Francesco Paolo Di Somma

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Francesco Paolo Di Somma
L’eroica morte del 2° Capo Torpediniere Francesco Paolo Di Somma
sul sommergibile H2
Francesco Paolo Di Somma nacque a Castellammare di Stabia il 21 aprile
1902, il padre .era maestro d’ascia del regio cantiere navale. La sua
famiglia abitava a Via Benedetto Brin n, 126, a pochi metri dal cantiere e
dalla Caserma Marina, conosciuta come “Caserma Cristallina”. Da qui
l’amore che sviluppò, fin dalla fanciullezza per la Regia Marina e per il
mare.
Il padre lo portava ad
assistere a dei vari e,
spesso lui, con i suoi amici,
Francesco Paolo Di Somma
si
arrampicava
sulle
strutture della banchina dell’Acqua della Madonna,
per vedere le grandi corazzate mentre scendeva
maestose in mare, seguite dalle barche dei pescatori
Regio cantiere navale
che, subito si affrettavano a raccogliere
legname usato per le taccate e grasso (sleep
coat) messo tra lo scalo e l’invasatura per
diminuire l’attrito durante il varo.
Nave da battaglia Caio Duilio
Sicuramente è stato emozionato testimone,
ad 11 anni d’età, del varo della nave da
battaglia Caio Duilio, varata nel 1913. Una
grande nave di 22.950 tonnellate di stazza,
lunga 176 metri circa, larga 28 e con una
immersione di 9,5 metri, potentemente
corazzata ed armata.
A quel tempo Via Brin era una
affollatissima strada che univa il regio cantiere
con le fonti dell’acqua Acetosella e con lo
stabilimento termale posto a fronte della
sorgente di Fontana Grande. La vita, però, era
scandita dal cantiere, dalle sirene che ululavano
durante il giorno per annunciare l’inizio, le
pause ed il cessa lavoro, al rumore assordante
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Scorcio di Via Brin
dei martelli pneumatici per ribadire i chiodi usati per unire tra loro gli elementi delle nave. Il rumore
più caratteristico, però, era quello degli zoccoli calzati dagli operai al posto delle costose scarpe. La
sera, quando centinaia e centinaia di operai lasciavano il cantiere, per Via Brin, le migliaia di
zoccoli sul selciato rappresentavano un concerto inimmaginabile.
A 17 anni e cioè nel 1919, Francesco Paolo coronò il suo sogno arruolandosi nella Regia Marina
Dopo il corso per torpediniere svoltosi a La Spezia, fu imbarcato sul sommergibile H2.
Il sommergibile H2 apparteneva ad una classe chiamata Holland, dal nome del suo ideatore
e costruttore l’ing. Statunitense Jhon Philips Holland che diede impulso notevole alla costruzione di
sottomarini, creando anche l’Eletric Boat Company che ebbe succursali in Scozia ( cantieri Vickers
di Glasow).
Foto di un sommergibile tipo H in navigazione
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Durante la I guerra mondiale, l’Italia, per potenziare la sua flotta sottomarina, acquistò dai
cantieri canadesi collegati alla Eletric Boat Company, 8 battelli individuati dalle sigle H1 – H8.
Questi sommergibili, tipo Holland, erano a scafo semplice ed a sezioni circolari, con ossature
interne continue chiodate al fasciame. Le casse dell’acqua di zavorra erano sistemate nel fondo per
abbassare il centro di gravità. Erano buoni battelli, differenti da quelli italiani a doppio scafo ( tipo
Cavallini) o scafo parzialmente doppio ( tipo Laurenti).
Camera di manovra
Camera di lancio a proravia
La scheda tecnica di tali sommergibili era la seguente:
Il dislocamento in superficie era di 360 tonnellate, mentre quello in immersione di 474. Lo
scafo era lungo 45,8metri e largo 4,65. L’apparato motore era formato da due motori a benzina (
potenza di 490 hp) per la navigazione in superficie e 2 motori elettrici Dinamic Eletric ( potenza di
620 hp) per la navigazione in immersione; questi ultimi erano alimentati da batterie di accumulatori
al piombo. In superficie gli Holland sviluppavano una velocità di 12 nodi, mentre in immersione la
velocità era di 11. L’armamento era costituito da 4 tubi lancia siluri, tutti situati a proravia, da 450
mm (per 6 siluri in dotazione ) e da un cannone da 76/30 mm sistemato in coperta dopo gli anni
’20. L’equipaggio era formato da 2 ufficiali e 25 sottufficiali e marinai. Collaudati in Canada,
furono scortati in Atlantico da navi
mercantili
fino
a
Gibilterra
e,
successivamente da navi militari fino ai
poti di destinazione.
Il sommergibile sul quale fu
imbarcato Francesco Paolo Di Somma era
l’H2, varato il 18 ottobre 1916 ed arrivato,
al comando del Tenente di Vascello Guido
Bacci, in Italia nel 1917 giusto in tempo
per partecipare alla guerra sottomarina in
Adriatico. Fu dislocato nel porto di
Brindisi nella Squadriglia Sommergibili
H ed operò sulla costa meridionale dell’Adriatico svolgendo 14 missioni offensive e 23 difensive,
per un totale di 1274 ore in superficie e 658 in immersione.
Sommergibile H in costruzione in Canada
Al termine della guerra venne dislocato a La Spezia e negli anni successivi eseguì missioni
addestrative per gli allievi dell’Accademia Navale di Livorno.
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Francesco Paolo Di Capua era già imbarcato sul battello quando l’H2, nel settemre1923
partecipò all’azione di Corfù. Navi e sommergibili occuparono l’isola greca per ritorsione contro
l’uccisione dei componenti di una delegazione italiana da parte di uomini armati nella parte nord
della Grecia. Si sospettava che il governo greco non fosse all’oscuro del tragico avvenimento che
causò l’inimicizia tra i due paesi con tragiche future conseguenze.
Successivamente l’H2 fu distaccato presso varie sedi con compiti addestrativi.
Disegno del sommergibile H2
Nel 1928 era a Napoli ed ormeggiato presso la banchina ovest della base navale. Intanto
Francesco Paolo Di Somma, a 26 anni d’età, era stato promosso 2° Capo. Era un momento di pace
e la vita a bordo si svolgeva serena; ogni tanto uscite in mare per addestramento, molti i giorni in
cui il battello stazionava in porto. Francesco Paolo usufruiva spesso di licenze settimanali data la
vicinanza della base alla sua città natale.
Il 1928 era passato, dunque, senza nessun elemento di rilievo nella vita operativa del
sommergibile. A Napoli la vita scorreva tra esercitazioni ed uscite in mare con compiti addestrativi.
La guerra era ancora lontana e il primo conflitto stava ormai alle spalle. Il 22 dicembre Francesco
Paolo ebbe cinque giorni di licenza per trascorre il Natale ed il Capodanno con i suoi familiari a
Castellammare. Era già uscito dal cancello di Via Acton per recarsi alla stazione, quando suonò
l’allarme. Un incendio a bordo del battello. La sua nave andava a fuoco. Poteva far finta di niente,
ormai non era più in servizio ed il Natale era vicino.
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Il tragico incidente in un giornale dell'epoca
Ma il senso del dovere, l’amore per la Marina e per il sommergibile sul quale aveva
maturato i galloni di sottufficiale, presero il sopravvento. Lasciò nel corpo di guardia il sacco con la
biancheria sporca da portare a casa ed il regalino che aveva comprato per i suoi genitori e si recò a
bordo. In coperta trovò due altri compagni d’arme, i Capo torpediniere elettricisti Donato Ceci e
Stefano Farina, nati rispettivamente a Genzano in provincia di Potenza il 13 marzo 1905 ed a
Pellezzano, in provincia di Salerno il 21 dicembre 1891. Cosa era successo? Si stava svolgendo
l’ultima fase della ricarica degli accumulatori dei motori elettrici, quando una fuoriuscita di cloro,
provocò un incendio.
1Un'altra immagine del sommergibile H2
Senza pensarci due volte, i tre uomini scesero dal boccaporto a proravia della falsa torre per
tentare di spegnere l’incendio e salvare il battello da sicuri gravi danni. Ma furono colpiti dalle
esalazioni di cloro e, intossicati, non riuscirono ad indossare le maschere antigas e provvedere allo
spegnimento dell’incendio, trovando, così, un’atroce morte. I tre valorosi marinai non erano i primi
e né gli ultimi a morire per le esalazioni di cloro dagli accumulatori, posti nella parte bassa dello
scafo per contribuire anche ad abbassare il baricentro dello scafo e dargli maggiore stabilità. Il loro
sacrificio, in tempo di pace, rappresentò un atto d’amor, oltre la vita, per la Marina e per il battello
su cui avevano trascorso molti anni della loro vita. Non dobbiamo dimenticarli!
Antonio Cimmino
Vicepresidente
Gruppo A.N.M.I. Castellammare di Stabia
Si ringrazia il Sig. Alfredo Volpe, nipote di Francesco Paolo Di Somma per le notizie e le foto fornite
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