Itinerario di riflessione in preparazione alla Pasqua
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Itinerario di riflessione in preparazione alla Pasqua
Il progetto ci è stato segnalato da Don Enzo Benesperi, missionario in Brasile da oltre 25 anni, attualmente parroco di Santa Margherita da Cortona, in una favela di Manaus, Amazzonia. Progetto Centro Sociale “Nossa Senhora Das Graca” Chi siamo: Un’organizzazione senza fine di lucro che assiste bambini e adolescenti in situazione di rischio personale e sociale, nella città di Manaus. Itinerario di riflessione in preparazione alla Pasqua Un po’ di storia: Il Centro Sociale “Nossa Senhora Das Graca” è stato fondato nel 1970 nel vecchio quartiere del Vicolo di Macedo, oggi quartiere Nostra Signora delle Grazie. Il fondatore è stato il sacerdote italiano Cesare De Florio la Rocca. I progetti che svolgiamo: 1. Programma di sostegno socio familiare con attività rivolte alle famiglie e alle comunità. 2. Programma di aiuto socio educativo per esterni (con attività di tipo educativo, sportivo, culturale e ricreativo) 3. Rifugio: accoglie adolescenti abbandonati o maltrattati in famiglia e che non ricevono protezione da parte delle istituzioni pubbliche. Numero degli adolescenti accolti: 250 (30 interni, 220 esterni) Risorse necessarie: - Pagamento e formazione del personale 25.500 reais - Manutenzione struttura 9.000 reais - Materiali pedagogico e sanitari 2.000 reais Tot. 36.500 reais = 14.400 € (al cambio del 13/12/07) Il Centro Sociale “Nossa Senhora Das Graca” riceve aiuti da amici benefattori, istituzioni pubbliche ed enti privati, ma le entrate non coprono le uscite. - 24 - Battesimo di Cristo Piero della Francesca, 1448-1450 Tempera su tavola , 168 × 116 cm Londra, National Gallery Ufficio per la pastorale liturgica Ufficio Missionario a cura di don Luca Carlesi VERSO LA PASQUA Indicazioni Liturgico - pastorali per la Quaresima e il triduo pasquale “Segno sacramentale della nostra conversione”, la Quaresima è il tempo della crescita nella conoscenza del mistero di Cristo per testimoniarlo nella novità della vita ( cfr Colletta I dom). Il significato spirituale della Quaresima è espresso mirabilmente nei prefazi di questo tempo, in particolar modo nel prefazio I: “Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia, purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua, perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa, attingano ai misteri della redenzione la pienezza della vita nuova in Cristo tuo Figlio, nostro salvatore”. La Quaresima ha nella Pasqua la sua giustificazione. Presa in sé, come periodo di sforzo e mortificazione, come una sorta di scatola vuota da riempire di pratiche penitenziali e devozionali, offre una visione distorta della vita cristiana. Del resto la sua origine storica prova che una quaresima senza Pasqua non ha senso. Infatti, il primo tempo liturgico che la Chiesa ha organizzato è la “cinquantina pasquale”, l’espansione gioiosa della Pasqua nelle sette settimane che vanno dalla domenica di Risurrezione alla domenica di Pentecoste. La successiva organizzazione della quaresima, come preparazione al Triduo Pasquale per poi sfociare nella cinquantina della gioia, ha posto in evidenza che la Pasqua di Cristo ha due versanti: uno faticoso e doloroso, che culmina il venerdì santo sulla croce, e uno lieto e glorioso che inizia all’alba del primo giorno dopo il sabato. La Quaresima porta già la promessa e il germe della Pasqua, come i quaranta giorni di Cristo nel deserto sono già preludio alla sua vittoria sul male e sulla morte. -2- a cura di Suor Sandra Matulli Caduti in terra…per portare frutto QUARESIMA MISSIONARIA 2008: CAMMINO DI DONAZIONE E DI CONDIVISIONE CON I NOSTRI MISSIONARI La Diocesi di Pistoia, da molti anni, dedica il prezioso periodo della Quaresima al ricordo dei missionari. Pio XII, proprio 50 anni fa, emise la provvidenziale enciclica “Fidei Donum” con la quale sollecitava ogni Chiesa locale a far proprio il problema Missionario. La nostra Diocesi attualmente ha quattro sacerdoti e una laica, missionari “fidei donum”. A loro va il sostegno materiale e spirituale, offerto dalle nostre comunità parrocchiali, in questo tempo di Quaresima. La Diocesi di Pistoia ha in diversi Paesi del mondo anche tante Suore Missionarie partite dalle tre Congregazioni di origine diocesana: le Suore Mantellate, le Ancelle del Signore, le Suore Minime del Sacro Cuore. A loro siamo chiamati ad offrire l’incessante ricordo nella preghiera. Le necessità relative alle opere che tutti questi missionari/e mandano avanti sono molteplici. Abbiamo pensato di presentare, esemplare per questo tempo di Quaresima, il progetto di Don Enzo Benesperi, che in molti conosciamo ed apprezziamo fortemente. Ricordiamo inoltre che verrà celebrata Sabato 29 marzo alle ore 21, presso la Parrocchia di S. Maria Maggiore in Vicofaro (Pistoia) la XVI Veglia dei Martiri Missionari Caduti in terra… per portare frutto. La veglia sarà presieduta da S.E. Mons. Mansueto Bianchi. - 23 - importa) esce una camicia. Perfettamente stirata. Sotto “Alea”, la marca, la solita scritta in inglese (“passion inside”) lascia intuire chissà quali “battaglie”, su quel letto, prima di indossare quella camicia. Davvero tante le merci che per venderle meglio sono abbinate al corpo femminile. Un corpo perfetto e invitante che crea qualche problema alle tante donne il cui corpo così invitante e perfetto magari non è. Non sempre, nella vita reale, la cellulite si può togliere con la computergrafica. Due pagine intere, poco dopo, sono dedicate a una bottiglietta rossa (“Alixir Iuvenis”) che – assicurano – “fornisce la stessa quantità di antiossidanti di 150 grammi di lamponi”. Le due pagine riportano, riprodotta 35 volta, l’accattivante immagine di un lampone perfetto: lo mangeresti con gli occhi. Frutti così belli, in natura, non ce ne stanno proprio: vuoi vedere che pure questi li ha creati il computer? La cosa importante è bere quella brodaglia che “rallenta l’invecchiamento cellulare”. Vero? Falso? Importa poco. L’importante è comprare l’elisir. A che serve questo ragionamento in una pubblicazione che la diocesi diffonde in vista della Pasqua e dunque per i giorni della Quaresima? Forse a nulla. Ma forse ad aiutare la riflessione: sul ruolo giocato dai media e, in particolare, dalla comunicazione pubblicitaria, nel condizionare i nostri stili di vita, i nostri valori, i nostri comportamenti quotidiani. Impossibile e, oltretutto inutile, partire lancia in resta contro il mondo contemporaneo e dunque contro quella visione economica sempre più basata sulle ragioni del mercato. Ma è comunque possibile non abdicare alla nostra centralità di esseri pensanti. Fra i tanti modi per esercitare il nostro libero arbitrio può anche esserci quello di prestare attenzione a queste frontiere: conoscerne meccanismi e trucchi. Smascherarli. Dominarli. Dono sacramentale, la Quaresima è il grande tempo degli ‘esercizi spirituali’ della Chiesa in ordine all’approfondimento del mistero di “Cristo in noi, speranza della gloria” (Col 1,27). E’ qui che si apre la prospettiva battesimale come riscoperta dell’adesione a Cristo: la Chiesa, sospinta dallo Spirito, si reca nel deserto quaresimale per provare se stessa (I domenica) nella prospettiva aperta dalla Trasfigurazione (II domenica). Nella tradizione ecclesiale, rimessa in piena luce dalla riforma liturgica del Vaticano II, la Quaresima strettamente congiunta al mistero pasquale della morte e risurrezione di Cristo, costituisce un autentico catecumenato della Chiesa, segnato dalla conversione e quindi dalla riscoperta del battesimo come fonte dell’autentica vocazione cristiana. - 22 - -3- Il lezionario del tempo di quaresima risulta essere il più ricco e originale nella sua struttura: si propone come una mistagogia che si dispiega nell’arco dei tre anni: l’itinerario battesimale (anno A); quello cristologico-pasquale (anno B) e quello penitenziale (anno C). L’itinerario battesimale dell’anno A La I domenica si apre con la narrazione della tentazione di Gesù. All’inizio del cammino quaresimale la Chiesa intende proporre la vita battesimale come esistenza tentata. Il battezzato si trova di fronte all’alternativa delle due vie che hanno esiti contrapposti: la vita o la morte. La cornice geografica è quella del deserto, luogo di tentazione e vicinanza con Dio, luogo dove si manifesta la potenza della Parola. Nel deserto Gesù è vittorioso, vince la prova. Proprio questo trionfo di Cristo rende possibile la vittoria del cristiano. “Egli consacrò l’istituzione del tempo penitenziale con il digiuno di quaranta giorni, e vincendo le insidie dell’antico tentatore ci insegnò a dominare le seduzioni del peccato, perché celebrando con spirito rinnovato il mistero pasquale possiamo giungere alla Pasqua eterna.”. Discesi nel deserto della prova, la II domenica ci trasporta sul monte della trasfigurazione. Essa si pone sul versante della manifestazione della vita divina alla quale il cristiano è chiamato, presentata come termine della nostra risposta positiva all’invito di Dio. I padri della Chiesa hanno assegnato al fatto della trasfigurazione un duplice senso: confermare i discepoli in vista dello scandalo della croce; manifestare profeticamente la risurrezione del Signore. Questo episodio ci aiuta anche a leggere la vita di Gesù in parallelo con i quarant’anni di Israele nel deserto. Come il popolo di Israele ha sperimentato paradossalmente la vicinanza di Dio proprio nell’esperienza della prova così Gesù sperimenta la sua comunione col Padre, si manifesterà Figlio, proprio nel momento della prova più grande: la morte, sconfitta dalla risurrezione. Il cammino quaresimale è un cammino ‘vincente’, che conduce alla vita proprio attraverso la prova. “Egli, dopo aver dato ai discepoli l’annunzio della sua morte, sul santo monte manifestò la sua gloria e chiamando a testimoni la legge e i profeti indicò agli apostoli che solo attraverso la passione possiamo giungere al trionfo della risurrezione.”. IV domenica: Il battesimo come illuminazione “Un uomo cieco dalla nascita” è il protagonista di questa azione con la quale Gesù proclama concretamente di essere “la luce del mondo”. Ai farisei che conducono una minuziosa inchiesta, quest’uomo non fa che ripetere: “Mi ha posto del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo”. E questo ‘vedere’ si fa intimo perché quando Gesù gli sempre maggiori di popolazione non ce la fanno ad arrivare alla quarta settimana, sappiamo che non dobbiamo avere paura. C’è “Findomestic” – potente finanziaria – pronta per darci una mano. Con appena 179 euro al mese puoi andare “incontro al tuo futuro”. E si vede un pupazzetto verde con la faccia sorridente impegnato a pulire un appartamento dietro gli ordini di un giovane tutto contento. “Findomestic” gli ha rivogato un prestito di 10 mila euro che lui rimborserà per 79 mesi tirando fuori 179 euro al mese. Alla fine di euro ne avrà restituiti 14 mila. Un affare? Forse sì, forse no. In corpo microscopico, leggibile solo con forte lente d’ingrandimento c’è a lato, una scritta inquietante. “Messaggio pubblicitario con finalità promozionali. Le condizioni economiche evidenziate negli esempi non sono vincolanti”. Cosa voglia dire è chiarissimo: siamo in presenza di un messaggio che può anche essere falso. Ma qualcuno legge? Poche pagine dopo si entra nella magia degli outlets compreso quello che hanno costruito in tempi record all’uscita Autosole di Barberino. Fino al 7 marzo è il periodo dei saldi. Sconti fino al 70%, ci informa un’affascinante bionda che fra le dita laccate stringe abiti, camicette, sottovesti. Non poteva mancare uno slogan adeguato (“Lusso senza rinunce”). Poco importa se quei poveracci che non arrivano a fine mese si imbattono in un così assai poco evangelico invito: o accettano di rinunciare al lusso oppure, se proprio non ce la fanno, chiedono un finanziamento ai signori di Findomestic. Si indebiteranno ancora di più, ma perché rinunciare al lusso? Perché lasciarlo soltanto ai ricchi? C’è poi una pagina intera che propone una camicia da uomo. L’uomo non è raffigurato. Si vede solo un corpo femminile: inginocchiato su un letto. Nudo, a parte una microscopica mutandine di pizzo nero e una lunga collana di perle. Fra le gambe affusolate, abbronzate, ritoccate al computer di questa splendida modella (inquadrata dai seni in giù. Il volto non -4- - 21 - III domenica: Una sorgente di acqua…per la vita eterna. La Samaritana, che esce rinnovata dall’incontro-dialogo con il Signore, al punto che se ne fa annunciatrice ai suoi concittadini, è “figura” del credente-battezzato che ha accolto il dono di Dio. Tutto comincia dall’acqua, che Gesù chiede per dissetarsi. E il dialogo sull’acqua dà a questo testo il suo significato battesimale profondo. Nelle parole di Gesù non è acqua che lava ma che zampilla; è il segno dello Spirito Santo che viene comunicato ai battezzati nell’acqua del fonte battesimale. “Egli chiese alla Samaritana l’acqua da bere, per farle il grande dono della fede, e di questa fede ebbe sete così ardente da accendere in lei la fiamma del tuo amore.”. consumatore finale …) e pretende la massima efficacia. Dietro ai pochi secondi di un qualunque spot o all’immagine più o meno patinata c’è un lavoro enorme con professionisti che puntano a un solo obiettivo: convincere a comprare. Anche se il consumatore non ne ha bisogno, non ne ha voglia, non ha i soldi. I creativi sono tali perché bravi a far credere che bisogna consumare. Sempre di più. Nulla di strano, ripeto, in un’economia di mercato. Per non parlare dei meriti (ci sono pure quelli) della pubblicità a servizio di un cittadino che con essa e con le sue tecniche può essere informato sempre più e sempre meglio. Ma torniamo al nostro magazine di metà gennaio per proporre un gioco assai poco praticato: guardare con occhio attento non la parte giornalistica (anch’essa, peraltro, troppo spesso asservita agli spot) ma proprio le pagine con le inserzioni pubblicitarie. Ce ne sono alcune che si prestano bene per un ragionamento. Qualche esempio. Si deve lanciare una nuova serie su un canale di Sky. La serie, in onda dal 15 gennaio, si intitola “Dirty, Sexy, Money”. Ovviamente viene dagli Usa e – si legge nella benevola recensione a pagina 152 – “in America ha entusiasmato molto sia la critica sia il pubblico”. E’ la solita saga stile Dallas. La recensione dell’ottimo critico non poteva essere che benevola, visto che la pagina 8 dello stesso settimanale è interamente dedicata alla pubblicità di “Dirty, Sexy, Money”. La traduzione dall’inglese è facile facile: money significa soldi e dirty sporco. Sexy è internazionale. Ma ecco lo slogan per invogliare a sintonizzarsi, ogni martedì dalle 21:50 sul canale 110: “Lasciatevi corrompere dal fascino dei soldi”. Se sono state scelte queste parole è perché gli esperti, psicologi compresi, sanno bene che la mentalità corrente non solo le supporta ma anche le richiede. Passiamo a pagina 95. Se le cronache – ma anche i resoconti delle Caritas – ci informano che fasce domanda se crede nel Figlio dell’uomo e gli dice: “Tu l’hai visto: colui che parla con te è proprio lui”, quest’uomo si prostra ed esclama: “Io credo, Signore!”. Per l’uso di questo testo nella catechesi battesimale, il sacramento della fede, il battesimo, è stato chiamato ‘illuminazione’. “Nel mistero della sua incarnazione egli si è fatto guida dell’uomo che camminava nelle tenebre, per condurlo alla grande luce della fede. Con il sacramento della rinascita ha liberato gli schiavi dell’antico peccato per elevarli alla dignità di figli”. - 20 - -5- V domenica: Rinascere con Cristo “risurrezione e vita” Lazzaro che esce dal sepolcro, richiamato alla vita dalla parola potente del Signore, è la terza “figura” battesimale. Non lo è per il fatto che dalla tomba ritorna alla vita normale, sempre mortale, ma perché con quel gesto Gesù proclama se stesso “risurrezione e vita” per quanti credono in lui. Il battesimo è partecipazione sacramentale, nel segno dell’acqua, alla morte e risurrezione di Cristo. Il fonte battesimale è nel medesimo tempo sepolcro e grembo materno. “Vero uomo come noi, egli pianse l’amico Lazzaro; Dio e Signore della vita, lo richiamò dal sepolcro; oggi estende a tutta l’umanità la sua misericordia, e con i suoi sacramenti ci fa passare dalla morte alla vita”. Domenica delle palme e della passione del Signore: Un popolo che accompagna il suo Re… Verso il trionfo della Croce La quaresima è un cammino insieme a Gesù, al suo seguito, in viaggio verso Gerusalemme dove gli è riservato il destino dei profeti. Ma per la nostra fede il Messia sofferente è già il Signore glorificato. Diventa spontaneo associarsi alle acclamazioni entusiastiche e alle accoglienze festose (è una festa popolare) di coloro che accolgono Gesù nel suo ingresso trionfale a Gerusalemme. I rami di ulivo hanno significato se diventano elementi di una celebrazione, in cui si professa la propria fede in Cristo Salvatore. Chi ha fatto una quaresima seria, aprendo orecchi e cuore alla parola di Dio e sperimentando la lotta per la fede e la conversione, può con sincerità portare la palma (segno della vittoria dato ai martiri) e gridare l’“osanna” al suo Re, accompagnandolo alla sua “glorificazione”. “Egli che era senza peccato, accettò la passione per noi peccatori e, consegnandosi a un’ingiusta condanna, portò il peso dei nostri peccati. Con la sua morte lavò le nostre colpe e con la sua risurrezione ci acquistò la salvezza”. Giovedì santo Messa nella cena del Signore Questa celebrazione costituisce una sorta di portale d’ingresso al Triduo del Signore Crocifisso, Sepolto e Risorto. In essa si gusta già la gioia pasquale (suono delle campane, i fiori), ma anche il dramma della morte (notte del tradimento, corpo dato, sangue versato), come pure il silenzio della sepoltura (adorazione eucaristica notturna). Pertanto la messa nella cena del Signore è già in pratica celebrazione della Pasqua in cui tutta la comunità è chiamata a dare il segno visibile del suo essere Chiesa. Non può essere una messa come tutte le altre: il messale stesso importanti per l’editore: quelle con la pubblicità. Toglietevi dalla testa che il gruppo editoriale dell’Espresso sia così generoso da regalarvi per soli 30 centesimi le 150 pagine della rivista patinata. Queste pagine, e tutte le altre simili nelle altre testate ad alta patinatura, servono prevalentemente per ospitare l’autentica padrona dell’editoria: la pubblicità. Per cui (e la cosa è clamorosa in altri giorni, ad esempio il sabato) il consumatore paga per portarsi a casa pesantissimi allegati la cui componente giornalistica è ormai quasi inesistente ma che, in compenso, strabordano di inserti pubblicitari. Si paga per avere in cambio … pubblicità. Ovviamente nessuno si stupisce, si straccia le vesti, si scandalizza più di tanto. Siamo in un regime di mercato e l’intero sistema mediatico (compresa l’azienda radiotelevisiva pubblica a cui ciascuno, ogni anno, paga un canone di abbonamento) si regge sul marketing e sugli investimenti pubblicitari. Una forma di comunicazione – la pubblicità – che straborda ovunque: dai muri di città e paesi ai bordi delle strade, dal web alle radiotv, dal cinema alla carta stampata, dai telefonini alle “vele” di camion lasciati in parcheggi strategici per convincerci a votare un candidato, a frequentare un ipermercato. Tutto è pubblicità, compresi gli spot della Conferenza Episcopale per farci firmare l’8 per mille. Compresa la cosiddetta pubblicità progresso. Ogni tanto arrivano rampogne dall’Unione Europea perché, in un’Italia dove rispettare le leggi è un optional, gli affollamenti pubblicitari su radio e tv sono eccessivi: in altri termini i programmi sono interrotti da spot in una misura illegale rispetto ai limiti imposti dall’Unione Europea. Ma nessuno ci fa caso. Va detto che, fra le forme di comunicazione mediatica, la pubblicità è in genere quella costruita con maggiore abilità. Chi sta sul mercato e, con la pubblicità, non vuole perdere le sue fette e anzi ne vuole acquisire di sempre maggiori, spende cifre enormi (che peraltro, alla fine, sono a carico solo del -6- - 19 - Un unico, grande Mistero celebrato in tre giorni: il Triduo pasquale Il Triduo pasquale è considerato il culmine di tutto l’anno liturgico, ha inizio con la messa vespertina ‘nella cena del Signore’ ed ha il suo centro nella Veglia Pasquale, considerata come “la madre di tutte le veglie” (NGAL, 1821). Il Triduo pasquale è denso di celebrazioni che, per il loro svolgimento comunitario e per la loro preparazione ministeriale, assorbono gran parte del tempo di ogni comunità, sottraendolo al servizio e alla missione. Ma non è tempo perso. Anzi! Proprio per evangelizzare e servire, la Chiesa ha bisogno di ritrovarsi in famiglia, di attingere alle sorgenti, di riannodare i legami, di rinnovare i motivi della sua azione. Qui la Chiesa si scopre comunità di discepoli intorno al Risorto, si pone con decisione sulla via della sequela al Maestro, sino alla croce, si fa umile e servizievole con lui che si è fatto Servo, e di nuovo gioisce per le sue nozze con lo Sposo. molti ce lo hanno fatto notare - di un popolo che sta usando queste figlie della Nigeria. Attraverso l’impegno comune, abbiamo fatto esperienza di mettere all’opera i carismi personali e delle nostre congregazioni religiose per essere insieme a combattere e vincere e non doverci più vergognare davanti allo sguardo innocente dei bimbi che andavamo incontrando, di non aver impedito che le loro madri e le loro sorelle siano vendute, usate ed anche uccise sulle nostre strade! Non solo i poveri, perché spesso chiassosi e inopportuni, non ci lasceranno dormire, ma è il nostro Battesimo, prima di tutto che ci chiama a vigilare, comprendere ed agire. Cristo che ha preso su di Sé il male del mondo e lo ha vinto, oggi si serve di noi per realizzare quella liberazione che noi e i figli della nostra storia dobbiamo ancora sperimentare. La fantasia della Carità ci può suggerire molte iniziative e abilitarci ad attuarle, sia a livello personale che come comunità viva sensibile agli appelli dello Spirito, ciascuno nella propria realtà e responsabilità. Ufficio per le Comunicazioni Sociali a cura di Mauro Banchini (NON) “LASCIATEVI CORROMPERE DAL FASCINO DEI SOLDI” Un settimanale diffuso con uno dei quotidiani più letti anche da molti cattolici (“Il Venerdì” di “Repubblica”), a metà gennaio è uscito con una copertina dedicata al santuario di Lourdes (“Il miracolo di Lourdes. Ovvero come dopo 150 anni resta il santuario più frequentato della cristianità, è diventato il secondo polo alberghiero della Francia, ha visto 700 milioni di visitatori. Ma le grazie? Per la Chiesa solo 67”). Invece che leggere il servizio su Lourdes – la cui motivazione è peraltro bene sintetizzata dai titoli di copertina – proviamo a sfogliare le pagine davvero - 18 - invita a fare di questa messa una celebrazione fuori dell’ordinario. Per quanto è possibile si scelga un’ora in cui tutta la comunità possa partecipare, nello spirito delle indicazioni del messale, senza anticipare troppo la celebrazione eucaristica: è la messa ‘in coena Domini’, non in ‘merenda Domini’! Il gesto rituale della Lavanda dei piedi tende a diventare oggi didattico e teatrale, avendo perso quella base di usanza sociale che, nella celebrazione, poteva renderlo simbolico. Si raccomanda che questa tradizione sia conservata e spiegata nel suo significato proprio, precisando che essa sta a significare il servizio e la carità di Cristo, che venne “non per essere servito ma per servire” (Mt 20,26). Dato che l’esecuzione di questo rito risulta molto spettacolare e la gente tende a identificare gli ‘attori’ con gli apostoli, è doveroso spiegarne bene lo scopo e non attenersi al numero dodici. Dal modo col quale è preparata ed eseguita, la lavanda dei piedi dovrà apparire come un momento che esprime i rapporti di mutua fraternità, di accettazione e collaborazione fra presbiteri e laici oppure che mostra l’intenzione della comunità di servire, onorandole, alcune categorie particolarmente bisognose di premura (fanciulli, giovani, anziani, emarginati, immigrati, malati…). In quest’ottica deve essere valorizzata la Processione delle offerte, accompagnata dal canto “Dov’è carità e amore”, nella quale possono essere presentati i doni per i poveri, specialmente quelli raccolti nel tempo quaresimale come frutti della penitenza. La messa del Giovedì santo rappresenta così il dilatarsi della comunità cristiana nella carità verso i bisognosi –spesso oltre i confini della stessa comunità, verso iniziative missionarie- con quella carità che è amore che dona proprio perché è esigente e mortificante con se stessa, senza trascurare le cure dei rapporti intraecclesiali da rendere limpidi ed effettivamente fraterni. Reposizione eucaristica e adorazione notturna: l’Eucarestia è conservata in vista della comunione ai malati e viene adorata proprio perché custodita. Non la si conserva nel tabernacolo solo per l’adorazione, attività interiore che si può fare anche in altri modi, ma per recarla ai malati e per la comunione a conclusione della liturgia del Venerdì -7- santo. Ciò che si fa ogni giorno in modo semplice (dopo la messa si ripongono nel tabernacolo le particole in vista della comunione agli ammalati), in questa celebrazione viene eseguito con la solennità della processione accompagnata dal canto del Pange lingua. Il sacramento sia custodito in un tabernacolo chiuso. Non si può fare l’esposizione con l’ostensorio (perché si tratta di reposizione e non di ostensione). Il tabernacolo, o custodia, non deve avere la forma di sepolcro e si eviti il termine stesso di ‘sepolcro’ per la cappella o luogo della reposizione. Se in una chiesa non avrà luogo la liturgia del Venerdì santo, non si faccia la processione e la reposizione solenne del Sacramento. L’ornamento della cappella della reposizione, con lumi e fiori, deve essere sobrio; è meglio adornare il luogo normalmente usato per la custodia eucaristica. Da una parte, in modo discreto, potrebbe essere posta la brocca e il catino, con l’asciugatoio, usati per la lavanda dei piedi, come richiamo al servizio e alla carità. L’altare della celebrazione venga spogliato con una certa solennità. Si invitino i fedeli a trattenersi in chiesa, dopo la messa della cena del Signore, per un congruo spazio di tempo nella notte, per l’adorazione al Santissimo Sacramento lì custodito. Dopo la mezzanotte si faccia l’adorazione senza solennità, in silenzio, dal momento che ha già avuto inizio il giorno della passione del Signore. Venerdì santo Celebrazione della Passione del Signore La croce domina la liturgia di questo primo giorno del Triduo pasquale che, pur essendo centrato sulla morte di Gesù, non perde di vista la gloria del Risorto. E’ già Pasqua! La Passione secondo Giovanni, proclamata in questa celebrazione, è tutta centrata sull’“ora” fissata dal Padre e verso la quale Gesù tende con lucida determinazione: è l’“ora” in cui egli viene “innalzato” con la crocifissionerisurrezione ed effonde lo Spirito. Mentre ora la croce, usata per questa liturgia, reca l’immagine del crocifisso, anticamente era dorata e gemmata: trofeo di vittoria da patibolo di morte esecranda. L’antifona “Adoriamo la tua Croce, Signore, lodiamo e glorifichiamo la tua santa risurrezione. Dal legno della Croce è venuta la gioia in tutto il mondo” cantata durante l’adorazione della croce, unisce le dell’usa e getta - paga, credendo di poter comprare un momento di falso piacere. I “consumatori” non si rendono conto che stanno rubando identità, dignità, vita, salute, speranza, futuro a persone umane, spesso più piccole di età dei figli con cui poi tornano a sedersi a tavola nella propria famiglia? Nella nostra Diocesi con la casa famiglia “La Conchiglia”, sperimentiamo nel quotidiano cosa comporta l’accoglienza alle donne, vittime di tratta: stando accanto a loro, curando le loro ferite, intime e profonde o evidenti e spesso difficili da guardare, non facciamo altro che scontare i nostri errori e curare le nostre piaghe, quelle della nostra società, quelle delle nostre comunità poco attente e pur così impegnate in mille cose. Per noi ci sono stati momenti significativi di formazione internazionale, con l’obiettivo di creare e rafforzare una rete di comunicazione e di lavoro tra le varie Conferenze Religiose dei 27 Paesi da cui provengono, transitano o sono destinate le vittime. Occasioni che ci hanno spalancato nuove possibilità. Lo scorso Luglio, ad esempio, abbiamo colto l’opportunità di partecipare come Delegazione Italiana, con altre religiose e operatori in questo settore, ad un viaggio in Nigeria incontrando autorità religiose, civili, diplomatiche, persone e istituzioni a tutti i livelli. Siamo partite con il duplice obiettivo della formazione e dell’informazione, per comprendere meglio il fenomeno e portare il nostro contributo, anche in termini di contrasto alla tratta e non solo di accoglienza alle vittime. Una parte tutta speciale del viaggio è stato poter incontrare alcuni familiari delle ragazze che vivono o sono passate dalle nostre comunità in Italia. Forte è stata la sensazione di riconoscerli al loro arrivo, scorgendo gli stessi tratti, i lineamenti di quelle persone con cui condividiamo molta parte della nostra giornata; Riconoscere nel loro modo di presentarsi anche i drammi delle condizioni in cui vivono. Per loro abbiamo voluto e vogliamo essere quella mano che sostiene, quella parola che rassicura, quel segno che dà speranza sul futuro delle loro figlie nella nostra terra. Questo viaggio ci ha visto sotto la buona luce di chi sta facendo qualcosa per loro, ma facevamo anche parte – e in -8- - 17 - Dunque, se ci capita di “addormentarci tranquilli”, dovremmo chiederci perché la nostra coscienza non sa rimanere “desta”, come sentinella, per cogliere i segni di una così grave malattia che attacca ed invade sempre più i tessuti del corpo sociale ed ecclesiale. Non è certo l’informazione che ci manca: il grido che riecheggia in ogni angolo della terra arriva ogni giorno nella nostra casa, viviamo, infatti, sempre affacciati al “balcone del mondo”. Dagli anni ’90 un numero crescente di congregazioni religiose femminili, avendo individuato come priorità il fenomeno del traffico di esseri umani, ha sviluppato una nuova ”Diaconia della Carità”, accogliendo inizialmente nelle loro case e poi in appositi Centri, le vittime di tratta che, nella maggior parte, erano state sfruttate nella prostituzione. Meno presente nella nostra Chiesa italiana è l’intervento, più esplicito, su tali problematiche, da parte delle famiglie religiose maschili o dei sacerdoti. Il loro sarebbe un servizio preziosissimo, sul versante della prevenzione verso la gioventù, nelle scuole e nelle parrocchie, nella pastorale della famiglia e soprattutto nella riabilitazione dei “consumatori” che - come clienti - sono essi stessi vittime del consumismo, dove ogni cosa può essere desiderata e comprata, anche la disperazione di molte donne immigrate, come pure di minori indifesi. Si potrebbe parlare all’infinito delle vittime: a centinaia sono uccise sulle nostre strade, altre restano segnate a vita da ferite di armi da fuoco, per togliere loro la voglia di scappare. Molte non potranno mai indossare una gonna, perché la pelle delle gambe è una fitta rete di cicatrici: bruciature di sigarette, per piegare la volontà della vittima con una costrizione a tutti i livelli. Ci sarebbe da chiederci se anche il nostro linguaggio, talvolta, non dovrebbe essere più accurato: si può continuare a parlare con disinvoltura di “prostitute”? o dovremmo usare il termine “prostituite”? Prostituite perché vittime della volontà e degli interessi altrui, di chi guadagna mediante questo traffico internazionale e di chi - nella nostra pseudo cultura due facce della Pasqua del Signore; la “preghiera universale” mostra la fede pasquale della Chiesa che, proprio nel giorno dell’apparente fallimento dell’opera divina in Cristo, ricorre a Dio proponendogli le sue numerose preoccupazioni e premure e attendendo l’intervento che salva e dona vita. Questa visione unitaria del “mistero pasquale”, si frantuma progressivamente man mano che le iniziative pastorali e le forme devozionali (Via Crucis, Processione del Cristo morto) si allontanano dalla matrice liturgica e si fissano sui vari particolari, densi di emozionante pietà, delle sofferenze patite da Cristo e scadendo spesso nella drammaticità quasi teatrale, di ciò che ha senso per la fede solo se evocato simbolicamente. Il messale, che fissa nelle ore pomeridiane la celebrazione della Passione del Signore, prospetta anche la possibilità di spostarla ad un’ora più tarda, con inizio non oltre le 21: tanta gente riscoprirebbe un modo nuovo di pregare con la Chiesa, secondo la più venerabile delle tradizioni. La CEI ha approvato nel 1987 il rito della Memoria della B.V. Maria presso la croce da introdurre, secondo l’opportunità nell’azione liturgica del venerdì santo (vedi allegato). - 16 - -9- Sabato santo Il giorno del grande silenzio E’ il giorno mediano del Triduo e per la liturgia è momento di sosta, fra la celebrazione della morte di Gesù e l’attesa della grande Veglia notturna, che conduce alla gioia dell’incontro con il Risorto. Il sabato santo la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua passione e morte, la discesa agli inferi e aspettando nella preghiera e nel digiuno la risurrezione. Nel silenzio di questo giorno si celebra il punto più basso della Kenosis del Cristo: egli sprofonda in quel caos primordiale nel quale il peccato getta l’umanità e al contempo ripesca la vita dal gorgo del nulla e della morte. Anche se non è prescritto, è bene che questa giornata sia caratterizzata dal digiuno e venga trascorsa in quella sobrietà serena che è propria della preparazione alla grande festa. E’ raccomandata la celebrazione dell’Ufficio delle letture e delle Lodi mattutine con la partecipazione del popolo. Lottare contro il male oggi La Veglia Pasquale La Veglia Pasquale prevede nove letture: sette dall’Antico Testamento, “che rievocano i fatti mirabili compiuti da Dio nella storia della salvezza” (OLM, 99), e due dal Nuovo Testamento: dai vangeli sinottici l’annuncio della risurrezione, dall’apostolo Paolo la nota pericope sul battesimo. La chiave ermeneutica di tutta la liturgia della Veglia è costituita evidentemente dalla pagina evangelica della risurrezione, preannunciata nella prima parte della Veglia stessa con il canto del preconio. La pericope paolina e la liturgia battesimale aiutano poi a cogliere il profondo legame non solo tra mistero pasquale e iniziazione cristiana, ma anche tra storia della salvezza e attuazione nell’oggi attraverso l’azione sacramentale della Chiesa. La celebrazione della notte pasquale è la manifestazione liturgica più alta della Chiesa. Purtroppo la Veglia non è un forte richiamo per la comunità cristiana: la lunga serie delle letture (ma per validi motivi pastorali può anche essere ridotta) e l’abbondanza dei gesti, incapaci di coinvolgere l’assemblea. E’ urgente fare della Veglia Pasquale un’autentica festa di popolo, uno scoppio di gioia e di speranza per tutta la comunità. Forse abbiamo talmente perso la dimensione autentica della festa, che riportare nella liturgia certi elementi popolari di gioia ci pare una dissacrazione. Eppure all’origine il fuoco, il lucernario, la processione, l’”exultet”, furono elementi popolari inseriti nella liturgia. Con intelligente spirito pastorale-liturgico e un po’ di illuminata fantasia, non mancano in questa celebrazione gli elementi necessari alla festa: il fuoco, l’acqua, il pane, il vino, il canto, la musica, l’ora insolita, i fiori primaverili e soprattutto il messaggio di Cristo risorto che non può non aprire il cuore alla speranza e alla gioia. Il carattere proprio di questa celebrazione è dato dalla veglia notturna, dall’ora insolita in cui essa si svolge. Non si può anticipare troppo la Veglia Pasquale e iniziarla ad un’ora usuale come per le altre celebrazioni (per es. le ore 21): il messale prescrive chiaramente che deve essere fatta di notte, per arrivare con la celebrazione eucaristica intorno alla mezzanotte, e non protrarsi oltre l’inizio dell’alba. - 10 - Ripensando al significato del Battesimo è facile accostarlo a quello di “Liberazione”. Molto difficile, invece, è trovare nella nostra vita quotidiana i frutti di questa liberazione e poterli offrire, forse perché non sempre viviamo da “liberati”, avendo cioè sperimentato quella piena “Liberazione” di cui Gesù ci ha fatto dono e che continua ad offrirci ogni giorno. Vivere la Quaresima è un invito a disporci, singolarmente e come comunità, ad una seria riflessione sulla radicalità della nostra vita battesimale. In concreto, questo ci porta a individuare quali schiavitù, non metaforiche, ma reali, continuano a perpetuarsi sotto i nostri occhi, senza che ne sentiamo l’urgenza di impegnarci a combatterle o almeno a provarne una sana indignazione. “I poveri non vi lasceranno dormire” (Alex Zanotelli): perché allora noi dormiamo? La tratta degli Esseri Umani, non è forse così reale e presente nella nostra società tanto da averci quasi fatto l’abitudine?Questo traffico è definito “schiavitù del XXI secolo” e coinvolge paesi di origine, di transito e di destinazione delle vittime, ingigantito anche dalla globalizzazione dei mercati e delle relazioni internazionali. La tratta è confusa spesso con la prostituzione. Anche se questa rappresenta una larga parte di sfruttamento, in realtà il vero significato di tratta è molto più ampio. La tratta è lo spostamento di una persona, contro la sua volontà, dal luogo di origine ad un altro, al fine di sfruttarne il lavoro o il corpo. La tratta si nasconde in fabbrica e nei campi, sotto forma di lavoro forzato e senza diritti. La tratta si nasconde nelle case, dove donne addette al lavoro domestico e di cura sono sottoposte a vessazioni e ricatti. La tratta si nasconde nelle strade, dove si è costretti a vendere il proprio corpo. E’ per questi motivi che la tratta è anche considerata “Crimine contro l’Umanità”, perché viola i diritti umani e degrada la persona fino a ridurla a merce di scambio. - 15 - insieme a Dio è il massimo che l’uomo possa avere ed è un dono non una conquista! Realizza il proprio esistere nel riconoscere e/o ri-costruire l’immagine di se guardando e amando “adorando” il Signore. Allora le tentazioni di Cristo, aprono nel cammino quaresimale della chiesa, la possibilità del progetto perché come Cristo anche noi abbiamo sempre bisogno di impastare insieme il luogo (il deserto) e il tempo (i giorni) per capire, per vivere e testimoniare, per tutti per tutti i battezzati è necessaria la ricerca, il dialogo con Dio e col il mondo (credenti e non), la contemplazione, la penitenza, la preghiera e la capacità di lottare perché Cristo risorto sia annunciato, testimoniato, vissuto nella fede gioiosa di chi si sente amato oltre ogni misura. Le tentazioni ci aiutano a capire l’amore del Padre che nella sua infinita misericordia si abbassa alla stessa altezza dell’uomo per consolarlo, certo i bisogni fondamentali (il cibo, la casa, la sicurezza economica) e infinite paure insieme al desiderio di onnipotenza saranno come belve in agguato e spesso i loro artigli ci toccheranno lasciando ferite profonde, ma è proprio quel Cristo dileggiato sulla croce che risorto darà salvezza perché ascoltando Lui, accogliendolo come Signore viviamo con Lui per tutti i secoli. Caritas Diocesana a cura della Casa Famiglia “La Conchiglia” La Caritas Diocesana offre alle comunità parrocchiali ed ai gruppi, nel periodo della Quaresima, questa riflessione sul tema della tratta degli essere umani. Abbiamo chiesto agli operatori della Casa famiglia “ La Conchiglia ”, opera segno della nostra Diocesi, che da circa 8 anni svolge un importante e prezioso servizio per le donne vittime della tratta, di preparare un loro contributo per aiutare tutta la comunità diocesana a meditare nel tempo quaresimale sul servizio alle povertà presenti nel nostro territorio. - 14 - La Veglia potrebbe essere introdotta dalla proclamazione del brano del Cantico dei Cantici “Una voce! Il mio diletto!(2,8-10.14.16a; 8,6-7a), per invitare l’assemblea ad essere vigilanti in attesa del Cristo Sposo che verrà “a mezzanotte” e, magari ad uscire dalla chiesa per radunarsi intorno al fuoco che divampa nella notte. MEMORIA DELLA B.V. MARIA PRESSO LA CROCE In un luogo adatto del presbiterio, se possibile, si colloca un’immagine della Vergine. Presso l’immagine verrà posto un cero o una lampada che sarà accesa al momento opportuno. Terminata l’adorazione della croce, il celebrante rivolge all’assemblea queste parole o altre simili: Fratelli e sorelle, abbiamo adorato solennemente la croce, sulla quale il Signore nostro Gesù Cristo, morendo, ha redento il genere umano. Presso la croce, nuovo albero della vita, Maria è la Donna nuova, che con la sua fede e la sua obbedienza ripara il danno causato dall’incredulità e dalla disubbidienza dell’antica Eva. Sul Calvario, secondo la profezia di Simeone, la spada del dolore trafigge il cuore della Madre; e lì, dove si consuma l’amore di Cristo, giunge l’”Ora”, di morte e di vita, che Gesù aveva predetto alle nozze di Cana. Dalla croce, Gesù morente affida alla madre tutti gli uomini come suoi figli; e consegna la Madre al Discepolo, il quale la accoglie come preziosa eredità del Maestro, tra i grandi valori della fede. Poi il diacono o lo stesso celebrante, con queste parole o con altre adatte, invita i fedeli a un momento di preghiera silenziosa: Raccolti in silenzio, fratelli e sorelle, preghiamo. Dopo un congruo tempo di preghiera silenziosa, il celebrante si reca all’immagine della Vergine e accende la lampada, simbolo della fede indefettibile della Vergine. Nel frattempo il coro e l’assemblea cantano alcune strofe della sequenza - 11 - Una strada, un amico, un fiume, un incontro: la strada è quella che da Nazareth porta Gesù in Giudea, l’amico è Giovanni, il fiume è il Giordano e l’incontro è quello con il Padre. Da quel luogo e da quell’incontro parte l’annuncio straordinario e sconvolgente della buona novella del Regno e Pietro lo ricorderà al momento in cui la comunità degli apostoli è chiamata a sostituire Giuda Iscariota con Mattia. La storia prosegue: Gesù è condotto in un luogo appartato, fisicamente separato, impervio e difficile, arido e struggente. Non ci sono più le parole degli amici quelli che hanno fatto con te quella strada che ti ha portato da Giovanni ora sei solo, solo con te stesso, solo con il tuo passato e solo con il tuo futuro. Ma non c’è solo il luogo gli viene pure consegnato un tempo particolare quaranta giorni: attraverso di Lui questo tempo si trasforma in dono, non solo per la ricchezza simbolica o il richiamo alle grandi esperienze di un popolo “costruito” da JHWE: i quaranta giorni diventano per Gesù (e in Gesù per noi) misura di ogni difficile esperienza di crescita. Luogo e tempo si intrecciano e diventano confronto sia con se stessi che con la storia personale e collettiva spingono verso l’approfondimento nella ricerca della saggezza e della verità, giocano un ruolo fondamentale nella verifica delle proprie possibilità e ci impongono serietà nel giudizio capacità di elaborare un progetto di vita serio e di essere pronti quindi preparati a svolgere missione e servizio che siamo stati invitati a svolgere, allora si spalancano le porte e siamo costretti ad uscire allo scoperto. Sulla soglia aspetta il distruttore e il demolitore che costringerà ad affrontare una verifica è colui che ci dice: ora vediamo se l’uso del tempo ti è servito a qualcosa, dovrai incontrarti/scontrarti con me e guarda che ci penso io a fare chiarezza sulle tue idee, sulle tue disponibilità e non ci andrò giù tenero, è un compito che mi appassiona e già una volta mi è andata bene ti ricordi sicuramente del tuo alter ego Adam, vedi che quando mi ci metto rendo la vita dura, io ho mandato in frantumi quello che il Padre aveva costruito, mi piace troppo distruggere. Il diavolo inizia la sua paziente demolizione partendo dai bisogni più elementari, prosegue affrontando le mille paure che attanagliano l’uomo per chiudere con la stoccata finale sul senso della vita e della storia dai che alla fine il potere ti fa gola. Cristo con pazienza mette in campo il suo ruolo di ricostruttore anche nei confronti del diavolo: sei così annebbiato distorto e incapace? Ascolta “schema Israel” tu vuoi mettere alla prova JHWE il tuo Dio che ti ha preso per mano quando eri disperso tra le nazioni e ti ha condotto e ricondotto nella terra dove scorre latte e miele? Non temere piccolo gregge non mi dimenticherò di te, ma tu torna bambino al tempo in cui ti coccolavo sulle mie ginocchia e mi prendevo cura di te! Quando le tue orecchie erano attente alla mia voce tu viaggiavi tranquillo e in pace. L’annuncio del Regno che fa cogliere le contraddizioni e la povertà del mondo parte da un modo rinnovato di porsi davanti a Dio, non più richiesta ma condivisione e lo stare - 12 - - 13 - “Stabat Mater” o altro canto che per contenuto e valore letterario e musicale sia adatto a questa celebrazione. Terminato il canto, il celebrante dice la seguente orazione: Preghiamo. O Dio, tu hai voluto che accanto al tuo Figlio innalzato sulla croce, fosse presente la sua Madre addolorata: fa’ che, associati con lei alla passione di Cristo, partecipiamo alla gloria della risurrezione. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen Ufficio Pastorale Catechistica a cura di don Luciano Tempestini Le tentazioni di Cristo 1 domenica di quaresima Matteo 4, 1-11 C’è un tempo per demolire e un tempo per costruire.