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n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 La vicenda Note 7 verrà dimenticata. Il problema di Samsung è Google Mentre si inseguono le cifre su quale sarebbe il danno per Samsung legato al ritiro del Note 7, a uno sguardo più allargato appare chiaro come la vicenda non sia “tragica” come viene a volte presentata e come piuttosto possa essere una tappa, e non la prima, di uno strano labirinto in cui è finita Samsung Mobile. La divisione del colosso coreano è cresciuta in questi anni a dismisura, anche del 100% anno su anno, e ha conquistato una quota di mercato impensabile solo qualche anno fa. La fissazione quasi morbosa per la continua crescita tipica dei coreani (e in particolare della galassia Samsung) non fa solo parte dell’indole asiatica, ma è un pilastro fondamentale di un modello di business molto hardwarecentrico alimentato dal costante aumento delle quantità, anche a costo di una riduzione drastica della marginalità. Nelle scorse stagioni, soprattutto nei mercati occidentali, il mercato degli smartphone ha iniziato a mostrare segni di saturazione, con una base installata che oramai riguarda la quasi totalità dei potenziali utenti. Samsung, che di certo fa fatica ad aumentare ulteriormente la propria quota di installato (ora già superiore al 40%), ha provato a battere la via del settore business e dei canali alternativi (le banche, per esempio), mossa che però non ha dato i risultati sufficienti per continuare ad alimentare la crescita vertiginosa. Malgrado ciò il successo del Galaxy S7 ha fatto dimenticare per un po’ il vero nodo della questione, che però oggi, sull’onda del Note 7, torna prepotentemente a galla. Il vero cruccio di Samsung Mobile non è un telefono che va in fumo ma l’attuale modello di business. L’approccio solo hardware nel settore degli smartphone è destinato a soffocare sotto una marginalità troppo bassa per le grandissime corporation. È la storia che lo insegna: in elettronica non si resta leader per lunghi periodi. I grandi marchi europei si sono piegati ai giapponesi; i giapponesi ai coreani; i coreani ora iniziano ad avere i loro bei grattacapi con i cinesi. Nella telefonia, tanto per fare un esempio, la leadership Nokia, data per inossidabile, si è dissolta in poche stagioni. Evidentemente, nel mondo dell’hardware, il potere logora chi ce l’ha. La svista collettiva di tutte le Case orientali è stata quella di sottovalutare il potere del software e dei sistemi operativi, in un mondo che – era chiaro già diversi anni fa – si stava concentrando sugli ecosistemi: giapponesi, coreani e cinesi si sono beati dell’aver strappato al mondo occidentale, e soprattutto agli americani, tutte le strutture produttive; ma non si sono accorti che gli americani il “pallino” dei sistemi operativi non l’hanno mai ceduto a nessun altro. E così oggi cloud, piattaforme e servizi sono tutti di Google, Apple, Facebook e Microsoft. Quelli che guadagnano sono loro e le Samsung della situazione si trovano nella parte più povera, concorrenziale e attaccabile della catena del valore. Samsung, malgrado i tentativi con Bada e Tizen, si trova ancora ostaggio di Android e del suo Play Store: i primi modelli di Pixel, lo smartphone Google “end-to-end”, spostano il potere contrattuale sempre più dalla parte di Big G, che si prepara, se si renderà necessario, a incrinare i rapporti con Samsung; e comunque continuerà a dettare le condizioni a Samsung che invece non può, almeno per il momento, fare MAGAZINE Concerto Coldplay Note 7: Samsung sold out: SIAE contro ancora non ha i “bagarini” online 02 capito le cause 10 Sony Rx100 e Alpha 6500, scatti da professionisti 19 I video di Tiziana Cantone erano ancora online, DDay li fa cancellare La ragazza era nei primi posti tra le pornostar più cercate su un noto sito e i video erano ancora online. Con una mail abbiamo ottenuto la rimozione. Nessuno ci aveva pensato? 22 Sky Go Plus: download e tante novità a 5 euro Sky affianca a Sky Go il servizio Premium Sky Go Plus: costa 5 euro al mese e permette il download 06 Tutte le migliori idee della MakerFaire 2016 MakerFaire è il più grande evento europeo per “artigiani digitali” di tutte le età, ecco i progetti più ambiziosi 28 a meno di Android. Sperare in un intervento risolutore dell’antitrust europeo appare solo una soluzione B. Tutto questo accadeva prima della vicenda Note 7 e questo è il punto a cui il management di Samsung deve dare una risposta. Le “fiammate” del Note 7 sono un dettaglio, la cartina al tornasole di una società che, nell’ansia della crescita, ha provato a spingere i propri prodotti oltre il limite; e quando si preme forte l’acceleratore è più facile andare a sbattere. Il Note 7 – ne siamo certi - verrà presto dimenticato; le altre questioni, invece, restano prepotentemente sul tavolo. Samsung ha capitali e capacità per superare l’impasse, ma questo non accadrà finché il problema vero non verrà portato a galla dal top management e affrontato di petto. Altrimenti si continuerà a guardare al dito e non alla luna. Gianfranco GIARDINA IN PROVA IN QUESTO NUMERO 31 36 Sony PSHX500 Dal vinile all’Hi-Res Sphero BB8, che la forza sia con te! n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE MERCATO I biglietti per il concerto dei Coldplay a Milano sold out in pochissimi minuti Concerto Coldplay: esaurito “sospetto” Associazioni e SIAE contro i cyber-bagarini I biglietti vanno a ruba ma la rivendita riparte subito a prezzi esorbitanti fuori da TicketOne di Gaetano MERO S IAE ha deciso di presentare un ricorso d’urgenza al Tribunale Civile per tutelare sia i diritti dei propri associati che i consumatori, soprattutto i più giovani, che si ritrovano a pagare anche fino a 10 volte in più i ticket di ingresso ad uno spettacolo sul mercato parallelo detto “secondary ticketing”. L’azione intrapresa dalla società arriva subito dopo il caso Coldplay e l’anomalia riscontrata nella fase di vendita dei biglietti dei due concerti che si terranno a Milano il 3 e 4 luglio prossimi. Caso Coldplay Un sold out “sospetto” Facciamo un passo indietro. Quando i Coldplay hanno annunciato le date del loro nuovo tour in molti hanno gioito apprendendo che l’evento avrebbe toccato con le sue tappe anche l’Italia e più precisamente lo stadio San Siro di Milano l’estate prossima. Gli spettacoli della band costituiscono un evento unico a detta dei fan e per questo molto ambito tanto che all’apertura della vendita dei biglietti lo scorso 7 ottobre su Ticketone c’erano migliaia di utenti pronti ad accaparrarsi un posto. L’euforia è però durata pochi minuti, già un quarto d’ora dopo le 10.00 il sito, dopo esser andato in tilt diverse volte, ha fornito un’unica risposta a chi provava ad acquistare un biglietto: non disponibile. Ma come è possibile che circa 100.000 posti vadano esauriti in così poco tempo? Sulla questione sono intervenuti in primis gli estimatori del gruppo di Chris Martin inizialmente infuriati e poi, ormai rassegnati, con post e meme ironici che hanno fanno il giro della rete. Il caso ha però attirato anche l’attenzione delle associazioni dei consumatori le quali hanno avviato delle vere e proprie segnalazioni torna al sommario alle autorità. È chiaro che qualcosa nel meccanismo di vendita attuale va rivisto. I Coldplay non sono certo il primo gruppo con il quale capita di assistere ad uno scenario simile con orde di fan infuriati e costretti a pagare anche dieci volte in più il prezzo iniziale del biglietto. Dietro tutto questo ci sono diverse società di secondary ticketing che, a quanto pare, acquistano i biglietti (tanti) e poi li rivendono a cifre da capogiro sfruttando la voglia irrefrenabile degli estimatori di un determinato personaggio di vedere il proprio idolo dal vivo. I Ticket Bot svolgono il cosiddetto lavoro sporco, sono software che si connettono online ed acquistano a ripetizione tutti i biglietti possibili scavalcando le limitazioni dello store ufficiale (numero massimo di biglietti, captcha...) lasciando ben poco spazio agli utenti. Si mobilitano le associazioni Ad intervenire tempestivamente sulla questione sono state dapprima le associazioni dei consumatori. Altroconsumo ad esempio ha segnalato Ticketone, società incaricata ufficialmente della vendita, all’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato; la richiesta avanzata è che che vengano messi in atto strumenti e misure necessarie per evitare che, per mezzo di software dedicati, avvenga l’acquisto di migliaia e migliaia di biglietti, che possono essere successivamente rivenduti anche a prezzi spropositati su circuiti secondari. Dello stesso avviso il Codacons il quale ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Milano affinché vengano appurate eventuali ipotesi di reato e vengano duramente sanzionati i soprusi in merito all’evento dei Coldplay. I biglietti, come è possibile verificare facendo una semplice ricerca su Google, hanno subito un’impennata di prezzo anche dieci volte superiore. Partendo da un prezzo iniziale di 46 euro per gli anelli verdi e blu di San Siro fino ad un massimo di 109 euro per la sezione rossa numerata, il prezzo attuale più basso da cui parte uno dei siti più cliccati è di ben 209 euro mentre scriviamo (1 solo biglietto disponibile) per salire fino ad oltre 1.300 euro per la sezione rossa numerata più vicina al palco. Il discorso vale per la maggior parte dei portali consultati che abbiamo scelto di non citare per non alimentare il fenomeno, da cui però si evince che i biglietti disponibili sono ancora diverse migliaia. Per la SIAE è bagarinaggio La SIAE che è intervenuta ha avuto un approccio molto duro nei confronti del fenomeno: “lo chiamano secondary ticketing ma in realtà si tratta di bagarinaggio. È una vergogna che danneggia gravemente i consumatori ma anche gli autori e tutti i titolari del dirittod’autore - dichiara Gaetano Blandini, Direttore Generale di SIAE. - Da alcuni anni stiamo tentando di perseguire questo fenomeno, un vero e proprio cancro per il settore, ma al momento non abbiamo gli strumenti per estirparlo”. La questione molto complicata passerà dunque ora nelle mani della Magistratura e dell’Agenzia delle Entrate per scandagliare eventuali illeciti ed agire con attività mirate. Nel frattempo la SIAE in accordo con Federconsumatori intraprenderà tutte le azioni legali e mediatiche a tutela dei diritti dei consumatori e chiamerà a raccolta tutti gli associati per una campagna contro il fenomeno. Più di 2,5 miliardi di euro il costo “dell’affare” Galaxy Note 7 Il gigante coreano diffonde le prime stime ufficiali sul contraccolpo economico seguito alla decisione di interrompere la produzione del suo top di gamma. Il danno di immagine potrebbe essere ancor più drammatico di Dario RONZONI Cominciano a delinearsi con maggiore precisione i catastrofici scenari seguiti alla decisione di Samsung di interrompere in via definitiva la produzione del Galaxy Note 7, dopo il caos creato dall’esplosione di numerosi device, prima e dopo il richiamo ufficiale delle scorse settimane. In un comunicato Samsung stima in 3 miliardi di dollari il contraccolpo economico che dovrà sopportare nei prossimi due trimestri. La stima innalza a 5,3 miliardi di dollari le perdite complessive per lo stesso periodo preso in considerazione. L’onda lunga dell’affaire Galaxy Note 7 potrebbe incidere sui conti di Samsung almeno fino alla fine del primo trimestre del 2017, ma i timori di un effetto di più lunga durata sono secondo gli analisti più che probabili. Samsung corre ai ripari, dichiarando di voler spingere ancor di più prodotti di successo come i recenti Galaxy S7 e S7 Edge, oltre a pianificare una completa revisione dei propri standard qualitativi. Al di là del mero dato economico, ovviamente cruciale, resta da verificare l’impatto negativo sull’immagine del brand coreano, che rischia di perdere molto del suo appeal agli occhi dei consumatori. Per una valutazione precisa di questo aspetto servirà tuttavia del tempo. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE MERCATO Una sentenza ha annullato la sanzione pecuniaria di 124 mila euro inflitta al gestore di un sito pirata, Filmsenzalimiti.it In Italia si possono “piratare” film e poi venire assolti? Dopo la sentenza dellla sezione civile del Tribunale di Viterbo si potrebbe gridare allo scandalo, ma non è proprio così di Roberto PEZZALI N o, fare il pirata di materiale protetto da diritto d’autore non è legale e si rischia una condanna penale e una sanzione amministrativa pecuniaria, in poche parole una multa. E’ sembra bene ricordarlo, perché leggendo in modo superficiale la sentenza emessa oggi dal Tribunale di Viterbo relativa al caso del sito Filmsenzalimiti.it potrebbe sembrare il contrario, ovvero che secondo la Giustizia Italiana è possibile realizzare un sito di film e serie TV pirata purchè questo sito non abbia fini di lucro e soprattutto i contenuti non siano ospitati sul server stesso ma siano semplicemente dei link a file o flusso in streaming disponibili online. Filmsenzalimiti.it, un sito pirata abbastanza noto, era stato chiuso e posto sotto sequestro dalla Guardia di Finanza di Arezzo nel 2013 per aver violato le leggi sul diritto di autore: secondo l’accusa infatti “il sito metteva a disposizione ben 2900 files protetti dal diritto d’autore” fruibili liberamente navigando in un menu semplice e chiaro con tanto di locandine delle opere. I gestori del sito, in questo caso due, sono stati pro- cessati per “pirateria audiovisiva” ed è stata loro irrogata una sanzione amministrativa pecuniaria di 124.000 euro. La sentenza emessa oggi dal Tribunale di Viterbo è legata esclusivamente alla sanzione: il Giudice infatti ha stabilito, e a breve spiegheremo perché, che “le osservazioni contenute nel verbale degli agenti di polizia giudiziaria, con il quale venivano contestati il reato e la violazione amministrativa relativi alla messa a disposizione dei film, non potessero costituire di per sé elemento di prova necessario, in assenza di ulteriori prove sulla effettiva illiceità dell’attività.” In poche parole l’accusa non è riuscita a dimostrare non solo il fine di lucro, ma non è riuscita nemmeno a giustificare la richiesta di 124.000 euro di danni. Filmsenzalimiti.it era un sito e l’accusa non è riuscita a documentare, anche perché i contenuti erano link, quante persone hanno visto i film e soprattutto quali film: per questo motivo ha deciso di quantificare la multa prendendo il numero di film presenti a moltiplicando il numero per una cifra fissa, pari al doppio del prezzo circa del disco nei negozi. Un metodo questo applicabile per una bancarella che vende dischi in strada, ma non certo per un portale online: paradossalmente, con lo stesso metodo, il danno arrecato da un sito con un solo blockbuster visto da 3 milioni di persone sarebbe inferiore a quello di una intera opera di film in bianco e nero vista da 10 persone in totale. E’ questa bene o male la chiave della sentenza: gli avvocati Fulvio Sarzana e Maria Sole Montagna dello Studio legale Roma Sarzana e Associati sono riusciti a evitare il pagamento della multa perché la cifra che l’accusa aveva stabilito secondo il Giudice non era provata, mancando un eventuale guadagno (nessun lucro) e soprattutto con una MERCATO Banzai è la società italiana che controlla ePrice, il popolare sito di e-commerce Nuova sede di Banzai nella “silicon valley” di Milano Banzai, cedute le sue attività editoriali e Saldiprivati, si concentra sull’hi-tech con ePrice di Gianfranco GIARDINA i sta creando, quasi per caso, una piccola Silicon valley nel centro di Milano: nel giro di poco tempo attorno alla dorsale di via Moscova sono nate le nuove sedi di Facebook e Google; qui arriverà a breve anche Microsoft, per la prima volta in città. L’esempio è stato seguito anche da Banzai, l’italianissima società quotata che controlla ePrice, il popolare sito di e-commerce: infatti, è stata inaugurata la nuova sede di 5 piani in via San Marco a Milano, alla presenza del sindaco Beppe Sala, che è intervenuto con un saluto e un augurio alla nuova iniziativa in città. Banzai ha recentemente rivisto il perimetro delle proprie attività, cedendo quelle editoriali (tra cui GialloZafferano e PianetaDonna) a Mondadori e Saldi- S torna al sommario privati al leader europeo Showroomprivé, per concentrarsi sul modello di puro ecommerce nel settore hi-tech di ePrice, realtà che al momento di fatto coincide con Banzai. ePrice è il terzo sito di ecommerce nel nostro Paese, dopo Ebay e Amazon, e il primo italiano ed ha basato buona parte della sua crescita tra i pure player sulla politica dei pick-up point (sono 117, in crescita, abilitati anche al pagamento in contanti, a cui si aggiungono quasi 300 locker), iniziata oramai diversi anni fa. In un quadro evidentemente competitivo, ePrice si è distinta anche per il servizio di consegna e installazione dei grandi elettrodomestici da parte di personale specializzato, attivato la scorsa primavera e ora oggetto di una importante campagna pubblicitaria sui canali Mediaset. stima del danno basata su presupposti molto deboli. Una causa simile, ma con una stima del danno calcolabile, sarebbe probabilmente finita diversamente. Filmsenzalimiti.it e i suoi gestori non sono stati assolti e resta la causa penale: se per uno dei gestori, minorenne, il Tribunale di Roma aveva emesso in sede penale una sentenza di non luogo a procedere, per l’altro gestore il processo è ancora in corso. La sentenza in ogni caso farà discutere: senza una stima precisa dei danni provocati da un sito pirata senza fini di lucro è davvero difficile quantificare la sanzione pecuniaria per un reato. MERCATO Sky Italia ricavi e abbonati in crescita Trimestre roseo per Sky Italia, che nei recenti dati di bilancio (relativi al Q1 2016-2017) ha messo in mostra risultati di tutto rispetto: i ricavi sono in crescita del 4% anno su anno e raggiungono i 609 milioni di sterline, cosa che rappresenta non solo un risultato importante il termini assoluti, ma soprattutto il più alto tasso di crescita degli ultimi 7 anni. Notevole anche il dato degli abbonati: 4,76 milioni totali e +22mila nel trimestre in questione, anche qui la migliore crescita degli ultimi 4 anni, ed è roseo anche il dato dei ricavi da pubblicità, che grazie ad Euro 2016 e ai canali FTA, fa registrare un +17% anno su anno, il che lo rende il miglior Q1 di sempre. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE MERCATO Acquisti online più sicuri con la tecnologia Motion Code di Oberthur Technologies Arriva la carta di credito a prova di truffa Il suo codice di verifica cambia ogni ora Un display sul retro della carta mostra un codice sempre diverso e valido soltanto un’ora S di Emanuele VILLA aranno due banche francesi le prime ad emettere carte di credito capaci di contrastare l’utilizzo fraudolento da parte di persone diverse dai legittimi titolari. La tecnologia si chiama Motion Code ed è stata sviluppata lo scorso anno da Oberthur Technologies, azienda attiva nel campo della sicurezza che in partnership con gli istituiti bancari si occupa della produzione fisica di quella tesserina di plastica che, una volta attivata e associata a una posizione bancaria diventa carta di credito. Innanzitutto è bene specificare che la sicurezza intrinseca di una carta di credito è di per sé elevata grazie al microcircuito che interagisce con POS e sportelli automatici ATM per validare l’identità del titolare. I problemi però iniziano quando il pagamento avviene senza che sia necessaria la presenza fisica della carta, tipicamente nelle transazioni internet dove i dati sono soltanto digitati sulla tastiera di PC, tablet o smartphone. In questi casi, chiunque venga in possesso tramite tecniche di phishing dei dati di una carta e soprattutto del codice statico di verifica (CVC/CVV) stampato sul retro della stessa potrebbe farne un utilizzo non autorizzato. Per ovviare a ciò Motion Code implementa una carta di credito che, pur mantenendo lo stesso aspetto e le stesse caratteristiche fisiche di quella tradizionale, dispone di un piccolo display che ogni ora per tre anni visualizza un diverso codice CVV/CVC che diventa poi obsoleto e del tutto inutile ai fini di un pagamento online. In questo modo per le carte dotate Motion Code il furto delle credenziali non sarà di alcuna efficacia e, vista la scadenza del codice dopo 60 minuti eviterà al titolare, in caso di phishing, noiose trafile di denuncia, blocco carta e richiesta di emissione di una nuova tessera alla propria banca. Société Générale e Groupe BPCE, due tra i maggiori gruppi bancari francesi si stanno preparando a spedire ai loro clienti le nuove carte con tecnologia Motion Code, mentre in Polonia e in Messico sono in circolazione un ristretto numero di carte per la fase pilota. L’hi-tech domina la classifica dei più ricchi d’America Bill Gates si conferma al primo posto, Jeff Bezos (Amazon) sale al secondo posto in classifica C torna al sommario Mastercard pronta a lanciare “Selfie Pay” un servizio per semplificare gli acquisti e i pagamenti dallo smartphone La sicurezza è garantita dal riconoscimento biometrico del volto di Andrea ZUFFI MERCATO Forbes ha pubblicato la classifica delle 400 persone più ricche degli Stati Uniti di Giulio MINOTTI on un patrimonio di 81 miliardi di dollari, il fondatore di Microsoft Bill Gates si conferma per il 23esimo anno consecutivo il più ricco d’America. Novità, invece, nelle altre posizioni del podio; per la prima volta dopo 15 anni, l’imprenditore e guru di Wall Street Password addio Online si paga con il selfie Warren Buffett, ora terzo, viene spodestato dal suo secondo posto dall’amministratore delegato di Amazon Jeff Bezos, che può vantare una ricchezza di 67 miliardi di dollari. Sale anche Mark Zuckerberg che raggiunge il quarto posto con 55,5 miliardi di dollari, seguito da Larry Ellison di Oracle, sceso in quinta posizio- ne per la prima volta dal 2007. Seguono poi Michael Bloomberg, i fratelli Charles e David Koch e al nono e decimo posto si posizionano i due fondatori di Google, Larry Page e Sergey Brin. La prima donna nella classifica di Forbes è Alice Walton, in tredicesima posizione, figlia del fondatore di Wal-Mart, Sam Walton. Il membro più giovane della Forbes 400 è il 26enne Evan Spiegel, fondatore di Snapchat, con un patrimonio di 2,1 miliardi di dollari. Nella classifica di Forbes è facile notare che ben quattro delle prime cinque posizioni sono occupate da persone appartenenti al mondo dell’hi-tech. Inoltre, i 400 americani più ricchi detengono un patrimonio complessivo di 2.400 miliardi dollari con una media di sei miliardi a testa, entrambe cifre da record. Basterà strizzare l’occhio allo smartphone per autorizzare una spesa online? Per Mastercard la risposta è si. Sbarca infatti in Europa il sistema “Identity Check Mobile” che prevede come metodo di validazione di un pagamento in internet il semplice gesto di inquadrare con lo smartphone il proprio volto e sbattere gli occhi per garantire che non si tratti di utilizzo illecito di una foto rubata da un qualunque profilo social. giudicare dall’imminente sbarco in Europa di questa modalità di autenticazione ribattezzata amichevolmente Selfie Pay non sono poche le banche a credere che questa bizzarra “gesture” possa funzionare. Dopo la sperimentazione in Canada, Stati Uniti e Olanda Selfie Pay sarà disponibile a breve nei seguenti mercati europei: Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Germania, Ungheria, Olanda, Norvegia, Spagna, Svezia e Regno Unito. L’Italia non è in elenco anche se Mastercard crede che la diffusione sarà globale a partire dall’anno prossimo. Per il setup iniziale sarà sufficiente scaricare l’app e fotografare il proprio volto; sarà così creata e memorizzata sui server di Mastercard una mappa digitale del viso di ciascun titolare da utilizzare per autorizzare i futuri pagamenti. Qui un video che mostra come funziona il sistema. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE MERCATO TCL è un vero colosso dell’elettronica, l’azienda da sola fattura il triplo di Fininvest C’è anche TCL dietro il nuovo Milan cinese TCL è uno degli investitori principali di Sino Europe, società fondata per rilevare il Milan di Emanuele VILLA S econdo alcune indiscrezioni, che paiono confermate, il colosso cinese dell’elettronica TCL è uno degli investitori di Sino Europe, l’azienda fondata ad hoc per rilevare il Milan dalla Fininvest. Non bisogna essere appassionati di calcio per conoscere le tumultuose vicende che riguardano il Milan degli ultimi mesi: Berlusconi, convinto di non poter più dare (da solo) un futuro roseo alla squadra, decide di vendere e, tra annunci, smentite, conferme e rettifiche arriva una cordata cinese disposta ad accollarsi l’acquisto dell’azienda. A differenza dell’Inter, per il quale è subentrata una sola azienda cinese solidissima (la Suning), qui la questione è molto più complessa: un gruppo d’acquisto orientale fonda una società veicolo, la Sino Europe, gli apre una sede a Huizhou e versa 100 milioni di caparra alla Fininvest, in attesa degli ulteriori 400 che arriveranno con il closing dell’operazione, previsto per novembre. Il punto è che di Sino Europe si sa pochissimo: si conosce l’imprenditore MERCATO HP: previsti 4000 esuberi in 3 anni Brutte notizie per i lavoratori di HP. La divisione che si occupa della produzione di PC non versa in buone acque, motivo per cui l’azienda annuncia il taglio di posti di lavoro in tutto il mondo. Si parla di un numero che va dai 3.000 ai 4.000 posti di lavoro da eliminare entro il 2019. I motivi sono da ricercare nei profitti, sensibilmente più bassi rispetto a quelli attesi. Motivo per cui HP si è decisa ad approvare un doloroso piano di ristrutturazione che porterà un risparmio nei costi annuali compreso tra i 200 e i 300 milioni di dollari. All’origine degli scarsi profitti c’è sicuramente una crescita della domanda molto bassa che, con la contrazione dei margini, ma anche la scelta di HP di non entrare “seriamente” nel mercato degli smartphone. torna al sommario Li Yonghong, il fondo di private equity Haixia Capital e Han Li, direttore esecutivo, ma il grosso della partecipazione è coperto da segreto e verrà svelato solo al closing, per quanto i 100 milioni versati nelle casse di Fininvest siano un indizio della serietà della cordata. In questo scenario si pone l’indiscrezione, riportata per primo dal Corriere dello Sport, secondo cui ci sarebbe un coinvolgimento di TCL all’interno di Sino Europe. Questo renderebbe l’azien- da di elettronica uno dei prossimi “padroni” del club rossonero; nulla di confermato - s’intende - ma va detto che TCL ha sede nella medesima città di Sino Europe e che l’importante fatturato (triplo rispetto a quello di Fininvest) lo renderebbe una proprietà quanto mai solida. Resta da capire quale ruolo avrà l’azienda, nota nel mondo per i suoi TV e i suoi marchi controllati, all’interno di Sino Europe e - di conseguenza - nel club del capoluogo lombardo. MERCATO A gennaio 2017 Fastweb Mobile dirà addio ad H3G Fastweb Mobile migrerà su TIM F di Gaetano MERO astweb Mobile abbandonerà la rete H3G migrando su TIM a partire dal prossimo gennaio. La notizia era nell’aria già ad inizio 2016 tuttavia l’operatore non aveva ancora rivelato l’effettiva data di transizione dopo il via libera del Ministero dell’Economia. Con l’operazione Fastweb diventerà a tutti gli effetti un Full MVNO ovvero potrà gestire in modo autonomo il servizio offerto usufruendo delle infrastrutture TIM e aprendo ai servizi 4G. Il passaggio vuole condurre l’operatore virtuale ad assumere una posizione di maggior rilievo nel settore mobile in Italia dove conta al momento solo mezzo milione di clienti, come spiega Mario Rossi Direttore Finanziario del gruppo Swisscom, di cui Fastweb fa parte, in un’intervista rilasciata al quotidiano svizzero FuW. Ci si attende dunque che la compagnia esca con una nuova campagna di pacchetti e soluzioni competitive sul mercato orientate all’utilizzo della tecnologia LTE e che riescano ad avvicinare un maggior numero di utenti. I già clienti riceveranno naturalmente comunicazione da Fastweb per l’inevitabile procedura di sostituzione della SIM. Lenovo pigliatutto Dopo Motorola ora pensa alla divisione PC di Fujitsu Lenovo non si ferma Secondo le ultime indiscrezioni, starebbe pensando di acquisire la divisione PC di Fujitsu L’accordo potrebbe chiudersi entro ottobre di Mirko SPASIANO Dopo il mancato accordo tra VAIO, Toshiba e Fujitsu per la formazione di un colosso dei PC tutto nipponico, giungono nuove voci in merito a partnership ed acquisizioni. Questa volta si parla di un’acquisizione della divisione PC di Fujitsu da parte di Lenovo, l’accordo potrebbe concretizzarsi entro ottobre. Le ipotesi sono essenzialmente due. La prima prevede che il gruppo Fujitsu trasferisca le proprie operazioni di design, sviluppo e produzione dei PC in una joint venture guidata da Lenovo. L’altra, invece, vede la compagnia cinese acquisire la maggioranza delle azioni della sussidiaria PC di Fujitsu. Ad ogni modo, circa 2000 dipendenti dell’azienda giapponese si ritroverebbero a cambiare bandiera. Sebbene Fujitsu abbia venduto all’incirca quattro milioni di PC in tutto il mondo nell’anno fiscale conclusosi lo scorso marzo, la divisione PC ha fatto comunque registrare perdite per 86,3 milioni di euro nello stesso periodo. Dopo che la trattativa con VAIO e Toshiba è tramontata, si prospetta un’altra scappatoia per Fujitsu da un mercato in forte contrazione. Al momento è difficile prevedere quanto Fujitsu possa beneficiare da questo accordo. Probabilmente la compagnia giapponese si concentrerebbe su servizi e tecnologie d’informazione. Tuttavia, una cosa è certa: Lenovo, già oggi al vertice tra le aziende produttrici di PC, diventerebbe ancora più grande. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE ENTERTAINMENT Sky affianca a Sky Go il servizio Premium Sky Go Plus: costa 5 euro al mese Arriva Sky Go Plus, ha il download e costa 5€ Oltre al download ha funzionalità derivate dal MySky, ma al momento manca ancora l’HD S di Roberto PEZZALI ky Go cambia tutto, rinnova l’interfaccia grafica e raddoppia: oltre al servizio classico, che resterà Sky Go, arriva anche Sky Go Plus, una versione premium con una serie di novità non indifferenti. La prima, e senza dubbio la più importante, è il Download & Play: finalmente gli utenti Sky potranno scaricare in mobilità i contenuti per la visione offline, senza consumare banda inutilmente. Oltre al download, privo di limiti (si possono scaricare contenuti senza un tetto mensile), sui programmi live, quindi sui canali, è stata attivata la possibilità di fruire di Restart, Pausa e Replay, alcune delle opzioni più utilizzate sul MySky. Questo vuol dire che chi sta guardando una Serie TV su Sky Atlantic in streaming e si collega quando è già iniziata può tornare all’inizio con la semplice pressione di un tasto. Oltre a queste funzionalità con Sky Go Plus arriva anche una seconda novità, ovvero l’aumento dei dispositivi abilitabili da due a quattro; resta comunque il vincolo della visione da un solo dispositivo, quindi non è possibile prestare l’account ad un amico e guardare insieme due programmi diversi. Se Sky Go è disponibile gratuitamente per tutti i clienti Sky abbonati da almeno un anno, Sky Go Plus si paga: costerà 5 euro al mese. Il servizio è gratuito solo per i clienti con Multivision; Sky ha comunque creato una promozione per i clienti extra con Sky da più di un anno e con Sky Cine- torna al sommario ma: se si attiva entro il 1 gennaio 2017, il servizio è gratuito fino a giugno 2017. Per quanto riguarda i dispositivi il servizio è immediatamente attivabile su PC e dispositivi iOS e Windows (tablet e smartphone), mentre arriverà sui dispositivi Android da novembre. I dispositivi dovrebbero essere gli stessi sui quali funziona Sky Go, quindi non tutti i tablet Android ma comunque una buona parte del mercato (basta solo Samsung per coprire il 70% degli utenti). Abbiamo avuto modo di provare la nuova versione e dobbiamo dire che Sky ha fatto un bel lavoro, è stabile, veloce, reattiva e organizzata molto bene graficamente, anche nella gestione del download: Sky Go ha 2.25 milioni di clienti attivi, e sicuramente la rivisitazione grafica sarà apprezzata anche da coloro che non avranno e non vorranno la versione Plus. Le note dolenti? Il costo di 5 euro si presta ovviamente alla critica, ma Sky Go negli altri paesi è a pagamento e soprattutto i vantaggi dati dal download, soprattutto per un pendolare, sono enormi. Manca anche l’HD, almeno per ora: Sky ha promesso l’arrivo dell’alta definizione entro la fine dell’anno e anche Sky Go sarà interessato alla cosa: trattandosi comunque di una visione destinata a display piccoli crediamo che l’HD non sia fondamentale, anche se con il download, non essendoci spreco di banda, qualcuno potrebbe volere l’HD anche in mobilità. Mancano anche alcune possibilità interessanti, come il sync automatico tra quello che si decide di registrare sul MySky e quello che si trova scaricato su SkyGo: sarebbe bello poter avere i contenuti sincronizzati, cosa al momento non possibile. Sky ci fa sapere che in ogni caso questa possibilità arriverà insieme a Sky Q, il prossimo anno. Infine resta una nota su Now TV: la piattaforma di streaming non fruirà, almeno per il momento, delle novità permesse invece su Sky Go: un peccato, il download sarebbe stata una funziona davvero gradita. Vivitek Qumi Q8 è finalmente disponibile Full HD e media player a meno di 1000 euro Qumi Q8 è un proiettore Full HD molto compatto e con un peso di soli 620 grammi. È in grado di generare immagini fino a 120”con WiFi e screen mirroring da dispositivi iOS e Android di Giulio MINOTTI Arriva in Europa il mini proiettore portatile Full HD Q8 Qumi, un prodotto con matrice DLP DarkChip 2 (DMD 0,47”) e illuminazione LED, capace di garantire fino a 30.000 ore di funzionamento con una luminosità di 1000 ANSI lumen ed un rapporto di contrasto dichiarato di 30.000:1. Il Q8 impiega un’ottica fissa con rapporto di tiro 1.5:1, dotata di correzione keystone ±30°/±10° sul piano verticale/orizzontale e rumorosità che varia tra 31 e 34 dB in Eco/Normal mode. Vivitek Qumi Q8 è in grado di proiettare immagini da 40 a 120 pollici con distanze comprese tra 1,33 e 4 metri ed include speaker da 2 W, ingresso HDMI 1.4 con MHL, una porta USB e un’uscita audio su jack da 3,5 mm. Il proiettore integra un memoria interna da 4 GB ed un media player compatibile con i formati più comuni: Jpeg, Wav, MP3, WMA, Ogg, AVI, MKV, TS, VOB, Mpeg, Mov, MP4 e WMV, file PDF, Txt e della suite Microsoft Office 2010. Infine è anche presente la connettività WiFi con screen mirroring da dispositivi iOS e Android. Piccolo e compatto, 190 x 114 x 43 mm per un peso di 621 grammi, il Vivitek Qumi Q8 è già disponibile in Europa al prezzo di 999 Euro. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE ENTERTAINMENT Sulla celebre piattaforma di streaming arrivano alcuni divertenti film italiani Le commedie anni ’90 sbarcano su Netflix Tra le novità anche alcuni film d’animazione Disney e alcuni blockbuster della Marvel di Giulio MINOTTI I l catalogo di Netflix è in costante evoluzione, riservando praticamente ogni settimana interessanti sorprese. Sulla celebre piattaforma di streaming sono, infatti, da poco arrivati alcuni blockbuster Marvel come The Avengers e diversi film di animazione Disney tra cui Ralph Spaccatutto e Monsters Inc. Dal 15 ottobre troveremo, inoltre, diverse commedie italiane degli anni ’90; titoli cult come Abbronzatissimi con Jerry Calà e film d’autore, come Mediterraneo di Salvatores. Gli appassionati del genere troveranno anche Ricky e Barabba con Christian De Sica, Amore a prima vista diretto da Vincenzo Salemme e Camere da letto di Simona Izzo.Infine, tra i tanti film degli anni ‘90, ci saranno anche Il pesce innamorato del 1999 diretto e interpretato da Leonardo Pieraccioni ed il divertente Johnny Stecchino di Roberto Benigni. ENTERTAINMENT Steam Link arriva sugli Smart TV Samsung Valve ha annunciato il supporto per il pad DualShock 4 sulla famosa piattaforma di distribuzione digitale Steam e la presentazione di un nuovo e interessante controller per HTC Vive, il visore per la realtà virtuale realizzato dalla società di Gabe Newell in collaborazione con HTC. Inoltre, è giunta anche un’ulteriore novità: i prossimi televisori di Samsung includeranno la tecnologia Steam Link e quindi consentiranno di eseguire lo streaming dei giochi, installati su PC, direttamente sulla TV; senza ricorrere a scomode soluzioni cablate. Al momento non sono stati divulgati ulteriori dettagli riguardo i modelli di TV interessati, ma i primi televisori compatibili dovrebbero essere presentati al CES di Gennaio ed entrare poi in commercio durante primavera del 2017. Per utilizzare lo Steam Link tramite i nuovi smart TV del colosso coreano occorrerà una connessione Wi-Fi e uno Steam Controller, da acquistare separatamente. torna al sommario Chromecast Ultra aggiunge finalmente il supporto a 4K, HDR e Dolby Vision Largamente atteso Chromecast Ultra non è propriamente un aggiornamento del vecchio, ma un nuovo modello che completa la gamma Tra le novità il supporto all’Ultra HD e all’HDR con Dolby Vision di Franco AQUINI ENTERTAINMENT Facebook annuncia la nuova funzionalità I video di Facebook sul TV di casa con Apple TV e Chromecast di Franco AQUINI on sarà più necessario guardare i video di Facebook soltanto sullo schermo dello smartphone. La nuova versione di Facebook supporta Apple AirPlay e Google Chromecast ed è già disponibile per iOS per i browser web. Per utilizzarla basta selezionare il video e cliccare l’icona a forma di TV alla destra dell’indicatore di progresso del video. Il video verrà istantaneamente inviato in streaming verso la AppleTV o verso la Chromecast dando così la possibilità di godere dei contenuti video del proprio feed sul grande schermo della TV. Da soli o in compagnia, chiaramente. La funzionalità è disponibile fin da ora sulla nuova versione dell’app Facebook per iOS e per i browser web. Gli smartphone Android verranno aggiornati a breve con il solo supporto per Chromecast. N Chromecast Ultra non è la nuova versione del Chromecast, bensì il fratello maggiore che andrà a completarne la gamma insieme a Chromecast e Chromecast Audio. Il nuovo modello prevede il supporto al 4K, all’HDR con Dolby Vision e una nuova connettività completamente rivista. Non solo il WiFi è più veloce per essere compatibile con lo streaming Ultra HD (grazie all’adozione dello standard 802.11ac a 2.4GHz e 5Ghz, 1x2 SIMO), ma c’è anche la porta Ethernet, per assicurare una visione senza interruzioni e alla migliore qualità possibile. Un hardware di livello superiore quindi, che Google dichiara 1,8 volte più veloce del fratello minore, ma anche un ottimo supporto sul fronte dei contenuti, vista la prossima introduzione dei film in 4K su Google Play Movie a partire da Novembre (sempre negli Stati Uniti). Chromecast Ultra sarà disponibile negli Usa a partire da Novembre al costo di 69$. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE ENTERTAINMENT Una nuova tendenza, trasmettere i contenuti a pagamento su Facebook Streaming illegale, Serie A live su Facebook A giudicare dal numero di spettatori, 11mila, pare che il sistema abbia un certo seguito L di Roberto PEZZALI a trasmissione illegale (via streaming) di eventi in diretta è una triste realtà, in Italia come nel resto del mondo, ma ora sembra che un nuovo mezzo stia acquistando popolarità per questo fine: le dirette via Facebook delle partite di calcio. Le immagini presenti in questo articolo, tratte dal servizio di Calcioefinanza.it sono eloquenti, ed era solo questione di tempo prima che a qualcuno venisse in mente di sfruttare le dirette di Facebook per distribuire illegalmente materiale per il quale non si possiedono i diritti di trasmissione. La novità in questo caso sta nella pervasività del mezzo: grazie alla potenza tecnica di Facebook, in pochi minuti la trasmissione ha raggiunto gli 11 mila contatti, con tanto di commenti e emoticon annesse. D’altronde non c’è nulla di più facile che assistere a una diretta Facebook: si va alla pagina e si assiste allo spettacolo, fine. Gli spettatori, oltre a godersi la partita, si sono “beccati” anche la telecronaca offerta dall’utente che trasmetteva la diretta. La cosa che impressiona sono i numeri: 11 mila spettatori contemporanei, praticamente mezzo stadio, sono un segnale importante che non va sottovalutato. Come reagirà Facebook alle proteste dei broadcaster che non tarderanno ad arrivare? Stabilirà delle misure restrittive per le dirette? D’altronde sono secoli che su YouTube (per esempio) non si possono pubblicare video con partite di calcio, per cui a livello tecnico non dovrebbe essere difficile stroncare sul nascere una pratica che rischia di diventare nociva per il mercato e i broadcaster. La reazione degli utenti alla diretta Facebook di Empoli - Juventus (immagine tratta da calcioefinanza.it) Rai: la serie TV “I Medici” verrà trasmessa in 4K Il primo episodio della serie TV “I Medici” in onda su TivuSat canale 210 dal 18 di ottobre di Roberto PEZZALI L torna al sommario Harrison Ford torna a vestire i panni del cacciatore di taglie Rick Deckard, massimo riserbo sulla trama Previste una serie di iniziative legate alla realtà virtuale prima del lancio di Michele LEPORI ENTERTAINMENT Dopo gli Europei di calcio, la Rai è pronta a riaccendere il canale 4K a Rai è pronta a riaccendere il canale 4K usato durante gli Europei di calcio per trasmettere in 4K la serie TV “I Medici”, una produzione anglo italiana con un cast decisamente di livello. La prima stagione, divisa in 8 episodi, sarà trasmessa a partire dal 18 ottobre sul canale 210 della piattaforma satellitare gratuita Tivusat con gli stessi parametri e le stesse modalità delle partite degli europei, quindi tessera Tivusat Gold e necessità nel televisore di una CAM HD. Sarà comunque un’altra operazione “spot”: Luca Balestrieri, direttore della Struttura Digitale Terrestre della Rai e Consigliere Delegato Aggiunto della piattaforma satellitare tivùsat, ci conferma che ancora non c’è un palinsesto per questo canale e che in ogni Nel 2017 torna Blade Runner non è un sogno caso la Rai utilizzerà questo canale solo quando il contenuto si presta alla trasmissione in 4K perché ripreso nativamente in 4K. Una scelta a nostro avviso saggia e intelligente, opposta alle decisioni prese agli albori dell’HD con contenuti nativi trasmessi insieme a contenuti upscalati. L’appuntamento è quindi per il 18 ottobre, salvo rinvii dell’ultima ora: le occasioni per godere di contenuti 4K non sono molte e questa è probabilmente una di quelle da non lasciarsi sfuggire. “Ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare...”: quello che ormai è inutile immaginare è diventato realtà, e si chiama Blade Runner 2049. Il film, che uscirà nelle sale l’anno prossimo, è il seguito del capolavoro cyberpunk del 1982 diretto da Ridley Scott e magistralmente interpretato da Harrison Ford e Rutger Hauer. Questo sequel, sulla cui trama non si sa nulla se non che rimarrà il leitmotiv legato all’inquinamento e la deriva della società, vedrà il ritorno sulle scene di Harrison Ford nel ruolo del cacciatore di taglie Rick Deckard, con lui, ci saranno Ryan Gosling, Robin Wright, l’ex stella della WWE Dave Bautista, MacKenzie Davis e la voce dei “30 Seconds to Mars”, l’eclettico Jared Leto. Alla regia, Denis Villeneuve. Nell’attesa dell’uscita nelle sale il 6 ottobre 2017, la “road to #BladeRunner2049” vedrà delle interessanti iniziative promozionali legate ad Oculus ed alla realtà virtuale. Anche Alcon Entertainment sarà della partita distribuendo contenuti esclusivamente fruibili tramite il visore VR. Non ci resta che aspettare: il sogno sta per diventare realtà. A ottobre, con l’App Trony VINCI LA TECNOLOGIA! Scarica l’App Trony e registrati, potrai vincere premi esclusivi! Se hai già l’App sul tuo smartphone basterà effettuare il login. WINDOWS 10 PRO 4K ULTRAHD TOUCHSCREEN PIXELSENSE 12,3” IR BLASTER 1 MESE DI EA ACCESS SURFACE PRO 4 128G M SU3-00004 CONSOLE XBOX ONE S + FIFA17 Schermo 12,3 pollici contrasto elevatissimo e riflessi minimi, 766 grammi di peso, SSD da 128GB, 4GB RAM, fotocamera HD anteriore da 5.0 megapixel fotocamera posteriore da 8.0 megapixel con autofocus e registrazione video HD a 1080p. Design bianco, 4K Ultra HD che permette di riprodurre video 4K in streaming su Netflix e di guardare film in Blu-ray™ UHD, HDR (High Dynamic Range), 40% più piccola, fino a 500GB di spazio, controller wireless Xbox, FIFA 17 completo. Dall’1 al 31 ottobre tutti gli utenti che si registreranno sull’App Trony ed effettueranno almeno un login, parteciperanno all’estrazione* di 5 Surface Pro 4 e di 30 Console XBOX ONE S + FIFA 2017. Scaricala subito, uno dei vincitori potresti essere tu! L’App Trony è disponibile su: *Concorso valido dall’1 al 31 ottobre 2016, tot. montepremi 14.142€, estrazione premi in palio 21 novembre 2016, regolamento completo su trony.it n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE MOBILE Secondo il New York Times, Samsung non riesce a replicare il problema del Note 7 Samsung con il Note 7 brancola nel buio Pare che non riesca a ricreare il problema Il prodotto non esiste più, ma la cosa grave è che non si riesce a capire la causa degli scoppi D di Roberto PEZZALI opo i problemi alla batteria Samsung ha deciso di rititare il Galaxy Note 7. Tuttavia, almeno stando a quanto riporta il New York Times, la crisi che Samsung sta passando a causa di questo prodotto non sarebbe ancora finita: la scelta di ritirare il prodotto dal mercato sarebbe dovuta infatti all’incapacità del team di ingegneri e sviluppatori messo a lavorare sul problema di capire quale sia la causa della esplosione della batteria. Un problema si corregge se si capisce qual è la causa, ma a quanto pare Samsung non è stata in grado di arrivare alla radice del problema perché non è riuscita in alcun modo a simulare il fenomeno di combustione. I Note 7, in pratica, scoppiano solo ad alcuni clienti e non a Samsung che ha provato in queste settimane a farli scoppiare nei suoi laboratori senza successo. Park Chul-wan, il direttore del Center for Advanced Batteries at the Korea Electronics Technology Institute ha dichiarato al New York Times, dopo essere stato coinvolto da Samsung nella gestione della crisi, che “le batterie sono state messe al centro del mirino troppo presto”. “Penso che le batterie usate non abbiano alcun problema, ha detto l’ingegnere, credo che il problema sia altrove e la complessità del dispositivo rende difficile capire quale possa essere la causa scatenante”. Un bel problema, anche perché Samsung è in fase avanzata di progettazione di altri terminali come ad esempio il Galaxy S8. Che le batterie fossero solo l’elemento “esplosivo” ma non il detonatore lo si era capito subito quando Samsung ha richiamato tutti i prodotti, sostituendo le batterie realizzate da Samsung SDI con quelle realizzate dal ATL, che inizialmente sembravano immuni dal problema. Dopo un mese si è capito che era solo un caso: anche le batterie ATL nelle stesse condizioni possono scoppiare. Sempre secondo il New York Times le indagini sarebbero state rallentate anche dal regime si segretezza e censura che Samsung avrebbe imposto: l’azienda avrebbe infatti bandito le comunicazioni scritte tra coloro che stavano provando a simulare il problema e gli ingegneri che hanno sviluppato il prodotto, questo per la paura di cause legali se i documenti e le mail fossero finiti nelle mani sbagliate. In queste condizioni molte delle ipotesi, anche le più azzardate, non sono arrivate a destinazione e forse una di queste era quella corretta. Iniziano anche a spuntare intanto anche indagini indipendenti su prodotti che gli utenti non vogliono riconsegnare lo smartphone: secondo qualcuno la colpa è delle batterie comunque fallate, secondo altri la causa è lo spessore delle batterie ridotto che, premendo sulla scocca, porta a contatto anodo e catodo. Sono tutte teorie, ma a questo punto Samsung deve ascoltare ogni possibilità, anche la più strana: capire cosa ha portato a questo disastro è fondamentale per tutti. Il prossimo Oculus sarà wireless e “tutto in uno” Il progetto, nome in codice Santa Cruz, è in fase iniziale, ma le aspettative sono molto alte L di Franco AQUINI torna al sommario Il fondatore di Oculus, Brendan Iribe, annuncia le nuove specifiche minime per poter godere della realtà virtuale: basta (quasi) il PC di casa di Michele LEPORI GADGET Secondo Zuckerberg, la realtà virtuale deve diventare più comoda e semplice a realtà virtuale vive oggi una frattura netta tra i dispositivi all-in-one come Oculus e HTC Vive, costosi e di alta qualità, e quelli economici che richiedono l’utilizzo di uno smartphone per funzionare, come Gear VR. Questo è quello che sostiene Mark Zuckerberg, il quale annuncia un futuro Oculus leggero e wireless, che dovrebbe fondere la qualità dei prodotti hi-end con la versatilità, la leggerezza e la semplicità d’uso del Gear VR di Samsung o del recentissimo visore annunciato da Google per il suo DayDream. Ora basta un PC da 500 € per giocare con Oculus Il progetto, nome in codice Santa Cruz, è ancora in fase embrionale, ma le aspettative sono molto alte. Con Playstation VR, Day Dream e Samsung Gear VR alle costole, un’unica soluzione costosa e complicata da usare (per via dei cavi) come l’attuale Rift, può rappresentare un limite alla diffusione della realtà virtuale. È presumibile quindi che Santa Cruz abbia un computer posto nella parte poste- riore del visore (come si vede in questo video) e che l’uso di telecamere possa sostituire, vedremo quanto efficacemente, l’uso di sensori per rilevare la posizione e l’orientamento della testa. Le prime prove di Oculus Rift avevano messo in chiaro che per poter godere appieno della realtà virtuale un PC equipaggiato almeno con un processore Intel Core i5 4590 ed NVIDIA GTX 970 era d’obbligo. L’arrivo al Connect Keynote di una nuova tecnologia Asynchronous Spacewarp che lavora sulla gestione del framerate promette un taglio netto dei requisiti hardware, abbassandoli a NVIDIA 960 per la scheda grafica ed Intel i3 6100 (se non AMD FX4350) per i processori: da un PC super carrozzato per il gaming a poco più di un PC normalmente presente in casa. All’inizio, in marzo, la chiave di volta fu Asynchronous Timewarp, una tecnologia in grado di abbassare la latenza e ridurre le vibrazioni prerenderizzando le immagini prima che apparissero sul visore. Il risultato? -11% di possibilità che si verificasse un calo di framerate: ma per mettere in pista il framework era necessario un computer equipaggiato di un hardware di tutto rispetto. Con la creazione del nuovo framework, il sistema cattura i due frame generati, ne analizza le differenze creando un frame sintentico (per non dire virtuale) che si sincronizza con il movimento della testa del giocatore, permettendo di fatto ad Oculus di mandare dati da processare a 45 fps: metà del carico di lavoro per il PC e un’esperienza d’uso che non mette a rischio la salute dell’utente. E per dimostrare che i dati sono veri, Oculus ha presentato CyberPowerPC: l’unità minima indispensabile per avere una buona esperienza di realtà virtuale per soli 500 dollari. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE MOBILE Il 3 novembre verrà presentato il nuovo phablet Huawei con schermo da 5,9 pollici Huawei Mate 9, appuntamento a novembre Ha doppia fotocamera Leica e Super Charge Technology. I primi “leak” sono promettenti S di Roberto PEZZALI i susseguono i rumor sul prossimo smartphone di Huawei. All’evento del 3 novembre il produttore cinese presenterà, con tutta probabilità, un phablet con schermo da 5,9 pollici, risoluzione Full HD e doppia fotocamera posteriore da 20 e 12 Megapixel, sviluppate nuovamente in collaborazione con Leica. La camera frontale sarà, invece, da 8 Megapixel. Per quanto riguarda il processore, Huawei ha scelto il nuovo SOC Kirin 960 che verrà presentato probabilmente a brevissimo, si parla del 19 ottobre. Secondo le ultime indiscrezioni dovrebbe trattarsi di un octa core A73 realizzato con processo produttivo a 16 nm da TSMC. Questo SOC sarà accompagnato da 4 o 6 GB di RAM, a seconda della versione, e 64/128/256 GB di memoria interna. Inoltre questo smartphone supporterà la tecnologia Super Charge che dovrebbe permettere di ricaricare la MOBILE In arrivo tre iPad Pro? In primavera, potrebbero essere ben tre gli iPad in arrivo sul mercato. Il primo ad essere rinnovato sarebbe iPad Mini 4, pronto a lasciare il posto ad iPad Pro 7,9”: come il modello da 9,7” sarà caratterizzato dalla presenza di Smart Connector, 4 speaker, iSight da 12 Megapixel, e True Tone. L’attuale modello Pro da 9,7” dovrebbe passare ad una diagonale leggermente maggiore, 10,1” grazie ad un leggero cambio di proporzioni con un aumento della lunghezza di 1cm e di 0,5cm in larghezza. Aggiornamento previsto anche per il modello da 12,9”, che erediterà la iSight da 12 Megapixel ed il display True Tone inaugurati sull’attuale iPad Pro 9,7”. Per tutta la nuova gamma, inoltre, via libera all’implementazione di 4 microfoni in aggiunta agli altrettanti speaker. Rimangono ancora due incognite: toccherà anche agli iPad perdere il jack audio? La logica suggerirebbe una risposta affermativa, ma per ora le indiscrezioni in rete dicono il contrario. Per il nuovo tasto Home touch, invece, la partita pare ancora tutta da giocare. torna al sommario Sharp ha un display spettacolare per smartphone curvo e senza cornici Per ora è solo un concept, ma questo display fa sognare Zero cornici, curvatura 2.5D e angoli stondati di Mirko SPASIANO batteria al 50% in soli 5 minuti. Huawei Mate 9 dovrebbe essere lanciato in tre versioni, la prima con 4 GB di RAM e 64 GB di storage al prezzo di 480 dollari; la versione intermedia a 585 dollari con memoria interna di 128 GB; infine la variante più costosa (705 dollari) con 6 GB di RAM e 256 GB di memoria integrata. MOBILE Si susseguono le indiscrezioni sul Wearable Microsoft Microsoft Band 3, nuove foto in rete N di Roberto PEZZALI onostante siano arrivate notizie poco confortanti sul futuro del Microsoft Band, sono trapelate in rete alcune immagini che presumibilmente ne ritraggono la terza incarnazione. Il design sembra sostanzialmente invariato dal punto di vista estetico, ma pare che la compagnia americana lo avesse reso finalmente impermeabile. Le novità, però, sembrano non fermarsi lì. Oltre ad una tile per attivare il rilevamento del nuoto, spiccano due nuove feature, ovvero il tracciamento della pressione sanguigna (in beta nell’immagine) e l’identificazione tramite radio frequenza. Trattandosi di un prodotto che, con ogni probabilità, non arriverà mai sul mercato, queste indiscrezioni non verranno mai confermate dalla casa madre di Redmond. In un certo senso, stupisce che, piuttosto che rendere il Band più sottile e confortevole, Microsoft abbia optato per l’inserimento di nuovi sensori e funzionalità. Anche perché non tutti i sensori presenti sulle iterazioni precedenti del Band erano sfruttati appieno: basti pensare, ad esempio al termometro per la pelle ed al sensore di impedenza galvanica. Ad ogni modo, pare che il colosso statunitense non abbia alcuna intenzione di abbandonare il settore degli indossabili e della salute in generale: la piattaforma Microsoft Health è ancora viva e vegeta. Alcuni rumor suggeriscono che la compagnia di Redmond abbia trovato qualche partner hardware, non meglio specificato, intenzionato a sfornare wearables che si appoggerebbero su Health. Al CEATECH 2016 di Tokyo, Sharp ha presentato uno stupendo concept di smartphone privo di cornici su tre lati. Si tratta di un pannello IGZO LCD da 5.2 pollici di diagonale, con risoluzione Full HD basato sulla tecnologia proprietaria di Sharp, la Free-Form Display. È proprio quest’ultima tecnologia che consente all’azienda giapponese, recentemente acquisita da Foxconn, di realizzare dei pannelli LCD di varie forme. Sharp non è nuova a queste soluzioni innovative, avendo già presentato l’Aquos Crystal nel 2014. Tuttavia il Corner R, questo il nome del concept, è un notevole passo in avanti. Sebbene la risoluzione “teorica” sia soltanto di 1920 x 1080 pixel, molto più che sufficiente su diagonali così ridotte, a stupire è la curvatura 2.5D su tutti i lati, unita alla stondatura degli angoli. Il risultato è uno smartphone “full-screen” (il rapporto superficie/schermo è dell’ordine del 90%) dal design molto aggraziato. Verrebbe da chiedersi dove siano la capsula auricolare, la fotocamera frontale e tutta la sensoristica, il posizionamento nella cornice inferiore potrebbe creare qualche grattacapo di troppo ai selfie-addicted e risultare anche piuttosto improduttiva per i sensori di luminosità e di prossimità. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE MOBILE Pixel è il primo smartphone basato su Google Assistant pensato come fusione di hardware, software e Intelligenza Artificiale Pixel, il primo smartphone con dentro l’Assistant di Google Inzialmente il telefono di Google sarà disponibile in USA, UK, Germania e Australia, prezzo a partire da da 649 dollari di Mirko SPASIANO G oogle ha presentato l’attesissimo Pixel, il primo smartphone interamente Made by Google e dotato di hardware e software allo stato dell’arte. All’evento di presentazione Google ha posto l’accento sull’esperienza di utilizzo, i servizi e le funzionalità; le specifiche tecniche sono arrivate molto, molto dopo.Un’ora a parlare di Assistant, Google Photos, funzionalità fotografiche e realtà virtuale, una sola slide per riassumere le caratteristiche tecniche del telefono, come fossero scontate e del tutto secondarie. E dire che Pixel è senza dubbio un riferimento. Secondo la visione dell’azienda, è l’intersezione tra hardware, software e Intelligenza Artificiale, e soprattutto è il primo smartphone basato su Google Assistant. Non con Google Assistant, ma basato su Google Assistant; l’AI Google deve essere il punto di forza di un’esperienza che va ben al di là della navigazione, fotografia, gestione dei dati e via dicendo, ma li racchiude tutti e li gestisce tramite il maggiordomo di Casa Google. Qualche parola sugli aspetti tecnici non possiamo non spenderla: Pixel è disponibile in due versioni, da 5’’ e 5,5’’, in entrambi i casi con display AMOLED di diversa risoluzione; ha in entrambi i casi 4 GB di RAM ed è gestito da un potentissimo Snapdragon 821 di Qualcomm. Chi si dovesse porre domande sull’autonomia troverebbe risposte parziali: Pixel da 5’’ ha una batteria da 2.770 mAh e la versione da 5,5’’ una da 3.450 mAh, ma non sono state fornite stime di autonomia. Piuttosto, si sa che con la tecnologia di Fast Charge di cui è dotato, può acquisire 7 ore di autonomia con 15 minuti di carica, il che rende in effetti secondario il problema stesso della durata della carica. Pixel è peraltro un prodotto molto bello a livello estetico, con pannello posteriore in vetro, fasce laterali in alluminio e, come Google fa simpaticamente notare, senza fotocamera sporgente. A livello tecnico, la fotocamera posteriore dovrebbe garantire risultati apprezzabili sia a causa di buone specifiche tecniche (12.3 mpixel con apertura f2.0 e pixel da 1.55 micron), sia dell’ottimizzazione del comparto software, che -si avvale della modalità HDR+ sempre attiva, shutter lag azzerato e uno stabilizzatore molto efficiente. Inoltre, i possessori di Pixel potranno usufruire di storage illimitato a piena risoluzione su Google Foto per le proprie immagini e i video, anche quelli 4K. Tutto questo qualora lo storage del telefono, da 32 o 128 GB, non dovesse bastare. Infine, due informazioni su disponibilità e prezzo: si parte da 649 dollari e per il momento il telefono sarà disponibile in USA, UK, Germania e Australia. Niente Italia, ma arriverà anche il nostro turno. HI-FI E HOME CINEMA B&W ha affidato ai progettisti dei diffusori 800 il compito di realizzare una cuffia con le stesse prestazioni B&W P9 Signature, la cuffia da sogno che farà “suonare” iPhone 7 La migliore cuffia mai realizzata da Bowers & Wilkins, da gennaio avrà anche il cavo Lightning. Prezzo? Non poco: 899 euro D di Roberto FAGGIANO opo le recenti presentazioni dei nuovi modelli P3 S2 e P7 Wireless Bowers & Wilkins presenta la nuova cuffia P9 Signature (899 euro), la migliore mai realizzata finora e per il cui progetto si sono adoperati tutti gli uomini di B&W che hanno realizzato i prestigiosi diffusori della serie 800 D3. L’obiettivo della nuova cuffia è proprio quello di riprodurre la musica come ci si aspetta da un diffusore tradizionale, cioè proiettando la musica davanti all’ascoltatore e non nella sua testa, come accade normalmente. Per ottenere questo scopo i trasduttori da 40 mm utilizzati nella P9 sono stati disegnati per questo modello e sono sistemati in posizione leggermente angolata. L’archetto è disaccoppiato torna al sommario dai padiglioni in modo che le vibrazioni di uno non possano trasmettersi all’altro. Dal punto di vista tecnico le caratteristiche sono le seguenti: risposta in frequenza compresa tra 2 Hz e 30 KHz, impedenza di 22 Ohm, sensibilità di 111 dB/V e distorsione inferiore allo 0,2%; il peso non trascurabile della cuffia è di 413 grammi. La dotazione di cavi comprende attualmente due unità con o senza telecomando e microfono per l’uso in mobilità e un cavo da 5 metri con adattatore jack per l’uso casalingo; Inoltre la cuffia è già predisposta per i cavi sbilanciati. Da gennaio 2017 però sarà disponibile anche il cavo Lightning per l’utilizzo con l’iPhone 7 e sempre dal prossimo anno il cavo Lightning farà parte della dotazione di serie della P9. Notevole anche la finitura in pelle italiana dei padiglioni, dei cuscinetti e dell’archetto che si unisce all’alluminio per formare un insieme molto elegante. I padiglioni sono ripiegabili per facilitare il trasporto nella custodia in pelle e alcantara fornita in dotazione. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE MOBILE Il COO di Lenovo non crede in Windows 10 Mobile e sostiene che il mobile avrà vita breve Windows Mobile: la partita si complica Lenovo lascia il tavolo, Alcatel raddoppia Alcatel si prepara a lanciare un nuovo flagship di tutto rispetto, con tanto di visore VR G di Mirko SPASIANO ianfranco Lanci, Chief Operating Officer di Lenovo, ha affermato che la compagnia cinese non ha alcuna intenzione di produrre uno smartphone Windows. Questo proposito (o meglio, non proposito), sarebbe dettato dalla sua sensazione che Microsoft non svilupperà ancora a lungo il settore mobile. Riportando testualmente le parole raccolte da The Next Web al Canalys Channel Forum, Lanci ha dichiarato: “Non vedo la necessità di rilasciare uno smartphone Windows e non sono convinto che Microsoft supporterà il mobile in futuro”. Lenovo, partner storico di Microsoft, pare avesse intenzione di produrre almeno un paio di smartphone Windows: nel 2015 aveva annunciato che avrebbe rilasciato uno smartphone Windows in Cina, mentre nei mesi scorsi erano emerse anche alcune indiscrezioni su uno smartphone denominato Softbank 503LV, destinato al mercato giapponese entro l’inizio del 2017. A questo punto, però, stando alle parole di Lanci, appare molto improbabile che questi progetti si possano concretizzare. Le parole del COO di Lenovo non si possono definire certo come una doccia fredda per gli appassionati al mondo Microsoft, che ormai stanno facendo il callo alle cattive notizie in campo mobile. La lista dei partner del colosso statunitense, fra i quali non figura alcun major brand nel campo degli smartphone, non lascia ben sperare per il futuro di Windows 10 Mobile, anche alla luce del probabile abbandono di Lenovo. C’è, però, una lieta novella: Alcatel presenterà a breve un nuovo flagship che, in barba alle mire di Microsoft nel mondo business, punta al mercato consumer. Si tratta dell’IDOL 4S with Windows 10, che, a differenza della sua omonima controparte Android, è in versione Pro: Snapdra- gon 820, 4 GB di RAM, fotocamera principale e frontale rispettivamente da 22 e 10 MP e ben 64 GB di spazio di archiviazione interna. Roland Quandt di Winfuture ha pubblicato su twitter la confezione con la quale verrà commercializzato, che, sorprendentemente, contiene anche un visore VR (almeno nella variante destinata a T-Mobile per gli Stati Uniti). Se le parole di Lanci non si possono certo definire una bella investitura per la piattaforma mobile di Microsoft, gli appassionati del genere avranno almeno qualcosa per cui sorridere; sempre che i piani non cambino all’ultimo minuto. MOBILE Cyanogen ha annunciato la sospensione di produzione dell’intero sistema operativo Cyanogen fa a pezzi il suo OS, ma ne uscirà più forte Cyanogen fornirà ai produttori di hardware singoli “moduli” software del sistema operativo C di Franco AQUINI yanogen, il produttore del sistema operativo mobile alla base di celebri prodotti come OnePlus, ha annunciato l’abbandono del progetto così come configurato fino ad oggi. Lior Tal, che sul blog ufficiale annuncia il passaggio alla direzione di Cyanogen, decreta quindi la morte di Cyanogen OS e la nascita del Modular OS Program, che offrirà ai produttori di hardware la torna al sommario possibilità di integrare singoli moduli di Cyanogen OS all’interno delle proprie soluzioni, senza dover integrare l’intero sistema operativo. La ratio è evidente: Cyanogen vuole estendere il proprio raggio d’azione a un numero molto maggiore di terminali, puntando sul fatto che ogni dotazione hardware (anche quelle entry level) potranno integrare determinati moduli e quindi certe funzionalità. Secondo Tal, Android è diventata una piattaforma troppo frammentata, e questo ha costretto i produttori di hardware a concentrarsi più sulle caratteristiche tecniche che sulle funzionalità. Con una soluzione software modulare, i produttori potranno tornare a offrire funzionalità di alto livello come le chiamate Skype all’interno del dialer di Android, l’assistente virtuale Cortana di Microsoft o Hyperlaps, l’app per la creazione di timelapse incredibilmente stabilizzati via software. Più che di frammentazione, questa sembra essere la risposta di Cyanogen al recente cambio di rotta di Google, che con il massiccio investimento di capitali sulla divisione hardware si accinge a diventare un’azienda più simile ad Apple che non un produttore solo di soluzioni software. Il timore dei produttori è probabilmente che, nel futuro prossimo, ci possano essere due versioni di Android: una più evoluta dedicata alla famiglia di smartphone Pixel e l’altra per tutti gli altri produttori. Non è un caso se Cyanogen parla di Cortana, visto che l’assistente vocale di Google sarà presente solo sulla versione di Android 7.1, a bordo degli smartphone Pixel. Una cosa è certa: il futuro di Android, tra versioni ufficiali differenti e fusioni con ChromeOS, è più aperto e imprevedibile che mai. LG promette la carica wireless veloce come quella a filo LG ha presentato una charging station circolare e sottile Il sistema è in grado di ricaricare al 50% uno smartphone in soli 30 minuti grazie a una potenza di 15 Watt di Mirko SPASIANO LG a sorpresa annuncia l’arrivo sul mercato di Quick Wireless Charging Pad, una nuova stazione di ricarica con un design ricercato. Il prodotto si presenta come la base di ricarica senza fili più veloce al mondo grazie a una potenza di 15W e alla possibilità di ricaricare lo smartphone rapidamente al pari del classico sistema via cavo. Il Pad, secondo quanto dichiarato da LG riesce a caricare al 50% una batteria completamente scarica in soli 30 minuti (non sono specificate le caratteristiche della batteria), il segreto è come anticipato nella potenza erogata, tre volte superiore rispetto ai dispositivi wireless attualmente in vendita. Il sistema è compatibile con tutti gli smartphone abilitati alla ricarica senza fili in standard Qi, soddisfa gli standard del Wireless Power Consortium ed ha a bordo una tecnologia brevettata da LG Innotek che impedisce il surriscaldamento e il conseguente danneggiamento delle batterie grazie ad un sensore che misura la temperatura ed interrompe la ricarica in caso di malfunzionamento. Il Quick Wireless Charging Pad arriverà entro fine mese sui mercati statunitense, australiano ed europeo, il prezzo non è stato ancora rivelato. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE MOBILE Windows 10 Redstone 2 arriverà a marzo, nel frattempo si moltiplicano le indiscrezioni sulle sue caratteristiche principali Microsoft Flow sarà ancora più evoluta di Apple Continuity Con Redstone 2 arriverà la tanto decantata “mobility of the experience”: la reinterpretazione avanzata di Continuity di Apple D di Mirko SPASIANO a quando si è insediato sulla poltrona di CEO Microsoft, Satya Nadella ha ripetuto come un mantra il nuovo obiettivo della sua compagnia: “the mobility of the experience”, la mobilità dell’esperienza. Dalle informazioni raccolte dai colleghi di Windows Central parrebbe che le ambizioni dell’azienda americana si trasformeranno in qualcosa di molto concreto nel prossimo major update di Windows 10, nome in codice Redstone 2. Flow o Pick up where I left off (letteralmente Riprendi da dove ho interrotto), sembrano essere questi i nomi attuali della reinterpretazione di Continuity di Apple, che arriverà con Redstone 2. A quanto pare, però, dovrebbe trattarsi di una feature molto più evoluta dell’implementazione della Mela, poiché non limitata ad un singolo applicativo. Inoltre, questa funzionalità dovrebbe essere legata a doppio filo con Cortana, l’assistente virtuale di casa Microsoft. Pare infatti che quando ci si sposterà da un dispositivo ad un altro, ad esempio da smartphone a PC, Cortana invierà una notifica sul PC chiedendo all’utente se intende riprendere l’attività iniziata sullo smartphone. Fin qui, rispetto a Continuity di Apple ci sono davvero poche differenze. Il fattore distintivo, però, è rappresentato dalla possibilità di ristabilire l’intero workspace, con tanto di applicazioni aperte e relativo stato. Per chiarire meglio il concetto, si pensi di star componendo una mail dal tablet, in cui si vuole allegare un’immagine appena scaricata da Onedrive che si sta visualizzando nell’app Foto. Aprendo Cortana, con un singolo click si potrà replicare il medesimo scenario, con tutte e tre le app aperte e riprendere dallo stesso punto quando ci si siede al PC. Cortana offrirà anche la possibilità di effettuare questa medesima operazione in un secondo momento, previa impostazione di un promemoria ad hoc. Inoltre, l’assistente virtuale, che ha origine dalla famigerata serie Halo, imparerà col tempo l’uso che si fa del dispositivo, suggerendo all’accesso ed in maniera proattiva di avviare le applicazioni e i programmi che si utilizzano abitualmente. Dalle indiscrezioni raccolte, pare che Redstone 2 dovrebbe essere rilasciato a marzo dell’anno prossimo. Infatti, nelle ultime build distribuite agli Insider sono state rintracciate delle voci nel codice che fanno riferimento alla Versione 1703, ove la prima coppia numeri simboleggia l’anno e la se- SOCIAL MEDIA E WEB Una rivoluzione silenziosa che cambierà il risultati delle ricerche sul web Google separerà le ricerche desktop da quelle mobile L’indice mobile verrà scorporato da quello desktop, sarà più aggiornato e anche più veloce I di Franco AQUINI l motore di ricerca più usato, Google, sarà presto molto diverso da come lo conosciamo, ma cambierà in maniera silenziosa. L’indice dei siti web, utilizzato da Google per fornire risposte alle miliardi di ricerche quotidiane, potrebbe essere separato in due indici distinti tra mobile e desktop. È quanto affermato dall’analista Gary Illyes, Webmaster Trends Analyst di Google, dal palco della PubCon, l’evento dedicato al digital marketing. Secondo Illyes, non solo verrà creato un indice per i dispositivi mobile, ma verrà anche privilegiato. Significa che, a parità di termini di ricerca, i risultati che fornirà Google saranno molto differenti a seconda che la ricerca venga effettuata da dispositivo mobile o desktop. La notizia ancora più importante riguarda il fatto che il nuovo indice, quello torna al sommario mobile, verrà privilegiato, aggiornato più frequentemente e sarà in grado di produrre risultati “più freschi”. Questa mossa, perfettamente plausibile, rientra nella strategia già adottata circa un anno fa, quando Google decise di penalizzare i siti non mobile friendly, ovvero non ottimizzati per la visualizzazione su smartphone, ed è conseguenza delle altissime percentuali di navigazione web su smartphone a discapito dei computer fissi. conda il mese. A partire dal prossimo major update, poi, Microsoft dovrebbe stabilizzare il ritmo di rilascio degli aggiornamenti più significativi in due all’anno, non necessariamente negli stessi mesi. Mancano ancora diversi mesi e i piani del colosso statunitense per Windows 10 non sono ancora stati “formalizzati”, ma sicuramente se ne saprà di più al Windows 10 Event, fissato per il 26 ottobre a New York. SCIENZA E FUTURO Il 5G di Telia e Ericsson è 40 volte più veloce del 4G Telia e il suo partner tecnologico Ericsson per ridurre i tempi di implementazione delle reti 5G hanno da tempo iniziato dei test, svolti anche in ambiente reale in Svezia. Utilizzando lo spettro a 800 MHz sulla banda dei 15 GHz si sono ottenuti picchi di 15 Gigabit per utente, con una latenza sotto i 3 millisecondi. Praticamente 40 volte più veloce delle reti 4G. Sicuramente un grosso passo avanti per portare il 5G in Estonia e proprio in Svezia entro il 2018. Maggiori velocità aprono nuovi scenari, sia di business che di utilizzo da parte degli utenti, con l’internet of things ormai in mezzo a noi. Anche per Ericsson questi test saranno importantissimi, soprattutto considerando che Telia è solo uno dei tanti partner, e molti altri stanno già collaborando con la società svedese per arrivare velocemente al 5G. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE MOBILE La versione di Apple Watch series 2 personalizzata Nike in vendita a partire da 439 euro Apple Watch Nike+ in Italia dal 28 ottobre Ha le migliorie del “series 2, cinturino ottimizzato per lo sport e quadranti personalizzati di Massimiliano ZOCCHI Sonder Keyboard è una startup che produce una tastiera con pannello e-ink, in grado di cambiare i tasti e le funzioni in base al programma utilizzato L’azienda ha affermato di essere in trattativa con Apple per integrare in prodotti futuri tale tecnologia S portivi e runner attendevano con ansia l’annuncio della disponibilità sul mercato del nuovo Watch series 2 personalizzato Nike+, che arriverà in Italia dal 28 ottobre allo stesso prezzo della versione sport classica, ovvero 439 euro per il 38 mm e 469 euro per il 42 mm. Le caratteristiche tecniche restano invariate, salvo alcune personalizzazioni dedicate. Sempre impermeabile, dotato di GPS (cosa molto gradita ai runner) e con il nuovo display più luminoso e il processore più potente. Il cinturino è realizzato in fluoroelastomero, ma diversamente dal normale modello sport è dotato di fori stampati a compressione, per alleggerire il polso e lasciare traspirare meglio la pelle in caso di sudorazione. Soluzione questa adottata da Nike anche in passato per altri prodotti personalizzati. Compatibile comunque con tutti i cinturini per Apple Watch. Chi sceglierà questa versione troverà anche dei quadranti dedicati, accessibili per ora solo per questi modelli, con la possibilità di visualizzare l’ora in formato digitale o analogico, ma sempre con il colore tipico Nike Volt. Sempre presente inoltre una complicazione dedicata a Nike+ Run Club. Sono quattro le colorazioni disponibili, dal più noto Nero con dettagli giallo Volt, passando per Nero e dettagli grigio chiaro, fino ai modelli con cassa color argento e cinturino Flat Silver, con dettagli bianchi o il sempre presente giallo. Sul sito Apple ci sono già tutte le informazioni, ed è già possibile porta- di Gaetano MERO re a termine l’acquisto, con consegna prevista per i primi giorni di novembre. PC Chromebook Pro, una nuova generazione di notebook convertibili Samsung con ChromeOS Da Samsung Chromebook Pro, il notebook con la stilo Ha display touch che ruota a 360° e stilo integrata. Pronti per le app Android su Chromebook? D di Franco AQUINI al listino di Adorama spunta un nuovo dispositivo precedentemente identificato dal nome Kevin. Si chiamerà ufficialmente Chromebook Pro e rappresenta il capostipite di una nuova generazione di notebook convertibili con sistema operativo ChromeOS. Innanzi tutto è touchscreen e ha in dotazione una penna, presumibilmente simile alla S-Pen. Il display è un modello da 12.3 pollici con risoluzione 2400x1600 che ruota a 360 gradi. Ci sono poi 32GB di storage, 4GB di ram e una batteria da 10 ore. Il tutto racchiuso in un guscio di metallo da 12.9mm. Una nuova generazione di Chromebook quindi, che fa venire il sospetto di esser stato progettato con le app Android in mente. ChromeOS infatti ha già ufficialmente integrato il supporto torna al sommario alle applicazione del sistema operativo mobile e l’uso del touchscreen potrebbe essere stato pensato proprio in tal senso. Il Chromebook Pro, la cui pagina è stata prontamente rimossa dal sito Adorama, era in preordine al prezzo di 499$ con uscita prevista per il 24 ottobre. Apple pensa a una tastiera e-ink per i MacBook? Una tastiera dinamica, in grado di modificare in automatico tasti e funzioni in base alla lingua selezionata o al programma utilizzato. Potrebbe essere quello che ha in riserbo Apple per i futuri MacBook. La startup Sonder Keyboard, che ha recentemente brevettato una tastiera dotata di pannello e-Ink, ha confermato a 9to5Mac di essere con Apple per integrare tale tecnologia in una nuova lineup di prodotti. La Sonder Keyboard sfrutta le proprietà dell’inchiostro elettronico per permettere ai tasti, in plastica trasparente, di “mutare forma” in base all’applicazione utilizzata. L’utente ha la possibilità di modificare e personalizzare le funzioni che vengono memorizzate in automatico sul cloud in modo da avere sempre a disposizione la propria versione della tastiera. La giovane azienda ha comunque affermato di essere in procinto di concludere accordi commerciali con alcune società del settore computing. Se la Sonder Keybord, o qualcosa di simile, arriverà mai su un dispositivo della Mela è impossibile da prevedere. Al momento le voci più insistenti parlano di una touchbar OLED che prenderà il posto dei tasti funzione della tastiera nella prossima gamma di portatili. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE PC Arriva finalmente la revisione dei portatili e dei 2 in 1 HP con i nuovi processori Kaby Lake Il nuovo Spectre x360 è una piccola gemma Il design è stato rinnovato, sullo Spectre x360 arriva anche il supporto a Windows Hello O di Mirko SPASIANO rmai HP era l’unico player nel campo dei PC a non aver ancora annunciato la nuova linea di portatili e 2 in 1 in salsa Kaby Lake, i processori di settima generazione di Intel. La compagnia americana ha colto la palla al balzo e, in un colpo solo, ha rinnovata le linee Spectre x360 ed Envy. Lo Spectre x360, che abbiamo provato nella sua incarnazione dello scorso anno, sembra che abbia subito una cura dimagrante molto efficace: 13,8 mm di spessore (2,1 in meno) per 1,3 kg di peso (ben 150 grammi in meno). La trasformazione ha interessato anche le cornici del display, con una riduzione del 77%, che ha consentito di rimpicciolire anche l’impronta dello Spectre x360. Come conseguenza, la tastiera diventa edge-to-edge, con lo spostamento delle quattro casse Bang & Olufsen appena sotto il display. Nelle foto qui sopra la serie Envy: lo spessore rimane invariato (13,9 mm) e arriva una batteria più capiente (57,8 Whr). Trapelati in rete due video ufficiali che mostrano il nuovo Paint in arrivo con la release Redstone 2 di Windows 10 Il design è rivoluzionato e arriva anche il supporto al 3D Non mancano la tradizionale cerniera di HP, che consente di ruotare il display di 360 gradi, un display IPS touch con risoluzione Full HD, i nuovi processori Intel Kaby Lake (i5 o i7) e 8 o 16 GB di RAM. La connettività è stata leggermente rivista, con la sostituzione di due porte USB Type-A con il nuovo standard Type-C (resta una sola porta USB tradizionale che supporta anche lo Sleep and Charge e, appunto, 2 USB Type-C). La batteria, da 57,6 Whr, dovrebbe restare uno dei punti forti di questo 2 in 1, con un’autonomia dichiarata di poco oltre le 14 ore ed il supporto alla ricarica rapida: in circa 90 minuti, si dovrebbe raggiungere il 90% della carica. La ciliegina sulla torta è la nuova fotocamera frontale HP TrueVision IR, che porta con sé il supporto a Windows Hello per l’autenticazione biometrica. Non ci ancora indicazioni sul prezzo per il nostro Paese, ma non tarderanno La Lap Dock realizzata per lo smartphone Windows 10 di HP, l’Elite x3. Il display è da 12.5 pollici con risoluzione Full HD, l’audio si avvale di speaker Bang & Olufsen integrati. torna al sommario Microsoft Paint diventa universale e supporta il 3D di Mirko SPASIANO ad arrivare: negli Stati Uniti si parte da 1049 dollari per il modello base. Anche la linea Envy, quella dei portatili di fascia medio-alta, partecipa alla festa. Qui, però, il lifting è più leggero: lo spessore rimane invariato (13,9 mm), arriva una batteria più capiente (57,8 Whr, con un’autonomia stimata in massimo 14 ore) e la nuova cerniera lift hinge, che quando aperta solleva leggermente la tastiera per favorire la ventilazione. In questo caso, lo spettro di caratteristiche tecniche è più ampio: nuovi processori i5 o i7 di settima generazione, fino a 16 GB di RAM, da 128 GB SATA a 1 TB di SSD M.2 PCIe e, infine, display Full HD WLED o QHD IPS touch. Il prezzo è ovviamente più accessibile, con il modello base che si attesta a 849 dollari. Ultima novità degna di rilievo nel campo dei dispositivi portatili è la disponibilità della Lap Dock per lo smartphone Windows 10 di HP, l’Elite x3. Tra le caratteristiche principali troviamo un display da 12.5 pollici con risoluzione Full HD, speaker Bang & Olufsen integrati, 3 porte USB Type-C, una tastiera retroilluminata resistente agli schizzi e una batteria da 4 celle da 46,5 Whr. Microsoft prosegue sulla strada tracciata al debutto di Windows 10: il sistema operativo va alleggerito, “spacchettando” quante più funzionalità possibili in app universali aggiornabili. Questa volta è il turno di Paint, che per l’occasione si mostra con un nuovo logo in un paio di video ufficiali (video1, video2) trapelati sul web. Dopo anni di apparente abbandono, Microsoft Paint riceverà un design completamente rinnovato ed una profonda ottimizzazione per l’interazione tattile e con i pennini attivi. In più c’è una sorpresa ed è la possibilità di creare e manipolare oggetti tridimensionali. L’interfaccia integra tutta una serie di elementi che vanno dai modelli 3D preimpostati alle immagini 2D, passando per gli immancabili stickers e strumenti della community per la manipolazione di contenuti in tre dimensioni. Chiaramente non si tratta della versione definitiva, per cui prima che venga rilasciata potrebbe subire ancora cambiamenti. Ciononostante, il fatto che esista un video ufficiale e persino un tutorial, lascia intendere che lo sviluppo sia a buon punto. Non è escluso che il nuovo Paint possa fare la sua comparsa all’evento Windows 10 previsto per fine mese. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE PC In arrivo un nuovo membro della famiglia Surface, si prospetta qualcosa di davvero innovativo Il nuovo Surface All in one sarà modulare Oltre al design modulare, le indiscrezioni parlano di un monitor da 27 pollici 4K, di molteplici modalità di interazione e diverse possibilità di interconnessione con PC, smartphone e TV di Mirko SPASIANO M icrosoft presenterà, probabilmente entro la fine di questo mese, un nuovo prodotto per la linea Surface: un All-in-One. Le ultime indiscrezioni sembrano confermarlo e, per di più, gettano un po’ di luce su alcune scelte di design. Pare infatti che Microsoft abbia optato per una diagonale da 27 pollici con risoluzione 4K, a fronte di un ventaglio di scelte iniziali che includeva anche pannelli da 21 e 24 pollici. Ma veniamo ora all’aspetto più interessante, che dovrebbe essere la sua caratteristica principe: il Surface AiO dovrebbe essere modulare e il suo design dovrebbe ricordare l’immagine contenuta in un brevetto depositato allo United States Patent and Trademark Office. In quello stesso brevetto si fa riferimento, appunto, ad un design modulare, con diversi componenti agganciabili, una batteria ricaricabile e ben quattro modalità di interazione: oltre al consueto touch, anche penna, voce e gestures attraverso la fotocamera integrata. Quello che, però, dovrebbe distinguerlo dai prodotti della concorrenza è che si tratterebbe di un “central computing device”, ovvero una sorta di hub con il quale potrebbero interfacciarsi molteplici dispositivi: PC, televisori e perfino smartphone. In teoria, anche senza CPU, potrebbe fungere da docking station potenziata per device omologhi ai Surface ed agli smartphone con Windows 10 Mobile (Continuum suggerisce qualcosa?). Contestualmente, sono emerse anche alcune immagini che ritraggono quella che dovrebbe essere la tastiera commercializzata con il Surface AiO, che riprende la classica colorazione della linea Surface e che sembra la naturale evoluzione della Designer Bluetooth I nuovi dischi a stato solido di Western Digital hanno interfaccia SATA e M.2, sono disponibili in tagli dai 120GB al Terabyte. Faranno parte della famiglia WD Blu e WD Green Desktop Keyboard. Parallelamente, secondo fonti ben informate, Microsoft dovrebbe presentarne anche una variante ergonomica, unitamente ad un mouse. Tutti questi accessori dovrebbero disporre di connettività Bluetooth 4.0 ed essere compatibili anche con macOS, iOS e Android. Anche se non è stato ancora confermato, Microsoft dovrebbe tenere un evento a New York entro la fine di ottobre, nel corso del quale dovrebbe presentare il Surface All-in-One e hardware di terze parti. PC Samsung lancia un PC di design con illuminazione integrata MAGAZINE Estratto dal quotidiano online www.DDAY.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 direttore responsabile Gianfranco Giardina editing Claudio Stellari, Maria Chiara Candiago, Greta Genellini, Simona Zucca Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 - 20151 Milano P.I. 11967100154 Per informazioni [email protected] Per la pubblicità [email protected] torna al sommario Anche Samsung lancia un PC desktop dalla forma cilindrica A Western Digital entra nel mercato SSD Fino a 1TB di spazio di Roberto PEZZALI mazon ha da poco svelato sul suo store il nuovo PC desktop di Samsung, denominato ArtPC Pulse. Si tratta di un tower con un’altezza di circa 30 centimetri, dalla forma circolare e struttura esterna in metallo che ospita nella parte superiore uno speaker omni-direzionale di Harman Kardon ed un sistema di illuminazione ambientale. Il Samsung ArtPC Pulse è disponibile in due diverse configurazioni. La prima impiega un processore Intel Core i5 di sesta generazione con frequenza di 2,7 Ghz, 8 GB di RAM, un SSD da 256 GB e scheda video AMD Radeon RX 460 con 2 GB di memoria dedicati. Il secondo modello integra, invece, un processore i7 a 3,4 Ghz, 16 GB di RAM e un hard disk da 1 TB che si affianca al disco a stato solido da 256 GB. Su questo PC sono presenti 4 porte USB-A, 1 porta USB-C, HDMI, slot per schede SD, porta RJ45, presa cuffie, Bluetooth ( probabile anche il WiFi) ed un modulo di espansione dedicato all’HDD da 1 TB. L’ArtPC Pulse sarà ordinabile negli USA a partire dal 28 ottobre ad un prezzo pari a 1.200 dollari per la configurazione base e 1.600 dollari per la versione più potente con processore i7. Nessuna notizia, al momento, su una possibile estensione al nostro mercato. di Franco AQUINI Finalmente anche Western Digital ha in gamma memorie allo stato solido in formato Sata e M.2. Due serie differenti: WD Blu e WD Green, la prima dedicata a una clientela che richiede performance e l’altra a macchine più entry-level. WD Blu sarà disponibile sia nel formato SATA da 2,5 pollici che nel formato più recente M.2 2280, con capacità da 250GB, 500GB e 1 TB. I WD Blu sono capaci di 545MB/s in lettura (sequenziale) e 525MB/s in scrittura. Particolare degno di nota è il fatto che Western Digital dichiari una durata stimata di 400TBW (TeraBytes Written) nel caso del taglio da 1TB, mentre i tagli da 250GB e 500GB avranno una durata stimata di 100 TBW e 200 TBW. WD Green è la serie entry level, disponibile anche questa nei formati SATA da 2,5 pollici e M.2, sarà commercializzato in tagli da 120GB e 250GB. I dati tecnici parlano di 540MB/s in lettura (sequenziale) e 405MB/s in scrittura. In questo caso però, la durata stimata è di 40 TBW per il 120GB e 80 TBW per il 250GB. WD Blu è già disponibile sul sito del produttore a 99€, 168€ e 339€ per i tagli da 250GB, 500GB e 1 TB nel formato SATA2. Il WD Green lo sarà nel breve periodo. Entrambi saranno coperti da 3 anni di garanzia. Q3 PLUS DIVERTIMENTO SUPERDIMENSIONATO E VIDEOGIOCHI SENZA LIMITI! BLUETOOTH DIVERTIMENTO WI-FI VIDEOGIOCHI 720p | 500 lumen | batteria integrata | 460 grammi Qumi Q3 Plus è un proiettore tascabile a batterie estremamente luminoso con funzionalità WiFi e Bluetooth. Ti basterà accenderlo e potrai usufruire subito di uno schermo con una diagonale fino a 2,6 m/100 pollici, ovunque tu sia! Con Qumi Q3 Plus puoi visualizzare qualsiasi contenuto del telefonino, del tablet o della consol su uno schermo di grandi dimensioni. Questo proiettore ultra compatto è un'estensione naturale del tablet o del tuo smartphone. Per una migliore qualità acustica puoi collegare attraverso il Bluetooth il proiettore Qumi ad una cassa amplificata oppure con un mouse, per facilitare la navigazione con dispositivi Android. Il WiFi integrato consente di collegare e di proiettare con facilità senza l’uso di fastidiosi cavi di collegamento. Accendilo, duplica lo schermo del telefono e goditi i video o le immagini che desideri condividere con gli amici o i famigliari! www.vivitek.eu Inoltre, grazie alla batteria integrata, per proiettare non dovrai dipendere da 2h alcuna sorgente di energia. 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Due filosofie diverse per un obiettivo comune: soddisfare il fotoamatore esigente e il professionista che vuole tutto senza compromessi, e magari lasciando a casa o in studio l’attrezzatura pesante. RX100 Mark V prosegue la tradizione di famiglia e rivede, migliorando, tutto il buono già apprezzato nel sensore da 1”: l’enfasi posta in sede di presentazione è giustamente sulla messa a fuoco a rilevazione di fase da ben 315 punti sui 20,1 megapixel del sensore Exmor RS CMOS. Fa capolino, dopo essersi già ampiamente fatto apprezzare sulla famiglia Alpha, il processore LSI al lavoro in tandem con Bionz X: sono 150 gli scatti a 24fps che la RX100 Mark V raggiunge sul palco di New York, strappando gli applausi della platea. torna al sommario L’otturatore elettronico, attivabile a discrezione dell’utente, permette ora scatti fino a 1/32.000 di secondo, mentre non ci sono novità di rilievo sul mirino a scomparsa da 2,36 milioni di punti: è il punto forte della RX100 Mark V, che riesce a soddisfare coloro i quali privilegino le dimensioni da ultracompatta tanto quanto gli estimatori di un mirino vero. La lente montata è ovviamente una Zeiss, qui in versione Vario-Sonnar 24-70 mm f/1.8-2.8. Sul versante video, ambito sul quale Sony ha posto l’accento con decisione, la nuova nata di casa RX100 può dire la sua: luce verde al formato 4K e possibilità di lavorare con lo slow motion fino a 960 fps. Interessante la scelta di presentare anche una custodia subacquea impermeabile fino a 40 metri e compatibile con tutta la gamma RX100: arriverà a novembre con un prezzo di listino di 360 euro, mentre quello della RX100 Mark V sarà di 1200 euro. Il secondo velo sul palco di New York si alza per presentare la nuova Alpha 6500: tante novità, una su tutte l’introduzione (che era più che altro un’assenza ingiustificata) dello schermo LCD touchscreen posteriore che permetterà di impostare il focus senza staccare l’occhio dal EVF. C’è tanto in comune con la più piccola Alpha 6300, ma Sony promette comunque prestazioni di scatto da ammiraglia: Alpha 6500 equipaggerà il primo sensore penta-assiale sulla lineup di APS-C giapponesi. Ad elogiarne i pregi per la fotografia sportiva, Sony ha invitato sul palco un fotografo professionista affiliato con la NFL e la PGA: dopo le titubanze sul sistema di stabilizzazione della Alpha 6300, l’enfasi posta sull’argomento lascia intendere (assieme alle più generose dimensioni del corpo macchina) che ci potranno essere buone prospettive. Per dare un po’ di numeri tanto cari agli appassionati: sensore da 24.2 megapixel APS-C, autofocus a 425 punti, l’ormai standard range ISO 100-51200 e l’autofocus più veloce di sempre, a 0,05 secondi per inquadrare ed immortalare il soggetto. Alzata l’asticella anche per gli scatti continui: 11 fps fino a 20 secondi, un vero record. L’arrivo previsto è giusto in tempo per finire sotto l’albero di Natale, previo assegno da 1700 euro. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE HI-FI E HOME CINEMA Su Kickstarter appare il progetto del giradischi a levitazione, ora si attendono “solo” i finanziamenti Il giradischi senza motori e cinghie a levitazione magnetica Un modo geniale per eliminare ogni tipo di vibrazione e interferenza dovuta al motore. Ma funzionerà veramente? N di Roberto FAGGIANO elle pagine di Kickstater appaiono spesso le invenzioni e le proposte più improbabili, ma questo progetto ci ha sorpreso per le sue potenzialità e per la cura nella realizzazione. Si tratta di un giradischi a levitazione magnetica proposto dalla slovena Mag-Lev Audio; l’obiettivo dichiarato è raggiungere i 300.000 dollari di finanziamento entro la fine di novembre 2016 e iniziare la produzione entro i primi mesi del 2017 per proporli in vendita in estate. La campagna è partita da pochi giorni e mentre scriviamo i fondi raccolti sono poco oltre i 22.000 dollari. All’apparenza il giradischi Mag-Lev sembra simile a quelli convenzionali ma si nota subito che il piatto è sospeso su tre supporti e il braccio è posizionato molto più in alto del consueto. Questo perchè i tre supporti si ritraggono al momento dell’avvio della riproduzione e il piatto con il disco inizia girare su un cuscino d’aria, tenuto in posizione da un sistema di levitazione magnetica e tenuto alla giusta velocità da un apposito software di controllo. In questo modo si eliminano le vibrazioni e le fluttuazioni indotte dai convenzionali motori e dalla cinghia di trasmissione, inoltre si può evitare di realizzare sofisticati telai sospesi e altri accorgimenti costruttivi. Per proteggere i preziosi dischi in vinile il progetto prevede perfino un piccolo gruppo di continuità che garantisca la corrente sufficiente a far rialzare i piedini di sostegno al disco in caso di improvvise interruzioni di corrente. Previsto anche un automatismo a fine riproduzione che rialza il braccio e la testina dal disco. Per andare sul sicuro in tema di prestazioni i progettisti hanno scelto un braccio Project con testina Ortofon mentre non è previsto un pre phono integrato. Il principio della levitazione magnetica è ben conosciuto da tempo e permette di tenere sospeso in aria un oggetto sottoposto a campi elettromagnetici. L’esempio maggiore di questa tecnologia è il treno che collega la città di Shanghai al suo aeroporto, toccando una velocità massima di oltre 500 Km/h. che ospita il circuito magnetico va isolata perfettamente da ogni vibrazione che andrebbe a ricadere sul disco. Comunque per gli interessati l’investimento richiesto per avere uno dei primi esemplari è di 780 dollari mentre il prezzo finale di vendita dovrebbe essere più o meno doppio. HI-FI E HOME CINEMA Serie HD5, perfetta per chi desidera una cuffia al di sopra della media Cuffie Sennheiser HD5: fedelissime al classico cavo Le rinnovate cuffie HD5 comprendono quattro modelli, tutti con il cavo di collegamento di Roberto FAGGIANO D opo la presentazione all’IFA di Berlino, sono ora disponibili per la vendita le rinnovate cuffie Sennheiser della serie HD5, quattro modelli che si collocano nella interessante fascia di prezzo compresa tra i 130 e i 250 euro. Sennheiser quindi si rivolge con questi nuovi modelli a chi desidera una cuffia al di sopra della media per finitura e prestazioni. In comune i quattro nuovi modelli hanno i trasduttori realizzati direttamente in casa, il sistema audio Ergonomic acoustic refinement” (E.A.R.) e una notevole cura nella finitura, nella costruzione e nei materiali usati. Il top di gamma è la HD599 (249 euro), con padiglioni aperti e trasduttori da 38 mm, i padiglioni circondano l’orecchio per un migliore comfort durante le lunghe sessioni di ascolto. torna al sommario Nel caso di questo giradischi ci vengono in mente due obiezioni: i potenti campi magnetici generati non influiranno sulla testina di lettura che funziona appunto con un magnete mobile? inoltre se la sospensione in aria elimina il contatto con il telaio bisogna considerare che la base In dotazione due cavi di collegamento, uno è quello breve per l’utilizzo con lo smartphone, l’altro è da 3 metri con jack da 6,3 mm per l’utilizzo casalingo. Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche i dati dichiarati sono risposta in frequenza da 12 Hz a 38.500 Hz, impedenza di 50 Ohm, distorsione inferiore a 0,1% e sensibilità di 106 dB (1 KHz/1 Volt). Segue la HD579 (199 euro), cuffia aperta con design arricchito dai profili cromati e archetto ben imbottito, il trasduttore proprietario è inserito in un padiglione circumaurale. In dotazione un cavo da 3 metri separabile con terminale minijack e adattatore jack. Per le caratteristiche tecniche i dati dichiarati sono risposta in frequenza da 15 Hz a 28.000 Hz, impedenza di 50 Ohm, distorsione inferiore a 0,2% e sensibilità di 106 dB (1 KHz/1 Volt). Terzo modello è la HD569 (179 euro), cuffia chiusa con trasduttori da 38 mm per un migliore isolamento dai rumori esterni senza dover ricorrere a circuiti di riduzione del rumore. In dotazione due cavi di collegamento, uno è quello breve per l’utilizzo con lo smartphone con telecomando e microfono, l’altro è da 3 metri con jack da 6,3 mm per l’utilizzo casalingo. Per le caratteristiche tecniche i dati dichiarati sono risposta in frequenza da 15 Hz a 28.000 Hz, impedenza di 23 Ohm, distorsione inferiore a 0,2% e sensibilità di 115 dB (1 KHz/1 Volt). Il modello più accessibile è la HD559 (149 euro), modello aperto che ottimizza il rapporto qualità/prezzo mantenendo ottime caratteristiche sonore. In dotazione un cavo da 3 metri separabile con terminale minijack e adattatore jack. Per le caratteristiche tecniche i dati dichiarati sono risposta in frequenza da 14 Hz a 26.000 Hz, impedenza di 50 Ohm, distorsione inferiore a 0,2% e sensibilità di 108 dB (1 KHz/1 Volt). n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE SMARTHOME Presentato Google Home, riassume tutta la tecnologia di Big G in un solo prodotto Google Home è il futuro della casa connessa Integra riconoscimento vocale, Intelligenza Artificiale e gestione dei dispositivi connessi È di Franco AQUINI stato al centro dell’attenzione nelle settimane e nei mesi precedenti alla presentazione. Il motivo è chiaro: Google Home è il mezzo con cui Google fa entrare le sue tecnologie più sofisticate all’interno della casa. Tecnicamente si tratta di un dispositivo connesso con 2 microfoni e un diffusore audio formato da 4 speaker. Sulla parte superiore trova posto un’area sensibile al tocco, attraverso la quale è possibile alzare o abbassare il volume disegnando dei cerchi in senso orario o antiorario. Ma il cuore è Google Assistant, la straordinaria tecnologia che ha letteralmente “conquistato” l’evento di presentazione. Dietro Assistant ci sono anni di ricerca e applicazione del Machine Learning da parte di Google, e grazie a lei oggi si può accedere a tutto (o quasi) il sapere di Mountain View tramite semplici domande. Così Google Home permette di controllare la musica in casa, riproducendo il brano preferito da più fonti come YouTube, Spotify, Pandora o TuneIn. Ed è talmente intelligente da torna al sommario Da Panasonic l’interruttore senza fili e senza batteria Panasonic ha presentato un interruttore wireless privo di batteria che sfrutta l’energia cinetica immagazzinata tramite semplici movimenti per comandare gli apparecchi di Alvise SALICE memorizzare le preferenze, in modo da non dover ripetere di volta in volta da quale servizio preferiamo che riproduca il brano. Google Home, oltre alla musica, è in grado di riprodurre contenuti audio anche dalla radio o dai podcast. Nelle anticipazioni prima della poresentazione, accennammo al fatto che questo dispositivo avrebbe potuto rappresentare la naturale evoluzione del motore di ricerca. Non a caso Home è capace di interpretare qualsiasi nostra domanda e fornire la risposta pertinente cercandola semplicemente sul web e all’interno dei servizi Google (come Maps per le distanze e per il traffico). Questo significa che in molti casi, per esempio quando si hanno le mani occupate in cucina, è possibile interrogare il motore di ricerca usando semplicemente la voce. Google Home è anche un gestore di impegni. Gli si può chiedere cosa dobbiamo fare nel corso della giornata, fissare nuovi impegni o compilare la lista della spesa. Tutto verrà sincroniz- zato con lo smartphone e otterremo risposte in tempo reale. Infine, Google Home promette di diventare il gestore centrale dei dispositivi connessi. Grazie alla collaborazione con Nest, Samsung SmartThings, Philips e IFTTT, si può interagire con i diversi dispositivi della smarthome tramite comandi vocali. Ma ancora più semplicemente si possono controllare televisori e impianti stereo (o multiroom) tramite l’integrazione con Chromecast e Chromecast audio. In questo modo sarà facile chiedere a Home di riprodurre un video di YouTube direttamente sulla TV. E a breve, tanto per citare un nome famoso, arriverà anche il supporto di Netflix. Infine le due domande principali, alle quali però è stata data soltanto una risposta. La prima riguarda la privacy. Chiunque abbia un dispositivo connesso con Google in casa, capace di ascoltare qualsiasi cosa diciamo, non può che sentirsi leggermente a disagio. Per questo Google ha specificato che quando il dispositivo è in ascolto, vengono mostrati i 4 pallini colorati nella parte superiore. E se ancora non ci si sente a proprio agio, c’è un bel tastone tondo, l’unico fisico, per escludere il microfono. L’altra domanda prevede una risposta forse troppo complessa per essere affrontata durante l’evento. È chiaro che Google Home si basa pesantemente sul proprio account Google. Come si comporterà quindi in casa, dove ognuno dei componenti ha un proprio account? Tutte domande la cui risposta arriverà, almeno per chi abita negli Stati Uniti, il 4 novembre, quando Google Home uscirà al prezzo di 129 dollari. Panasonic al CEATEC 2016 ha svelato uno switch wireless & batteryless. L’idea alla base di questo “interruttore” è relativamente semplice. Esso incorpora un generatore di corrente in grado di trasformare in elettricità l’energia cinetica acquisita tramite diverse tipologie di movimento (sedersi in poltrona, aprire una porta). Eseguita la trasformazione, il generatore fornisce lo switch della potenza necessaria ad attivare i dispositivi collegati in wireless. In questo video, Panasonic mostra come si riesca ad accendere luci, ventilatori, computer e musica, sedendosi alla scrivania. Peraltro, la natura wireless del controller Panasonic ne renderà senz’altro più semplice l’installazione casalinga, quantomeno rispetto ai canonici interruttori per l’illuminazione e ad altre soluzioni standard di controllo delle apparecchiature domestiche. Panasonic non ha ancora annunciato i prodotti che materialmente integreranno il suo rivoluzionario interruttore wireless & batteryless, il quale resta al momento un dispositivo sperimentale. Ma le prospettive di vederlo presto in circolazione ci sono tutte. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE SOCIAL MEDIA E WEB Ad un mese dal suicidio, i video della Cantone erano ancora online su YouPorn Tiziana Cantone tra le pornostar più cercate DDay.it fa cancellare il video e la classifica È bastata una mail per ottenere la cancellazione dei video e la modifica della classifica N di Roberto PEZZALI ei giorni scorsi il quotidiano americano Daily Dot ha pubblicato una curiosa classifica: quali sono i gusti delle donne che guardano porno online? Per farlo si è servito dei dati forniti da YouPorn, il più grosso network di video hard, che hanno fornito una serie di statistiche legate alle abitudini di navigazione delle donne sui popolari siti hard. Agghiacciante - non ci sono altre parole per descrivere la cosa - la presenza di Tiziana Cantone (che pornostar non era) al numero cinque della classifica delle pornostar più ricercate dalle donne; ricordiamo infatti che la ragazza si è suicidata il mese scorso proprio per quei video che lei stessa voleva fossero rimossi dalla rete e che hanno scatenato un grande dibattito sul diritto all’oblio. È ovviamente assurdo che la giovane ragazza venga elencata come “pornostar” e inclusa in un elenco dove figurano Rocco Siffredi e Sasha Grey, classifica finita oltretutto su un quotidiano americano; ma è altrettanto sconcertante che, malgrado il clamore della vicenda, su quegli stessi siti - come abbiamo potuto verificare - i video che hanno portato al suicidio la donna fossero ancora presenti, video accompagnati da titoli spregevoli come the italian whore. Ad un mese dalla tragica vicenda, che ha tenuto banco per un’intera settimana in Italia, non solo di Tiziana Cantone non si ricorda più nessuno, ma i video restano ancora online sui più popolari siti hard della rete in una triste danza di offensivo, macabro e perverso che Tiziana Cantone e la sua famiglia sicuramente non meritano. Possibile che nessuno in quest’ultimo mese sia riuscito ad ottenere la cancellazione dei video da YouPorn spiegando cosa è successo a Tiziana Cantone? È una vergogna che ad un mese dalla sua morte, Tiziana Cantone continui a generare per questi colossi migliaia di click, che si traducono in milioni e milioni di incassi tra pubblicità e banner. Senza che nessuno - almeno apparentemente - possa farci nulla. Il diritto all’oblio Lo chiede e l’ottiene DDay.it Il caso ci è parso così assurdo che ci siamo presi la briga di scrivere a YouPorn, società tutt’altro che piccola e dotata di ufficio che cura i rapporti con la stampa, chiedendo se ritenevano opportuno di mantenere questi video in lista e soprattutto di includere Tiziana Cantone nella particolare classifica. Ebbene, malgrado il caso della Cantone sia stato ripreso dalla primarie testate americane, dal Washington Post alla CNN, pare semplicemente che nessuno in YouPorn fosse al corrente del problema. È bastata la nostra segnalazione - una email - perché il sito procedesse immediatamente a cancellare i video (che non possono essere più ricaricati perché verrebbero intercettati dal siste- ma automatico di analisi del contenuto) e a delistare la Cantone dalla classifica, che è stata opportunamente riaggiornata. Ecco la risposta di YouPorn: ”Thank you for pointing this out. We regret that she was included. We were not aware. We have updated the post on our site and provided an updated graph to Daily Dot as well. We also removed the video right away after we were made aware they were on the site. Thanks again- Braden”. Il sito DailyDot in realtà non ha ancora nel momento in cui scriviamo - aggiornato la propria grafica e il nome di Tiziana Cantone risulta ancora nella macabra classifica. Alla fine della vicenda, c’è da essere increduli sul fatto che nessuno tra i tanti che si sono occupati del caso - abbia chiesto a YouPorn il delisting dei video della Cantone, operazione conclusa da noi con successo facilmente e in poco tempo. Il diritto all’oblio, nei mille rivoli di Internet, resta difficile da esercitare; ma almeno chiedere ai principali punti di diffusione dei contenuti di farsi parte diligente ci sarebbe parso doveroso da chi su questo caso ci ha lavorato e, in molti casi, anche speculato. A sinistra la classifica di YouPorn come si presentava prima, a destra la nuova classifica modificata. torna al sommario Una VPN rivoluzionaria aumenta le velocità di connessione risparmiando dati Fino a +1030% su DSL e +516% sul 3G con un risparmio dati del 65% Sono i numeri raggiunti in laboratorio dal software per Reti Private Virtuali di Wangle Technologies Perfetta per i servizi di video streaming di Alvise SALICE Wangle Technologies ha annunciato di aver concluso la sperimentazione sulla sua nuova app VPN, e di essere in attesa del brevetto. La tecnologia di Wangle combina una serie di sottosistemi che forniscono un’accelerazione senza precedenti, ottimizzando lo streaming dei dati. Oggi come oggi, utilizzare una VPN diminuisce significativamente la velocità, a causa dei molteplici stadi crittografici attraverso cui i dati devono passare: ma con la sua nuova tecnologia, Wangle potrebbe balzare in pole position nell’assalto ad un mercato in predicato di sfondare la soglia dei 70 miliardi di dollari entro tre anni. Venendo alle specifiche del test, i risultati sono stati ottenuti utilizzando sistemi operativi iOS 9.1+ e Android 5+, collegati a rete Vodafone 3G a speedtest.net, server di Perth e Sidney. L’applicazione VPN è solo parte dell’offerta tecnologica in fase di sviluppo presso Wangle: è infatti allo studio anche un microchip di nuova generazione destinato a regolare via hardware la velocità di connessione e il salvataggio dati in un gran numero di dispositivi. VPN superveloce? Una pacchia per vedere i contenuti dei cataloghi stranieri di Netflix. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE AUTOMOTIVE La divisione LG che si occupa di battarie e la “Tesla Cinese” uniscono le forze LG Chem e Faraday Future insieme per realizzare una super batteria al litio L’obiettivo è realizzare una batteria al litio con la densità energetica più alta di sempre L di Massimilano ZOCCHI e voci di corridoio giravano da qualche tempo, ma solo ora le aziende hanno resa nota la partnership che le vedrà impegnate nella realizzazione della batteria del futuro. Stiamo parlando di LG Chem e di Faraday Future, che d’ora in poi lavoreranno a braccetto per fornire alle vetture elettriche del produttore cinese batterie al litio innovative. Per la precisione le due aziende parlano di densità energetica più alta di sempre. Faraday Future (dietro cui si nasconde un’altra azienda cinese, LeEco) utilizzarà queste batterie super capienti per le sue prossime vetture. Non si sa ancora nulla su modelli, segmento o costi, se non che saranno sicuramente diverse dalla FFZero1 Concept vista di recente, che è servita in realtà solo a mostrare le potenzialità del gruppo. Quello che è certo è che FF intende realizzare le sue auto su una piattaforma comune chiamata Variable Platform Architecture, utilizzando la stessa base per ogni veicolo. Come fa anche Tesla, la VPA alloggia le batterie lungo tutto il fondo del pianale, ottimizzando sia la quantità di batterie utilizzabili, sia lo spa- zio all’interno del veicolo. Al momento LG non ha rilasciato ulteriori informazioni, e non è dato sapere se l’accordo preveda anche l’utilizzo di nuove tecnologie come il grafene (come altri si apprestano a fare). Tuttavia LG ha appena dato dimostrazione della sua capacità produttiva con la fornitura per Renault e la sua elettrica Zoe. Il nuovo modello ha la batteria con capienza quasi doppia rispetto alla precedente versione, ma occupando lo stesso spazio e con solo 22 kg in più di peso. Da ricordare inoltre che LG Chem è il fornitore di GM per la Bolt e Amperae che già hanno in dotazione 60 kWh in uno spazio tutto sommato esiguo. A destra le vecchie celle per Renault Zoe, a sinistra le nuove con doppia capacità. Ulteriori miglioramenti in questa direzione darebbero sicuramente una “scossa” a tutto il settore. Fisker ci riprova, puntando sulle batterie al grafene Henrik Fisker torna in scena e promette per il 2017 una supercar con 640 km di autonomia H enrik Fisker non vuole abbandonare la scena automotive, specialmente ora che le auto elettriche, di cui fu uno dei primi promotori, si stanno ritagliando spazi sempre più ampi. Solo qualche settimana fa vi abbiamo parlato della nuova Karma Revero, riportata in vita dalla proprietà cinese, dopo il fallimento dell’allora Fisker Karma. Ora che è nuovamente libero di agire, Henrik non ci ha pensato due volte, ha fondato Fisker Inc e ha raccontato a Bloomberg i piani per il futuro, nemmeno troppo lontano. Nel 2017 arriverà la prima supercar del nuovo corso, che dovrebbe posizionarsi nel segmento della Tesla Model S, anche se secondo il patron sarà qualcosa di torna al sommario Google preme l’acceleratore sullo sviluppo delle auto a guida autonoma Alcune Pacifica ibride plug-in sono state consegnate a Mountain View di Massimilano ZOCCHI AUTOMOTIVE Dopo il fallimento di Karma, Henrik Fisker fonda una nuova azienda nel settore auto di Massimilano ZOCCHI Avvistate le prime auto a guida autonoma di FCA e Google “completamente diverso”, sportivo e spazioso. Della nuova vettura non si sa ancora nulla e non c’è nessuna immagine, se non un paio di disegni postati da Fisker sul suo account Twitter, con tanto di slogan “Il futuro inizia qui”. E sempre parafrasando l’intervista con Bloomberg, la nuova elettrica svizzera per avere successo punterà sull batterie al grafene (un materiale che pare essere quasi miracoloso) prodotte in una fabbrica di proprietà, in stile Tesla Gigafactory. Secondo Fisker, con questa tecnologia si potranno offrire batterie leggere e con un’autonomia di 640 km per singola carica. Il designer si spinge oltre pensando anche alla possibilità di offrire le innovative batterie a partner selezionati, per poi entrare anche nel mercato di massa con una vettura più economica ma di qualità, dal costo stimato di 40.000 dollari. Una tabella di marcia che somiglia furbescamente a qualcosa di già visto. Partirà davvero da qui la rivoluzione delle batterie per automotive? Sono già trascorsi 7 anni da quando Google ha varato il progetto per la guida autonoma. Se inizialmente sembrava che l’idea fosse solo costruire delle vetture a marchio, l’attenzione di Google si è poi spostata sulla collaborazione con brand esperti di automotive. L’ultimo di questi, forse il più importante, è Fiat Chrysler che fornirà a Big G ben 100 Chrysler Pacifica, il nuovo minivan ibrido plug-in in grado di percorrere una cinquantina di km in modalità 100% elettrica. E da foto circolate in rete nelle ultime ore pare che i primi esemplari siano stati consegnati. Dalle immagini diffuse, non troppo nitide a dire il vero, si notano supporti già installati sulle Pacifica, per i sensori Lidar laterali, e l’ormai noto gruppo di sensori sul tettuccio. Rispetto agli apparati di vecchia generazione sembra che gli ingombri globali siano stati ridotti, forse per cercare di avvicinarsi a qualcosa che possa essere considerato di serie, e non più un’auto frankenstein solo dedicata ai test. Attualmente le miglia accumulate da Google durante le prove di guida autonoma ammontano a 2 milioni. Per fare un confronto, Tesla ha già in archivio 222 milioni di miglia grazie al sistema Autopilot che molti proprietari usano regolarmente. Le 100 vetture FCA, quindi, daranno un grosso contributo per recuperare il terreno perso. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE AUTOMOTIVE Norvegia da record nella classifica delle immatricolazioni di veicoli ecologici Norvegia: il 30% delle auto immatricolate sono elettriche. Italia ancora ferma al palo Italia assente dalle prime 8 nazioni in classifica, ferma a un desolante 0.1% del parco circolante di Massimiliano ZOCCHI I l mercato delle auto“elettrizzate” è cresciuto in modo considerevole durante il 2016, e risulta evidente dal rapporto rilasciato da IHS Automotive. Alcune nazioni sono contraddistinte da numeri interessanti, ma nessuno può ambire ad avvicinare la regina incontrastata: la Norvegia. Grazie alle politiche di sostegno nazionali, oltre a un’ottica improntata alla sostenibilità in generale, nel Q1 (unico periodo con dati confermati, per cui attendibili) ha fatto registrare quasi il 30% di nuove immatricolazioni di auto a batteria. Il dato è comprensivo delle 100% elettriche e delle ibride plug-in. Nel mondo le nuove immatricolazioni si dividono in circa il 63% di elettriche e il 37% di plug-in, sempre in riferimento al Q1 2016. Dietro la Norvegia si piazza l’Olanda, ma già lontanissima con solo il 2.2%, mentre a seguire ci sono Francia, UK, Stati Uniti e Germania, ma con un numero di nuovi veicoli superiore, a causa della maggiore densità di popolazione rispetto ai Paesi Bassi. Per l’Asia sempre al top ovviamente Giappone e Cina, quest’ultima con solo lo 0.5% ma con il maggior numero di immatricolazioni, 32.213. Purtroppo l’Italia non cresce, e resta ferma allo 0.1% dello scorso anno, a causa della recidiva as- senza di incentivi statali, come avviene invece nei paesi in testa. Sono attesi da mesi provvedimenti da parte del nostro Governo, con la dead line che è stata segnata per la prossima finanziaria. La speranza è che l’esecutivo non tradisca anche questa volta le attese, rischiando di far restare indietro il nostro paese in un settore con una forte spinta in tutto il mondo. Infatti secondo il report di IHS, entro il 2020 il mercato globale per le auto BEV e PHEV dovrebbe raggiungere la cifra considerevole del 4%. Il Fuel Cell dell’esercito USA sembra uscito da un film Alimentato da Fuel Cell a idrogeno, il mezzo può affrontare tutte le condizioni di terreno G di Massimilano ZOCCHI torna al sommario La Casa del Tridente ha confermato l’arrivo di una vettura elettrica Non sarà un clone della Tesla di Giulio MINOTTI AUTOMOTIVE Chevrolet Colorado ZH2 è il risultato della collaborazione con le forze militari USA eneral Motors ha svelato il suo mezzo off-road Chevrolet Colorado ZH2. Frutto di solo un anno di lavoro, dopo l’accordo siglato con U.S. Army, ZH2 è alimentato da Fuel Cell ad idrogeno, che a loro volta forniscono energia a un motore elettrico in grado di erogare potenza e coppia istantanee. Diverse caratteristiche sono sconosciute (forse per segreto militare) ma è certo che GM ha puntato forte anche sul design, che non lascerà indifferenti gli appassionati di Pick-Up. Una particolarità di rilievo è che ZH2 ha nel trunk posteriore una unità in grado di prelevare energia dall’impianto fuel cell, e tramite tre diverse prese a diversa potenza, può fornire elettricità, cosa molto utile per missioni sul campo, dove spesso ci si spinge in zone estreme, o avverse da calamità naturali, e quindi con problemi di approvvigionamento energetico. La corrente fornita può arrivare fino a 20 Ampere a 120 Volt, oppure all’elevata potenza di 100 Ampere per i 240 Volt. Nel 2020 avremo la prima elettrica Maserati Per la realizzazione GM ha unito le forze col TARDEC (U.S. Army Tank Automotive Research, Development and Engineering Center) con un laboratorio congiunto per lo sviluppo delle applicazioni fuel cell, situato in Michigan. Inoltre ZH2 non è l’unico prodotto nato da questa collaborazione. Già in giugno è stato presentato un mezzo (Unmanned Undersea Vehicle) subacqueo, tuttora in fase di testing in bacini artificiali, che ha in comune con ZH2 il sistema di alimentazione. Colorado verrà quindi testato sul campo per un periodo di un anno, e potrà essere utile in diverse situazioni. Grazie al motore elettrico può essere impiegato in ricogni- zioni in silent-mode, anche in presenza di rilevatori avanzati per via di una bassa impronta termica e acustica. E come noto, il motore elettrico ha coppia massima a qualsiasi velocità, particolare utile in off-road. General Motors è orgogliosa del proprio lavoro e si aspetta molto dal test operativo, Charlie Freese, executive director of GM Global Fuel Cell Activities, ha dichiarato: “Colorado ZH2 è un esempio incredibile delle capacità di GM per design e ingegneria, nella creazione di un mezzo off-road che può essere utile a molti. Nel prossimo anno ci aspettiamo di imparare dai test di U.S. Army, circa i limiti della tecnologia fuel cell “ Al Salone di Parigi, Roberto Fedeli, responsabile tecnico di Alfa Romeo e Maserati ha annunciato l’arrivo di un modello alimentato esclusivamente a batteria tra il 2019 ed il 2020. “Saremo gli ultimi ad arrivare (con una vettura elettrica) e dovremo farlo con qualcosa di diverso. Molto diverso. Non credo che Tesla sia il miglior prodotto sul mercato. La loro qualità è paragonabile a quella dei fornitori tedeschi di componenti degli Anni ‘70”. In realtà la Maserati elettrica non è una completa novità; qualche mese fa il Ceo di Fiat-Chrysler Sergio Marchionne aveva rivelato che il suo Gruppo era al lavoro su una vettura elettrica con il marchio del Tridente. Un modello basato sul concept Alfieri, una coupé gran turismo decisamente diversa dalle attuali proposte di Tesla. Una vettura, che per mantenere inalterato il DNA Maserati, dovrà risolvere varie problematiche “I veicoli elettrici di oggi sono semplicemente troppo pesanti per essere divertenti da guidare” . Non basta, secondo Fedeli, avere un’accelerazione bruciante. ll peso delle batterie non dovrà penalizzare la guidabilità e le prestazioni che ci si aspetta su un’auto Maserati. Infine, sempre secondo il responsabile tecnico italiano, sarà necessario trovare una soluzione seria all’assenza del sound del motore sulle vetture elettriche, componente essenziale dell’esperienza di guida di una vettura sportiva. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE AUTOMOTIVE Partirà nel 2017 Electric GT, il primo campionato GT con auto 100% elettriche Parte Electric GT, le auto sono tutte Tesla Electric GT vedrà sfidarsi 10 team e 20 piloti in 7 tra i più importanti circuiti mondiali D di Massimiliano ZOCCHI opo la Formula E ormai arrivata alla terza stagione, un altro storico format di corse si unisce alla rivoluzione elettrica, con la partenza del campionato Electric GT. La prima stagione inizierà nel 2017, con date ancora da decidere, per un totale di 7 gare in tracciati famosi, più altri 3 eventi fuori classifica in nord America. Come anche nel campionato monoposto, si è deciso di puntare su un mono modello, e chi meglio di Tesla? I venti piloti, due per ognuno dei dieci e-Team partecipanti, saranno alla guida di una Model S P85 preparata da gara. Al momento i circuiti confermati sono Nurburgring, Circuit Paul Ricard e Catalunya-Barcelona. I piloti che hanno già raggiunto accordi con le squadre per ora sono quattro, Stefan Wilson, Vicky Priria, Dani Clos e Leilani Münter (talaltro laureata in biologia e nota testimonial di campagne ambientalistiche). Nessuna pietà per le Model S, che come usuale per le auto da gara, sono state totalmente sventrate, ad eccezione del touchscreen 17”. I weekend di gara consisteranno in Il primo campionato di auto autonome, che doveva iniziare come evento partner della nuova stagione di Formula E, sembra che non partirà di Massimiliano ZOCCH 20 minuti di prove libere, 30 minuti di qualifiche, e successivamente due manche di gara da 60 km ciascuna. Il punto forte per i fan e gli appassionati di mobilità elettrica sarà il contorno alle gare. Ci sarà un vero e proprio festival della tecnologia e innovazione, con anche eventi e informazione sulla sostenibilità e sull’ecologia, dentro il circuito e nelle aree adiacenti, proprio come accade durante le gare di Formula E. Non sono ovviamente ancora noti eventuali accordi televisivi, ma l’organizzazione ci tiene a precisare che l’impronta tecnologica e moderna sarà mantenuta anche per quanto riguardo il broadcasting, con la possibilità di vedere gli eventi in diretta su Periscope, Twitch, e su YouTube, ancora una volta ricalcando quanto già sperimentato nel mondo delle monoposto elettriche. Viene anche indicata la possibilità di interagire con i team tramite i social network, forse per proporre il fan boost (ovvero un overboost di potenza per pochi secondi) al pilota più votato dai fan, ma siamo nel campo delle ipotesi. Qui un breve teaser di presentazione AUTOMOTIVE La nuova e-bike Greyp è una bici dal design grintoso pronta per qualsiasi terreno Autonomia record per la e-bike Greyp G12H: 240 km Tra i suoi punti di forza una batteria da 3 KWh che garantisce fino a 240 km di autonomia C di Massimilano ZOCCHI hi ha sempre pensato all’e-bike come un mezzo utile unicamente per muoversi in città e fare brevi tratti dovrà ricredersi: Greyp G12H è la nuova bici elettrica proposta dallo storico marchio Rimac Automobili in grado di compiere 240 Km con una sola ricarica. L’autonomia non è l’unico punto di forza del veicolo a due ruote, si tratta infatti di un prodotto con caratteristiche premium ed un design che ricorda più una moto da corsa che una bici vera e propria, così come la linea Greyp ha abituato i suoi estimatori. A bordo c’è una batteria agli ioni di litio da ben 3KWh in grado di spingere la G12H fino a 45 km/h e garantire energia a sufficienza per lunghi percorsi. Il sofisticato computer di bordo fornisce torna al sommario Salta Roborace il campionato a guida autonoma Mancano gli sponsor informazioni complete sulla velocità, sul consumo, temperatura, chilometri percorsi e statistiche giornaliere e settimanali consultabili grazie al pratico display touch. Il telaio in acciaio dona robustezza all’e-bike e il sistema di sospensioni anteriore e posteriore la rende utile anche per percorsi sterrati ed irregolari. Per avviare la G12H basterà appoggiare un dito sul lettore di impronte integrato, la stessa operazione garantirà il blocco della pedalata quando dovremo lasciare la bici incustodita, infine il sistema di luci detto Supernova assicura visibilità anche nelle ore più buie e in caso di assenza di illuminazione pubblica. Al momento la casa produttrice non ha diffuso ulteriori specifiche tecniche. La Greyp G12H sarà comunque personalizzabile scegliendo sella, manubrio e colori telaio. Il prezzo di vendita si aggirerà presumibilmente attorno ai 10.000 euro, in linea con gli altri veicoli della Rimac. Circa un anno fa vi avevamo parlato della nascita del primo campionato automobilistico per vetture a guida autonoma, chiamato senza troppi giri di parole Roborace. Dopo il lancio dell’idea seguirono la realizzazione di una versione developer e la presentazione di un concept dal design futuristico, lo stesso che sarebbe poi stato adottato da tutte le non-monoposto. Le gare, secondo il programma iniziale, si sarebbero dovute svolgere come evento partner durante le tappe del campionato FIA di Formula E, utilizzando gli stessi circuiti. Purtroppo la prima gara di Formula E si è da poco svolta a Hong Kong e di Roborace non c’è stata traccia. Pochi fortunati hanno potuto scorgere la dev-car, ancora molto lontana dall’aspetto super aerodinamico visto nel concept, che ha anche avuto dei problemi tecnici ai supporti batteria. Nonostante il duro lavoro dei tecnici non è stato possibile metterla in mostra in pista. Girava voce nel paddock che la tabella di marcia non sia stata rispettata a causa soprattutto della mancanza di sponsor per sostenere i costi elevati. Lo staff di Roborace crede comunque di riuscire a girare in pista durante la prossima tappa a Marrakesh, ma le gare vere e proprio saranno rimandate probabilmente alla stagione 2017-18. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE AUTOMOTIVE Rinspeed è un’azienda svizzera famosa per i suoi stravaganti concept di auto Rinspeed Oasis: la citycar “autonoma” che cambierà il mondo dell’automobile Oasis è una piccola auto elettrica con guida autonoma, verra presentata al prossimo CES R Dal 19 ottobre sarà disponibile a Milano Drive Now, il car sharing di BMW e Sixt con auto di categoria superiore Infatti anche le tariffe sono più elevate di Giulio MINOTTI inspeed è una piccola azienda svizzera conosciuta in tutto il mondo per i suoi prototipi fuori dal comune, auto capaci di trasformarsi in barche e sottomarini o dotate di un proprio drone. Vetture decisamente originali che ogni anno attirano l’attenzione dei media internazionali. L’ultima proposta della compagnia fondata da Frank M. Rinderknecht è la Oasis, definita come “una presa di posizione contro l’idea che la città sia una giungla che richiede SUV da diverse tonnellate per sopravvivere; una chiara alternativa alla marziale occupazione dell’asfalto urbano”. La Oasis è una due posti elettrica dotata di guida autonoma, con pannelli fotovoltaici sul tetto e parabrezza in grado di ospitare contenuti in realtà aumentata. Decisamente interessanti gli interni ispirati a quelli di un salotto, con poltro- di Roberto FAGGIANO ne girevoli, credenza e schermi TV. Un abitacolo in cui è presente, nella parte frontale un vero e proprio giardino (da qui il nome Oasis) dove è anche disponibile, in caso di necessità, un volante multifunzione. La Rinspeed Oasis verrà presentata alla prossima edizione del CES di Las Vegas e, a differenza della Google Car, è un’auto dalle molteplici funzionalità. Da utilizzare la mattina, secondo i progettisti, per andare a fare la spesa, al pomeriggio come micro veicolo commerciale e la sera anche per la consegna delle pizza. Sul posteriore è, infatti, posizionato un vano che può essere sia riscaldato o refrigerato a secondo delle necessità, dotato anche di serratura “intelligente”. AUTOMOTIVE BMW continua ad immaginare la mobilità dei prossimi 100 anni, anche a 2 ruote Ecco come sarà la moto del futuro secondo BMW Presentato un concept con telaio sterzante, realtà aumentata e sistema di auto-bilanciamento P di Giulio MINOTTI er celebrare i suoi 100 anni di storia, BMW ha presentato i Vision Next 100, prototipi anche a marchio Mini e Rolls-Royce che immaginano la mobilità del futuro. L’ultimo arrivato è il concept di BMW Motorrad, una due ruote che svela come saranno le moto nel prossimo secolo. Si tratta di un mezzo dalle linee essenziali caratterizzato da un particolare telaio triangolare che si ispira alla prima moto del marchio tedesco, la R32 del 1923. Una struttura, denominata Flexframe, che collega ruota anteriore e posteriore; quando si muove il manubrio è in grado di mutare forma rendendo possibile il cambiamento di direzione. Decisamente fuori dal comune anche il motore che dall’esterno ricorda il tipico boxer della casa tedesca, ma che in realtà cela un’unità elettrica. Anche la torna al sommario Il car sharing di BMW arriva a Milano Le elettriche i3 entro fine anno sua forma varia a seconda della situazione di guida. Appena la moto si avvia, il blocco motore fuoriesce lateralmente. ottimizzando il suo ingombro in funzione dell’aerodinamica. Questa moto, inoltre, non avrà bisogno di un cavalletto. La motocicletta, infatti, si auto-bilancia, anche in movimento, con un sistema di guida attivo che conferisce maggiore stabilità, assicurando al pilota un livello di sicurezza superiore. BMW Motorrad Vision Next 100 Concept è anche accompagnata da un visore a realtà aumentata destinato al pilota, che proietta i dati più importanti, quando necessario. Ad esempio, con uno sguardo in alto si accede alla visione posteriore, mentre guardando in basso si consulta il navigatore. Infine anche la tuta del pilota sarà di nuova generazione. E’ in grado di rinfrescare o riscaldare il guidatore, ottimizzando la sua forma ed il comfort. Inoltre è dotata di vari sensori per il monitoraggio dello stress e della temperatura corporea e strutture vibranti in grado di fornire informazioni dal sistema di navigazione. Dal 19 ottobre nelle strade di Milano si potrà usare un nuovo car sharing: si chiama Drive Now ed è il frutto della collaborazione tra BMW e Sixt. Il servizio già attivo in Germania e in altre capitali europee usa un parco vetture messo a disposizione di 480 auto, ripartite tra BMW 1, BMW 2 Active Tourer, BMW 2 Cabrio, Mini Cooper, Mini Clubman e Mini Cooper Cabrio. Entro l’anno poi saranno disponibili anche le elettriche BMW i3. La classe delle vetture giustifica tariffe superiori a quelle della concorrenza: si parte da 31 centesimi/ euro al minuto per serie 1 e Mini mentre si sale a 34 cent/euro al minuto per le BMW serie 2: la sosta costa 20 cent al minuto mentre, in maniera molto simile a quanto fa da un anno Car2Go, è prevista una penalità di 4,90 euro se si lascerà l’auto in zone periferiche, definite area gialla che comprende solo le aree più remote a rischio di furti e vandalismi. Si sta operando però per includere nell’ambito di servizio gli aeroporti di Linate e Malpensa. L’iscrizione a Drive Now costa 29 euro una tantum ma nella fase di lancio sarà gratuita (è già possibile registrarsi qui) e comprende i primi 20 minuti di utilizzo. Il servizio non prevede tessere, tutto si svolge tramite smartphone dopo aver scaricato l’apposita applicazione. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE SCIENZA E FUTURO A Roma si è tenuto il MakerFaire, il più grande evento europeo per gli artigiani digitali e i creativi di tutte le età Lampadine antifurto e macchine stampate in 3D Ecco tutte le migliori idee della MakerFaire 2016 Siamo andati nella Capitale a cercare i progetti più curiosi e ambiziosi, ecco tutte le nuove idee, dalle più interessanti alle più strane di Robero PEZZALI A Roma è andata in scena l’innovazione: 25.000 studenti hanno visitato la quarta edizione della European MakerFaire 2016 nella sua giornata di apertura, e nel weekend gli organizzatori si aspettano più di 100.000 persone. Spazi più ampi, un numero di espositori che cresce esponenzialmente di anno in anno per una fiera che diventa sempre più viva e più bella. Tra progetti consolidati, tante idee e qualche tentativo bizzarro che mai vedrà la luce alla MakerFaire c’è posto per gli artigiani digitali di ogni età e di ogni Paese, con idee che spaziano dall’educazione per i più piccoli al digitale alla stampa in 3D, per arrivare al cibo e alla coltivazione robotizzata casalinga. Il merito di tanto successo è soprattutto delle persone, che negli ultimi anni hanno saputo reinventarsi e sfruttare le tecnologie messe loro a disposizione per dare vita a idee che sembravano irrealizzabili, ma questa nuova rivoluzione “industrial-digitale” non ci poteva essere se aziende come Intel e Arduino non avessero messo a disposizione di tutti strumenti che, con conoscenze davvero basilari di informatica e meccanica, permettono di partire da un’idea e di realizzare in pochi passaggi un prototipo completo. Intel ha portato alla MakerFaire la sua nuova scheda Joule, presentata all’IDF 2016 e finalmente disponibile per i maker che vogliono realizzare progetti complessi: Joule è piccolissima, ma ha la potenza di un computer e una serie di interfacce studiate per collegare con facilità diversi moduli come la camera RealSense, in grado di distinguere oggetti e persone. James Jackson, General Manager Maker & Innovation Group di Intel, ci ha consigliato di guardare con attenzione il progetto realizzato con Joule da una azienda giapponese, VStone, che in soli due mesi ha costruito un robot capace di seguire le persone con lo sguardo e di interagire con le persone. Ad oggi è alto poche decine di centimetri, ma Soda II, questo il nome del robot, ha già un futuro assicurato come barman in qualche locale giapponese: i suoi creatori pensano infatti di usarlo per intrattenere le persone al bancone mentre, con i suoi bracci robot, prepara cocktail perfetti. Soda Robot è solo uno dei torna al sommario protagonisti della nuova edizione della fiera dei maker: passeggiando tra gli enormi padiglioni abbiamo trovato tanti altri progetti e idee interessanti. Stampanti 3D, colori e ceramica Una stampante 3D non può mai mancare nel laboratorio di un vero maker, e alla MakerFaire c’è spazio davvero per novità di ogni tipo e di ogni forma. Merita sicuramente una menzione Ono, progettata e ingegnerizzata da Solido 3D, digital factory di Roma: è la prima stampante 3D per smartphone, utilizza la tecnologia DLP e una serie di resine colorate per creare piccoli oggetti della forma desiderata utilizzando come “cervello” un telefono cellulare. nel migliore dei modi. Il modello stampato richiede comunque una doppia cottura in forno. C’è infine chi sta cercando di realizzare la prima stampante 3D per alluminio, che utilizza un filamento da fondere ad altissima temperatura. L’obbiettivo è fare oggetti metallici, ganci e viti, e al momento è ancora un prototipo parzialmente funzionante. Il digitale in cucina Non troppo veloce, circa un’ora per ogni centimetro di altezza, Ono ha il vantaggio di costare davvero poco: solo 99 euro, con 15 euro circa per la resina. I primi esemplari verranno consegnati a partire dalle prossime settimane a coloro che hanno contribuito a finanziare il progetto con il crowdfunding. Interessanti anche la stampante 3D a 6 colori, che ci risulta essere una delle prime al mondo capaci di gestire ben sei filamenti insieme. Curiosa la stampante 3D per ceramica: utilizza un particolare impasto di porcellana per realizzare ciotole e bicchieri personalizzati dedicati ai ristoranti e agli chef, che oltre a creare una ricetta particolare possono anche abbinare un piatto o un bicchiere per presentarla Tra i progetti più interessanti in ambito cucina troviamo Revoilution, una piccolo frantoio casalingo capace di produrre olio utilizzando blocchi di polpa di olive abbattute subito dopo la raccolta. Revoilution è la Nespresso dell’olio: un litro di “nettare” costa dai 12 ai 17 euro e durante la lavorazione si possono osare modifiche come ad esempio l’aggiunta di peperoncino o altri aromi. Interessante anche la cella di lievitazione assistita: è segue a pagina 29 n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE Interessante soprattutto per il design Linfa, la piccola serra italiana creata da Robonica: il microclima viene monitorato dai sensori in real time mentre i LED simulano la luce solare. Infine merita una segnalazione Ortuino: una serra, basata su Arduino, è dedicata ai bambini. Non è una serra automatizzata, e il suo scopo è educare il bambino a prendersi cura delle sue piante, inviando notifiche quando serve acqua oppure quando una pianta necessita di concime. Interamente opensource e da assemblare, Ortuino è un eccellente progetto per piccoli maker in erba. TEST Le migliori idee della MakerFaire 2016 segue Da pagina 28 stata costruita in un mobile dell’Ikea e gestisce temperatura e umidità perfetta per la lievitazione degli impasti in ogni situazione climatica. Per chi deve invece cuocere pane, pizza o altri cibi in assenza di fuochi o corrente può farlo usando solo il potere del sole. Helio, un forno modulare a energia solare con specchi da assemblare in pochi minuti, raggiunge la temperatura di circa 330°. terremoti: la gente non riesce a uscire velocemente, resta bloccata in casa o in ambienti chiusi” ci conferma il suo ideatore. Da seguire anche il progetto di un laurendo all’università la Sapienza di Roma: viene da L’Aquila l’ideatore di SeismoCloud, una applicazione che trasforma ogni smartphone in un sismometro collegato al cloud. SeismoCloud entra in modalità rilevamento solo quando lo smartphone è appoggiato da qualche parte e con il display spento, e l’algoritmo di rilevamento interno riesce a distinguere le scosse sismiche dai movimenti accidentali. Se viene rilevata una scossa, tutti gli smartphone delle zone vicine, che usano la stessa app già scaricabile dai vari AppStore, vengono allertati con una notifica. L’inventore ha anche realizzato anche un sistema analogo da casa, un sismometro da caricare su una scheda Galileo Intel: con meno di 40 euro di componenti si può realizzare un sistema di notifica e allerta da tenere sempre collegato vicino al modem. Infine uno sguardo a quello che secondo molti è cibo del futuro: vermi e insetti sono nutrienti, sani e proteici, tanto che c’è chi ha provato a costruire una sorta di camera per tenerli in cucina, chiusi in particolari cassetti. Per veri coraggiosi. Andiamo a programmare L’educazione alla programmazione è fondamentale, e convincere un ragazzo a scrivere codice è più semplice se c’è un progetto divertente da attuare o se può farlo insieme ad altri ragazzi. Google ha portato a Roma il suo progetto Google Computer Science First, un programma educativo destinato ai ragazzi dai 9 ai 14 anni per insegnare loro la programmazione tramite una serie di moduli guidati. Completamente in italiano e basato su Sketch, l’interfaccia di programmazione a blocchi facile e intuitiva, Google Computer Science First è destinato alle scuole e agli insegnanti che vogliono intraprendere un percorso di insegnamento del coding con le loro classi. Se qualcuno volesse cimentarsi nell’insegmento usando Computer Science purtroppo dovrà trovare altre soluzioni, perché ad oggi non è prevista la possibilità di attivare il servizio senza essere un docente. Insalata e aromi coltivati in casa Tutti uniti contro i terremoti Le tragiche vicende che hanno colpito l’Italia centrale negli ultimi anni hanno dato la spinta a molti giovani inventori per realizzare prodotti che possono aiutare a salvare vite umane nel caso di eventi sismici. Interessantissima questa porta: grazie ad un meccanismo inserito nella parte alta si apre automaticamente quando, in seguito ad una scossa e ad un cedimento strutturale, il telaio della porta stessa viene inclinato o deformato. “Le porte che restano bloccate, sopratutto quelle antiincendio, sono la principale causa di morte durante i torna al sommario Coltivazione in casa, con piccole serre perfettamente automatizzate grazie a sistemi come Arduino, Raspberry o Intel Galileo / Edison: alla MakerFaire abbiamo visto tantissimi progetti legati alla coltivazione idroponica a partire da Biopile, un elegante sistema modulare con la forma di una grossissima pila. Biopile è composto da tante celle di accrescimento controllate da un computer, con la distribuzione dell’acqua inserita nella colonna centrale. Spazio anche a Lego, che da anni è impegnata nell’insegnamento della robotica con la sua linea Lego Education: esposto a Roma il nuovo modello WeDo 2.0 dedicato ai ragazzi dagli 8 ai 12 anni, che utilizzando un iPad permette di programmare una serie di robot partendo dalle basi, la costruzione, per arrivare al codice. WeDo 2.0 è un progetto davvero ben fatto accompagnato da un percorso didattico preciso: è destinato alle scuole (e sono già molti gli istituti che lo usano in Italia), ma si può comunque acquistare a circa 150 euro per essere usato anche a casa, con un genitore che segue a pagina 30 n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 TEST Le migliori idee della MakerFaire 2016 segue Da pagina 29 appoggiandosi al materiale formativo segue il figlio. Tanti i robot destinati all’educazione presenti in fiera: il piccolo Thymio è uno di questi, facile costruire e programmare, è fatto apposta per insegnare e far progredire i ragazzi nella materia “coding” affascinando “novizi” programmatori di 6 anni per trasformarli in maghi degli algoritmi a 12 anni. Si parte con un piccolo editor a blocchi visuali per i più piccoli, e si arriva ad un editor di codice vero per chi ormai è pratico e esperto, con giochi e progetti sempre più complessi. MAGAZINE (elettrico) sia a vela, e per garantire l’inaffondabilità ci sono due tubolari in PVC fissati ai lati. E’ una via di mezzo tra uno skate e una tavola da snowboard Hyperboard, il mezzo di trasporto opensource modulare creato da Faraday Motion. E’ totalmente stampato in 3D e può essere modificato aggiungendo e rimuovendo componenti. Sempre in tema mobilità ha trovato un suo spazio alla Makerfaire anche Onda Solare, il progetto dell’Università di Bologna che ha partecipato alla World Solar Championship, il campionato per auto a emissioni zero alimentate esclusivamente dall’energia del sole. Un prodotto unico made in Italy. L’auto 3D. E il motore è il trapano L’auricolare senza auricolare In tema “mobilità” il progetto più curioso è senza dubbio Toxic, un mezzo di trasporto interamente stampato in 3D leggerissimo e componibile. Sviluppato in meno di tre mesi Toxic è abbastanza robusto da riuscire a reggere il peso di una persona, che può sfruttarlo per spostamenti a velocità anche soste- GET è senza alcun dubbio una delle idee più curiose e innovative che ci sia capitato di vedere negli ultimi mesi: nato come progetto universitario e poi diventato prodotto commerciale (arriverà a breve in vendita), GET è il primo auricolare senza auricolare. Curioso vero? il segreto è in un bracciale dotato di una serie di sensori che, collegato allo smartphone, permette di accettare o rifiutare le chiamate con un semplice gesto. nute grazie al curioso sistema di propulsione, un trapano a batteria. Realizzato da una università, i progetti di Toxic verranno rilasciati online. Per chi ama il mare c’è Paper8, una barca pieghevole facile da trasportare. Può essere usata sia a motore torna al sommario Per rispondere basta portare il dito all’orecchio, proprio come si vede fare in molti film di fantascienza. GET utilizza un trasduttore nel bracciale e la conduzione ossea per trasmettere l’audio attraverso le dita all’apparato uditivo, un’idea che non solo è geniale ma che funziona anche molto bene. Grazie al microfono, inserito nel bracciale, è possibile ovviamente parlare ottenendo il canale audio di ritorno. GET può leggere anche le notifiche in arrivo, e permette all’utilizzatore di inviare messaggi vocali; grazie all’applicazione si possono poi attivare molte altre funzioni come la sveglia, la navigazione e il controllo di videogiochi o altri dispositivi. Non manca infine la funzione fitness tracker: il braccialetto funzione pure come contapassi. Watly purifica l’acqua con il sole Si chiama Watly ed è un super computer termodinamico: realizzato da una startup italo spagnola, Watly sfrutta l’energia del sole per produrre acqua potabile partendo da acqua inquinata e acqua del mare, risolvendo così l’annoso problema dell’approvvigionamento idrico di molte popolazioni del terzo mondo. Watly è in grado di produrre fino a 5000 litri di acqua pulita e potabile al giorno, 3 milioni di litri all’anno, il tutto grazie ad un processo di evaporazione e rimineralizzazione gestito da un super computer nascosto all’interno. Il green computer riesce a funzionare ininterrottamente per circa 15 anni, e oltre all’acqua riesce a generare anche energia pulita dal sole grazie ai pannelli solari e connettività internet, con una rete wi-fi potenziata in grado di coprire un’area di 800 metri quadrati. Costruita con l’80% circa di materiali riciclabili, Watly è un piccolo modulo di pochi metri ma in lavorazione c’è già una versione da 40 metri con una capacità ben più elevata. Nel mondo ci sono 300 milioni di persone senza acqua potabile, 2 miliardi senza energia e circa 5 miliardi senza acceso a Internet: Watly è la soluzione perfetta per tutti. Lyt Sonic, la lampadina antifurto Basta una sola lampadina per avere un antifurto completo in una stanza: Lyt Sonic è un innovativo sistema di allarme integrato in una classica lampadina a LED che riconosce, grazie ad una serie di sensori subsonici, i pattern tipici di una infrazione attraverso porte o finestre. Lyt Sonic sostituisce (o integra) i diversi sistemi di allarme, e non richiede una centralina o una sirena: basta scaricare l’applicazione e avvitare la lampada al supporto per ricevere le notifiche nel caso di effrazione. Il suo creatore ci assicura che l’algoritmo è preciso e affidabile, ed è in grado di distinguere un tentativo di intrusione da una apertura della finestra volontaria e controllata. Piccola e discreta, la lampada forse non può sostituire un completo sistema antifurto come affermano i suoi creatori ma può essere utile tuttavia in alcuni ambienti secondari per avere un pratico allarme facile da installare che segnala ospiti indesiderati. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE TEST Abbiamo provato il giradischi Sony predisposto per riversare il contenuto analogico in versione WAV o addirittura DSD Sony PS-HX 500 porta il vinile in alta risoluzione Buon progetto ma il prezzo elevato e una testina non troppo sofisticata potrebbero allontanare i potenziali acquirenti Q di Roberto FAGGIANO uando Sony ha lanciato la linea High Resolution Audio mai avremmo pensato di vederci entrare un giradischi, apparentemente tutto il contrario nella filosofia tecnologica. Invece Sony ha visto giusto, notando che i concorrenti avevano tutti in catalogo dei giradischi che potevano convertire il contenuto dei dischi in vinile solo in modesti e compressi MP3. Ecco allora arrivare il PS-HX500 (499 euro), un giradischi di ottima fattura e soprattutto in grado di poter archiviare, tramite un software dedicato, la musica in formato WAV fino a 192 kHz/24 bit o addirittura nei sofisticati DSD. video 499,00l€ ab Sony PSHX500 audio turntables UN BUON PROGETTO CON QUALCHE PECCA Inutile fare giri di parole: se avete 500 euro da investire in un giradischi solo per ascoltare la vostra collezione in vinile rivolgetevi altrove, se invece volete anche riversare il contenuto analogico in un prezioso file ad alta risoluzione se ne può parlare. Sony ha realizzato un buon giradischi con un progetto molto curato gli ha affiancato un software per la registrazione facile da usare ma poi gli ha abbinato una testina che non è all’altezza del prezzo richiesto: le impeccabili registrazioni ad alta risoluzione potrebbero essere limitate in partenza dalla qualità di ciò che esce dalla testina. Piuttosto si poteva dare l’alternativa del giradischi fornito senza testina, in modo che l’utente potesse montarvi quella preferita, con l’ulteriore vantaggio di un prezzo contenuto. 7.8 L’estetica è molto essenziale e senza alternative, tutta in nero e con il solo comando per l’accensione e per scegliere la velocità di rotazione. I concorrenti invece propongono spesso varianti in colori sgargianti oppure la più classica versione in legno naturale di varie essenze. Un giradischi ben progettato Il nuovo giradischi Sony non è certo il frutto di un progetto affrettato o il semplice clone di modelli già esistenti. Qui tutto è molto accurato in ogni dettaglio, specie a livello costruttivo. Per il telaio si è scelta la soluzione di tipo rigido, senza dubbio più semplice rispetto al tipo sospeso su molle, ma forse più sensibile alle vibrazioni. Però in questo caso i quattro piedini in gomma svolgono il loro lavoro efficacemente. Il braccio è del tipo tubolare diritto con curvatura per il porta testina, quest’ultimo è rotondo in modo da ospitare senza problemi qualsiasi fonorivelatore anche se l’eventuale sostituzione è ignorata nelle istruzioni. La testina fornita di serie è completamente anonima e senza nessun riferimento, dalla forma però dovrebbe trattarsi di una AudioTechnica, realizzata su specifiche Sony come ci ha poi confermato la stessa azienda. Si tratta di un modello a ma- torna al sommario Qualità 8 Longevità 8 Design 8 Semplicità 8 D-Factor 8 Prezzo 7 Costruzione accurata Prezzo elevato COSA CI PIACE Software di registrazione semplice COSA NON CI PIACE Peso di lettura della testina elevato Pre phono integrato di buona qualità Funzionamento manuale gnete mobile che richiede un peso di lettura di ben 3 grammi, davvero troppi per chi ama i suoi dischi in vinile; anche su questo punto Sony precisa che il peso non è importante perché lo stilo è disegnato appositamente per questa pressione e quindi non può danneggiare il disco. Comunque 3 grammi rimangono troppi anche per il braccio dato che il contrappeso per poter raggiungere questo valore arriva praticamente a ridosso del fulcro del braccio stesso. Di ottima qualità il perno centrale metallico mentre il copri piatto è un classico in materiale gommoso di buon spessore con il dettaglio dell’incavo centrale per accogliere il maggiore spessore dell’etichetta. Il giradischi Sony è del tutto manuale, non c’è nemmeno lo stop a fine disco che sarebbe stato utile in molti casi. Non si tratta di un risparmio ma della volontà di non mettere nessun meccanismo sul braccio in modo da non introdurre nessun potenziale disturbo alla riproduzione. In questa logica quindi troviamo solo il comando per accendere l’apparecchio e seleziona- re la velocità di lettura. In questo caso la variazione è elettronica mentre sui concorrenti spesso si sceglie la strada dello spostamento manuale della cinghia su una diversa tacca della puleggia, in modo che i giri del motore siano sempre i medesimi e non possano subire fluttuazioni. Unico appunto da fare è che la levetta per abbassare e alzare il braccio è molto piccola e troppo vicina al braccio stesso, inoltre il fermo del braccio è poco solido e può essere superato in caso di urti accidentali. Infine c’è il coperchio anti polvere, pesante ma ben bilanciato e facilmente rimovibile. La messa in opera Per far funzionare il giradischi Sony non serve grande esperienza dato che la testina arriva già montata sul braccio, però bisogna poi montare il contrappeso per trovare il perfetto equilibrio del braccio e in seguito resegue a pagina 32 n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE TEST Giradischi Sony PS-HX 500 segue Da pagina 31 golare sul 3 anche il valore dell’antiskating, ovvero la forza che contrasta la tendenza del braccio a portarsi verso il centro del disco, andando a creare uno sbilanciamento tra i canali. Infine va montato il piatto metallico, va inserita la cinghia sulla puleggia e va posizionato il copripiatto. Per quanto riguarda i collegamenti bisogna scegliere se usare l’uscita con il valore linea, cioè con il segnale già pronto per entrare in un qualsiasi ingresso di linea, oppure phono che va collegato a un amplificatore dotato di ingresso per giradischi. Il pre phono integrato funziona a dovere ma ha un livello di uscita piuttosto basso, da compensare con un aumento del volume rispetto alle altre sorgenti. La registrazione Tante alternative tra cui scegliere Per eseguire i riversamenti sul PC è necessario prima scaricare dal sito di Sony l’apposito programma, molto semplice da usare, già disponibile per Windows e Mac, poi bisogna collegare giradischi e computer con il cavo ce standard CD da 44 kHz/16 bit ottenendo buoi risultati. Francamente inutile andare sul formato DSD che occupa una marea di spazio, a meno di avere impianti di valore assoluto che consentano di cogliere qualche sfumatura in più, ma dubitiamo che in quel caso si scelga un giradischi come questo Sony. Comunque il sistema di registrazione funziona e assicura buoni risultati, frenati però (non avendo potuto fare la controprova con altre testine) dalla qualità non eccelsa del fonorivelatore scelto da Sony. sità. Certo la gamma bassa non è proprio il massimo e la dinamica ne risente, rendendo piuttosto chiusa la riproduzione, poco coinvolgente ma comunque più che accettabile. Passati i timori iniziali passiamo a un disco più amato e qui ritroviamo una migliore qualità, un basso bello rotondo, analogico oseremmo dire, che fa sempre la sua figura rispetto a molti CD. Con un disco assai ben registrato scopriamo poi anche un bel dettaglio sugli strumenti e una tridimensionalità quasi ottimale. Insomma il progetto è buono e probabilmente con una migliore testina, o con un prezzo più moderato, questo giradischi Sony avrebbe fatto molti numeri di vendita. Ma Sony sembra avere puntato tutto sulla funzione di registrazione in alta risoluzione e in questo settore non ci sono alternative perché i concorrenti permettono di fare riversamenti solo in versione compressa MP3, quindi il prezzo è libero da vincoli ma temiamo che il PS-HX500 faticherà molto a conquistare le quote di mercato che avrebbe potuto aggiudicarsi.. Serviva davvero questo giradischi? in dotazione e quindi scegliere in quale formato si vuole registrare. Si può optare per un classico WAV PCM da 44 a 192 kHz, a 16 o 24 bit oppure per il sofisticato DSD a 2,8 o 5,6 MHz. Per registrare basta far partire il disco e cliccare sul cerchio rosso della registrazione, al termine stessa operazione cercando di evitare la zona terminale del disco. Per l’ascolto non serve far funzionare l’impianto perché la musica si ascolta direttamente dal computer. A quel punto le possibilità di elaborazione sono minime, in pratica si possono solo aggiungere dei marker per dividere la registrazione tra i diversi brani dell’album e inserire i titoli delle canzoni, dell’album e degli artisti, quindi un altro click per fissare la registrazione sul computer. Non esistono accorgimenti per eliminare eventuali rumori impulsivi da polvere e residui sul disco, come accade su alcuni programmi con le stesse funzioni. Quindi è bene pulire con cura il disco se non si vogliono ritrovare nella registrazione gli stessi difetti del disco. Abbiamo eseguito diverse registrazioni nei diversi formati disponibili e siamo giunti alle conclusioni che il valore 96 kHz/24 bit è un buon compromesso tra qualità sonora e spazio occupato dalla registrazione; anzi, con dischi datati che non presentano particolare qualità di registrazione si può anche scegliere il sempli- torna al sommario L’ascolto: il vinile è sempre il vinile Ed eccoci al momento cruciale dell’ascolto, ci portiamo sull’uscita linea per valutare la bontà del preamplificatore integrato. A malincuore lasciamo scendere la testina con il suo elefantiaco peso d’appoggio di 3 gr. sul disco, confessiamo che ne abbiamo scelto uno che ascoltiamo di rado, pur essendo un pregevole GRP con tecnologia DMM degli anni d’oro del vinile. Insomma non si sa mai, nessuna delle testine utilizzate nella lunga carriera di audiofilo ha mai superato gli 1,75 gr. e vorremmo ascoltare ancora quel disco. I risultati sembrano però buoni e fugano i nostri dubbi, subito l’orizzonte tridimensionale si apre come si conviene all’ascolto analogico e stiamo a sentire con curio- Sony ha dedicato questo apparecchio a chi desidera riversare i propri dischi in vinile in formato digitale ad alta risoluzione, creando un apposito software. Ma chi può essere interessato a un giradischi che sfiora i 500 euro di listino? Probabilmente solo quel ristretto numero di utenti che desiderano ascoltare il contenuto dei propri dischi in vinile in mobilità. Del resto le controindicazioni sono molte. Chi ama la propria discoteca vorrà continuare ad ascoltarla in casa direttamente dal giradischi, le prestazioni all’ascolto del nuovo Sony sono soddisfacenti ma la pressione di 3 gr. sugli amati dischi porterà il terrore tra gli appassionati. Inoltre per la cifra richiesta le alternative (senza software di registrazione dedicato) abbondano e sono di note marche come Project o Rega tanto per fare qualche nome, con progetti altrettanto curati e migliori testine. E poi chi vuole riversare dischi su formati in alta risoluzione può già farlo tramite software dedicati, certo più complessi nelle impostazioni ma comunque non impossibili da usare. n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE TEST The Coalition prova a dare nuovo lustro ad una delle serie più amate nell’universo Microsof grazie a un nuovo sviluppatore Gears of War 4: il fascino delle luci e ombre in HDR L’ultimo Gears of War non è un’opera esente da difetti, ma divertirà sia i fan di vecchia data, sia i nuovi arruolati “marine” L’ di Francesco FIORILLO universo videoludico possiede un fascino innegabile. Gli eventi da attendere col fiato sospeso non mancano mai, i ricordi agrodolci immuni allo scorrere del tempo abbondano e ci sono quei giochi in grado di lasciare un segno indelebile. Gears of War 4, così come i suoi illustri predecessori, appartiene senza dubbio a questa categoria. Nell’intera storia del marchio Xbox infatti, insieme a quella di Halo, la serie nata dall’estro creativo di Cliff Bleszinski è riuscita non solo a esaltare l’esperienza offerta dalla console Microsoft, ma allo stesso tempo ha contribuito al suo successo. Il nuovo capitolo, affidato alle mani di un nuovo sviluppatore, non si discosta dagli stilemi propri della saga e propone la classica esperienza action in terza persona piena di coperture, amenità varie da debellare, litri di sangue e tonnellate di proiettili. Il tutto accompagnato da comparto tecnico ottimo, una notevole spettacolarità e un ritmo davvero sincopato. Il peso della notorietà Mettere in bella mostra un nome altisonante in copertina non porta con sé solo vantaggi e, inevitabilmente, Gears of War 4 deve per forza di cose scontrarsi con l’incredibile qualità dei primi capitoli. Se nel recente passato avete vissuto più di qualche momento in compagnia di un fucile Lancer, i primi atti della nuova esclusiva Microsoft (disponibile su Xbox One e PC tramite il solito programma Play Anywhere) potrebbero letteralmente scioccarvi. Le tinte cupe che da sempre caratterizzano la serie cedono il posto a colori vividi e fin troppo sgargianti, mentre mech da annientare e armi avanzate sembrano mal sposarsi con la fisicità dei vecchi scontri. Ad un primo sguardo anche i nuovi protagonisti paiono poco adatti a vestire le storiche armature dei soldati C.O.G. e più che in grado di annientare l’ennesima minaccia aliena, il nuovo terzetto di eroi sembra perfetto per un qualsivoglia teen movie adolescenziale. Si rimane quasi interdetti di fronte alle continue ondate di robot inferociti e, dopo un ora di gioco, qualcuno potrebbe addirittura arrivare video a pensare che quella bellissima ed efferata vena, tipica di Gears of War, sia andata completamente persa. Col calare delle tenebre però, la situazione migliora e man mano che ci si addentra in una trama comunque piacevole e interessante, l’animo della serie emerge in tutta la sua brutale bellezza. Il buio avvolge i protagonisti, l’arrivo del vecchio e indimenticabile Marcus Fenix (da sempre protagonista indiscusso della saga) porta i tanti scambi di battute ad un livello superiore e l’introduzione di una nuova razza di creature mostruose trascina di nuovo il gioco sulla strada degli horror game. Nelle nove ore necessarie per giungere al giusto epilogo, che non farà davvero nulla per saziare la curiosità dell’utente, un tasto. Il sistema di copertura funziona più che egregiamente e nel corso degli scontri capiterà raramente di indicare una direzione specifica e vedere l’eroico JD Fenix dirigersi verso un riparo tutt’altro che sicuro. Le armi storiche sono tutte presenti, così come qualche nuova e sfiziosa bocca da fuoco; i giocatori potranno sia smembrare le creature sotterranee utilizzando la motosega del fucile Lancer, sia utilizzare una letale spara dischi per falcidiare, in pochi colpi, interi gruppi di Locuste. La struttura del gioco è rimasta dunque vincolata ai dogmi della serie e fra corridoi pieni di nemici, qualche arena da mettere in sicurezza e basi da proteggere da ondate di “vermi”, le ore passano all’insegna del divertimento videoludico. Le maggiori novità si riscontrano nelle sezioni a bordo di alcuni mezzi, tutte caratterizzate da un’elevata spettacolarità e nell’introduzione di una nuova e letale minaccia. Il pianeta Terra, devastato dai precedenti conflitti, ha mutato il suo ecosistema e nel corso delle ore potrà capitare di imbattersi in tempeste lab ma si limiterà a insinuare nuovi dubbi e domande, non mancano neppure i momenti altamente spettacolari e qualche interessante novità, capace di rinfrescare il solito comparto ludico. Uccidere “Vermi” è come andare in bicicletta... non si dimentica mai Chiunque abbia provato in passato l’opera di Epic si troverà immediatamente a proprio agio una volta impugnato il controller. La visuale è posizionata dietro le larghe spalle del protagonista, i due grilletti garantiscono, come di consueto, la mira e il fuoco contro i nemici, mentre per coprirsi dietro un muro o a una paratia improvvisata basta la pressione di con raffiche di vento che modificheranno di fatto le traiettorie balistiche e sradicheranno le coperture meno stabili. La nostra esperienza in HDR: promosso Sin dal suo esordio, la serie Gears è stata utilizzata dal colosso di Redmond per mostrare sia le enormi capacità tecniche delle sue console, sia quelle del motore grafico Unreal. Proprio come Uncharted, anche GoW segue a pagina 34 torna al sommario n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 TEST Gears of War 4 segue Da pagina 33 ha generato immagini in grado di imprimersi per molti anni sulle retine degli utenti ma, meglio specificarlo sin da ora, il nuovo capitolo non riesce a sorprendere il giocatore come in passato. Il livello del comparto tecnico resta ovviamente elevato, ma qualche sbavatura di troppo ne preclude l’ingresso nell’Olimpo delle migliori produzioni. Texture fin troppo sgranate, qual- che caduta di stile, una su tutte l’utilizzo di immagini bidimensionali per dipingere gli sfondi di alcune ambientazioni e una risoluzione non sempre ancorata ai 1080p (oltre ai 30 frame per secondo nella modalità campagna), faranno storcere di certo il naso ai giocatori più esigenti. Non fraintendeteci, siamo di fronte ad un comparto grafico di buonissimo livello, ma visti i precedenti era lecito attendere qualche piccolo sforzo in più. Proprio come per il titolo di corse arcade ambientato in Australia (qui trovate la nostra prova), non ci siamo ovviamente lasciati scappare l’opportunità di provare anche l’HDR su una Xbox One S e, per farlo, abbiamo di nuovo scelto un TV in grado di valorizzare al massimo il contenuto ad alta dinamica: un OLED LG B6. Nessun problema da segnalare: il “piccolo” gioiello firmato LG ha recepito immediatamente i metadati tramite HDMI, adattandosi di conseguenza al nuovo segnale. Al contrario di Forza Horizon 3, l’implementazione dell’HDR ha qui un impatto enorme e riesce nel difficile intento di migliorare, e di molto, la resa complessiva del gioco. Spesso caratterizzate da tinte scure e cieli notturni, le immagini traggono infatti un enorme beneficio dalla gamma dinamica estesa, apprezzabile soprattutto sui riflessi delle armature e sulle superfici illuminate dalle torce montate sui Lancer. Nelle poche scene diurne la luminosità più elevata porta ancora a bruciare un po’ i chiarissimi e, in generale, i benefici legati alla dinamica estesa sono meno evidenti, ma l’effetto di “bruciatura” risulta tutto sommato poco visibile e non arriva in alcun modo a torna al sommario MAGAZINE compromettere la bellezza complessiva del titolo. HDR promosso, davvero notevole. Una lunga vita da Battiterra Oltre alla campagna per giocatori solitari, il nuovo capitolo di GoW può contare dunque su un comparto tecnico ottimo, impreziosito da una implementazione dell’HDR molto più convincente di quella vista in Forza Horizon 3 e su una modalità multigiocatore online superlativa. Menù semplici e leggibili ci mostrano immediatamente le tante possibilità offerte: si può optare per l’indispensabile Deathmatch a squadre, provare a mantenere il controllo di una specifica zona nella modalità Re della Collina, modificare l’aspetto di armi e personaggi o, magari, sperimentare qualche simpatica variante, caratterizzata da regole specifiche. Si parte da uccisioni che riportano in vita alleati caduti, si passa per armi che variano in base alle kill effettuate e si arriva a scontri legati ad un unica e semplice richiesta: l’eliminazione del leader della squadra avversaria. Indipendentemente dalle scelte effettuate, l’aspetto a colpire è la nuova fluidità che accompagna le immagini intrappolate nello schermo. I sessanta fotogrammi al secondo della modalità multigiocatore non solo si vedono, ma si sentono anche pad alla mano. Uccidere diviene così una pratica quasi chirurgica e, dopo qualche match portato a casa sul filo del rasoio e qualche epiteto colorito di troppo, rifilato al solito “pro”, un unico pensiero inizierà rimbombare nelle scatole craniche: nonostante lo scorrere del tempo, il multiplayer di Gears è rimasto un passatempo estremamente divertente. Le dieci mappe presenti mettono in mostra inoltre un ottimo level design e una cura per i dettagli degna di lode. Mentre ci si ripara dietro ad un muro ci si accorge di una notevole pulizia dell’immagine, una bomba fumogena lanciata poco prima di morire mostra l’ottimo lavoro svolto sugli effetti, mentre i riflessi di luce e la resa dell’acqua portano a due semplici considerazioni: distrarsi per ammirare il lato grafico qui non è un’idea geniale (la morte può sopraggiungere in un lampo grazie ad un fucile motosega piantato nella schiena) e, soprattutto, la parte multigiocatore del titolo può essere considerata fortunatamente come una creatura a sé, agile e imponente, e non come il canonico compitino svolto con sufficienza accademica. L’apprezzatissima modalità Orda non è stata esclusa da questo ricco pacchetto e i giocatori che accetteranno la sfida imbastita dallo sviluppatore The Coalition dovranno collaborare con altri compagni di ventura al fine di resistere a tutta una serie di ondate nemiche gestite da un’ottima intelligenza artificiale. Il suffisso numerico 3.0 presente nel nome di quest’ultima modalità porta con sé anche qualche interessante introduzione, come un inedito sistema di ricompense (indispensabili per incrementare il proprio livello e sbloccare così nuovi contenuti), nuove fortificazioni da piazzare strategicamente all’interno della mappa e diverse classi tra cui scegliere, ognuna legata ad abilità e vantaggi unici. Il soldato avrà ad esempio dei bonus con le armi standard, lo scout potrà contare su una maggiore energia, mentre l’Ingegnere sarà l’unico membro del team in grado di riparare le torrette piazzate sul campo. Non essendo ancora disponibile, esprimere un parere definitivo sulla stabilità dei server di questo Gears of War 4 rappresenterebbe un esercizio di stile assolutamente superfluo, ma di certo tali modalità offriranno un enorme quantitativo di ore da vivere sempre con un sorriso compiaciuto in volto. P5 Wireless. Abbiamo eliminato il cavo ma il suono è rimasto lo stesso. P5 Bluethooth, musica in mobilità senza compromessi con 17 ore di autonomia e ricarica veloce per performance allo stato dell'arte. La solita qualità e cura nei materiali di Bowers & Wilkins adesso senza fili grazie alla nuova P5 S2 Bluetooth. www.audiogamma.it n.142 / 16 17 OTTOBRE 2016 MAGAZINE TEST Orbotix sforna Force Band, un controller gestuale che permette di guidare Sphero senza lo smartphone utilizzando i gesti Sphero BB8 con Force Band in prova: che Forza! Il piccolo droide Sphero con le sembianze di BB-8 si può ora comandare anche con un bracciale bluetooth al polso N di Roberto PEZZALI on avrà il carisma di R2D2, ma il piccolo e tondo BB-8 è riuscito a farsi amare dalle nuove generazioni per la sua forma sferica e il suo modo particolare di muoversi. Lo scorso anno Orbotix, azienda che ha creato il noto robot - gioco Sphero, è riuscita nell’ardua impresa di trasformare Sphero in un piccolo droide completo capace di emulare movimenti e gesti del piccolo eroe dell’ultimo film Disney, Star Wars - The Force Awakens. video L’accoppiamento è decisamente semplice, bluetooth 4.0 con rilevatore di prossimità, basta tenere vicini smartphone e droide per accoppiarli: dopo aver caricato per circa 3 ore la batteria regala dai 50 ai 70 minuti di divertimento, a seconda della modalità di utilizzo e della velocità di movimento. Quest’anno Sphero tenta il raddoppio, portando sugli scaffali dei Disney Store e dei principali negozi online Force Band, un controller gestuale che permette di guidare il droide senza lo smartphone, solo utilizzando i gesti e la “Forza” come un vero Jedi. Sphero vende sia il kit completo, al costo consigliato di 229 euro, sia il solo controller a 89 euro, quest’ultimo destinato a coloro che hanno già la versione base del droide e vogliono solo ampliarne lo potenzialità. Non ci dilungheremo troppo sul funzionamento del “magico” robot: grazie ad una serie di motori interni, calamite e ad un bilanciere il droide ruota su superfici di ogni tipo tenendo la testa al suo posto, ovvero fissata verso l’alto. Un piccolo capolavoro di produzione, e dobbiamo dire che Sphero ha anche lavorato bene sotto il profilo dei materiali perché nonostante cadute ripetute e qualche colpo contro i mobili BB-8 resta intatto, al massimo perde la testa (calamitata). torna al sommario senza qualche difficoltà, il droide. La curva di apprendimento non è immediata: se usando lo smartphone la sensazione è di avere più controllo nei movimenti, con il bracciale al polso si fa più fatica, soprattutto per una serie di gestire predefinite che devono essere eseguite alla perfezione. lab Per ricaricarlo Sphero ha inserito nella scatola una comoda base a induzione, tuttavia nella nuova versione con “Force Band” l’utente è costretto a ricaricare il bracciale separatamente e soprattutto con un altro caricatore: non è previsto un connettore per il Band direttamente dalla base del caricatore del droide. Il bracciale si accoppia come il droide: collegamento bluetooth con lo smartphone e poi, successivamente, un collegamento wireless diretto automatico tra Force Band e BB-8. Il divertimento in ogni caso non manca, anzi, ci saremmo stupiti se il controllo di BB-8 con la Forza fosse stato semplice e immediato: controllare la Forza richiede concentrazione, chiedere a Yoda. Scherzi a parte BB8 Sphero Force Band Edition aggiunge al droide quello che mancava, un controllo più naturale dei suoi movimenti. Il prezzo da pagare per questo giocattolo hi-tech è comunque elevato: 229 euro per la versione completa non sono pochi, e anche il bracciale a 89 euro non è proprio economico. Oltre alle varie modalità già presenti sulla versione precedente indossando il bracciale e seguendo il tutorial, appaiono nuove modalità d’uso, e dobbiamo dire che l’app con le nuove possibilità offerte è ancora più interessante e completa. In ogni caso la modalità più divertente è la guida libera, e dopo un breve tutorial muovendo il braccia si riuscirà a padroneggiare, non