intorno al 1870,
una piccola polverira della Marina Militare e tutta la baia era &ldquo;zona militare&rdquo;. Nel 1957 una società chiamata
San Benedetto ottiene una concessione per la baia, demolisce la polveriera e progetta la costruzione di un cantiere e lo
sfruttamento turistico della zona. Il Demanio però non cede la proprietà dell&rsquo;area e la società impianta solo un piccolo
cantiere.
Nel 1963 il Comune di Porto Venere si dota di un Piano Regolatore Generale che prevede per la baia di Panigaglia attività
turistico-sportive oltre che piccole attività industriali di tipo cantieristico-navale. Il Comune prende contatti con il Ministero
delle Finanze che sembra acconsentire a cedere al Comune la piana di Panigaglia per un prezzo di 98.000.000 di lire.
Essendo il prezzo inferiore ai 100.000.000 è possibile una trattativa privata anziché una pubblica asta.
Nel frattempo la Snam acquista segretamente tutti i terreni privati intorno all&rsquo;area demaniale e
contemporaneamente, ignorando ogni contatto con gli Enti Locali, conduce un&rsquo;abile manovra a Roma (Presidente
del Consiglio onorevole Aldo Moro). Come prima cosa chiede al Ministero delle Finanze di cedere a lei tutta la proprietà
demaniale, non solo quella già richiesta dal Comune. Il prezzo di stima supera così largamente i 100.000.000, non è più
possibile una trattativa privata ma la legge prevede un&rsquo;asta pubblica nella quale il Comune avrebbe dovuto
competere con l&rsquo;ENI.
Il Comune di Porto Venere, che ancora ignora chi siano questi acquirenti, invia a Roma, nell&rsquo;ottobre 1965, una
commissione che si incontra con alte personalità politiche del Ministero delle Finanze. Il Ministro stesso, onorevole
Tremelloni, assicura che non c&rsquo;è la volontà di cedere ad altri quanto richiesto dal Comune e chiede venga redatto
un Piano di impiego della zona affinché le pubbliche autorità possano rendersi conto della sua essenzialità per
l&rsquo;economia del territorio.
E&rsquo; in questa occasione che si vengono finalmente a conoscere la presenza e le intenzioni della Snam. Al rientro
della delegazione, il Consiglio Comunale di Porto Venere vota all&rsquo;unanimità un ordine del giorno che sottolinea
ancora una volta il diritto del Comune di prelazione sulla baia.
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Nel mese di novembre il deputato spezzino Fasoli del PCI, partito che con il PSI amministra il Comune di Porto Venere,
presenta una interpellanza al Ministro delle Finanze per conoscere se risponde al vero la notizia che la baia sta per
essere ceduta a privati. Il Ministro risponde che &ldquo;nessuna decisione è stata ancora adottata al riguardo, poiché
proprio in considerazione della notevole importanza che la destinazione del compendio dell&rsquo;ex polveriera riveste
per lo sviluppo turistico della zona, il Ministero intende conoscere sulla questione i preventivi pareri degli altri dicasteri
interessati e sta approfondendo ogni aspetto della situazione locale e delle possibili destinazioni del compendio, onde
adottare la soluzione che si presti alla più razionale utilizzazione dell&rsquo;ex polveriera di Panigaglia&rdquo;.
Nel dicembre 1965 la Snam, che ha acquistato dai privati tutti i terreni che le interessano, compare ufficialmente sulla
scena e chiede un incontro con gli Amministratori di Porto Venere. Il direttore generale, accompagnato da due tecnici,
espone il progetto di un deposito di gas liquido. La quantità di cartine, piante, ecc. fa capire come la Snam stesse da
tempo progettando sulla baia come su area già sua.
Il primo progetto prevede 6 contenitori della capacità complessiva di 300.000 metri cubi, un pontile lungo 300 metri e gli
impianti necessari per la rigassificazione, il tutto su una superficie di 120.000 metri quadrati, ottenuta con lo
sventramento delle colline e il completo interramento della baia.
Gli Amministratori di Porto Venere restano colpiti dalla tranquillità con cui la società prevede opere così invasive in una zona
famosa del già meraviglioso paesaggio ligure. La Snam cambia allora tattica e prospetta i grandi vantaggi che
l&rsquo;arrivo di una grande azienda come l&rsquo;ENI avrebbe portato al Comune (soprattutto alle sue casse). Invita gli
Amministratori a un viaggio a Gela per visitare le raffinerie dell&rsquo;AGIP e contemporaneamente prende contatto con
gli enti locali della Provincia della Spezia facendo balenare ogni sorta di vantaggi per l&rsquo;economia spezzina.
La primitiva ostilità dell&rsquo;ambiente politico spezzino lasciò il posto a due considerazioni: il dubbio che la Snam
potesse veramente portare quel lavoro e quel denaro che altri non avevano portato e il timore di lasciarsi sfuggire
un&rsquo;occasione di immediato interesse.
La delegazione di Porto Venere ritorna da Gela con il senso della potenza dell&rsquo;ENI e la disponibilità a trattare. Il 31
gennaio 1966 il Consiglio Comunale di Porto Venere, dopo aver ascoltato la presentazione del progetto fatta da tre
rappresentanti della società che mostrano anche il plastico dell&rsquo;impianto, approva alla quasi unanimità.
Nel giugno 1966 la Sovrintendenza ai Monumenti per la Liguria esprime parere negativo all&rsquo;insediamento
metanifero. Il 22 luglio il Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti, per conto del Ministro, onorevole Gui, informa che il
Ministero della Pubblica Istruzione ha espresso parere negativo al progetto con nota n. 5284 del 16 luglio 1966.
All&rsquo;interno del Governo inizia una battaglia tra favorevoli e contrari all&rsquo;insediamento Snam ed è
interessante ricordare l&rsquo;incredibile modo in cui si tenta di mettere il Governo di fronte al fatto compiuto. Il 26
agosto l&rsquo;agenzia ANSA in un comunicato dalla Spezia informa che il Ministro Bo (Partecipazioni Statali), parlando
a nome di Colleghi di Gabinetto, ha dichiarato che il Governo ha dato il suo assenso al progetto Snam.
Il giorno dopo il Ministro Gui afferma di essere all&rsquo;oscuro della riunione di Governo che, secondo il Ministro Bo,
avrebbe dato l&rsquo;assenso alla Snam e ribadisce la sua contrarietà.
La sezione spezzina di Italia Nostra segnala una diversa zona del Golfo che sarebbe, secondo le sue valutazioni, più
adatta all&rsquo;insediamento ed esattamente la pianura nella parte orientale, vicina alla centrale termoelettrica della
Edisonvolta, zona appartata ma vicinissima al mare, sufficientemente ampia e dalla quale, con il semplice
attraversamento in galleria di una piccola altura, sarebbe stato possibile collegare i serbatoi alla zona di attracco della
nave. Le tubazioni in partenza da Panigaglia e dirette a Cortemaggiore avrebbero dovuto correre sulle colline intorno alla
città e passare poi accanto alla zona della Edisonvolta. Un insediamento della Snam in questa zona avrebbe evitato
chilometri di tubazioni.
Evidentemente su sollecitazione della Snam parte una campagna di stampa e molti quotidiani e periodici prendono
posizione a favore dell&rsquo;impianto metanifero descrivendo la baia di Panigaglia come una &ldquo;squallida fetta di
terra quasi disabitata&hellip;. dal suolo acquitrinoso &hellip;.. definita dagli indigeni costa maledetta&hellip;&rdquo;.
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Il 18 ottobre 1966 un comunicato ANSA Informa che il Consiglio dei Ministri ha autorizzato l&rsquo;ENI a impiantare a
Panigaglia lo stabilimento di rigassificazione del metano. L&rsquo;accordo in seno al Governo non è però completo e
rimane ancora l&rsquo;ostacolo rappresentato dal veto della Sovrintendenza ai Monumenti che non cede alle pressioni.
Nello stesso periodo la Snam presenta una variante al progetto che prevede, tra le altre cose, che la strada
&ldquo;panoramica&rdquo; per Porto Venere, giunta al paese del Fezzano, prosegua in galleria per lunghissimo tratto.
La Sovrintendenza respinge anche questo progetto.
Nel frattempo nel Comune di Porto Venere inizia una raccolta firme contro la costruzione dell&rsquo;impianto. Queste
firme, diverse centinaia, verranno consegnate al Sindaco di Porto Venere e al Prefetto della Spezia.
La seduta del Consiglio dei Ministri del 2 dicembre 1966 delibera che la Snam è autorizzata a realizzare il progetto
presentato alla Sovrintendenza in data 4 ottobre 1966 e definisce l&rsquo;impianto di primaria importanza per
l&rsquo;economia nazionale.
Il 25 gennaio 1967 il Ministro della Pubblica Istruzione invita il Sovrintendente ai Monumenti per la Liguria a non dar più
seguito al progetto Snam a lui presentato e invita a restituire tale progetto senza la dovuta approvazione. Inutilmente il
Sovrintendente obietta che la procedura richiesta non è regolare. Gli viene risposto il 13 marzo 1967 che &ldquo;il
Consiglio dei Ministri ha approvato il ben noto impianto &hellip; ai sensi dell&rsquo;art. 1 n. 8 del R.D. 14 novembre
1901, n. 466, che demanda al Consiglio stesso la decisione dei ricorsi gerarchici sui quali non era stato possibile
raggiungere le intese necessarie previste dalla legge, fra le Amministrazioni interessate &hellip;.&rdquo;. Viene anche
comunicato che il Consiglio dei Ministri ha approvato una variante che riduce lo stoccaggio a 120.000 metri cubi. La nota
ribadisce che la località rimane comunque soggetta a vincolo paesistico e si invita il Sovrintendente a vigilare perché
l&rsquo;esecuzione dell&rsquo;impianto sia conforme alla variante.
E così, in una zona protetta da vincolo paesistico, che continuerà a sussistere e ad operare per tutti i comuni mortali, la
Snam può realizzare uno stabilimento di colossali dimensioni, su autorizzazione del Governo.
Nel 1968 iniziano i lavori nella baia e nel 1971 la società Snam stipula un contratto ventennale di acquisto di GNL prodotto
dallo stabilimento di Marsa El Brega (Libia) di proprietà Exxon. Questo contratto viene risolto anticipatamente nel 1980 a
causa della nazionalizzazione dello stabilimento libico e la Snam non ottiene un nuovo contratto per forniture continue
ma solo alcune forniture concentrate nei periodi invernali degli anni 1984/85. Negli altri periodi, per mantenere in
efficienza gli impianti, vengono utilizzati carichi isolati.
Sul mercato non esiste altro gas con caratteristiche simili a quello di provenienza libica mentre esistono GNL di
composizione più &ldquo;leggera&rdquo;.
In data 6 luglio 1987 la Snam presenta al Ministero dell&rsquo;Industria un progetto di ristrutturazione
dell&rsquo;impianto di Panigaglia per poter lavorare GNL leggero. La richiesta è fatta ex art. 81 D.P.R. 616, articolo che
permette di scavalcare il parere dell&rsquo;Ente Locale. In particolare la società intende smantellare e ricostruire, con
l&rsquo;adozione di un diverso processo, la parte essenziale dell&rsquo;impianto GNL, la rigassificazione.
Con delibera 87/87 del 8 luglio 1987 il Comune di Porto Venere esprime parere negativo
Inizia un periodo di incontri e trattative tra Comune di PV e Snam che portano alla firma di un Protocollo di Intesa che
viene concordato nel maggio &rsquo;88, approvato nella seduta del Consiglio Comunale del 26 luglio 1988 e sottoscritto
dalle parti il 20 settembre 1988.
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Protocollo di Intesa tra il Comune di Porto Venere , in persona del Sindaco Ing. Talevi Franco e la Snam S.p.A., in
persona del Direttore Generale Trasporto Metano Ing. Giampaolo Bonfiglioli.
Premesso che:
La snam Spa intende realizzare modifiche al proprio impianto GNL sito in Panigaglia ed a tal fine ha proposto istanza ex
art. 81 D.P.R 616;
Il Comune di Porto Venere con Delibera 87/87 ha espresso parere negativo;
Il Comune di Porto Venere intende affidare a uno Studio o gruppo di Studi l&rsquo;incarico di provvedere alla redazione
di uno studio globale che avrà il compito di:
verificare prioritariamente la possibilità di realizzare un impianto avente la finalità e gli obiettivi prospettati dalla Società Snam
nel citato progetto; lo sforzo progettuale deve tendere alla ricerca di una soluzione tecnologica che permetta un
contenimento delle aree occupate per l&rsquo;impianto gas e la compatibilità dell&rsquo;insediamento con altri poli
produttivi nelle aree non utilizzate per l&rsquo;impianto;
redigere materialmente il Piano interessante sia il polo GNL che le nuove attività presumibilmente insediabili: Tale piano
dovrà essere completato con la valutazione di impatto ambientale, la valutazione di rischio estesa anche alle aree esterne,
l&rsquo;occupazione riferita alle reali necessità degli impianti installati, nonché alle ipotesi delle altre attività produttive così
come indicato nel punto a). Per quanto riguarda la documentazione si fa riferimento a quanto previsto dalla
L.R.24/&rsquo;87.
In caso di incompatibilità di ulteriori insediamenti con il polo di rigassificazione con conseguente non utilizzo
dell&rsquo;area ai fini produttivi, lo studio dovrà predisporre soluzioni alternative a tale insediamento con indicazione della
tipologia e natura;
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Il Piano sarà realizzato in fasi aventi le seguenti scansioni temporali:
-
mesi 1,5 dall&rsquo;incarico per quanto previsto al punto a)
mesi 2,5 per la redazione in bozza del piano di cui al punto b)
mesi 3,5 dalla approvazione della bozza di cui al punto precedente
la Snam è interessata a che lo studio consideri gli insediamenti produttivi compatibili con il proprio progetto;
convengono quanto segue:
La Snam Spa si impegna a fornire collaborazione, sia documentale che di personale, allo studio incaricato come in
premessa;
In considerazione dell&rsquo;interesse della Snam a che lo studio verifichi la compatibilità degli insediamenti produttivi
con il proprio progetto, la società sosterrà le spese dello studio;
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La Snam si impegna a sospendere il procedimento autorizzativo di cui alle premesse fino al 31 ottobre 1988;
La Snam e il Comune di Portovenere avranno facoltà di seguire lo studio e di ottenere informazioni al riguardo;
Il conferimento dell&rsquo;incarico ed i risultati dello studio non sono in alcun modo impegnativi né per il Comune di
Portovenere né per la Snam Spa; dette parti pertanto, con riserva di quanto previsto dall&rsquo;articolo 3, manterranno
assoluta libertà di giudizio e di azione.
Viene redatto uno &ldquo;Studio di fattibilità preliminare per un piano di ristrutturazione e sviluppo produttivo&rdquo; che
verrà consegnato nel febbraio 1989. Questo studio vuole conciliare la domanda di lavoro e di recupero urbanistico
ambientale di Panigaglia con le necessità tecniche e produttive della Snam.
La Proposta di Piano ha una precondizione essenziale: lo stoccaggio sotterraneo del GNL, cioè lo spostamento dei
serbatoi di stoccaggio del GNL in cavità sotterranee realizzate sotto il monte Castellana.
I vantaggi dichiarati sono: miglioramento delle condizioni di sicurezza sia tecnica, che sismica che nei confronti di
eventuali atti aggressivi; aumento della capacità di stoccaggio; possibilità di realizzare un profondo riassetto
dell&rsquo;insediamento complessivo di Panigaglia con la nuova disponibilità di un&rsquo;area pari a quella occupata dai
serbatoi e dalle vasche di contenimento, oltre alla contrazione dell&rsquo;area occupata dagli impianti di rigassificazione.
Il Piano prende in considerazione quattro schemi distributivi alternativi che possiamo così semplificare:
Impianti Snam verso mare, attività esterne a monte
Impianti Snam a Levante e attività esterne a ponente
Impianti Snam a ponente e attività esterne a levante
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Impianti Snam verso monte , attività esterne a mare e lungo costa da levante a ponente.
La soluzione A viene scartata perché ha il massimo impatto sul paesaggio in quanto gli impianti sarebbero allineati sul
fronte mare.
La B viene scartata perché rimane l&rsquo;impatto paesistico ambientale degli impianti sul fronte mare.
La C è quella economicamente più favorevole alla Società perché non comporta spostamento per l&rsquo;impianto ma
ha lo stesso impatto della B.
Viene approfondita la soluzione D che presenta la massima continuità tra gli impianti a cielo libero e quelli in caverna con
il metanodotto, ricostruisce la continuità della fascia costiera e favorisce la minimizzazione dell&rsquo;impatto visivo degli
impianti nel paesaggio.
Viene quindi redatto un Piano che prevede di arretrare gli impianti GNL verso monte, eliminando dalla vista i serbatoi che
vengono interrati nella Castellana, costruire una fascia di pendio piantumato alto da 10 a 15 metri sul livello del mare che
congiungendo la punta del Fezzano con quella del Pezzino, possa schermare nella visione lontana dal mare e dal golfo
gli impianti retrostanti.
L&rsquo;adeguamento del sistema di ricevimento comporta la costruzione di una nuova piattaforma per l&rsquo;accosto
e l&rsquo;ormeggio della nave gasiera. La nuova piattaforma è disegnata verso punta Pezzino, collegata alla punta
stessa e al vecchio pontile con una passerella.
L&rsquo;organico previsto a regime per questo nuovo impianto è di 130 persone (nel piano presentato dalla Snam al
Ministero dell&rsquo;Industria l&rsquo;organico è di circa 100).
Sui tempi di realizzazione c&rsquo;è un contrasto Snam-Comune. La Snam avanza la richiesta, in caso di sottoscrizione
dell&rsquo;accordo, di procedere immediatamente allo smantellamento dei vecchi impianti e alla realizzazione delle
nuove strutture di gassificazione secondo il progetto presentato nel 1988. Solo successivamente intenderebbe procedere
alla modifica dell&rsquo;impianto così come descritto nel Piano.
Il Comune ritiene che la prima fase di ristrutturazione debba contemplare il posizionamento delle strutture nella versione
definitiva del progetto globale.
Il tempo previsto è 3 anni per la progettazione definitiva e 8 anni per la realizzazione con 1 anno di interruzione del
lavoro dello stabilimento.
Contro questo progetto, che viene presentato alla popolazione, corredato da grafici e plastici, in assemblee pubbliche, si
forma un forte movimento contrario. Il Piano viene accantonato, rimane la richiesta di ristrutturazione e ampliamento
presentata dalla Snam nel 1987.
Nel frattempo ci sono le elezioni amministrative. La nuova Amministrazione Comunale presenta nel 1990 ricorso al TAR
contro l&rsquo;autorizzazione statale ottenuta dalla Snam. Il ricorso ottiene, con ordinanza del 18 ottobre 1990, n. 951,
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la sospensiva di queste autorizzazioni contro la quale la Snam fa appello cautelare davanti al Consiglio di Stato con un
atto del 31 ottobre 1990.
Il ricorso non approderà mai alla decisiva valutazione di merito da parte dei giudici perché nel frattempo Snam e Comune
di Porto Venere avviano una trattativa che condurrà al Protocollo di intesa deliberato dal Consiglio Comunale il 25 luglio
1994, delibera n. 57.
CONSIDERATO che la Società Snam ha presentato una richiesta di autorizzazione ex art. 81 D.P.R. 616/77 al Ministero
LL.PP. per lavori riguardanti interventi sui serbatoi (incamiciamento in cemento) e per la sostituzione di un capannone;
CHE la Regione ha in istruttoria detta pratica, per cui con nota del 27/10/93 ha richiesto al Comune e alla Snam
&ldquo;&hellip;preliminare d&rsquo;intesa tra la Snam e l&rsquo;Amministrazione Comunale contenente le indicazioni
degli interventi di riqualificazione paesistico-ambientale dell&rsquo;area in questione, nonché delle fasi principali di detta
complessiva trasformazione assunta come obiettivo ineludibile del Piano Paesistico&rdquo;;
TENUTO conto che, a seguito delle note vicende legate alle autorizzazioni per la ristrutturazione dell&rsquo;impianto, è
da tempo in corso una trattativa tra Snam e Comune concernente sia tempi e modalità di permanenza dell&rsquo;impianto
GNL, sia i problemi della sicurezza e del mantenimento dei livelli occupazionali;
CONSIDERATO che il Comune di Porto Venere nell&rsquo;elaborare la variante generale di P.R.G. intende individuare
soluzioni progettuali per la baia di Panigaglia con destinazioni alternative rispetto all&rsquo;attuale, anche allo scopo di
adempiere alle norme del Piano Paesistico, soluzioni da realizzare - in funzione dello svincolo delle aree dalle esigenze
dello stabilimento &ndash; anche progressivamente attraverso atti di pianificazione urbanistica a medio termine che
assicurino la gradualità degli interventi in vista della realizzazione degli obiettivi prefigurati dal nuovo P.R.G.;
CONSIDERATA la difficoltà, alla luce del rapporto di sicurezza &ldquo;in itinere&rdquo; e della evoluzione della normativa
sulla sicurezza degli impianti, di definire con efficienza immediata le aree di rispetto e conseguentemente le aree
disponibili;
CONSIDERATO altresì che in base ai principi tecnici generalmente riconosciuti come risulta dall&rsquo;allegata
dichiarazione della Snam, le aree di rispetto dei serbatoi in cemento armato sono sostanzialmente inferiori &ndash; a
parità di condizioni &ndash; alle aree di rispetto dei serbatoi in lamiera metallica e che quindi la realizzazione
dell&rsquo;incamiciamento in cemento comporterebbe un sicuro miglioramento qualitativo della situazione ambientale e
urbanistica, che consentirebbe interventi di trasformazione in armonia con quanto previsto da P.T.C.P.
Ciò premesso si concorda che:
la società Snam conferma l&rsquo;impegno del mantenimento dei livelli occupazionali già convenuto con le organizzazioni
sindacali e formalizzato con accordo in data 16.5.1994: a seguito dell&rsquo;avvenuto rilascio dell&rsquo;autorizzazione
ex art. 81 D.P.R. 616 di cui in premessa, verrà attivata immediatamente la procedura di assunzione del personale
occorrente per le attività relative, dando precedenza ai giovani residenti nel Comune di Porto Venere e in subordine nella
Provincia Spezzina, con modalità di accesso da definire con criteri certi e trasparenti e richiedendo requisiti e titoli di
studio adeguati al posto di lavoro da ricoprire. Il Comune di Porto Venere avrà facoltà di dare ampia pubblicità del numero e
delle caratteristiche dei posti di lavoro come risultanti dagli accordi sindacali. I controlli del rispetto degli accordi dovranno
essere fatti d&rsquo;intesa con le organizzazioni sindacali.
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Snam conferma la propria disponibilità alla destinazione ad usi alternativi di aree risultanti libere da vincoli di sicurezza e
non utilizzate ai fini della attività dello stabilimento. Tale destinazione avverrà in forma da concordarsi non appena
completato l&rsquo;iter relativo al rapporto di sicurezza. Resta inteso che qualora le necessità dello stabilimento
dovessero richiedere l&rsquo;utilizzo o il vincolo di dette aree, Snam avrà diritto di provvedere in tal senso, indennizzando
eventuali terzi.
Le parti si danno atto che l&rsquo;intervento di sostituzione del capannone si inserisce nella linea di realizzazione di
attività alternative che prefigurano il nuovo assetto del territorio.
Resta inteso che le opere di cui all&rsquo;autorizzazione citata in premessa non comporteranno oneri o vincoli a carico
del Comune in occasione della trasformazione dell&rsquo;area.
Il Comune esprime parere favorevole al rilascio dell&rsquo;autorizzazione richiesta dalla Snam, fermi restando gli
impegni occupazionali e la regolare prosecuzione delle procedure di assunzione già iniziata.
Rimane ferma la prosecuzione del confronto globale tra Snam e Comune sui temi e modi di dismissione
dell&rsquo;impianto costituendo il presente atto una prima fase della complessiva trattativa.
Questo accordo è stato ribadito nel &rsquo;96 ma è poi rimasto lettera morta. L&rsquo;occupazione è calata fino alle
attuali 96 unità, nessuna area è stata restituita. Nel frattempo Snam (diventata poi GNL Italia S.p.a.) ha accumulato un
debito ingente con il Comune per mancato pagamento ICI.
In data 19 giugno 2007 la società GNL Italia attiva, ai sensi dell&rsquo;art. 8 legge 340/2000, la procedura di V.I.A. di
competenza nazionale su un Progetto di ammodernamento e potenziamento del terminale di rigassificazione di GNL e la
realizzazione di una centrale cogenerativa sempre a Panigaglia. Il Piano, in sintesi prevede:
un aumento della capacità dei serbatoi da 100.000 a 240.000 metri cubi;
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l&rsquo;allungamento del pontile per ulteriori 50 metri;
il dragaggio della parte di Golfo antistante lo stabilimento (inserita nel sito di interesse nazionale di Pitelli);
l&rsquo;arrivo di navi metaniere fino a 145.000 metri cubi (attualmente sono da 70.000 circa);
la costruzione di una centrale cogenerativa con camino alto 15 metri e diametro 3,2 metri.
Contro questo Piano esprimono parere CONTRARIO i seguenti Enti:
Comune di Porto Venere con D.C.C. n. 15 del 17 luglio 2007, poi ribadito con nota 7213 del 14 settembre 2007 dal
Commissario Prefettizio;
Provincia della Spezia con nota n. 49966 del 17 settembre 2007;
Regione Liguria con Delibera di Giunta n. 1159 del 5 ottobre 2007;
Autorità Portuale della Spezia con nota n. 5963 del 14 settembre 2007;
Comune della Spezia con atto n. 7285 del 1 ottobre 2007;
Comune di Lerici.
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Esprimono inoltre parere CONTRARIO varie Associazioni e Comitati di cittadini che inviano le loro Osservazioni ai
Ministeri competenti e alla Regione Liguria:
Legambiente La Spezia;
WWF La Spezia;
Comitati delle Grazie;
Cantieri dell&rsquo;Urbanistica Partecipata di Porto Venere;
Comitato di Salvaguardia del Golfo;
Comitato Difesa Ambiente Pitelli;
Associazione &ldquo;L&rsquo;Artiglié&rdquo;.
Hanno espresso parere CONTRARIO anche numerosi cittadini che hanno inviato le loro Osservazioni.
Contro questo Piano si sono svolte numerose assemblee e manifestazioni di cittadini nonché un convegno dal titolo
&ldquo;Panigaglia, lascia o raddoppia?&rdquo; tenutosi alla Sala Dante alla Spezia il 15 marzo 2008 e organizzato da
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vari gruppi e associazioni riuniti sotto la sigla &ldquo;Coordinamento Comitati contro ampliamento GNL
Panigaglia&rdquo;. Lo stesso Coordinamento dei Comitati ha lanciato una raccolta firme contro il progetto di
ampliamento.
Dopo varie discussioni alla Camera, al Senato e in sede di Commissione Bilancio durante la stesura dell&rsquo;ultima
Legge Finanziaria, viene convertito in legge, legge 29 novembre 2007 n. 222, il decreto 1 ottobre 2007 n. 159.
L&rsquo;articolo 46 &ldquo;Procedure di autorizzazione per la costruzione e l&rsquo;esercizio di terminali di
rigassificazione di gas naturale liquefatto&rdquo; recita:
L&rsquo;autorizzazione per la costruzione e l&rsquo;esercizio di terminali di rigassificazione di gas naturale liquefatto,
anche situati al di fuori di siti industriali, è rilasciata ai sensi dell&rsquo;articolo 8 della legge 24 novembre 2000, n. 340, a
seguito di valutazione dell&rsquo;impatto ambientale ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152. Nei casi in cui
gli impianti siano ubicati in area portuale e ad esse contigua, il giudizio è reso anche in assenza del parere del Consiglio
Superiore dei Lavori Pubblici di cui all&rsquo;articolo 5, comma 3, della legge 28 gennaio 1994, n. 84, che deve essere
espresso nell&rsquo;ambito della Conferenza dei Servizi di cui al citato articolo 8 della legge n. 340 del 2000. In tali casi,
l&rsquo;autorizzazione è rilasciata con decreto del Ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il Ministro delle
Infrastrutture e con il Ministro dell&rsquo;Ambiente e della tutela del territorio e del mare, d&rsquo;intesa con la Regione
interessata. L&rsquo;autorizzazione costituisce variante anche del Piano Regolatore Portuale.
Fezzano, aprile 2008
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