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IL NON­SENSO DELLA VITA
di Piergiorgio Odifreddi
18 NOV
2012
Dieci volte peggio dei nazisti
24
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Uno dei crimini più efferati dell’occupazione nazista in Italia fu la strage delle Fosse Ardeatine. Il 24
maggio 1944 i tedeschi “giustiziarono”, secondo il loro rudimentale concetto di giustizia, 335 italiani in
rappresaglia per l’attentato di via Rasella compiuto dalla resistenza partigiana il 23 maggio, nel quale
avevano perso la vita 32 militari delle truppe di occupazione.
A istituire la versione moderna della “legge del taglione”, che sostituiva la proporzione uno a uno del
motto “occhio per occhio, dente per dente” con una proporzione di dieci a uno, fu Hitler in persona. Il
feldmaresciallo Albert Kesserling trasmise l’ordine a Herbert Kapper, l’ufficiale delle SS che si era già
messo in luce l’anno prima, nell’ottobre del 1943, con il rastrellamento del ghetto di Roma. E
quest’ultimo lo eseguì con un eccesso di zelo, aggiungendo di sua sponte 15 vittime al numero di 320
stabilito dal führer.
Dopo la guerra Kesserling fu condannato a morte per l’eccidio, ma la pena fu commutata in ergastolo e
scontata fino al 1952, quando il detenuto fu scarcerato per “motivi di salute” (tra virgolette, perché
sopravvisse altri otto anni). Anche Kappler e il suo aiutante Eric Priebke furono condannati all’ergastolo.
Il primo riuscì a evadere nel 1977, e morì pochi mesi dopo in Germania. Il secondo, catturato ed
estradato solo nel 1995 in Argentina, è tuttora detenuto in semilibertà a Roma, nonostante sia ormai
quasi centenario.
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Dieci volte peggio dei nazisti
In questi giorni si sta compiendo in Israele l’ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine.
Con la scusa di contrastare gli “atti terroristici” della resistenza palestinese contro gli occupanti
israeliani, il governo Netanyau sta bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con
decine di migliaia di truppe. Il che d’altronde aveva già minacciato e deciso di fare a freddo, per punire
l’Autorità Nazionale Palestinese di un crimine terribile: aver chiesto alle Nazioni Unite di esservi
ammessa come membro osservatore!
Cosa succederà durante l’invasione, è facilmente prevedibile. Durante l’operazione Piombo Fuso di fine
2008 e inizio 2009, infatti, compiuta con le stesse scuse e gli stessi fini, sono stati uccisi almeno 1400
palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15 morti israeliani provocati in otto anni
(!) dai razzi di Hamas. Un rapporto di circa cento a uno, dunque: dieci volte superiore a quello della
strage delle Fosse Ardeatine.
Naturalmente, l’eccidio di quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e dall’esercito di
occupazione israeliani nei territori palestinesi. Ma a far condannare all’ergastolo Kesserling, Kappler e
Priebke ne è bastato uno solo, e molto meno efferato: a quando dunque un tribunale internazionale per
processare e condannare anche Netanyau e i suoi generali?
Filosofia del giornalismo
Grillo e i suoi “dummies”
Un 2 novembre
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novembre 2012
Scritto in Senza categoria | 83 Commenti »
ottobre 2012
83 COMMENTI
settembre 2012
agosto 2012
giuseppe.piacesi 18 novembre 2012 alle 19:19
Dimenticavo: allora, abbasso i comunisti che mangiano i bambini … mmm…
giuseppe.piacesi 18 novembre 2012 alle 19:24
missili antipetardi: però … cosa sa fare la moderna tecnologia !!
alberto_forte 18 novembre 2012 alle 19:25
@odifreddi:
non ho ben capito se lei considera quella dei ‘parassiti’ l’unica categoria per la quale possa apparire
conveniente vivere in un paese occidentale. Capisco che faccia anche comodo ai suoi argomenti
distinguere (e, dunque, evitare di rispondere) fra le varie possibili categorie (mendicante, operaio,
luglio 2012
giugno 2012
maggio 2012
aprile 2012
marzo 2012
febbraio 2012
gennaio 2012
professore, parassita…) per stabilire quale dei sistemi sia preferibile; pero’ lei in una piu’ o meno
precisa categoria sociale magari con un piccolo sforzo o per esclusione riuscira’ pure a collocarcisi…o
no? Ed ecco quindi che la domanda da vaga diventa precisa: lei, Odifreddi, dove preferisce vivere?
dicembre 2011
giuseppe.piacesi 18 novembre 2012 alle 19:30
ottobre 2011
gli israeliani ammazzano i bambini senza mangiarseli,mentre i comunisti se li mangiano … vivi?
Mah! Mi sto rendendo conto d’averla scampata bella: dal non aver fatto una brutta fine…già da
bambino,dico. settembre 2011
giuseppe.piacesi 18 novembre 2012 alle 19:33
luglio 2011
I giornalisti delle varie partigianerie sembrano avere un “debole” per i bimbi mangiati vivi o morti
ammazzati …mmm…
giugno 2011
novembre 2011
agosto 2011
maggio 2011
giuseppe.piacesi 18 novembre 2012 alle 19:43
aprile 2011
La bibbia aveva torto: gli israeliani , stanchi della promessa, mai mantenuta,se la sono presa da soli
…la terra.
Peccato che fosse una terra già abitata da altri,quelle che si sono presa.
Della serie : tutti hanno diritto ad un tetto sulla testa … e ,qualche volta, pure ad un missile/petardo o
bomba.
Dipende dai punti di vista … qualitativi, prima, e quantitativi, poi.
marzo 2011
febbraio 2011
gennaio 2011
dicembre 2010
andrea21100 18 novembre 2012 alle 19:46
Odifreddi ha postato un link, l’ho letto, “naturalmente” l’articolo :
una storiella ebraica,
di un tale che continuava a chiedere a Dio
di fargli vincere la lotteria, finché un
giorno sentì una voce tuonare dal cielo:
«Lo potrei anche fare, ma tu aiutami.
Compra un biglietto!». uahahahah
novembre 2010
, e ho copiato questo per chi si fosse perso
ottobre 2010
settembre 2010
agosto 2010
GLI ALTRI BLOG
salvum 18 novembre 2012 alle 19:49
Percentualmente
Qualche tipo di lotteria è meglio non vincerla e non comprare biglietti..
di Rosaria Amato
salvum 18 novembre 2012 alle 19:54
Penso che se dovessimo avere a che fare con popoli extraterrestri, converrebbe dialogare, o meglio
scambiare
nozioni, usando la musica.
La musica è matematica, frattali e altre cosette che capirebbero molto bene.
Standard… (livello)
salvum 18 novembre 2012 alle 20:00
Il problema non è vedere un ufo, ma eventualmente, senza provare spavento per eventuali intenzioni
sfavorevoli,
riuscire a capire come si può realizzare un oggetto volante che sfida le leggi della natura che noi
conosciamo.
Non sarebbe traumatico per noi sapere tali cose, e nello stesso tempo concludere di poter viaggiare
negli spazi
per raggiungere distanze impensabili, e quindi di conoscere altre civiltà.
Ma anche in tal senso, prudenza…
carlobasso1 18 novembre 2012 alle 20:05
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83
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Politica Pop
Ma se Israele vuole solo la pace e ha costruito in grande segreto l’arsenale atomico solo come
deterrente contro i paesi arabi, perché si è dotato anche delle bombe all’idrogeno?
­
carlo basso
di Marco Bracconi
salvum 18 novembre 2012 alle 20:06
Asiaticom
Avremmo paura di non capire la potenza tecnologica del nostro interlocutore..
E anche della loro morale.
Ma in fondo, quando mai uno va in giro per l’universo a distruggere altre civilta?
Infatti chi dice che così come vengono loro non possano tornare alle loro case?
Quale valore per noi impadronirci di tecnologie di migliai di anni più avanti?
Saremmo delle creature culturalmente traviate.
giuseppe.piacesi 18 novembre 2012 alle 20:11
Almeno hitler fu subito chiaro su ciò che ebbe in mente di fare,che quasi gli riusci nei fatti e fortunato
quel … “quasi”.
Gli israeleiani/palestinesi, invece…non si sa bene,nonostante la loro operosità,già in atto da tre
generazioni circa,che cosa avessero avuto in testa nè che cosa abbiano in testa di fare.Le loro
tifoserie,quelle più accese,al contrario,già lo sanno.Che si tratti di conquistare i territori,più o meno
altrui,quelli delle loro zone,s’è capito,ma non sono solo i territori: là è una questione pure biblica e
coranica.
Mosè,e compagnia,contro Maometto, sotto gli occhi,in lacrime, di papà (accento sulla “a”) Abramo
e,per una volta tanto,Cristo non c’entra, pur risiedendo,anche lui, da quelle parti.
Figuriamoci ciò che potrebbe accadere se,pure lui,Cristo,un bel giorno,ci si mettesse di mezzo. COMMENTI
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tony_montana_ii 18 novembre 2012 alle 20:54
Quando un conflitto dura più di 60 anni non è difficile trovare torti e ragioni da una parte e dall’altra.
Pertanto credo che una visione manichea sia oltre che insostenibile dal punto di vista logico, anche
controproducente, perché tende, alla fine, ad alimentare le opposte frange estremiste che hanno come
unico obiettivo l’abbattimento e l’annientamento dell’altro.
Una soluzione univoca non c’è (d’altronde neanche una generica equazione di secondo grado ha una
sola soluzione, figuriamoci problemi complessi). Soprattutto non c’è una soluzione che possa mettere
d’accordo tutti.
C’è chi dice che non sono le questione etniche e religiose il cuore del problema. Tuttavia, quando nel
2000, a Camp David s’era ad un passo decisivo verso la pace, non si trovò nessun accordo proprio sul
ritorno dei rifugiati e sulla questione di Gerusalemme. Proprio, quindi, su questioni etniche e religiose.
A mio avviso all’epoca Arafat e Barak sbagliarono ad accusarsi reciprocamente e soprattutto Arafat
sbagliò nel non accettare quegli accordi come primo e decisivo passo verso la pace. E’ vero che gli
israeliani non furono affatto di manica larga nelle loro concessioni ma anche se non è bello parlare in
termini di forza, escludere tale componente dal discorso è pura irrazionalità. Questo è anche il motivo,
a mio avviso, per cui Israele è storicamente più colpevole. Dal 1967 in poi, Israele è stata militarmente
e politicamente superiore e spesso molti leader hanno scambiato la potenza per prepotenza. Tuttavia,
se Atene piange Sparta non ride. Infatti, il mancato accordo di Camp David segnò praticamente la fine
di Fatah e l’ascesa di Hamas, favorita anche dalla frustrazione palestinese per l’elevata corruzione
all’interno di Fatah, con una specie di silenziosa guerra civile tra palestinesi, in cui però gli israeliani
hanno avuto la loro parte, visto che tuttora si rifiutano di accettare un accordo tra le opposte fazioni,
visto che vedono (e non senza ragioni) Hamas come una vera e propria minaccia nei loro confronti.
Tuttavia, è inevitabile che un popolo come quello palestinese, che ha una leadership altamente
corrotta e frazionata in fazioni belligeranti le cui uniche preoccupazioni sembrano quelle di far
continuare il lucrativo (per loro) conflitto con Israele, è destinato a diventare sempre più deboli. Per
questo, a mio avviso, è imprescindibile sia da parte palestinese sia da parte israeliana, sistemare la
questione della leadership palestinese. E che tale strada passi per la distruzione di Hamas è
inevitabile (e sinceramente, ogni qual volta un attacco israeliano colpisce uno dei capi di Hamas, io
non nascondo la mia totale approvazione).
Da canto loro, gli israeliani devono pur terminare la loro politica di nuove costruzioni nel West Bank e
sarebbe ora che Obama non solo dicesse questo ma si mobilitasse davvero affinché ciò avvenga.
Ogni nuova costruzione israeliana nel West Bank viene vista (giustamente) come un tentativo
colonizzatore da parte palestinese.
Quindi, se vogliamo davvero parlare di pace in questi brutti frangenti, bisogna a mio avviso mettere sul
tavolo le vere problematiche: leadership palestinese e insediamenti israeliani. Se si riesce a trovare
una qualche soluzione di minimo in questi due problemi, gli spiragli per la pace possono tornare ad
aprirsi. Altrimenti, si continuerà con il conflitto ed è inevitabile che chi ha armi e mezzi superiori
infligge più danni agli altri.
PS (@Odifreddi):
detta brutalmente, io preferirei vivere in un paese che soddisfi tutti i bisogni di tutti.
Nel suo paese, io già mi prenoto per una villa di 1000mq con piscina olimpionica e pista per elicottero
annesse. Ne ho davvero bisogno!
Rimbalzi
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Noi&Voi
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Estremo Occidente
monotonia 18 novembre 2012 alle 22:20
di Federico Rampini
I bisogni, non gli stravizi.
A meno che non si sia presa per seria la battuta di Wilde “nulla è più indispensabile del superfluo”…
Wwwomen
don_giorgione 18 novembre 2012 alle 22:54
di Cinzia Sasso
Orient­Tales
ovviamente non ci sarà mai pace fino a che il premio nobel per la pace dice ” Israel has ‘every right’ to
defend itself from Gaza missile attacks” e “We Are Fully Supportive of Israel’s Right to Defend Itself”.
Se continuano così quelli di stoccolma, il prossimo premio della pace potrebbero darlo seriamente a
priebke
di Fabio Scuto
giuseppe.piacesi 18 novembre 2012 alle 23:02
Mediterraneo
Io la vedrei brutta,ma prprio brutta,quando,tra qualche annetto,pochi anni,i nemici di israele,se ancora
industrializzati/industrializzabili,avranno preso confidenza con le armi nucleari: lì,nel nome di
maometto o/e di mosè, la guerra potrebbe essere alla sua fine … e pure a quella nostra : tocchiamoci
e contiamo fino a 13.
Piergiorgio Odifreddi 18 novembre 2012 alle 23:08
caro tony_montana_ii,
non so se lei ha letto il libro di jimmy carter “palestine: peace not apartheid”. difficilmente si può
accusare carter di non conoscere il problema, o di affrontarlo in maniera manichea, o di essere dalla
parte dei palestinesi. eppure, a proposito dei mancati accordi tra arafat e barak, dice esplicitamente
che arafat non poteva firmarli, perché benché fossero stati presentati al mondo intero come
un’occasione mancata, in realtà erano una proposta inaccettabile. e dunque inaccettata. temo che
in occidente la propaganda israeliana e statunitense ci abbia condizionato parecchio, su cosa sia
una “buona offerta” per i palestinesi. ma basta andare in israele, e anche solo andare nei territori
occupati, per accorgersi che carter non ha scelto a caso la parola “apartheid” da mettere nel titolo
del suo libro.
Fotocrazia
di Michele Smargiassi
di Alberto Stabile
PNR Presi nella rete
di Riccardo Staglianò
In un altro paese
di Alexander Stille
Ritagli
di Concetto Vecchio
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di Andrea Visconti
Scene Digitali
di Vittorio Zambardino
Tempo Reale il blog del direttore
di Vittorio Zucconi
ps. naturalmente, la frase sul “paese che soddisfi tutti i bisogni di tutti” era la premessa di un
ragionamento per assurdo, che poi cercava di distinguere tra alcuni bisogni di qualcuno.
Piergiorgio Odifreddi 18 novembre 2012 alle 23:14
caro alberto_forte,
capisco benissimo, ovviamente, il senso della sua domanda su dove IO preferirei vivere. ma non
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credo sia rilevante: ad esempio, se io fossi un mafioso, magari preferirei vivere in sicilia, ma questo
non sarebbe un motivo per dedurre che allora la sicilia è la regione italiana dove si vive meglio
(sperando che i siciliani non si offendano per l’esempio, ovviamente paradossale).
ciò detto, se vuole veramente la mia irrilevante ma sincera opinione, se io dovessi scegliere dove
andare a vivere, probabilmente sceglierei qualche stato dell’india. del nord, possibilmente. ma
questo è solo perché il mio “cuore” batte lì. ci sono stato una dozzina di volte, più che in qualunque
altra parte del mondo, e la trovo più interessante e reale degli stati uniti d’america o degli stati
disuniti d’europa. anche in russia e in cina ci sono stato a lungo, rispettivamente due anni e un
anno, ma nessuno dei due paesi mi attirerebbe per viverci. soprattutto ora. anche per problemi di
lingua, più in cina che in russia, ma non solo.
maxpitone01 18 novembre 2012 alle 23:54
Caro Professore, condivido appieno i suoi giudizi e apprezzo soprattutto il suo coraggio: ormai tutto ciò
che ha a che fare con israele e gli ebrei è diventato una materia intrattabile. Chiunque si azzardi a dire
qualsiasi cosa che non siano le solite espressioni di solidarietà a prescindere per il popolo ebraico e
per il suo recente passato, viene scomunicato e ostracizzato come antisemita.
Ho avuto modo di studiare e lavorare parecchio nel mondo americano e anglosassone. ogni opinione,
anche le più estreme, anche quelle ‘comunisteggianti’, erano tollerate e rispettate, ma se uno si
azzardava a muovere critiche allo stato di israele, o a denunciare lo strapotere delle lobby ebraiche
negli stati uniti, rischiava di essere emarginato, quando non di perdere il lavoro. Cosa successa a
molti, a tutti i livelli. una curiosità (sincera). quando insegnava a Cornell, certe cose le avrebbe potute
scrivere ? avrebbe potuto discutere con i suoi colleghi usando espressioni come ‘dieci volte peggio dei
nazisti’?
don_giorgione 19 novembre 2012 alle 00:29
odifreddi,
mi piacerebbe sapere cosa intende quando dice che il suo cuore batte lì. Visto che ha dimostrato di
avere pure una discreta conoscenza del buddismo tibetano e di aver dialogato con il dalai lama,
saranno mica delle istanze religiose ad averla fatta innamorare di quei posti là, vero?
tony_montana_ii 19 novembre 2012 alle 00:42
@Odifreddi
Sarei disposto ad accettare l’accusa di apartheid ad Israele, se però si facesse altrettanto nei confronti
dei paesi a maggioranza araba limitrofi, e di come loro trattano le loro minoranze palestinesi. Le posso
dire che a differenza degli arabi di cittadinanza israeliana che godono degli stessi diritti e doveri di un
israeliano qualsiasi, ad un palestinese che sia rifugiato o che semplicemente si trova a vivere ad
esempio in Libano (in Giordania la situazione è molto simile, se non peggiore per certi aspetti) ha il
seguente trattamento:
­ proibito lavorare all’interno di qualsiasi organizzazione pubblica: scuola, sanità, porti e aereoporti
­ possono lavorare solo nel settore privato, dove è prassi consolidata la loro discriminazione in termini
di salari e garanzie lavorative: nessuna copertura sanitaria (il Fondo di Sicurezza Nazionale non
accetta registrazioni da parte di rifugiati palestinesi ad esempio, il che implica soltanto ospedali privati,
molto costosi), nessuna copertura pensionistica (e chiaramente nessun contributo dato in mano al
lavoratore per risarcimento).
­ nessun diritto di proprietà, né di terre né di abitazioni. Figli di palestinesi che hanno case in Libano
prima dell’ondata di rifugiati non possono più ricevere in eredità gli appartamenti dai loro genitori.
­ nessun diritto civile e di rappresentanza nelle istituzioni.
­ nessuna possibilità di accesso alla cittadinanza libanese.
E sto parlando solo del Libano, mi taccio su paesi come il Kuwait e il Bahrein e come trattano loro le
minoranze palestinesi. C’è molta ipocrisia nel mondo arabo su questo punto. E se lei dice che io sono
schiavo della propaganda israelo­americana, lei è schiavo di altre propagande mi sembra.
Sinceramente se fossi un palestinese non vedrei questa grande differenza tra il vivere a Gaza o vivere
in un accampamento di rifugiati in Libano o in Giordania. Anche lì, periodicamente, ci sono massacri di
civili, con la differenza che a Gaza ci sarebbe pure uno straccio di Autorità Palestinese a dovermi
rappresentare. Paradossalmente se fossi un palestinese, visto che si parlava di dove si preferisce
vivere, sceglierei di vivere in Israele e non in Libano o in Giordania e men che meno sotto l’Autorità
Palestinese, visto quello che combinano i suoi leader. In Israele nessuno mi caccerebbe da un
ospedale pubblico perché palestinese.
Il problema, ripeto, risiede anche e soprattutto nella leadership palestinese (più, gli insediamenti
israeliani che devono cessare!).
salvum 19 novembre 2012 alle 00:42
Pensierino della sera inoltrata…
Senza un Dio chiunque può fondare altri pensieri..
(ovviamente nessuno di noi è in causa)
giuseppe.piacesi 19 novembre 2012 alle 00:45
@Piergiorgio Odifreddi18 novembre 2012 alle 23:14
Ma dai…lei sta benone qui in Italia dove nessuno la tocca e dove può parlare e scrivere senza i rischi
che troverebbe in cina,in russia,mentre in india,alla lunga,potrebbe capitarle di dover badare alla
vacche sacre o di dire qualcosa contro queste o contro le altre correnti religiose o di dover fare il
bagno nel gange,dove le ruberebbero i vestiti, con ciò che c’è dentro, e/o di finire sotto
processo,scomodando poi la farnesina,e le scarse finanze italiane, per poi finire come i nostri due
marò. Qui da noi,al massimo, si buscherebbe un “asino d’oro” come simbolo nato da qualche invidia
Società soggetta all’attività di direzione e coordinamento di CIR
SpA
accademica, per buttarlo giù da qualche suo “piedistallo” involontario, come quello della notorietà
meritata; invidia strumentalizzata dalla categoria dei credenti religiosi, accademici pure quelli e con
qualche fanatismo addosso. Ma che india…d’egitto:
lì ,nel caos,non sarebbero in grado neppure di curarlo in caso di malattia,con i dovuti scongiuri, o
potrebbero curarlo con qualche intruglio sperimentale o tradizionale ,con sieri di serpenti, approntato da
qualche monaco.
Ma che india … d’egitto!
desivo01 19 novembre 2012 alle 00:49
Senza il fanatismo di Thomas Edward Lawrence, oggi non avremmo avuto una questione medio­
orientale, perchè nel 1916 non esisteva un popolo palestinese, nè come Stato nè come etnia. Quello
palestinese non è affatto un antico popolo, come si tende a far credere. I palestinesi si sono scoperti
un’etnia dopo la guerra dei sei giorni nel 1967, grazie anche a quell’impostore di Arafat, che giocava a
fare il guerrigliero palestinese, nonostante fosse nato e cresciuto in Egitto.
Nè d’altronde esistevano in Medio Oriente gli stati così come li conosciamo oggi. Erano terre soggette
all’impero Ottomano, e sulle quali dopo la sconfitta di quest’ultimo ad opera Lawrence, che guidò la
Rivolta Araba (con l’appoggio delle forze inglesi), ci fu una sorta di protettorato anglo­francese.
salvum 19 novembre 2012 alle 00:54
Nemmeno l’Italia esisteva prima dell’unificazione.
giuseppe.piacesi 19 novembre 2012 alle 01:04
conquiste territoriali per l’allargamento del territorio necessario ad israele per divenire una grande
nazione; conseguenti interessieconomici e finanziari legati alle nuove urbanizzazioni sui territori
conquistati; odii di tipo religioso e razziale contro il mondo islamico contaccambiati,con maggior
impeto ideologico,da questo,assieme alla sua necessità/orgoglio di difendere i propri territori
dall’invasione materiale e religiosa da parte degl’ “infedeli”; soddisfacente avamposto dell’occidente sul
mondo arabo,ricco di petrolio ed altro,per cui israele viene protettodall’occidente nella sua integralità e
difeso dagli attacchi armati islamici, se questi dovessero diventare pericolosi.
Con questi presupposti… come si potrebbe pensare alla pace duratura e soddisfacente?
E’ un ossimoro,come s’usa dire.
desivo01 19 novembre 2012 alle 01:09
@ salvum
Ma esisteva il popolo italiano, tant’è che parlava un’unica lingua ed aveva una terra dai confini ben
definiti: nei fatti l’Italia era una Confederazione di Stati! Comunque in quelle terre che oggi i cosiddetti
palestinesi rivendicano come proprie ci sono stati sempre degli insediamenti ebraici.
tony_montana_ii 19 novembre 2012 alle 01:10
@Odifreddi
Dimenticavo di dirle dove mi piacerebbe vivere in questa epoca: Shanghai, Cina.
E lì che batte il cuore del pianeta adesso, è il nuovo ombelico del mondo.
A lei piacciono le altezze rilassanti del Tibet, io preferisco le stressanti rive dell’Huangpu… per
“combattere” e ad assistere alla fine del modello politico cinese e per vedere come il tanto vituperato
mercato capitalista porterà la libertà ai cinesi dopo millenni di oppressioni.
http://www.youtube.com/watch?v=OUXXLqKQ2w4
giuseppe.piacesi 19 novembre 2012 alle 01:22
Cina capitalista occidentalizzata? Mah…secondo me, i cinesi scimmiottano l’occidente: è una
“sbornia” la loro; non hanno l’indole,anche fanatica, dei giapponesi e,nei prossimi decenni, faranno
qualche caz…ta,interna, che li riporterà daccapo,salvo qualche isola felice,ormai felice da vecchia
data.
tony_montana_ii 19 novembre 2012 alle 01:28
@piacesi
Sii ottimista! Il pessimista è uno che se può scegliere fra due mali li prende entrambi. (John Garland Pollard)
giuseppe.piacesi 19 novembre 2012 alle 01:38
@tony_montana_ii19 novembre 2012 alle 01:28
L’antico,anzi antichissimo e tradizionalista ferreo,nonchè comunista di mao,popolo cinese che
all’improvviso, rapportandomi ai tempi storici dico, s’ “ubriaca” di capitalismo occidentale è cosa
comprensibile,data la loro atavica povertà, però,’sta cosa mi fa sentir puzza di … “coglimento”.
navarra05 19 novembre 2012 alle 04:02
@Odifreddi
Caro odifreddi concordo pienamente con quanto da lei affermato ,
ma mi chiedo e le chiedo quale potrebbe essere una ragionevole e logica soluzione.
Non essendo un matematico ,vorrei sapere se secondo lei
prendere in considerazione la teoria dei sitemi dinamici complessi e
la teoria dei giochi ritornerebbe utile?
Saluti.