Itinerario di riflessione in preparazione alla Pasqua

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Itinerario di riflessione in preparazione alla Pasqua
Il progetto ci è stato segnalato da Don Enzo Benesperi,
missionario in Brasile da oltre 25 anni, attualmente
parroco di Santa Margherita da Cortona, in una favela
di Manaus, Amazzonia.
Progetto Centro Sociale “Nossa Senhora Das Graca”
Chi siamo: Un’organizzazione senza fine di lucro che
assiste bambini e adolescenti in situazione di rischio
personale e sociale, nella città di Manaus.
Itinerario di riflessione
in preparazione alla Pasqua
Un po’ di storia: Il Centro Sociale “Nossa Senhora Das
Graca” è stato fondato nel 1970 nel vecchio quartiere del
Vicolo di Macedo, oggi quartiere Nostra Signora delle
Grazie. Il fondatore è stato il sacerdote italiano Cesare De
Florio la Rocca.
I progetti che svolgiamo:
1. Programma di sostegno socio familiare con attività
rivolte alle famiglie e alle comunità.
2. Programma di aiuto socio educativo per esterni (con
attività di tipo educativo, sportivo, culturale e
ricreativo)
3. Rifugio:
accoglie
adolescenti abbandonati o
maltrattati in famiglia
e che non ricevono
protezione da parte delle istituzioni pubbliche.
Numero degli adolescenti accolti: 250 (30 interni, 220
esterni)
Risorse necessarie:
- Pagamento e formazione del personale 25.500 reais
- Manutenzione struttura 9.000 reais
- Materiali pedagogico e sanitari 2.000 reais
Tot. 36.500 reais = 14.400 € (al cambio del 13/12/07)
Il Centro Sociale “Nossa Senhora Das Graca” riceve aiuti da
amici benefattori, istituzioni pubbliche ed enti privati, ma le
entrate non coprono le uscite.
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Battesimo di Cristo Piero della Francesca, 1448-1450
Tempera su tavola , 168 × 116 cm
Londra, National Gallery
Ufficio per la pastorale liturgica
Ufficio Missionario
a cura di
don Luca Carlesi
VERSO LA PASQUA
Indicazioni Liturgico - pastorali per la Quaresima e il
triduo pasquale
“Segno sacramentale della nostra conversione”, la
Quaresima è il tempo della crescita nella conoscenza del
mistero di Cristo per testimoniarlo nella novità della vita (
cfr Colletta I dom).
Il significato spirituale della Quaresima è espresso
mirabilmente nei prefazi di questo tempo, in particolar
modo nel prefazio I: “Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di
prepararsi con gioia, purificati nello spirito, alla
celebrazione della Pasqua, perché, assidui nella preghiera e
nella carità operosa, attingano ai misteri della redenzione la
pienezza della vita nuova in Cristo tuo Figlio, nostro
salvatore”.
La Quaresima ha nella Pasqua la sua giustificazione. Presa
in sé, come periodo di sforzo e mortificazione, come una
sorta di scatola vuota da riempire di pratiche penitenziali e
devozionali, offre una visione distorta della vita cristiana.
Del resto la sua origine storica prova che una quaresima
senza Pasqua non ha senso. Infatti, il primo tempo liturgico
che la Chiesa ha organizzato è la “cinquantina pasquale”,
l’espansione gioiosa della Pasqua nelle sette settimane che
vanno dalla domenica di Risurrezione alla domenica di
Pentecoste.
La successiva organizzazione della quaresima, come
preparazione al Triduo Pasquale per poi sfociare nella
cinquantina della gioia, ha posto in evidenza che la Pasqua
di Cristo ha due versanti: uno faticoso e doloroso, che
culmina il venerdì santo sulla croce, e uno lieto e glorioso
che inizia all’alba del primo giorno dopo il sabato. La
Quaresima porta già la promessa e il germe della Pasqua,
come i quaranta giorni di Cristo nel deserto sono già
preludio alla sua vittoria sul male e sulla morte.
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a cura di
Suor Sandra Matulli
Caduti in terra…per portare frutto
QUARESIMA MISSIONARIA 2008:
CAMMINO DI DONAZIONE E DI CONDIVISIONE
CON I NOSTRI MISSIONARI
La Diocesi di Pistoia, da molti anni, dedica il prezioso
periodo della Quaresima al ricordo dei missionari.
Pio XII, proprio 50 anni fa, emise la provvidenziale enciclica
“Fidei Donum” con la quale sollecitava ogni Chiesa locale a
far proprio il problema Missionario.
La nostra Diocesi attualmente ha quattro sacerdoti e una
laica, missionari “fidei donum”. A loro va il sostegno
materiale
e spirituale, offerto dalle nostre comunità
parrocchiali, in questo tempo di Quaresima.
La Diocesi di Pistoia ha in diversi Paesi del mondo anche
tante Suore Missionarie partite dalle tre Congregazioni di
origine diocesana: le Suore Mantellate, le Ancelle del
Signore, le Suore Minime del Sacro Cuore. A loro siamo
chiamati ad offrire l’incessante ricordo nella preghiera.
Le necessità relative alle opere che tutti questi missionari/e
mandano avanti
sono molteplici. Abbiamo pensato di
presentare, esemplare per questo tempo di Quaresima, il
progetto di Don Enzo Benesperi, che in molti conosciamo
ed apprezziamo fortemente.
Ricordiamo inoltre che verrà celebrata Sabato 29 marzo
alle ore
21, presso la
Parrocchia di S. Maria
Maggiore in Vicofaro (Pistoia) la XVI Veglia dei Martiri
Missionari Caduti in terra… per portare frutto. La
veglia sarà presieduta da S.E. Mons. Mansueto
Bianchi.
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importa) esce una camicia. Perfettamente stirata.
Sotto “Alea”, la marca, la solita scritta in inglese
(“passion inside”) lascia intuire chissà quali
“battaglie”, su quel letto, prima di indossare quella
camicia.
Davvero tante le merci che per venderle meglio sono
abbinate al corpo femminile. Un corpo perfetto e
invitante che crea qualche problema alle tante donne
il cui corpo così invitante e perfetto magari non è.
Non sempre, nella vita reale, la cellulite si può togliere
con la computergrafica.
Due pagine intere, poco dopo, sono dedicate a una
bottiglietta rossa (“Alixir Iuvenis”) che – assicurano –
“fornisce la stessa quantità di antiossidanti di 150
grammi di lamponi”. Le due pagine riportano,
riprodotta 35 volta, l’accattivante immagine di un
lampone perfetto: lo mangeresti con gli occhi. Frutti
così belli, in natura, non ce ne stanno proprio: vuoi
vedere che pure questi li ha creati il computer?
La cosa importante è bere quella brodaglia che
“rallenta l’invecchiamento cellulare”. Vero? Falso?
Importa poco. L’importante è comprare l’elisir.
A che serve questo ragionamento in una
pubblicazione che la diocesi diffonde in vista della
Pasqua e dunque per i giorni della Quaresima? Forse
a nulla. Ma forse ad aiutare la riflessione: sul ruolo
giocato dai media e, in particolare, dalla
comunicazione pubblicitaria, nel condizionare i nostri
stili di vita, i nostri valori, i nostri comportamenti
quotidiani.
Impossibile e, oltretutto inutile, partire lancia in resta
contro il mondo contemporaneo e dunque contro
quella visione economica sempre più basata sulle
ragioni del mercato. Ma è comunque possibile non
abdicare alla nostra centralità di esseri pensanti.
Fra i tanti modi per esercitare il nostro libero arbitrio
può anche esserci quello di prestare attenzione a
queste frontiere: conoscerne meccanismi e trucchi.
Smascherarli. Dominarli.
Dono sacramentale, la Quaresima è il grande tempo degli
‘esercizi
spirituali’
della
Chiesa
in
ordine
all’approfondimento del mistero di “Cristo in noi, speranza
della gloria” (Col 1,27). E’ qui che si apre la prospettiva
battesimale come riscoperta dell’adesione a Cristo: la
Chiesa, sospinta dallo Spirito, si reca nel deserto
quaresimale per provare se stessa (I domenica) nella
prospettiva aperta dalla Trasfigurazione (II domenica). Nella
tradizione ecclesiale, rimessa in piena luce dalla riforma
liturgica del Vaticano II, la Quaresima strettamente
congiunta al mistero pasquale della morte e risurrezione di
Cristo, costituisce un autentico catecumenato della Chiesa,
segnato dalla conversione e quindi dalla riscoperta del
battesimo come fonte dell’autentica vocazione cristiana.
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Il lezionario del tempo di quaresima risulta essere il più
ricco e originale nella sua struttura: si propone come una
mistagogia che si dispiega nell’arco dei tre anni: l’itinerario
battesimale (anno A); quello cristologico-pasquale (anno B)
e quello penitenziale (anno C).
L’itinerario battesimale dell’anno A
La I domenica si apre con la narrazione della tentazione di
Gesù. All’inizio del cammino quaresimale la Chiesa intende
proporre la vita battesimale come esistenza tentata.
Il battezzato si trova di fronte all’alternativa delle due vie
che hanno esiti contrapposti: la vita o la morte. La cornice
geografica è quella del deserto, luogo di tentazione e
vicinanza con Dio, luogo dove si manifesta la potenza della
Parola. Nel deserto Gesù è vittorioso, vince la prova. Proprio
questo trionfo di Cristo rende possibile la vittoria del
cristiano.
“Egli consacrò l’istituzione del tempo penitenziale con
il digiuno di quaranta giorni, e vincendo le insidie
dell’antico tentatore ci insegnò a dominare le seduzioni
del peccato, perché celebrando con spirito rinnovato il
mistero pasquale possiamo giungere alla Pasqua
eterna.”.
Discesi nel deserto della prova, la II domenica ci trasporta
sul monte della trasfigurazione. Essa si pone sul versante
della manifestazione della vita divina alla quale il cristiano
è chiamato, presentata come termine della nostra risposta
positiva all’invito di Dio. I padri della Chiesa hanno
assegnato al fatto della trasfigurazione un duplice senso: confermare i discepoli in vista dello scandalo della croce; manifestare profeticamente la risurrezione del Signore.
Questo episodio ci aiuta anche a leggere la vita di Gesù in
parallelo con i quarant’anni di Israele nel deserto. Come il
popolo di Israele ha sperimentato paradossalmente la
vicinanza di Dio proprio nell’esperienza della prova così
Gesù sperimenta la sua comunione col Padre, si
manifesterà Figlio, proprio nel momento della prova più
grande: la morte, sconfitta dalla risurrezione. Il cammino
quaresimale è un cammino ‘vincente’, che conduce alla vita
proprio attraverso la prova.
“Egli, dopo aver dato ai discepoli l’annunzio della sua
morte, sul santo monte manifestò la sua gloria e
chiamando a testimoni la legge e i profeti indicò agli
apostoli che solo attraverso la passione possiamo
giungere al trionfo della risurrezione.”.
IV domenica: Il battesimo come illuminazione
“Un uomo cieco dalla nascita” è il protagonista di questa
azione con la quale Gesù proclama concretamente di essere
“la luce del mondo”. Ai farisei che conducono una
minuziosa inchiesta, quest’uomo non fa che ripetere: “Mi
ha posto del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo”. E
questo ‘vedere’ si fa intimo perché quando Gesù gli
sempre maggiori di popolazione non ce la fanno ad
arrivare alla quarta settimana, sappiamo che non
dobbiamo avere paura. C’è “Findomestic” – potente
finanziaria – pronta per darci una mano.
Con appena 179 euro al mese puoi andare “incontro
al tuo futuro”. E si vede un pupazzetto verde con la
faccia sorridente impegnato a pulire un appartamento
dietro gli ordini di un giovane tutto contento.
“Findomestic” gli ha rivogato un prestito di 10 mila
euro che lui rimborserà per 79 mesi tirando fuori 179
euro al mese. Alla fine di euro ne avrà restituiti 14
mila.
Un affare? Forse sì, forse no. In corpo microscopico,
leggibile solo con forte lente d’ingrandimento c’è a
lato, una scritta inquietante. “Messaggio pubblicitario
con finalità promozionali. Le condizioni economiche
evidenziate negli esempi non sono vincolanti”. Cosa
voglia dire è chiarissimo: siamo in presenza di un
messaggio che può anche essere falso. Ma qualcuno
legge?
Poche pagine dopo si entra nella magia degli outlets
compreso quello che hanno costruito in tempi record
all’uscita Autosole di Barberino. Fino al 7 marzo è il
periodo dei saldi. Sconti fino al 70%, ci informa
un’affascinante bionda che fra le dita laccate stringe
abiti, camicette, sottovesti. Non poteva mancare uno
slogan adeguato (“Lusso senza rinunce”). Poco
importa se quei poveracci che non arrivano a fine
mese si imbattono in un così assai poco evangelico
invito: o accettano di rinunciare al lusso oppure, se
proprio non ce la fanno, chiedono un finanziamento
ai signori di Findomestic. Si indebiteranno ancora di
più, ma perché rinunciare al lusso? Perché lasciarlo
soltanto ai ricchi?
C’è poi una pagina intera che propone una camicia da
uomo. L’uomo non è raffigurato. Si vede solo un corpo
femminile: inginocchiato su un letto. Nudo, a parte
una microscopica mutandine di pizzo nero e una
lunga collana di perle. Fra le gambe affusolate,
abbronzate, ritoccate al computer di questa splendida
modella (inquadrata dai seni in giù. Il volto non
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III domenica: Una sorgente di acqua…per la vita eterna.
La Samaritana, che esce rinnovata dall’incontro-dialogo con
il Signore, al punto che se ne fa annunciatrice ai suoi
concittadini, è “figura” del credente-battezzato che ha
accolto il dono di Dio. Tutto comincia dall’acqua, che Gesù
chiede per dissetarsi. E il dialogo sull’acqua dà a questo
testo il suo significato battesimale profondo. Nelle parole di
Gesù non è acqua che lava ma che zampilla; è il segno dello
Spirito Santo che viene comunicato ai battezzati nell’acqua
del fonte battesimale.
“Egli chiese alla Samaritana l’acqua da bere, per farle il
grande dono della fede, e di questa fede ebbe sete così
ardente da accendere in lei la fiamma del tuo amore.”.
consumatore finale …) e pretende la massima
efficacia.
Dietro ai pochi secondi di un qualunque spot o
all’immagine più o meno patinata c’è un lavoro
enorme con professionisti che puntano a un solo
obiettivo: convincere a comprare. Anche se il
consumatore non ne ha bisogno, non ne ha voglia,
non ha i soldi. I creativi sono tali perché bravi a far
credere che bisogna consumare. Sempre di più.
Nulla di strano, ripeto, in un’economia di mercato.
Per non parlare dei meriti (ci sono pure quelli) della
pubblicità a servizio di un cittadino che con essa e
con le sue tecniche può essere informato sempre più
e sempre meglio.
Ma torniamo al nostro magazine di metà gennaio per
proporre un gioco assai poco praticato: guardare con
occhio attento non la parte giornalistica (anch’essa,
peraltro, troppo spesso asservita agli spot) ma proprio
le pagine con le inserzioni pubblicitarie. Ce ne sono
alcune che si prestano bene per un ragionamento.
Qualche esempio.
Si deve lanciare una nuova serie su un canale di Sky.
La serie, in onda dal 15 gennaio, si intitola “Dirty,
Sexy, Money”. Ovviamente viene dagli Usa e – si legge
nella benevola recensione a pagina 152 – “in America
ha entusiasmato molto sia la critica sia il pubblico”.
E’ la solita saga stile Dallas.
La recensione dell’ottimo critico non poteva essere
che benevola, visto che la pagina 8 dello stesso
settimanale è interamente dedicata alla pubblicità di
“Dirty, Sexy, Money”. La traduzione dall’inglese è
facile facile: money significa soldi e dirty sporco. Sexy
è internazionale.
Ma ecco lo slogan per invogliare a sintonizzarsi, ogni
martedì dalle 21:50 sul canale 110: “Lasciatevi
corrompere dal fascino dei soldi”. Se sono state
scelte queste parole è perché gli esperti, psicologi
compresi, sanno bene che la mentalità corrente non
solo le supporta ma anche le richiede.
Passiamo a pagina 95. Se le cronache – ma anche i
resoconti delle Caritas – ci informano che fasce
domanda se crede nel Figlio dell’uomo e gli dice: “Tu l’hai
visto: colui che parla con te è proprio lui”, quest’uomo si
prostra ed esclama: “Io credo, Signore!”. Per l’uso di questo
testo nella catechesi battesimale, il sacramento della fede, il
battesimo, è stato chiamato ‘illuminazione’.
“Nel mistero della sua incarnazione egli si è fatto guida
dell’uomo che camminava nelle tenebre, per condurlo
alla grande luce della fede. Con il sacramento della
rinascita ha liberato gli schiavi dell’antico peccato per
elevarli alla dignità di figli”.
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V domenica: Rinascere con Cristo “risurrezione e vita”
Lazzaro che esce dal sepolcro, richiamato alla vita dalla
parola potente del Signore, è la terza “figura” battesimale.
Non lo è per il fatto che dalla tomba ritorna alla vita
normale, sempre mortale, ma perché con quel gesto Gesù
proclama se stesso “risurrezione e vita” per quanti credono
in lui. Il battesimo è partecipazione sacramentale, nel segno
dell’acqua, alla morte e risurrezione di Cristo. Il fonte
battesimale è nel medesimo tempo sepolcro e grembo
materno.
“Vero uomo come noi, egli pianse l’amico Lazzaro; Dio e
Signore della vita, lo richiamò dal sepolcro; oggi
estende a tutta l’umanità la sua misericordia, e con i
suoi sacramenti ci fa passare dalla morte alla vita”.
Domenica delle palme e della passione del Signore:
Un popolo che accompagna il suo Re…
Verso il trionfo della Croce
La quaresima è un cammino insieme a Gesù, al suo
seguito, in viaggio verso Gerusalemme dove gli è riservato il
destino dei profeti. Ma per la nostra fede il Messia
sofferente è già il Signore glorificato. Diventa spontaneo
associarsi alle acclamazioni entusiastiche e alle accoglienze
festose (è una festa popolare) di coloro che accolgono Gesù
nel suo ingresso trionfale a Gerusalemme. I rami di ulivo
hanno significato se diventano elementi di una
celebrazione, in cui si professa la propria fede in Cristo
Salvatore. Chi ha fatto una quaresima seria, aprendo
orecchi e cuore alla parola di Dio e sperimentando la lotta
per la fede e la conversione, può con sincerità portare la
palma (segno della vittoria dato ai martiri) e gridare
l’“osanna” al suo Re, accompagnandolo alla sua
“glorificazione”.
“Egli che era senza peccato, accettò la passione per noi
peccatori e, consegnandosi a un’ingiusta condanna,
portò il peso dei nostri peccati. Con la sua morte lavò le
nostre colpe e con la sua risurrezione ci acquistò la
salvezza”.
Giovedì santo Messa nella cena del Signore
Questa celebrazione costituisce una sorta di portale
d’ingresso al Triduo del Signore Crocifisso, Sepolto e
Risorto. In essa si gusta già la gioia pasquale (suono delle
campane, i fiori), ma anche il dramma della morte (notte
del tradimento, corpo dato, sangue versato), come pure il
silenzio della sepoltura (adorazione eucaristica notturna).
Pertanto la messa nella cena del Signore è già in pratica
celebrazione della Pasqua in cui tutta la comunità è
chiamata a dare il segno visibile del suo essere Chiesa. Non
può essere una messa come tutte le altre: il messale stesso
importanti per l’editore: quelle con la pubblicità.
Toglietevi dalla testa che il gruppo editoriale
dell’Espresso sia così generoso da regalarvi per soli 30
centesimi le 150 pagine della rivista patinata.
Queste pagine, e tutte le altre simili nelle altre testate
ad alta patinatura, servono prevalentemente per
ospitare
l’autentica
padrona
dell’editoria:
la
pubblicità. Per cui (e la cosa è clamorosa in altri
giorni, ad esempio il sabato) il consumatore paga per
portarsi a casa pesantissimi allegati la cui
componente giornalistica è ormai quasi inesistente
ma che, in compenso, strabordano di inserti
pubblicitari. Si paga per avere in cambio …
pubblicità.
Ovviamente nessuno si stupisce, si straccia le vesti, si
scandalizza più di tanto. Siamo in un regime di
mercato e l’intero sistema mediatico (compresa
l’azienda radiotelevisiva pubblica a cui ciascuno, ogni
anno, paga un canone di abbonamento) si regge sul
marketing e sugli investimenti pubblicitari.
Una forma di comunicazione – la pubblicità – che
straborda ovunque: dai muri di città e paesi ai bordi
delle strade, dal web alle radiotv, dal cinema alla
carta stampata, dai telefonini alle “vele” di camion
lasciati in parcheggi strategici per convincerci a
votare un candidato, a frequentare un ipermercato.
Tutto è pubblicità, compresi gli spot della Conferenza
Episcopale per farci firmare l’8 per mille. Compresa la
cosiddetta pubblicità progresso. Ogni tanto arrivano
rampogne dall’Unione Europea perché, in un’Italia
dove rispettare le leggi è un optional, gli affollamenti
pubblicitari su radio e tv sono eccessivi: in altri
termini i programmi sono interrotti da spot in una
misura illegale rispetto ai limiti imposti dall’Unione
Europea. Ma nessuno ci fa caso.
Va detto che, fra le forme di comunicazione
mediatica, la pubblicità è in genere quella costruita
con maggiore abilità. Chi sta sul mercato e, con la
pubblicità, non vuole perdere le sue fette e anzi ne
vuole acquisire di sempre maggiori, spende cifre
enormi (che peraltro, alla fine, sono a carico solo del
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Un unico, grande Mistero celebrato in tre giorni: il Triduo
pasquale
Il Triduo pasquale è considerato il culmine di tutto l’anno
liturgico, ha inizio con la messa vespertina ‘nella cena del
Signore’ ed ha il suo centro nella Veglia Pasquale,
considerata come “la madre di tutte le veglie” (NGAL, 1821).
Il Triduo pasquale è denso di celebrazioni che, per il loro
svolgimento comunitario e per la loro preparazione
ministeriale, assorbono gran parte del tempo di ogni
comunità, sottraendolo al servizio e alla missione. Ma non è
tempo perso. Anzi! Proprio per evangelizzare e servire, la
Chiesa ha bisogno di ritrovarsi in famiglia, di attingere alle
sorgenti, di riannodare i legami, di rinnovare i motivi della
sua azione. Qui la Chiesa si scopre comunità di discepoli
intorno al Risorto, si pone con decisione sulla via della
sequela al Maestro, sino alla croce, si fa umile e servizievole
con lui che si è fatto Servo, e di nuovo gioisce per le sue
nozze con lo Sposo.
molti ce lo hanno fatto notare - di un popolo che sta
usando queste figlie della Nigeria.
Attraverso l’impegno comune, abbiamo fatto esperienza di
mettere all’opera i carismi personali e delle nostre
congregazioni religiose per essere insieme a combattere e
vincere e non doverci più vergognare davanti allo sguardo
innocente dei bimbi che andavamo incontrando, di non
aver impedito che le loro madri e le loro sorelle siano
vendute, usate ed anche uccise sulle nostre strade!
Non solo i poveri, perché spesso chiassosi e inopportuni,
non ci lasceranno dormire, ma è il nostro Battesimo, prima
di tutto che ci chiama a vigilare, comprendere ed agire.
Cristo che ha preso su di Sé il male del mondo e lo ha
vinto, oggi si serve di noi per realizzare quella liberazione
che noi e i figli della nostra storia dobbiamo ancora
sperimentare.
La fantasia della Carità ci può suggerire molte iniziative e
abilitarci ad attuarle, sia a livello personale che come
comunità viva sensibile agli appelli dello Spirito, ciascuno
nella propria realtà e responsabilità.
Ufficio per le Comunicazioni Sociali
a cura di
Mauro Banchini
(NON) “LASCIATEVI CORROMPERE
DAL FASCINO DEI SOLDI”
Un settimanale diffuso con uno dei quotidiani più
letti anche da molti cattolici (“Il Venerdì” di
“Repubblica”), a metà gennaio è uscito con una
copertina dedicata al santuario di Lourdes (“Il
miracolo di Lourdes. Ovvero come dopo 150 anni resta
il santuario più frequentato della cristianità, è
diventato il secondo polo alberghiero della Francia, ha
visto 700 milioni di visitatori. Ma le grazie? Per la
Chiesa solo 67”).
Invece che leggere il servizio su Lourdes – la cui
motivazione è peraltro bene sintetizzata dai titoli di
copertina – proviamo a sfogliare le pagine davvero
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invita a fare di questa messa una celebrazione fuori
dell’ordinario. Per quanto è possibile si scelga un’ora in cui
tutta la comunità possa partecipare, nello spirito delle
indicazioni del messale, senza anticipare troppo la
celebrazione eucaristica: è la messa ‘in coena Domini’, non
in ‘merenda Domini’!
Il gesto rituale della Lavanda dei piedi tende a diventare
oggi didattico e teatrale, avendo perso quella base di
usanza sociale che, nella celebrazione, poteva renderlo
simbolico. Si raccomanda che questa tradizione sia
conservata e spiegata nel suo significato proprio,
precisando che essa sta a significare il servizio e la carità di
Cristo, che venne “non per essere servito ma per servire”
(Mt 20,26). Dato che l’esecuzione di questo rito risulta
molto spettacolare e la gente tende a identificare gli ‘attori’
con gli apostoli, è doveroso spiegarne bene lo scopo e non
attenersi al numero dodici.
Dal modo col quale è preparata ed eseguita, la lavanda dei
piedi dovrà apparire come un momento che esprime i
rapporti di mutua fraternità,
di accettazione e
collaborazione fra presbiteri e laici oppure che mostra
l’intenzione della comunità di servire, onorandole, alcune
categorie particolarmente bisognose di premura (fanciulli,
giovani, anziani, emarginati, immigrati, malati…).
In quest’ottica deve essere valorizzata la Processione delle
offerte, accompagnata dal canto “Dov’è carità e amore”,
nella quale possono essere presentati i doni per i poveri,
specialmente quelli raccolti nel tempo quaresimale come
frutti della penitenza. La messa del Giovedì santo
rappresenta così il dilatarsi della comunità cristiana nella
carità verso i bisognosi –spesso oltre i confini della stessa
comunità, verso iniziative missionarie- con quella carità che
è amore che dona proprio perché è esigente e mortificante
con se stessa, senza trascurare le cure dei rapporti
intraecclesiali da rendere limpidi ed effettivamente fraterni.
Reposizione
eucaristica
e
adorazione
notturna:
l’Eucarestia è conservata in vista della comunione ai malati
e viene adorata proprio perché custodita. Non la si conserva
nel tabernacolo solo per l’adorazione, attività interiore che
si può fare anche in altri modi, ma per recarla ai malati e
per la comunione a conclusione della liturgia del Venerdì
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santo. Ciò che si fa ogni giorno in modo semplice (dopo la
messa si ripongono nel tabernacolo le particole in vista
della comunione agli ammalati), in questa celebrazione
viene eseguito con la solennità della processione
accompagnata dal canto del Pange lingua.
Il sacramento sia custodito in un tabernacolo chiuso. Non
si può fare l’esposizione con l’ostensorio (perché si tratta di
reposizione e non di ostensione). Il tabernacolo, o custodia,
non deve avere la forma di sepolcro e si eviti il termine
stesso di ‘sepolcro’ per la cappella o luogo della reposizione.
Se in una chiesa non avrà luogo la liturgia del Venerdì
santo, non si faccia la processione e la reposizione solenne
del Sacramento. L’ornamento della cappella della
reposizione, con lumi e fiori, deve essere sobrio; è meglio
adornare il luogo normalmente usato per la custodia
eucaristica. Da una parte, in modo discreto, potrebbe
essere posta la brocca e il catino, con l’asciugatoio, usati
per la lavanda dei piedi, come richiamo al servizio e alla
carità. L’altare della celebrazione venga spogliato con una
certa solennità. Si invitino i fedeli a trattenersi in chiesa,
dopo la messa della cena del Signore, per un congruo
spazio di tempo nella notte, per l’adorazione al Santissimo
Sacramento lì custodito. Dopo la mezzanotte si faccia
l’adorazione senza solennità, in silenzio, dal momento che
ha già avuto inizio il giorno della passione del Signore.
Venerdì santo Celebrazione della Passione del Signore
La croce domina la liturgia di questo primo giorno del
Triduo pasquale che, pur essendo centrato sulla morte di
Gesù, non perde di vista la gloria del Risorto. E’ già Pasqua!
La Passione secondo Giovanni, proclamata in questa
celebrazione, è tutta centrata sull’“ora” fissata dal Padre e
verso la quale Gesù tende con lucida determinazione: è
l’“ora” in cui egli viene “innalzato” con la crocifissionerisurrezione ed effonde lo Spirito. Mentre ora la croce,
usata per questa liturgia, reca l’immagine del crocifisso,
anticamente era dorata e gemmata: trofeo di vittoria da
patibolo di morte esecranda. L’antifona “Adoriamo la tua
Croce, Signore, lodiamo e glorifichiamo la tua santa
risurrezione. Dal legno della Croce è venuta la gioia in tutto il
mondo” cantata durante l’adorazione della croce, unisce le
dell’usa e getta - paga, credendo di poter comprare un
momento di falso piacere.
I “consumatori” non si rendono conto che stanno rubando
identità, dignità, vita, salute, speranza, futuro a persone
umane, spesso più piccole di età dei figli con cui poi
tornano a sedersi a tavola nella propria famiglia?
Nella nostra Diocesi con la casa famiglia “La Conchiglia”,
sperimentiamo nel quotidiano cosa comporta l’accoglienza
alle donne, vittime di tratta: stando accanto a loro, curando
le loro ferite, intime e profonde o evidenti e spesso difficili
da guardare, non facciamo altro che scontare i nostri errori
e curare le nostre piaghe, quelle della nostra società, quelle
delle nostre comunità poco attente e pur così impegnate in
mille cose.
Per noi ci sono stati momenti significativi di formazione
internazionale, con l’obiettivo di creare e rafforzare una rete
di comunicazione e di lavoro tra le varie Conferenze
Religiose dei 27 Paesi da cui provengono, transitano o sono
destinate le vittime. Occasioni che ci hanno spalancato
nuove possibilità.
Lo scorso Luglio, ad esempio, abbiamo colto l’opportunità
di partecipare come Delegazione Italiana, con altre religiose
e operatori in questo settore, ad un viaggio in Nigeria
incontrando autorità religiose, civili, diplomatiche, persone
e istituzioni a tutti i livelli.
Siamo partite con il duplice obiettivo della formazione e
dell’informazione, per comprendere meglio il fenomeno e
portare il nostro contributo, anche in termini di contrasto
alla tratta e non solo di accoglienza alle vittime.
Una parte tutta speciale del viaggio è stato poter incontrare
alcuni familiari delle ragazze che vivono o sono passate
dalle nostre comunità in Italia. Forte è stata la sensazione
di riconoscerli al loro arrivo, scorgendo gli stessi tratti, i
lineamenti di quelle persone con cui condividiamo molta
parte della nostra giornata; Riconoscere nel loro modo di
presentarsi anche i drammi delle condizioni in cui vivono.
Per loro abbiamo voluto e vogliamo essere quella mano che
sostiene, quella parola che rassicura, quel segno che dà
speranza sul futuro delle loro figlie nella nostra terra.
Questo viaggio ci ha visto sotto la buona luce di chi sta
facendo qualcosa per loro, ma facevamo anche parte – e in
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Dunque, se ci capita di “addormentarci tranquilli”,
dovremmo chiederci perché la nostra coscienza non sa
rimanere “desta”, come sentinella, per cogliere i segni di
una così grave malattia che attacca ed invade sempre più i
tessuti del corpo sociale ed ecclesiale.
Non è certo l’informazione che ci manca: il grido che
riecheggia in ogni angolo della terra arriva ogni giorno nella
nostra casa, viviamo, infatti, sempre affacciati al “balcone
del mondo”.
Dagli anni ’90 un numero crescente di congregazioni
religiose femminili, avendo individuato come priorità il
fenomeno del traffico di esseri umani, ha sviluppato una
nuova ”Diaconia della Carità”, accogliendo inizialmente
nelle loro case e poi in appositi Centri, le vittime di tratta
che, nella maggior parte, erano state sfruttate nella
prostituzione.
Meno presente nella nostra Chiesa italiana è l’intervento,
più esplicito, su tali problematiche, da parte delle famiglie
religiose maschili o dei sacerdoti.
Il loro sarebbe un servizio preziosissimo, sul versante della
prevenzione verso la gioventù, nelle scuole e nelle
parrocchie, nella pastorale della famiglia e soprattutto nella
riabilitazione dei “consumatori” che - come clienti - sono
essi stessi vittime del consumismo, dove ogni cosa può
essere desiderata e comprata, anche la disperazione di
molte donne immigrate, come pure di minori indifesi.
Si potrebbe parlare all’infinito delle vittime: a centinaia
sono uccise sulle nostre strade, altre restano segnate a vita
da ferite di armi da fuoco, per togliere loro la voglia di
scappare. Molte non potranno mai indossare una gonna,
perché la pelle delle gambe è una fitta rete di cicatrici:
bruciature di sigarette, per piegare la volontà della vittima
con una costrizione a tutti i livelli.
Ci sarebbe da chiederci se anche il nostro linguaggio,
talvolta, non dovrebbe essere più accurato: si può
continuare a parlare con disinvoltura di “prostitute”? o
dovremmo usare il termine “prostituite”?
Prostituite perché vittime della volontà e degli interessi
altrui, di chi guadagna mediante questo traffico
internazionale e di chi - nella nostra pseudo cultura
due facce della Pasqua del Signore; la “preghiera
universale” mostra la fede pasquale della Chiesa che,
proprio nel giorno dell’apparente fallimento dell’opera
divina in Cristo, ricorre a Dio proponendogli le sue
numerose preoccupazioni e premure e attendendo
l’intervento che salva e dona vita.
Questa visione unitaria del “mistero pasquale”, si frantuma
progressivamente man mano che le iniziative pastorali e le
forme devozionali (Via Crucis, Processione del Cristo morto)
si allontanano dalla matrice liturgica e si fissano sui vari
particolari, densi di emozionante pietà, delle sofferenze
patite da Cristo e scadendo spesso nella drammaticità
quasi teatrale, di ciò che ha senso per la fede solo se
evocato simbolicamente. Il messale, che fissa nelle ore
pomeridiane la celebrazione della Passione del Signore,
prospetta anche la possibilità di spostarla ad un’ora più
tarda, con inizio non oltre le 21: tanta gente riscoprirebbe
un modo nuovo di pregare con la Chiesa, secondo la più
venerabile delle tradizioni. La CEI ha approvato nel 1987 il
rito della Memoria della B.V. Maria presso la croce da
introdurre, secondo l’opportunità nell’azione liturgica del
venerdì santo (vedi allegato).
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Sabato santo Il giorno del grande silenzio
E’ il giorno mediano del Triduo e per la liturgia è momento
di sosta, fra la celebrazione della morte di Gesù e l’attesa
della grande Veglia notturna, che conduce alla gioia
dell’incontro con il Risorto.
Il sabato santo la Chiesa sosta presso il sepolcro del
Signore, meditando la sua passione e morte, la discesa agli
inferi e aspettando nella preghiera e nel digiuno la
risurrezione. Nel silenzio di questo giorno si celebra il punto
più basso della Kenosis del Cristo: egli sprofonda in quel
caos primordiale nel quale il peccato getta l’umanità e al
contempo ripesca la vita dal gorgo del nulla e della morte.
Anche se non è prescritto, è bene che questa giornata sia
caratterizzata dal digiuno e venga trascorsa in quella
sobrietà serena che è propria della preparazione alla grande
festa. E’ raccomandata la celebrazione dell’Ufficio delle
letture e delle Lodi mattutine con la partecipazione del
popolo.
Lottare contro il male oggi
La Veglia Pasquale
La Veglia Pasquale prevede nove letture: sette dall’Antico
Testamento, “che rievocano i fatti mirabili compiuti da Dio
nella storia della salvezza” (OLM, 99), e due dal Nuovo
Testamento: dai vangeli sinottici l’annuncio della
risurrezione, dall’apostolo Paolo la nota pericope sul
battesimo.
La chiave ermeneutica di tutta la liturgia della Veglia è
costituita evidentemente dalla pagina evangelica della
risurrezione, preannunciata nella prima parte della Veglia
stessa con il canto del preconio. La pericope paolina e la
liturgia battesimale aiutano poi a cogliere il profondo
legame non solo tra mistero pasquale e iniziazione
cristiana, ma anche tra storia della salvezza e attuazione
nell’oggi attraverso l’azione sacramentale della Chiesa.
La celebrazione della notte pasquale è la manifestazione
liturgica più alta della Chiesa. Purtroppo la Veglia non è un
forte richiamo per la comunità cristiana: la lunga serie delle
letture (ma per validi motivi pastorali può anche essere
ridotta) e l’abbondanza dei gesti, incapaci di coinvolgere
l’assemblea. E’ urgente fare della Veglia Pasquale
un’autentica festa di popolo, uno scoppio di gioia e di
speranza per tutta la comunità. Forse abbiamo talmente
perso la dimensione autentica della festa, che riportare
nella liturgia certi elementi popolari di gioia ci pare una
dissacrazione. Eppure all’origine il fuoco, il lucernario, la
processione, l’”exultet”, furono elementi popolari inseriti
nella liturgia. Con intelligente spirito pastorale-liturgico e
un po’ di illuminata fantasia, non mancano in questa
celebrazione gli elementi necessari alla festa: il fuoco,
l’acqua, il pane, il vino, il canto, la musica, l’ora insolita, i
fiori primaverili e soprattutto il messaggio di Cristo risorto
che non può non aprire il cuore alla speranza e alla gioia.
Il carattere proprio di questa celebrazione è dato dalla
veglia notturna, dall’ora insolita in cui essa si svolge. Non si
può anticipare troppo la Veglia Pasquale e iniziarla ad
un’ora usuale come per le altre celebrazioni (per es. le ore
21): il messale prescrive chiaramente che deve essere fatta
di notte, per arrivare con la celebrazione eucaristica intorno
alla mezzanotte, e non protrarsi oltre l’inizio dell’alba.
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Ripensando al significato del Battesimo è facile accostarlo a
quello di “Liberazione”.
Molto difficile, invece, è trovare nella nostra vita quotidiana
i frutti di questa liberazione e poterli offrire, forse perché
non sempre viviamo da “liberati”, avendo cioè sperimentato
quella piena “Liberazione” di cui Gesù ci ha fatto dono e
che continua ad offrirci ogni giorno.
Vivere la Quaresima è un invito a disporci, singolarmente e
come comunità, ad una seria riflessione sulla radicalità
della nostra vita battesimale.
In concreto, questo ci porta a individuare quali schiavitù,
non metaforiche, ma reali, continuano a perpetuarsi sotto i
nostri occhi, senza che ne sentiamo l’urgenza di impegnarci
a combatterle o almeno a provarne una sana indignazione.
“I poveri non vi lasceranno dormire” (Alex Zanotelli): perché
allora noi dormiamo?
La tratta degli Esseri Umani, non è forse così reale e
presente nella nostra società tanto da averci quasi fatto
l’abitudine?Questo traffico è definito “schiavitù del XXI
secolo” e coinvolge paesi di origine, di transito e di
destinazione delle vittime, ingigantito anche dalla
globalizzazione dei mercati e delle relazioni internazionali.
La tratta è confusa spesso con la prostituzione. Anche se
questa rappresenta una larga parte di sfruttamento, in realtà
il vero significato di tratta è molto più ampio. La tratta è lo
spostamento di una persona, contro la sua volontà, dal luogo
di origine ad un altro, al fine di sfruttarne il lavoro o il
corpo. La tratta si nasconde in fabbrica e nei campi, sotto
forma di lavoro forzato e senza diritti. La tratta si nasconde
nelle case, dove donne addette al lavoro domestico e di cura
sono sottoposte a vessazioni e ricatti. La tratta si nasconde
nelle strade, dove si è costretti a vendere il proprio corpo. E’
per questi motivi che la tratta è anche considerata “Crimine
contro l’Umanità”, perché viola i diritti umani e degrada la
persona fino a ridurla a merce di scambio.
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insieme a Dio è il massimo che l’uomo possa avere ed è un
dono non una conquista! Realizza il proprio esistere nel riconoscere e/o ri-costruire l’immagine di se guardando e
amando “adorando” il Signore.
Allora le tentazioni di Cristo, aprono nel cammino
quaresimale della chiesa, la possibilità del progetto perché
come Cristo anche noi abbiamo sempre bisogno di
impastare insieme il luogo (il deserto) e il tempo (i giorni)
per capire, per vivere e testimoniare, per tutti per tutti i
battezzati è necessaria la ricerca, il dialogo con Dio e col il
mondo (credenti e non), la contemplazione, la penitenza, la
preghiera e la capacità di lottare perché Cristo risorto sia
annunciato, testimoniato, vissuto nella fede gioiosa di chi si
sente amato oltre ogni misura.
Le tentazioni ci aiutano a capire l’amore del Padre che nella
sua infinita misericordia si abbassa alla stessa altezza
dell’uomo per consolarlo, certo i bisogni fondamentali (il
cibo, la casa, la sicurezza economica) e infinite paure
insieme al desiderio di onnipotenza saranno come belve in
agguato e spesso i loro artigli ci toccheranno lasciando
ferite profonde, ma è proprio quel Cristo dileggiato sulla
croce che risorto darà salvezza perché ascoltando Lui,
accogliendolo come Signore viviamo con Lui per tutti i
secoli.
Caritas Diocesana
a cura della Casa Famiglia
“La Conchiglia”
La Caritas Diocesana offre alle comunità parrocchiali ed ai
gruppi, nel periodo della Quaresima, questa riflessione sul
tema della tratta degli essere umani.
Abbiamo chiesto agli operatori della Casa famiglia “ La
Conchiglia ”, opera segno della nostra Diocesi, che da circa
8 anni svolge un importante e prezioso servizio per le donne
vittime della tratta, di preparare un loro contributo per
aiutare tutta la comunità diocesana a meditare nel tempo
quaresimale sul servizio alle povertà presenti nel nostro
territorio.
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La Veglia potrebbe essere introdotta dalla proclamazione
del brano del Cantico dei Cantici “Una voce! Il mio
diletto!(2,8-10.14.16a; 8,6-7a), per invitare l’assemblea ad
essere vigilanti in attesa del Cristo Sposo che verrà “a
mezzanotte” e, magari ad uscire dalla chiesa per radunarsi
intorno al fuoco che divampa nella notte.
MEMORIA DELLA B.V. MARIA PRESSO LA CROCE
In un luogo adatto del presbiterio, se possibile, si colloca
un’immagine della Vergine. Presso l’immagine verrà posto un
cero o una lampada che sarà accesa al momento opportuno.
Terminata l’adorazione della croce, il celebrante rivolge
all’assemblea queste parole o altre simili:
Fratelli e sorelle, abbiamo adorato solennemente la croce,
sulla quale il Signore nostro Gesù Cristo, morendo, ha
redento il genere umano.
Presso la croce, nuovo albero della vita, Maria è la Donna
nuova, che con la sua fede e la sua obbedienza ripara il
danno causato dall’incredulità e dalla disubbidienza
dell’antica Eva.
Sul Calvario, secondo la profezia di Simeone, la spada del
dolore trafigge il cuore della Madre; e lì, dove si consuma
l’amore di Cristo, giunge l’”Ora”, di morte e di vita, che
Gesù aveva predetto alle nozze di Cana.
Dalla croce, Gesù morente affida alla madre tutti gli uomini
come suoi figli; e consegna la Madre al Discepolo, il quale la
accoglie come preziosa eredità del Maestro, tra i grandi
valori della fede.
Poi il diacono o lo stesso celebrante, con queste parole o con
altre adatte, invita i fedeli a un momento di preghiera
silenziosa:
Raccolti in silenzio, fratelli e sorelle, preghiamo.
Dopo un congruo tempo di preghiera silenziosa, il celebrante
si reca all’immagine della Vergine e accende la lampada,
simbolo della fede indefettibile della Vergine. Nel frattempo il
coro e l’assemblea cantano alcune strofe della sequenza
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Una strada, un amico, un fiume, un incontro: la strada è
quella che da Nazareth porta Gesù in Giudea, l’amico è
Giovanni, il fiume è il Giordano e l’incontro è quello con il
Padre. Da quel luogo e da quell’incontro parte l’annuncio
straordinario e sconvolgente della buona novella del Regno
e Pietro lo ricorderà al momento in cui la comunità degli
apostoli è chiamata a sostituire Giuda Iscariota con Mattia.
La storia prosegue: Gesù è condotto in un luogo appartato,
fisicamente separato, impervio e difficile, arido e
struggente. Non ci sono più le parole degli amici quelli che
hanno fatto con te quella strada che ti ha portato da
Giovanni ora sei solo, solo con te stesso, solo con il tuo
passato e solo con il tuo futuro. Ma non c’è solo il luogo gli
viene pure consegnato un tempo particolare quaranta
giorni: attraverso di Lui questo tempo si trasforma in dono,
non solo per la ricchezza simbolica o il richiamo alle grandi
esperienze di un popolo “costruito” da JHWE: i quaranta
giorni diventano per Gesù (e in Gesù per noi) misura di
ogni difficile esperienza di crescita. Luogo e tempo si
intrecciano e diventano confronto sia con se stessi che con
la
storia
personale
e
collettiva
spingono
verso
l’approfondimento nella ricerca della saggezza e della verità,
giocano un ruolo fondamentale nella verifica delle proprie
possibilità e ci impongono serietà nel giudizio capacità di
elaborare un progetto di vita serio e di essere pronti quindi
preparati a svolgere missione e servizio che siamo stati
invitati a svolgere, allora si spalancano le porte e siamo
costretti ad uscire allo scoperto. Sulla soglia aspetta il
distruttore e il demolitore che costringerà ad affrontare una
verifica è colui che ci dice: ora vediamo se l’uso del tempo ti
è servito a qualcosa, dovrai incontrarti/scontrarti con me e
guarda che ci penso io a fare chiarezza sulle tue idee, sulle
tue disponibilità e non ci andrò giù tenero, è un compito
che mi appassiona e già una volta mi è andata bene ti
ricordi sicuramente del tuo alter ego Adam, vedi che
quando mi ci metto rendo la vita dura, io ho mandato in
frantumi quello che il Padre aveva costruito, mi piace
troppo distruggere.
Il diavolo inizia la sua paziente demolizione partendo dai
bisogni più elementari, prosegue affrontando le mille paure
che attanagliano l’uomo per chiudere con la stoccata finale
sul senso della vita e della storia dai che alla fine il potere ti
fa gola.
Cristo con pazienza mette in campo il suo ruolo di ricostruttore anche nei confronti del diavolo: sei così
annebbiato distorto e incapace? Ascolta “schema Israel” tu
vuoi mettere alla prova JHWE il tuo Dio che ti ha preso per
mano quando eri disperso tra le nazioni e ti ha condotto e
ricondotto nella terra dove scorre latte e miele? Non temere
piccolo gregge non mi dimenticherò di te, ma tu torna
bambino al tempo in cui ti coccolavo sulle mie ginocchia e
mi prendevo cura di te! Quando le tue orecchie erano
attente alla mia voce tu viaggiavi tranquillo e in pace.
L’annuncio del Regno che fa cogliere le contraddizioni e la
povertà del mondo parte da un modo rinnovato di porsi
davanti a Dio, non più richiesta ma condivisione e lo stare
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“Stabat Mater” o altro canto che per contenuto e valore
letterario e musicale sia adatto a questa celebrazione.
Terminato il canto, il celebrante dice la seguente orazione:
Preghiamo.
O Dio, tu hai voluto che accanto al tuo Figlio innalzato
sulla croce, fosse presente la sua Madre addolorata: fa’ che,
associati con lei alla passione di Cristo, partecipiamo alla
gloria della risurrezione. Egli vive e regna nei secoli dei
secoli.
Amen
Ufficio Pastorale Catechistica
a cura di
don Luciano Tempestini
Le tentazioni di Cristo
1 domenica di quaresima Matteo 4, 1-11
C’è un tempo per demolire e un tempo per costruire.