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Mobile Facebook Network Blog Spettacoli&Cultura Motori Viaggi Moda Casa Cerca Inserisci il testo per la ricerca Home Pubblico Economia&Finanza Salute Meteo Sport Lavoro Annunci Impossibile caricare il plugin. IL NONSENSO DELLA VITA di Piergiorgio Odifreddi 18 NOV 2012 Dieci volte peggio dei nazisti 24 RICERCA NEL BLOG Mail Stampa Uno dei crimini più efferati dell’occupazione nazista in Italia fu la strage delle Fosse Ardeatine. Il 24 maggio 1944 i tedeschi “giustiziarono”, secondo il loro rudimentale concetto di giustizia, 335 italiani in rappresaglia per l’attentato di via Rasella compiuto dalla resistenza partigiana il 23 maggio, nel quale avevano perso la vita 32 militari delle truppe di occupazione. A istituire la versione moderna della “legge del taglione”, che sostituiva la proporzione uno a uno del motto “occhio per occhio, dente per dente” con una proporzione di dieci a uno, fu Hitler in persona. Il feldmaresciallo Albert Kesserling trasmise l’ordine a Herbert Kapper, l’ufficiale delle SS che si era già messo in luce l’anno prima, nell’ottobre del 1943, con il rastrellamento del ghetto di Roma. E quest’ultimo lo eseguì con un eccesso di zelo, aggiungendo di sua sponte 15 vittime al numero di 320 stabilito dal führer. Dopo la guerra Kesserling fu condannato a morte per l’eccidio, ma la pena fu commutata in ergastolo e scontata fino al 1952, quando il detenuto fu scarcerato per “motivi di salute” (tra virgolette, perché sopravvisse altri otto anni). Anche Kappler e il suo aiutante Eric Priebke furono condannati all’ergastolo. Il primo riuscì a evadere nel 1977, e morì pochi mesi dopo in Germania. Il secondo, catturato ed estradato solo nel 1995 in Argentina, è tuttora detenuto in semilibertà a Roma, nonostante sia ormai quasi centenario. CALENDARIO NOVEMBRE: 2012 L M M G V S D 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 « ott RSS Dieci volte peggio dei nazisti In questi giorni si sta compiendo in Israele l’ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine. Con la scusa di contrastare gli “atti terroristici” della resistenza palestinese contro gli occupanti israeliani, il governo Netanyau sta bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con decine di migliaia di truppe. Il che d’altronde aveva già minacciato e deciso di fare a freddo, per punire l’Autorità Nazionale Palestinese di un crimine terribile: aver chiesto alle Nazioni Unite di esservi ammessa come membro osservatore! Cosa succederà durante l’invasione, è facilmente prevedibile. Durante l’operazione Piombo Fuso di fine 2008 e inizio 2009, infatti, compiuta con le stesse scuse e gli stessi fini, sono stati uccisi almeno 1400 palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15 morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi di Hamas. Un rapporto di circa cento a uno, dunque: dieci volte superiore a quello della strage delle Fosse Ardeatine. Naturalmente, l’eccidio di quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e dall’esercito di occupazione israeliani nei territori palestinesi. Ma a far condannare all’ergastolo Kesserling, Kappler e Priebke ne è bastato uno solo, e molto meno efferato: a quando dunque un tribunale internazionale per processare e condannare anche Netanyau e i suoi generali? Filosofia del giornalismo Grillo e i suoi “dummies” Un 2 novembre Scienza o onniscienza? Signor De Martino, si vergogni! I divorzi del Nobel Attaccati alla poltrona La pagella del genio Netanyau, l’Iran e la bomba ARCHIVI novembre 2012 Scritto in Senza categoria | 83 Commenti » ottobre 2012 83 COMMENTI settembre 2012 agosto 2012 giuseppe.piacesi 18 novembre 2012 alle 19:19 Dimenticavo: allora, abbasso i comunisti che mangiano i bambini … mmm… giuseppe.piacesi 18 novembre 2012 alle 19:24 missili antipetardi: però … cosa sa fare la moderna tecnologia !! alberto_forte 18 novembre 2012 alle 19:25 @odifreddi: non ho ben capito se lei considera quella dei ‘parassiti’ l’unica categoria per la quale possa apparire conveniente vivere in un paese occidentale. Capisco che faccia anche comodo ai suoi argomenti distinguere (e, dunque, evitare di rispondere) fra le varie possibili categorie (mendicante, operaio, luglio 2012 giugno 2012 maggio 2012 aprile 2012 marzo 2012 febbraio 2012 gennaio 2012 professore, parassita…) per stabilire quale dei sistemi sia preferibile; pero’ lei in una piu’ o meno precisa categoria sociale magari con un piccolo sforzo o per esclusione riuscira’ pure a collocarcisi…o no? Ed ecco quindi che la domanda da vaga diventa precisa: lei, Odifreddi, dove preferisce vivere? dicembre 2011 giuseppe.piacesi 18 novembre 2012 alle 19:30 ottobre 2011 gli israeliani ammazzano i bambini senza mangiarseli,mentre i comunisti se li mangiano … vivi? Mah! Mi sto rendendo conto d’averla scampata bella: dal non aver fatto una brutta fine…già da bambino,dico. settembre 2011 giuseppe.piacesi 18 novembre 2012 alle 19:33 luglio 2011 I giornalisti delle varie partigianerie sembrano avere un “debole” per i bimbi mangiati vivi o morti ammazzati …mmm… giugno 2011 novembre 2011 agosto 2011 maggio 2011 giuseppe.piacesi 18 novembre 2012 alle 19:43 aprile 2011 La bibbia aveva torto: gli israeliani , stanchi della promessa, mai mantenuta,se la sono presa da soli …la terra. Peccato che fosse una terra già abitata da altri,quelle che si sono presa. Della serie : tutti hanno diritto ad un tetto sulla testa … e ,qualche volta, pure ad un missile/petardo o bomba. Dipende dai punti di vista … qualitativi, prima, e quantitativi, poi. marzo 2011 febbraio 2011 gennaio 2011 dicembre 2010 andrea21100 18 novembre 2012 alle 19:46 Odifreddi ha postato un link, l’ho letto, “naturalmente” l’articolo : una storiella ebraica, di un tale che continuava a chiedere a Dio di fargli vincere la lotteria, finché un giorno sentì una voce tuonare dal cielo: «Lo potrei anche fare, ma tu aiutami. Compra un biglietto!». uahahahah novembre 2010 , e ho copiato questo per chi si fosse perso ottobre 2010 settembre 2010 agosto 2010 GLI ALTRI BLOG salvum 18 novembre 2012 alle 19:49 Percentualmente Qualche tipo di lotteria è meglio non vincerla e non comprare biglietti.. di Rosaria Amato salvum 18 novembre 2012 alle 19:54 Penso che se dovessimo avere a che fare con popoli extraterrestri, converrebbe dialogare, o meglio scambiare nozioni, usando la musica. La musica è matematica, frattali e altre cosette che capirebbero molto bene. Standard… (livello) salvum 18 novembre 2012 alle 20:00 Il problema non è vedere un ufo, ma eventualmente, senza provare spavento per eventuali intenzioni sfavorevoli, riuscire a capire come si può realizzare un oggetto volante che sfida le leggi della natura che noi conosciamo. Non sarebbe traumatico per noi sapere tali cose, e nello stesso tempo concludere di poter viaggiare negli spazi per raggiungere distanze impensabili, e quindi di conoscere altre civiltà. Ma anche in tal senso, prudenza… carlobasso1 18 novembre 2012 alle 20:05 MediaTrek di Ernesto Assante 83 Post Teatro di Anna Bandettini Libero scambio di A. Bisin & A. De Nicola Bloooog! di Fabrizio Bocca Europe di Andrea Bonanni MotoriBlog di Vincenzo Borgomeo Politica Pop Ma se Israele vuole solo la pace e ha costruito in grande segreto l’arsenale atomico solo come deterrente contro i paesi arabi, perché si è dotato anche delle bombe all’idrogeno? carlo basso di Marco Bracconi salvum 18 novembre 2012 alle 20:06 Asiaticom Avremmo paura di non capire la potenza tecnologica del nostro interlocutore.. E anche della loro morale. Ma in fondo, quando mai uno va in giro per l’universo a distruggere altre civilta? Infatti chi dice che così come vengono loro non possano tornare alle loro case? Quale valore per noi impadronirci di tecnologie di migliai di anni più avanti? Saremmo delle creature culturalmente traviate. giuseppe.piacesi 18 novembre 2012 alle 20:11 Almeno hitler fu subito chiaro su ciò che ebbe in mente di fare,che quasi gli riusci nei fatti e fortunato quel … “quasi”. Gli israeleiani/palestinesi, invece…non si sa bene,nonostante la loro operosità,già in atto da tre generazioni circa,che cosa avessero avuto in testa nè che cosa abbiano in testa di fare.Le loro tifoserie,quelle più accese,al contrario,già lo sanno.Che si tratti di conquistare i territori,più o meno altrui,quelli delle loro zone,s’è capito,ma non sono solo i territori: là è una questione pure biblica e coranica. Mosè,e compagnia,contro Maometto, sotto gli occhi,in lacrime, di papà (accento sulla “a”) Abramo e,per una volta tanto,Cristo non c’entra, pur risiedendo,anche lui, da quelle parti. Figuriamoci ciò che potrebbe accadere se,pure lui,Cristo,un bel giorno,ci si mettesse di mezzo. COMMENTI Chiedimi Come di Massimo Bucchi di Raimondo Bultrini Diritti e rovesci di Giampaolo Cadalanu Cambi di stagione di Giovanna Casadio Stato e Spettacolo di Filippo Ceccarelli EcoLogica di Antonio Cianciullo Blog Trotter di Leonardo Coen Destinazioni di Dario CrestoDina tony_montana_ii 18 novembre 2012 alle 20:54 Quando un conflitto dura più di 60 anni non è difficile trovare torti e ragioni da una parte e dall’altra. Pertanto credo che una visione manichea sia oltre che insostenibile dal punto di vista logico, anche controproducente, perché tende, alla fine, ad alimentare le opposte frange estremiste che hanno come unico obiettivo l’abbattimento e l’annientamento dell’altro. Una soluzione univoca non c’è (d’altronde neanche una generica equazione di secondo grado ha una sola soluzione, figuriamoci problemi complessi). Soprattutto non c’è una soluzione che possa mettere d’accordo tutti. C’è chi dice che non sono le questione etniche e religiose il cuore del problema. Tuttavia, quando nel 2000, a Camp David s’era ad un passo decisivo verso la pace, non si trovò nessun accordo proprio sul ritorno dei rifugiati e sulla questione di Gerusalemme. Proprio, quindi, su questioni etniche e religiose. A mio avviso all’epoca Arafat e Barak sbagliarono ad accusarsi reciprocamente e soprattutto Arafat sbagliò nel non accettare quegli accordi come primo e decisivo passo verso la pace. E’ vero che gli israeliani non furono affatto di manica larga nelle loro concessioni ma anche se non è bello parlare in termini di forza, escludere tale componente dal discorso è pura irrazionalità. Questo è anche il motivo, a mio avviso, per cui Israele è storicamente più colpevole. Dal 1967 in poi, Israele è stata militarmente e politicamente superiore e spesso molti leader hanno scambiato la potenza per prepotenza. Tuttavia, se Atene piange Sparta non ride. Infatti, il mancato accordo di Camp David segnò praticamente la fine di Fatah e l’ascesa di Hamas, favorita anche dalla frustrazione palestinese per l’elevata corruzione all’interno di Fatah, con una specie di silenziosa guerra civile tra palestinesi, in cui però gli israeliani hanno avuto la loro parte, visto che tuttora si rifiutano di accettare un accordo tra le opposte fazioni, visto che vedono (e non senza ragioni) Hamas come una vera e propria minaccia nei loro confronti. Tuttavia, è inevitabile che un popolo come quello palestinese, che ha una leadership altamente corrotta e frazionata in fazioni belligeranti le cui uniche preoccupazioni sembrano quelle di far continuare il lucrativo (per loro) conflitto con Israele, è destinato a diventare sempre più deboli. Per questo, a mio avviso, è imprescindibile sia da parte palestinese sia da parte israeliana, sistemare la questione della leadership palestinese. E che tale strada passi per la distruzione di Hamas è inevitabile (e sinceramente, ogni qual volta un attacco israeliano colpisce uno dei capi di Hamas, io non nascondo la mia totale approvazione). Da canto loro, gli israeliani devono pur terminare la loro politica di nuove costruzioni nel West Bank e sarebbe ora che Obama non solo dicesse questo ma si mobilitasse davvero affinché ciò avvenga. Ogni nuova costruzione israeliana nel West Bank viene vista (giustamente) come un tentativo colonizzatore da parte palestinese. Quindi, se vogliamo davvero parlare di pace in questi brutti frangenti, bisogna a mio avviso mettere sul tavolo le vere problematiche: leadership palestinese e insediamenti israeliani. Se si riesce a trovare una qualche soluzione di minimo in questi due problemi, gli spiragli per la pace possono tornare ad aprirsi. Altrimenti, si continuerà con il conflitto ed è inevitabile che chi ha armi e mezzi superiori infligge più danni agli altri. PS (@Odifreddi): detta brutalmente, io preferirei vivere in un paese che soddisfi tutti i bisogni di tutti. Nel suo paese, io già mi prenoto per una villa di 1000mq con piscina olimpionica e pista per elicottero annesse. Ne ho davvero bisogno! Rimbalzi di Maurizio Crosetti Family Life di Maria Novella De Luca Corazzata Potemkin di Paolo D'Agostini Invece Concita di Concita De Gregorio My Tube di Enrico Franceschini 2050 di Valerio Gualerzi Settimo Cielo di Sandro Magister Toghe di Liana Milella Animal Mouse di Cristina Nadotti Feluche di Vincenzo Nigro Controfagotto di Aldo Lastella Il nonsenso della vita di Piergiorgio Odifreddi Bookowski di Dario Olivero Piccole grandi imprese di Luca Pagni Noi&Voi di Guglielmo Pepe Estremo Occidente monotonia 18 novembre 2012 alle 22:20 di Federico Rampini I bisogni, non gli stravizi. A meno che non si sia presa per seria la battuta di Wilde “nulla è più indispensabile del superfluo”… Wwwomen don_giorgione 18 novembre 2012 alle 22:54 di Cinzia Sasso OrientTales ovviamente non ci sarà mai pace fino a che il premio nobel per la pace dice ” Israel has ‘every right’ to defend itself from Gaza missile attacks” e “We Are Fully Supportive of Israel’s Right to Defend Itself”. Se continuano così quelli di stoccolma, il prossimo premio della pace potrebbero darlo seriamente a priebke di Fabio Scuto giuseppe.piacesi 18 novembre 2012 alle 23:02 Mediterraneo Io la vedrei brutta,ma prprio brutta,quando,tra qualche annetto,pochi anni,i nemici di israele,se ancora industrializzati/industrializzabili,avranno preso confidenza con le armi nucleari: lì,nel nome di maometto o/e di mosè, la guerra potrebbe essere alla sua fine … e pure a quella nostra : tocchiamoci e contiamo fino a 13. Piergiorgio Odifreddi 18 novembre 2012 alle 23:08 caro tony_montana_ii, non so se lei ha letto il libro di jimmy carter “palestine: peace not apartheid”. difficilmente si può accusare carter di non conoscere il problema, o di affrontarlo in maniera manichea, o di essere dalla parte dei palestinesi. eppure, a proposito dei mancati accordi tra arafat e barak, dice esplicitamente che arafat non poteva firmarli, perché benché fossero stati presentati al mondo intero come un’occasione mancata, in realtà erano una proposta inaccettabile. e dunque inaccettata. temo che in occidente la propaganda israeliana e statunitense ci abbia condizionato parecchio, su cosa sia una “buona offerta” per i palestinesi. ma basta andare in israele, e anche solo andare nei territori occupati, per accorgersi che carter non ha scelto a caso la parola “apartheid” da mettere nel titolo del suo libro. Fotocrazia di Michele Smargiassi di Alberto Stabile PNR Presi nella rete di Riccardo Staglianò In un altro paese di Alexander Stille Ritagli di Concetto Vecchio Manhattan Transfer di Andrea Visconti Scene Digitali di Vittorio Zambardino Tempo Reale il blog del direttore di Vittorio Zucconi ps. naturalmente, la frase sul “paese che soddisfi tutti i bisogni di tutti” era la premessa di un ragionamento per assurdo, che poi cercava di distinguere tra alcuni bisogni di qualcuno. Piergiorgio Odifreddi 18 novembre 2012 alle 23:14 caro alberto_forte, capisco benissimo, ovviamente, il senso della sua domanda su dove IO preferirei vivere. ma non Fai di Repubblica la tua homepage Mappa del sito Redazione Scriveteci Per inviare foto e video Divisione Servizio Clienti Aiuto Pubblicità Parole più cercate Stampa Nazionale — Gruppo Editoriale L’Espresso Spa P.Iva 00906801006 credo sia rilevante: ad esempio, se io fossi un mafioso, magari preferirei vivere in sicilia, ma questo non sarebbe un motivo per dedurre che allora la sicilia è la regione italiana dove si vive meglio (sperando che i siciliani non si offendano per l’esempio, ovviamente paradossale). ciò detto, se vuole veramente la mia irrilevante ma sincera opinione, se io dovessi scegliere dove andare a vivere, probabilmente sceglierei qualche stato dell’india. del nord, possibilmente. ma questo è solo perché il mio “cuore” batte lì. ci sono stato una dozzina di volte, più che in qualunque altra parte del mondo, e la trovo più interessante e reale degli stati uniti d’america o degli stati disuniti d’europa. anche in russia e in cina ci sono stato a lungo, rispettivamente due anni e un anno, ma nessuno dei due paesi mi attirerebbe per viverci. soprattutto ora. anche per problemi di lingua, più in cina che in russia, ma non solo. maxpitone01 18 novembre 2012 alle 23:54 Caro Professore, condivido appieno i suoi giudizi e apprezzo soprattutto il suo coraggio: ormai tutto ciò che ha a che fare con israele e gli ebrei è diventato una materia intrattabile. Chiunque si azzardi a dire qualsiasi cosa che non siano le solite espressioni di solidarietà a prescindere per il popolo ebraico e per il suo recente passato, viene scomunicato e ostracizzato come antisemita. Ho avuto modo di studiare e lavorare parecchio nel mondo americano e anglosassone. ogni opinione, anche le più estreme, anche quelle ‘comunisteggianti’, erano tollerate e rispettate, ma se uno si azzardava a muovere critiche allo stato di israele, o a denunciare lo strapotere delle lobby ebraiche negli stati uniti, rischiava di essere emarginato, quando non di perdere il lavoro. Cosa successa a molti, a tutti i livelli. una curiosità (sincera). quando insegnava a Cornell, certe cose le avrebbe potute scrivere ? avrebbe potuto discutere con i suoi colleghi usando espressioni come ‘dieci volte peggio dei nazisti’? don_giorgione 19 novembre 2012 alle 00:29 odifreddi, mi piacerebbe sapere cosa intende quando dice che il suo cuore batte lì. Visto che ha dimostrato di avere pure una discreta conoscenza del buddismo tibetano e di aver dialogato con il dalai lama, saranno mica delle istanze religiose ad averla fatta innamorare di quei posti là, vero? tony_montana_ii 19 novembre 2012 alle 00:42 @Odifreddi Sarei disposto ad accettare l’accusa di apartheid ad Israele, se però si facesse altrettanto nei confronti dei paesi a maggioranza araba limitrofi, e di come loro trattano le loro minoranze palestinesi. Le posso dire che a differenza degli arabi di cittadinanza israeliana che godono degli stessi diritti e doveri di un israeliano qualsiasi, ad un palestinese che sia rifugiato o che semplicemente si trova a vivere ad esempio in Libano (in Giordania la situazione è molto simile, se non peggiore per certi aspetti) ha il seguente trattamento: proibito lavorare all’interno di qualsiasi organizzazione pubblica: scuola, sanità, porti e aereoporti possono lavorare solo nel settore privato, dove è prassi consolidata la loro discriminazione in termini di salari e garanzie lavorative: nessuna copertura sanitaria (il Fondo di Sicurezza Nazionale non accetta registrazioni da parte di rifugiati palestinesi ad esempio, il che implica soltanto ospedali privati, molto costosi), nessuna copertura pensionistica (e chiaramente nessun contributo dato in mano al lavoratore per risarcimento). nessun diritto di proprietà, né di terre né di abitazioni. Figli di palestinesi che hanno case in Libano prima dell’ondata di rifugiati non possono più ricevere in eredità gli appartamenti dai loro genitori. nessun diritto civile e di rappresentanza nelle istituzioni. nessuna possibilità di accesso alla cittadinanza libanese. E sto parlando solo del Libano, mi taccio su paesi come il Kuwait e il Bahrein e come trattano loro le minoranze palestinesi. C’è molta ipocrisia nel mondo arabo su questo punto. E se lei dice che io sono schiavo della propaganda israeloamericana, lei è schiavo di altre propagande mi sembra. Sinceramente se fossi un palestinese non vedrei questa grande differenza tra il vivere a Gaza o vivere in un accampamento di rifugiati in Libano o in Giordania. Anche lì, periodicamente, ci sono massacri di civili, con la differenza che a Gaza ci sarebbe pure uno straccio di Autorità Palestinese a dovermi rappresentare. Paradossalmente se fossi un palestinese, visto che si parlava di dove si preferisce vivere, sceglierei di vivere in Israele e non in Libano o in Giordania e men che meno sotto l’Autorità Palestinese, visto quello che combinano i suoi leader. In Israele nessuno mi caccerebbe da un ospedale pubblico perché palestinese. Il problema, ripeto, risiede anche e soprattutto nella leadership palestinese (più, gli insediamenti israeliani che devono cessare!). salvum 19 novembre 2012 alle 00:42 Pensierino della sera inoltrata… Senza un Dio chiunque può fondare altri pensieri.. (ovviamente nessuno di noi è in causa) giuseppe.piacesi 19 novembre 2012 alle 00:45 @Piergiorgio Odifreddi18 novembre 2012 alle 23:14 Ma dai…lei sta benone qui in Italia dove nessuno la tocca e dove può parlare e scrivere senza i rischi che troverebbe in cina,in russia,mentre in india,alla lunga,potrebbe capitarle di dover badare alla vacche sacre o di dire qualcosa contro queste o contro le altre correnti religiose o di dover fare il bagno nel gange,dove le ruberebbero i vestiti, con ciò che c’è dentro, e/o di finire sotto processo,scomodando poi la farnesina,e le scarse finanze italiane, per poi finire come i nostri due marò. Qui da noi,al massimo, si buscherebbe un “asino d’oro” come simbolo nato da qualche invidia Società soggetta all’attività di direzione e coordinamento di CIR SpA accademica, per buttarlo giù da qualche suo “piedistallo” involontario, come quello della notorietà meritata; invidia strumentalizzata dalla categoria dei credenti religiosi, accademici pure quelli e con qualche fanatismo addosso. Ma che india…d’egitto: lì ,nel caos,non sarebbero in grado neppure di curarlo in caso di malattia,con i dovuti scongiuri, o potrebbero curarlo con qualche intruglio sperimentale o tradizionale ,con sieri di serpenti, approntato da qualche monaco. Ma che india … d’egitto! desivo01 19 novembre 2012 alle 00:49 Senza il fanatismo di Thomas Edward Lawrence, oggi non avremmo avuto una questione medio orientale, perchè nel 1916 non esisteva un popolo palestinese, nè come Stato nè come etnia. Quello palestinese non è affatto un antico popolo, come si tende a far credere. I palestinesi si sono scoperti un’etnia dopo la guerra dei sei giorni nel 1967, grazie anche a quell’impostore di Arafat, che giocava a fare il guerrigliero palestinese, nonostante fosse nato e cresciuto in Egitto. Nè d’altronde esistevano in Medio Oriente gli stati così come li conosciamo oggi. Erano terre soggette all’impero Ottomano, e sulle quali dopo la sconfitta di quest’ultimo ad opera Lawrence, che guidò la Rivolta Araba (con l’appoggio delle forze inglesi), ci fu una sorta di protettorato anglofrancese. salvum 19 novembre 2012 alle 00:54 Nemmeno l’Italia esisteva prima dell’unificazione. giuseppe.piacesi 19 novembre 2012 alle 01:04 conquiste territoriali per l’allargamento del territorio necessario ad israele per divenire una grande nazione; conseguenti interessieconomici e finanziari legati alle nuove urbanizzazioni sui territori conquistati; odii di tipo religioso e razziale contro il mondo islamico contaccambiati,con maggior impeto ideologico,da questo,assieme alla sua necessità/orgoglio di difendere i propri territori dall’invasione materiale e religiosa da parte degl’ “infedeli”; soddisfacente avamposto dell’occidente sul mondo arabo,ricco di petrolio ed altro,per cui israele viene protettodall’occidente nella sua integralità e difeso dagli attacchi armati islamici, se questi dovessero diventare pericolosi. Con questi presupposti… come si potrebbe pensare alla pace duratura e soddisfacente? E’ un ossimoro,come s’usa dire. desivo01 19 novembre 2012 alle 01:09 @ salvum Ma esisteva il popolo italiano, tant’è che parlava un’unica lingua ed aveva una terra dai confini ben definiti: nei fatti l’Italia era una Confederazione di Stati! Comunque in quelle terre che oggi i cosiddetti palestinesi rivendicano come proprie ci sono stati sempre degli insediamenti ebraici. tony_montana_ii 19 novembre 2012 alle 01:10 @Odifreddi Dimenticavo di dirle dove mi piacerebbe vivere in questa epoca: Shanghai, Cina. E lì che batte il cuore del pianeta adesso, è il nuovo ombelico del mondo. A lei piacciono le altezze rilassanti del Tibet, io preferisco le stressanti rive dell’Huangpu… per “combattere” e ad assistere alla fine del modello politico cinese e per vedere come il tanto vituperato mercato capitalista porterà la libertà ai cinesi dopo millenni di oppressioni. http://www.youtube.com/watch?v=OUXXLqKQ2w4 giuseppe.piacesi 19 novembre 2012 alle 01:22 Cina capitalista occidentalizzata? Mah…secondo me, i cinesi scimmiottano l’occidente: è una “sbornia” la loro; non hanno l’indole,anche fanatica, dei giapponesi e,nei prossimi decenni, faranno qualche caz…ta,interna, che li riporterà daccapo,salvo qualche isola felice,ormai felice da vecchia data. tony_montana_ii 19 novembre 2012 alle 01:28 @piacesi Sii ottimista! Il pessimista è uno che se può scegliere fra due mali li prende entrambi. (John Garland Pollard) giuseppe.piacesi 19 novembre 2012 alle 01:38 @tony_montana_ii19 novembre 2012 alle 01:28 L’antico,anzi antichissimo e tradizionalista ferreo,nonchè comunista di mao,popolo cinese che all’improvviso, rapportandomi ai tempi storici dico, s’ “ubriaca” di capitalismo occidentale è cosa comprensibile,data la loro atavica povertà, però,’sta cosa mi fa sentir puzza di … “coglimento”. navarra05 19 novembre 2012 alle 04:02 @Odifreddi Caro odifreddi concordo pienamente con quanto da lei affermato , ma mi chiedo e le chiedo quale potrebbe essere una ragionevole e logica soluzione. Non essendo un matematico ,vorrei sapere se secondo lei prendere in considerazione la teoria dei sitemi dinamici complessi e la teoria dei giochi ritornerebbe utile? Saluti.