conquiste - CISL Scuola Ravenna
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ANCHE La Casta sempre più oggetto di critica. Con molte ragioni e molte forzature Lettera dal passato: nell’Italia che costruiva se stessa, le Poste hanno rappresentato una componente identitaria dell’accorpamento nazionale ON LINE Acanfora a pag. 4 nell’inserto centrale www.conquistedellavoro.it Direttore: Raffaele Bonanni - Direttore Responsabile: Raffaella Vitulano - Direzione e Redazione: Via Po, 22 - 00198 Roma - Tel. 068473430 - Fax 068541233. Email: [email protected]. Proprietà Conquiste del Lavoro Srl. Società sottoposta a direzione e coordinamento esercitata da altri soggetti. ”Impresa beneficiaria, per questa testata, dei contributi di cui alla legge n.250/90 e successive modifiche ed integrazioni”. Amministratore unico: Maurizio Muzi - Sede legale: Via Nicotera, 29 - 00195 Roma - Tel. 06385098. - Amministrazione, Uff. Pubblicità, Uff. Abbonamenti: Via Po, 22 i.12 - 00198 Roma - Telefoni 068473269 /270 - 068546742 /3, Fax 068415365 - Registraz. 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Postale n. 51692002 intestato a: Conquiste del Lavoro, Via Po, 21 - 00198 Roma conquiste dellavoro Anno 65 - N. 17 / 18 SABATO 26 GENNAIO DOMENICA 27 GENNAIO 2013 Quotidiano della Cisl fondato nel 1948 da Giulio Pastore www.conquistedellavoro.it VIA PO CULTURA Sbarra: il blocco delle anticipazioni sta creando una situazione incandescente per decine di migliaia di famiglie Ciginderoga,Cislpreoccupata Il Governo deve dare un via libera immediato all’Inps per i pagamenti L a Cisl esprime grande preoccupazione per il blocco delle anticipazioni sulla cassa in deroga deciso a fine anno dall’Inps che sta creando una situazione incandescente e di grande tensiopne nei territori. Osserva il segretario confederaleLuigi Sbarra. “Pur comprendendo l’esigenza di stretto monitoraggio dei flussi finanziari in alcune Regioni nelle quali la richiesta è risultata di molto superiore alle previsioni, conside- riamo inaccettabile la situazione che porta a bloccare completamente i pagamenti, e questo anche nelle Regioni virtuose, mettendo in difficoltà serissime decine di migliaia di famiglie”. La Cisl chiede dunque al Governo “uno sforzo ulteriore” rispetto a quelli già messi in campo nei mesi scorsi e, da ultimo, rispetto a quanto stanziato nella legge di stabilità 2013. “Si tratta - spiega Sbarra - di dare un immediato via libera all'Inps per mette- re in pagamento le tranche di ammortizzatori in deroga a chiusura del 2012, nonché di recuperare le risorse necessarie per rendere i pagamenti possibili anche nelle Regioni che hanno denunciato l`insufficienza delle risorse”. La Cisl chiede al governo un tavolo di confronto tra sindacato, Inps, Regioni e Ministero del Lavoro per un esame della situazione e per adottare determinazioni utili alla risoluzione dei problemi aperti nelle singole realtà regionali. Alitalia, uno sciopero del personale di volo per invertire la rotta Storti a pagina 2 Nuovo sisma Metalmeccanici, ok al contratto Petriccioli: meno dal 97% degli iscritti Fim e Uilm cause Inps? Bene tra Toscana se non deriva da econdo i dati par- per il positivo esito del Soddisfatto del risultaed Emilia ziali, ma ormai re- voto. to il leader della Uilm, limitazione diritti lativi al 90% degli “Non avevamo dubbi - Rocco Palombella: “Il a terra tra Toscana ed aventi diritto, il ha sottolineato il lea- contratto nazionale - L Emila è tornata a tremare. Un terremoto di magnitudo 4,8 ha colpito ieri pomeriggio la Garfagnana ed è stato avvertito anche in Liguria ed in Lombardia. Il sisma è avvenuto in una zona montuosa e non ha causato gravi danni. L'ultimo grande terremoto avvenuto in quest' area risale al 7 settembre 1920, con una magnitudo stimata di 6,5. L a Conferenza unificata ha approvato ieri la proposta di riparto del Fondo nazionale per le politiche sociali e del Fondo per le non autosufficienze. Complessivamente verranno quindi presto distribuiti fra le Regioni i 575 milioni di euro destinati dalla legge di stabilità per il 2013 al sociale. Si tratta di un primo importante segnale di inversione di rotta dopo che, dal S 96,59% degli iscritti di Fim-Cisl e Uilm-Uil approva l’ipotesi di accordo del contratto nazionale collettivo con Federmeccanica/Assistal siglato lo scorso 5 dicembre. I segretari generali di Fim e Uilm, Giuseppe Farina e Rocco Palombella hanno espresso piena soddisfazione der della Fim, Farina sull’esito della consultazione. Nelle assemblee che abbiamo tenuto è stato chiaro il segno di apprezzamento e di condivisione dei contenuti del nuovo ccnl da parte di tutti i lavoratori, che ha poi trovato ampia conferma nel voto degli iscritti”. ha detto - è vivo e vegeto che, come la consultazione dimostra, i metalmeccanici hanno gradito sia a livello di incrementi retributivi sia per la nuova parte normativa dell`intesa siglata lo scorso mese con le parti datoriali. Un vero e proprio contributo per la ripresa economica nel Paese”. L a diminuzione delle cause contro l’Inps “è un dato positivo se frutto di una maggiore certezza applicativa e del miglioramento delle norme. Dovrebbe essere il risultato di una maggiore efficienza dei servizi e non la conseguenza di leggi che impediscono ai cittadini di far valere i propri diritti”. Lo sostiene il segretario confederale Cisl Petriccioli, commentando i dati del primo Presidente della Cassazione nella relazione sullo stato della giustizia per l’inaugurazione dell'anno giudiziario. Non autosufficienza, fondo ripristinato Cerrito: fatto molto positivo, ora altri obiettivi 2008 , questi fondi erano stati sistematicamente tagliati fino ad essere sostanzialmente azzerati. In via prioritaria e in ogni caso per non meno del 30% del suo ammontare il Fondo per le non autosufficienze dovrà essere destinato a favorire la permanenza a domicilio delle persone con disabilità gravissime, ivi compresi i malati di Sla. Soddisfatto il segretario confederale Cisl Pietro Cerrito: “E’ una notizia importante perché erano dieci anni che il fondo diminuiva progressivamente. Tutte le azioni che abbiamo messo in campo negli ultimi due anni e mezzo sono state di pressioni forti perché il paese non si poteva permettere che il welfare chiudesse. Si ripristina il fondo per la non autosufficienza, si ripristina il fondo per le politiche sociali, perché le persone e le fa- Appello dei sindacati inquilinii Scuola, sostegno ogni due disabili I sindacati degli inquilini lanciano un appelloalleforzepoliticheedaicandidati alle elezioni con l’obiettivo che il nuovo Parlamento inserisca, traleprioritàdaaffrontare,laprofondacrisidelsistemaabitativodelPae- se.L’appello,firmatodaSunia,Sicet, UniateUnioneinquilini,sicompone dicinquepunti,suiquali avviareuna “buonapoliticaabitativa”. La Cgil presenta il suo manifesto per il lavoro. Tra stoccate a Monti e mani tese a Cisl e Uil A pagina 2 Servizio a pagina 2 S ono circa 145 mila, fa sapere l’Istat, gli alunni con disabilità nelle scuole italiane; mentre sono poco più di 65 mila gli insegnanti di sostegno (in media uno ogni due alunni), che svolgono in gran parte attività di tipo didattico, ma per una quota di alunni anche attività assistenziale. Toscana, manifatturiero in crisi C ontinua a piovere sul manifatturiero toscano. Lo dicono i dati del rapporto Unioncamere - Confindustria relativi al terzo e quarto trimestre 2012, lo confer- ma l’esperienza sul campo del sindacato. Cerza (Cisl): servono riforme e politiche serie a livello nazionale. Campaioli a pagina 13 miglie sono in difficoltà. Portiamo dunque a casa un bel risultato”. Il prossimo passaggio, aggiunge Cerrito, “è una legge per i servizi di cura per gli anziani e per i bambini no autosufficienti che manca ancora all'appello, salvo poi un intervento sui problemi della sanità che vanno gestiti in maniera diversa da come sono stati gestiti fino adesso”. Ma anche lì, conclude il segretario confederale Cisl, “ non mancheranno subito dopo la campagna elettorale azioni e iniziative per riportare a controllo un sistema che sembra impazzito”. Vigilanza privata, Fisascat: un contratto di responsabilità Dell’Orefice a pag. 14 2 SABATO 26 GENNAIO DOMENICA 27 GENNAIO 2013 la Cisl, anche la Cgil presenta le proCgil, Dopo prie proposte ai partiti impegnati nella particolare. Con un occhio di riproposte campagna guardo per il Pd e qualche stoccata al preMario Monti (mai nominato espressamente da Susanna Camusso), colpevole di per il lavoro, mier aver accusato la Cgil di conservatorismo. Ma Corso Italia arriva anche un'apertura alla stoccate dacooperazione tra sindacati. Camusso auspica un ritorno all'unità sindacale, e invita a a Monti partire dall'accordo unitario del 28 giugno 2011 “per determinare le regole della demoe mano tesa crazia e della rappresentanza, per definire il di regole della contrattazione”. “Ria Cisl e Uil sistema vendichiamo il valore di un'intesa unitaria - sottolinea -, perché non rinunciamo all'unità sindacale come valore, strategia per i lavoratori”. Quanto ai contenuti, il focus del ”manifesto” cigiellino è il fisco. Anche Corso Italia punta lì i riflettori. “La prima grande necessità - dichiara Susanna Camusso - si chiama equità fiscale, una seria progressività della tassazione e una tassa sulle grandi ricchezze, sui patrimoni e sulle rendite finanziarie mobiliari e immobiliari”. Dal fisco, dunque, secondo Corso Italia, devono arrivare le risorse per creare nuova occupazione. Oltre alla patrimoniale, la Cgil pensa a un allargamento delle basi imponibili, una maggiore progressività delle imposte e un recupero strutturale dell’evasione. Dalla riforma fiscale, secondo i calcoli di Corso Italia, possono arrivare almeno 40 miliardi annui. Altri 20 miliardi di risparmi strutturali possono essere generati dalla riduzione dei costi della politica e degli sprechi e dalla redistribuzione della spesa pubblica. Insieme a un utilizzo programmato dei Fondi strutturali europei. Anche il riordino delle agevolazioni e dei trasferimenti alle imprese può consentire il recupero di almeno 10 miliardi. Il piano punta anche su un “ritrovato protagonismo dell'intervento pubblico” come motore dell'economia. Trasporti. Ieri la protesta del personale di volo. Altissima l’adesione allo stop di 4 ore indetto dai sindacati Alitalia,unosciopero perinvertirelarotta Fit: la compagnia si deve concentrare sulle proprie attività, evitando ogni scorciatoia inutile per il rilancio, come quella della cessione ad altri operatori S attualità ale la protesta dei lavoratori Alitalia contro le scelte di politica industriale della compagnia, in particolare la cessione parziale di attività di volo ad operatori terzi. Ma non solo; tra gli obiettivi dello sciopero di 4 ore del personale di volo, indetto ieri dai sindacati, c'è anche “la parziale applicazione degli accordi sottoscritti su stabilizzazioni, assunzioni e riqualificazioni da mobilità”. “L'adesione altissima allo sciopero - sottolinea il Comandante Alessandro Cenci, Responsabile piloti della Fit-Cisl -, evidenzia come la compagnia debba concentrarsi sulle proprie attività, evitando ogni tipo di scorciatoia come quella della cessione ad altri operatori, che non appaiono in grado di essere utili Appello dei sindacati inquilini: il prossimo Parlamento: affronti l’emergenza abitativa I sindacati degli inquilini lanciano un appello alle forze politiche ed ai candidati alle elezioni con l’obiettivo che il nuovo Parlamento inserisca, tra le priorità da affrontare, la profonda crisi del sistema abitativo del Paese. L’appello, firmato da Sunia, Sicet, Uniat e Unione inquilini, si compone di cinque punti, sui quali avviare una “buona politica abitativa”. Quello che chiedono è, in sostanza, l'abbandono dell'illusione che la politica dell'incentivo alla proprietà della casa abbia risolto o risolverà tutti i problemi abitativi. Secondo le quattro sigle, infat- ti, “è necessaria una inversione di prospettiva partendo dal rilancio dell'offerta di alloggi in locazione ad affitti compatibili con i redditi della domanda in un contesto di rigenerazione urbana e sostenibilità senza ulteriore spreco di territorio”. Su questa idea guida è quindi “indispensabile un rinnovato impegno dello Stato nell'edilizia residenziale pubblica integrato da interventi in partenariato ed una serie di misure anche fiscali che indirizzino il mercato in questa direzione, recuperando risorse dalla ingente evasione presente nel comparto dell'affitto”. ad un più ampio rilancio delle attività, ma solo a scelte di un poco ragionevole contenimento dei costi; senza l’offerta di servizi che oggi l’Alitalia è in grado di presentare sul mercato”. Il sindacato, spiega Cenci, punta a invertire la rotta rispetto alle ultime scelte, rafforzando “i progetti industriali dell’Alitalia, garantendo un presidio del mercato ed uno sviluppo in linea con le necessità e le aspettative dei cittadini e dell’intero sistema della mobilità in Italia”. D'altronde, sottolinea Cenci, “l’Alitalia è una compagnia efficiente con un costo del lavoro molto contenuto e assolutamente competitivo con i migliori standard europei, necessita”. In un' ottica di lungo periodo, tuttavia, la compagnia deve “rafforzarsi soprattutto sul merca- Sette Giorni a cura di Rebecca Argento conquiste del lavoro N azionale.Il consiglio dei Ministri ha finalmente approvato il decreto sulla detassazione dei salari, che prevede l’aliquota al 10% e un tetto di reddito di 40 mila euro per beneficiare della detassazione. Soddisfatto Raffaele Bonanni, specialmente perché si è ampliato il numero dei lavoratori che potranno beneficiare del nuovo decreto anche se, stante un ammontare massimo detassabile a personadi 2.500 euro lordi, gli stanziamenti restano insufficienti. Il segretario Cisl rilancia l’invito alla concertazione e conferma l’impegno di Via Po ad aiutare il Paese a ripartire: la ricetta per riuscirci sta nella riforma del sistema fiscale, riducendo le tasse e nello stimolare i consumi per accelerare la crescita dei salari. Contrattazione. Due i rinnovi nazionali avvenuti in settimana, entrambi siglati martedì 22. Il primo riguarda il comparto energia e petrolio e prevede aumenti salariali di 167 euro nel triennio 2013-2015. E’ stata prevista l'abolizione degli scatti di anzianità per incentivare la contrattazione di secondo livello ed è stato formalizzato l’impegno delle parti di definire entro quest' anno il nuovo contratto dell'Industria energetica, che entrerà in vigore a partire dal 1˚ gennaio 2014 e unificherà i due comparti. Il secondo rinnovo interessa i dipendenti degli Istituti di Vigilanza Privata e arriva dopo oltre 4 anni di trattativa L’accordo si basa fondamentalmente sulla piattaforma presentata dalla Fisascat Cisl e interviene su cinque punti chiave: il cambio d’appalto, la classificazione del personale, l’orario di lavoro, la parte economica e la re- golazione dei servizi fiduciari. Oltre agli aumenti salariali, è stata prevista a copertura del periodo di vacanza contrattuale, una somma complessiva di 450 euro a titolo di una tantum. L’accordo, che non vede la firma della Uiltucs Uil, sarà sottoposto all’approvazione dei lavoratori. Lunedì 28 invece è fissato l’incontro tra sindacati e Fiat per il rinnovo contrattuale, mentre sono state definite con un’intesa le modalità della ristrutturazione prevista nello stabilimento di Melfi che prevede al contempo un periodo di cassa integrazione straordinaria a rotazione. Vertenze. A rischio cassa integrazione 8 mila lavoratori se la produzione dell'Ilva di Taranto verrà interrotta. La Cisl chiede al Governo il pieno rispetto e l'assoluta applicazione della Legge 231 “Salva Ilva”, in attesa del pronunciamento della Consulta, per scongiurare la chiusura dell’impianto che avrebbe effetti devastanti per il futuro della filiera siderurgica del Paese. Novità per la vertenza Fnac: il liquidatore della società ha comunicato ai sindacati l’intenzione, pur mantenendo in continuità l'attività di impresa, di una riduzione del personale attraverso la cassa integrazione e la chiusura temporanea dei punti vendita di Firenze, Roma e Torino, oltre al ridimensionamento dell'organico della sede di Milano. Per evitare o almeno ridurre il numero degli esuberi, i lavoratori dell'azienda Best hanno dato mandato ai sindacati di incontrare l'azienda. I sindacati hanno pronto un piano di azione e proposte che sperano di poter esporre all'azienda la prossima settimana, quando è previsto l’incontro. to intercontinentale, queste devono essere le garanzia sulle quali costruire un solido futuro improntato alla crescita”. Un concetto ribadito dal Responsabile Trasporto Aereo della Fit, Francesco Persi. “Questa è un'azienda sana sottolinea Persi -, un' azienda che ha una notevole organizzazione e deve essere posizionata in modo ottimale in una compagnia. L'unico vero problema è che da qui e per qualche tempo bisogna rifinanziare la compagnia e farla navigare in condizioni di sicurezza, senza produrre inutili e poco intelligenti tagli, per quanto riguarda la gestione stessa dell’azienda”. L'obiettivo della Fit è non disperdere tutti gli sforzi fatti per salvare la compagnia e riportarla a essere competitiva. “La cosa che ci fa rabbia - evidenzia Persi - è che tutta la collettività, il sindacato, i lavoratori, hanno contribuito a salvare Alitalia, a renderla operativa e renderla ’un gioiellino’ in termini organizzativi. Tutto questo non può essere disperso”. Due sono i motivi, secondo il sindacalista. Innanzitutto, è sbagliato concedere tratte all' esterno, “mentre ci sono assistenti e piloti in cassa integrazione”. Una scelta che, secondo il sindacalista, è “moralmente sbagliata” e ancora una volta ricade sulla collettività. Persi stigmatizza, inoltre, il fatto che dopo i sacrifici fatti per il rilancio, a causa di un mancato rifinanziamento da parte degli azionisti, si sia tornati di nuovo in condizioni di fibrillazione e preoccupazione come tenuta dei conti. I. S. 3 SABATO 26 GENNAIO DOMENICA 27 GENNAIO 2013 una ricerca della CommisQuote rosa. Secondo sione europea, la presenza di donnei consigli di amministrazione delNella Ue nele società europee quotate in borsa è salita al 15,8%, contro il 13,7% di gensale al 15,8% naio 2012: le amministratrici non esesono in media il 17% (contro il la percentuale cutive 15% di gennaio 2012) e quelle esecutive il 10% (contro l'8,9%). L’aumento intutti gli Stati membri dell’Uniodi donne teressa ne, tranne Bulgaria, Polonia e Irlanda. di 2,2 punti percentuali riai vertici L’aumento spetto a ottobre 2011 è il più significacambiamento su base annua fin aziendali tivo qui rilevato. Il dato fa seguito alla pro- posta della Commissione, adottata il 14 novembre 2012, sull’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione delle società quotate che fissa come obiettivo una presenza femminile del 40% basata sul merito. Il dato riflette inoltre le discussioni ai vertici dell' Unione sulla necessità di norme che disciplinino la presenza di donne nei Cda. I nuovi dati sono stati annunciati ieri al Forum economico mondiale di Davos dalla vicepresidente Viviane Reding in una seduta pubblica sulle donne nel processo decisionale economico, in presenza di Christine Lagarde. Commerzbank Germania, Anche paga pegno alla crisi Il secondo Commerzbank dell’eurozona. istituto di credito tedesco l’intenzione di taglia annuncia tagliare fino a 6mila posti entro il 2016. Cioltre6mila difrare lavoro che potrebbe scendea 4mila – dipenderà daldei negoziati con i posti l’esito sindacati in avvio a feb-. Ma i propositi sodilavoro braio no chiari: ridurre del 12% forza lavoro che oggi entroil2016 una conta 56mila dipendenti. Il caso. Dipendenti in rivolta alla Shinmei Electric Company contro il nuovo codice di condotta adottato dall’azienda Cina,managers inostaggiodeilavoratori Nel paese asiatico sono sempre più frequenti gli scioperi spontanei che paralizzano la produzione e che preludono all'intervento delle forze dell'ordine conquiste del lavoro global O ltre mille lavoratori in rivolta e 18 managers tenuti in ostaggio per quasi due giorni nei loro uffici all' interno della fabbrica. Succede anche questo in Cina, un paese dove il diritto alla contrattazione collettiva non è ancora acquisito e dove l'azione solitaria del sindacato ufficiale non può certo accontentare i lavoratori. Sono sempre più frequenti, dunque, gli scioperi spontanei che paralizzano la produzione e che preludono all'intervento delle forze dell'ordine. Anche nel caso della Shinmei Electric Company di Shanghai, è stato necessario l'intervento di oltre 300 poliziotti in tenuta antisommossa per liberare gli ostaggi che sono rimasti imprigionati nei loro uffici dal venerdì mattina al sabato sera. La protesta era scoppiata dopo che il managment aveva arbitrariamente imposto un nuo- vo codice di condotta ai dipendenti. Sono almeno 49 le clausole del codice giudicate dai lavoratori inaccettabili. Fra le nuove regole incriminate quelle riguardanti le multe per i ritardi che, in caso di recidiva, possono tramutarsi automaticamente in un licenziamento: “Guadagniamo meno di 2000 yuan al mese (circa 250 euro) - ha dichiarato un lavoratore dell' azienda alla stampa locale al termine della protesta – e non vogliamo essere soggetti a multe che vanno dai 50 ai 100 yuan per un ritardo o per utilizzare per più di due minuti il bagno”. La frustrazione e la rabbia è andata dunque crescendo, considerato che i dipendenti non hanno trovato alcun interlocutore, tanto meno il sindacato ufficiale, per poter spiegare le loro ragioni. Le regole di stampo ottocentesco si sono però ritor- Nonostante qualche debole segnale di ripresa economica, la luce in fondo al tunnel della crisi potrebbe essere quella emessa dai fari di un treno in corsa. Con tale immagine sono ben sintetizzati i dati relativi all’andamento del mercato del lavoro globale, presentati dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) all’interno del Report Global Emoployment Trends 2013. Le analisi relative all’andamento del Pil globale sono poco rassicuranti: la crescita del prodotto nel 2012 si è attestata intorno al 3.3%, rispetto al 3.8% del 2011 e al 5.1% del 2010. Le proiezioni per il prossimo triennio evidenziano un aumento pari al 3.6% nel 2013; 4.1% nel 2014 e 4.4% nel 2015. Una ripresa troppo timida per il recupero dei posti di lavoro perduti durante il quinquennio di crisi. Impressiona, infatti, il dato che pone in rilievo i 197 milioni di persone che nel 2012 sono rimaste prive di un lavoro e le stime concernenti il biennio 2013-2014 indicano un aumento di altri 8,1 milioni di disoccupati. Tra i Paesi industrializzati, l’Unione Europea è una delle Regioni maggiormente colpite dalla crisi economica a causa della instabilità dei debiti pubblici degli Stati Membri. Quest’ultimo motivo ha consentito la speculazione da parte degli investitori, con conseguente calo dei flussi dei capitali esteri, i quali avrebbero potuto consentire investimenti in politiche di job creation. Le suddette condizioni han- te contro i managers che le avevano elaborate: durante le quasi 48 ore di prigionia i dirigenti dell'azienda non hanno infatti potuto accedere al gabinetto. A parte questa “particolare” forma di protesta i dieci managers giapponesi e gli otto cinesi sequestrati non hanno subito altre forme di violenza se non quella di essere costretti ad ascoltare le ragioni dei lavoratori. La vicenda ha dunque avuto un inaspettato lieto fine con un comunicato della compagnia in cui si chiede scusa ai lavoratori ritirando, contestualmente, il codice di condotta incriminato. La protesta presso la Shinmei Electric Company di Shanghai ha dunque avuto una conclusione pacifica ma le autorità sanno di avere un grosso debito con la fortuna. La tensione continua infatti a salire in tutte le fabbriche del paese e gli scontri fra manifestanti e forze dell'ordine si fanno sempre più duri e frequenti. L'ondata di indignazione è oramai inarrestabile considerando che i lavoratori cinesi stanno progressivamente guadagnando una consapevolezza maggiore riguardo i loro diritti. Di fronte a un aumento generalizzato degli stipendi, ottenuto nell'ultimo anno a seguito delle proteste spontanee dei lavoratori, le aziende hanno risposto, in molti casi, cercando di alzare i ritmi di produzione al fine di rimanere competitive sui mercati internazionali. Secondo i dati ufficiali del governo cinese, gli stipendi sono saliti in media del 10% nell'arco dell'ultimo anno. Un aumento che evidentemente non è ancora sufficiente per garantire ai lavoratori standard di vita adeguati. La Cina è intanto il primo paese a sbarcare in Italia con un corporate pavillion, un intero padiglione che sa- Filo diretto con il Centro Marco Biagi / 236 Ilo, foto di un mercato del lavoro sofferente no così ridotto la probabilità, per una per una persona in cerca di lavoro, di essere riassorbita all’interno del mercato, allungando la durata media dello stato di disoccupazione oltre i 12 mesi, dal 28.5% (pre-crisi) al 33.6%. Ciò che più stupisce dall’osservazione dei dati riportati nel Report, non sono tanto quelli relativi al tasso di disoccupazione (in buona parte strutturale) stimato dall’ILO per il triennio 2013-2015 intorno all’8.5%, quanto i bassi tassi di partecipazione al mercato del lavoro (circa al 60% nel periodo in analisi) e quelli riferiti all’occupazione giovanile. Le proiezioni statistiche riportano che il tasso di occupazione dei giovani in Europa nel 2012 si è attestato al -0.9%, ipotizzando una minore flessione nel 2013 (-0.3%) e nel 2014 (-0.1). Quanto rilevato sottolinea come cicli economici caratterizzati da prolungati periodi di disoccupazione scoraggino i giovani (ma non solo) ad entrare nel mercato del lavoro, suscitando in loro la volontà o di inserirsi all’interno di qualche sistema educativo per riaggiornare conoscenze e competenze, o di essere rimanere inoccupato e non in una fase formativa. Questi ultimi, in Europa, rappresentano il 14% dei giovani di età compresa tra i 15-24 anni. Un aspetto che merita di essere osservato, con particolare attenzione per i Paesi in via di sviluppo, concerne la qualità della occupazione. La maggior parte dei paesi emergenti come, ad esempio: il Sud e il Sud-Est dell’Asia, l’America Latina e l’Africa Sub-Sahariana hanno presentato un calo della produttività del lavoro nel 2012, rispetto agli anni precedenti, a causa della riduzione degli investimenti internazionali che, a loro volta, hanno comportato una diminuzione del livello dei salari. Calo della produttività e calo delle retribuzioni nei Paesi in via di sviluppo hanno contribuito a rendere il 56% dei lavoratori “vulnerabili”, vicini alla soglia di povertà e in condizioni lavorative di difficile sostenibilità. Nonostante ciò rà allestito dal colosso immobiliare China Vanke a Milano in occasione di Expo 2015. Si tratta di un' azienda leader del settore che fornisce unità abitative e servizi di gestione a oltre due milioni di cinesi. La kermesse milanese sarà dunque un'occasione per la China Vanke di illustrare i propri progetti e in particolare lo Shi Tang che prevede la costruzione di spazi di ristorazione a basso costo incorporati al meglio nel tessuto della città e in grado di offrire nuove opportunità di socializzazione ai cittadini. L'accordo recentemente firmato a Pechino è la prima tappa del “China Special Project di Expo Milano 2015” un progetto che intende rafforzare la cooperazione fra Italia e Cina. Manlio Masucci dall’elaborato redatto dall’ILO si evince che il numero dei lavoratori che vivono al di sotto della soglia di povertà, ovvero con meno di 1.25US$, si è fortemente ridotto a favore della nascita di una “middle class” comprendente lavoratori di tutto il mondo, che nel 2011 è giunta al 41.6% rispetto al 23% del 2001. Questo può rappresentare un buon segnale per il rilancio dell’economia globale nei prossimi anni, anche se il vero sforzo deve essere posto in essere dai “policy makers”. I governi hanno, in primo luogo, il compito e la responsabilità di rendere sostenibili i debiti pubblici e ridare stabilità al sistema economico-finanziario. In secondo luogo devono intervenire con politiche del lavoro volte ad eliminare il gap tra competenze possedute dal lavoratore e quelle richieste dal mercato del lavoro, al fine di ridurre la disoccupazione di lungo periodo. In terzo luogo devono stimolare l’occupabilità dei giovani attraverso percorsi che integrino formazione e lavoro, ad esempio, tramite l’apprendistato. Infine, la politica dovrà incoraggiare l’imprenditorialità dei giovani e la definizione di diritti internazionali standard, con il sostegno della contrattazione collettiva, al fine di ottenere un lavoro effettivamente libero e dignitoso. (Filippo Pignatti Morano) Per maggiori approfondimenti è possibile consultare www.bollettinoadapt. it 4 SABATO 26 GENNAIO DOMENICA 27 GENNAIO 2013 Copagri registra con favore gli emendamenti alla segretario della Cisl sarda Medde propone alle forze RiformaPac Laproposta Cisl Ilpolitiche di riforma della Politica Agricola Comune regionali e ai candidati nelle elezioni politiche approvati dalla Commissione agricoltura del Parlamen11 obiettivi prioritari “per ridare valore al lavoro e ai teCopagri toVerrascina Sardegna: midellodellostatussviluppo”. Europeo. “Certo - sottolinea il presidente Franco Obiettivi della Cisl: riconoscimento - occorre tenere presente che si è ancora in di insularità; autonomia finanziaria della Redi un accordo sul bilancio dell'Unione Europea revisione del Patto di stabilità; partecipazione delsoddisfatta attesa politica gione; senza il quale non è individuabile la sostenibilità di quallo Stato al rilancio del sistema industriale sardo; recupeprogetto di riforma e dal quale ci attendiamo ri- tenga conto ro del divario infrastrutturale sia nelle reti sia nei servizi pergli siasi sposte chiare a sostegno di una politica sempre più pubblici essenziali; zona franca e abbattimento dell'alta per l'Europa dentro i suoi confini e nello scacimposizione fiscale; riforma e superamento del modello emendamenti strategica delle chiere internazionale”. Nell’attesa, comunque, un apdi Regione; accelerazione della spesa della Regione; proprezzamento va rivolto al Presidente De Castro ed alla straordinario e pluriennale a favore del lavoro approvati Commissione da lui presieduta per il lavoro svolto e priorità gramma giovanile e femminile; rafforzamento del fondo regionaun voto che rappresenta una notevole quota di atcontro la povertà; riforma del sistema regionale delaStrasburgo per dell’Isola lel’istruzione tenzione e di recepimento delle esigenze italiane”. e della formazione professionale. Classe dirigente. Da sempre oggetto di critica, mai però come in questa stagione. Con molte ragioni e anche molte forzature Castaderiva,mal’antipolitica nonpuòesserelasoluzione Una delle ipotesi che raccolgono maggiore consenso è la limitazione ai mandati parlamentari. Ma così si ridicolizzerebbe l’esperienza e la professionalità in nome di una radicale tabula rasa conquiste del lavoro dibattito P er chi abbia un po’ di confidenza con la storia unitaria italiana non è difficile notare che la critica alla classe dirigente è sempre stata molto acuta nei contemporanei. Ad eccezione forse di quella che fu definita la “generazione eroica” che fece il risorgimento, non vi furono epoche in cui tale critica fu assente. Durante l’ottocento si parlò spesso di una classe dirigente che aveva tradito il processo risorgimentale lasciandolo incompiuto (l’assenza di un risorgimento sociale). La classe dirigente liberale era giudicata da più parti come vecchia, corrotta e priva di legami con il paese reale. Accuse che suonano oggi assai familiari. I passaggi successivi non furono migliori. Basti pensare alla interpretazione della prima guerra mondiale come “vittoria mutilata” in virtù dell’incapacità dei rappresentanti politici di far valere le proprie ragioni alle conferenze di pace. O ancora, più tardi, alla diffusa lettura della resistenza come rivoluzione incompiuta. Il cammino dell’Italia repubblicana non fu meno complicato, sotto questo punto di vista. Neanche il tempo di beneficiare della ritrovata democrazia e della libera espressione del pluralismo politico e sociale che già ampi settori dell’opinione pubblica (prevalentemente meridionali) muovevano le proprie accuse al sistema politico fondato sui partiti. Gli anni sessanta e settanta furono un nuovo spartiacque. Le giovani generazioni, in una nuova formulazione del giovanilismo, si dichiaravano non rappresentate dalle forze politiche esistenti ed abbracciavano altre ideologie, dando vita in alcuni casi a gruppi extraparlamentari sino agli estremi della lotta armata. Ora, al di là della validità e della fondatezza di queste critiche (che naturalmente andrebbero analizzate una ad una in riferimento ai singoli contesti storici), va notato quantomeno che in esse erano presenti – se non sempre, spesso – valutazio- ni politiche radicate in determinate culture politiche. Le critiche investivano, cioè, quelle classi dirigenti e le loro modalità di fare e pensare la politica, non la politica in quanto tale. Sotto questo profilo, la distanza con quanto accade oggi (in realtà da circa due decenni) è siderale. Ciò che oggi è sotto accusa è la politica in sé e per sé. Le critiche maturano non in virtù di una diversa concezione della politica ma da un diffuso e radicato sentimento di ostilità verso la politica tout court. La migliore esemplificazione di questa ostilità è data dal notevole successo che riscuotono le cosiddette misure anticasta. Solidificata l’immagine della classe dirigente nella categoria polemica della “casta”, ogni aspetto relativo alla professione politica viene ipso facto derubricato come “privilegio”. Con la conseguenza inevitabile che la sacrosanta battaglia contro i privilegi inutili, gratuiti, spesso moralmente indecenti, si confonde con la guerra ingenua e disarmata alla professionalizzazione della politica. Una delle misure che più raccolgono consenso e sono in questo senso indirizzate è la limitazione ai mandati istituzionali (parlamenta- ri in specie). Campione assoluto di questa opzione è il movimento 5 stelle che ha imposto il tema a tutte le forze politiche. In esso il limite dei due mandati è assoluto, nel senso che non prevede una differenziazione istituzionale (ad esempio, non si può fare il consigliere comunale per due tornate elettorali e poi candidarsi per il parlamento). In questo modo, ciò che si impedisce è la formazione stessa di una classe dirigente. Il timore di assistere a sedimentazioni oligarchiche non porta alla individuazione di norme interne ai partiti o al sistema in grado di consentire un ricambio generazionale e di garantire, per quanto possibile, una apertura delle istituzioni ma al rifiuto della classe politica come categoria professionale. Per lungo tempo i partiti hanno formato i propri quadri dirigenti attraverso lunghe esperienze nelle amministrazioni comunali, provinciali o regionali o ancora negli uffici ministeriali dove erano chiamati ad apprendere le difficoltà del governare i problemi della società, a diversi livelli, a studiare e ad elaborare soluzioni e, dunque, ad acquisire competenze che naturalmente diventavano risorse preziose da spendere. Il limite ai mandati interrompe un processo di acquisizione di competenze, priva la società di risorse su cui pure ha investito e ridicolizza l’esperienza e la professionalità in nome non del ricambio ma di un radicalismo ispirato al principio della tabula rasa. Quanto grave sia la responsabilità di questa classe dirigente (non di tutte, non in sé e per sé) nell’aver creato e alimentato in modo inconsulto le condizioni perché tali posizioni si affermassero e diffondessero non sarà mai abbastanza sottolineato. Ma l’antipolitica e il declassamento della politica a dimensione dilettantesca e amatoriale non può essere una soluzione. Meno che mai nelle moderne società, complesse e più che specializzate, del terzo millennio. Paolo Acanfora SABATO 26 GENNAIO DOMENICA 27 GENNAIO 2013 Come cambia la famiglia? Nella società globalizzata si parla sempre più di dissoluzione di legami comunitari e tende a imporsi l’individualismo... (a pagina 8) Il mondo a portata di click: internet lavoro e vita privata VIA PO CULTURA - DORSO SETTIMANALE DI CONQUISTE DEL LAVORO - 795 a pagina 8 diretto da Mauro Fabi Lettera dal passato Nell’Italia che costruiva se stessa le Poste hanno rappresentano una componente identitaria dell’accorpamento nazionale di ENZO VERRENGIA conquiste del lavoro VIA PO CULTURA U na busta o una cartolina infilate nella cassetta della corrispondenza, ed è come lanciare un messaggio in una bottiglia. O meglio, lo era. La lettera e la cartolina diventano obsolete. Si preferiscono le mail e gli sms, o i post su Facebook. Anche la corrispondenza fiscale e commerciale passa per la rete. Le fatturazioni per la luce, il gas e il telefono arrivano in mail. Il servizio postale degli Stati Uniti ne approfitta per tagliare i costi di un apparato in passivo con l’avanzare delle nuove tecnologie. Come terapia preventiva, la consegna manuale delle lettere avviene solo cinque giorni alla settimana. Ma la misura più draconiana riguarda proprio le cassette delle lettere, o “collection boxes”. Quelle americane sono caratteristiche. Blu, di forma bombata che ricorda C3PO, il robot basso e tracagnotto di “Guerre stellari”. Se non vi vengono imbucate più di 25 pezzi di posta al giorno, le si ritirano. Un destino già toccato, negli ultimi venti anni, a 200 mila cassette. Un numero maggiore del 175 tutt’ora operanti. Nel Distretto di Columbia, il territorio federale di Washington, la loro quantità risulta addirittura dimezzata, da un’indagine del “Washington Post”. Gli esemplari eliminati arrugginiscono nei magazzini del governo o sono state vendute per riciclarne il metallo. E in Italia? Un grande passo avanti si è compiuto con l’introduzione della PEC, la posta elettronica certificata. Con questo strumento, un messaggio di posta elettronica acquisisce lo stesso valore di una raccomandata con ricevuta di ritorno tradizionale. La PEC può aggiungere inoltre la certificazione del contenuto del messaggio solo se in combinazione con un certificato digitale. Ma il 19 gennaio 2009 sono state apportate modifiche all’articolo 16 del Decreto Legge 185/2008, in fase di conversione. La PEC non è più obbligatoria per cittadini, liberi professionisti e aziende dotati di apparati informatici capaci di certificare data e ora dell'invio e della ricezione delle comunicazioni e l'integrità del contenuto delle stesse, di modo che vi sia una perfetta equivalenza con il cartaceo tradizionale. Il che toglie parecchia incentivazione alla preferenza dell’elettronica nel circuito della corrispondenza. Insomma, nella penisola, cassette e postini non hanno ancora i giorni contati come altrove. Comunque, le normative nazionali impongono a qualsiasi azienda aspiri alla gestione del PEC di superare una procedura di accreditamento. Bisogna, innanzi tutto essere riconosciuti dal CNIPA, l'organo pubblico incaricato di controllare la posta elettronica certificata. A tale ente va presentata la domanda per gestire il servizio in questione, nell'ottemperanza di precise regola tecniche e organizzative. Fa testo l'articolo 14 del Decreto del Presidente della Repubblica 11 febbraio 2005 n. 68, dove si legge al punto 3: «I richiedenti l'iscrizione nell'elenco dei gestori di PEC diversi dalle pubbliche amministrazioni devono avere natura giuridica di società di capitali e capitale sociale interamente versato non inferiore a un milione di euro». È un tetto che eleva l'accesso alla gestione, chiamando di fatto in causa un numero esiguo di aziende di grosse dimensioni e fatturati rilevanti. Insomma, il futuro delle missive non sarà certo quello di ingiallire nei cassetti, nei ripostigli e nelle soffitte. Ridotti in digitale, torrenti di parole, cifre di bollette, reclami e contenziosi riposeranno negli archivi elettronici, dai quali potranno venire ripescati integri e pronti per l'uso. A meno che, nel frattempo, non sia intervenuto un attacco informatico da parte di qualche hacker. Questa, però, è un’altra storia. Intanto, rimane quella virata in seppia delle Poste Italiane, istituite nel 1862 come azienda autonoma cui spetta il monopolio amministrativo dei servizi postali e telegrafici dello Stato unitario appena sorto. Un assetto differente da quello odierno, di società per azioni dal capitale posseduto per 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, con il controllo e la vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico, circa 150 000 dipendenti e utili netti di 846 milioni di Euro. Dati che comprendono oltre 150 anni di costume e società nella penisola. Qualche anno fa, su un grande quotidiano furono pubblicati estratti di missive rinvenute in varie soffitte italiane. Si videro allora panorami ormai scomparsi su cartoline ingiallite. e lapidarie informazioni su cartoline postali color vaniglia, prive di foto e illustrazioni. Aprendo poi le lettere di famiglie estinte, si lesse di angosce finite con l’esistenza di chi le provava, esultanze che avevano seguito il medesimo destino, resoconti di villeggiature e soggiorni turistici, struggimenti di figli e genitori separati dalle circostanze e amori, naturalmente. La lettera, con i suoi tempi e spazi non circoscritti dai limiti di messaggini, Twitter, Facebook, si prestava ad aprire gli animi Continua a pagina 6 6 VIA PO cultura e società SABATO 26 GENNAIO DOMENICA 27 GENNAIO 2013 conquiste del lavoro Ilpresenteinmovimento Un interessante saggio di Marc Augé propone una lettura del futuro non convenzionale di VITTORIO V. ALBERTI M olti filosofi del nostro tempo insistono spesso su un concetto, un concetto al quale essi arrivano generalmente analizzando il nichilismo e le sue realizzazioni che danno o darebbero atto alla celebre e acutissima previsione di Friedrich Nietzsche: il futuro, essi dicono, non è più una promessa, è scomparso come progettualità. La precarietà, il logoramento delle culture politiche che disegnavano una teleologia, il cosiddetto “nuovo disordine mondiale” (cfr. Todorov), la rinuncia, l’isolamento, l’emergenza educativa parrebbero dare piena ragione a tale posizione (penso soprattutto ai giovani). Marc Augé, pensatore molto importante e noto per le sue indagini sul post-moderno e sull’antropologia della tarda modernità ha pubblicato quest’anno il volumetto che qui presentiamo, un testo – aggiungo - tradotto molto bene da Chiara Tartarini. “Futuro” è un saggio prezioso, ricchissimo di spunti di riflessione mai banale, sia laddove essi offrono per così dire il fianco alla critica ragionata, sia laddove essi disegnano un percorso filosofico sistematico: un percorso filosofico e sociologico-descrittivo. L’autore sostiene che nel nostro contesto contemporaneo l’idea del futuro è gravata (lo è, secondo Augé più che in altre epoche anche recenti) dalle mancanza e dalle paure del presente. Così, per uscire da questa impasse generatrice di angoscia e, di fatto, di azioni non libere, l’autore afferma che “bisogna rivolgerci al futuro senza proiettarvi le nostre illusioni, dar vita a ipotesi per testarne la validità, imparare a spostare progressivamente e prudentemente le frontiere dell’ignoto: è questo che ci insegna la scienza, è questo che ogni programma educativo dovrebbe promuovere e che dovrebbe ispirare qualsiasi riflessione politica”. In questo senso, egli, proponendo una innovativa – per quanto critica, discutibile o assai degna di approvazione – ricomposizione del rapporto tra sapere e futuro, suggerisce una serie di linee metodologiche (e di mentalità) per superare i gravami, le zavorre che il presente assegna all’idea di futuro. Augé, in questo modo, e senza ingenuità, propone una liberazione del futuro e dell’idea di futuro che sia in grado di restituire, per così dire, naturalezza alla prospettiva esistenziale degli uomini, sia essa individuale che sociale. Il testo inizia così: “Questo libro parla del futuro. Il futuro non è l’avvenire. L’avvenire è un concetto abbastanza miope che tendiamo a proiettare su collettività indifferenziate (quale avvenire lasceremo noi ai nostri figli?), quando parliamo, ancora una volta in maniera indifferenziata, delle nostre presunte mancanze (siamo noi i responsabili dell’avvenire dei nostri figli?) o delle nostre speranze (l’avvenire è scienza)”. Ecco, l’indifferenziato. Una prospettiva che Augé vuole rovesciare poiché la giudica talmente diffusa nel suo errore da apparirgli impensabile: “Il futuro – scrive – ha a che fare con l’evidenza ma noi continuiamo a dubitare dell’avvenire. Infatti, ciò che definisce etimologicamente l’avvenire è l’avvenimento”. In questo senso, il suo è un richiamo all’aderenza, alla concretezza, una concretezza, però, che non scarta l’aspirazione e l’idea: “Il futuro – scrive - è il tempo di una coniugazione, il tempo più concreto della coniugazione, se è vero che il presente è inafferrabile, sempre travolto dal tempo che passa, e il passato sempre oltre passato, irrimediabilmente compiuto o dimenticato. Il futuro è la vita che si vive individualmente”, o anche, come afferma alla fine, il nostro presente in movimento. Marc Augé, Futuro, Bollati Boringhieri, Torino 2012, pp. 132, euro 9 SEGUE DA PAGINA 5 - LETTERA DAL PASSATO di chi le scriveva e chi le leggeva. La lettera creava una propria grammatica, sia pure errata. Il maestro Alberto Manzi, nella sua indimenticabile rubrica di telescuola “Non è mai troppo tardi”, avvertiva di non iniziare mai con l’espressione “scrivo questa lettera per dire”: era superflua, bastava passare direttamente all’argomento da affrontare. L’attesa delle lettere di genitori con i figli al fronte, o anche solo in servizio di leva, all’università, all’estero o in un’altra città per lavoro. L’attesa delle lettere fra innamorati. L’attesa delle lettere fra amici in vacanza da parti opposte del Paese. L’attesa nella cassetta condominiale. L’attesa di un richiamo del portinaio che stringe una lettera da consegnare all’inquilino. L’attesa del postino. Figura carismatica. “Il postino”, di Antonio Skarmeta, pubblicato nel 1985 e trasposto per lo schermo nove anni dopo da Michael Radford, a segnare l’addio di Massimo Troisi. La storia del portalettere che incontra Neruda e ne ricava un afflato per le proprie aspirazioni poetiche è la consacrazione di un mestiere. E “The Postman” si intitola in originale lo straordinario film di fantascienza postapocalittica che Kevin Kostner ricavò nel 1997 dal romanzo omonimo di David Brin. In Italia venne circolò come “L'uomo del giorno dopo”. Dopo il crollo della civiltà, la consegna delle lettere simboleggia il ritorno all’esistenza sociale. Per questo, dalle rovine umane e paesaggistiche sorge il postino del titolo, che decide di recapitare lettere e riavvia di fatto il servizio postale negli Stati Uniti distrutti dalla catastrofe. In “Una lettera dal passato”, di Max Erlich, la protagonista riceve con un ritardo di dieci anni la minaccia postale di un ricattatore, diretta al marito. Sarà l’irruzione dell'imprevisto nella tranquilla vita di una coppia dei quartieri suburbani newyorkesi. Nell’Italia che costruiva se stessa, le poste hanno rappresentato una componente identitaria dell’accorpamento nazionale. Le Poste di Sardegna fornirono le modalità a quelle statali, costituite con la legge sulla Riforma postale n. 604 del 5 maggio 1862. Seguiranno i vaglia e dal 1876 l’emissione dei primi libretti di risparmio postale. Fosse un documentario, bisognerebbe costruirlo con il primo piano di una lettera e in dissolvenza lo scorre delle tappe che segnarono lo sviluppo del servizio, ciascuna accompagnata dalla rispettiva data. 1889: sorge il Ministero delle Poste e Telegrafi. 1917: partono i conti correnti postali. 1924: viene fondato il Ministero delle Comunicazioni. 1954: la RAI trasmette impie- gando i ponti radio della rete postale. 1967: adozione del CAP, il codice di avviamento postale, che contribuisce alla meccanizzazione della pratica distributiva. E poi i rituali connessi. L’ingolfamento delle poste a Natale e a Pasqua per lo scambio degli auguri. Le raccomandate da firmare che possono recare la gioia di un’assunzione o l’incubo di una cartella esattoriale da pagare. L’Italia vive sul filo delle poste. Le quale acquisiscono di per se stesse una carica emblematica di privilegio lavorativo. Sono in molti a sognare… un posto alle poste. La funzione di vettore, di infrastruttura, di canale comunicativo viene moltiplicata da un universo comportamentale che vi ruota intorno. Le poste italiane sono anche un riflesso dell’orografia e della lunghezza peninsulare. Un flusso di corrispondenza scorre da nord a sud e si dirama nell’infinita provincia appenninica, alpina ed insulare. Finché tutto questo non sarà completamente trasferito al silenzioso ed infaticabile agglomerato di pixel del cosmo informatico. È giunta l’era della ciberposta. Enzo Verrengia SABATO 26 GENNAIO DOMENICA 27 GENNAIO 2013 7 ninfa incostante di Guillermo Amore e tradimento LaCabrera Infante edito da Sur (2012) è un romanzo e racconta la storia nella Cuba autobiografico d'amore lunga una sola estate, fra trentenne ed una degli ultimi anni unlolitagiornalista cubana sedicenne. Amore corrisposto, per la verità, del dittatore Batista poco perchè pur concedendosi una manciata di volte, la ninfetta non amerà mai il protagonista, anzi, la breve relazione le servirà per capire che forse gli uomini non sono di suo gradimento. Siamo all' Avana nel 1957, è una sera di giugno, quando lui, sposato, incontra lei, Stella Moris, un'apparizione di miele biondo, dal passato tragico e dal presente burrascoso. "I suoi capelli corti, biondi, liberi, si muovevano con il vento, o forse seguivano i movimenti della testa, scendendo lateralmente, vivaci, e appariva come una donna molto giovane che voleva sembrare più matura, oppure una ragazza che era appena diventata donna. Ricordo ancora le sue scarpe dal tacco basso che sembrava portare per la prima volta. Ma il suo sorriso, da questo lato del mare, era come una schiuma che dirompeva dai suoi denti, fuori dalle labbra Ilfuturotra le generazioni Giovani e anziani nel 2020 una ricerca curata da S. Palumbo di LUCA ROLANDI conquiste del lavoro VIA PO cultura e società C Comecambialafamiglia? Un volume di Eugenia Scabini e Vittorio Cigoli pubblicato da Cortina di MARIANTONIETTA TOSTI F amiglia uguale ammortizzatore sociale. Non ci sono dubbi. Lo era in passato, lo è oggi, lo sarà sicuramente anche domani. Famiglie che chiedono maggiori sostegni ed equità fiscale. Famiglie a cui tutti sembrano ispirarsi, ma che poi, al dunque, sono sempre più lasciate sole. “Di famiglia si continua a parlare. Meglio: se ne continua soltanto a parlare”. Se ne dimentica il senso più profondo: siano esse ‘classiche’ o ‘allargate’, le famiglie rappresentano ciò che c’è di supremo, di importante, di irrinunciabile in una società. Dovrebbero essere in tutto e per tutto salvaguardate e tutelate e non solo rese protagoniste momentanee di tatticismi e giochi di potere che lasciano il tempo che trovano. Ogni uomo ha bisogno di identificarsi in qualcosa che trascenda, trasfiguri, nobiliti, arricchisca quella che è la sua esistenza individuale e la famiglia, proiezione ‘particolare’ di un più vasto ‘generale’, gli consente di intraprendere questa sfida. Ecco perché essa non è semplicemente uno spazio da occupare, ma un luogo umanizzato ed abitato che inserisce le persone all’interno di una storia, di una memoria e di un disegno e permette loro di iscrivere il proprio progetto personale all’interno di un piano più grande, collettivo, di condivisione. La famiglia è anche il tempo in cui l’individuo può scoprire e tessere il senso della sua vita. O almeno fino a ieri era così. Nella società globalizzata di oggi, infatti, si parla sempre di più di dissoluzione di legami comunitari, una scissione, questa, che, purtroppo, tocca anche quella particolare comunità che è per l’appunto la famiglia. In questo nuovo nucleo, sempre più spesso, si impone l’individualismo: nessun membro sembra più pronto a rinunciare ad una parte del proprio progetto personale per sostenere o quello dell’altro o la costruzione di un disegno che realizzi il bene comune. Da questo egoismo estremo spesso si riesce ad uscire, ma tante altre volte, si genera una libertà illusoria che lacera il senso più profondo del nucleo familiare. La famiglia, dunque, come nasce, cresce, si sviluppa, adattandosi perfettamente ai mutamenti della società che influenza sempre meno ma da cui è sempre più influenzata, nel bene e nel male. E su queste due facce di una stessa medaglia si articola il saggio di Scabini e Cigoli. Un testo che si compone di quattro parti, ciascuna delle quali divisa in capitoli che si aprono tutti con una introduzione per poi spiegare le tematiche che nello specifico andranno a trattare e sviluppare. Trasformandosi il mondo, logicamente, si modifica anche la particella più piccola che lo anima e determina. Cosa cambia o sta cambiando, cosa, invece, rimane invariato? Su questo si interrogano gli autori, offrendo al lettore le chiavi di lettura di un processo irreversibile ma che continua sempre a mantenere un punto di contatto con la sua origine primordiale. Viene descritto, allora, nella prima parte, il principio organizzativo, simbolico e dinamico alla base dei nuclei familiari. Si parla di legami di coppia, di rapporto tra genitori e tra genitori e figli, dei principi assunti come modello a cui ispirarsi o da cui divergere, di come essi stiano cambiando aderendo alla nuova realtà. In cosa si modificano oggi le pratiche di adozione, di affido, di separazione, la non sempre facile ed immediata interazione tra famiglie costituitesi sul territorio e la nuova realtà delle famiglie in migrazione: su questi aspetti è costruita la sezione centrale del libro che presenta anche i risultati di ricerche condotte da più di due decenni nel centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica di Milano. Nelle parti finali si analizza la famiglia in relazione ai nuovi media ed in particolare ci si concentra sulla visione che la televisione dà del nucleo familiare tra fiction e talk show: quanto essa venga spettacolarizzata ed enfatizzata, in quelli che, in realtà, sono aspetti del suo vivere comune e quotidiano. Sempre in questa sezione si offrono ‘i principali strumenti qualitativi e quantitativi utilizzati da ricercatori per la realizzazione del testo. Eugenia Scabini, Vittorio Cigoli, Alla ricerca del famigliare. Il modello relazionale-simbolico, Raffaello Cortina Editore, 2012, pp. 356, euro 32 ome saremo nel 2020. In una società, in particolare quella italiana che vive alla giornata e non riesce a darsi, in materia politica ed economica nessun progetto di lungo periodo, risalta l’iniziativa di ricerca e approfondimento promossa dalla FNP-Cisl e curata in un saggio da Stefano Palumbo. Il libro riporta i risultati di una ricerca Delphi riferita a ciò che dovrebbe accadere tra il 2012 e il 2020, ovvero il futuro tra le generazioni, in un paese che invecchia ed è oggi privo di speranze e progetti. Nell’obiettivo della ricerca è insita, naturalmente, la descrizione di uno scenario probabile, per consentire al sindacato i elaborare un progetto culturale e operativo in grado di rispondere a nuovi bisogni e sfide inedite. Lo dice in modo chiaro il segretario della FNP-Cisl Ermenegildo Bonafanti nell’introduzione ritornando sui temi caldi del sistema previdenziale e del welfare. Nove esperti, appartenenti a diverse discipline: Maria Cristina Antonucci, Carlo Borgomeo, Alberto Castelvecchi, Stefano Epifani, Carla Facchini, Mauro Magatti, Alessandro Rosina, Federico Spandonaro e Francesco Stoppa hanno lavorato in modo autonomo interpellando soggetti interessanti e cercando di comprendere come sarà il rapporto intergenerazionale tra giovani e anziani nel prossimo decennio. La metodologia si è rivelata vincente e molto interessante anche perché le risposte di ognuno sono state sottoposte a tutti gli altri e solo le opinioni che hanno ottenuti il consenso della maggioranza sono confluite nel rapporto. Si comprende come sia in atto una evoluzione radicale della società economica in Italia e non solo: si passa da una dimensione di opulenza, di pochi, ma sognata da molti, ad una realtà nella quale la sobrietà non è più un vezzo ma una necessità, con meno risparmio e meno consumo. In questo contesto la vulnerabilità degli anziani come dei giovani chiama ad una necessaria e creativa nuova stagione della solidarietà, il ritorno del mutualismo per affrontare squilibri e sperequazioni, e annullare rabbia, frustrazioni e alienazioni che possono, in caso contrario trasformarsi in un disagio sociale esplosivo. Per una ripresa, una crescita e in uno sviluppo, termini che necessitano di essere reinterpretati nella logica e nella dimensione dell’oggi e del futuro e non del passato, si evidenzia come fondamentale la capacità di riporre in circolo la ricchezza, attaccare rendite e patrimoni, per non deprimere definitivamente la propensione ad un consumo critico e corretto e non smodato e accessorio. Altro aspetto che risalta dalla ricerca è il fondamentale aspetto della formazione permanente e dell’istruzione, una frontiera ineludibile per accrescere la capacità di essere, tutte insieme le varie generazioni, immersi in una cultura digitale e tecnologica, che non perda la sua anima umanistica. Il mondo globale, cosmopolita e pluriculturale chiama ad una mobilità sociale per la quale è necessario porre le condizioni perché non sia forzata e violenta ma vissuta come opportunità. Il rapporto tra giovani e anziani sarà non privo di contrasti: la società italiana si sposta verso una declinante prospettiva di composizione adulta della sua gente. Non sarà facile trovare canali di comunicazione condivisi anche se nonostante fratture e fragilità, dialogo e confronto restano le sole modalità per costruire insieme una coesione sociale dai difficili equilibri. FNP-Cisl, Generazioni. Giovani e anziani nel 2020, a cura di Stefano Palumbo, Guerrini & Associati, Milano, 2012, 140 8 VIA PO cultura e società SABATO 26 GENNAIO DOMENICA 27 GENNAIO 2013 conquiste del lavoro carnose". Vinte subito le riserve morali, i due vivono la loro storia tra camere in affitto e alberghi. Siamo inequivocabilmente nella Cuba degli ultimi anni del dittatore Batista, in una Avana notturna e musicale, ventosa e calda, paesaggio che invita ai sogni e agli abbagli, inebriante. Una città nella quale si muovono, come attori di una tragicommedia già vista in scena, un gruppo di personaggi che intrattengono dialoghi che ci rusulteranno anche familiari. Cabrera Infante è l'illusionista delle parole. Ha passato più di metà della sua vita a vivere come un fantasma e a scrivere per nessuno. Se pensiamo che lo scrittore a metà degli anni sessanta, in seguito alla rottura con il regime castrista, esiliato da Cuba ed espulso dalla Spagna, si rifugia a Londra, comprendiamo ancora meglio le sue parole. Nel 1997 vince il Premio Cervantes, premio prestigioso per gli scrittori spagnoli. Cabrera muore nel 2005, dopo aver dedicato tutta la sua vita di scrittore a raccontare la sua Cuba. Il libro è intriso di romanticismo e tristezza per quest'amore impossibile e ossessivo. Una lettura piacevole che scorre senza cedimenti fino alla fine, pur lasciandoci addosso un senso di dolore frustrante. La sua scrittura è allo stesso tempo trascinante per la capacità di uso della parola, dove gioco e realtà, spazio e tempo, si intrecciano fino a non distinguersi, e dove il pensiero indaga sul valore e la soggettività del ricordo. "E' nel passato che vediamo il tempo come fosse lo spazio. Tutto diventa distante, e a causa di questa distanza il passato diventa un'immensa prateria vertiginosa”. Estela, è per lui un'ossessione che trascina ad atti impensati. Due mondi contrapposti, dove la cultura di lui, che parla per citazioni, che dialoga e gioca con letteratura, cinema, musica, per lei è inaccessibile. Ma anche Stella è oscura, insondabile nei sentimenti, fuori da ogni morale, ritratto di indifferenza e noia, senza un sorriso, quasi immagine di un personaggio da rappresentare. "Sembrava una bambina perduta nella città. Ma non era una bambina. Anche se era perduta. Pareva un mare di pietra". Colei che, pur così concreta e fisica, svanisce nel nulla come un fantasma, riprende forma attraverso il ricordo di chi l’ha amata; lo scrittore le ridà corpo, con la struggente profusione verbale di chi con le parole sa riscattare il vuoto.˘ Ilmondoa portatadi click di ELISA LATELLA V orremmo averle sempre vicino, anche se sono molto lontane. Stiamo parlando delle persone che ci sono più care. E che sono cinque al massimo per ciascuno di noi, in media. E’ questa la sorpresa che emerge leggendo “Internet, lavoro e vita privata Come le nuove tecnologie cambiano il nostro mondo” scritto da Stefana Broadbent e pubblicato nel 2012 dalla casa editrice “Il Mulino”. Il libro è il risultato di un’indagine sociologica condotta su diverse famiglie, alle quali è stato chiesto di tenere una sorta di “diario” dell’uso, nella quotidianità, delle nuove tecnologie e dei nuovi canali di comunicazione (cellulari, sms, chat, e-mail, facebook). Il rigore dell’indagine statistica si unisce nel testo alla scorrevolezza della scrittura, accompagnata da riflessioni che raccontano l’era digitale da un punto di vista diverso: una rivoluzione che sembra tesa alla ad avvicinare ciò che estraneo e lontano fa invece rinsaldare gli affetti principali e gli aspetti intimistici della vita di ognuno di noi. Le considerazioni che emergono dal testo sono apparentemente semplici, eppure suggeriscono spunti di riflessione insoliti. Quando questi meccanismi di comunicazione non esistevano, l’ufficio era un luogo lontano da casa. Solo gli alti dirigenti avevano una linea diretta verso l’esterno, di certo non gli impiegati semplici o gli operai; secondo la concezione dominante era importante che la vita privata rimanesse separata dal mondo del lavoro, onde evitare distrazioni e perdite di concentrazione. L’esperienza delle emigrazioni allontanava le persone per mesi, a volte per anni, dalla famiglia di origine, dagli affetti più cari: la comunicazione era affidata a lettere che tardavano ad arrivare e che, una volta giunte a destinazione, venivano conservate come tesori. Il medesimo senso di separazione si aveva nell’esperienza del servizio militare, e, seppure in forma più limitata, a scuola e in ospedale: gli allievi durante le ore scolastiche erano sottratti a qualsiasi contatto con la famiglia e così i pazienti che, spesso in una situazione di sottomissione rispetto al personale medico e infermieristico, potevano ricevere i parenti solo nel limitato orario delle visite. Nell’era digitale la barriera del “lontano” viene meno. Tutti, operai ed emigranti, militari, pazienti e allievi, hanno a disposizione un cellulare, sanno mandare e-mail, conversare in chat o tramite facebook: il mondo è connesso. Il particolare che emerge dall’opera della Broadbent è che questi strumenti vengono utilizzati dalla maggior parte delle persone per tenersi in contatto con i membri del loro nucleo familiare: i genitori tra di loro e con i figli, i figli con i genitori e con fratelli e sorelle. Le nuove tecnologie servono per “sentirsi” e per sapere che “è tutto a posto”. Durante il lavoro, all’uscita da scuola, nelle corsie di ospedale e durante la lontananza dovuta a qualsiasi Maria Teresa Galati circostanza, la cosa più importante è “sentire” la presenza delle persone più care. Sentire una voce amica può aiutare una persona che sta male a stare meglio, sentire la voce del figlio tutti i giorni può aiutare il genitore allontanato dal nucleo familiare a causa di una separazione ad andare avanti, essere in contatto via e-mail o via facebook con le persone più vicine può aiutare a sentirsi meno soli. La vita privata diventa una presenza, una “gradita intrusa” sul posto di lavoro, in tempi in cui molti posti di lavoro si caratterizzano per atmosfere stressanti o competitive. La presenza “amica”, virtuale o telefonica non distrae dal lavoro, ma spesso tranquillizza, fa sorridere, rende sereni. In un mondo a portata di click, in cui potenzialmente tutti possono conoscere e avere contatti con tutti, a sorpresa si scopre che “desideriamo avere vicino” solo le persone a cui vogliamo più bene. Stefana Broadbent, Internet, lavoro e vita privata- Come le nuove tecnologie cambiano il nostro mondo, Il Mulini 2012, pp. 153 Il potere sul grande schermo Carisma e leadership nel cinema, un libro di Dario Edoardo Viganò di LUIGINA DINNELLA M ai come in questo momento la questione della leadership è di stringente attualità; tutti gli schieramenti politici sono affaccendati nelle primarie, proprio allo scopo di scegliere il loro candidato alle prossime elezioni, ben consapevoli di quanto sia importante l’immagine ed il carisma per diventare un “uomo guida”. Ma cos’è una leadership, o meglio, come si diventa un leader, quali sono le caratteristiche necessarie e soprattutto, una volta che lo si è come si influenza l’opinione pubblica, come la si modella sulla propria idea? Monsignor Dario Edoardo Viganò, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, autore di numerose pubblicazioni, questa volta esce nelle librerie con “La maschera del potere. Carisma e leadership nel cinema” e ci offre l’opportunità di riflettere su come il cinema abbia raccontato le figure dei leader politici o di forte impatto sociale. I media hanno un ruolo sempre più attivo, a volte addirittura determinante, e si comprende bene come tutto ciò che ha “capacità di osservazione”, tutto ciò che riesce a catturare in un’immagine il senso di un momento storico; in un volto o in un discorso, la storia di un paese, ha un ruolo strategico fondamentale, ed il cinema lo ha avuto da sempre, grazie alla capacità di rivelarci, ma anche di distorcerci il reale, usando le armi della satira, del grottesco e dell’assurdo. Il grande schermo ha dunque un potere immenso legato alla facilità con la quale consente alle idee di diffondersi, alle opinioni e ai comportamenti di affermarsi e consolidarsi. E’ evidente che nelle mani dei cineasti si concentra la capacità di guidare lo spettatore verso qualcosa o qualcuno. Ecco spiegata la ragione per la quale Monsignor Viganò ha voluto, con un volume molto interessante, raccontare quanto il cinema, negli anni, sia stato capace di sviscerare il tema della leadership e delle maschere del potere attraverso i film, e lo ha fatto esplorando sia il cinema italiano che quello hollywoodiano. Solo per citare alcuni titoli si va “Da Il grande dittatore”, a “Invictus”, a “Evita”, fino a “I due presidenti”; tutte immagini del potere che il cinema ha saputo cogliere in una miriade di sfumature, dall’orrore del fascismo al sogno di Mandela, dalla leader argentina fino a Blair e a Clinton. “In Italia però si ha ancora paura di raccontare la fragilità di un leader”, dice Viganò, “da noi costruire biografie agiografiche può significare creare un leader che si trasforma in eroe mediale: tendenza da combattere”. In realtà, in Italia il potere lo ha raccontato il cosiddetto cinema di impegno civile, ma anche la commedia all'italiana si è cimentata spesso sul tema, mostrandocene forse il lato più grottesco. Ma è senza dubbio la cinematografia americana quella che maggiormente ha analizzato e rappresentato la figura del leader, forse perché si tratta di una cinematografia più idealista della nostra, più capace di penetrare nelle pieghe profonde della materia senza timori di sorta. Da noi, si è sempre osato meno. Il libro di Dario Edoardo Viganò si rivela dunque una interessante ed accurata indagine su film che narrano le vicende politiche e personali di uomini di potere, descritti a volte come eroi e salvatori della patria altre come strumenti nelle mani di abili faccendieri. Soggetti da emulare in alcuni casi, e in altri, da contrastare, anche ferocemente. Certo, la rappresentazione cinematografica della leadership non può essere del tutto esaustiva sulla complessa personalità di ciascuno di loro, eppure, analizzando le rappresentazioni che il cinema ha fornito, si riesce a comprendere bene, in molti casi, la percezione sociale del leader e gli effetti che produce sulla comunità. Questo volume fornisce un contributo utile ed interessante non solo agli studiosi ed appassionati di cinema ma a quanti si occupano di comunicazione e di scienza della politica. D.E. Viganò, La maschera del potere. Carisma e leadership nel cinema, Ente dello Spettacolo 2012, pp. 168, euro 12 9 VIA PO cultura e società SABATO 26 GENNAIO DOMENICA 27 GENNAIO 2013 A lexander, Alex Langer. Viaggiatore notturno, diciotto anni dopo. Un uomo di frontiera che abitava il limite, valicando i confini, abbassandoli. Di fronte al trionfo dell’antipolitica e al perpetuarsi apparentemente perenne di una casta boriosa e grigia, riprenderne in mano il pensiero, fatto non di opere sistematiche, ma di tante, salutari e potentemente visionarie “pillole”, non è esercizio di nostalgia. Così il libretto edito da Chiarelettere cattura fin dal titolo: “Non per il potere”. Langer: un affascinante artigiano della parola, insieme giornalista e narratore, pittore di mondi e generatore di idee. Tante le sue battaglie, su due binari intrecciati: la convivenza interetnica e la conversione ecologica. Memore delle opzioni cui si era opposta la sua famiglia ai tempi dell’occupazione nazista del Sudtirolo è significativo ricordarlo nel centro di Bolzano, all’interno di una “gabbia”, per un’obiezione di coscienza contro l’obbligo di scelta etnica cui era sottoposto, insieme ai suoi corregionali, da una legge iniqua. Il mondo di Langer è unico ed irripetibile, eterodosso sul piano politico, ma straordinariamente vicino all’uomo-persona e alle sue domande fondamentali. Fanno accapponare la pelle le domande trovate sul suo computer e risalenti al 1990. Rileggerle è già un motivo più che valido per procurarsi questo libretto. Ma tutta la sua riflessione sui limiti dello sviluppo, l’autolimitazione dell’impronta ecologica, la riflessione integrale su una conversione che mette insieme ricerca della pace e della nonviolenza e tutela e condivisione dell’ambiente, del Creato, appare immensamente attuale, in tutti i suoi passaggi. Il suo motto “lentius,, profundius, suavius” (più lento, più profondo, più dolce) ci fa riflettere sul vero e nuovo benessere anche di fronte all’attuale crisi del Leutopie concrete Non per il potere, un piccolo-grande libro di Alexander Langer, uomo di frontiera che abitava il limite, valicando i confini, abbassandoli... di FRANCESCO LAURIA turbo-capitalismo. Ben scrive Federico Faloppa, curatore dell’antologia, che tra le tante cose che Langer aveva intuito c’era la consapevolezza che i fardelli non possono essere portati singolarmente: che le responsabilità, come le speranze vanno condivise, che l’agire collettivo non è il traguardo: è il mezzo per non stare a guardare, per “costruire ponti”, per coltivare quelle “utopie” concrete di cui la vita di Langer è costellata e nutrita. Egli aveva intuito che una società di persone sole, consumatori bulimici, spettatori assuefatti non è soltanto più fragile, controllabile, egoista, iniqua. E’ anche più triste. Illuminanti le pagine sul rapporto tra “ecologia e movimento operaio, tra ambiente e lavoro”. L’idea di riconversione ecologica incrocia per Langer la capacità di lavoratori e sindacato di liberarsi dall’alienazione produttivista e investire sulla “qualità sociale del lavoro”. Un’alleanza tra ambiente e lavoro, tra “popolo inquinato” e lavoratori e sindacati, un risanamento che passa anche per una sorta di “cassa integrazione verde” affinchè il costo dell’inevitabile conversione ecologica non sia pagato solo dai lavoratori. Poi c’è la tragedia della Jugoslavia, della Bosnia, il bombardamento della Tuzla interetnica. 3 luglio 1995. Un tragico albero di albicocco, sulle colline di Fiesole. Con uno degli ultimi scritti: “L’Europa vive o muore a Sarajevo”. Langer interrogò tutto il mondo pacifista. Ma interroga ognuno di noi. C’è un mondo diurno e notturno in ciascuno. Ci sono speranza e morte e, insieme, possibilità di Resurrezione. Langer voleva bene all’uomo, prima di tutto il resto. Nella sua lotta quotidiana in difesa delle minoranze, al servizio dell’unità tra gli uomini, i popoli, le narrazioni. Per la difesa della debolezza. Nella debolezza e nella Passione. Una debolezza ed una Passione che fanno riflettere ancora, senza la possibilità di concederci sconti o la comodità della sfiducia e dell’indifferenza. Nemmeno di fronte alla morte la speranza muore e, come scritto da Langer nel suo biglietto di addio, occorre “non essere tristi e continuare in ciò che era giusto”. Alex Langer, Non per il Potere, Chiarelettere 2012, pp. 152, euro 7 Losviluppo umano integrale Per un nuovo umanesimo nell’economia di MAURIZIO SCHOEPFLIN conquiste del lavoro G li studiosi sono soliti far coincidere l’inizio del moderno insegnamento della Chiesa in materia di convivenza sociale con la pubblicazione, nel 1891, da parte del Pontefice Leone XIII, della celebre enciclica Rerum Novarum. Ho voluto specificare che stiamo parlando della dottrina sociale cattolica del nostro tempo, perché è evidente che fin dalle origini il cristianesimo ha espresso indicazioni chiare in merito al comportamento che i credenti e tutti gli uomini di buona volontà sono chiamati a osservare quando si rapportano con i propri simili all’interno della società: da sempre, infatti – e la Bibbia, a questo proposito, rimane il punto di riferimento irrinunciabile –, la tradizione giudaico-cristiana ha posto in primissimo piano valori quali la giustizia, l’equità, la fratellanza che sono alla base di qualunque costruzione sociale ispirata al Vangelo. Tuttavia, negli ultimi 120 anni, la Chiesa si è interessata in modo particolare delle questioni sociali e tale interesse ha prodotto una corposa dottrina che è stata affidata ad alcuni fondamentali documenti, l’ultimo dei quali è l’enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI, recante la data del 29 giugno 2009. Con il suo bel libro, Per un nuovo umanesimo nell’economia, Daniele Ciravegna, professore ordinario di Economia politica nell’Università di Torino, guida il lettore lungo un interessante percorso che ricostruisce le tappe essenziali di questo cammino, che da Leone XIII giunge sino a papa Ratzinger, sintetizzando i maggiori pronunciamenti del magistero della Chiesa, tra cui le famose encicliche Quadragesimo Anno, Mater et Magistra, Pacem in Terris, Populorum Progressio, Laborem Exercens, Sollicitudo Rei Socialis e Centesimus Annus, e soffermandosi poi, in particolare, sulla Caritas in Veritate. Afferma Ciravegna: “L’enciclica di Papa Benedetto XVI non può non partire dai principi permanenti della Dottrina sociale della Chiesa – espressioni della carità di Dio coniugata con riferimento alle circostanze storiche – e fra questi pone particolare enfasi, dapprima, sulla giustizia e sul bene comune, alla luce dei quali analizza lo sviluppo umano ed economico dei popoli, i rapporti interpersonali, i rapporti intergenerazionali, i rapporti con l’ambiente naturale. Più avanti, trattando della collaborazione della famiglia umana, introduce e sviluppa altri due principi permanenti della Dottrina sociale della Chiesa: la solidarietà e la sussidiarietà”. L’analisi del documento ratzingeriano, che occupa una parte cospicua del volume, risulta molto puntuale e da essa l’autore fa scaturire alcune interessanti riflessioni conclusive. Innanzitutto, egli nota che sono due gli aforismi attorno ai quali si articola l’enciclica: lo sviluppo umano integrale e la centralità della persona; da essi discendono tutte le principali riflessioni svolte dal Papa riguardo ai temi del lavoro, della solidarietà, del ruolo dello Stato, del giusto salario. Conclude Ciravegna: “L’enciclica Caritas in Veritate, come tutte le precedenti encicliche pontificie, porta alla conclusione che la Chiesa considera l’uomo in tutta la sua interezza; non solo come lavoratore e datore di lavoro, ma anche come produttore e consumatore, come utilizzatore di risorse proprie e di risorse comuni, ribadendo comunque il principio della priorità dell’etica sull’analisi economica-sociale e politica”. Daniele Ciravegna, Per un nuovo umanesimo nell’economia. L’enciclica Caritas in Veritate nella Dottrina sociale della Chiesa, Elledici, 2012, pp. 198, euro 14 10 VIA PO scienze sociali SABATO 26 GENNAIO DOMENICA 27 GENNAIO 2013 conquiste del lavoro I l suo nome era Hans. Lo appellarono Hans "l'intelligente" per la sua straordinarie doti intellettuali. Era uno splendido cavallo bruno di razza Orlov e agli inizi del Novecento suscitò un'accesa controversia scientifica. Sapeva, così sembrava, riconoscere i colori, comporre parole sensate battendo con lo zoccolo su una tastiera, rispondere a domande e, soprattutto, sapeva far di conto: sommare, sottrarre, moltiplicare, dividere, lavorare con le frazioni, scandire il tempo, seguire il calendario. Un fenomeno che divenne l'attrazione di spettacoli circensi, sollecitando l'immaginario collettivo di noi umani sempre alla ricerca di animali pensanti e parlanti proprio come noi. Hans era di proprietà del Barone Wilhelm von Osten, insegnante di matematica, che lo aveva addestrato per più di dieci anni. Nelle esibizioni fatte un po' in tutta la Germania, il pubblico gli poneva problemi di aritmetica, come, ad esempio, quello di calcolare la somma di 5+7, che venivano trascritti su una lavagna e Hans rispondeva battendo con uno zoccolo anteriore i colpi pari al risultato dell'addizione. Ma le sue abilità andavano ben oltre: calcolava anche con le frazioni. Se gli si chiedeva, per esempio, di sommare 3/2 e 1/3, batteva prima 11 e poi 6. Inoltre, sembrava anche capire il tedesco e fare lo spelling, utilizzando colpi dello zoccolo diversi per indicare le lettere dell'alfabeto (un colpo per la "a", due colpi per la "b", tre per la "c" e così via). Ma non tutti credettero alle prodigiose facoltà di Hans. Nel 1904, il Ministero dell'Educazione tedesco promosse un'indagine sulle capacità intellettuali di Hans. Osten accettò di buon grado, certo del risultato positivo. La commissione che esaminò Hans era composta da due zoologi, uno psicologo e un addestratore di cavalli. E, dopo un accurato test, sentenziò, con la soddisfazione di Osten, che le doti del cavallo erano proprio reali. La curiosità scientifica, tuttavia, rimase e dopo qualche anno sarà un acuto psicologo, Oskar Pfungst, a risolvere il mistero. In effetti non era stato usato alcun trucco da parte del proprietario-addestratore, ma era il cavallo, davvero intelligente sotto altri aspetti, ad avere una particolare sensibilità per il linguaggio del corpo del suo padrone e di chiunque altro ponesse le domande. Hans non pensava in termini matematici, ma aveva un intuito e una sensibilità "relazionali" straordinari. Riconosceva che il respiro, la postura e l'espressione facciale delle persone che lo interrogavano Scimmiematematiche Negli studi degli ultimi anni i Primati non umani hanno dimostrato di possedere capacità cognitive e pensiero astratto simili a quelli umani di SALVATORE SPERANZA mostravano una lieve ma evidente tensione, che scompariva soltanto quando il battere del suo zoccolo dava la risposta giusta. L'esperimento di Pfungst fu molto utile alla scienza e con il termine "Effetto Hans Clever" (cioè di Hans l'intelligente, l'astuto) si cominciò a indicare i condizionamenti inconsci che qualcuno può esercitare su qualcun altro, animale o umano che sia. Proprio per evitare simili inconvenienti, gli studiosi del comportamento cognitivo degli animali da tempo usano metodi "a doppio cieco", dove i ricercatori non sono a conoscenza dei particolari dell'esperimento e delle risposte ai test per non influenzare gli animali che stanno studiando. Dai tempi di Hans l'etologia e la psicologia animale hanno fatto passi da gigante e ormai sappiamo che varie specie animali possiedono evolute capacità cognitive, usano "linguaggi" che gli permettono di interagire con gli altri membri del gruppo o della specie, sanno riconoscere quantità numeriche (valutare quante mele stanno su un albero, quante prede si possono cacciare o quanti "nemici" si devono affrontare è essenziale per la sopravvivenza). Negli ultimi cinquant'anni abbiamo assistito a sorprendenti scoperte sulle capacità comunicative e matematiche delle scimmie antropomorfe. Il fatto ha spesso fatto scalpore, perché ha rivelato la sottile linea di confine che separa noi umani dai nostri "parenti" più prossimi nella scala evolutiva. O meglio, quanto ci accomuna a loro, dandoci la consapevolezza di ciò che, pur nella nostra unicità, ci lega alla natura e ad altre forme di vita. Washoe, una femmina di scimpanzè, fu la prima a mostrare grandi capacità di apprendimento di un linguaggio articolato umano. Dal 1967 fu al centro di una serie di esperimenti che la resero famosa. Washoe riuscì ad apprendere l'uso di molte espressioni del linguaggio dei segni, l'"American Sign Language" (ASL), per comunicare in modo elementare con gli esseri umani. Seguirono, a distanza di anni, gli ancor più straordinari risultati dello scimpanzè pigmeo Kanzi e della piccola gorilla Koko, che abbiamo discusso in una precedente occasione. Il primo riuscì a riconoscere ben 500 parole inglese e a comunicare con gli umani oer il tramite di gesti e simboli. La seconda ha addirittura dimostrato di riuscire a cogliere una base della sintassi del linguaggio umano tanto da manifestare un sorprendente grado di 'creatività' linguistica. Quel che è più rilevante nelle ricerche degli ultimi anni è la scoperta che le scimmie antropomorfe possiedono un evoluto 'pensiero matematico'. A differenza del caso di Hans, citato all'inizio, qui le prove scientifiche non lasciano dubbi. La capacità cognitiva di riconosce la numerosità di un mucchio di elementi è semplice e ormai sappiamo che è comune a molti animali. Ma la capacità di riconoscere che il numero 5 è maggiore di 3 e minore di 7 è senz'altro un'abilità 'superiore', che manifesta un pensiero astratto che per lungo tempo è stato considerato una prerogativa di noi umani. I nostri bambini la imparano nelle scuole elemtari. Eppure è stato dimostrato che anche scimpanzè e oranghi, dopo un training in istituti di ricerca, possono fare lo stesso. Nel 2005 i ricercatori della Duke University, negli Stati Uniti, hanno ritrovato una fondamentale similarità nel pensiero numerico degli umani e nei Primati non umani. Le scimmie, cioè, avrebbero una percezione semantica dei numeri simile a noi e indipendente dal linguaggio. Per un uomo adulto che fa, per esempio, un confronto tra due animali è molto diverso chiedersi quale dei due sia più grande o quale dei due sia più piccolo. Tra una formica e un topo fa prima a dire che la formica è più piccola che a dire che il topo è più grande. Tra due animali grandi, un elefante e un cavallo, fa prima a dire che l'elefante è più grande. Questa "congruità semantica" vale anche per numeri e distanze. Ebbene, i ricercatori nel loro esperimento hanno mostrato a dei macachi due serie di punti casualmente posizionati sullo schermo di un computer e li hanno addestrati a scegliere il numero di punti più grande quando il fondo dello schermo era blu e il più piccolo quando il fondo era rosso. Quando le coppie di numeri erano 2, 3 o 4 , cioè piccole, i macachi erano molto più rapidi nello scegliere la quantità minore. Una difficile valutazione, questa, molto simile a, e talvolta anche rapida come, quella umana. Ayumu, scimpanzè pigmea (bonobo), è andato anche oltre. Addestrata da Nobuyuki Kawai e Tetsuro Matsuzawa del "Kyoto University Primate Research Institute", è stata in grado di riconoscere i numeri arabi, i primi 9, corrispondenti a un certo numero di oggetti, e poi di metterli in ordine crescente o decrescente. Seduta di fronte a uno schermo "touchscreen", in cui un operatore faceva comparire dei numeri da 1 a 9 sparsi in modo casuale, aveva soltanto una frazione di secondo per memorizzarli prima che scomparissero, lasciando solo dei puntini al loro posto. L'esercizio consisteva nel premere sui puntini riproducendo l'ordine crescente dei numeri che erano precedentemente apparsi al loro posto. Ayumu superò magnificamente la prova e con eccezionale rapidità. Il tutto ha dimostrato ai ricercatori che le capacità mnemoniche e cognitive delle scimmie sono maggiori di quel che ci si poteva aspettare e che talvolta superano anche le capacità umane. Ma, dopo gli straordinari successi di Ayumu, chi ha dimostrato di essere un vero genio matematico è stata lo scimpanzè femmina americano Sheba. E' stata capace non solo di addizionare oggetti che aveva di fronte dandone la somma in simboli astratti, cioè con numeri arabi, ma anche di contare direttamente i numeri indicandone la somma con numeri. Il salto è notevole: Sheba riesce a 'pensare' la serie numerica e le sue operazioni in termini puramente astratti, senza dover osservare insiemi di oggetti concreti che facciano da supporto percettivo. Le similarità tra scimmie antropomorfe e umani sono impressionanti e ci dicono, anche in fatto di matematica e pensiero astratto, che le differenze, che pure sono talvolta grandi, sono più di tipo quantitativo che qualitativo. Come sostiene Stanislas Dehaene, un brillante matematico e psicologo cognitivo, il nostro cervello ha ereditato dal mondo animale un meccanismo di comprensione delle quantità numeriche che lo guida nell'apprendimento della matematica. Dunque, "Homo sapiens", proprio come le scimmie e altri animali, viene al mondo con l'idea di numero. 11 I conservatori non sono solo una fucina di talenti. La presenza di un conservatorio è un investimento per un intero territorio... di MARCO MAUGERI B isogna confessare che questo libro di Tarciso Tarquini sui Conservatori ha forse molti più pregi di quelli che si era preposto. Non che i conservatori non sian un argomento, tutt'altro. I conservatori sono anzi spesso fiori nel deserto. Un conservatorio può avere luogo in un grande centro, ma anche in uno piccolo. Le conseguenze nel primo caso sono trascurabili, nel secondo non sono per niente scontate. I conservatori non sono solo una fucina di talenti. La presenza di un conservatorio è un investimento per un intero territorio. L'Italia è molto più provincia che centri. Un consevatorio non è solo una fucina di talenti, ma è una benedizione per posti spesso dimessi o magari scentrati. Alla transmanza tipica delo studente che lascia il piccolo centro per la grande città, il conservatorio offre la scena evocare un paese musicale che naturalmente spravvive contro tutto e tutti, ma che un tempo innervava un'intera nazione. Ora sembra di parlare della preistoria, ma tant'è. Ora, pare un'era fa, ma c'è stato un tempo che i nostri condomini scoppiavano di musica, le note di un pianoforte, in su e giù di quelli che suonavano il clarinetto. Nell'Italia del dopoguerra lo strumento è stato spesso strumento non tanto di riscatto, ma di definitiva affermazione sociale. La madre della mia insegnante di pianoforte non aveva certo studiato piano. Non così sua figlia. Le lezioni erano lunghe, estenuanti, a volte inutilmente fisiche. Un'ora di lezione poteva scorrere nell'unico esercizio di mollare un medio sopra un mi, un anulare sopra un fa. Il dito doveva precipitare sul tasto prima che l'intera mano si fogli di esercizi, combinazioni, algoritmi della tastiera all'unico scopo di gonfiare le dita e lubrificare i tendini. C'erano nomi che non trovavi in nessun disco. Longo Kabalewski Hanon, le loro pagine raccoglievano note che salivano e scendevano. Non una melodia, una musichetta. Potevano essere stati uomini meravigliosi, ma nella nostra tastiera erano spietati aguzzini, riempivano gli spartiti di note che salivano vertiginosamente prima di ridiscendere in picchiata. La musica era una minaccia, ma poteva essere un destino. Un ragazzo che suonasse il violino all'interno di un condominio ne diventava il lugubre e reale amministratore. Un clarinetto era pura allegria. Le città si rimpallavano le note lungo ballatoi cortili e androni. Erano città musicali modellate sulle ambizioni l'attrazione verso gli ingranaggi, il ritmo, non conosce mediazioni. Si può suonare uno strumento per le più diverse motivazioni, un batterista invece vuole solo suonare la batteria. Non lo fa per secondi fini. Non si deve distinguere e nessuno gli ha chiesto di farlo. Tocca scoordinarsi, frammentarsi. Le stanze dei batteristi si riempivano di cartoni da uova e polistirolo. Dovevano attutire il suono. Con dubbi risultati, la verità è che le stanze assumevano l'aria del retro di uno spaccio. Le uova a volte si erano rotte nei cartoni, la plastica s'impastava all'odore nauseante del tuorlo raggrumato. Il ragazzo che suonasse la batteria oltretutto doveva sin dall'inizio mettere in conto una battaglia feroce con gli abitanti del caseggiato. A uno che suona il piano gli si perdonava parecchio, un batterista non opposta. I piccoli centri si svuotano sì di figure sotto e medio qualificate, ma si rempiono della luce preziosa dei talenti musicali. Si può lasciare Catania per Caltanissetta, Roma per Frosinone. La posta in palio non è necessariamente una grossa orchestra. Un diplomato può vivere pù che dignitosamente in un orchestra di paese, può dirigere una banda.Un bravo direttore di banda può scovolgere alle fodamenta la vita di una tranquilla comunità. Non è un mistero che perfino nella vita militare, stare in una banda ha i suoi vantaggi. Un musicista da banda può viaggiare per tutta la nazione senza sosta. Le bande hanno tournèè interminabili, alberghi. Gli scambi sono all'ordine del giorno. Ma non è solo questo il punto, il volume di Tarquini ha anche il potere di accartocciasse sulle note circostanti trascinandosi gomito e spalle. Le ragioni dell'esercizio erano insondabili. Pollice sul do, indice sul re. Su e giù e da capo. Lo strumento doveva del resto rinnovare le richieste di applicazione già ampiamente sperimentate a scuola. Gli studenti di musica studiano sempre. Non fanno altro. La loro scontrosa allegria è in realta il frutto di un'inevitabile e covata ribellione a una vita che è studio sempre e dappertutto. Mentre gli altri sbrigavano i compiti per il giormo dopo, un'intera umanità si curvava sopra spartiti e leggii. Batteva pugni sul tavolo, sul petto. Il do re mi si suona, ma solo dopo averlo cantato e gridato. E anzi prima di mettere le mani su un autore di un qualche valore buona parte del tempo se ne andava martellando delle loro classi sociali. Il pianoforte era un strumento costoso, operai e postini optavano per strumenti a fiato economici e maneggevoli per i loro figli. La chitarra costituiva in questo senso un mondo a sé. La chitarra è una scelta consapevole, le famiglie non ne sono quasi mai coinvolte. Un ragazzo che suonava la chitarra lo faceva per motivazioni a lui chiarissime. L'uscita dallo strumento era nella sua piena disponibilità, era nell'ordine delle cose. Nessuno gliene avrebbe chiesto conto. Lasciare il pianoforte poteva provocare un crack-up familiare. I più fedeli erano i batteristi. I ragazzi che suonavano la batteria raramente lasciavano lo strumento per strada. La batteria, a dispetto dell'apparenza, richiede una grossa vocazione. La chiamata è diretta, poteva sbagliare niente. Ora si dice così per dire. Erano altri tempi. La musica avrà sempre un futuro, il che non vuol dire che non abbia le sue età, bronzo, ferro. C'è una nota nel Diario di Beniamino Dal Fabbro meritoriamente pubblicato da Aragno. "Un anziano e tremulo violoncellista della Scala - scrive - quando ci sia il rischio d'un passaggio scoperto della sua famiglia strumentale, adopera un archetto speciale, coi crini insaponati, che tiene sempre pronto, allo scopo, in un ripostiglio. La voce del suo violoncello si riduce al minimo, proprio come il pericolo che gli eventuali errori siano avvertiti. Lo racconta il violoncellista B., il quale aggiunge. E costui prende duecento lire al giorno più di me". Anche questo, altri tempi. Altre penne. conquiste del lavoro VIA PO cultura e società SABATO 26 GENNAIO DOMENICA 27 GENNAIO 2013 Fiorineldeserto 12 VIA PO letture SABATO 26 GENNAIO DOMENICA 27 GENNAIO 2013 conquiste del lavoro L’esercitoin tempodipace di ALBERTO GIOANNINI F orse più noto per il film vincitore di otto Oscar, con un cast di prim’ordine (B.Lancaster, F.Sinatra, M.Clift, E.Borgnine, Deborah Kerr) “Da qui all’eternità“ è un romanzo sull’esercito in tempo di pace, come riassumeva l’autore James Jones nel 1946, prima di iniziare a scriverlo. Basato sulle sue esperienze di soldato di stanza alle Hawaii, la storia si svolge appunto in un campo militare hawaiano, ma in massima parte prima dello scoppio della guerra: è quindi un romanzo sulla vita nel particolare ambiente dell’esercito come istituzione, e non come strumento di guerra in azione. Per contrasto, altri celebri libri sulla Seconda Guerra Mondiale come “Il nudo e il morto” di Mailer e “La sottile linea rossa”, secondo romanzo di Jones, si svolgono invece tra i combattimenti, mentre “Comma 22” partecipa di entrambe le situazioni. Da notare che da tutti questi romanzi sono stati tratti film di successo: testimonianza di quanto l’ambientazione bellica ci affascini nonostante la sua atrocità, che nei romanzi, e ancor più nei film, viene inevitabilmente, e forse opportunamente, smorzata. Anche il libro di Jones ebbe grande successo, sia pure in un’edizione purgata dal linguaggio di caserma che l’autore aveva realisticamente impiegato; ma nel 2011 la figlia di Jones ha fatto ripubblicare il capolavoro paterno come originariamente scritto, compresi anche alcuni riferimenti all’omosessualità e altre scene tagliate; ed è questa nuova edizione che viene oggi tradotta in italiano, in un volume di oltre mille pagine. Leggendolo non si può non meravigliarsi come un romanzo di tale mole, impegno e crudezza possa aver avuto un simile successo di vendita negli Stati Uniti dei primi anni ’50, quando era vietata la pubblicazione dei libri “osceni” di Henry Miller (ma nel libro di Jones non ci sono descrizioni esplicite di scene sessuali) ed i duri, realistici romanzi di Faulkner avevano ben poco successo di pubblico; tanto più che qui non ci sono eroi né uomini superiori, non ci sono storie avventurose né drammatici episodi di guerra, non romantiche storie d’amore o appassionati incontri sessuali: solo la vita (militare) nella sua realtà, spesso squallida, fatta di doveri insulsi, compiti ingrati e di sopraffazioni. Per distrarsi, i militari si danno a continue ubriacature, gioco d’azzardo, risse, bordelli e prostituzione gay; ma nessuna di queste cose riesce a placare l’insoddisfazione, anzi l’ansia esistenziale dei personaggi di Jones, che trovano la loro (momentanea) serenità solo in tre cose: la musica, l’amore, l’amicizia autentica. Così nascerà l’Enlistment blues, il blues dell’arruolamento, che riassume la frustrazione dei soldati di leva: le speranze del momento del congedo, l’attimo di euforia, la delusione della vita di fuori, l’incapacità di trovare un posto nella vita così che, pur odiando la vita militare, sono costretti a riarruolarsi. Così i due attori principali del dramma, Prew e Warden, si innamorano entrambi; ma quali donne sono disponibili per i soldati ? Solo prostitute o mogli di ufficiali; così avviene per loro, ma le due storie avranno amare conclusioni. Così gli stessi due uomini, che i giochi di potere costringono ad essere avversari (la descrizione dei rapporti di forza e di convenienza, e solo raramente di amicizia, che intercorrono tra gli uomini e ne governano l’esistenza molto più delle posizioni ufficiali, è quanto mai realistica), una volta che l’alcool li libera dai ruoli formali trovano tra loro quell’elusiva comprensione profonda che è la base della vera amicizia: “due ubriachi che, in quanto tali, immaginavano stupidamente che una volta, in un sogno … erano riusciti per un momento a toccare un’altra anima umana e a capirla.” Poi tutto andrà a rotoli (Jones userebbe altre espressioni), perchè non c’è speranza di felicità (per Prew “la vita lo spaventava sul serio con la sua incredibile crudeltà, la sua inconcepibile ingiustizia, la sua assurda mancanza di senso”), la guerra scoppierà proprio a due passi da loro (Pearl Harbor è nelle Hawaii), e le storie narrate avranno sì termine, ma non una “giusta” conclusione, perché non c’è giustizia nè senso in questa vita. Lo diceva anche Shakespeare, e “La vita...è un racconto narrato da un idiota, pieno di strepito e di furore, e senza alcun significato" sarebbe degna epigrafe di questo grande libro che, pur con qualche lungaggine di troppo, resta una delle descrizioni memorabili della condizione umana. James Jones, Da qui all’eternità, Neri Pozza, Vicenza, 2012, pp. 1038, euro 16,50 Selatramasiconfonde... Educazione di una donna, un romanzo poco riuscito di Elisabeth Percer di FIORELLA FERRARI N on è semplice riassumere la trama di un romanzo quando quest’ultima si rivela confusa e inconsistente, priva di nerbo, così come nel caso di “Educazione di una donna” di Elizabeth Percer. La narrazione è incentrata sulla figura di Naomi Feinstein, prima bambina solitaria, con un padre dalla personalità singolare e una madre da sempre persa nei meandri della depressione, poi adolescente inquieta, studentessa al Wellesley College (Massachusetts) e, infine, adulta realizzata (diventerà un medico) e consapevole (dopo aver individuato la causa delle proprie carenze affettive). La vicenda si snoda, quindi, in tre tempi, a partire da un’infanzia in cui le uniche figure positive sembrano essere quelle maschili: il padre presente e amorevole, a compensazione di una madre chiusa in se stessa e poco incline al contatto fisico, ed il figlio dei nuovi vicini, Theodor Rosenthal (Teddy), con cui si verrà a creare un legame affettivo malvisto dalla madre di quest’ultimo (Naomi non è un ebrea pura) e spezzato da una partenza inattesa. L’adolescenza di Naomi si svolgerà, di conseguenza, lontano dai vuoti affettivi dell’infanzia, all’interno di un prestigioso college femminile, come membro dell’inconsueto gruppo di studentesse della Shakespeare Society, le Shakes, costituita da fanciulle libertine “dedite all’arte, alla poesia e alla conoscenza”. Durante gli anni trascorsi al college si manifesterà, sino all’esito fatale, la malattia della madre, che la spingerà a trascurare il suo spiccato talento negli studi per correre dai genitori e cercare di offrire il proprio aiuto, penetrando poco alla volta all’interno del legame esclusivo, cementato dalla malattia, creatosi tra essi. La terza fase della vita di Naomi è quella in cui la morte della madre e, in secondo luogo, il suo ritrovarsi con Teddy che ormai non è più la persona di un tempo, determinando la rimozione dei suoi blocchi emotivi, le consentono di riprendere la propria vita, consapevole della tragedia che caratterizza l’esistenza di ogni essere umano, ossia il fatto che la nostra venuta al mondo determina “la conoscenza preternaturale di essere irrimediabilmente separati – a partire da quel momento – dalla persona a noi più cara. Il primo tocco che molti di noi sentono è quello del dottore, che ci strappa da nostra madre così che possiamo diventare noi. E allora piangiamo, addolorati. E respiriamo”. Si tratterebbe, in effetti e in sintesi, di una buona trama, se non fosse per la sua “leggerezza” che, appunto, va interpretata come inconsistenza, mancanza di passione, emozioni trattenute, che è facile comprendere solo perché prossime ad esperienze comuni, ma che non stimolano all’immedesimazione. La narrazione, in breve, scivola via senza che le situazioni e i personaggi lascino traccia nell’animo del lettore, seppure raccontati con un linguaggio scorrevole anch’esso, elegante, delicato, troppo forse per coinvolgerne e fissarne l’attenzione. Tra i personaggi di contorno, l’unico che meriti una menzione è Jun, proveniente da una famiglia facoltosa, in cui ogni membro ha un ruolo predefinito e immutabile come la struttura in sé, che un atto di anticonformismo della ragazza metterà in crisi. Ci sarebbero, in realtà, degli episodi ai quali fare cenno, proposti come cruciali all’interno della trama ma che, in realtà, rimandano a conclusioni abbastanza scontate. Non c’è molto altro di positivo da dire, se non che il romanzo ha una bella copertina e un titolo accattivante, con nessun rapporto con il contenuto. Elisabeth Percer, Educazione di una donna, Neri Pozza, Vicenza, 2012, pp. 382, euro 17,00 SABATO 26 GENNAIO DOMENICA 27 GENNAIO 2013 La Cisl a Padova, la storia del ”sindacato nuovo” dal 1950 l volume di Giuseppe Vedovato (”La Cisl a Padova dal 1950 al 1969”) ricostruisce innanzitutto, fondandosi sulla vasta documentazione raccolta, le vicende della riorganizzazione del sindacalismo cattolico padovano nella fase della Resistenza, in quella unitaria all'interno della Camera del lavoro e nella breve stagione della Libera Cgil seguita all'attentato a Togliatti e alla conseguente scissione. Una ricostruzione che mette in luce da un lato l'astrattezza, l'incertezza e il tatticismo tipici del dibattito nazionale in campo cattolico su questa tematica, dall' altro l'entusiasmo dei giovani pionieri guidati dall'onorevole Luigi Gui e da Alberto Franceschini, il primo segretario dell'Unione di Padova. Nei capitoli successivi l'autore descrive la nascita e i primi passi della Cisl pado- vana che, sulla scia del 'sindacato nuovo' di Pastore e Romani, mette insieme cattolici e laici assumendo una sempre più lucida connotazione associativa, aconfessionale, autonoma, partecipativa, contrattualista e 'industrialista', interloquendo in termini dialettici con le istituzioni e i partiti locali (e naturalmente con la Camera del lavoro socialcomunista) per far valere le proprie proposte innovative in tema di lotta all'inflazione, di costruzione di relazioni industriali partecipative a livello aziendale e di promozione di una (inedita e purtroppo incompresa) “battaglia per la produttività”. La recessione e il sindacato. Cerza (Cisl): servono riforme e politiche serie, un governo stabile per la crescita Toscana,industriaincrisi TERRITORIO & IMPRESE Confindustria - Unioncamere: manifatturiero in calo anche nella seconda metà dell’anno. Tiene l’export, ma i segni di rallentamento sono evidenti. A picco la domanda interna C ontinua a piovere sul manifatturiero toscano. Lo dicono i dati del rapporto Unioncamere - Confindustria relativi al terzo e quarto trimestre 2012, lo conferma l’esperienza sul campo del sindacato. Nel terzo trimestre 2012 la produzione industriale in Toscana è calata del 5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, in calo anche il fatturato (-5,5%) e gli ordinativi. Si salva, nonostante un rallentamento, l’export che registra ancora un incremento del fatturato (+1,8%, più moderato rispetto al +3,6% del trimestre precedente) e degli ordinativi (+2,2%), ed evidenzia ancor più quanto pesi la debolezza del mercato interno sulla dinamica della domanda complessiva. “Non ci sono bei segnali - commenta il segretario generale della Cisl Toscana, Riccardo Cerza - né in quel rapporto né nella realtà con cui facciamo i conti ogni giorno. Le aspettative negative per il quarto trimestre, segnalate nel rapporto, si sono puntualmente avverate: non c’è stato alcun miglioramento. E anche dall’export, che finora ci ha salvati, arriva un rallentamento che preoccupa”. Difficoltà che colpiscono tutti i settori, con l’unica eccezione della farmaceutica (+16,6%): tutti gli altri comparti registrano una contrazione della produzione, con flessioni a due cifre per i minerali non metalliferi (-10%) e per il tessile (-12%). Si conferma poi che la crisi colpisce duro in particolare sulle piccole imprese (-6,2% di produzione), ma anche le grandi vanno in sofferenza (-4,7%), mente le medie limitano i danni (-1,6%). Per tutte rallenta la dinamica occupazionale, che pure resta positiva (+0,5% globale). Cosa fare allora? Da dove partire per dare una speranza al nostro sistema produttivo? “In primo luogo servono riforme e politiche serie a livello nazionale. Per questo speriamo che dalle urne esca un governo stabile e riformista; non abbiamo bisogno di demagogia e stregoni, piuttosto di persone che sappiano unire all’austerity praticata finora delle politiche per la crescita economica e l’occupazione. Bisogna sostenere il mercato piuttosto che ostacolarlo, per questo serve una lotta feroce alla burocrazia e agli sprechi, con uno Stato “leggero” e riforme per accrescere la competitività del sistema Paese, colmando il gap di produttività rispetto al resto d’Europa. Invece finora la campagna elettorale si è concentrata solo sui “contenitori”, ma nessuno ha provato a svolgere davvero questo tema: come si esce dalla crisi”. Non c’è solo però il fronte nazionale, ci sono le azioni che sul territorio si possono e si debbono mettere in campo. “In Toscana abbiamo tante piccole imprese che soffrono terribilmente. Dobbiamo rafforzarle, inserendole in una filiera con le medie imprese - quelle tra 50 e 250 dipendenti che sono l’ossatura del nostro manifatturiero - e con i “campioni’ regionali, le grandi aziende che possono fare ancora da traino. Il caso Gucci è emblematico di come grande e piccoli possono sostenersi a vicenda, creando una filiera consolidata che offre qualità all’azienda o alle aziende di maggiori dimensioni, e sostegno (dall’innovazione e ricerca all’accesso al credito) per i piccoli che così possono anche essere aiutati a crescere.” “Per fare questo non occorrono miracoli - prosegue Cerza ma servono imprenditori veri, italiani o stranieri, ma che vogliano produrre e fare impresa. Il privilegio accordato negli anni scorsi alla finanza ha fatto già fin troppi danni al nostro manifatturiero, il caso Richard Ginori è emblematico. Le istituzioni devono facilitare al massimo questo impegno sburocratizzando e dotando la Toscana di infrastrutture adeguate.” L’esigenza di recuperare produttività e competitività chiama in causa anche il fattore lavoro. “E noi - dice Cerza - siamo pronti a fare la nostra parte e invitiamo a fare altrettanto gli imprenditori: la contrattazione aziendale è la strada per perseguire obiettivi di più innovazione, più efficienza dei macchinari, più flessibilità nell’organizzazione del lavoro, più partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese. Solo co- Rapporto Caritas. Record di presenze al Sud. Aumenta la quota di clandestini ImmigratidiCampania conquiste del lavoro A vellino (nostro servizio) - Donna, originaria dell'Europa centro-orientale, nubile, di età compresa tra i 30 e i 59 anni di età con un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. È questo l'identikit del "migrante tipo" soggiornante in Campania. È quanto emerge dal 22º rapporto di Caritas e Migrantes relativo all'immigrazione 2012 in Italia e presentato ieri nella sede della Prefettura di Avellino. In Italia nel 2011 i cittadini stranieri regolarmente presenti erano poco più di cinque milioni (8,2% di incidenza sulla popolazione residente). In Europa (dato 2010) i residenti stranieri erano 33.306.100 (incidenza sulla popolazione 6,6%). Oltre 15 milioni i cittadini naturalizzati. Nel dare ancora uno sguardo al nostro Paese, vediamo come il Nord ospiti più cittadini stranieri (63,4%), seguito dal Centro (23,8%) e dal Sud (12,8%). Le aree di provenienza vedono, sempre a livello nazionale, in testa i cittadini europei (50,8%), seguono gli africani (22,1%). Al terzo posto gli asiatici (18,8%) e i cittadini provenienti dalle Americhe (8,3%). Gli occupati sono 2.500.000 (incidenza degli occupati sul- la popolazione, 10%). I senza lavoro (dati Istat) 310mila. Il tasso di disoccupazione tra gli immigrati italiani, vede i primi al 12,1% rispetto ai nostri connazionali all'8%. In Italia 249.464 sono titolari di imprese. Bilancio costi benefici per le casse statali, evidenzia ancora il rapporto, +1,7 miliardi di euro. Secondo le stime elaborate dal Dossier Statistico immigrazione la presenza migrante complessiva che vive in Campania è di 194mila unità. Il dato evidenzia che la presenza è quadruplicata in dodici anni. Napoli, Caserta e Salerno le città a più forte incidenza di stranieri. Un elemento che porta la Campania, spiega il rapporto Caritas-Migrantes, ad avere il primato nel Mezzogiorno. Circa il 30% dei migranti del Sud vive infatti nel territorio campano con la maggiore concentrazione di extracomunitari ed una percentuale di presenze del 3,9% del dato nazionale. Il dossier analizza solo gli immigrati regolarmente soggiornanti, ovvero in possesso di un permesso. Per quanto riguarda, invece, i clandestini, spiegano alla Caritas la maggior parte degli stranieri ha nel Sud la sua sì si può ricreare ricchezza, da distribuire tra le aziende e i lavoratori. Ci aspettiamo che anche la Regione sappia, per quanto le compete, favorire questo processo, premiando con incentivi e defiscalizzazioni le aziende virtuose. E contribuisca a rimettere in moto il motore della nostra economica a partire da due capitoli: l’edilizia, con un massiccio piano per la ristrutturazione delle città e da un impegno straordinario per la manutenzione del territorio. Quanto ne abbiamo bisogno lo si è visto tragicamente con le ultime alluvioni, dalla Lucchesia all’Elba, dalla provincia di Massa Carrara alla Maremma.” Alberto Campaioli terra di ospitalità. E' infatti più facile "nascondersi" rispetto ad una città o a un comune del Nord Italia. I soggiornanti non comunitari rappresentano circa il 73% delle presenze regolari complessive. E a proposito di permessi, la maggior parte degli extracomunitari presenti in Campania è in possesso di permessi di durata limitata (63,8% del totale) rispetto al 36,2% che invece è in possesso di un titolo a durata illimitata. Tra quelli in possesso di permessi a scadenza abbiamo il 71,9% che li ha richiesti per esigenza di lavoro (il dato sale al 74% in provincia di Napoli). Il 22,1% ha in tasca un permesso per motivi familiari. Solo lo 0,8% ha un'autorizzazione a soggiornare nel nostro Paese come studente. Dal punto di vista anagrafico è interessante notare come il 38,2% abbia un' età tra i 30 e i 44 anni, un 25% tra i 45 e i 59 anni. Solo il 18,1% è più giovane (i 18 e i 29 anni). "Quasi tre quarti degli extracomunitari presenti in Campania – si legge nel dossier della Caritas – è in età compresa tra i 25 e i 59 anni, altamente attiva dal punto di vista lavorativo". I minori sono 14,5%. Gli over 60 rappresentano solo il 4,3 degli stranieri residenti. Parlando di nazionalità, in Campania in testa alla classifica abbiamo gli ucraini (30,3%), seguiti dai marocchini (11,1%). Seguono i cinesi (7,5%), gli albanesi (4,6%), gli indiani (2,9%). Ben 174 nazi La maggior parte sono donne (54,9%). Si tratta per lo più di lavoratrici domestiche. Fa eccezione solo la provincia di Caserta (49,6%) dove è forte la presenza di un immigrazione tipicamente maschile, impegnata in agricoltura. Luca Tatarelli 14 SABATO 26 GENNAIO DOMENICA 27 GENNAIO 2013 Antonio ManFiba Messina. graviti, 47 anni, dipendi Unicredit, è stato Messina. dente confermato alla guida delFiba di Messina. L’elezioè avvenuta nel termine Antonio lanedell’VIII Congresso presenti la segretaria Mangraviti Fiorella Morelli, lanazionale segretaAnna Cutrera confermato riae il regionale segretario generale Ust Tonino Genovese. A comsegretario pletare la segreteria provinMaria Tripodo (Mps) generale ciale, e Antonio Spignolo (Bnl). Il vertenze A distanza di più di quattro anni dalla scadenza, il contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto della vigilanza privata, che occupa nel nostro Paese più di quarantamila addetti, é stato rinnovato. Le associazioni datoriali Assiv-Confindustria, Federlavoro e Servizi-Confcooperative, Lega Coop-Servizi, Agci-Servizi e le organizzazioni sindacali Fisascat-Cisl e Filcams-Cgil il 23 gennaio scorso, in un contesto settoriale deteriorato dal verticale abbassamento delle tariffe di mercato e dalle conseguenti e generalizzate frizioni economico-finanziarie alle quali neanche primari operatori risultano immuni, hanno raggiunto un’intesa che dà risposte congrue, sia in termini normativi che economici, ad operatori ed imprese a forte rischio marginalità. Un fondamentale, e forse il più importante, risultato che l'intesa realizza é la riconquista di un contratto collettivo nazionale di lavoro per il triennio 2013/2015 ad una categoria a forte rischio d'implosione il cui contratto collettivo nazionale era scaduto dal lontano 31 dicembre 2008. Nonostante la difficile situazione che il settore della sicurezza complementare sta attraversan- segretario ha poi lanciato la sua proposta. “Uno strumento innovativo - ha detto - potrebbe essere l’emissione, da parte delle banche del territorio, di obbligazioni per finanziare progetti locali. Si potrebbero chiamare Obbligazioni di Sviluppo Territoriale e sarebbero bond bancari” con vincolo di scopo e il risparmiatore-sottoscrittore sarebbe protagonista dello sviluppo del territorio. c’è l’unico Fns Catania: ACatania, Nucleo elicotteri dei del fuoco per la Siciè ancora Vigili lia, mentre il ministero dimezzare il Nucleo sommozzatori. E la Antonio vorrebbe polizia penitenziaria fa di servizio oltre Sasso turni l’orario di lavoro, con forlavorativi e perdia guidare titastress della serenità personaL’analisi del settore sila categoria le.curezza etneo è stata fatta nel corso del 2˚ conetnea gresso della Fns Cisl di Ca- tania che ha anche eletto la segreteria provinciale in carica per i prossimi quattro anni. Antonio Sasso è stato confermato alla guida del sindacato e con lui i componenti Giuseppe Zumbo, segretario generale aggiunto, e Claudio Di Stefano. Sasso ha denunciato anche la vetustà dei mezzi di servizio, “divenuti ormai, in alcuni casi, veri e propri pezzi da museo”. Rinnovi. A più di quattro anni dalla scadenza la Fisascat sottoscrive un accordo di tutela per 40 mila addetti Vigilanzaprivata, contrattodiresponsabilità do, peraltro solo parzialmente ascrivibile a elementi di natura congiunturale e massimamente riconducibile a fatti di ordine strutturale (drastica riduzione della marginalità, progressivo deterioramento degli indici patrimoniali, crisi di liquidità e ”fuoriuscita” dal settore tradizionalmente inteso di attività offerte sul mercato da imprese generiche, che applicano cornici di regolazione collettiva dei rapporti di lavoro molto più convenienti rispetto ai trattamenti ri- conosciuti agli operatori decretati ed armati), l’intesa di rinnovo si configura come un apprezzabile equilibrio fra le tre variabili fondamentali che correntemente si negoziano per dare contratti collettivi - di primo livello o integrativi - a la- voratrici e lavoratori di qualsivoglia settore: ciò che si conserva, ciò che si innova e quanto salario si porta alla gente che rappresentiamo. Sul versante di quanto si conserva di buono del precedente contratto collettivo nazionale, naturalmente spicca il trattamento economico riconosciuto durante la malattia; la controparte ha chiesto sino all’ultima fase negoziale di rivedere, riducendola naturalmente, l’indennità corrisposta nei primi tre giorni di assenza. In ordine a ciò che di nuovo si é pattuito, certamente risalta, in un settore al quale non si applica l’intero D. Lgs. 66/2003 ma nel quale la qualità della vita é più che in altri intrinsecamente connessa agli orari di lavoro, il ripristino del principio che il riposo giornaliero é di 11 ore nelle 24 e che si potrà derogare (sino a 9 ore) per un massimo di 12 volte in un anno per ciascun operatore. Relativamente al salario, l’aumento complessivo di 80 euro al IV livello certamente rappresenta un livello di estrema onerosità per tanti istituti di vigilanza alle prese con una crisi senza precedenti e si configura come una soluzione onesta e non demagogica che molti lavoratori apprezzano. Un rinnovo in tempo di crisi, al pari di altre esperienze, non é un pranzo di gala, né una festa letteraria, ma un’assunzione di responsabilità che spesso travalica l’onere che ordinariamente grava sulle parti; ma é solo da quell’assunzione compiuta di responsabilità che si danno certezze ai lavoratori che rappresentiamo. La Fisascat Cisl ha fatto la sua parte. Vincenzo Dell’Orefice Segretario nazionale Fisascat Cisl BREVI Fnp a cura di Ileana Rossi conquiste del lavoro Parma: apre ambulatorio infermieristico gratuito Grazie all’Anteas, dal 15 gennaio è attivo, presso la sede Fnp e Cisl di Parma in via Lanfranco, un ambulatorio infermieristico gratuito con personale specializzato volontario, cui possono rivolgersi gli associati ed i cittadini. Infermieri professionali sono a disposizione due volte la settimana (martedì e venerdì mattina) per medicazioni semplici ed avanzate, misurazione della pressione, aerosolterapia, terapia iniettiva, fasciature semplici, rimozione punti di sutura, educazione all'autocontrollo della glicemia, della terapia insulinica. Insomma per tutte quelle prestazioni non troppo complesse, ma che, se fatte con personale specialistico, risultano sicure e rassicuranti per le persone che ne abbiano bisogno. In tempi in cui i servizi sociali sono sempre più messi in discussione per carenza di risorse, per l’Anteas e la Fnp “aprire un ambulatorio, regolarmente autorizzato dalle autorità competenti, che svolga prestazioni socio-sanitarie completamente gratuite e realizzate da personale specializzato volontario, è un esempio di ‘stato sociale di comunità’ per aiuta- re chi ha bisogno, non sostituendosi alle istituzioni, ma collaborando fattivamente con esse per rispondere ai bisogni dei cittadini”. Il servizio offerto potrà essere potenziato, anche in base alle richieste degli utenti. Liguria: un testo unico regionale per il terzo settore Nasce in Liguria il primo testo unico sul terzo settore, che raccoglie i diversi provvedimenti in materia esistenti e disciplina, salvaguardandone le peculiarità, i differenti soggetti del terzo settore che partecipano al sistema integrato dei servizi socio-sanitari. La legge è il frutto di un percorso partecipato da Comuni e terzo settore. Pertanto, declina modalità innovative di affidamento dei servizi e rafforzamento del rapporto pubblico - privato, in cui l’ente pubblico assume un ruolo di regia con l’obiettivo di far fare un salto di qualità al terzo settore. Soddisfatta l’Anteas per il “riconoscimento dell’importanza e del ruolo del terzo settore quale coprotagonista nelle fasi di programmazione, progettazione e realizzazione in tema di politiche sociali”. Da qui l’avvio di un percorso di confronto e condivisione tra terzo settore, enti locali, distretti sociosanitari ed organizzazioni sindacali per individuare problemi e soluzioni. Tra questi anche la revisione dei registri regionali con l’adozione delle linee di indirizzo che regolano i rapporti tra amministrazioni pubbliche locali e soggetti privati senza finalità di profitto, insieme alla scheda autocertificativa per la raccolta dei dati sulle organizzazioni di volontariato. Calabria: al via una nuova stagione per il volontariato Una legge regionale assegna al volontariato il ruolo di soggetto abilitato alla programmazione sociale, favorendone la partecipazione attraverso la consultazione e la informazione mirate alla elaborazione, realizzazione e valutazione dei programmi e degli interventi regionali e locali nell’ambito delle politiche sociali. Inoltre, la legge prevede la consulta regionale, l’assemblea regionale e la confe- renza regionale del volontariato, da tenere ogni due anni, per individuare i bisogni delle organizzazioni di volontariato operanti sul territorio regionale.˘Riconoscendo il “valore sociale del volontariato per la solidarietà e la coesione sociale”, la legge indica percorsi e tempi di interventi delle associazioni in ambito sociale, civile e culturale nell’ottica della “promozione e costruzione di una società solidale più umana, meno disuguale e più democratica unitamente alla tutela e valorizzazione dei beni comuni naturali contro ogni forma di degrado e inquinamento”. Per Cataldo Nigro, responsabile Anteas Crotone, “l’utilizzo della legge rappresenta un' occasione unica per il mondo del volontariato calabrese per vivere da protagonista il difficile momento che attraversa la comunità regionale: dall’offrire solidarietà e vicinanza alle persone più fragili, all’educare i giovani al dialogo, alla legalità ed alla cittadinanza responsabile”. SABATO 26 GENNAIO DOMENICA 27 GENNAIO 2013 15 Giornatadellamemoria Losguardodelledonne I l Giorno della Memoria è una celebrazione che tocca i fondamenti della cultura democratica. Ricordare l’Olocausto del popolo ebraico, significa fare i conti con il cardine filosofico della libertà, della coesione e della giustizia sociale. Cancellare la memoria storica e sostituirla con la memoria ideologica dei fatti e delle circostanze è sempre uno dei grandi imperativi delle culture totalitarie e di chi sa che la democrazia vive tenendo assieme armonicamente passato, presente e futuro. E per questa ragione ricordare significa tenere assieme tutta la dimensione temporale della vita e della memoria, distillando nel corpo della società gli anti- corpi necessari per evitare che certe cose si ripetano e accadano ancora. Viviamo tempi difficili. Tempi in cui la crisi economica, finanziaria e morale rischia di alimentare il ventre molle in cui fiorisce il nichilismo di massa e il desiderio di distruzione. Viviamo tempi in cui si rischia di radicalizzare il conflitto, di estremizzare atteggiamenti e parole, di reiterare modelli in cui il linciaggio dell’avversario politico, del diverso o di chi esprime un altro punto di vista sulle cose diviene il pretesto per la costruzione di una nuova militarizzazione del conflitto politico e sociale. Per questo insieme di ragioni, come donne della Cisl, crediamo sia essenziale e denso di futuro il bisogno di celebrare il Giorno della Memoria intendendolo anche come occasione di recupero storico e filosofico del passato, di ciò che è stato e del perché l’animo umano abbia potuto esprimere la più assoluta e indicibile disumanità. Guardare il Giorno della Memoria con lo sguardo delle donne ci restituisce l’alterità radicale della vita rispetto alla morte, della continuità del bene rispetto alle fratture del male, della cura che si oppone al potere, della gentilezza che riscatta la viltà che prevarica. È, quindi, l’identità stessa delle donne l’argine naturale rispetto alla violenza individuale e di massa, il punto di vista orizzontale e solidale in grado di diluire i rischi del verticalismo, dell’obbedienza. Una società che vuole coltivare un nuovo umanesimo inclusivo è quindi una comunità che apre alle donne, che si lascia attraversare dalla cultura di genere, che apprezza la costruzione sistematica e molecolare di ponti, di relazioni e di connessioni che è prerogativa distintiva del pensare e del fare al femminile. Ogni ragazza che entra nel mondo del lavoro, ogni donna che accede a una posizione apicale nelle organizzazioni, ogni nonna che riesce a supplire alle carenze dello Stato è un piccolo ma grande argine rispetto alle degenerazioni e alle tentazioni di un mondo instabile, destabilizzato e turbolento che rischia - come un grande fiume che cambia improvvisamente direzione - di lasciare sul greto, come un detrito inutile, chi non ce la fa, chi è più debole e chi ha più bisogno di aiuto. È il rischio di una società di soli vincitori quello che va evitato, perché chi sa farsi carico delle debolezze degli altri è già di per sé un modello da emulare e un maestro di vita da seguire. Settanta anni fa il mondo smarrì questa consapevolezza nell’immane carneficina di una lunga guerra civile europea. E come donne della Cisl mai come ora ci sentiamo di dire parole chiare e trasparenti: mai più la violenza, mai più il genocidio. Liliana Ocmin Osservatorio Cronache e approfondimenti delle violenze sulle donne / 181 INFANZIA. ONLUS PETER PAN: OGNI 4 GIORNI SCOMPARE UN BAMBINO ”Ogni quattro giorni in Italia scompare un bambino e in un terzo dei casi viene sottratto dall’altro genitore in caso di separazione: è un dato impressionante, soprattutto se si pensa che tra gli 80 bambini complessivamentescomparsi nel2012, 53 nonsono stati mai ritrovati”. Lo afferma, in una nota, il presidente di Peter Pan Onlus, Mario Campanella.”Emergonodatiinquietanti-aggiunge Campanella - sull’irreperibilità di un numerocosi altodi bambini,considerandoche dovrebbero essere sottoposti a una condizione di protezione sociale. È necessario introdurre meccanismi legislativi che sospendanolapotestàgenitorialeperquantisimacchino del reato di sottrazione dei figli minori e servono strategie sociali e politiche finalizzate a una tracciabilità dei minori”. Secondo Campanella, ”la banca del Dna può rappresentareunasoluzioneintelligente:laconservazionedeidatigeneticidallanascita,chesono per natura unici, può ostacolare i processidisottrazionedall’esternoepuòessereresa compatibile con un’operazione analoga per i bambini invisibili, cioè gli immigrati costretti alla mendicità e sfruttati sessualmente.Ottanta80bambiniscomparsirappresentano una cifra altissimaperchè ildato cresce esponenzialmente in pubertà e adolescenza. È sconfortante, inoltre, registrare come non vengano attivate sinergie collaborative traleperiferieegliorganidiPolizia:acheservono i Garanti regionali perl’infanzia?”. ASSISTENZA. TAGESMUTTER ALTOATESINE ORA SONO CERTIFICATE focus Via libera della Giunta provinciale ai criteri per la certificazione e il riconoscimento del servizio di Tagesmuetter, le donne che accudiscono a casa propria i figli altrui. Si tratta in particolare dei parametri da rispettare in termini di programmi educativi e di spazi a disposizione dei bambini. Il provvedimento s’inquadra nel processo di armonizzazione dei diversi servizi di assistenza all’infanzia previsti dalla nuova legge sulla famiglia. RAPPORTO COESIONE SOCIALE 2012: CON PESO CASA PER DONNE 1 ORA IN PIÙ AL GIORNO CALA MA RESTA DISPARITÀ CON UOMINI ”Il ruolo della donna per lo sviluppo dell’Italia” sarà il tema del convegno promosso dalla Flaei Cisl e dall’associazione Ambiente e Società che si terrà mercoledì 30 gennaio a Roma alle ore 15.30, presso la sala delle Bandiere della camera dei Deputati, in via Poli 19. conquiste del lavoro conquiste delle donne Concluso l’iter di ratifica della Convenzione Ilo sul lavoro domestico Il direttore dell’Ufficio Ilo per l’Italia e San Marino, Luigi Cal, ci ha informati, nella mattinata del 22 gennaio, complimentandosi per l’impegno profuso dal sindacato italiano nel perseguire l’obiettivo della ratifica della Convenzione n. 189 sulle lavoratrici e i lavoratori domestici, che una delegazione del Governo italiano, ha depositato nelle mani del direttore generale dell’Ilo tutti gli strumenti di ratifica concludendo così ufficialmente l’iter previsto. Ricordiamo che la ratifica della Convenzione 189 è avvenuta lo scorso 18 dicembre subito dopo il convegno Cisl Cgil e Uil su “Lavoro dignitoso per il settore domestico” in cui si chiedeva tra l’altro proprio la rapida ratifica della Convenzione. La ratifica rappresenta un’importante risultato non solo a livello mondiale ma anche per l’Italia, sebbene il nostro Paese sia più avanzato in termini di legi- slazione e tutele contrattuali, in quanto permetterà ulteriori passi verso un lavoro domestico sempre più dignitoso. (L.M.) Educazione alla legalità e contro la violenza sulle donne in un convegno a Tivoli Per reagire contro i numerosi fatti di cronaca che vedono vittime sempre più donne e per dare una risposta all’attuale emergenza culturale ed educativa, a partire dai giovani che vivono situazioni di profondo disagio e che non possono essere lasciati soli, l’Istituto Tecnico Tecnologico di Stato “A. Volta” di Tivoli, Il peso delle faccende domestiche e della cura familiare si sta pian piano spostando anche sulle spalle degli uomini, ma nella coppia restano ancora forti divari: durante la giornata alla donna con un impiego spetta oltre un’ora di fatiche in più tra casa e lavoro, mentre i partner possono contare su 60 minuti aggiuntivi di tempo libero. Il quadro di vita di coppia, aggiornato al 2008-2009, viene descritto nel Rapporto di coesione sociale 2012 e nelle sue tabelle. La ricerca, messa a punto da Istat, Inps e ministero del Lavoro, evidenzia una maggiore redistribuzione dei carichi rispetto al passato, ma c’è ancora tanto terreno da recuperare. (A cura di Silvia Boschetti) con la partecipazione dell’Associazione “8 Marzo 2012”, ha organizzato per il prossimo 30 gennaio nella cittadina alle porte di Roma, un seminario su “Educazione alla legalità - La violenza alle donne”. Poiché la scuola è per eccellenza il luogo di formazione delle coscienze può svolgere, in collaborazione con le altre istituzioni educative quali la famiglia, gli apparati dello Stato, il sindacato, l’associazionismo laico e religioso un ruolo fondamentale nell’educazione alla legalità, alla convivenza, alla pace, alla non violenza, al rispetto dell’altro, alla giustizia e alla solidarietà. (L.M.) A cura del Coordinamento Nazionale Donne Cisl - ww.cisl.it - [email protected] - telefono 06 8473458/322