conquiste - CISL Scuola Ravenna

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conquiste - CISL Scuola Ravenna
ANCHE
La Casta
sempre più
oggetto
di critica.
Con molte
ragioni
e molte
forzature
Lettera dal passato:
nell’Italia che costruiva se
stessa, le Poste
hanno
rappresentato
una componente identitaria
dell’accorpamento
nazionale
ON LINE
Acanfora a pag. 4
nell’inserto centrale
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conquiste dellavoro
Anno 65 - N. 17 / 18
SABATO 26 GENNAIO
DOMENICA 27 GENNAIO 2013
Quotidiano della Cisl fondato nel 1948 da Giulio Pastore
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VIA PO
CULTURA
Sbarra: il blocco delle anticipazioni sta creando una situazione incandescente per decine di migliaia di famiglie
Ciginderoga,Cislpreoccupata
Il Governo deve dare un via libera immediato all’Inps per i pagamenti
L
a Cisl esprime grande preoccupazione per il blocco delle anticipazioni sulla cassa in deroga
deciso a fine anno dall’Inps che
sta creando una situazione incandescente e di grande tensiopne nei territori.
Osserva il segretario confederaleLuigi Sbarra. “Pur comprendendo l’esigenza di stretto monitoraggio dei
flussi finanziari in alcune Regioni nelle quali la richiesta è risultata di molto superiore alle previsioni, conside-
riamo inaccettabile la situazione che
porta a bloccare completamente i pagamenti, e questo anche nelle Regioni virtuose, mettendo in difficoltà serissime decine di migliaia di famiglie”.
La Cisl chiede dunque al Governo “uno sforzo ulteriore” rispetto a quelli
già messi in campo nei mesi scorsi e,
da ultimo, rispetto a quanto stanziato nella legge di stabilità 2013. “Si
tratta - spiega Sbarra - di dare un immediato via libera all'Inps per mette-
re in pagamento le tranche di ammortizzatori in deroga a chiusura del
2012, nonché di recuperare le risorse necessarie per rendere i pagamenti possibili anche nelle Regioni che
hanno denunciato l`insufficienza delle risorse”.
La Cisl chiede al governo un tavolo di
confronto tra sindacato, Inps, Regioni e Ministero del Lavoro per un esame della situazione e per adottare
determinazioni utili alla risoluzione
dei problemi aperti nelle singole realtà regionali.
Alitalia,
uno sciopero
del personale
di volo per
invertire
la rotta
Storti a pagina 2
Nuovo sisma Metalmeccanici, ok al contratto Petriccioli: meno
dal 97% degli iscritti Fim e Uilm cause Inps? Bene
tra Toscana
se non deriva da
econdo i dati par- per il positivo esito del Soddisfatto del risultaed Emilia
ziali, ma ormai re- voto.
to il leader della Uilm,
limitazione diritti
lativi al 90% degli “Non avevamo dubbi - Rocco Palombella: “Il
a terra tra Toscana ed
aventi
diritto,
il ha sottolineato il lea- contratto nazionale -
L
Emila è tornata a tremare. Un terremoto
di magnitudo 4,8 ha colpito ieri pomeriggio la Garfagnana ed è stato avvertito
anche in Liguria ed in Lombardia. Il sisma è avvenuto in una zona montuosa e
non ha causato gravi danni. L'ultimo grande terremoto avvenuto in quest'
area risale al 7 settembre
1920, con una magnitudo
stimata di 6,5.
L
a Conferenza unificata ha approvato ieri
la proposta di riparto del Fondo nazionale per le politiche sociali e
del Fondo per le non autosufficienze. Complessivamente verranno quindi
presto distribuiti fra le Regioni i 575 milioni di euro
destinati dalla legge di stabilità per il 2013 al sociale.
Si tratta di un primo importante segnale di inversione di rotta dopo che, dal
S
96,59% degli iscritti di
Fim-Cisl e Uilm-Uil approva l’ipotesi di accordo del contratto nazionale collettivo con Federmeccanica/Assistal
siglato lo scorso 5 dicembre.
I segretari generali di
Fim e Uilm, Giuseppe
Farina e Rocco Palombella hanno espresso
piena soddisfazione
der della Fim, Farina sull’esito della consultazione. Nelle assemblee che abbiamo tenuto è stato chiaro il segno di apprezzamento
e di condivisione dei
contenuti del nuovo
ccnl da parte di tutti i
lavoratori, che ha poi
trovato ampia conferma nel voto degli iscritti”.
ha detto - è vivo e vegeto che, come la consultazione dimostra, i metalmeccanici hanno
gradito sia a livello di incrementi retributivi sia
per la nuova parte normativa dell`intesa siglata lo scorso mese con
le parti datoriali. Un vero e proprio contributo per la ripresa economica nel Paese”.
L
a diminuzione delle cause contro
l’Inps “è un dato positivo se frutto
di una maggiore certezza applicativa e del miglioramento delle norme.
Dovrebbe essere il risultato di una maggiore efficienza dei servizi e non la conseguenza di leggi che impediscono ai
cittadini di far valere i propri diritti”. Lo
sostiene il segretario confederale Cisl
Petriccioli, commentando i dati del primo Presidente della Cassazione nella
relazione sullo stato della giustizia per
l’inaugurazione dell'anno giudiziario.
Non autosufficienza, fondo ripristinato
Cerrito: fatto molto positivo, ora altri obiettivi
2008 , questi fondi erano
stati sistematicamente tagliati fino ad essere sostanzialmente azzerati. In via
prioritaria e in ogni caso
per non meno del 30% del
suo ammontare il Fondo
per le non autosufficienze
dovrà essere destinato a
favorire la permanenza a
domicilio delle persone
con disabilità gravissime,
ivi compresi i malati di Sla.
Soddisfatto il segretario
confederale Cisl Pietro Cerrito: “E’ una notizia importante perché erano dieci
anni che il fondo diminuiva progressivamente. Tutte le azioni che abbiamo
messo in campo negli ultimi due anni e mezzo sono
state di pressioni forti perché il paese non si poteva
permettere che il welfare
chiudesse. Si ripristina il
fondo per la non autosufficienza, si ripristina il fondo per le politiche sociali,
perché le persone e le fa-
Appello dei sindacati inquilinii Scuola, sostegno ogni due disabili
I
sindacati degli inquilini lanciano un
appelloalleforzepoliticheedaicandidati alle elezioni con l’obiettivo
che il nuovo Parlamento inserisca,
traleprioritàdaaffrontare,laprofondacrisidelsistemaabitativodelPae-
se.L’appello,firmatodaSunia,Sicet,
UniateUnioneinquilini,sicompone
dicinquepunti,suiquali avviareuna
“buonapoliticaabitativa”.
La Cgil presenta il suo
manifesto per il lavoro.
Tra stoccate a Monti
e mani tese a Cisl e Uil
A pagina 2
Servizio a pagina 2
S
ono circa 145 mila, fa sapere l’Istat, gli alunni
con disabilità nelle scuole italiane; mentre sono poco più di 65 mila gli insegnanti di sostegno
(in media uno ogni due alunni), che svolgono in
gran parte attività di tipo didattico, ma per una
quota di alunni anche attività assistenziale.
Toscana, manifatturiero in crisi
C
ontinua a piovere sul manifatturiero toscano. Lo dicono
i dati del rapporto Unioncamere
- Confindustria relativi al terzo e
quarto trimestre 2012, lo confer-
ma l’esperienza sul campo del
sindacato. Cerza (Cisl): servono
riforme e politiche serie a livello
nazionale.
Campaioli a pagina 13
miglie sono in difficoltà.
Portiamo dunque a casa
un bel risultato”.
Il prossimo passaggio, aggiunge Cerrito, “è una legge per i servizi di cura per
gli anziani e per i bambini
no autosufficienti che
manca ancora all'appello,
salvo poi un intervento sui
problemi della sanità che
vanno gestiti in maniera diversa da come sono stati
gestiti fino adesso”. Ma anche lì, conclude il segretario confederale Cisl, “ non
mancheranno subito dopo la campagna elettorale
azioni e iniziative per riportare a controllo un sistema che sembra impazzito”.
Vigilanza privata,
Fisascat:
un contratto
di responsabilità
Dell’Orefice a pag. 14
2
SABATO 26 GENNAIO
DOMENICA 27 GENNAIO 2013
la Cisl, anche la Cgil presenta le proCgil, Dopo
prie proposte ai partiti impegnati nella
particolare. Con un occhio di riproposte campagna
guardo per il Pd e qualche stoccata al preMario Monti (mai nominato espressamente da Susanna Camusso), colpevole di
per il lavoro, mier
aver accusato la Cgil di conservatorismo. Ma
Corso Italia arriva anche un'apertura alla
stoccate dacooperazione
tra sindacati. Camusso auspica
un
ritorno
all'unità sindacale, e invita a
a Monti partire dall'accordo
unitario del 28 giugno
2011 “per determinare le regole della demoe mano tesa crazia e della rappresentanza, per definire il
di regole della contrattazione”. “Ria Cisl e Uil sistema
vendichiamo il valore di un'intesa unitaria -
sottolinea -, perché non rinunciamo all'unità sindacale come valore, strategia per i lavoratori”.
Quanto ai contenuti, il focus del ”manifesto” cigiellino è il fisco. Anche Corso Italia
punta lì i riflettori. “La prima grande necessità - dichiara Susanna Camusso - si chiama
equità fiscale, una seria progressività della
tassazione e una tassa sulle grandi ricchezze, sui patrimoni e sulle rendite finanziarie
mobiliari e immobiliari”. Dal fisco, dunque,
secondo Corso Italia, devono arrivare le risorse per creare nuova occupazione. Oltre
alla patrimoniale, la Cgil pensa a un allargamento delle basi imponibili, una maggiore
progressività delle imposte e un recupero
strutturale dell’evasione. Dalla riforma fiscale, secondo i calcoli di Corso Italia, possono
arrivare almeno 40 miliardi annui. Altri 20
miliardi di risparmi strutturali possono essere generati dalla riduzione dei costi della politica e degli sprechi e dalla redistribuzione
della spesa pubblica. Insieme a un utilizzo
programmato dei Fondi strutturali europei.
Anche il riordino delle agevolazioni e dei trasferimenti alle imprese può consentire il recupero di almeno 10 miliardi. Il piano punta
anche su un “ritrovato protagonismo dell'intervento pubblico” come motore dell'economia.
Trasporti. Ieri la protesta del personale di volo. Altissima l’adesione allo stop di 4 ore indetto dai sindacati
Alitalia,unosciopero
perinvertirelarotta
Fit: la compagnia si deve concentrare sulle proprie attività, evitando ogni
scorciatoia inutile per il rilancio, come quella della cessione ad altri operatori
S
attualità
ale la protesta
dei lavoratori Alitalia contro le
scelte di politica
industriale della compagnia, in particolare
la cessione parziale di
attività di volo ad operatori terzi. Ma non solo; tra gli obiettivi dello sciopero di 4 ore del
personale di volo, indetto ieri dai sindacati, c'è anche “la parziale applicazione degli
accordi sottoscritti su
stabilizzazioni, assunzioni e riqualificazioni
da mobilità”.
“L'adesione altissima
allo sciopero - sottolinea il Comandante
Alessandro Cenci, Responsabile piloti della
Fit-Cisl -, evidenzia come la compagnia debba concentrarsi sulle
proprie attività, evitando ogni tipo di scorciatoia come quella della
cessione ad altri operatori, che non appaiono
in grado di essere utili
Appello dei sindacati inquilini:
il prossimo Parlamento:
affronti l’emergenza abitativa
I
sindacati degli inquilini lanciano un appello alle forze politiche ed ai candidati alle
elezioni con l’obiettivo che il nuovo Parlamento inserisca, tra le priorità da affrontare, la profonda crisi del sistema abitativo
del Paese. L’appello, firmato da Sunia, Sicet, Uniat e Unione inquilini, si compone di
cinque punti, sui quali avviare una “buona
politica abitativa”. Quello che chiedono è,
in sostanza, l'abbandono dell'illusione che
la politica dell'incentivo alla proprietà della
casa abbia risolto o risolverà tutti i problemi abitativi. Secondo le quattro sigle, infat-
ti, “è necessaria una inversione di prospettiva partendo dal rilancio dell'offerta di alloggi in locazione ad affitti compatibili con i
redditi della domanda in un contesto di rigenerazione urbana e sostenibilità senza ulteriore spreco di territorio”. Su questa idea
guida è quindi “indispensabile un rinnovato impegno dello Stato nell'edilizia residenziale pubblica integrato da interventi in partenariato ed una serie di misure anche fiscali che indirizzino il mercato in questa direzione, recuperando risorse dalla ingente evasione presente nel comparto dell'affitto”.
ad un più ampio rilancio delle attività, ma
solo a scelte di un poco ragionevole contenimento dei costi; senza
l’offerta di servizi che
oggi l’Alitalia è in grado di presentare sul
mercato”. Il sindacato,
spiega Cenci, punta a
invertire la rotta rispetto alle ultime scelte,
rafforzando “i progetti
industriali dell’Alitalia, garantendo un presidio del mercato ed
uno sviluppo in linea
con le necessità e le
aspettative dei cittadini e dell’intero sistema
della mobilità in Italia”. D'altronde, sottolinea Cenci, “l’Alitalia
è una compagnia efficiente con un costo del
lavoro molto contenuto e assolutamente
competitivo con i migliori standard europei, necessita”. In un'
ottica di lungo periodo, tuttavia, la compagnia deve “rafforzarsi
soprattutto sul merca-
Sette Giorni
a cura di Rebecca Argento
conquiste del lavoro
N
azionale.Il consiglio dei Ministri ha finalmente approvato il decreto sulla detassazione dei salari, che prevede l’aliquota al
10% e un tetto di reddito di 40 mila euro per
beneficiare della detassazione. Soddisfatto Raffaele Bonanni, specialmente perché si è ampliato il numero dei lavoratori che potranno beneficiare del nuovo decreto anche se, stante un ammontare massimo detassabile a personadi
2.500 euro lordi, gli stanziamenti restano insufficienti. Il segretario Cisl rilancia l’invito alla concertazione e conferma l’impegno di Via Po ad
aiutare il Paese a ripartire: la ricetta per riuscirci
sta nella riforma del sistema fiscale, riducendo
le tasse e nello stimolare i consumi per accelerare la crescita dei salari.
Contrattazione. Due i rinnovi nazionali avvenuti in settimana, entrambi siglati martedì 22. Il
primo riguarda il comparto energia e petrolio e
prevede aumenti salariali di 167 euro nel triennio 2013-2015. E’ stata prevista l'abolizione degli scatti di anzianità per incentivare la contrattazione di secondo livello ed è stato formalizzato l’impegno delle parti di definire entro quest'
anno il nuovo contratto dell'Industria energetica, che entrerà in vigore a partire dal 1˚ gennaio
2014 e unificherà i due comparti.
Il secondo rinnovo interessa i dipendenti degli
Istituti di Vigilanza Privata e arriva dopo oltre 4
anni di trattativa L’accordo si basa fondamentalmente sulla piattaforma presentata dalla Fisascat Cisl e interviene su cinque punti chiave: il
cambio d’appalto, la classificazione del personale, l’orario di lavoro, la parte economica e la re-
golazione dei servizi fiduciari. Oltre agli aumenti salariali, è stata prevista a copertura del periodo di vacanza contrattuale, una somma complessiva di 450 euro a titolo di una tantum. L’accordo, che non vede la firma della Uiltucs Uil,
sarà sottoposto all’approvazione dei lavoratori.
Lunedì 28 invece è fissato l’incontro tra sindacati e Fiat per il rinnovo contrattuale, mentre sono
state definite con un’intesa le modalità della ristrutturazione prevista nello stabilimento di
Melfi che prevede al contempo un periodo di
cassa integrazione straordinaria a rotazione.
Vertenze. A rischio cassa integrazione 8 mila lavoratori se la produzione dell'Ilva di Taranto verrà interrotta. La Cisl chiede al Governo il pieno
rispetto e l'assoluta applicazione della Legge
231 “Salva Ilva”, in attesa del pronunciamento
della Consulta, per scongiurare la chiusura dell’impianto che avrebbe effetti devastanti per il
futuro della filiera siderurgica del Paese.
Novità per la vertenza Fnac: il liquidatore della
società ha comunicato ai sindacati l’intenzione,
pur mantenendo in continuità l'attività di impresa, di una riduzione del personale attraverso la
cassa integrazione e la chiusura temporanea
dei punti vendita di Firenze, Roma e Torino, oltre al ridimensionamento dell'organico della sede di Milano. Per evitare o almeno ridurre il numero degli esuberi, i lavoratori dell'azienda
Best hanno dato mandato ai sindacati di incontrare l'azienda. I sindacati hanno pronto un piano di azione e proposte che sperano di poter
esporre all'azienda la prossima settimana, quando è previsto l’incontro.
to intercontinentale,
queste devono essere
le garanzia sulle quali
costruire un solido futuro improntato alla
crescita”.
Un concetto ribadito
dal Responsabile Trasporto Aereo della Fit,
Francesco Persi. “Questa è un'azienda sana sottolinea Persi -, un'
azienda che ha una notevole organizzazione
e deve essere posizionata in modo ottimale
in una compagnia.
L'unico vero problema
è che da qui e per qualche tempo bisogna rifinanziare la compagnia
e farla navigare in condizioni di sicurezza,
senza produrre inutili
e poco intelligenti tagli, per quanto riguarda la gestione stessa
dell’azienda”.
L'obiettivo della Fit è
non disperdere tutti
gli sforzi fatti per salvare la compagnia e riportarla a essere competitiva. “La cosa che ci fa
rabbia - evidenzia Persi - è che tutta la collettività, il sindacato, i lavoratori, hanno contribuito a salvare Alitalia,
a renderla operativa e
renderla ’un gioiellino’
in termini organizzativi. Tutto questo non
può essere disperso”.
Due sono i motivi, secondo il sindacalista.
Innanzitutto, è sbagliato concedere tratte all'
esterno, “mentre ci sono assistenti e piloti in
cassa integrazione”.
Una scelta che, secondo il sindacalista, è
“moralmente sbagliata” e ancora una volta
ricade sulla collettività. Persi stigmatizza,
inoltre, il fatto che dopo i sacrifici fatti per il
rilancio, a causa di un
mancato
rifinanziamento da parte degli
azionisti, si sia tornati
di nuovo in condizioni
di fibrillazione e preoccupazione come tenuta dei conti.
I. S.
3
SABATO 26 GENNAIO
DOMENICA 27 GENNAIO 2013
una ricerca della CommisQuote rosa. Secondo
sione europea, la presenza di donnei consigli di amministrazione delNella Ue nele società
europee quotate in borsa è
salita al 15,8%, contro il 13,7% di gensale al 15,8% naio 2012: le amministratrici non esesono in media il 17% (contro il
la percentuale cutive
15% di gennaio 2012) e quelle esecutive il 10% (contro l'8,9%). L’aumento intutti gli Stati membri dell’Uniodi donne teressa
ne, tranne Bulgaria, Polonia e Irlanda.
di 2,2 punti percentuali riai vertici L’aumento
spetto a ottobre 2011 è il più significacambiamento su base annua fin
aziendali tivo
qui rilevato. Il dato fa seguito alla pro-
posta della Commissione, adottata il
14 novembre 2012, sull’equilibrio di
genere nei consigli di amministrazione
delle società quotate che fissa come
obiettivo una presenza femminile del
40% basata sul merito. Il dato riflette
inoltre le discussioni ai vertici dell'
Unione sulla necessità di norme che disciplinino la presenza di donne nei
Cda. I nuovi dati sono stati annunciati
ieri al Forum economico mondiale di
Davos dalla vicepresidente Viviane Reding in una seduta pubblica sulle donne nel processo decisionale economico, in presenza di Christine Lagarde.
Commerzbank
Germania, Anche
paga pegno alla crisi
Il secondo
Commerzbank dell’eurozona.
istituto di credito tedesco
l’intenzione di
taglia annuncia
tagliare fino a 6mila posti
entro il 2016. Cioltre6mila difrare lavoro
che potrebbe scendea 4mila – dipenderà daldei negoziati con i
posti l’esito
sindacati in avvio a feb-. Ma i propositi sodilavoro braio
no chiari: ridurre del 12%
forza lavoro che oggi
entroil2016 una
conta 56mila dipendenti.
Il caso. Dipendenti in rivolta alla Shinmei Electric Company contro il nuovo codice di condotta adottato dall’azienda
Cina,managers
inostaggiodeilavoratori
Nel paese asiatico sono sempre più frequenti gli scioperi spontanei
che paralizzano la produzione e che preludono all'intervento delle forze dell'ordine
conquiste del lavoro
global
O
ltre mille lavoratori in rivolta e 18
managers tenuti in
ostaggio per quasi
due giorni nei loro uffici all'
interno della fabbrica. Succede anche questo in Cina,
un paese dove il diritto alla
contrattazione collettiva
non è ancora acquisito e
dove l'azione solitaria del
sindacato ufficiale non
può certo accontentare i lavoratori. Sono sempre più
frequenti, dunque, gli scioperi spontanei che paralizzano la produzione e che
preludono all'intervento
delle forze dell'ordine.
Anche nel caso della Shinmei Electric Company di
Shanghai, è stato necessario l'intervento di oltre
300 poliziotti in tenuta antisommossa per liberare
gli ostaggi che sono rimasti imprigionati nei loro uffici dal venerdì mattina al
sabato sera. La protesta
era scoppiata dopo che il
managment aveva arbitrariamente imposto un nuo-
vo codice di condotta ai dipendenti. Sono almeno 49
le clausole del codice giudicate dai lavoratori inaccettabili. Fra le nuove regole
incriminate quelle riguardanti le multe per i ritardi
che, in caso di recidiva,
possono tramutarsi automaticamente in un licenziamento: “Guadagniamo meno di 2000 yuan al mese
(circa 250 euro) - ha dichiarato un lavoratore dell'
azienda alla stampa locale
al termine della protesta –
e non vogliamo essere soggetti a multe che vanno dai
50 ai 100 yuan per un ritardo o per utilizzare per più
di due minuti il bagno”. La
frustrazione e la rabbia è
andata dunque crescendo,
considerato che i dipendenti non hanno trovato alcun interlocutore, tanto
meno il sindacato ufficiale, per poter spiegare le loro ragioni.
Le regole di stampo ottocentesco si sono però ritor-
Nonostante qualche debole segnale di
ripresa economica, la luce in fondo al
tunnel della crisi potrebbe essere quella emessa dai fari di un treno in corsa.
Con tale immagine sono ben sintetizzati i dati relativi all’andamento del
mercato del lavoro globale, presentati
dall’Organizzazione Internazionale
del Lavoro (OIL) all’interno del Report Global Emoployment Trends
2013. Le analisi relative all’andamento del Pil globale sono poco rassicuranti: la crescita del prodotto nel 2012
si è attestata intorno al 3.3%, rispetto
al 3.8% del 2011 e al 5.1% del 2010.
Le proiezioni per il prossimo triennio
evidenziano un aumento pari al 3.6%
nel 2013; 4.1% nel 2014 e 4.4% nel
2015. Una ripresa troppo timida per il
recupero dei posti di lavoro perduti durante il quinquennio di crisi. Impressiona, infatti, il dato che pone in rilievo i 197 milioni di persone che nel
2012 sono rimaste prive di un lavoro e
le stime concernenti il biennio
2013-2014 indicano un aumento di altri 8,1 milioni di disoccupati.
Tra i Paesi industrializzati, l’Unione
Europea è una delle Regioni maggiormente colpite dalla crisi economica a
causa della instabilità dei debiti pubblici degli Stati Membri. Quest’ultimo motivo ha consentito la speculazione da parte degli investitori, con
conseguente calo dei flussi dei capitali esteri, i quali avrebbero potuto consentire investimenti in politiche di job
creation. Le suddette condizioni han-
te contro i managers che le
avevano elaborate: durante le quasi 48 ore di prigionia i dirigenti dell'azienda
non hanno infatti potuto
accedere al gabinetto. A
parte questa “particolare”
forma di protesta i dieci
managers giapponesi e gli
otto cinesi sequestrati non
hanno subito altre forme
di violenza se non quella di
essere costretti ad ascoltare le ragioni dei lavoratori.
La vicenda ha dunque avuto un inaspettato lieto fine
con un comunicato della
compagnia in cui si chiede
scusa ai lavoratori ritirando, contestualmente, il codice di condotta incriminato.
La protesta presso la Shinmei Electric Company di
Shanghai ha dunque avuto
una conclusione pacifica
ma le autorità sanno di avere un grosso debito con la
fortuna. La tensione continua infatti a salire in tutte
le fabbriche del paese e gli
scontri fra manifestanti e
forze dell'ordine si fanno
sempre più duri e frequenti. L'ondata di indignazione è oramai inarrestabile
considerando che i lavoratori cinesi stanno progressivamente guadagnando
una consapevolezza maggiore riguardo i loro diritti.
Di fronte a un aumento generalizzato degli stipendi,
ottenuto nell'ultimo anno
a seguito delle proteste
spontanee dei lavoratori,
le aziende hanno risposto,
in molti casi, cercando di alzare i ritmi di produzione
al fine di rimanere competitive sui mercati internazionali. Secondo i dati ufficiali
del governo cinese, gli stipendi sono saliti in media
del 10% nell'arco dell'ultimo anno. Un aumento che
evidentemente non è ancora sufficiente per garantire
ai lavoratori standard di vita adeguati.
La Cina è intanto il primo
paese a sbarcare in Italia
con un corporate pavillion,
un intero padiglione che sa-
Filo diretto con il Centro
Marco Biagi / 236
Ilo, foto di un mercato del lavoro sofferente
no così ridotto la probabilità, per una
per una persona in cerca di lavoro, di
essere riassorbita all’interno del mercato, allungando la durata media dello stato di disoccupazione oltre i 12
mesi, dal 28.5% (pre-crisi) al 33.6%.
Ciò che più stupisce dall’osservazione dei dati riportati nel Report, non sono tanto quelli relativi al tasso di disoccupazione (in buona parte strutturale) stimato dall’ILO per il triennio
2013-2015 intorno all’8.5%, quanto i
bassi tassi di partecipazione al mercato del lavoro (circa al 60% nel periodo
in analisi) e quelli riferiti all’occupazione giovanile. Le proiezioni statistiche riportano che il tasso di occupazione dei giovani in Europa nel 2012 si è
attestato al -0.9%, ipotizzando una minore flessione nel 2013 (-0.3%) e nel
2014 (-0.1). Quanto rilevato sottolinea come cicli economici caratterizzati da prolungati periodi di disoccupazione scoraggino i giovani (ma non solo) ad entrare nel mercato del lavoro,
suscitando in loro la volontà o di inserirsi all’interno di qualche sistema
educativo per riaggiornare conoscenze e competenze, o di essere rimanere
inoccupato e non in una fase formativa.
Questi ultimi, in Europa, rappresentano il 14% dei giovani di età compresa
tra i 15-24 anni.
Un aspetto che merita di essere osservato, con particolare attenzione per i
Paesi in via di sviluppo, concerne la
qualità della occupazione. La maggior parte dei paesi emergenti come,
ad esempio: il Sud e il Sud-Est dell’Asia, l’America Latina e l’Africa
Sub-Sahariana hanno presentato un
calo della produttività del lavoro nel
2012, rispetto agli anni precedenti, a
causa della riduzione degli investimenti internazionali che, a loro volta,
hanno comportato una diminuzione
del livello dei salari. Calo della produttività e calo delle retribuzioni nei
Paesi in via di sviluppo hanno contribuito a rendere il 56% dei lavoratori
“vulnerabili”, vicini alla soglia di povertà e in condizioni lavorative di difficile sostenibilità. Nonostante ciò
rà allestito dal colosso immobiliare China Vanke a
Milano in occasione di
Expo 2015. Si tratta di un'
azienda leader del settore
che fornisce unità abitative e servizi di gestione a oltre due milioni di cinesi. La
kermesse milanese sarà
dunque un'occasione per
la China Vanke di illustrare
i propri progetti e in particolare lo Shi Tang che prevede la costruzione di spazi di ristorazione a basso
costo incorporati al meglio
nel tessuto della città e in
grado di offrire nuove opportunità di socializzazione ai cittadini. L'accordo
recentemente firmato a
Pechino è la prima tappa
del “China Special Project
di Expo Milano 2015” un
progetto che intende rafforzare la cooperazione
fra Italia e Cina.
Manlio Masucci
dall’elaborato redatto dall’ILO si
evince che il numero dei lavoratori
che vivono al di sotto della soglia di
povertà, ovvero con meno di
1.25US$, si è fortemente ridotto a favore della nascita di una “middle
class” comprendente lavoratori di tutto il mondo, che nel 2011 è giunta al
41.6% rispetto al 23% del 2001. Questo può rappresentare un buon segnale per il rilancio dell’economia globale nei prossimi anni, anche se il vero
sforzo deve essere posto in essere dai
“policy makers”.
I governi hanno, in primo luogo, il
compito e la responsabilità di rendere
sostenibili i debiti pubblici e ridare stabilità al sistema economico-finanziario. In secondo luogo devono intervenire con politiche del lavoro volte ad
eliminare il gap tra competenze possedute dal lavoratore e quelle richieste
dal mercato del lavoro, al fine di ridurre la disoccupazione di lungo periodo. In terzo luogo devono stimolare
l’occupabilità dei giovani attraverso
percorsi che integrino formazione e lavoro, ad esempio, tramite l’apprendistato. Infine, la politica dovrà incoraggiare l’imprenditorialità dei giovani e
la definizione di diritti internazionali
standard, con il sostegno della contrattazione collettiva, al fine di ottenere
un lavoro effettivamente libero e dignitoso.
(Filippo Pignatti Morano)
Per maggiori approfondimenti è possibile consultare www.bollettinoadapt.
it
4
SABATO 26 GENNAIO
DOMENICA 27 GENNAIO 2013
Copagri registra con favore gli emendamenti alla
segretario della Cisl sarda Medde propone alle forze
RiformaPac Laproposta
Cisl Ilpolitiche
di riforma della Politica Agricola Comune
regionali e ai candidati nelle elezioni politiche
approvati dalla Commissione agricoltura del Parlamen11 obiettivi prioritari “per ridare valore al lavoro e ai teCopagri toVerrascina
Sardegna: midellodellostatussviluppo”.
Europeo. “Certo - sottolinea il presidente Franco
Obiettivi della Cisl: riconoscimento
- occorre tenere presente che si è ancora in
di insularità; autonomia finanziaria della Redi un accordo sul bilancio dell'Unione Europea
revisione del Patto di stabilità; partecipazione delsoddisfatta attesa
politica gione;
senza il quale non è individuabile la sostenibilità di quallo Stato al rilancio del sistema industriale sardo; recupeprogetto di riforma e dal quale ci attendiamo ri- tenga conto ro del divario infrastrutturale sia nelle reti sia nei servizi
pergli siasi
sposte chiare a sostegno di una politica sempre più
pubblici essenziali; zona franca e abbattimento dell'alta
per l'Europa dentro i suoi confini e nello scacimposizione fiscale; riforma e superamento del modello
emendamenti strategica
delle
chiere internazionale”. Nell’attesa, comunque, un apdi Regione; accelerazione della spesa della Regione; proprezzamento va rivolto al Presidente De Castro ed alla
straordinario e pluriennale a favore del lavoro
approvati Commissione da lui presieduta per il lavoro svolto e
priorità gramma
giovanile e femminile; rafforzamento del fondo regionaun voto che rappresenta una notevole quota di atcontro la povertà; riforma del sistema regionale delaStrasburgo per
dell’Isola lel’istruzione
tenzione e di recepimento delle esigenze italiane”.
e della formazione professionale.
Classe dirigente. Da sempre oggetto di critica, mai però come in questa stagione. Con molte ragioni e anche molte forzature
Castaderiva,mal’antipolitica
nonpuòesserelasoluzione
Una delle ipotesi che raccolgono maggiore consenso è la limitazione ai mandati parlamentari.
Ma così si ridicolizzerebbe l’esperienza e la professionalità in nome di una radicale tabula rasa
conquiste del lavoro
dibattito
P
er chi abbia un po’ di
confidenza con la storia unitaria italiana
non è difficile notare
che la critica alla classe dirigente è sempre stata molto
acuta nei contemporanei.
Ad eccezione forse di quella che fu definita la “generazione eroica” che fece il risorgimento, non vi furono
epoche in cui tale critica fu
assente. Durante l’ottocento si parlò spesso di una
classe dirigente che aveva
tradito il processo risorgimentale lasciandolo incompiuto (l’assenza di un risorgimento sociale). La classe
dirigente liberale era giudicata da più parti come vecchia, corrotta e priva di legami con il paese reale. Accuse che suonano oggi assai familiari.
I passaggi successivi non furono migliori. Basti pensare
alla interpretazione della
prima guerra mondiale come “vittoria mutilata” in virtù dell’incapacità dei rappresentanti politici di far valere le proprie ragioni alle
conferenze di pace. O ancora, più tardi, alla diffusa lettura della resistenza come
rivoluzione incompiuta.
Il cammino dell’Italia repubblicana non fu meno complicato, sotto questo punto di
vista. Neanche il tempo di
beneficiare della ritrovata
democrazia e della libera
espressione del pluralismo
politico e sociale che già
ampi settori dell’opinione
pubblica (prevalentemente
meridionali) muovevano le
proprie accuse al sistema
politico fondato sui partiti.
Gli anni sessanta e settanta
furono un nuovo spartiacque. Le giovani generazioni, in una nuova formulazione del giovanilismo, si dichiaravano non rappresentate dalle forze politiche
esistenti ed abbracciavano
altre ideologie, dando vita
in alcuni casi a gruppi extraparlamentari sino agli estremi della lotta armata.
Ora, al di là della validità e
della fondatezza di queste
critiche (che naturalmente
andrebbero analizzate una
ad una in riferimento ai singoli contesti storici), va notato quantomeno che in esse erano presenti – se non
sempre, spesso – valutazio-
ni politiche radicate in determinate culture politiche. Le critiche investivano, cioè, quelle classi dirigenti e le loro modalità di
fare e pensare la politica,
non la politica in quanto tale.
Sotto questo profilo, la distanza con quanto accade
oggi (in realtà da circa due
decenni) è siderale. Ciò che
oggi è sotto accusa è la politica in sé e per sé. Le critiche maturano non in virtù
di una diversa concezione
della politica ma da un diffuso e radicato sentimento di
ostilità verso la politica
tout court.
La migliore esemplificazione di questa ostilità è data
dal notevole successo che
riscuotono le cosiddette misure anticasta. Solidificata
l’immagine della classe dirigente nella categoria polemica della “casta”, ogni
aspetto relativo alla professione politica viene ipso
facto derubricato come
“privilegio”. Con la conseguenza inevitabile che la sacrosanta battaglia contro i
privilegi inutili, gratuiti,
spesso moralmente indecenti, si confonde con la
guerra ingenua e disarmata
alla professionalizzazione
della politica.
Una delle misure che più
raccolgono consenso e sono in questo senso indirizzate è la limitazione ai mandati istituzionali (parlamenta-
ri in specie). Campione assoluto di questa opzione è
il movimento 5 stelle che
ha imposto il tema a tutte
le forze politiche. In esso il
limite dei due mandati è assoluto, nel senso che non
prevede una differenziazione istituzionale (ad esempio, non si può fare il consigliere comunale per due
tornate elettorali e poi candidarsi per il parlamento).
In questo modo, ciò che si
impedisce è la formazione
stessa di una classe dirigente. Il timore di assistere a
sedimentazioni oligarchiche non porta alla individuazione di norme interne
ai partiti o al sistema in grado di consentire un ricambio generazionale e di garantire, per quanto possibile, una apertura delle istituzioni ma al rifiuto della classe politica come categoria
professionale.
Per lungo tempo i partiti
hanno formato i propri quadri dirigenti attraverso lunghe esperienze nelle amministrazioni comunali, provinciali o regionali o ancora
negli uffici ministeriali dove erano chiamati ad apprendere le difficoltà del
governare i problemi della
società, a diversi livelli, a
studiare e ad elaborare soluzioni e, dunque, ad acquisire competenze che naturalmente diventavano risorse preziose da spendere.
Il limite ai mandati interrompe un processo di acquisizione di competenze, priva la società di risorse su
cui pure ha investito e ridicolizza l’esperienza e la professionalità in nome non
del ricambio ma di un radicalismo ispirato al principio
della tabula rasa.
Quanto grave sia la responsabilità di questa classe dirigente (non di tutte, non in
sé e per sé) nell’aver creato
e alimentato in modo inconsulto le condizioni perché
tali posizioni si affermassero e diffondessero non sarà
mai abbastanza sottolineato. Ma l’antipolitica e il declassamento della politica
a dimensione dilettantesca
e amatoriale non può essere una soluzione. Meno che
mai nelle moderne società,
complesse e più che specializzate, del terzo millennio.
Paolo Acanfora
SABATO 26 GENNAIO
DOMENICA 27 GENNAIO 2013
Come cambia
la famiglia?
Nella società globalizzata
si parla sempre più
di dissoluzione di legami
comunitari e tende
a imporsi l’individualismo...
(a pagina 8)
Il mondo
a portata
di
click:
internet
lavoro
e vita
privata
VIA PO CULTURA - DORSO SETTIMANALE DI CONQUISTE DEL LAVORO - 795
a pagina 8
diretto da Mauro Fabi
Lettera dal passato
Nell’Italia che costruiva se stessa le Poste hanno rappresentano
una componente identitaria dell’accorpamento nazionale
di ENZO VERRENGIA
conquiste del lavoro
VIA PO CULTURA
U
na busta o una
cartolina infilate
nella cassetta
della
corrispondenza, ed è come
lanciare un messaggio in
una bottiglia. O meglio, lo
era. La lettera e la cartolina
diventano obsolete. Si
preferiscono le mail e gli
sms, o i post su Facebook.
Anche la corrispondenza
fiscale e commerciale
passa per la rete. Le
fatturazioni per la luce, il
gas e il telefono arrivano in
mail. Il servizio postale
degli Stati Uniti ne
approfitta per tagliare i
costi di un apparato in
passivo con l’avanzare
delle nuove tecnologie.
Come terapia preventiva,
la consegna manuale delle
lettere avviene solo cinque
giorni alla settimana. Ma la
misura più draconiana
riguarda proprio le
cassette delle lettere, o
“collection boxes”. Quelle
americane sono
caratteristiche. Blu, di
forma bombata che ricorda
C3PO, il robot basso e
tracagnotto di “Guerre
stellari”. Se non vi vengono
imbucate più di 25 pezzi di
posta al giorno, le si
ritirano. Un destino già
toccato, negli ultimi venti
anni, a 200 mila cassette.
Un numero maggiore del
175 tutt’ora operanti. Nel
Distretto di Columbia, il
territorio federale di
Washington, la loro
quantità risulta addirittura
dimezzata, da un’indagine
del “Washington Post”. Gli
esemplari eliminati
arrugginiscono nei
magazzini del governo o
sono state vendute per
riciclarne il metallo.
E in Italia?
Un grande passo avanti si è
compiuto con
l’introduzione della PEC, la
posta elettronica
certificata. Con questo
strumento, un messaggio
di posta elettronica
acquisisce lo stesso valore
di una raccomandata con
ricevuta di ritorno
tradizionale. La PEC può
aggiungere inoltre la
certificazione del
contenuto del messaggio
solo se in combinazione
con un certificato digitale.
Ma il 19 gennaio 2009 sono
state apportate modifiche
all’articolo 16 del Decreto
Legge 185/2008, in fase di
conversione. La PEC non è
più obbligatoria per
cittadini, liberi
professionisti e aziende
dotati di apparati
informatici capaci di
certificare data e ora
dell'invio e della ricezione
delle comunicazioni e
l'integrità del contenuto
delle stesse, di modo che vi
sia una perfetta
equivalenza con il cartaceo
tradizionale. Il che toglie
parecchia incentivazione
alla preferenza
dell’elettronica nel circuito
della corrispondenza.
Insomma, nella penisola,
cassette e postini non
hanno ancora i giorni
contati come altrove.
Comunque, le normative
nazionali impongono a
qualsiasi azienda aspiri alla
gestione del PEC di
superare una procedura di
accreditamento. Bisogna,
innanzi tutto essere
riconosciuti dal CNIPA,
l'organo pubblico
incaricato di controllare la
posta elettronica
certificata. A tale ente va
presentata la domanda per
gestire il servizio in
questione,
nell'ottemperanza di
precise regola tecniche e
organizzative. Fa testo
l'articolo 14 del Decreto
del Presidente della
Repubblica 11 febbraio
2005 n. 68, dove si legge al
punto 3: «I richiedenti
l'iscrizione nell'elenco dei
gestori di PEC diversi dalle
pubbliche amministrazioni
devono avere natura
giuridica di società di
capitali e capitale sociale
interamente versato non
inferiore a un milione di
euro». È un tetto che eleva
l'accesso alla gestione,
chiamando di fatto in
causa un numero esiguo di
aziende di grosse
dimensioni e fatturati
rilevanti.
Insomma, il futuro delle
missive non sarà certo
quello di ingiallire nei
cassetti, nei ripostigli e
nelle soffitte. Ridotti in
digitale, torrenti di parole,
cifre di bollette, reclami e
contenziosi riposeranno
negli archivi elettronici, dai
quali potranno venire
ripescati integri e pronti
per l'uso. A meno che, nel
frattempo, non sia
intervenuto un attacco
informatico da parte di
qualche hacker. Questa,
però, è un’altra storia.
Intanto, rimane quella
virata in seppia delle Poste
Italiane, istituite nel 1862
come azienda autonoma
cui spetta il monopolio
amministrativo dei servizi
postali e telegrafici dello
Stato unitario appena
sorto. Un assetto
differente da quello
odierno, di società per
azioni dal capitale
posseduto per 100% dal
Ministero dell’Economia e
delle Finanze, con il
controllo e la vigilanza del
Ministero dello Sviluppo
Economico, circa 150 000
dipendenti e utili netti di
846 milioni di Euro.
Dati che comprendono
oltre 150 anni di costume e
società nella penisola.
Qualche anno fa, su un
grande quotidiano furono
pubblicati estratti di
missive rinvenute in varie
soffitte italiane. Si videro
allora panorami ormai
scomparsi su cartoline
ingiallite. e lapidarie
informazioni su cartoline
postali color vaniglia, prive
di foto e illustrazioni.
Aprendo poi le lettere di
famiglie estinte, si lesse di
angosce finite con
l’esistenza di chi le
provava, esultanze che
avevano seguito il
medesimo destino,
resoconti di villeggiature e
soggiorni turistici,
struggimenti di figli e
genitori separati dalle
circostanze e amori,
naturalmente.
La lettera, con i suoi tempi
e spazi non circoscritti dai
limiti di messaggini,
Twitter, Facebook, si
prestava ad aprire gli animi
Continua a pagina 6
6
VIA PO cultura e società
SABATO 26 GENNAIO
DOMENICA 27 GENNAIO 2013
conquiste del lavoro
Ilpresenteinmovimento
Un interessante saggio di Marc Augé propone una lettura del futuro non convenzionale
di VITTORIO V. ALBERTI
M
olti filosofi del
nostro tempo
insistono spesso
su un concetto, un concetto
al quale essi arrivano
generalmente analizzando
il nichilismo e le sue
realizzazioni che danno o
darebbero atto alla celebre
e acutissima previsione di
Friedrich Nietzsche: il
futuro, essi dicono, non è
più una promessa, è
scomparso come
progettualità. La precarietà,
il logoramento delle culture
politiche che disegnavano
una teleologia, il cosiddetto
“nuovo disordine
mondiale” (cfr. Todorov), la
rinuncia, l’isolamento,
l’emergenza educativa
parrebbero dare piena
ragione a tale posizione
(penso soprattutto ai
giovani).
Marc Augé, pensatore
molto importante e noto
per le sue indagini sul
post-moderno e
sull’antropologia della
tarda modernità ha
pubblicato quest’anno il
volumetto che qui
presentiamo, un testo –
aggiungo - tradotto molto
bene da Chiara Tartarini.
“Futuro” è un saggio
prezioso, ricchissimo di
spunti di riflessione mai
banale, sia laddove essi
offrono per così dire il
fianco alla critica ragionata,
sia laddove essi disegnano
un percorso filosofico
sistematico: un percorso
filosofico e
sociologico-descrittivo.
L’autore sostiene che nel
nostro contesto
contemporaneo l’idea del
futuro è gravata (lo è,
secondo Augé più che in
altre epoche anche recenti)
dalle mancanza e dalle
paure del presente. Così,
per uscire da questa
impasse generatrice di
angoscia e, di fatto, di
azioni non libere, l’autore
afferma che “bisogna
rivolgerci al futuro senza
proiettarvi le nostre
illusioni, dar vita a ipotesi
per testarne la validità,
imparare a spostare
progressivamente e
prudentemente le frontiere
dell’ignoto: è questo che ci
insegna la scienza, è questo
che ogni programma
educativo dovrebbe
promuovere e che
dovrebbe ispirare qualsiasi
riflessione politica”. In
questo senso, egli,
proponendo una innovativa
– per quanto critica,
discutibile o assai degna di
approvazione –
ricomposizione del
rapporto tra sapere e
futuro, suggerisce una serie
di linee metodologiche (e di
mentalità) per superare i
gravami, le zavorre che il
presente assegna all’idea di
futuro.
Augé, in questo modo, e
senza ingenuità, propone
una liberazione del futuro e
dell’idea di futuro che sia in
grado di restituire, per così
dire, naturalezza alla
prospettiva esistenziale
degli uomini, sia essa
individuale che sociale.
Il testo inizia così: “Questo
libro parla del futuro. Il
futuro non è l’avvenire.
L’avvenire è un concetto
abbastanza miope che
tendiamo a proiettare su
collettività indifferenziate
(quale avvenire lasceremo
noi ai nostri figli?), quando
parliamo, ancora una volta
in maniera indifferenziata,
delle nostre presunte
mancanze (siamo noi i
responsabili dell’avvenire
dei nostri figli?) o delle
nostre speranze (l’avvenire
è scienza)”.
Ecco, l’indifferenziato. Una
prospettiva che Augé vuole
rovesciare poiché la giudica
talmente diffusa nel suo
errore da apparirgli
impensabile: “Il futuro –
scrive – ha a che fare con
l’evidenza ma noi
continuiamo a dubitare
dell’avvenire. Infatti, ciò
che definisce
etimologicamente
l’avvenire è
l’avvenimento”.
In questo senso, il suo è un
richiamo all’aderenza, alla
concretezza, una
concretezza, però, che non
scarta l’aspirazione e l’idea:
“Il futuro – scrive - è il
tempo di una coniugazione,
il tempo più concreto della
coniugazione, se è vero che
il presente è inafferrabile,
sempre travolto dal tempo
che passa, e il passato
sempre oltre passato,
irrimediabilmente
compiuto o dimenticato. Il
futuro è la vita che si vive
individualmente”, o anche,
come afferma alla fine, il
nostro presente in
movimento.
Marc Augé, Futuro, Bollati
Boringhieri, Torino 2012,
pp. 132, euro 9
SEGUE
DA PAGINA 5 - LETTERA DAL PASSATO
di chi le scriveva e chi le leggeva. La lettera
creava una propria grammatica, sia pure
errata. Il maestro Alberto Manzi, nella sua
indimenticabile rubrica di telescuola “Non
è mai troppo tardi”, avvertiva di non
iniziare mai con l’espressione “scrivo
questa lettera per dire”: era superflua,
bastava passare direttamente
all’argomento da affrontare.
L’attesa delle lettere di genitori con i figli al
fronte, o anche solo in servizio di leva,
all’università, all’estero o in un’altra città
per lavoro. L’attesa delle lettere fra
innamorati. L’attesa delle lettere fra amici
in vacanza da parti opposte del Paese.
L’attesa nella cassetta condominiale.
L’attesa di un richiamo del
portinaio che stringe
una lettera da
consegnare
all’inquilino.
L’attesa del
postino. Figura
carismatica. “Il
postino”, di
Antonio Skarmeta,
pubblicato nel
1985 e trasposto
per lo schermo nove
anni dopo da
Michael Radford, a
segnare l’addio di
Massimo Troisi. La
storia del portalettere
che incontra Neruda e
ne ricava un afflato per
le proprie aspirazioni
poetiche è la
consacrazione di un
mestiere. E “The
Postman” si intitola in
originale lo straordinario
film di fantascienza
postapocalittica che Kevin
Kostner ricavò nel 1997 dal
romanzo omonimo di
David Brin. In Italia venne circolò come
“L'uomo del giorno dopo”. Dopo il crollo
della civiltà, la consegna delle lettere
simboleggia il ritorno all’esistenza sociale.
Per questo, dalle rovine umane e
paesaggistiche sorge il postino del titolo,
che decide di recapitare lettere e riavvia di
fatto il servizio postale negli Stati Uniti
distrutti dalla catastrofe.
In “Una lettera dal passato”, di Max Erlich,
la protagonista riceve con un ritardo di
dieci anni la minaccia postale di un
ricattatore, diretta al marito. Sarà
l’irruzione dell'imprevisto nella tranquilla
vita di una coppia dei quartieri suburbani
newyorkesi.
Nell’Italia che costruiva se stessa, le poste
hanno rappresentato una componente
identitaria dell’accorpamento
nazionale. Le Poste di
Sardegna
fornirono
le modalità a quelle statali,
costituite con la legge sulla Riforma
postale n. 604 del 5 maggio 1862.
Seguiranno i vaglia e dal 1876 l’emissione
dei primi libretti di risparmio postale.
Fosse un documentario, bisognerebbe
costruirlo con il primo piano di una lettera
e in dissolvenza lo scorre delle tappe che
segnarono lo sviluppo del servizio,
ciascuna accompagnata dalla rispettiva
data. 1889: sorge il Ministero delle Poste e
Telegrafi.
1917: partono i conti correnti postali.
1924: viene fondato il Ministero
delle Comunicazioni.
1954: la RAI
trasmette
impie-
gando i ponti
radio della rete postale. 1967:
adozione del CAP, il codice di avviamento
postale, che contribuisce alla
meccanizzazione della pratica distributiva.
E poi i rituali connessi. L’ingolfamento
delle poste a Natale e a Pasqua per lo
scambio degli auguri. Le raccomandate da
firmare che possono recare la gioia di
un’assunzione o l’incubo di una cartella
esattoriale da pagare.
L’Italia vive sul filo delle poste. Le quale
acquisiscono di per se stesse una carica
emblematica di privilegio lavorativo. Sono
in molti a sognare… un posto alle poste. La
funzione di vettore, di
infrastruttura, di
canale comunicativo viene
moltiplicata da un universo
comportamentale che vi
ruota intorno. Le poste
italiane sono anche un riflesso
dell’orografia e della lunghezza
peninsulare. Un flusso di corrispondenza
scorre da nord a sud e si dirama
nell’infinita provincia appenninica, alpina
ed insulare.
Finché tutto questo non sarà
completamente trasferito al silenzioso ed
infaticabile agglomerato di pixel del cosmo
informatico. È giunta l’era della
ciberposta.
Enzo Verrengia
SABATO 26 GENNAIO
DOMENICA 27 GENNAIO 2013
7
ninfa incostante di Guillermo
Amore e tradimento LaCabrera
Infante edito da Sur
(2012) è un romanzo
e racconta la storia
nella Cuba autobiografico
d'amore lunga una sola estate, fra
trentenne ed una
degli ultimi anni unlolitagiornalista
cubana sedicenne. Amore
corrisposto, per la verità,
del dittatore Batista poco
perchè pur concedendosi una
manciata di volte, la ninfetta non
amerà mai il protagonista, anzi, la
breve relazione le servirà per
capire che forse gli uomini non
sono di suo gradimento. Siamo all'
Avana nel 1957, è una sera di
giugno, quando lui, sposato,
incontra lei, Stella Moris,
un'apparizione di miele biondo,
dal passato tragico e dal presente
burrascoso. "I suoi capelli corti,
biondi, liberi, si muovevano con il
vento, o forse seguivano i
movimenti della testa, scendendo
lateralmente, vivaci, e appariva
come una donna molto giovane
che voleva sembrare più matura,
oppure una ragazza che era
appena diventata donna. Ricordo
ancora le sue scarpe dal tacco
basso che sembrava portare per
la prima volta. Ma il suo sorriso,
da questo lato del mare, era come
una schiuma che dirompeva dai
suoi denti, fuori dalle labbra
Ilfuturotra
le generazioni
Giovani e anziani nel 2020
una ricerca curata da S. Palumbo
di LUCA ROLANDI
conquiste del lavoro
VIA PO cultura e società
C
Comecambialafamiglia?
Un volume di Eugenia Scabini e Vittorio Cigoli pubblicato da Cortina
di MARIANTONIETTA TOSTI
F
amiglia uguale
ammortizzatore
sociale. Non ci sono
dubbi. Lo era in passato,
lo è oggi, lo sarà
sicuramente anche
domani. Famiglie che
chiedono maggiori
sostegni ed equità fiscale.
Famiglie a cui tutti
sembrano ispirarsi, ma
che poi, al dunque, sono
sempre più lasciate sole.
“Di famiglia si continua a
parlare. Meglio: se ne
continua soltanto a
parlare”. Se ne dimentica
il senso più profondo:
siano esse ‘classiche’ o
‘allargate’, le famiglie
rappresentano ciò che c’è
di supremo, di
importante, di
irrinunciabile in una
società. Dovrebbero
essere in tutto e per tutto
salvaguardate e tutelate
e non solo rese
protagoniste
momentanee di tatticismi
e giochi di potere che
lasciano il tempo che
trovano. Ogni uomo ha
bisogno di identificarsi in
qualcosa che trascenda,
trasfiguri, nobiliti,
arricchisca quella che è la
sua esistenza individuale
e la famiglia, proiezione
‘particolare’ di un più
vasto ‘generale’, gli
consente di
intraprendere questa
sfida. Ecco perché essa
non è semplicemente
uno spazio da occupare,
ma un luogo umanizzato
ed abitato che inserisce le
persone all’interno di una
storia, di una memoria e
di un disegno e permette
loro di iscrivere il proprio
progetto personale
all’interno di un piano più
grande, collettivo, di
condivisione. La famiglia
è anche il tempo in cui
l’individuo può scoprire e
tessere il senso della sua
vita. O almeno fino a ieri
era così. Nella società
globalizzata di oggi,
infatti, si parla sempre di
più di dissoluzione di
legami comunitari, una
scissione, questa, che,
purtroppo, tocca anche
quella particolare
comunità che è per
l’appunto la famiglia. In
questo nuovo nucleo,
sempre più spesso, si
impone l’individualismo:
nessun membro sembra
più pronto a rinunciare ad
una parte del proprio
progetto personale per
sostenere o quello
dell’altro o la costruzione
di un disegno che realizzi
il bene comune. Da
questo egoismo estremo
spesso si riesce ad uscire,
ma tante altre volte, si
genera una libertà
illusoria che lacera il
senso più profondo del
nucleo familiare. La
famiglia, dunque, come
nasce, cresce, si sviluppa,
adattandosi
perfettamente ai
mutamenti della società
che influenza sempre
meno ma da cui è sempre
più influenzata, nel bene
e nel male. E su queste
due facce di una stessa
medaglia si articola il
saggio di Scabini e Cigoli.
Un testo che si compone
di quattro parti, ciascuna
delle quali divisa in
capitoli che si aprono
tutti con una
introduzione per poi
spiegare le tematiche che
nello specifico andranno
a trattare e sviluppare.
Trasformandosi il mondo,
logicamente, si modifica
anche la particella più
piccola che lo anima e
determina. Cosa cambia o
sta cambiando, cosa,
invece, rimane invariato?
Su questo si interrogano
gli autori, offrendo al
lettore le chiavi di lettura
di un processo
irreversibile ma che
continua sempre a
mantenere un punto di
contatto con la sua
origine primordiale.
Viene descritto, allora,
nella prima parte, il
principio organizzativo,
simbolico e dinamico alla
base dei nuclei familiari.
Si parla di legami di
coppia, di rapporto tra
genitori e tra genitori e
figli, dei principi assunti
come modello a cui
ispirarsi o da cui
divergere, di come essi
stiano cambiando
aderendo alla nuova
realtà. In cosa si
modificano oggi le
pratiche di adozione, di
affido, di separazione, la
non sempre facile ed
immediata interazione
tra famiglie costituitesi
sul territorio e la nuova
realtà delle famiglie in
migrazione: su questi
aspetti è costruita la
sezione centrale del libro
che presenta anche i
risultati di ricerche
condotte da più di due
decenni nel centro di
Ateneo Studi e Ricerche
sulla famiglia
dell’Università Cattolica
di Milano. Nelle parti
finali si analizza la
famiglia in relazione ai
nuovi media ed in
particolare ci si concentra
sulla visione che la
televisione dà del nucleo
familiare tra fiction e talk
show: quanto essa venga
spettacolarizzata ed
enfatizzata, in quelli che,
in realtà, sono aspetti del
suo vivere comune e
quotidiano. Sempre in
questa sezione si offrono
‘i principali strumenti
qualitativi e quantitativi
utilizzati da ricercatori
per la realizzazione del
testo.
Eugenia Scabini, Vittorio
Cigoli, Alla ricerca del
famigliare. Il modello
relazionale-simbolico,
Raffaello Cortina Editore,
2012, pp. 356, euro 32
ome saremo nel 2020. In una società, in
particolare quella italiana che vive alla giornata
e non riesce a darsi, in materia politica ed
economica nessun progetto di lungo periodo,
risalta l’iniziativa di ricerca e approfondimento
promossa dalla FNP-Cisl e curata in un saggio da
Stefano Palumbo.
Il libro riporta i risultati di una ricerca Delphi riferita
a ciò che dovrebbe accadere tra il 2012 e il 2020,
ovvero il futuro tra le generazioni, in un paese che
invecchia ed è oggi privo di speranze e progetti.
Nell’obiettivo della ricerca è insita, naturalmente,
la descrizione di uno scenario probabile, per
consentire al sindacato i elaborare un progetto
culturale e operativo in grado di rispondere a nuovi
bisogni e sfide inedite. Lo dice in modo chiaro il
segretario della FNP-Cisl Ermenegildo Bonafanti
nell’introduzione ritornando sui temi caldi del
sistema previdenziale e del welfare.
Nove esperti, appartenenti a diverse discipline:
Maria Cristina Antonucci, Carlo Borgomeo, Alberto
Castelvecchi, Stefano Epifani, Carla Facchini,
Mauro Magatti, Alessandro Rosina, Federico
Spandonaro e Francesco Stoppa hanno lavorato in
modo autonomo interpellando soggetti
interessanti e cercando di comprendere come sarà
il rapporto intergenerazionale tra giovani e anziani
nel prossimo decennio. La metodologia si è rivelata
vincente e molto interessante anche perché le
risposte di ognuno sono state sottoposte a tutti gli
altri e solo le opinioni che hanno ottenuti il
consenso della maggioranza sono confluite nel
rapporto.
Si comprende come sia in atto una evoluzione
radicale della società economica in Italia e non
solo: si passa da una dimensione di opulenza, di
pochi, ma sognata da molti, ad una realtà nella
quale la sobrietà non è più un vezzo ma una
necessità, con meno risparmio e meno consumo. In
questo contesto la vulnerabilità degli anziani come
dei giovani chiama ad una necessaria e creativa
nuova stagione della solidarietà, il ritorno del
mutualismo per affrontare squilibri e
sperequazioni, e annullare rabbia, frustrazioni e
alienazioni che possono, in caso contrario
trasformarsi in un disagio sociale esplosivo. Per una
ripresa, una crescita e in uno sviluppo, termini che
necessitano di essere reinterpretati nella logica e
nella dimensione dell’oggi e del futuro e non del
passato, si evidenzia come fondamentale la
capacità di riporre in circolo la ricchezza, attaccare
rendite e patrimoni, per non deprimere
definitivamente la propensione ad un consumo
critico e corretto e non smodato e accessorio. Altro
aspetto che risalta dalla ricerca è il fondamentale
aspetto della formazione permanente e
dell’istruzione, una frontiera ineludibile per
accrescere la capacità di essere, tutte insieme le
varie generazioni, immersi in una cultura digitale e
tecnologica, che non perda la sua anima
umanistica.
Il mondo globale, cosmopolita e pluriculturale
chiama ad una mobilità sociale per la quale è
necessario porre le condizioni perché non sia
forzata e violenta ma vissuta come opportunità. Il
rapporto tra giovani e anziani sarà non privo di
contrasti: la società italiana si sposta verso una
declinante prospettiva di composizione adulta
della sua gente. Non sarà facile trovare canali di
comunicazione condivisi anche se nonostante
fratture e fragilità, dialogo e confronto restano le
sole modalità per costruire insieme una coesione
sociale dai difficili equilibri.
FNP-Cisl, Generazioni. Giovani e anziani nel 2020,
a cura di Stefano Palumbo, Guerrini & Associati,
Milano, 2012, 140
8
VIA PO cultura e società
SABATO 26 GENNAIO
DOMENICA 27 GENNAIO 2013
conquiste del lavoro
carnose". Vinte subito le riserve
morali, i due vivono la loro storia tra
camere in affitto e alberghi. Siamo
inequivocabilmente nella Cuba degli
ultimi anni del dittatore Batista, in una
Avana notturna e musicale, ventosa e
calda, paesaggio che invita ai sogni e
agli abbagli, inebriante. Una città nella
quale si muovono, come attori di una
tragicommedia già vista in scena, un
gruppo di personaggi che
intrattengono dialoghi che ci
rusulteranno anche familiari. Cabrera
Infante è l'illusionista delle parole. Ha
passato più di metà della sua vita a
vivere come un fantasma e a scrivere
per nessuno. Se pensiamo che lo
scrittore a metà degli anni sessanta, in
seguito alla rottura con il regime
castrista, esiliato da Cuba ed espulso
dalla Spagna, si rifugia a Londra,
comprendiamo ancora meglio le sue
parole. Nel 1997 vince il Premio
Cervantes, premio prestigioso per gli
scrittori spagnoli. Cabrera muore nel
2005, dopo aver dedicato tutta la sua
vita di scrittore a raccontare la sua
Cuba. Il libro è intriso di romanticismo
e tristezza per quest'amore
impossibile e ossessivo. Una lettura
piacevole che scorre senza cedimenti
fino alla fine, pur lasciandoci addosso
un senso di dolore frustrante. La sua
scrittura è allo stesso tempo
trascinante per la capacità di uso della
parola, dove gioco e realtà, spazio e
tempo, si intrecciano fino a non
distinguersi, e dove il pensiero indaga
sul valore e la soggettività del ricordo.
"E' nel passato che vediamo il tempo
come fosse lo spazio. Tutto diventa
distante, e a causa di questa distanza il
passato diventa un'immensa prateria
vertiginosa”. Estela, è per lui
un'ossessione che trascina ad atti
impensati. Due mondi contrapposti,
dove la cultura di lui, che parla per
citazioni, che dialoga e gioca con
letteratura, cinema, musica, per lei è
inaccessibile. Ma anche Stella è
oscura, insondabile nei sentimenti,
fuori da ogni morale, ritratto di
indifferenza e noia, senza un sorriso,
quasi immagine di un personaggio da
rappresentare. "Sembrava una
bambina perduta nella città. Ma non
era una bambina. Anche se era
perduta. Pareva un mare di pietra".
Colei che, pur così concreta e fisica,
svanisce nel nulla come un fantasma,
riprende forma attraverso il ricordo di
chi l’ha amata; lo scrittore le ridà
corpo, con la struggente profusione
verbale di chi con le parole sa
riscattare il vuoto.˘
Ilmondoa portatadi click
di ELISA LATELLA
V
orremmo averle
sempre vicino,
anche se sono
molto lontane. Stiamo
parlando delle persone
che ci sono più care. E
che sono cinque al
massimo per ciascuno di
noi, in media. E’ questa la
sorpresa che emerge
leggendo “Internet,
lavoro e vita privata Come le nuove
tecnologie cambiano il
nostro mondo” scritto da
Stefana Broadbent e
pubblicato nel 2012 dalla
casa editrice “Il Mulino”.
Il libro è il risultato di
un’indagine sociologica
condotta su diverse
famiglie, alle quali è stato
chiesto di tenere una
sorta di “diario” dell’uso,
nella quotidianità, delle
nuove tecnologie e dei
nuovi canali di
comunicazione (cellulari,
sms, chat, e-mail,
facebook).
Il rigore dell’indagine
statistica si unisce nel
testo alla scorrevolezza
della scrittura,
accompagnata da
riflessioni che raccontano
l’era digitale da un punto
di vista diverso: una
rivoluzione che sembra
tesa alla ad avvicinare ciò
che estraneo e lontano fa
invece rinsaldare gli
affetti principali e gli
aspetti intimistici della
vita di ognuno di noi.
Le considerazioni che
emergono dal testo sono
apparentemente
semplici, eppure
suggeriscono spunti di
riflessione insoliti.
Quando questi
meccanismi di
comunicazione non
esistevano, l’ufficio era
un luogo lontano da casa.
Solo gli alti dirigenti
avevano una linea diretta
verso l’esterno, di certo
non gli impiegati semplici
o gli operai; secondo la
concezione dominante
era importante che la vita
privata rimanesse
separata dal mondo del
lavoro, onde evitare
distrazioni e perdite di
concentrazione.
L’esperienza delle
emigrazioni allontanava
le persone per mesi, a
volte per anni, dalla
famiglia di origine, dagli
affetti più cari: la
comunicazione era
affidata a lettere che
tardavano ad arrivare e
che, una volta giunte a
destinazione, venivano
conservate come tesori.
Il medesimo senso di
separazione si aveva
nell’esperienza del
servizio militare, e,
seppure in forma più
limitata, a scuola e in
ospedale: gli allievi
durante le ore
scolastiche erano
sottratti a qualsiasi
contatto con la famiglia e
così i pazienti che, spesso
in una situazione di
sottomissione rispetto al
personale medico e
infermieristico, potevano
ricevere i parenti solo nel
limitato orario delle
visite. Nell’era digitale la
barriera del “lontano”
viene meno. Tutti, operai
ed emigranti, militari,
pazienti e allievi, hanno a
disposizione un cellulare,
sanno mandare e-mail,
conversare in chat o
tramite facebook: il
mondo è connesso. Il
particolare che emerge
dall’opera della
Broadbent è che questi
strumenti vengono
utilizzati dalla maggior
parte delle persone per
tenersi in contatto con i
membri del loro nucleo
familiare: i genitori tra di
loro e con i figli, i figli con
i genitori e con fratelli e
sorelle. Le nuove
tecnologie servono per
“sentirsi” e per sapere
che “è tutto a posto”.
Durante il lavoro,
all’uscita da scuola, nelle
corsie di ospedale e
durante la lontananza
dovuta a qualsiasi
Maria Teresa Galati
circostanza, la cosa più
importante è “sentire” la
presenza delle persone
più care. Sentire una
voce amica può aiutare
una persona che sta male
a stare meglio, sentire la
voce del figlio tutti i
giorni può aiutare il
genitore allontanato dal
nucleo familiare a causa
di una separazione ad
andare avanti, essere in
contatto via e-mail o via
facebook con le persone
più vicine può aiutare a
sentirsi meno soli. La vita
privata diventa una
presenza, una “gradita
intrusa” sul posto di
lavoro, in tempi in cui
molti posti di lavoro si
caratterizzano per
atmosfere stressanti o
competitive. La presenza
“amica”, virtuale o
telefonica non distrae dal
lavoro, ma spesso
tranquillizza, fa sorridere,
rende sereni.
In un mondo a portata di
click, in cui
potenzialmente tutti
possono conoscere e
avere contatti con tutti, a
sorpresa si scopre che
“desideriamo avere
vicino” solo le persone a
cui vogliamo più bene.
Stefana Broadbent,
Internet, lavoro e vita
privata- Come le nuove
tecnologie cambiano il
nostro mondo, Il Mulini
2012, pp. 153
Il potere sul grande schermo
Carisma e leadership nel cinema, un libro di Dario Edoardo Viganò
di LUIGINA DINNELLA
M
ai come in questo momento la questione della
leadership è di stringente attualità; tutti gli
schieramenti politici sono affaccendati nelle primarie,
proprio allo scopo di scegliere il loro candidato alle
prossime elezioni, ben consapevoli di quanto sia
importante l’immagine ed il carisma per diventare un
“uomo guida”. Ma cos’è una leadership, o meglio, come si
diventa un leader, quali sono le caratteristiche necessarie
e soprattutto, una volta che lo si è come si influenza
l’opinione pubblica, come la si modella sulla propria idea?
Monsignor Dario Edoardo Viganò, presidente della
Fondazione Ente dello Spettacolo, autore di numerose
pubblicazioni, questa volta esce nelle librerie con “La
maschera del potere. Carisma e leadership nel cinema” e
ci offre l’opportunità di riflettere su come il cinema abbia
raccontato le figure dei leader politici o di forte impatto
sociale. I media hanno un ruolo sempre più attivo, a volte
addirittura determinante, e si comprende bene come
tutto ciò che ha “capacità di osservazione”, tutto ciò che
riesce a catturare in un’immagine il senso di un momento
storico; in un volto o in un discorso, la storia di un paese,
ha un ruolo strategico fondamentale, ed il cinema lo ha
avuto da sempre, grazie alla capacità di rivelarci, ma
anche di distorcerci il reale, usando le armi della satira, del
grottesco e dell’assurdo. Il grande schermo ha dunque un
potere immenso legato alla facilità con la quale consente
alle idee di diffondersi, alle opinioni e ai comportamenti di
affermarsi e consolidarsi. E’ evidente che nelle mani dei
cineasti si concentra la capacità di guidare lo spettatore
verso qualcosa o qualcuno. Ecco spiegata la ragione per la
quale Monsignor Viganò ha voluto, con un volume molto
interessante, raccontare quanto il cinema, negli anni, sia
stato capace di sviscerare il tema della leadership e delle
maschere del potere attraverso i film, e lo ha fatto
esplorando sia il cinema italiano che quello
hollywoodiano. Solo per citare alcuni titoli si va “Da Il
grande dittatore”, a “Invictus”, a “Evita”, fino a “I due
presidenti”; tutte immagini del potere che il cinema ha
saputo cogliere in una miriade di sfumature, dall’orrore
del fascismo al sogno di Mandela, dalla leader argentina
fino a Blair e a Clinton. “In Italia però si ha ancora paura di
raccontare la fragilità di un leader”, dice Viganò, “da noi
costruire biografie agiografiche può significare creare un
leader che si trasforma in eroe mediale: tendenza da
combattere”. In realtà, in Italia il potere lo ha raccontato il
cosiddetto cinema di impegno civile, ma anche la
commedia all'italiana si è cimentata spesso sul tema,
mostrandocene forse il lato più grottesco. Ma è senza
dubbio la cinematografia americana quella che
maggiormente ha analizzato e rappresentato la figura del
leader, forse perché si tratta di una cinematografia più
idealista della nostra, più capace di penetrare nelle pieghe
profonde della materia senza timori di sorta. Da noi, si è
sempre osato meno. Il libro di Dario Edoardo Viganò si
rivela dunque una interessante ed accurata indagine su
film che narrano le vicende politiche e personali di uomini
di potere, descritti a volte come eroi e salvatori della
patria altre come strumenti nelle mani di abili faccendieri.
Soggetti da emulare in alcuni casi, e in altri, da
contrastare, anche ferocemente. Certo, la
rappresentazione cinematografica della leadership non
può essere del tutto esaustiva sulla complessa personalità
di ciascuno di loro, eppure, analizzando le
rappresentazioni che il cinema ha fornito, si riesce a
comprendere bene, in molti casi, la percezione sociale del
leader e gli effetti che produce sulla comunità. Questo
volume fornisce un contributo utile ed interessante non
solo agli studiosi ed appassionati di cinema ma a quanti si
occupano di comunicazione e di scienza della politica.
D.E. Viganò, La maschera del potere. Carisma e
leadership nel cinema, Ente dello Spettacolo 2012, pp.
168, euro 12
9
VIA PO cultura e società
SABATO 26 GENNAIO
DOMENICA 27 GENNAIO 2013
A
lexander, Alex Langer.
Viaggiatore notturno,
diciotto anni dopo. Un
uomo di frontiera che abitava il
limite, valicando i confini,
abbassandoli. Di fronte al
trionfo dell’antipolitica e al
perpetuarsi apparentemente
perenne di una casta boriosa e
grigia, riprenderne in mano il
pensiero, fatto non di opere
sistematiche, ma di tante,
salutari e potentemente
visionarie “pillole”, non è
esercizio di nostalgia.
Così il libretto edito da
Chiarelettere cattura fin dal
titolo: “Non per il potere”.
Langer: un affascinante
artigiano della parola, insieme
giornalista e narratore, pittore
di mondi e generatore di idee.
Tante le sue battaglie, su due
binari intrecciati: la convivenza
interetnica e la conversione
ecologica. Memore delle
opzioni cui si era opposta la sua
famiglia ai tempi
dell’occupazione nazista del
Sudtirolo è significativo
ricordarlo nel centro di
Bolzano, all’interno di una
“gabbia”, per un’obiezione di
coscienza contro l’obbligo di
scelta etnica cui era sottoposto,
insieme ai suoi corregionali, da
una legge iniqua. Il mondo di
Langer è unico ed irripetibile,
eterodosso sul piano politico,
ma straordinariamente vicino
all’uomo-persona e alle sue
domande fondamentali. Fanno
accapponare la pelle le
domande trovate sul suo
computer e risalenti al 1990.
Rileggerle è già un motivo più
che valido per procurarsi
questo libretto. Ma tutta la sua
riflessione sui limiti dello
sviluppo, l’autolimitazione
dell’impronta ecologica, la
riflessione integrale su una
conversione che mette insieme
ricerca della pace e della
nonviolenza e tutela e
condivisione dell’ambiente, del
Creato, appare immensamente
attuale, in tutti i suoi passaggi.
Il suo motto “lentius,,
profundius, suavius” (più lento,
più profondo, più dolce) ci fa
riflettere sul vero e nuovo
benessere anche di fronte
all’attuale crisi del
Leutopie concrete
Non per il potere, un piccolo-grande libro di Alexander Langer, uomo di frontiera
che abitava il limite, valicando i confini, abbassandoli...
di FRANCESCO LAURIA
turbo-capitalismo. Ben scrive
Federico Faloppa, curatore
dell’antologia, che tra le tante
cose che Langer aveva intuito
c’era la consapevolezza che i
fardelli non possono essere
portati singolarmente: che le
responsabilità, come le
speranze vanno condivise, che
l’agire collettivo non è il
traguardo: è il mezzo per non
stare a guardare, per “costruire
ponti”, per coltivare quelle
“utopie” concrete di cui la vita
di Langer è costellata e nutrita.
Egli aveva intuito che una
società di persone sole,
consumatori bulimici,
spettatori assuefatti non è
soltanto più fragile,
controllabile, egoista, iniqua. E’
anche più triste. Illuminanti le
pagine sul rapporto tra
“ecologia e movimento
operaio, tra ambiente e
lavoro”. L’idea di riconversione
ecologica incrocia per Langer la
capacità di lavoratori e
sindacato di liberarsi
dall’alienazione produttivista e
investire sulla “qualità sociale
del lavoro”. Un’alleanza tra
ambiente e lavoro, tra “popolo
inquinato” e lavoratori e
sindacati, un risanamento che
passa anche per una sorta di
“cassa integrazione verde”
affinchè il costo dell’inevitabile
conversione ecologica non sia
pagato solo dai lavoratori. Poi
c’è la tragedia della Jugoslavia,
della Bosnia, il
bombardamento della Tuzla
interetnica.
3 luglio 1995. Un tragico albero
di albicocco, sulle colline di
Fiesole.
Con uno degli ultimi scritti:
“L’Europa vive o muore a
Sarajevo”. Langer interrogò
tutto il mondo pacifista. Ma
interroga ognuno di noi. C’è un
mondo diurno e notturno in
ciascuno. Ci sono speranza e
morte e, insieme, possibilità di
Resurrezione. Langer voleva
bene all’uomo, prima di tutto il
resto. Nella sua lotta
quotidiana in difesa delle
minoranze, al servizio dell’unità
tra gli uomini, i popoli, le
narrazioni. Per la difesa della
debolezza. Nella debolezza e
nella Passione.
Una debolezza ed una Passione
che fanno riflettere ancora,
senza la possibilità di
concederci sconti o la comodità
della sfiducia e
dell’indifferenza. Nemmeno di
fronte alla morte la speranza
muore e, come scritto da
Langer nel suo biglietto di
addio, occorre “non essere
tristi e continuare in ciò che era
giusto”.
Alex Langer, Non per il Potere,
Chiarelettere 2012, pp. 152,
euro 7
Losviluppo
umano
integrale
Per un nuovo umanesimo
nell’economia
di MAURIZIO SCHOEPFLIN
conquiste del lavoro
G
li studiosi sono soliti
far coincidere l’inizio
del moderno
insegnamento della
Chiesa in materia di
convivenza sociale con la
pubblicazione, nel 1891,
da parte del Pontefice
Leone XIII, della celebre
enciclica Rerum
Novarum. Ho voluto
specificare che stiamo
parlando della dottrina
sociale cattolica del
nostro tempo, perché è
evidente che fin dalle
origini il cristianesimo ha
espresso indicazioni
chiare in merito al
comportamento che i
credenti e tutti gli uomini
di buona volontà sono
chiamati a osservare
quando si rapportano
con i propri simili
all’interno della società:
da sempre, infatti – e la
Bibbia, a questo
proposito, rimane il
punto di riferimento
irrinunciabile –, la
tradizione
giudaico-cristiana ha
posto in primissimo
piano valori quali la
giustizia, l’equità, la
fratellanza che sono alla
base di qualunque
costruzione sociale
ispirata al Vangelo.
Tuttavia, negli ultimi 120
anni, la Chiesa si è
interessata in modo
particolare delle
questioni sociali e tale
interesse ha prodotto
una corposa dottrina che
è stata affidata ad alcuni
fondamentali documenti,
l’ultimo dei quali è
l’enciclica Caritas in
Veritate di Benedetto
XVI, recante la data del
29 giugno 2009. Con il
suo bel libro, Per un
nuovo umanesimo
nell’economia, Daniele
Ciravegna, professore
ordinario di Economia
politica nell’Università di
Torino, guida il lettore
lungo un interessante
percorso che ricostruisce
le tappe essenziali di
questo cammino, che da
Leone XIII giunge sino a
papa Ratzinger,
sintetizzando i maggiori
pronunciamenti del
magistero della Chiesa,
tra cui le famose
encicliche Quadragesimo
Anno, Mater et Magistra,
Pacem in Terris,
Populorum Progressio,
Laborem Exercens,
Sollicitudo Rei Socialis e
Centesimus Annus, e
soffermandosi poi, in
particolare, sulla Caritas
in Veritate. Afferma
Ciravegna: “L’enciclica di
Papa Benedetto XVI non
può non partire dai
principi permanenti della
Dottrina sociale della
Chiesa – espressioni della
carità di Dio coniugata
con riferimento alle
circostanze storiche – e
fra questi pone
particolare enfasi,
dapprima, sulla giustizia
e sul bene comune, alla
luce dei quali analizza lo
sviluppo umano ed
economico dei popoli, i
rapporti interpersonali, i
rapporti
intergenerazionali, i
rapporti con l’ambiente
naturale. Più avanti,
trattando della
collaborazione della
famiglia umana,
introduce e sviluppa altri
due principi permanenti
della Dottrina sociale
della Chiesa: la
solidarietà e la
sussidiarietà”. L’analisi
del documento
ratzingeriano, che
occupa una parte
cospicua del volume,
risulta molto puntuale e
da essa l’autore fa
scaturire alcune
interessanti riflessioni
conclusive. Innanzitutto,
egli nota che sono due gli
aforismi attorno ai quali
si articola l’enciclica: lo
sviluppo umano integrale
e la centralità della
persona; da essi
discendono tutte le
principali riflessioni
svolte dal Papa riguardo
ai temi del lavoro, della
solidarietà, del ruolo
dello Stato, del giusto
salario. Conclude
Ciravegna: “L’enciclica
Caritas in Veritate, come
tutte le precedenti
encicliche pontificie,
porta alla conclusione
che la Chiesa considera
l’uomo in tutta la sua
interezza; non solo come
lavoratore e datore di
lavoro, ma anche come
produttore e
consumatore, come
utilizzatore di risorse
proprie e di risorse
comuni, ribadendo
comunque il principio
della priorità dell’etica
sull’analisi
economica-sociale e
politica”.
Daniele Ciravegna, Per
un nuovo umanesimo
nell’economia.
L’enciclica Caritas in
Veritate nella Dottrina
sociale della Chiesa,
Elledici, 2012, pp. 198,
euro 14
10
VIA PO scienze sociali
SABATO 26 GENNAIO
DOMENICA 27 GENNAIO 2013
conquiste del lavoro
I
l suo nome era Hans.
Lo appellarono Hans
"l'intelligente" per la
sua straordinarie doti
intellettuali. Era uno
splendido cavallo bruno
di razza Orlov e agli inizi
del Novecento suscitò
un'accesa controversia
scientifica. Sapeva, così
sembrava, riconoscere i
colori, comporre parole
sensate battendo con lo
zoccolo su una tastiera,
rispondere a domande e,
soprattutto, sapeva far di
conto: sommare,
sottrarre, moltiplicare,
dividere, lavorare con le
frazioni, scandire il
tempo, seguire il
calendario. Un fenomeno
che divenne l'attrazione
di spettacoli circensi,
sollecitando
l'immaginario collettivo
di noi umani sempre alla
ricerca di animali
pensanti e parlanti
proprio come noi.
Hans era di proprietà del
Barone Wilhelm von
Osten, insegnante di
matematica, che lo aveva
addestrato per più di
dieci anni. Nelle
esibizioni fatte un po' in
tutta la Germania, il
pubblico gli poneva
problemi di aritmetica,
come, ad esempio,
quello di calcolare la
somma di 5+7, che
venivano trascritti su una
lavagna e Hans
rispondeva battendo con
uno zoccolo anteriore i
colpi pari al risultato
dell'addizione. Ma le sue
abilità andavano ben
oltre: calcolava anche
con le frazioni. Se gli si
chiedeva, per esempio,
di sommare 3/2 e 1/3,
batteva prima 11 e poi 6.
Inoltre, sembrava anche
capire il tedesco e fare lo
spelling, utilizzando colpi
dello zoccolo diversi per
indicare le lettere
dell'alfabeto (un colpo
per la "a", due colpi per
la "b", tre per la "c" e così
via).
Ma non tutti credettero
alle prodigiose facoltà di
Hans. Nel 1904, il
Ministero
dell'Educazione tedesco
promosse un'indagine
sulle capacità
intellettuali di Hans.
Osten accettò di buon
grado, certo del risultato
positivo. La commissione
che esaminò Hans era
composta da due zoologi,
uno psicologo e un
addestratore di cavalli. E,
dopo un accurato test,
sentenziò, con la
soddisfazione di Osten,
che le doti del cavallo
erano proprio reali.
La curiosità scientifica,
tuttavia, rimase e dopo
qualche anno sarà un
acuto psicologo, Oskar
Pfungst, a risolvere il
mistero. In effetti non
era stato usato alcun
trucco da parte del
proprietario-addestratore, ma era il cavallo,
davvero intelligente
sotto altri aspetti, ad
avere una particolare
sensibilità per il
linguaggio del corpo del
suo padrone e di
chiunque altro ponesse
le domande. Hans non
pensava in termini
matematici, ma aveva un
intuito e una sensibilità
"relazionali" straordinari.
Riconosceva che il
respiro, la postura e
l'espressione facciale
delle persone che lo
interrogavano
Scimmiematematiche
Negli studi degli ultimi anni i Primati non umani hanno dimostrato di possedere
capacità cognitive e pensiero astratto simili a quelli umani
di SALVATORE SPERANZA
mostravano una lieve ma
evidente tensione, che
scompariva soltanto
quando il battere del suo
zoccolo dava la risposta
giusta.
L'esperimento di Pfungst
fu molto utile alla scienza
e con il termine "Effetto
Hans Clever" (cioè di
Hans l'intelligente,
l'astuto) si cominciò a
indicare i
condizionamenti inconsci
che qualcuno può
esercitare su qualcun
altro, animale o umano
che sia. Proprio per
evitare simili
inconvenienti, gli studiosi
del comportamento
cognitivo degli animali da
tempo usano metodi "a
doppio cieco", dove i
ricercatori non sono a
conoscenza dei
particolari
dell'esperimento e delle
risposte ai test per non
influenzare gli animali
che stanno studiando.
Dai tempi di Hans
l'etologia e la psicologia
animale hanno fatto
passi da gigante e ormai
sappiamo che varie
specie animali
possiedono evolute
capacità cognitive, usano
"linguaggi" che gli
permettono di interagire
con gli altri membri del
gruppo o della specie,
sanno riconoscere
quantità numeriche
(valutare quante mele
stanno su un albero,
quante prede si possono
cacciare o quanti
"nemici" si devono
affrontare è essenziale
per la sopravvivenza).
Negli ultimi
cinquant'anni abbiamo
assistito a sorprendenti
scoperte sulle capacità
comunicative e
matematiche delle
scimmie antropomorfe. Il
fatto ha spesso fatto
scalpore, perché ha
rivelato la sottile linea di
confine che separa noi
umani dai nostri
"parenti" più prossimi
nella scala evolutiva. O
meglio, quanto ci
accomuna a loro,
dandoci la
consapevolezza di ciò
che, pur nella nostra
unicità, ci lega alla natura
e ad altre forme di vita.
Washoe, una femmina di
scimpanzè, fu la prima a
mostrare grandi capacità
di apprendimento di un
linguaggio articolato
umano. Dal 1967 fu al
centro di una serie di
esperimenti che la resero
famosa. Washoe riuscì ad
apprendere l'uso di
molte espressioni del
linguaggio dei segni,
l'"American Sign
Language" (ASL), per
comunicare in modo
elementare con gli esseri
umani. Seguirono, a
distanza di anni, gli ancor
più straordinari risultati
dello scimpanzè pigmeo
Kanzi e della piccola
gorilla Koko, che
abbiamo discusso in una
precedente occasione. Il
primo riuscì a
riconoscere ben 500
parole inglese e a
comunicare con gli
umani oer il tramite di
gesti e simboli. La
seconda ha addirittura
dimostrato di riuscire a
cogliere una base della
sintassi del linguaggio
umano tanto da
manifestare un
sorprendente grado di
'creatività' linguistica.
Quel che è più rilevante
nelle ricerche degli ultimi
anni è la scoperta che le
scimmie antropomorfe
possiedono un evoluto
'pensiero matematico'. A
differenza del caso di
Hans, citato all'inizio, qui
le prove scientifiche non
lasciano dubbi. La
capacità cognitiva di
riconosce la numerosità
di un mucchio di
elementi è semplice e
ormai sappiamo che è
comune a molti animali.
Ma la capacità di
riconoscere che il
numero 5 è maggiore di 3
e minore di 7 è senz'altro
un'abilità 'superiore', che
manifesta un pensiero
astratto che per lungo
tempo è stato
considerato una
prerogativa di noi umani.
I nostri bambini la
imparano nelle scuole
elemtari. Eppure è stato
dimostrato che anche
scimpanzè e oranghi,
dopo un training in
istituti di ricerca,
possono fare lo stesso.
Nel 2005 i ricercatori
della Duke University,
negli Stati Uniti, hanno
ritrovato una
fondamentale similarità
nel pensiero numerico
degli umani e nei Primati
non umani. Le scimmie,
cioè, avrebbero una
percezione semantica dei
numeri simile a noi e
indipendente dal
linguaggio. Per un uomo
adulto che fa, per
esempio, un confronto
tra due animali è molto
diverso chiedersi quale
dei due sia più grande o
quale dei due sia più
piccolo. Tra una formica
e un topo fa prima a dire
che la formica è più piccola che a dire che il topo
è più grande. Tra due
animali grandi, un
elefante e un cavallo, fa
prima a dire che
l'elefante è più grande.
Questa "congruità
semantica" vale anche
per numeri e distanze.
Ebbene, i ricercatori nel
loro esperimento hanno
mostrato a dei macachi
due serie di punti
casualmente posizionati
sullo schermo di un
computer e li hanno
addestrati a scegliere il
numero di punti più
grande quando il fondo
dello schermo era blu e il
più piccolo quando il
fondo era rosso. Quando
le coppie di numeri erano
2, 3 o 4 , cioè piccole, i
macachi erano molto più
rapidi nello scegliere la
quantità minore. Una
difficile valutazione,
questa, molto simile a, e
talvolta anche rapida
come, quella umana.
Ayumu, scimpanzè
pigmea (bonobo), è
andato anche oltre.
Addestrata da Nobuyuki
Kawai e Tetsuro
Matsuzawa del "Kyoto
University Primate
Research Institute", è
stata in grado di
riconoscere i numeri
arabi, i primi 9,
corrispondenti a un certo
numero di oggetti, e poi
di metterli in ordine
crescente o decrescente.
Seduta di fronte a uno
schermo "touchscreen",
in cui un operatore faceva
comparire dei numeri da
1 a 9 sparsi in modo
casuale, aveva soltanto
una frazione di secondo
per memorizzarli prima
che scomparissero,
lasciando solo dei puntini
al loro posto. L'esercizio
consisteva nel premere
sui puntini riproducendo
l'ordine crescente dei
numeri che erano
precedentemente
apparsi al loro posto.
Ayumu superò
magnificamente la prova
e con eccezionale
rapidità. Il tutto ha
dimostrato ai ricercatori
che le capacità
mnemoniche e cognitive
delle scimmie sono
maggiori di quel che ci si
poteva aspettare e che
talvolta superano anche
le capacità umane.
Ma, dopo gli straordinari
successi di Ayumu, chi ha
dimostrato di essere un
vero genio matematico è
stata lo scimpanzè
femmina americano
Sheba. E' stata capace
non solo di addizionare
oggetti che aveva di
fronte dandone la somma
in simboli astratti, cioè
con numeri arabi, ma
anche di contare
direttamente i numeri
indicandone la somma
con numeri. Il salto è
notevole: Sheba riesce a
'pensare' la serie
numerica e le sue
operazioni in termini
puramente astratti, senza
dover osservare insiemi
di oggetti concreti che
facciano da supporto
percettivo.
Le similarità tra scimmie
antropomorfe e umani
sono impressionanti e ci
dicono, anche in fatto di
matematica e pensiero
astratto, che le
differenze, che pure sono
talvolta grandi, sono più
di tipo quantitativo che
qualitativo. Come
sostiene Stanislas
Dehaene, un brillante
matematico e psicologo
cognitivo, il nostro
cervello ha ereditato dal
mondo animale un
meccanismo di
comprensione delle
quantità numeriche che
lo guida
nell'apprendimento della
matematica. Dunque,
"Homo sapiens", proprio
come le scimmie e altri
animali, viene al mondo
con l'idea di numero.
11
I conservatori non sono solo una fucina di talenti. La presenza di un conservatorio è un investimento per un intero territorio...
di MARCO MAUGERI
B
isogna confessare che
questo libro di Tarciso
Tarquini sui Conservatori ha
forse molti più pregi di quelli
che si era preposto. Non che i
conservatori non sian un
argomento, tutt'altro. I
conservatori sono anzi spesso fiori
nel deserto. Un conservatorio può
avere luogo in un grande centro,
ma anche in uno piccolo. Le
conseguenze nel primo caso sono
trascurabili, nel secondo non sono
per niente scontate. I conservatori
non sono solo una fucina di talenti.
La presenza di un conservatorio è
un investimento per un intero
territorio. L'Italia è molto più
provincia che centri. Un
consevatorio non è solo una fucina
di talenti, ma è una benedizione
per posti spesso dimessi o magari
scentrati. Alla transmanza tipica
delo studente che lascia il piccolo
centro per la grande città, il
conservatorio offre la scena
evocare un paese musicale che
naturalmente spravvive contro
tutto e tutti, ma che un tempo
innervava un'intera nazione. Ora
sembra di parlare della preistoria,
ma tant'è. Ora, pare un'era fa, ma
c'è stato un tempo che i nostri
condomini scoppiavano di musica,
le note di un pianoforte, in su e giù
di quelli che suonavano il
clarinetto. Nell'Italia del
dopoguerra lo strumento è stato
spesso strumento non tanto di
riscatto, ma di definitiva
affermazione sociale. La madre
della mia insegnante di pianoforte
non aveva certo studiato piano.
Non così sua figlia. Le lezioni erano
lunghe, estenuanti, a volte
inutilmente fisiche. Un'ora di
lezione poteva scorrere nell'unico
esercizio di mollare un medio
sopra un mi, un anulare sopra un
fa. Il dito doveva precipitare sul
tasto prima che l'intera mano si
fogli di esercizi, combinazioni,
algoritmi della tastiera all'unico
scopo di gonfiare le dita e
lubrificare i tendini. C'erano nomi
che non trovavi in nessun disco.
Longo Kabalewski Hanon, le loro
pagine raccoglievano note che
salivano e scendevano. Non una
melodia, una musichetta.
Potevano essere stati uomini
meravigliosi, ma nella nostra
tastiera erano spietati aguzzini,
riempivano gli spartiti di note che
salivano vertiginosamente prima di
ridiscendere in picchiata. La
musica era una minaccia, ma
poteva essere un destino. Un
ragazzo che suonasse il violino
all'interno di un condominio ne
diventava il lugubre e reale
amministratore. Un clarinetto era
pura allegria. Le città si
rimpallavano le note lungo ballatoi
cortili e androni. Erano città
musicali modellate sulle ambizioni
l'attrazione verso gli ingranaggi, il
ritmo, non conosce mediazioni. Si
può suonare uno strumento per le
più diverse motivazioni, un
batterista invece vuole solo
suonare la batteria. Non lo fa per
secondi fini. Non si deve
distinguere e nessuno gli ha
chiesto di farlo. Tocca scoordinarsi,
frammentarsi. Le stanze dei
batteristi si riempivano di cartoni
da uova e polistirolo. Dovevano
attutire il suono. Con dubbi
risultati, la verità è che le stanze
assumevano l'aria del retro di uno
spaccio. Le uova a volte si erano
rotte nei cartoni, la plastica
s'impastava all'odore nauseante
del tuorlo raggrumato. Il ragazzo
che suonasse la batteria oltretutto
doveva sin dall'inizio mettere in
conto una battaglia feroce con gli
abitanti del caseggiato. A uno che
suona il piano gli si perdonava
parecchio, un batterista non
opposta. I piccoli centri si svuotano
sì di figure sotto e medio
qualificate, ma si rempiono della
luce preziosa dei talenti musicali. Si
può lasciare Catania per
Caltanissetta, Roma per Frosinone.
La posta in palio non è
necessariamente una grossa
orchestra. Un diplomato può
vivere pù che dignitosamente in un
orchestra di paese, può dirigere
una banda.Un bravo direttore di
banda può scovolgere alle
fodamenta la vita di una tranquilla
comunità. Non è un mistero che
perfino nella vita militare, stare in
una banda ha i suoi vantaggi. Un
musicista da banda può viaggiare
per tutta la nazione senza sosta. Le
bande hanno tournèè
interminabili, alberghi. Gli scambi
sono all'ordine del giorno. Ma non
è solo questo il punto, il volume di
Tarquini ha anche il potere di
accartocciasse sulle note
circostanti trascinandosi gomito e
spalle. Le ragioni dell'esercizio
erano insondabili. Pollice sul do,
indice sul re. Su e giù e da capo. Lo
strumento doveva del resto
rinnovare le richieste di
applicazione già ampiamente
sperimentate a scuola. Gli studenti
di musica studiano sempre. Non
fanno altro. La loro scontrosa
allegria è in realta il frutto di
un'inevitabile e covata ribellione a
una vita che è studio sempre e
dappertutto. Mentre gli altri
sbrigavano i compiti per il giormo
dopo, un'intera umanità si curvava
sopra spartiti e leggii. Batteva
pugni sul tavolo, sul petto. Il do re
mi si suona, ma solo dopo averlo
cantato e gridato. E anzi prima di
mettere le mani su un autore di un
qualche valore buona parte del
tempo se ne andava martellando
delle loro classi sociali. Il
pianoforte era un strumento
costoso, operai e postini optavano
per strumenti a fiato economici e
maneggevoli per i loro figli. La
chitarra costituiva in questo senso
un mondo a sé. La chitarra è una
scelta consapevole, le famiglie non
ne sono quasi mai coinvolte. Un
ragazzo che suonava la chitarra lo
faceva per motivazioni a lui
chiarissime. L'uscita dallo
strumento era nella sua piena
disponibilità, era nell'ordine delle
cose. Nessuno gliene avrebbe
chiesto conto. Lasciare il
pianoforte poteva provocare un
crack-up familiare. I più fedeli
erano i batteristi. I ragazzi che
suonavano la batteria raramente
lasciavano lo strumento per strada.
La batteria, a dispetto
dell'apparenza, richiede una grossa
vocazione. La chiamata è diretta,
poteva sbagliare niente.
Ora si dice così per dire. Erano altri
tempi. La musica avrà sempre un
futuro, il che non vuol dire che non
abbia le sue età, bronzo, ferro. C'è
una nota nel Diario di Beniamino
Dal Fabbro meritoriamente
pubblicato da Aragno. "Un anziano
e tremulo violoncellista della Scala
- scrive - quando ci sia il rischio
d'un passaggio scoperto della sua
famiglia strumentale, adopera un
archetto speciale, coi crini
insaponati, che tiene sempre
pronto, allo scopo, in un
ripostiglio. La voce del suo
violoncello si riduce al minimo,
proprio come il pericolo che gli
eventuali errori siano avvertiti. Lo
racconta il violoncellista B., il quale
aggiunge. E costui prende
duecento lire al giorno più di me".
Anche questo, altri tempi. Altre
penne.
conquiste del lavoro
VIA PO cultura e società
SABATO 26 GENNAIO
DOMENICA 27 GENNAIO 2013
Fiorineldeserto
12
VIA PO letture
SABATO 26 GENNAIO
DOMENICA 27 GENNAIO 2013
conquiste del lavoro
L’esercitoin tempodipace
di ALBERTO GIOANNINI
F
orse più noto per il
film vincitore di otto
Oscar, con un cast di
prim’ordine (B.Lancaster,
F.Sinatra, M.Clift,
E.Borgnine, Deborah
Kerr) “Da qui all’eternità“
è un romanzo
sull’esercito in tempo di
pace, come riassumeva
l’autore James Jones nel
1946, prima di iniziare a
scriverlo. Basato sulle sue
esperienze di soldato di
stanza alle Hawaii, la
storia si svolge appunto in
un campo militare
hawaiano, ma in massima
parte prima dello scoppio
della guerra: è quindi un
romanzo sulla vita nel
particolare ambiente
dell’esercito come
istituzione, e non come
strumento di guerra in
azione. Per contrasto,
altri celebri libri sulla
Seconda Guerra
Mondiale come “Il nudo e
il morto” di Mailer e “La
sottile linea rossa”,
secondo romanzo di
Jones, si svolgono invece
tra i combattimenti,
mentre “Comma 22”
partecipa di entrambe le
situazioni. Da notare che
da tutti questi romanzi
sono stati tratti film di
successo: testimonianza
di quanto
l’ambientazione bellica ci
affascini nonostante la
sua atrocità, che nei
romanzi, e ancor più nei
film, viene
inevitabilmente, e forse
opportunamente,
smorzata. Anche il libro di
Jones ebbe grande
successo, sia pure in
un’edizione purgata dal
linguaggio di caserma che
l’autore aveva
realisticamente
impiegato; ma nel 2011 la
figlia di Jones ha fatto
ripubblicare il capolavoro
paterno come
originariamente scritto,
compresi anche alcuni
riferimenti
all’omosessualità e altre
scene tagliate; ed è
questa nuova edizione
che viene oggi tradotta in
italiano, in un volume di
oltre mille pagine.
Leggendolo non si può
non meravigliarsi come
un romanzo di tale mole,
impegno e crudezza
possa aver avuto un
simile successo di vendita
negli Stati Uniti dei primi
anni ’50, quando era
vietata la pubblicazione
dei libri “osceni” di Henry
Miller (ma nel libro di
Jones non ci sono
descrizioni esplicite di
scene sessuali) ed i duri,
realistici romanzi di
Faulkner avevano ben
poco successo di
pubblico; tanto più che
qui non ci sono eroi né
uomini superiori, non ci
sono storie avventurose
né drammatici episodi di
guerra, non romantiche
storie d’amore o
appassionati incontri
sessuali: solo la vita
(militare) nella sua realtà,
spesso squallida, fatta di
doveri insulsi, compiti
ingrati e di sopraffazioni.
Per distrarsi, i militari si
danno a continue
ubriacature, gioco
d’azzardo, risse, bordelli
e prostituzione gay; ma
nessuna di queste cose
riesce a placare
l’insoddisfazione, anzi
l’ansia esistenziale dei
personaggi di Jones, che
trovano la loro
(momentanea) serenità
solo in tre cose: la musica,
l’amore, l’amicizia
autentica. Così nascerà
l’Enlistment blues, il blues
dell’arruolamento, che
riassume la frustrazione
dei soldati di leva: le
speranze del momento
del congedo, l’attimo di
euforia, la delusione della
vita di fuori, l’incapacità
di trovare un posto nella
vita così che, pur odiando
la vita militare, sono
costretti a riarruolarsi.
Così i due attori principali
del dramma, Prew e
Warden, si innamorano
entrambi; ma quali donne
sono disponibili per i
soldati ? Solo prostitute o
mogli di ufficiali; così
avviene per loro, ma le
due storie avranno amare
conclusioni. Così gli stessi
due uomini, che i giochi di
potere costringono ad
essere avversari (la
descrizione dei rapporti
di forza e di convenienza,
e solo raramente di
amicizia, che
intercorrono tra gli
uomini e ne governano
l’esistenza molto più
delle posizioni ufficiali, è
quanto mai realistica),
una volta che l’alcool li
libera dai ruoli formali
trovano tra loro
quell’elusiva
comprensione profonda
che è la base della vera
amicizia: “due ubriachi
che, in quanto tali,
immaginavano
stupidamente che una
volta, in un sogno …
erano riusciti per un
momento a toccare
un’altra anima umana e a
capirla.” Poi tutto andrà a
rotoli (Jones userebbe
altre espressioni), perchè
non c’è speranza di
felicità (per Prew “la vita
lo spaventava sul serio
con la sua incredibile
crudeltà, la sua
inconcepibile ingiustizia,
la sua assurda mancanza
di senso”), la guerra
scoppierà proprio a due
passi da loro (Pearl
Harbor è nelle Hawaii), e
le storie narrate avranno
sì termine, ma non una
“giusta” conclusione,
perché non c’è giustizia
nè senso in questa vita.
Lo diceva anche
Shakespeare, e “La
vita...è un racconto
narrato da un idiota,
pieno di strepito e di
furore, e senza alcun
significato" sarebbe
degna epigrafe di questo
grande libro che, pur con
qualche lungaggine di
troppo, resta una delle
descrizioni memorabili
della condizione umana.
James Jones, Da qui
all’eternità, Neri Pozza,
Vicenza, 2012, pp. 1038,
euro 16,50
Selatramasiconfonde...
Educazione di una donna, un romanzo poco riuscito di Elisabeth Percer
di FIORELLA FERRARI
N
on è semplice riassumere la trama di un
romanzo quando quest’ultima si rivela
confusa e inconsistente, priva di nerbo, così
come nel caso di “Educazione di una donna” di
Elizabeth Percer. La narrazione è incentrata
sulla figura di Naomi Feinstein, prima bambina
solitaria, con un padre dalla personalità
singolare e una madre da sempre persa nei
meandri della depressione, poi adolescente
inquieta, studentessa al Wellesley College
(Massachusetts) e, infine, adulta realizzata
(diventerà un medico) e consapevole (dopo
aver individuato la causa delle proprie carenze
affettive). La vicenda si snoda, quindi, in tre
tempi, a partire da un’infanzia in cui le uniche
figure positive sembrano essere quelle
maschili: il padre presente e amorevole, a
compensazione di una madre chiusa in se
stessa e poco incline al contatto fisico, ed il
figlio dei nuovi vicini, Theodor Rosenthal
(Teddy), con cui si verrà a creare un legame
affettivo malvisto dalla madre di quest’ultimo
(Naomi non è un ebrea pura) e spezzato da
una partenza inattesa. L’adolescenza di Naomi
si svolgerà, di conseguenza, lontano dai vuoti
affettivi dell’infanzia, all’interno di un
prestigioso college femminile, come membro
dell’inconsueto gruppo di studentesse della
Shakespeare Society, le Shakes, costituita da
fanciulle libertine “dedite all’arte, alla poesia e
alla conoscenza”. Durante gli anni trascorsi al
college si manifesterà, sino all’esito fatale, la
malattia della madre, che la spingerà a
trascurare il suo spiccato talento negli studi
per correre dai genitori e cercare di offrire il
proprio aiuto, penetrando poco alla volta
all’interno del legame esclusivo, cementato
dalla malattia, creatosi tra essi. La terza fase
della vita di Naomi è quella in cui la morte
della madre e, in secondo luogo, il suo
ritrovarsi con Teddy che ormai non è più la
persona di un tempo, determinando la
rimozione dei suoi blocchi emotivi, le
consentono di riprendere la propria vita,
consapevole della tragedia che caratterizza
l’esistenza di ogni essere umano, ossia il fatto
che la nostra venuta al mondo determina “la
conoscenza preternaturale di essere
irrimediabilmente separati – a partire da quel
momento – dalla persona a noi più cara. Il
primo tocco che molti di noi sentono è quello
del dottore, che ci strappa da nostra madre
così che possiamo diventare noi. E allora
piangiamo, addolorati. E respiriamo”. Si
tratterebbe, in effetti e in sintesi, di una buona
trama, se non fosse per la sua “leggerezza”
che, appunto, va interpretata come
inconsistenza, mancanza di passione,
emozioni trattenute, che è facile
comprendere solo perché prossime ad
esperienze comuni, ma che non stimolano
all’immedesimazione. La narrazione, in breve,
scivola via senza che le situazioni e i
personaggi lascino traccia nell’animo del
lettore, seppure raccontati con un linguaggio
scorrevole anch’esso, elegante, delicato,
troppo forse per coinvolgerne e fissarne
l’attenzione. Tra i personaggi di contorno,
l’unico che meriti una menzione è Jun,
proveniente da una famiglia facoltosa, in cui
ogni membro ha un ruolo predefinito e
immutabile come la struttura in sé, che un
atto di anticonformismo della ragazza metterà
in crisi. Ci sarebbero, in realtà, degli episodi ai
quali fare cenno, proposti come cruciali
all’interno della trama ma che, in realtà,
rimandano a conclusioni abbastanza scontate.
Non c’è molto altro di positivo da dire, se non
che il romanzo ha una bella copertina e un
titolo accattivante, con nessun rapporto con il
contenuto.
Elisabeth Percer, Educazione di una donna,
Neri Pozza, Vicenza, 2012, pp. 382, euro 17,00
SABATO 26 GENNAIO
DOMENICA 27 GENNAIO 2013
La Cisl a Padova,
la storia
del ”sindacato
nuovo” dal 1950
l
volume di Giuseppe Vedovato (”La Cisl
a Padova dal 1950 al 1969”) ricostruisce innanzitutto, fondandosi sulla vasta documentazione raccolta, le vicende della riorganizzazione del sindacalismo cattolico padovano nella fase della
Resistenza, in quella unitaria all'interno
della Camera del lavoro e nella breve stagione della Libera Cgil seguita all'attentato a Togliatti e alla conseguente scissione.
Una ricostruzione che mette in luce da
un lato l'astrattezza, l'incertezza e il tatticismo tipici del dibattito nazionale in
campo cattolico su questa tematica, dall'
altro l'entusiasmo dei giovani pionieri
guidati dall'onorevole Luigi Gui e da Alberto Franceschini, il primo segretario
dell'Unione di Padova.
Nei capitoli successivi l'autore descrive
la nascita e i primi passi della Cisl pado-
vana che, sulla scia del 'sindacato nuovo' di Pastore e Romani, mette insieme
cattolici e laici assumendo una sempre
più lucida connotazione associativa,
aconfessionale, autonoma, partecipativa, contrattualista e 'industrialista', interloquendo in termini dialettici con le
istituzioni e i partiti locali (e naturalmente con la Camera del lavoro socialcomunista) per far valere le proprie proposte
innovative in tema di lotta all'inflazione,
di costruzione di relazioni industriali partecipative a livello aziendale e di promozione di una (inedita e purtroppo incompresa) “battaglia per la produttività”.
La recessione e il sindacato. Cerza (Cisl): servono riforme e politiche serie, un governo stabile per la crescita
Toscana,industriaincrisi
TERRITORIO & IMPRESE
Confindustria - Unioncamere: manifatturiero in calo anche nella seconda metà dell’anno.
Tiene l’export, ma i segni di rallentamento sono evidenti. A picco la domanda interna
C
ontinua a piovere sul
manifatturiero toscano. Lo dicono i dati del
rapporto Unioncamere
- Confindustria relativi al terzo
e quarto trimestre 2012, lo conferma l’esperienza sul campo
del sindacato.
Nel terzo trimestre 2012 la produzione industriale in Toscana
è calata del 5% rispetto allo
stesso periodo dell'anno precedente, in calo anche il fatturato (-5,5%) e gli ordinativi. Si salva, nonostante un rallentamento, l’export che registra ancora un incremento del fatturato (+1,8%, più moderato rispetto al +3,6% del trimestre precedente) e degli ordinativi
(+2,2%), ed evidenzia ancor
più quanto pesi la debolezza
del mercato interno sulla dinamica della domanda complessiva.
“Non ci sono bei segnali - commenta il segretario generale
della Cisl Toscana, Riccardo
Cerza - né in quel rapporto né
nella realtà con cui facciamo i
conti ogni giorno. Le aspettative negative per il quarto trimestre, segnalate nel rapporto, si
sono puntualmente avverate:
non c’è stato alcun miglioramento. E anche dall’export,
che finora ci ha salvati, arriva
un rallentamento che preoccupa”.
Difficoltà che colpiscono tutti i
settori, con l’unica eccezione
della farmaceutica (+16,6%):
tutti gli altri comparti registrano una contrazione della produzione, con flessioni a due cifre per i minerali non metalliferi (-10%) e per il tessile (-12%).
Si conferma poi che la crisi colpisce duro in particolare sulle
piccole imprese (-6,2% di produzione), ma anche le grandi
vanno in sofferenza (-4,7%),
mente le medie limitano i danni (-1,6%). Per tutte rallenta la
dinamica occupazionale, che
pure resta positiva (+0,5% globale).
Cosa fare allora? Da dove partire per dare una speranza al nostro sistema produttivo?
“In primo luogo servono riforme e politiche serie a livello nazionale. Per questo speriamo
che dalle urne esca un governo
stabile e riformista; non abbiamo bisogno di demagogia e
stregoni, piuttosto di persone
che sappiano unire all’austerity praticata finora delle politiche per la crescita economica
e l’occupazione. Bisogna sostenere il mercato piuttosto che
ostacolarlo, per questo serve
una lotta feroce alla burocrazia e agli sprechi, con uno Stato
“leggero” e riforme per accrescere la competitività del sistema Paese, colmando il gap di
produttività rispetto al resto
d’Europa. Invece finora la campagna elettorale si è concentrata solo sui “contenitori”, ma
nessuno ha provato a svolgere
davvero questo tema: come si
esce dalla crisi”.
Non c’è solo però il fronte nazionale, ci sono le azioni che
sul territorio si possono e si
debbono mettere in campo.
“In Toscana abbiamo tante piccole imprese che soffrono terribilmente. Dobbiamo rafforzarle, inserendole in una filiera
con le medie imprese - quelle
tra 50 e 250 dipendenti che sono l’ossatura del nostro manifatturiero - e con i “campioni’
regionali, le grandi aziende che
possono fare ancora da traino.
Il caso Gucci è emblematico di
come grande e piccoli possono
sostenersi a vicenda, creando
una filiera consolidata che offre qualità all’azienda o alle
aziende di maggiori dimensioni, e sostegno (dall’innovazione e ricerca all’accesso al credito) per i piccoli che così possono anche essere aiutati a crescere.”
“Per fare questo non occorrono miracoli - prosegue Cerza ma servono imprenditori veri,
italiani o stranieri, ma che vogliano produrre e fare impresa. Il privilegio accordato negli
anni scorsi alla finanza ha fatto
già fin troppi danni al nostro
manifatturiero, il caso Richard
Ginori è emblematico. Le istituzioni devono facilitare al massimo questo impegno sburocratizzando e dotando la Toscana
di infrastrutture adeguate.”
L’esigenza di recuperare produttività e competitività chiama in causa anche il fattore lavoro. “E noi - dice Cerza - siamo pronti a fare la nostra parte e invitiamo a fare altrettanto gli imprenditori: la contrattazione aziendale è la strada per
perseguire obiettivi di più innovazione, più efficienza dei macchinari, più flessibilità nell’organizzazione del lavoro, più
partecipazione dei lavoratori
alla vita delle imprese. Solo co-
Rapporto Caritas. Record di presenze al Sud. Aumenta la quota di clandestini
ImmigratidiCampania
conquiste del lavoro
A
vellino (nostro servizio) - Donna, originaria dell'Europa centro-orientale, nubile, di età compresa tra i
30 e i 59 anni di età con un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. È questo l'identikit
del "migrante tipo" soggiornante in Campania. È quanto
emerge dal 22º rapporto di Caritas e Migrantes relativo
all'immigrazione 2012 in Italia e presentato ieri nella sede della Prefettura di Avellino. In Italia nel 2011 i cittadini stranieri regolarmente presenti erano poco più di cinque milioni (8,2% di incidenza sulla popolazione residente). In Europa (dato 2010) i residenti stranieri erano
33.306.100 (incidenza sulla popolazione 6,6%). Oltre 15
milioni i cittadini naturalizzati. Nel dare ancora uno
sguardo al nostro Paese, vediamo come il Nord ospiti più
cittadini stranieri (63,4%), seguito dal Centro (23,8%) e
dal Sud (12,8%). Le aree di provenienza vedono, sempre
a livello nazionale, in testa i cittadini europei (50,8%),
seguono gli africani (22,1%). Al terzo posto gli asiatici
(18,8%) e i cittadini provenienti dalle Americhe (8,3%).
Gli occupati sono 2.500.000 (incidenza degli occupati sul-
la popolazione, 10%). I senza lavoro (dati Istat) 310mila.
Il tasso di disoccupazione tra gli immigrati italiani, vede i
primi al 12,1% rispetto ai nostri connazionali all'8%.
In Italia 249.464 sono titolari di imprese. Bilancio costi
benefici per le casse statali, evidenzia ancora il rapporto,
+1,7 miliardi di euro.
Secondo le stime elaborate dal Dossier Statistico immigrazione la presenza migrante complessiva che vive in
Campania è di 194mila unità. Il dato evidenzia che la presenza è quadruplicata in dodici anni. Napoli, Caserta e
Salerno le città a più forte incidenza di stranieri. Un elemento che porta la Campania, spiega il rapporto Caritas-Migrantes, ad avere il primato nel Mezzogiorno. Circa il 30% dei migranti del Sud vive infatti nel territorio
campano con la maggiore concentrazione di extracomunitari ed una percentuale di presenze del 3,9% del dato
nazionale. Il dossier analizza solo gli immigrati regolarmente soggiornanti, ovvero in possesso di un permesso.
Per quanto riguarda, invece, i clandestini, spiegano alla
Caritas la maggior parte degli stranieri ha nel Sud la sua
sì si può ricreare ricchezza, da
distribuire tra le aziende e i lavoratori. Ci aspettiamo che anche la Regione sappia, per
quanto le compete, favorire
questo processo, premiando
con incentivi e defiscalizzazioni le aziende virtuose. E contribuisca a rimettere in moto il
motore della nostra economica a partire da due capitoli:
l’edilizia, con un massiccio piano per la ristrutturazione delle
città e da un impegno straordinario per la manutenzione del
territorio. Quanto ne abbiamo
bisogno lo si è visto tragicamente con le ultime alluvioni,
dalla Lucchesia all’Elba, dalla
provincia di Massa Carrara alla
Maremma.”
Alberto Campaioli
terra di ospitalità. E' infatti più facile "nascondersi" rispetto ad una città o a un comune del Nord Italia. I soggiornanti non comunitari rappresentano circa il 73% delle presenze regolari complessive. E a proposito di permessi, la maggior parte degli extracomunitari presenti in
Campania è in possesso di permessi di durata limitata
(63,8% del totale) rispetto al 36,2% che invece è in possesso di un titolo a durata illimitata. Tra quelli in possesso di permessi a scadenza abbiamo il 71,9% che li ha richiesti per esigenza di lavoro (il dato sale al 74% in provincia di Napoli). Il 22,1% ha in tasca un permesso per motivi familiari. Solo lo 0,8% ha un'autorizzazione a soggiornare nel nostro Paese come studente. Dal punto di vista
anagrafico è interessante notare come il 38,2% abbia un'
età tra i 30 e i 44 anni, un 25% tra i 45 e i 59 anni. Solo il
18,1% è più giovane (i 18 e i 29 anni). "Quasi tre quarti
degli extracomunitari presenti in Campania – si legge nel
dossier della Caritas – è in età compresa tra i 25 e i 59
anni, altamente attiva dal punto di vista lavorativo". I minori sono 14,5%. Gli over 60 rappresentano solo il 4,3
degli stranieri residenti. Parlando di nazionalità, in Campania in testa alla classifica abbiamo gli ucraini (30,3%),
seguiti dai marocchini (11,1%). Seguono i cinesi (7,5%),
gli albanesi (4,6%), gli indiani (2,9%). Ben 174 nazi La
maggior parte sono donne (54,9%). Si tratta per lo più di
lavoratrici domestiche. Fa eccezione solo la provincia di
Caserta (49,6%) dove è forte la presenza di un immigrazione tipicamente maschile, impegnata in agricoltura.
Luca Tatarelli
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SABATO 26 GENNAIO
DOMENICA 27 GENNAIO 2013
Antonio ManFiba Messina.
graviti, 47 anni, dipendi Unicredit, è stato
Messina. dente
confermato alla guida delFiba di Messina. L’elezioè avvenuta nel termine
Antonio lanedell’VIII
Congresso presenti
la
segretaria
Mangraviti Fiorella Morelli, lanazionale
segretaAnna Cutrera
confermato riae il regionale
segretario generale Ust
Tonino Genovese. A comsegretario pletare la segreteria provinMaria Tripodo (Mps)
generale ciale,
e Antonio Spignolo (Bnl). Il
vertenze
A
distanza di più di
quattro anni dalla scadenza, il
contratto collettivo nazionale di lavoro
del comparto della vigilanza privata, che occupa nel nostro Paese più
di quarantamila addetti,
é stato rinnovato. Le associazioni datoriali Assiv-Confindustria, Federlavoro e Servizi-Confcooperative, Lega Coop-Servizi, Agci-Servizi e le organizzazioni sindacali Fisascat-Cisl
e
Filcams-Cgil il 23 gennaio
scorso, in un contesto
settoriale deteriorato
dal verticale abbassamento delle tariffe di
mercato e dalle conseguenti e generalizzate
frizioni economico-finanziarie alle quali neanche primari operatori risultano immuni, hanno
raggiunto un’intesa che
dà risposte congrue, sia
in termini normativi che
economici, ad operatori
ed imprese a forte rischio marginalità. Un
fondamentale, e forse il
più importante, risultato che l'intesa realizza é
la riconquista di un contratto collettivo nazionale di lavoro per il triennio 2013/2015 ad una
categoria a forte rischio
d'implosione il cui contratto collettivo nazionale era scaduto dal lontano 31 dicembre 2008.
Nonostante la difficile situazione che il settore
della sicurezza complementare sta attraversan-
segretario ha poi lanciato
la sua proposta. “Uno strumento innovativo - ha detto - potrebbe essere l’emissione, da parte delle banche del territorio, di obbligazioni per finanziare progetti locali. Si potrebbero
chiamare Obbligazioni di
Sviluppo Territoriale e sarebbero bond bancari” con
vincolo di scopo e il risparmiatore-sottoscrittore sarebbe protagonista dello
sviluppo del territorio.
c’è l’unico
Fns Catania: ACatania,
Nucleo elicotteri dei
del fuoco per la Siciè ancora Vigili
lia, mentre il ministero
dimezzare il Nucleo sommozzatori. E la
Antonio vorrebbe
polizia penitenziaria fa
di servizio oltre
Sasso turni
l’orario di lavoro, con forlavorativi e perdia guidare titastress
della serenità personaL’analisi del settore sila categoria le.curezza
etneo è stata fatta nel corso del 2˚ conetnea gresso della Fns Cisl di Ca-
tania che ha anche eletto
la segreteria provinciale
in carica per i prossimi
quattro anni. Antonio
Sasso è stato confermato alla guida del sindacato e con lui i componenti
Giuseppe Zumbo, segretario generale aggiunto,
e Claudio Di Stefano. Sasso ha denunciato anche
la vetustà dei mezzi di servizio, “divenuti ormai, in
alcuni casi, veri e propri
pezzi da museo”.
Rinnovi. A più di quattro anni dalla scadenza la Fisascat sottoscrive un accordo di tutela per 40 mila addetti
Vigilanzaprivata,
contrattodiresponsabilità
do, peraltro solo parzialmente ascrivibile a elementi di natura congiunturale e massimamente
riconducibile a fatti di ordine strutturale (drastica riduzione della
marginalità, progressivo deterioramento degli
indici patrimoniali, crisi
di liquidità e ”fuoriuscita” dal settore tradizionalmente inteso di attività offerte sul mercato
da imprese generiche,
che applicano cornici di
regolazione collettiva
dei rapporti di lavoro
molto più convenienti rispetto ai trattamenti ri-
conosciuti agli operatori
decretati ed armati), l’intesa di rinnovo si configura come un apprezzabile equilibrio fra le tre
variabili fondamentali
che correntemente si negoziano per dare contratti collettivi - di primo
livello o integrativi - a la-
voratrici e lavoratori di
qualsivoglia settore: ciò
che si conserva, ciò che
si innova e quanto salario si porta alla gente
che rappresentiamo.
Sul versante di quanto si
conserva di buono del
precedente contratto
collettivo nazionale, naturalmente spicca il trattamento economico riconosciuto durante la
malattia; la controparte
ha chiesto sino all’ultima fase negoziale di rivedere, riducendola naturalmente, l’indennità
corrisposta nei primi tre
giorni di assenza. In ordine a ciò che di nuovo si é
pattuito, certamente risalta, in un settore al
quale non si applica l’intero D. Lgs. 66/2003 ma
nel quale la qualità della
vita é più che in altri intrinsecamente connessa agli orari di lavoro, il
ripristino del principio
che il riposo giornaliero
é di 11 ore nelle 24 e che
si potrà derogare (sino a
9 ore) per un massimo di
12 volte in un anno per
ciascun operatore. Relativamente al salario,
l’aumento complessivo
di 80 euro al IV livello
certamente rappresenta un livello di estrema
onerosità per tanti istituti di vigilanza alle prese
con una crisi senza precedenti e si configura come una soluzione onesta e non demagogica
che molti lavoratori apprezzano.
Un rinnovo in tempo di
crisi, al pari di altre esperienze, non é un pranzo
di gala, né una festa letteraria, ma un’assunzione di responsabilità che
spesso travalica l’onere
che ordinariamente grava sulle parti; ma é solo
da
quell’assunzione
compiuta di responsabilità che si danno certezze ai lavoratori che rappresentiamo. La Fisascat Cisl ha fatto la sua
parte.
Vincenzo Dell’Orefice
Segretario nazionale
Fisascat Cisl
BREVI Fnp
a cura di Ileana Rossi
conquiste del lavoro
Parma: apre ambulatorio
infermieristico gratuito
Grazie all’Anteas, dal 15 gennaio è attivo, presso la sede
Fnp e Cisl di Parma in via Lanfranco, un ambulatorio infermieristico gratuito con personale specializzato volontario, cui possono rivolgersi gli
associati ed i cittadini. Infermieri professionali sono a disposizione due volte la settimana (martedì e venerdì mattina) per medicazioni semplici ed
avanzate, misurazione della
pressione, aerosolterapia, terapia iniettiva, fasciature semplici, rimozione punti di sutura,
educazione all'autocontrollo della glicemia, della terapia insulinica. Insomma per tutte quelle prestazioni non troppo complesse, ma che, se fatte con personale
specialistico, risultano sicure e rassicuranti per le persone che ne abbiano bisogno. In tempi in cui i servizi
sociali sono sempre più messi in discussione per carenza di risorse,
per l’Anteas e la Fnp “aprire un
ambulatorio, regolarmente
autorizzato dalle autorità competenti, che svolga prestazioni socio-sanitarie completamente gratuite
e realizzate da personale
specializzato volontario, è un esempio di ‘stato
sociale di comunità’ per aiuta-
re chi ha bisogno, non sostituendosi alle istituzioni, ma
collaborando fattivamente con esse per rispondere ai bisogni dei cittadini”. Il servizio offerto potrà essere potenziato, anche in base alle richieste degli utenti.
Liguria: un testo unico regionale
per il terzo settore
Nasce in Liguria il primo testo unico sul terzo settore, che
raccoglie i diversi provvedimenti in materia esistenti e disciplina, salvaguardandone le peculiarità, i differenti soggetti del terzo settore che partecipano al sistema integrato dei servizi socio-sanitari. La legge è il frutto di un percorso partecipato da Comuni e terzo settore. Pertanto,
declina modalità innovative di affidamento dei servizi e
rafforzamento del rapporto pubblico - privato, in cui l’ente pubblico assume un ruolo di regia con l’obiettivo di far
fare un salto di qualità al terzo settore. Soddisfatta l’Anteas per il “riconoscimento dell’importanza e del ruolo del
terzo settore quale coprotagonista nelle fasi di programmazione, progettazione e realizzazione in tema di politiche sociali”. Da qui l’avvio di un percorso di confronto e
condivisione tra terzo settore, enti locali, distretti sociosanitari ed organizzazioni sindacali per individuare problemi e soluzioni. Tra questi anche la revisione dei registri regionali con l’adozione delle linee di indirizzo che regolano i rapporti tra amministrazioni pubbliche locali e
soggetti privati senza finalità di profitto, insieme alla scheda autocertificativa per la raccolta dei dati sulle organizzazioni di volontariato.
Calabria: al via una nuova stagione per il
volontariato
Una legge regionale assegna al volontariato il ruolo di soggetto abilitato alla programmazione sociale, favorendone la partecipazione attraverso la consultazione e la informazione mirate alla elaborazione, realizzazione e valutazione dei programmi e degli interventi regionali e locali
nell’ambito delle politiche sociali. Inoltre, la legge prevede la consulta regionale, l’assemblea regionale e la confe-
renza regionale del volontariato, da tenere ogni due anni, per individuare i bisogni delle organizzazioni di volontariato operanti sul territorio regionale.˘Riconoscendo il
“valore sociale del volontariato per la solidarietà e la coesione sociale”, la legge indica
percorsi e tempi di interventi
delle associazioni in ambito
sociale, civile e culturale
nell’ottica della “promozione e costruzione di una società solidale più umana,
meno disuguale e
più democratica
unitamente alla
tutela e valorizzazione dei beni comuni naturali
contro ogni forma di degrado e inquinamento”. Per
Cataldo Nigro, responsabile Anteas Crotone, “l’utilizzo della
legge rappresenta un'
occasione unica per il
mondo del volontariato
calabrese per vivere da
protagonista il difficile
momento che attraversa
la comunità regionale: dall’offrire solidarietà e vicinanza alle persone più
fragili, all’educare i giovani al dialogo, alla legalità
ed alla cittadinanza responsabile”.
SABATO 26 GENNAIO
DOMENICA 27 GENNAIO 2013
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Giornatadellamemoria
Losguardodelledonne
I
l Giorno della Memoria è una celebrazione che tocca
i fondamenti della
cultura democratica.
Ricordare l’Olocausto
del popolo ebraico, significa fare i conti con
il cardine filosofico
della libertà, della coesione e della giustizia
sociale. Cancellare la
memoria storica e sostituirla con la memoria ideologica dei fatti
e delle circostanze è
sempre uno dei grandi imperativi delle culture totalitarie e di
chi sa che la democrazia vive tenendo assieme armonicamente
passato, presente e
futuro. E per questa
ragione ricordare significa tenere assieme tutta la dimensione temporale della vita e della memoria, distillando nel corpo
della società gli anti-
corpi necessari per
evitare che certe cose
si ripetano e accadano ancora. Viviamo
tempi difficili. Tempi
in cui la crisi economica, finanziaria e morale rischia di alimentare il ventre molle in
cui fiorisce il nichilismo di massa e il desiderio di distruzione.
Viviamo tempi in cui
si rischia di radicalizzare il conflitto, di estremizzare atteggiamenti e parole, di reiterare modelli in cui il linciaggio dell’avversario politico, del diverso o di chi esprime un
altro punto di vista sulle cose diviene il pretesto per la costruzione di una nuova militarizzazione del conflitto politico e sociale.
Per questo insieme di
ragioni, come donne
della Cisl, crediamo
sia essenziale e denso
di futuro il bisogno di
celebrare il Giorno
della Memoria intendendolo anche come
occasione di recupero storico e filosofico
del passato, di ciò che
è stato e del perché
l’animo umano abbia
potuto esprimere la
più assoluta e indicibile disumanità. Guardare il Giorno della
Memoria con lo sguardo delle donne ci restituisce l’alterità radicale della vita rispetto alla morte, della continuità del bene rispetto alle fratture del male, della cura che si oppone al potere, della
gentilezza che riscatta la viltà che prevarica. È, quindi, l’identità stessa delle donne
l’argine naturale rispetto alla violenza individuale e di massa,
il punto di vista orizzontale e solidale in
grado di diluire i rischi
del verticalismo, dell’obbedienza. Una società che vuole coltivare un nuovo umanesimo inclusivo è quindi una comunità che
apre alle donne, che
si lascia attraversare
dalla cultura di genere, che apprezza la costruzione sistematica
e molecolare di ponti,
di relazioni e di connessioni che è prerogativa distintiva del
pensare e del fare al
femminile. Ogni ragazza che entra nel mondo del lavoro, ogni
donna che accede a
una posizione apicale
nelle organizzazioni,
ogni nonna che riesce
a supplire alle carenze dello Stato è un piccolo ma grande argine rispetto alle degenerazioni e alle tentazioni di un mondo instabile, destabilizzato
e turbolento che rischia - come un grande fiume che cambia
improvvisamente direzione - di lasciare
sul greto, come un detrito inutile, chi non
ce la fa, chi è più debole e chi ha più bisogno
di aiuto. È il rischio di
una società di soli vincitori quello che va
evitato, perché chi sa
farsi carico delle debolezze degli altri è già
di per sé un modello
da emulare e un maestro di vita da seguire.
Settanta anni fa il
mondo smarrì questa
consapevolezza nell’immane carneficina
di una lunga guerra civile europea. E come
donne della Cisl mai
come ora ci sentiamo
di dire parole chiare e
trasparenti: mai più la
violenza, mai più il genocidio.
Liliana Ocmin
Osservatorio
Cronache e approfondimenti
delle violenze sulle donne / 181
INFANZIA.
ONLUS PETER PAN:
OGNI 4 GIORNI
SCOMPARE UN BAMBINO
”Ogni quattro giorni in Italia scompare un
bambino e in un terzo dei casi viene sottratto dall’altro genitore in caso di separazione:
è un dato impressionante, soprattutto se si
pensa che tra gli 80 bambini complessivamentescomparsi nel2012, 53 nonsono stati mai ritrovati”. Lo afferma, in una nota, il
presidente di Peter Pan Onlus, Mario Campanella.”Emergonodatiinquietanti-aggiunge Campanella - sull’irreperibilità di un numerocosi altodi bambini,considerandoche
dovrebbero essere sottoposti a una condizione di protezione sociale. È necessario introdurre meccanismi legislativi che sospendanolapotestàgenitorialeperquantisimacchino del reato di sottrazione dei figli minori
e servono strategie sociali e politiche finalizzate a una tracciabilità dei minori”. Secondo
Campanella, ”la banca del Dna può rappresentareunasoluzioneintelligente:laconservazionedeidatigeneticidallanascita,chesono per natura unici, può ostacolare i processidisottrazionedall’esternoepuòessereresa compatibile con un’operazione analoga
per i bambini invisibili, cioè gli immigrati costretti alla mendicità e sfruttati sessualmente.Ottanta80bambiniscomparsirappresentano una cifra altissimaperchè ildato cresce
esponenzialmente in pubertà e adolescenza. È sconfortante, inoltre, registrare come
non vengano attivate sinergie collaborative
traleperiferieegliorganidiPolizia:acheservono i Garanti regionali perl’infanzia?”.
ASSISTENZA.
TAGESMUTTER ALTOATESINE
ORA SONO CERTIFICATE
focus
Via libera della Giunta provinciale ai criteri per la certificazione e il riconoscimento del servizio di Tagesmuetter, le donne
che accudiscono a casa propria i figli altrui. Si tratta in particolare dei parametri
da rispettare in termini di programmi
educativi e di spazi a disposizione dei
bambini. Il provvedimento s’inquadra
nel processo di armonizzazione dei diversi servizi di assistenza all’infanzia previsti
dalla nuova legge sulla famiglia.
RAPPORTO COESIONE SOCIALE
2012:
CON PESO CASA
PER DONNE 1 ORA IN PIÙ
AL GIORNO CALA
MA RESTA DISPARITÀ CON
UOMINI
”Il ruolo della donna per lo sviluppo dell’Italia” sarà il tema del convegno promosso dalla Flaei Cisl e
dall’associazione Ambiente e Società che si terrà mercoledì 30 gennaio a Roma alle ore 15.30,
presso la sala delle Bandiere della camera dei Deputati, in via Poli 19.
conquiste del lavoro
conquiste delle donne
Concluso l’iter di ratifica
della Convenzione Ilo
sul lavoro domestico
Il direttore dell’Ufficio Ilo per l’Italia e
San Marino, Luigi Cal, ci ha informati,
nella mattinata del 22 gennaio, complimentandosi per l’impegno profuso dal
sindacato italiano nel perseguire
l’obiettivo della ratifica della Convenzione n. 189 sulle lavoratrici e i lavoratori domestici, che una delegazione del
Governo italiano, ha depositato nelle
mani del direttore generale dell’Ilo tutti gli strumenti di ratifica concludendo
così ufficialmente l’iter previsto. Ricordiamo che la ratifica della Convenzione
189 è avvenuta lo scorso 18 dicembre
subito dopo il convegno Cisl Cgil e Uil su
“Lavoro dignitoso per il settore domestico” in cui si chiedeva tra l’altro proprio la rapida ratifica della Convenzione. La ratifica rappresenta un’importante risultato non solo a livello mondiale
ma anche per l’Italia, sebbene il nostro
Paese sia più avanzato in termini di legi-
slazione e tutele contrattuali, in quanto
permetterà ulteriori passi verso un lavoro domestico sempre più dignitoso.
(L.M.)
Educazione alla legalità
e contro la violenza sulle donne
in un convegno a Tivoli
Per reagire contro i numerosi fatti di
cronaca che vedono vittime sempre più
donne e per dare una risposta all’attuale emergenza culturale ed educativa, a
partire dai giovani che vivono situazioni
di profondo disagio e che non possono
essere lasciati soli, l’Istituto Tecnico
Tecnologico di Stato “A. Volta” di Tivoli,
Il peso delle faccende domestiche e della
cura familiare si sta pian piano spostando anche sulle spalle degli uomini, ma
nella coppia restano ancora forti divari:
durante la giornata alla donna con un impiego spetta oltre un’ora di fatiche in più
tra casa e lavoro, mentre i partner possono contare su 60 minuti aggiuntivi di tempo libero. Il quadro di vita di coppia, aggiornato al 2008-2009, viene descritto
nel Rapporto di coesione sociale 2012 e
nelle sue tabelle. La ricerca, messa a punto da Istat, Inps e ministero del Lavoro,
evidenzia una maggiore redistribuzione
dei carichi rispetto al passato, ma c’è ancora tanto terreno da recuperare.
(A cura di Silvia Boschetti)
con la partecipazione dell’Associazione
“8 Marzo 2012”, ha organizzato per il
prossimo 30 gennaio nella cittadina alle porte di Roma, un seminario su “Educazione alla legalità - La violenza alle
donne”. Poiché la scuola è per eccellenza il luogo di formazione delle coscienze può svolgere, in collaborazione con
le altre istituzioni educative quali la famiglia, gli apparati dello Stato, il sindacato, l’associazionismo laico e religioso
un ruolo fondamentale nell’educazione alla legalità, alla convivenza, alla pace, alla non violenza, al rispetto dell’altro, alla giustizia e alla solidarietà.
(L.M.)
A cura del Coordinamento Nazionale Donne Cisl - ww.cisl.it - [email protected] - telefono 06 8473458/322