Speciale Pesca

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Speciale Pesca
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ANNO LII - N. 256
www.agrapress.it
martedi' 30 settembre 2014
SPECIALE PESCA
L'Economia e la politica della pesca nel mondo
LA SPAGNA LAMENTA MINACCE CONTRO
LE SUE BARCHE DA PESCA IN MAROCCO
18 settembre 2014 – E' durata molto poco l'allegria sulla coperta dei pescherecci Sirena e
Chipiona. Un giorno, una sola notte. Lunedi' l'armatore e i marinai di Barbate hanno
ripreso finalmente, dopo tre anni di pausa a causa delle divergenze in materia di pesca tra
l'Unione Europea e il Marocco, la loro attivita' nel bacino di pesca di Majuan, poche miglia
a sud di capo Spartel, e le promesse erano felici. Ma tra la mattinata di martedi' e
mercoledi' sono arrivati gli attacchi e le minacce dei colleghi marocchini e (le barche)
sono dovute tornare in porto precipitosamente. La Spagna ha sollevato, attraverso il
ministero delle politiche agricole di Madrid e l'ambasciata a Rabat, la sua protesta, la
preoccupazione e l'ansia. E aspetta, senza troppa convinzione, che gli incidenti non si
ripetano di nuovo stasera.
Il rinnovo dell'accordo di pesca tra l'UE e il Marocco, sospeso per tre anni a causa di
divergenze economiche, e' stato negoziato senza soste dalle parti interessate nel corso
degli ultimi dodici mesi. La Spagna, il paese piu' colpito, ha premuto in modo particolare
per la revisione. Per circa 700 famiglie della zona di Cadice, Barbate e Conil, era una
soluzione agli alti livelli di disoccupazione. (…)
Ma ai primi di settembre, il 4, c'e' stato a Rabat un incontro tra funzionari UE e il governo
locale e gli ultimi ostacoli tecnici sono stati apparentemente risolti. Le barche hanno
ritardato un po' per tornare a pescare per alcuni nuovi ostacoli burocratici. Ma lo scorso
fine settimana le prime licenze e i controlli sono stati completati a Tangeri e il
peschereccio Sirena si e' diretto a Majuan lunedi con grandi aspettative. La prima pesca
con i palangari non e' stata negativa. Ma martedi' notte un gruppo di barche da pesca
marocchine si e' avvicinato all'area in cui gli spagnoli stavano lavorando e li ha
minacciate apertamente. In alcuni casi si sono avvicinati con manovre pericolose, finendo
per rompere alcune attrezzature.
Il nuovo accordo UE-Marocco obbliga le navi autorizzate a reclutare marinai marocchini
per completare gli equipaggi. Sono stati proprio questi marinai che hanno ascoltato per
radio i marocchini che li hanno avvertiti che non erano i benvenuti e li hanno invitati ad
andarsene. Lo hanno fatto. E hanno riferito le loro esperienze alle autorita' spagnole. Da
Madrid e da Rabat sono stati stabiliti contatti per superare la crisi. Le autorita' marocchine
hanno promesso di intervenire e di inviare una pattuglia per controllare l'area di pesca.
Nella notte di mercoledi' le scene di minacce e il boicottaggio del lavoro si sono ripetuti.
La pattuglia (marocchina) e' arrivata, ha osservato il conflitto e poi e' andata via, secondo
fonti spagnole. Dal ministero a Madrid e dall'ambasciata a Rabat questa mattina sono
ripresi i contatti bilaterali con le rispettive controparti in Marocco per denunciare le
minacce e anche la passivita' della pattuglia della Capitaneria di porto di Tangeri.
Il governo marocchino ha riaffermato a quello spagnolo che prendera' "misure", senza
specificare quali. e' stato aperto un fascicolo d'indagine. Altre fonti ammettono che il
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Marocco ha ora un grosso problema con i suoi armatori di pesca, che non accettano
l'attuazione dell'accordo firmato e protestano per ottenere qualche nuovo beneficio.
L'accordo di pesca prevede un investimento di 40 milioni di euro, 30 messi a disposizione
dall'UE e 10 dagli armatori autorizzati. Un totale di 54 navi della zona di Cadice hanno gia'
pagato le licenze per poter lavorare in questo trimestre, che teoricamente e' iniziato ai
primi di agosto. (...) [Javier Casqueiro, quotidiano - a cura di agra press (pf)]
FRANCIA: LA PESCA ARTIGIANALE IN PERICOLO
A CAUSA DELLA GLOBALIZZAZIONE?
9 settembre 2014 – I pescatori artigianali sono sempre piu' minacciati nel mondo: e' la
constatazione fatta dall'ONG Transnational Institute (TNI) in un rapporto pubblicato a
inizio settembre.
I colpevoli? Protagonisti economici, potenti e globalizzati, che prendono il controllo delle
risorse alieutiche, a detrimento delle comunita' locali di pescatori e senza preoccuparsi
delle importanti conseguenze che possono provocare i loro comportamenti sull'ambiente.
Il rapporto di 56 pagine, intitolato "L'accaparement mondial des mers", definisce questa
monopolizzazione delle risorse come un processo che "colpisce negativamente le
persone e le comunita' il cui modo di vivere, l'identita' culturale e i mezzi di
sostentamento dipendono dalla loro partecipazione alla pesca artigianale". Cio' si traduce
quindi non solo nella diminuzione delle risorse ittiche per questi pescatori artigianali, ma
porta anche, in numerosi casi, alla loro distruzione ecologica e alla loro scomparsa.
Chiaramente, significa che protagonisti economici piu' forti si arrogano il diritto di
prendere ogni decisione riguardante la pesca. Comprese quelle di scegliere come e a
quale fine le risorse marittime dovranno essere utilizzate, conservate e gestite. Cosi',
questi potenti protagonisti, a chi li rimprovera di avere come unica preoccupazione la
realizzazione di benefici finanziari, riprendono progressivamente il controllo delle risorse
ittiche e i vantaggi legati alla loro utilizzazione. L'ONG, con sede ad Amsterdam, spiega
che questo assoggettamento si fa generalmente attraverso leggi, politiche e pratiche che
"ridefiniscono e riattribuiscono lo stato, l'accesso e l'utilizzo delle risorse alieutiche".
Per le associazioni di difesa dei pescatori artigianali, come il Comite' des peches du
Finistere, che ha pubblicato il rapporto TNI in francese, le buone pratiche legate
all'utilizzazione e alla gestione dei diritti di accesso non sono piu' applicate, sono ignorate
e stanno per scomparire. Un fenomeno che tocca i pescatori del Nord come del Sud e che
mette in pericolo la professione, senza distinzione di tipologia di pesca.
Senza contare la disparita' di potere tra il settore della pesca artigianale e le fotte
industriali, il sovra-sfruttamento degli stock di pesci locali delle stesse flotte volte
all'esportazione comportano logicamente una riduzione considerevole di catture per i
pescatori locali. Una situazione che coinvolge numerosi paesi in tutti i continenti,
minuziosamente descritta nel rapporto.
Ad esempio, il rapporto denuncia lo spostamento di un grande numero di comunita' in
Honduras, le cui acque marine sono minacciate da societa' e investitori stranieri. Dagli
anni Settanta, la meta' delle foreste di mangrovie del Golfo di Fonseca, ovvero 70.000
ettari, e' passata dalla proprieta' comunitaria alle concessioni private. Multinazionali si
sono impossessate dei diritti delle popolazioni indigene per accedere alle risorse,
principalmente per fini turistici e di acquacoltura. L'espansione degli allevamenti di
gamberetti su oltre 20.000 ettari di foreste e lagune ha causato gravi violazioni dei diritti
dell'uomo
Va pure ricordato che, secondo l'organizzazione dell'ONU per l'alimentazione e
l'agricoltura (FAO), il settore della pesca artigianale impiega 50 milioni di persone, su un
totale effettivo di 51 milioni di pescatori e principalmente nei paesi in via di sviluppo.
Ovvero, a livello mondiale, oltre il 90% di pescatori e altri lavoratori della pesca. Fornisce
pure circa la meta' della produzione mondiale di pesci e copre la maggior parte del
consumo nei paesi in via di sviluppo.
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"La storia dell'accaparramento nella pesca resta scarsamente conosciuta e ampiamente
trascurata dal mondo accademico e tra gli attivisti come pure dai media", lamenta l'ONG
che sottolinea che questo fenomeno "rovina i diritti e le aspirazioni di milioni di persone
che dipendono dalla pesca artigianale in acque dolci e alturiero nel mondo".
Il rapporto e' stato pubblicato in collaborazione con il Forum mondiale delle popolazioni di
pescatori (WFFP), che rappresenta gli interessi dei pescatori artigianali nel mondo.
[Pauline Landais-Barrau, portale – a cura di agra press (g)]
SPAGNA: LA FLOTTA PESCHERECCIA TORNA NELLE
ACQUE MAROCCHINE DOPO TRE ANNI DI FERMO
9 settembre 2014 – I pescherecci Chipiona I e Sirena I sono attualmente a Barbate,
controllando reti e attrezzature, pronti a salpare domani per Tangeri, passare l'ultima
revisione tecnica e arrivare con la marea crescente nel bacino di pesca di Maguan, dopo
aver doppiato capo Spartel, per catturare le prime acciughe e altri pesci marocchini dopo
tre anni di fermo pesca in queste zone a causa dei problemi politici ed economici tra il
Marocco, la Spagna e l'Unione Europea.
L'accordo di pesca tante volte annunciato e rimandato tra l'UE e il paese del Marocco,
delineato in dettaglio la scorsa settimana a Rabat e che riguarda soprattutto i pescatori
andalusi, si concretizza cosi' dopo le ultime difficolta' e le numerose concessioni.
Domingo Pacheco, 43 anni, armatore e proprietario di Chipiona I e Sirena I, si e' fatto le
ossa nelle acque marocchine. Ha imparato a pescare e a conoscere le idiosincrasie
peculiari del mare e del Marocco. Ora, dopo 27 anni di esperienza, e' considerato un
esperto. e' felice per l'accordo finale tra l'UE e il Marocco ma non si fida nulla, neanche di
quello che potra' incontrare gia' domani durante la pesca.
"Da tre anni non lavoriamo in quei posti e, naturalmente, la prima settimana sara' di prova
per vedere come stanno le cose, perche' e' vero che in queste zone c'e' molto pesce e le
catture sono di solito piu' grandi e di migliore qualita', ma in un primo momento sara'
un'avventura ", dice speranzoso Pacheco.
Il responsabile della Confraternita dei pescatori di Barbate, Alfonso Reyes, insiste sia
sulla gioia per la nuova prospettiva di lavoro per circa 700 persone in una zona duramente
colpita dalla disoccupazione e sull'incertezza di quello che si trovera' nell'area: "E' vero
che in teoria, dopo tre anni senza pesca, il bacino dovrebbe essere migliore di sempre,
ma (…) anche la flotta di pesca marocchina e' piu' grande, con piu' di 100 barche".
Questa preoccupazione per i risultati delle catture non nasconde la soddisfazione del
settore per l'entrata in vigore del nuovo accordo di pesca della UE con il Marocco. Una
trattativa che si era chiusa un anno fa, poi era stata sottoscritta mesi fa da tutte le parti
coinvolte e poi non era partita perche' il re Mohamed VI con questo ritardo aveva fatto
pressione per far cambiare a Bruxelles il prezzo di riferimento sulle esportazioni di
pomodori, chiave per il settore agricolo (marocchino) e competitivo anche con l'omologo
settore spagnolo.
Questi problemi si sono sbloccati a meta' luglio, dopo la visita del re Filippo VI a Rabat,
anche se nelle ultime settimane di agosto sono nate altre discussioni tecniche che hanno
ulteriormente ritardato la partenza delle navi. e' stato discusso, per esempio, il numero di
marinai marocchini imbarcati su ciascun peschereccio spagnolo (sono saliti da 12 a 24), il
periodo di apprendistato e perfino l'uso delle luci nella pesca.
Il nuovo protocollo, che sostituisce quello abrogato dal Parlamento Europeo nel dicembre
2011 perche' considerato costoso, durera' in teoria per i prossimi quattro anni e
comportera' un investimento europeo di 40 milioni di euro all'anno: 30 forniti dall'Unione
Europea (16 per compensare le risorse naturale e 14 per investire nel settore della pesca
locale) e 10 dagli armatori. L'investimento precedente era stimato in 36 milioni.
Il nuovo patto consentira' di catturare in Marocco 80mila tonnellate all'anno con sei tipi di
pesca (un terzo in piu' rispetto al vecchio accordo) a 126 imbarcazioni europee (da 11
paesi, ma soprattutto 99 spagnole).
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L'Andalusia, in ogni caso, sara' il maggiore beneficiario con 45 licenze di pesca. Questo e'
stato gia' sottolineato da Pedro Maza, presidente della Confederazione spagnola della
pesca, e per questo portera' di persona i ringraziamenti alle autorita' marocchine la
presidente andalusa, Susana Diaz, da domani in visita ufficiale a Rabat. [Javier Casqueiro,
quotidiano - a cura di agra press (pf)]
LE NAVI DA PESCA EUROPEE
TORNANO IN MAROCCO
6 settembre 2014 – Il Marocco ha iniziato a rilasciare autorizzazioni di pesca alle navi
europee dopo la prima riunione della commissione mista Marocco-Europa dedicata alla
pesca, che si e' riunita giovedi' e venerdi' a Rabat.
Attesa dallo scorso mese di agosto, la concessione delle licenze e' stata ritardata dal
Regno dopo la rimessa in discussione da parte dell'Unione europea dell'accordo
sull'agricoltura col Marocco.
Per ora, 63 licenze sono state consegnate dal Regno, con grande soddisfazione dei
pescatori spagnoli che da soli ne possiedono 45. in un comunicato, la confederazione
spagnola della pesca ha espresso soddisfazione per la conclusione "questioni pratiche
erano in sospeso" dopo la firma del protocollo tra l'Ue e il Marocco.
Pescare nelle acque territoriali non sara' gratuito. 40 milioni di euro saranno versati ogni
anno al Marocco dagli europei, di cui 10 milioni saranno a carico degli armatori per il
pagamento dei diritti di licenza e di royalty. L'accordo attuale durera' 4 anni. [portale – a
cura di agra press]
LA COMMISSIONE EUROPEA CERCA DI DIMEZZARE I LIMITI
DI CATTURA DEL MERLUZZO DEL BALTICO PER IL 2015
3 settembre 2014 – Mercoledi' scorso, la Commissione Europea ha proposto di dimezzare,
il prossimo anno, le catture di merluzzo del Mar Baltico – al fine di sostenere le scorte in
costante calo – incrementando al tempo stesso le catture di aringhe.
Nel complesso, i limiti di cattura di tutti i tipi di pesce dovrebbero registrare un
incremento del 12%, arrivando a 629.000 tonnellate, grazie agli sforzi profusi, negli ultimi
anni, per contribuire alla ricostituzione degli stock ittici europei, ha sottolineato la
Commissione, braccio esecutivo dell'Unione Europea.
Ma la Commissione ha proposto di ridurre le catture di merluzzo del 48%, e quelle di
alcuni salmoni selvatici del Baltico del 15%, dopo averle ridotte di oltre la meta' per il
2014.
Nel 2015, la Danimarca, la Germania, la Polonia e la Svezia avranno le quote maggiori per
la pesca del merluzzo del Mar Baltico. Per quanto riguarda il salmone, alla Danimarca, alla
Finlandia, alla Lettonia, e alla Svezia spetteranno le quote piu' consistenti.
Nonostante alcuni progressi nella protezione degli stock ittici, il 75% di quelli europei
continua a registrare un eccessivo sfruttamento, contro una media del 25% registrata in
tutto il mondo, sottolinea l'Unione Europea.
Il Mediterraneo, in particolare, detiene la maglia nera, con piu' del 90% degli stock
sovrasfruttati. Nel Baltico e nell'Atlantico, si sono registrati, invece, alcuni progressi
nell'attivita' tesa a limitare l'eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche.
"Il Mar Baltico rappresenta un esempio positivo in Europa: ogni anno, sempre piu' stock
raggiungono un livello sostenibile", ha dichiarato Helene Banner, portavoce della
Commissione per gli Affari Marittimi e le Attivita' Ittiche.
"Sono necessari ulteriori sforzi per salvaguardare anche gli stock di merluzzo del
Baltico".
Stando alle proposte presentate dalla Commissione, le catture di alcuni tipi di aringhe
dovrebbero essere aumentate del 12%.
I limiti saranno discussi dai ministri dell'Unione Europea ad ottobre, e, nel caso di
accordo, verranno applicati a partire dal 1° gennaio del prossimo anno.
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Le restrizioni dell'Unione Europea concernenti le quote di cattura producono
regolarmente un acceso dibattito. Ad agosto, l'Unione Europea ha rimosso il suo divieto
sulle importazioni di aringhe e di sgombro provenienti dalle isole Faroe, mettendo fine al
dibattito sulle accuse di sovrasfruttamento ittico nell'Atlantico settentrionale. [Julia
Fioretti, portale – a cura di agra press]
INDIA: NEL 2013-14, LA PRODUZIONE ITTICA
REGISTRA UNA CRESCITA DEL 5,9%
3 settembre 2014 – Nel 2013-14, la crescita media della produzione ittica nazionale si e'
attestata al 5,9%, grazie soprattutto a una crescita del 7,3% del settore dell'acquacoltura, e
del 3,7% del settore marino.
Nel periodo considerato, la produzione ittica complessiva e' ammontata a 9,58 milioni di
tonnellate, 6,14 milioni di tonnellate provenienti dal settore dell'acquacoltura e 3,44 milioni
di tonnellate provenienti dal settore marino, secondo quanto riportato dalla pubblicazione
"The Handbook on Fisheries Statistics 2014", diffusa dal Ministero dell'Agricoltura,
mercoledi' scorso.
Le esportazioni di pesce e di prodotti a base di pesce hanno registrato una netta crescita,
arrivando a 983.756 tonnellate, rispetto alle 678.436 tonnellate del 2009-10. L'incremento si
deve soprattutto al Litopenaeus Vannamei, una varieta' esotica di gambero, che e' stata
introdotta nel 2009, si legge nel rapporto.
In India, piu' di 14,49 milioni di persone dipendono dal settore ittico per la loro
sopravvivenza, e un egual numero di persone e' impegnato in attivita' collegate ai settori
della pesca e dell'acquacoltura.
Tra l'altro, diverse associazioni di pescatori, da tempo, chiedono un ministero
indipendente per le attivita' ittiche che, attualmente, sono gestite da un dipartimento del
Ministero dell'Agricoltura. [portale – a cura di agra press]
IL MAROCCO E LA UE ACCELERANO
IL RITORNO ALLA PESCA
29 agosto 2014 – A piu' di un anno da quando il Marocco e l'Unione Europea avevano
raggiunto un accordo per consentire a una cinquantina di imbarcazioni di Cadice di
tornare a pescare nei bacini africani, le barche restano ancora ferme in porto. Il loro
ritorno e' in attesa di una riunione della commissione congiunta (marocchina ed europea)
che ha anticipato la data, inizialmente prevista per la meta' di settembre, ai prossimi 4 e 5
settembre a Rabat (Marocco). Entrambe le parti si siederanno per chiudere l'accordo.
La commissione mista deve specificare alcuni dettagli come l'uso delle luci per attirare i
pesci, le modalita' di selezione dei marinai marocchini che dovranno essere presenti su
ogni barca o il metodo di scarico nei porti del Marocco. (...)
Risolti questi punti, per la flotta sarebbe possibile pescare nelle acque marocchine entro
pochi giorni. Le barche in questione hanno anche pagato per le licenze che sono solo in
attesa della spedizione.
Nonostante il ritardo nei negoziati, il settore e' ottimista. "Ci deve essere un accordo, non
accettiamo una scelta diversa. In caso contrario significherebbe non andare a pescare e
tornare ai (soliti) problemi. Ma a quanto pare c'e' stata buona fede da entrambe le parti
durante tutto il processo negoziale", dice Javier Garat, presidente della Confederazione
spagnola della pesca (Cepesca).
Il Marocco e l'Unione Europea avevano raggiunto l'ultimo accordo nel luglio 2013, un anno
e mezzo dopo che il Parlamento Europeo ha dato termine alla proroga dell'accordo
precedente, in vigore dal 2007.
Il nuovo protocollo e' stato ratificato dal Parlamento nel dicembre 2013 e, dopo sei mesi di
attesa, nel luglio di quest'anno anche il Marocco ha dato il via libera. Tuttavia, la flotta di
Cadice si e' rifiutata di andare in mare prima di avere garanzie legali da parte del comitato
congiunto che si sta per incontrare.
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Nella provincia di Cadice aspettano l'attuazione di questo accordo 18 navi da pesca di
Barbate (altri due sono in Galizia), e trenta imbarcazioni dedicate alla pesca con i
palangari, soprattutto di Algeciras e Conil. [Libertad Paloma, quotidiano - a cura di agra
press (pf)]
SPAGNA: GLI ALLEVATORI DI COZZE ANNUNCIANO AZIONI
LEGALI CONTRO LA FRANCIA PER L'ALLARME SANITARIO
24 agosto 2014 – I produttori di cozze della Galizia attueranno azioni contro la Francia a
causa dell'allarme sanitario su una partita importata dalla Galizia, dopo un'intossicazione
alimentare che ha colpito 60 persone, "senza fornire i dati." I produttori sostengono che
questi allarmi fanno parte di una "guerra commerciale" contro i molluschi di altri paesi.
Il presidente dell'associazione dei produttori di cozze Virxe do Rosario de Vilaxoan
(Pontevedra), Javier Blanco, ha detto a Europa Press che il Tavolo della cozza, in cui sono
rappresentati i produttori del 90% del mollusco in Galizia, attende di incontrare domani il
Consiglio dell'ambiente rurale e del mare per vedere quale e' la posizione del governo
galiziano prima di "intraprendere le azioni" ritenute "appropriate". "Siamo stanchi," ha
detto Blanco, riferendosi ad altri allarmi sanitari lanciati dalle autorita' francesi in questi
ultimi anni senza essere provati. "Non ne faremo passare piu' nessuno."
Sia i produttori di cozze che la Xunta (il governo regionale gallego, ndt) insistono che
quando si verificano episodi di marea rossa per l'aumento delle biotossine naturali, come
avvenuto nelle ultime settimane, gli allevamenti colpiti vengono chiusi e si vende solo
prodotto garantito. "Da 50 anni conviviamo con la tossina e abbiamo il miglior sistema di
controllo", ha detto Blanco. [quotidiano - a cura di agra press (pf)]
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