“Esiste una Vita prima della Morte?”

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“Esiste una Vita prima della Morte?”
“Esiste una Vita prima della Morte?”
percorso educativo di introduzione
alla comprensione della morte e del morire
Così come la nascita, la morte fa parte della vita.
Questa osservazione apparentemente ovvia, non risulta purtroppo esserlo nella realtà.
Nella nostra società, la morte è ghettizzata, nascosta, spesso ignorata, così come chi muore.
Perché?
La ragione é solo sociale? È unicamente da ricercare nel consumismo volto al
raggiungimento di obiettivi personali ma socialmente condivisi come status-quo desiderabili? Nel
culto dell'eterna giovinezza o dell'efficienza?
L'argomento è ampio e complesso, ma un serio problema esiste: rispetto alla fine della
vita quanto sappiamo e quanto realmente abbiamo voglia di vedere? Qualcuno ci ha spiegato?
Siamo stati educati alla dimensione di finitudo, all'inevitabilità della fine dell'esistenza?
Ma sopratutto, chi si occuperà di noi quando non avremo più la forza per farlo da soli?
Chi, tra qualche anno, prenderà le decisioni sociali, sanitarie e politiche in merito alla fine della
vita? Fine vita che riguarderà anche noi, inevitabilmente. A farlo saranno le generazioni che oggi
frequentano la scuola elementare, la scuola media, le scuole superiori.
Diventa a questo punto comprensibile la necessità di attuare specifici programmi
educativi presso le varie istituzioni scolastiche affinché le giovani generazioni possano vivere il
morire quale naturale evento della vita e non con l'ansia, i luoghi comuni e le malsane paure che
oggi caratterizzano questo evento.
Il tasso di mortalità in Italia è di 1 persona ogni 100 all'anno 1. Questo significa che
inevitabilmente, in una scuola alcuni studenti perderanno un genitore, un nonno, uno zio, un
parente, un compagno... Come vengono affrontate queste morti a scuola? O meglio: a scuola, la
morte viene affrontata?
Nel secolo scorso (ed in certi casi ancora ai giorni nostri), molti insegnanti non erano in
grado di rispondere in modo chiaro, semplice e senza sotterfugi ad una delle più ovvie domande
fatte dai loro alunni: come nascono i bambini? Ci si è ritrovati con bimbi nati sotto i cavoli in
giardini non ben definiti, semi miracolosamente introdotti nella pancia della mamma che dopo
qualche tempo veniva aperta per fare uscire il nuovo nato (immagine quantomeno terribile), fino
al giungere ad improbabili (e quanto meno pericolosi!) viaggi aerei con cicogne.
In questo inizio secolo l'argomento morte subisce lo stesso trattamento con nonni saliti in
cielo “perché senza di me? E quando torna?”, mamme addormentate per sempre “Per sempre?
Perché?”, o andate via per un lungo viaggio “....e di nuovo perché senza di me? Cosa ho fatto?”,
e questo nella “migliore” delle ipotesi, in quanto spesso e volentieri (ed in particolare con gli
adolescenti) sarà il silenzio l'unica risposta.
1.
9,93/1000 all'anno - fonte www.indexmundi.com (luglio 2011) per ulteriori e più dettagliate informazioni si veda anche
www.dati.istat.it)
percorso educativo “Esiste una Vita Prima della Morte”
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La conseguenza è che non solo questi ragazzi rimangono soli con le loro legittime e
naturali domande, ma percependo una realtà non corrispondente alle risposte a loro date,
perdono a poco a poco la fiducia nella parola degli adulti, sentendosi ulteriormente soli.
Cambiare atteggiamento educativo in merito alla fine della vita nei confronti delle nuove
generazioni fa parte delle “urgenze” da attuare quanto prima; è possibile ed è una
responsabilità che appartiene ad ognuno di noi.
É interessante notare come questo atteggiamento rischierebbe di protrarsi ancora a lungo
negli anni se proprio chi ha la responsabilità dell'educazione delle generazioni future non
cambiasse atteggiamento in merito a questo argomento, continuando a negare sistematicamente
la morte. Se persino i pazzi, i delinquenti, gli “anormali” possono trovare assistenza, voce e
cittadinanza, per quale ragione solo la funzione-morte non può essere programmata, presa in
considerazione e localizzata? Come faceva notare l'antropologo francese Philippe Ariès 2 “al
giorno d’oggi non è normale essere morti e questo è un fatto nuovo. Essere morti è una
anomalia impensabile, rispetto alla quale tutte le altre sono inoffensive. La morte è una
delinquenza, una devianza incurabile”.
Alla luce di quanto sopra espresso, appare chiara la valenza dell'attuare specifici
programmi educativi presso le varie istituzioni scolastiche affinché le giovani generazioni
possano vivere il morire quale naturale evento della vita e non con l'ansia, i luoghi comuni e le
malsane paure che oggi lo caratterizzano.
“Quando gli individui smetteranno di vedere il mondo con il loro pensiero
ed inizieranno a vederlo semplicemente con i loro occhi,
allora si accorgeranno di molte cose che li renderanno umani”.
Boris Cyrulnik3
Rispetto alla fine della vita non è quanto sappiamo che è importante ma quanto
realmente abbiamo voglia di vedere.
L'obiettivo degli incontri proposti è dunque quello di offrire un primo strumento di
riflessione che permetterà ad ognuno (studenti ed insegnanti) di iniziare ad alzare il velo su un
evento che, per quanto indesiderato, è inevitabile della nostra esistenza.
Questo percorso educativo sulla morte, il morire e la funzione di accompagnamento è
articolato in una serie di incontri della durata variabile tra i cinquanta minuti e le due ore, ed è
modulabile in base alle specifiche esigenze.
Si tratta principalmente di incontri con la vita, con un'esistenza che non nega la morte e
la paura da essa suscitata e in cui gli aspetti pratici, scevri da dogmi, si articolano con apporti di
ampio respiro culturale.
2.
3.
Philippe Ariès (Blois 21 Luglio 1914 – Toulouse 8 Febbraio 1984)
nato nel 1937 a Bordeaux (Francia), autore di numerosi libri, Boris Cyrulnik è neurologo, psichiatra, etologo e psicanalista.
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Tutti i percorsi formativi ed i seminari proposti, derivano dalla pratica di formazioni in
campo sanitario, educativo, sociale e terapeutico, e dalla ricerca applicata a singoli e a gruppi
con particolare riferimento all'educazione degli individui al rispetto della vita fino alla morte.
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Il relatore:
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Ange Fey, fondatore della ONLUS per l'accompagnamento delle persone in fin di vita IL
BRUCO E LA FARFALLA®, si occupa di accompagnamento alle persone in fin di vita, di
sostegno alle famiglie e di formazione sulle tematiche inerenti la morte, il morire e la
funzione di accompagnamento.
maggiori informazioni all'indirizzo web:
http://www.ilbrucoelafarfalla.org/formazione/i-docenti/4-ange-fey
Informazioni:
-
cell.:
e-mails:
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web:
335 691 79 11
[email protected]
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