Capire Tahiti e la Polinesia francese

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Capire Tahiti e la Polinesia francese
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Capire Tahiti
e la Polinesia
francese
TAHITI E LA POLINESIA FRANCESE OGGI. . . . . . 236
La cultura polinesiana sta tornando in auge, ma l’economia ha
subito un crollo; intanto c’è chi rivendica l’indipendenza.
STORIA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 238
Dai viaggi preistorici attraverso l’oceano alle esplosioni nucleari,
passando per l’arrivo dei combattivi missionari, il passato della
Polinesia francese sembra la trama di un romanzo d’avventura.
AMBIENTE. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 250
Oltre all’acqua azzurra e alla sabbia bianca ci sono le fragili
barriere coralline, una moltitudine di specie marine e le conseguenze dei test nucleari.
STILE DI VITA NELLE ISOLE. . . . . . . . . . . . . . . . . . 254
Prendetevela con calma, infilatevi un fiore di tiare dietro
l’orecchio e lasciatevi andare al ritmo della musica per entrare
perfettamente nello spirito del luogo.
LA POLINESIA FRANCESE NELLA CULTURA. . . . 262
Dalla metà del XIX secolo la Polinesia francese ha attratto alcuni
dei migliori scrittori e artisti del mondo.
popolazione per kmq
236
POLINESIA
FRANCESE
FRANCIA
HAWAII
≈ 20 abitanti
Tahiti e la Polinesia
francese oggi
Una rinascita culturale
»»Popolazione:
270.000
»»Superficie
delle terre
emerse:
3500 kmq
»»Superficie
totale: 2,5 milioni kmq
»»Numero di
isole: 118
»»Turisti nel
2011: 150.000
La Polinesia francese sta riscoprendo la propria cultura. Negli ultimi
20 anni, la lingua tahitiana è stata rivendicata come materia di studio
nelle scuole. La danza è in pieno fermento, i tatuaggi sono la norma e
ma’a Tahiti (la cucina tradizionale) si è trasformata in haute cuisine.
Sono state addirittura ripristinate alcune ricorrenze celebrate prima
dell’arrivo degli europei, come la Matari’i i Ni’a a novembre, che segna
l’inizio della ‘stagione dell’abbondanza’ – gli occidentali la chiamano
più cinicamente ‘stagione delle piogge’.
Esercizi politici
Tecnicamente la Polinesia francese fa parte della Francia, ma è quasi
del tutto indipendente. Dal 2004 il governo si dibatte tra una crisi e
l’altra, mentre i principali partiti politici lottano tra loro e cercano di
accaparrarsi il sostegno dei membri del parlamento per far pendere
la bilancia del potere a proprio favore. Anche se i seggi attribuiti a
ciascun partito sono infatti stabiliti dai risultati elettorali, una volta
insediati i parlamentari possono passare da una formazione politica
all’altra. Quando la maggioranza è esigua, come accade quasi sempre,
basta che uno o due parlamentari cambino partito per rovesciare il
governo, cosa che dal 2004 al 2009 si è verificata otto volte; dal 2010 la
situazione sembra essersi un po’ stabilizzata: Oscar Temaru è in carica
dall’aprile del 2011.
Istanze per l’indipendenza
Ora che sembra più saldo sulla poltrona presidenziale, Temaru ha cominciato a lavorare per l’obiettivo cui mira da una vita: l’indipendenza dalla
Francia. Ma a livello internazionale non ha ottenuto grande sostegno
Documentari
Fruity Faux Pas
Saluti
The Ultimate Wave Tahiti
(2010) La mostruosa onda di
Teahupoo.
The Last Reef (2012) Splendide
riprese sottomarine.
Blood & Ink (2012) Alla scoperta dei tatuaggi.
Les Possédés de Faaite (2009)
Una vera caccia alle streghe.
È vietato portare frutta e verdura locale da Tahiti alle isole degli
altri arcipelaghi, per evitare di
trasportare involontariamente
anche insetti nocivi che potrebbero dissestare l’equilibrio di
questi fragili ecosistemi.
»» Le donne si salutano con
un bacio su ogni guancia o,
in ambito lavorativo, con una
stretta di mano.
»» Gli uomini si salutano con
una stretta di mano.
»» Gli uomini possono anche
scambiarsi baci sulle guance se
sono buoni amici o parenti.
religione
(% della popolazione)
54
30
protestanti
cattolici
16
su 100 abitanti
in Polinesia
237
78 sono polinesiani
12 sono cinesi
10 sono francesi
altro
oltre a quello di alcune isole del Pacifico, e anche in patria viene spesso
criticato. Data la situazione difficile in cui versa l’economia legata ai
prodotti di punta del paese – il turismo e le perle tahitiane – e l’immutata
dipendenza dalla Francia per ogni cosa, è opinione diffusa che il paese
non sia ancora pronto a separarsi dal suo protettore.
Un’abbondanza di perle poco fruttuosa
Gli anni ’90 sono stati il periodo d’oro delle perle tahitiane. Tuttavia le
infrastrutture del paese non sono state in grado di far fronte al volume di
affari generato da questa industria ed è mancata una regolamentazione
statale che ponesse limiti alla produzione e fornisse linee guida sulla
qualità. I compratori si sono fatti cauti; e quel che è peggio, un’imposta
ha reso le perle più costose. A tutto ciò si sono aggiunte la recessione
globale e la disponibilità sul mercato di perle cinesi più economiche, e
il mercato è crollato. Oggi, con un prezzo delle perle equivalente a un
quarto di quello del 2000, solo alcune delle più grandi aziende sono ancora in attività, insieme a una manciata di imprese a gestione familiare.
Il turismo in caduta libera
Cosa succede in un periodo di recessione globale se un posto viene reclamizzato come destinazione costosa e d’élite? Il turismo ne risente, e parecchio. Il fatto è che semplicemente non esistono abbastanza coppie in luna
di miele da riempire i bungalow della Polinesia francese. Mentre altrove
nel Pacifico il turismo è in ripresa, i dati dicono che nel 2011 l’affluenza
turistica a Tahiti è crollata ai livelli del 1996 (circa 150.000 presenze).
La colpa è probabilmente da attribuire anche all’alto costo dei biglietti
aerei. È un peccato, perché la Polinesia francese ha molto più da offrire di
quanto suggerisca la sua immagine preconfezionata. È possibile visitarla
spendendo poco, ma il paese sembra aver paura di farlo sapere in giro.
»»Fiori di tiare
raccolti al
giorno: 300.000
»»Cima più alta:
Mont Orohena
(2241 m), Tahiti
»»Distanza
da Parigi:
15.700 km
»»Tonnellate di
copra prodotte
ogni anno:
9054
Si fa/non si fa
Letture consigliate Vero o falso?
»» Mangiate il cibo tahitiano
con le mani.
»» Toglietevi le scarpe prima di
entrare in una casa.
»» Non lasciate la mancia,
a meno che non sia
espressamente richiesta.
»» Non dimenticate di
sorridere: siete in Polinesia!
Gli ammutinati del Bounty
(C. Nordhoff e J. N. Hall)
Il fiore dei frangipani (C. Hitiura
Vaite)
I mari del Sud (M. Vázquez
Montalbán)
Turista da banane (G. Simenon)
Una ballata del mare salato
(H. Pratt)
Falso: la Polinesia francese è
tutta un resort a cinque stelle.
Vero: pensioni e alberghi a gestione familiare sono ovunque.
Falso: se mettete un fiore dietro
l’orecchio destro significa che
siete single.
Vero: nessuno segue più questa
tradizione.
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Storia
I migliori
musei di
storia
»»Musée de Tahiti
et des Îles, Tahiti
»»Espace Culturel
Paul Gauguin,
Hiva Oa, Isole
Marchesi
»»Casa di James
Norman Hall,
Tahiti
»»Museé Gauguin,
Tahiti
Le remote isole della Polinesia furono tra gli ultimi luoghi del globo
a essere abitati dall’uomo e, un migliaio di anni dopo, fra gli ultimi a
essere colonizzati dall’Europa. Dal momento che i popoli polinesiani
non possedevano una lingua scritta, si conosce ben poco della storia
delle isole prima dell’arrivo degli europei. Alla fine del XVIII secolo,
immediatamente dopo la ‘scoperta’ delle isole da parte degli esploratori
occidentali, si diffuse la notizia di questi luoghi idilliaci dove viveva una
popolazione tollerante e così la regione divenne quella meta da sogno
che ancora oggi conserva intatto, per molti versi, il suo fascino. Disgraziatamente, i marinai e i mercanti che per tutto l’Ottocento sbarcarono
sulle isole portarono malattie, alcol e armi da fuoco. Neanche 100 anni
dopo il primo contatto, la popolazione della maggior parte delle isole
era crollata del 60% o anche di più: gli isolani morivano per malattie
contro cui non avevano difese immunitarie, si ubriacavano a morte e,
secondo alcuni, si lasciavano morire per la tristezza di vedere scomparire
la propria cultura.
I primi missionari protestanti inglesi sbarcarono nel 1772 e nel 1815
avevano convertito buona parte della Polinesia. Nel frattempo i francesi
stavano convertendo al cattolicesimo gli abitanti delle Isole Marchesi e
dell’Arcipelago delle Gambier. Quando provarono a fare lo stesso a Tahiti
si scontrarono con i britannici, finché intervennero le navi francesi che
alla fine presero possesso di Tahiti.
Piantagioni di cotone, raccolta di madreperla e miniere di fosfato
trainarono l’economia nella prima metà del XX secolo, ma nessuna di
queste attività riuscì a mantenere la sua forza. I francesi compresero che
c’era un vuoto da colmare nell’economia e tra il 1963 e il 1996 furono i
siti destinati ai test nucleari nelle più remote e occidentali Tuamutu a
fornire più di 100.000 posti di lavoro. L’industria del turismo ha preso
avvio negli anni ’60 con l’apertura dell’aeroporto internazionale di Faa’a
e ha avuto il suo culmine negli anni ’80 e ’90.
CRONOLOGIA
1500 a.C.
I primi abitanti giungono, probabilmente passando dalla Melanesia,
a Samoa e Tonga, le isole più occidentali della Polinesia. Si ritiene che
la Grande Migrazione polinesiana
sia partita da Taiwan o dal Sud-est
asiatico.
200 a.C.–400 d.C.
Inizia il popolamento delle isole
orientali, tra cui quelle della Polinesia francese, le Hawaii e l’Isola
di Pasqua. È stato ipotizzato che in
questo periodo si siano verificati
scambi commerciali tra queste isole
e l’America meridionale.
LE MISTERIOSE PATATE DOLCI E I POLLI PRECOLOMBIANI
A partire dal 1984 la Polinesia francese ha conquistato maggiore
autonomia dalla Francia. Dopo la sconfitta di Gaston Flosse, leader filofrancese per lunghi anni al potere alle elezioni del 2004, il governo ha
iniziato (e vive tuttora) una fase di instabilità, con continui passaggi di
potere tra il capo del partito indipendentista Oscar Temaru e Gaston Tong
Sang, più allineato alla Francia. Nel 2011 Temaru, appoggiato dalla sua
maggioranza in parlamento, ha presentato delle mozioni per conquistare
la completa indipendenza dalla Francia.
Un viaggio straordinario
La Grande Migrazione Polinesiana è uno degli eventi storici più incredibili
e misteriosi mai verificatisi. Nessuno sa per quale motivo, ma circa tremila
o quattromila anni fa i primi polinesiani (che si ritiene provenissero da
Taiwan o dal Sud-est asiatico) caricarono sulle loro canoe polli, cani,
maiali, verdure e bambini e si avventurarono nell’oceano scoprendo
molte isole. Usando le stelle per orientarsi insieme ad antichi metodi,
ormai dimenticati, di lettura del riflesso delle nuvole, delle onde e della
forma degli stormi degli uccelli, i polinesiani riuscirono a trovare le isole
sparse nella vasta distesa del Pacifico con assai meno difficoltà di quante
ne avremmo noi a scovare un posto last-minute su un volo Air Tahiti
durante le vacanze natalizie.
Nessuna delle imbarcazioni utilizzate per compiere questi viaggi è
giunta fino a noi, per cui dobbiamo accontentarci delle descrizioni lasciate
1520
Ferdinando Magellano, portoghese, il primo europeo ad
attraversare l’Oceano Pacifico,
avvista Puka Puka nelle Tuamotu nord-orientali, ma non gli
altri arcipelaghi della Polinesia
francese.
1567
Alvaro de Mandaña, spagnolo,
raggiunge le estreme isole
nord-orientali della Polinesia e
le battezza Las Marquesas de
Mendoza dal nome del viceré del
Perú. Il suo passaggio avviene
all’insegna della violenza e non
contempla rapporti culturali.
1615–16
Il capitano olandese Jacob Le
Maire arriva alle Tuamotu. Solo
nel 1722 le Isole della Società
verranno avvistate da un altro
olandese, Jacob Roggeveen, che
‘scopre’ Maupiti.
S to ria U n viaggio st r ao r dina r io
Recenti ricerche genetiche e linguistiche hanno dimostrato che la teoria di Thor
Heyderdahl, l’ideatore della spedizione del Kon Tiki, secondo la quale i primi polinesiani
sarebbero arrivati dal Sud America, era errata. Ciò non significa tuttavia che il Sud
America non abbia nulla a che vedere con la Polinesia. Tutte le specie vegetali introdotte dai primi polinesiani erano originarie del Sud-est asiatico tranne una, la patata dolce,
che proviene dal Perú e dalla Colombia. Gli studi condotti dimostrano che questo tubero giunse per la prima volta nelle Isole Marchesi verso il 300 d.C. Il termine peruviano
per indicare la patata dolce è kumar, quello polinesiano è umara o kumara. Il legame è
evidente.
Non bisogna dimenticare poi il pollo. Questo animale è originario dell’Asia e fino a
tempi recenti si credeva che gli europei fossero stati i primi a introdurlo in Sud America,
ma alla fine del 2006 sono state scoperte nel Cile centro-meridionale alcune ossa di
pollo che la datazione al carbonio fa risalire a più di cento anni prima dell’arrivo degli
esploratori europei nel continente. Le analisi del DNA hanno dimostrato che questi polli
precolombiani sono quasi identici a quelli allevati dai primi colonizzatori dell’Isola di
Pasqua.
239
dagli europei nel corso del Settecento. Antesignane dei catamarani, queste
canoe avevano due scafi paralleli uniti da piattaforme o travi trasversali;
potevano procedere a vela, a remi o in entrambi i modi ed erano in grado
di trasportare fino a settanta persone, mentre le piante, i semi e gli animali
necessari per colonizzare le nuove terre viaggiavano sulle piattaforme.
I primi abitanti della Polinesia francese approdarono sulle Isole Marchesi, dopo aver fatto tappa alle Samoa verso il 200 a.C. Da questo arcipelago si spinsero, verso il 300 d.C., alla scoperta delle Isole della Società.
240
S to ria D iet r o le q uinte del pa r adiso
Dietro le quinte del paradiso
I siti
archeologici
da non perdere
»»Marae Taputapuatea, Ra’iatea
»»Vallée d’Opunohu, Mo’orea
»»Maeva, Huahine
»»Iipona, Hiva Oa
»»Hikokua, Kamuihei e Tahakia,
Nuku Hiva
»»Marae nei pressi
del Relais de la
Maroto, Tahiti
Le isole polinesiane, compresa quindi la Polinesia francese, avevano la
fortuna di godere di una condizione unica al mondo: fertili e ospitali,
consentirono ai nuovi abitanti di radicarsi in un luogo praticamente
privo di pericoli. Possiamo soltanto immaginare come fosse la loro civiltà
prima dell’arrivo degli europei, ma sicuramente gli antichi polinesiani
disponevano di tutto ciò di cui avevano bisogno. La musica, le danze e
le arti erano tenute in grande considerazione e costituivano una parte
importante della loro vita.
Ma certo non mancavano i problemi. A causa della sovrappopolazione
iniziò a scarseggiare il terreno destinato all’agricoltura, in particolare per
il taro, e spesso i clan erano in guerra fra loro. Le conseguenze di questi
conflitti erano tragiche: gli sconfitti non solo perdevano i loro territori,
che passavano in mano ai vincitori, ma spesso venivano massacrati e i
loro marae (templi tradizionali) distrutti.
La società polinesiana non era così pacifica e ingenua come apparve
agli esploratori europei. Dietro ai sorrisi si nascondeva un sistema gerarchico e aristocratico rigidamente strutturato di natura quasi feudale
e fortemente ritualizzato. Il potere era in mano ai capi supremi, chiamati
ari’i, che venivano designati per via ereditaria; i tahua erano i sacerdoti;
i proprietari terrieri della classe media erano chiamati raatira; gli arioi
erano artisti-trovatori itineranti che avevano il compito di intrattenere
la gente; infine venivano i manahune, che costituivano il grosso della
popolazione e comprendevano i pescatori, i contadini e i servi. I riti
religiosi talvolta prevedevano sacrifici umani e le vittime erano sempre
scelte fra i manahune. L’infanticidio era praticato nei casi in cui una
giovane di una classe inferiore rimaneva incinta di un ari’i. Inoltre, gli
arioi non potevano avere discendenti, quindi, se i primitivi metodi di
contraccezione o aborto non funzionavano, si ricorreva anche in questo
caso all’infanticidio.
Nonostante questi aspetti crudeli, tutti i resoconti dei primi esploratori
europei descrivono i polinesiani come una popolazione straordinariamente felice e totalmente disinibita nell’esprimere le proprie emozioni;
la gente piangeva con la stessa facilità con cui rideva.
1767
Samuel Wallis approda a Tahiti,
uccide molti abitanti e nomina
l’isola ‘Terra di Re Giorgio’. Stabilisce i primi rapporti commerciali con gli isolani e rivendica
il possesso dell’isola da parte
dell’Inghilterra.
1768
Louis-Antoine de Bougainville
visita Tahiti, ammira le donne
locali e fonda il mito della ‘Nuova
Citera’. Ignaro di essere stato
preceduto da Wallis, Bougainville rivendica il possesso di Tahiti
per la Francia.
1769
Il capitano James Cook compie
i primi viaggi a Tahiti per osservare e registrare il transito del
pianeta Venere, ma la sua attrezzatura si rivela inadeguata.