Titolo Progetto Scuola Nazionale Superiore della Fotografia
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Titolo Progetto Scuola Nazionale Superiore della Fotografia
Titolo Progetto Scuola Nazionale Superiore della Fotografia ad Arles Descrizione progetto Ricollocazione della Scuola Nazionale della Fotografia nella ZAC degli Ateliers Luogo Arles (Francia) Committente OPPIC, Opérateur du Patrimoine et des Projets Immobiliers de la Culture Equipe di progetto Architetto associato :SCAPE Architetto capogruppo: Francis Soler Strutture: Parica Facciate: VP & Green engineering HQE: RFR éléments Acustica : Lamoureux Illuminazione: l’Atelier du Soir Multimediale: Ducks Scéno Incarico Progetto preliminare Classe energetica Plan Climat Cronologia 2014 Dati progetto SLP: 5.240m2 Budget 11.000.000 € Crediti Immagini Marco Tripodi Testo «Tutta la difficoltà di questa operazione sta nel riuscire a disegnare, all’interno del perimetro della Fondazione Luma, un nuovo paesaggio, costruito partendo da elementi in opposizione tra loro, le cui essenze sono tanto ricche ed espressive quanto estroverse e decisive». Arles è una città composita, come Roma, Venezia, Siviglia: è costituita da aree di grande valore storico, che si spalleggiano e si articolano tra loro, divise da vuoti pavimentati o da aree verdi: la città unisce il tutto con visuali e punti di vista multipli. La ‘co-visibilità diretta’ tra tutti gli edifici del sito ma anche tra il giardino e gli edifici, sembra essere la chiave più appropriata per lasciare qualcosa di nuovo e di raro sul sito di progetto. Tra la Fondazione, la Scuola e la Rocca, esiste un gioco di linee immaginarie che formano un triangolo: al centro della composizione, un giardino di pini da unitarietà al tutto. Questo gioco si estende al viale, alla ferrovia, ai Laboratori Luma e al Centro storico. A seconda che gli edifici vengano costruiti a partire da due, da tre o da vari punti di vista (i punti di vista sono 6: verso la Fondazione, verso la Rocca, verso la Scuola, verso il Giardino, verso il viale e verso la ferrovia), le sovrimpressioni prodotte dal fenomeno, ben noto in fotografia, della doppia esposizione, si confondono in un modello urbano costituito da sovrapposizioni e sdoppiamenti, più immaginati che pianificati. Si tratta infatti più di una questione d’impressione (nel senso ‘impressionistico’ del termine) che di ragionamento (nel senso di apporti successivi di verità assestate e sovrane). I surrealisti, che utilizzavano la doppia esposizione come mezzo espressivo, affermavano che se la fotografia era l’arte di immobilizzare la realtà, la doppia esposizione, al contrario, apriva la via alla sperimentazione e alla realtà superiore di tutte quelle forme di associazioni che fino ad allora erano state trascurate. La nostra proposta quindi, si fonda sul trasporre questa tecnica fotografica, con le sue basi e le sue applicazioni, al sito ed al progetto. La Scuola Nazionale Superiore di fotografia di Arles si presenta in definitiva sotto forma di due costruzioni, ciascuna a pianta ovale, di dimensioni leggermente diverse. Esse formano un solo edificio posto sulla parcella, a ridosso della ferrovia, e sono aperte a ovest su un giardino di alberi ad alto fusto. Sebbene separate l’una dall’altra dal punto di vista costruttivo, le due figure ovali sono collegate tra di loro, ad ogni piano, da passerelle la cui profondità varia a seconda dell’esposizione e della funzione. Questo elemento architettonico leggero, slanciato e fluido, servirà successivamente agli studenti come prolungamento esterno naturale degli spazi d’insegnamento e delle attività, oltre ad essere utile per la pulizia e la manutenzione dell’insieme dell’edificio; per favorire i flussi di accesso alla Scuola (alla quota del Viale); infine fungendo da protezione solare per gli interni, con la profondità delle passerelle che varia in funzione dell’orientamento. L’idea di questo progetto è di poter produrre, senza il minimo problema termico, una costruzione contemporanea non necessariamente opaca alla luce, leggera, e di poter così dare ad Arles un’opera pregiata ed elegante che s’insinua tra la massa della Rocca di Mouleyrès, e quella, ancora più verticale e spessa, della Fondazione Luma. Quale migliore soluzione se non quella di utilizzare la luce, che è anche la materia prima della fotografia, per questo progetto in cui s’intrecciano la storia di una città così particolare come Arles, con quella dei suoi importanti progetti moderni, delle sue vestigia (i sarcofagi), delle sue cesure (la ferrovia), e delle sue sequenze maggiori (il viale)? Si tratta soltanto di esercitare sulla parcella una pressione libera da ogni falsa pertinenza che sarebbe stata scelta facendo paragoni affrettati, per rendere ad Arles quello che possiede di meglio nella sua visione attuale e prospettica della pratica della fotografia.