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Humanities and Social Sciences Review, CD-ROM. ISSN: 2165-6258 :: 01(02):1–7 (2012) LA POLITICA ECCLESIASTICA – UN CONCETTO BIZANTINO Gelu Călina* University of Craiova, Romania Theocracy or Imperial Papacy? In this complicated equation, East and West have had different destinies, different ways to approach this problem. In the West, after the IVth century, bishops imposed themselves as the main power in the political landscape which was threatened by the barbarians, instrumentalizing a dominant position of the Church for many centuries within Western society. Bishops are teachers and leaders, as well. Pope Gelasiu (494) established the basis of the pontifical action, stating that the Church is above the political power and that the authority of the bishops will increase steadily. In the year 800, the Emperor Charles the Great brought back the idea of ”Emperor” with the help of the pontifical power. From this point, a very close relationship between the Catholic Church and Western political order started. Keywords: Ecclesiastical politics, Authority, Theocracy, Church, State. Prima di tutto vogliamo statuare il fatto che i rapporti tra Stato e Chiesa (visto in termini di istituzione) sembrano inerenti, inoltre, sono tese a priori per ogni cristiano perché si riferiscono al doppio statuto che ciascuno dei cristiani ha, quello di credente e di cittadino o parte di una organizzazione politica. Forse l’unico risultato positivo delle persecuzione è stata la fondamentazione di qualche teoria sui rapporti tra Chiesa e stato. I Cristiani non hanno mai ignorato lo stato, né il nostro Dio - Gesù Cristo non lo ha mai fatto, così come si intende dall’episodio raccontato nei Vangeli in cui il Salvatore viene portato davanti al procuratore romano Ponzio Pilato. In questo luogo, il potere politico, anche se era stato legittimato da Dio, ma indirettamente il Cesare1 e il suo culto imperiale è stato indirettamente desacralizzato. Lo stato moderno in cui viviamo oggi è impegnato in tutte le sfere della vita sociale ed è per questo abbiamo scelto questo tema considerandola un tema di attualità. Le relazioni tra la Chiesa Ortodossa Romena e lo Stato romeno non sono ben definiti dopo il 1989; inoltre, lo Stato romeno prova spesse volte oggi che il rapporto con la Chiesa Ortodossa Romena – che è in maggioranza – da principi politici che venivano praticati nel nostro paese durante il periodo comunista e che ancora oggi influenza il pensiero politico romeno. L’obiettivo dello studio è principalmente quello di fornire ai professionisti delle teorie già discusse ma anche le più recenti, a sostegno di un nuovo dibattito sulle relazioni tra Chiesa e Stato che consideriamo sia necessario, nell’interesse della nostra Chiesa. L’attuale stato romeno non ha nessun interesse ad armonizzare le sue relazioni con la Chiesa Ortodossa da molti punti di vista, sia per eredità ideologica comunista, sia a causa dell’integrazione della Romania nell’UE, sia per mancanza di una minima istruzione teologica. The participation at this academic event was sponsored by the Romanian National Agency for Communitary Programmes in Education and Professional Training (ANPCDEFP), through the Grundtvig Programme. 1 Cfr. Marcu XII; 17 1 2 Gelu Călina Nella storia dei rapporti tra Chiesa e Stato si sono stati registrati abbastanza molti eccessi da entrambe le parti, come faremo vedere che è accaduto nell’Europa occidentale dopo il 1054 quando la Chiesa Romana è interferita negli affari interni di Stati occidentali, ma anche nell’Oriente cristiano, ma in un modo diverso, come si vedrà. Sono sempre stati e tuttora sono molto frequenti i momenti in cui la Chiesa e lo stato si sovrappongono i loro interessi, o quando interagiscono, anche se le due entità sono diverse, distinte. E siccome la gente ha sempre delle opinioni diverse, l’equilibrio dei rapporti tra Stato e Chiesa è stata sempre in pericolo, sia quando i cristiani erano perseguitati, sia quando, ad un certo punto, un cristiano appartenente alle strutture rappresentative della Chiesa è entrato in disaccordo con la politica ufficiale di uno Stato. Tuttavia, non è per tutti i cristiani che possano influenzare in modo forte l’equilibrio delle relazioni tra stato e Chiesa, ma solo per quelli che appartengono alle funzioni principali della Chiesa e ai leader cristiani; specialmente i santi sono stati quelli che hanno influenzato da questo punto di vista la vita ecclesiastica. La controversia tra Stato e Chiesa ci presenta il seguente dilemma: ha il prete o non ha la giurisdizione su ciò che è chiamato in linguaggio moderno spazio politico; e reciprocamente, se lo Stato ha giurisdizione o no su qualsiasi aspetto della vita ecclesiale. La Costituzione teandrica2 della Chiesa fu dapprima un ostacolo per i Romani. La dominazione dei Romani fu basata su un culto imperiale, che è stato un modo di religione civica. La società cristiana, cioè la Chiesa, è la comunità di quelli che credono in Gesù Cristo, Figlio di Dio, che ricollega l’uomo con Dio Padre. L’unità dei cristiani è data dalla nostra fede nella Santa Trinità e dal sacramento del Battesimo, attraverso cui siamo diventati figli della grazia di Dio. La Chiesa ha persino dalla Pentecoste le sue leggi, una struttura chiara e un insegnamento deificatorio-rivelato; Essa è universale ed è il Corpo misterioso di Gesù Cristo, il capo della Chiesa. Lo stato è fondato su un sistema di leggi umane e si basa sulla sottoposizione dei suoi membri (cittadini). Questa costruzione politica è mantenuta attraverso la forza. In confronto con la costituzione dello Stato ed escludendo la forza fisica, la Chiesa ha un diverso tipo di struttura interna, avendo Lui come leader e Capo il nostro Redentore Gesù Cristo. Lo Spirito Santo organizza la vita della Chiesa “diversamente” da come la può fare la gente; la Chiesa è il Corpo misterioso di Cristo. Il Cristianesimo ha influenzato l’Impero romano in modo sostanziale e con il decreto di Costantino il Grande di fermare la persecuzione dei cristiani si apre la strada di una sintesi unica tra la dottrina della Chiesa e il diritto romano. Anche prima della tragica rottura del corpo ecclesiastico nel 1054 coesistevano all’interno del grande impero romano due modelli diversi di trattamento dei rapporti della Chiesa con lo Stato. Una delle numerose conseguenze negative di questa azione che è durata molti secoli è la persa della sinodalità come unico modo di dirigere la Chiesa. Grande Scisma Fino al grande Scisma, nell’ Europa orientale è soprattutto nel Bisanzio si è sviluppato un altro tipo di rapporto tra Stato e Chiesa. Anche se criticato (il cesaro-papismo), questo modello ha assicurato, durante il tempo, alla Chiesa Orientale un migliore rapporto con gli stati dallo spazio di influenza bizantina, tanto che oggi possiamo parlare di un modello post-bizantino. Lo scisma ha indebolito fortemente l’unità dei cristiani e implicitamente il loro potere di influenzare gli stati e quindi la conciliarità – come unico modo di dirigere nella Chiesa - avrebbe potuto mantenere meglio un equilibrio in questi difficili rapporti con lo Stato e soprattutto non avrebbe raggiunto gli eccessi avvenuti nella parte Occidentale, sia che ricordiamo o il dominio romano, sia che si tratta di una nuova prospettiva, quella protestante, nei rapporti con lo Stato. A poco a poco, alla fine del Medioevo, gli Stati hanno riconquistato il loro “potere” di dominazione e controllo sopra gli interessi legittimi della Chiesa, così che oggi troviamo un forte processo di secolarizzazione, sostenuto dalla grande maggioranza degli Stati del mondo; tuttavia, molti stati sono consapevoli dell’importanza e del ruolo fondamentale del Cristianesimo - cioè la Chiesa – per l’umanità e ci sono molte voci che sperano in una collaborazione tra la Chiesa e i politici. 2 Cf. Pr. Dr. Dorel Pogan, Biserica úi mântuirea credincioúilor. ConstituĠia teandrică a Bisericii, Arad, 1998, p. 45 La Politica Ecclesiastica – Un Concetto Bizantino 3 Dopo il 1054 il papato è rafforzato e in Occidente si cristallizzerà un modello delle relazioni con i paesi dell’Europa occidentale basato sull’autorità e sul dominio (chiamato la teocrazia pontificia)3. Questo modello è stato la base per il futuro “Stato Pontificio”. Lo Stato bizantino rimase fedele alla Sacra Tradizione fino alla caduta sotto il dominio ottomano; il modo in cui i Bizantini hanno capito a collaborare con la Chiesa Orientale è ancora oggi una fonte esaurita per cercare soluzioni e rimedi ai problemi dello Stato romeno di oggi. I Riformatori hanno dato alla luce il terzo tipo di rapporto tra Chiesa-Stato, essendo più vicini al modello cattolico, da cui si è distaccato solo quello bizantino. L’intromissione dello Stato a spiegare il messaggio del Vangelo è stato talvolta fatale, sia attraverso il sostegno dato alle eresie, sia attraverso il pericolo che la Chiesa sia identificata con una persona potente. Oggi siamo testimoni dell’onnipotenza dello Stato moderno che ha molti modi per mostrare la sua posizione dominante, che va dalla persecuzione all’indifferenza per la voce della Chiesa. Ci sono stati molti tentativi in entrambe le direzioni, anche prima della Riforma, e poi, quando il “potere” di influenza sopra i paesi europei della Chiesa romana è indebolito molto. Questo desiderio di sottomettere la Chiesa è stato gradualmente messo in opera, e oggi si assiste agli atti di “clemenza” dello Stato onnipotente, ma senza una guida morale cristiana che può quasi sempre attivare gli strumenti attraverso i quali domina tutto il campo sociale. Dopo l’anno 313, attraverso l’editto di Costantino il Grande, la Chiesa diventa una società più visibile e in continuo sviluppo, priva di persecuzione e meglio organizzata. Grazie al suo fondamento e alla sua struttura (divino-umana), la Chiesa ha il più forte autorità morale sulla terra. É solo alla Chiesa che Cristo ha affidato il potere di legare e separare qualsiasi cosa sulla terra è sciolto nei cieli. Questa è la più grande potenza che l’uomo può avere, in questo caso specialmente un sacerdote o un vescovo. Questo potere è più grande di un re o di un imperatore. Immediatamente dopo la Pentecoste, la Chiesa si è manifestata in un modo unico, distintivo e molto potente. Siamo d’accordo che la semplice “cristianizzazione dell’Impero Romano non ha semplificato i suoi rapporti con la Chiesa, ma le ha complicate”.4 Dopo l’editto dell’imperatore Costantino il Grande5, la Chiesa chiederà attraverso la sua voce e quelle dei capi dell’Impero di rispettare un certo numero di obblighi morali - cristiani. Ecco come si parla nell’editto di tolleranza, il decreto di Costantino il Grande: “ Noi, dunque Costantino Augusto e Licinio Augusto, essendoci incontrati proficuamente a Milano e avendo discusso tutti gli argomenti relativi alla pubblica utilità e sicurezza, fra le disposizioni che vedevamo utili a molte persone o da mettere in atto fra le prime, abbiamo posto queste concernenti il culto della divinità affinché sia consentito ai Cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che ciascuno crede, affinché la divinità che sta in cielo, qualunque essa sia, a noi e a tutti i nostri sudditi dia pace e prosperità”.6 Per quanto riguarda la restituzione dei beni della Chiesa confiscati, l’imperatore, scrive allo stesso Anulino: „Il nostro desiderio è che quando avrai ricevuto questa lettera, se uno dei beni che è appartenuto alla Chiesa universale dei Cristiani in qualsiasi città o in altre parti, comanda che siano ritornate subito alla stessa Chiesa.7“. Sarà sempre l’Imperatore Costantino ad esonerare i clerici “da tutti i debiti pubblici8“. In questa epoca la chiesa è stata protetta, ma anche un po’ tutelata dal punto di vista amministrativo. Il Codice Teodosio e il Codice di Giustiniano hanno creato una legislazione che ha messo le basi del diritto canonico della Chiesa Orientale. Giustiniano stesso era intervenuto sulla questione delle condizioni di accesso al rango di vescovo, nel problema dei debiti del clero, sullo stile di vita dei monaci, e nelle leggi emesse da lui, si prevedono delle pene temporali e spirituali per chi viola la legge. Pertanto, le autorità civili imperiali erano molto vicine a quelle ecclesiastiche per sostenere queste ultime. Lo Stato 3 Cf. Hélène Ahrweiller, Ideologia politică a Imperiului bizantin, trad. rom. Cristina Jinga, ed. Corint, Bucureúti, 2002, p. 123 4 Marcel Pacaut, op. cit., p. 18 5 Eusebiu de Cezareea, Scrieri. Partea I-a, Istoria bisericească. Martirii din Palestina, trad. de Pr. Prof. dr. T. Bodogae, în col. PSB, nr. 13, ed. IBM al BOR, Bucureúti, 1987, p. 380 6 Lattanzio, De mortibus persecutorum, capitolo XLVIII 7 Eusebiu de Cezareea, op. cit, p. 382 8 ibidem, p. 386 4 Gelu Călina (l’Impero) è il garante dell’ortodossia sin dai tempi di Costantino il Grande e darà delle leggi contro gli eretici. In questo senso, essi sono stati privati della loro chiesa, li fu vietata la possibilità di riunirsi per ragioni di culto, sono stati dichiarati non idonei (perché erano eretici) per le funzioni pubbliche e militari dell’Impero9; sono stati esclusi, esiliati dalle città e i loro beni sono stati confiscati. Sono stati considerati senza il diritto di fare testamento o di donare, e ricevevano pesanti ammende o, raramente, anche la morte. Le leggi contro gli eretici sono sempre rinnovate dagli imperatori fedeli soprattutto dopo i grandi concili ecumenici; per esempio, l’Imperatore Teodosio II ha dichiarato che coloro che sono seguaci di Nestorio non possono essere chiamati cristiani. La repressione contro gli eretici esercitato dal potere imperiale è stata eseguita nell’idea di salvare l’unità e la pace dell’impero. Giustiniano perseguita gli eretici maniheeni ed i montanisti dall’Asia Minore e gli chiede di convertirli; gli ariani sono privati della loro chiesa e le sinagoghe dei Samaritani considerati pagani vengono distrutte. Normalmente, piccoli disordini sono avvenuti, (nel 529 e 555) ma l’esercito imperiale fece delle vittime. Un altro modo di intervenire dell’imperatore nello spazio della Chiesa si è basato sulla stessa unità religiosa dell’impero, quando hanno imposto le forme dottrinali, sperando che così si porrebbe fine alla controversia e si ripristinerebbe l’unità. Loro non hanno preteso di aver definito l’insegnamento, ma hanno dato delle interpretazioni autorizzate dai consigli precedenti: atto politico in questo settore ha superato la giurisdizione imponente potere: in questo campo, l’atto politico ha eccesso la sua competenza, imponendo la forza. Per esempio Flavio Zenone nel 482, dà un editto dottrinale (Henotikon) costringendo i vescovi orientali a firmarlo, provocando così la reazione del Vescovo di Roma10. Giustiniano non ha esitato ad usare la forza contro i vescovi che non hanno voluto firmare i decreti dottrinali (ad esempio, Papa Vigilio, che è stato costretto a venire a Costantinopoli per condannare i “tre capitoli” - è stato arrestato per un tempo) o mandarli in l’esilio. Il ruolo degli imperatori11 nella Chiesa ha creato un comportamento che si è perpetuato nel Bisanzio e nei paesi di ispirazione post-bizantina (come in Romania). L’imperatore come soggetto della Chiesa in materia di fede e di condotta Cominciando da Costantino, l’impero e i cristiani sono molto vicini, l’imperatore affermando che ha un potere immenso da Gesù Cristo e che la Provvidenza ha voluto che l’imperatore diventi cristiano. Qui troviamo elencati i doveri degli imperatori bizantini nei confronti della Chiesa: a. b. c. d. e. ristabilire la fede ortodossa e sostenerla. imporla per l’unità dell’Impero come unica modalità. attaccare il cristianesimo era considerato un pericolo per lo stato romano. l’imperatore doveva difendere la Chiesa, all’interno che all’esterno, contro chiunque sia. l’imperatore può legiferare in materia ecclesiastica (Giustiniano nella Novella VI, esprimendo il suo diritto di difendere l’onore del clero). Tra i diritti dell’imperatore sopra la Chiesa, troviamo i seguenti:12 a. l’imperatore interviene nell’elaborazione della dottrina (Costantino, 325, Teodosio I, 380). b. Costantino ha pensato di essere pari agli Apostoli – ciò che giustifica la nostra affermazione. c. Nell’Oriente, la teoria dei due poteri che ha funzionato nell’Occidente non ha fatto radici. Cominciando dal sec. IV-V d.C., i cristiani hanno cercato di impedire qualsiasi manifestazione pubblica delle vecchie religioni pagane, chiudendo o distruggendo i luoghi di culto, o ridandole un’altro uso profano. In tal modo, alcuni imperatori ne hanno partecipato e hanno dato degli editti imperiali a 9 Pierre Maraval, Le christianisme de Constantin a la conquête arabe, PUF, Paris, 1997, p.26 Pierre Maraval, op. cit., p.27 11 ibidem, p.30 12 ibidem, p.31 10 La Politica Ecclesiastica – Un Concetto Bizantino 5 sostegno della Chiesa. 13. L’intervento degli imperatori nella crisi iconoclasta e le ingerenze imperiali come nella Chiesa d’Oriente proseguiranno per tutto il Medioevo, ma meno nel settore dei dogmi. L’editto di Giustiniano dell’anno 529 obbliga tutti i pagani a convertirsi, minacciando punizioni severe. In riferimento alla conversione forzata dei donatisti in Africa, Beato Agostino scrive: “Non si dovrebbe prendere in considerazione la costrizione in sé, ma dobbiamo pensare a ciò che essa cerca, se è per il bene o per il male14.” Gradualmente, le festività cristiane hanno sostituito quelle pagane. Le Chiese Ortodosse autocefali, dopo la caduta di Bisanzio, anche se indipendenti nella loro organizzazione interna, erano dipendenti dal potere politico, essendo legate agli interessi dello Stato.15 Il conflitto tra il Patriarca ecumenico Giovanni e Papa Gregorio Magno è stato causato dal titolo di Patriarca ecumenico. Il Papa registra in una lettera all’Imperatore bizantino Maurizio, nell’anno 595, che tutta la Chiesa è stata affidata da Cristo solo all’Apostolo Pietro, dunque, il Vescovo di Roma sarebbe il successore. Per sostenere la sua tesi citata dal Nuovo Testamento:16 Quand’ebbero fatto colazione, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami più di questi?» Egli rispose: «Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pasci i miei agnelli». (Giov. 21;15)”, „E anch’io ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte dell’Ades non la potranno vincere. (Mt. 16;18)”, „Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che legherai in terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai in terra sarà sciolto nei cieli». (Mt 16;19)”. Infatti, Papa Gregorio pensava così, conoscendo la situazione drammatica nell’Occidente, dove si sentiva la necessità di un forte centro politico e religioso al fine di evitare la segmentazione religiosa a causa della disgregazione politica dell’Impero di Romano d’Occidente. Nel 593, l’imperatore bizantino Maurizio (582-602) ha approvato una legge attraverso cui interdiva agli funzionari dello Stato di essere ricevuti nel clero, e agli soldati diventare monaci. Papa Gregorio non è d’accordo con il divieto per i soldati, ma tollera la decisione relativa ai funzionari, per non creare la confusione che i funzionari dello Stato sono al servizio della Chiesa. Per sostenere la sua opposizione, proclamò la teoria secondo cui l’imperatore ha il potere datogli da sopra perché il regno terrestre al servizio di quello celeste.17 Così, nella concezione di Gregorio, la Chiesa è indipendente, ma lo Stato non lo è, esso si ritiene considerato al servizio del bene. La sua teoria è in linea con quella del suo Gelasio. Sembra che Gregorio non credesse che l’Impero è soggetto alla Chiesa, cioè al papato, fatto per il quale questo Papa non è ulteriormente invocato a sostegno delle idee teocratiche. La concezione stoica di uno Stato con una finalità positiva è sottominata da Gregorio, il quale afferma che la volontà divina ha unto l’imperatore per aiutare il lavoro soprannaturale della Chiesa. Lo Stato in se non ha più sopporto e diventa, nel pensiero di Gregorio e dei discendenti della Sede di Roma, per secoli, dipendente della Chiesa – di quella romana. Poiché molti dei re barbari convertiti gli hanno catechizzati direttamente, i Papi sono riusciti a creare una sorta di rapporto esclusivo papa-re, che, nel tempo, è diventato comune a qualsiasi sovrano. E nella corte imperiale bizantina, i bambini dell’imperatore, sono stati allevati nella Chiesa, letteralmente e metaforicamente, dopo avergli fornito l’educazione attraverso i migliori teologi del tempo, e questa tradizione è stata presa anche da principi romeni, soprattutto dopo la caduta del Bisanzio, che è stato sempre circondato dai più grandi studiosi del tempo. La corrispondenza tra il papa ed i sovrani, i primi a chiedere loro di intervenire con il loro potere per eliminare i difetti nel seno del popolo, per ridurre le pratiche simoniache e di sostenere l’ordine e la giustizia cristiana. In questo modo di consigliare il re si è stabilita l’abitudine che qualsiasi sovrano di uno stato occidentale deve avere un rapporto diretto con il papa. Nel frattempo, questo tipo di rapporto si è incentrato quasi completamente sul rapporto tra la Chiesa Romana e gli stati occidentali attraverso la 13 ibidem, p.40 Pierre Maraval, op. cit., p. 43 15 Hyppolite Simon, Eglise et politique…, p.75 16 Cf. Biblia sau Sfânta Scriptură, tipărită cu binecuvântarea P.F. Sale Teoctist úi cu aprobarea Sfântului Sinod al Bisericii Ortodoxe Române, ed. Societatea Biblică Interconfesională din România, Bucureúti, 1988 17 Hélène Ahrweiller, Ideologia politică a Imperiului bizantin, ed. Corint, Bucureúti, 2002, p. 29 14 6 Gelu Călina pozione del pontefice “de jure” e “de facto”, l’unico “qualificato” a dirigere le relazioni con lo stato nella concezione teocratica occidentale.18 Nella concezione germanica della regalità, il re era un capo di guerra eletto dai capi accanto a cui governava. La tradizione della guerra aveva sviluppato il principio della giurisdizione pubblica, della pace e del potere di legiferare. L’unica legge era la forza della spada, senza un obiettivo nella definizione di uno stato stabile, capace di auto-governarsi. Il Cristianesimo occidentale cambierà l’ottica tedesca, dando l’idea di un re voluto da Dio e che doveva, secondo loro, servire gli interessi della Chiesa occidentale che gli conferiva l’unzione in sacris e dava la ricompensa della redenzione.19 A causa di un periodo di anarchia nell’Occidente, il potere pubblico dello Stato diminuisce e l’autorità della Chiesa Romana aumenta. I Visigoti s’installano in Spagna per un lungo tempo, e il re aveva un certo potere sui vescovi del suo territorio, in modo che, ad esempio, in quarantotto anni, il re ha convocato dieci volte il sinodo dei vescovi, per motivi diversi ed i vescovi „ne hanno approfittato, proclamando la superiorità del sacerdozio a dispetto della regalità”.20 Il re dei Visigoti, era ormai l’unico barbaro cristiano che era unto. La civiltà bizantina ha animato la fisionomia di una comunità21 di nazioni (serbi, russi, bulgari, macedoni, greci, romeni, ecc.) che hanno condiviso lo stesso patrimonio (la fede ortodossa, la cultura bizantina) e gli stessi valori (la morale cristiano-ortodossa, le istituzioni giuridiche e politiche e gli elementi di civiltà ereditati dall’Oriente). Costantinopoli era il centro spirituale del mondo bizantino – la capitale imperiale di oikoumene. Il Bisanzio è aumentato attraverso la sintesi dei seguenti elementi: a. l’eredità politica e giuridica romana; b. La tradizione della cultura greca classica (l’ellenismo classico); c. La religione cristiana basata sulla tradizione patristica greca; L’attestazione dell’altezza spirituale e politica della civiltà bizantina si è fatta indirettamente attraverso la sua espansione nell’Europa orientale, nell’Asia Minore, nel bacino del Mediterraneo, ecc. Le istituzioni politico - giuridiche bizantine22 e la fede cristiana ortodossa avevano contribuito a rafforzare, sviluppare e alla formazione23 di certe culture nazionali nell’Europa orientale. I due elementi menzionati qui sono in realtà elementi di unità e di forza che hanno avuto il ruolo dominante nell’espansione di questa civiltà unica nella storia; però quello che è stato, a nostro avviso, l’elemento che ha nutrito permanentemente l’immaginazione dei Bizantini e la loro forza organizzativa, è stata la fede ortodossa che è ed è sempre stato un fermento che apre la mente e il cuore della gente verso Dio, verso la città eterna, ma anche verso i nostri prossimi, facendo invertire il rapporto di dominanza tra le persone nella società con un rapporto basato sull’amore di Dio e del nostro prossimo, sostituendo, così, la forza con l’amore cristiano. Il modello bizantino è uno aperto e non chiuso, anche se ha indossato il vessillo della fede ortodossa, tuttavia, non cercava di imporsi sulle basi della religione; egli mostra i risultati dell’azione umana basata sull’accordo tra la fede ortodossa ed i mezzi adoperati, perché ora gli scopi degli Bizantini erano per primo difendere l’Ortodossia e solo poi era il turno degli altri bisogni umani. Tale cambiamento si è potuto produrre solo sotto la spinta della Chiesa; i Bizantini stavano sempre cercando di ‘leggere’ nelle loro azioni, il consenso di Dio prima di procedere al lavoro. 18 Hélène Ahrweiller, op. cit., p. 31 Marcel Pacaut, La Théocratie. L’Eglise et le Pouvoir au Moyen Age, p. 31 20 ibidem, p. 32 21 Il Sintagma „The Commonwealth Byzantine”, cioè una communione di stati úi nazioni, proposta dallo storico Dimitri Obolensky (in Un commonwealth medieval: BizanĠul. Europa de Răsărit, 500-1453, trad. in romeno Claudia Dumitriu, ed. Corint, Bucureúti, 2002) è legitima e si iscrive nella stessa linea con quella di „BizanĠ după BizanĠ (Bisanzio dopo Bisanzio)” di Nicolae Iorga. 22 Ecclesia vivit sub jure romano 23 Nicolae ùerban-Tanaúoca, PostfaĠă, Dimitri Obolensky, Un commonwealth medieval: BizanĠul. Europa de Răsărit, 500-1453, ed. Corint, Bucureúti, 2002, p. 523 19 La Politica Ecclesiastica – Un Concetto Bizantino 7 I due principati romeni - quando hanno deciso di spostare la loro organizzazione religiosa (1359, 1401) sotto la giurisdizione di Costantinopoli - hanno acquisito immediatamente uno statuto internazionale24 derivato in gran parte dalla stessa testimonianza di fede, ma anche dalla “protezione” politica bizantina. Anche nella Serbia, il rapporto tra Stato e Chiesa nel Medioevo era molto stretto. “Il mondo Bizantino” includeva la città di Costantinopoli, più tutte le nazioni che erano sotto l’egemonia bizantina. Il modello cristiano Bizantino ha dato al mondo bizantino le sue caratteristiche tipiche, ascetiche e spirituali, ma anche organizzative. References 1. Biblia sau Sfânta Scriptură, tipărită cu binecuvântarea P.F. Sale Teoctist úi cu aprobarea Sfântului Sinod al Bisericii Ortodoxe Române, ed. Societatea Biblică Interconfesională din România, Bucureúti, 1988. 2. AhrWeiller, Hélène, Ideologia politică a Imperiului bizantin, trad. rom. Cristina Jinga, ed. Corint, Bucureúti, 2002. 3. Eusebiu De Cezareea, Scrieri. Partea I, Istoria bisericească. Martirii din Palestina, trad. de Pr. Prof. dr. T. Bodogae, în col. PSB, nr. 13, ed. IBM al BOR, Bucureúti, 1987. 4. Lattanzio, Come muoiono i persecutori, capitolo XLVIII Citta nuova, Roma, 2005. 5. Maraval, Pierre, Le christianisme de Constantin a la conquête arabe, PUF, Paris, 1997. 6. Pacaut, Marcel, La Théocratie. L’Eglise et le Pouvoir au Moyen Age, (Collection historique, sous la direction de P. Lemerle) Aubier, Paris, 1957. 7. Pogan, Dorel, Biserica úi mântuirea credincioúilor. ConstituĠia teandrică a Bisericii, Arad, 1998. 8. Simon, Hyppolite, Eglise et politique, Centurion, La Croix, Editions Paulines, Paris, 1990. 9. Tanaúoca, Nicolae ùerban, PostfaĠă, la Dimitri Obolensky, Un commonwealth medieval: BizanĠul. Europa de Răsărit, 500-1453, ed. Corint, Bucureúti, 2002. 24 Dimitri Obolensky, Un commonwealth medieval: BizanĠul. Europa de Răsărit, 500-1453, p. 285