Il cluster biomedicale nel Veneto
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Il cluster biomedicale nel Veneto
Il cluster biomedicale nel Veneto dinamiche evolutive delle imprese e rapporti con la ricerca rapporto di ricerca a cura di Fiorenza Belussi (Università di Padova) Pier Giorgio Cargasacchi (Ability Group S.r.l.) Domenico Tosello (Agevox Group S.r.l.) Confederazione Nazionale Artigianato e della Piccola Media Impresa dell’ e F.I.O.T.O. Trevenezie Regione Veneto Istituto Commercio Estero Ministero Attività Produttive Rapporto di Ricerca commissionato nell' ambito del progetto Euromedical promosso dalla CNA provinciale di Padova, in accordo e con il contributo del Ministero per le Attività Produttive, della Regione Veneto, dell' Istituto Nazionale per il Commercio Estero Il cluster biomedicale nel Veneto dinamiche evolutive delle imprese e rapporti con la ricerca a cura di Fiorenza Belussi (Università di Padova), Pier Giorgio Cargasacchi (Ability Group S.r.l.) Domenico Tosello (Agevox Group S.r.l.) Febbraio 2003 Questa ricerca è stata realizzata nell'ambito del progetto Euromedical, coordinato da: - Franco Conzato, responsabile Ufficio Internazionale - Sandro Storelli, responsabile Settore Biomedicale CNA Direzione provinciale di Padova via Croce Rossa, 56 - 35129 Padova tel. +39 049 8062236 fax +39 049 8062200 e-mail: [email protected] Grafica e impaginazione: Gianni Plebani Stampa: Arti Grafiche Padovane © 2003 CNA Padova 2 Il cluster biomedicale nel Veneto I. Indice I. Presentazione 1. Introduzione 1.1 Un settore in cerca di definizione 1.2 Caratteristiche peculiari del settore biomedicale 2. Il cluster biomedicale veneto 2.1 Il cluster biomedicale “allargato”: raffronto Veneto-Italia 2.2 Il cluster biomedicale nel Veneto 2.3 Le imprese di produzione 2.3.1 Diagnostica 2.3.2 Terapia e riabilitazione 2.3.2.1 Le imprese dell'ortopedia e riabilitazione 2.3.3 Materiali di consumo 2.3.4 Altre apparecchiature elettromedicali 2.4 Le imprese della distribuzione 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese del cluster biomedicale veneto 3.1 Prime osservazioni sulle caratteristiche del cluster 3.2 Il campione d'indagine 3.3 Origini ed anno d'inizio d'attività delle imprese 3.4 Innovazione e ricerca 3.5 Capacità competitiva 3.6 Posizionamento strategico delle imprese 4. La ricerca nel settore biomedicale nelle università del Veneto 4.1 Le caratteristiche dell'universo delle ricerche analizzate 4.2 Considerazioni generali 4.3 Ricerche in corso per classi d'attività 4.4 Ricerca di base e ricerca applicata 4.5 Riflessioni conclusive 5. Alcune considerazioni sul contesto competitivo 5.1 Evoluzione della domanda pubblica e biomedicale: dal welfare state alla welfare community? 5.2 Il processo di internazionalizzazione delle imprese biomedicali: quale integrazione con le reti multinazionali? 5.3 Imprese biomedicali e poli sanitari: verso un rafforzamento dell'apprendimento interattivo legato alla relazione “produttore-utilizzatore”? 5.4 L'esplorazione della scienza come fattore competitivo per il successo delle imprese biomedicali 6. Allegato 1 L'area specializzata di ortopedia e riabilitazione 7. Allegato 2 Verso l'e-procurement 8. Allegato 3 Schema d'intervista alle imprese 9. Allegato 4 Questionario sulla ricerca universitaria 10. Allegato 5 Lista delle imprese intervistate 11. Allegato 6 Classificazione del settore biomedicale utilizzata nella ricerca 12. Elenco imprese del biomedicale nel Veneto 13. Bibliografia 3 5 7 7 8 15 15 16 21 24 24 25 26 27 28 30 30 32 40 48 60 62 67 67 67 70 72 74 75 75 77 78 79 81 85 91 95 97 99 101 107 4 Il cluster biomedicale nel Veneto I. Presentazione Il Veneto con una superficie di oltre 18 mila chilometri quadrati ed una popolazione di circa 4 milioni e mezzo di abitanti è senza dubbio una delle regioni più dinamiche d'Italia. Lo dimostra la presenza di più di 490.000 imprese iscritte alle Camere di Commercio di cui circa 138.500 artigiane (una impresa ogni 10 abitanti). Il famoso “modello Veneto” e del Nordest in generale, è caratterizzato proprio da questa vasta diffusione nel territorio della piccola e media impresa che ha garantito nell'ultimo decennio una sviluppo senza eguali, anche rispetto alle aree più industrializzate d' Europa. Lo conferma il valore aggiunto di 90 miliardi di euro superati nel 1999 ed un reddito disponibile procapite di oltre 13 mila euro, con un valore delle importazioni pari a 23 miliardi di euro e delle esportazioni pari a 32 miliardi di euro (14,4% del totale nazionale). Una regione, insomma, indubbiamente proiettata all'esterno, dove il termine cooperazione transnazionale sta divenendo sempre più familiare tra tutti gli operatori. In questo contesto si inserisce il cluster biomedicale del Veneto, che è emerso come un sistema che conta una significativa rilevanza economica e produttiva. Siamo in presenza di un raggruppamento consistente, che conta oltre 2.500 imprese in una accezione larga del biomedicale, comprendente l'odontoprotesica e l'ottica, mentre ne fotografa circa 600 con 2.700 addetti attivi, considerando il settore in senso più stretto. Questi dati sottostimano certamente la consistenza reale del settore. Essendo il cluster biomedicale un comparto ad alti tassi di crescita, composto da imprese che basano la loro competitività sulla dinamicità della gestione imprenditoriale, sulla rapida entrata in nuove nicchie di mercato e sul consolidamento rapido di curve di esperienza, ed infine sull'attiva- zione di una notevole capacità innovativa, è spiegabile come le fonti statistiche sottovalutino sia il numero delle imprese che la consistenza degli addetti. Una conferma di ciò ci proviene anche dai dati Istat del censimento intermedio del 1997, che indicano come nella nostra regione sia localizzato circa il 10% del settore biomedicale nazionale. Abbiamo quindi ritenuto opportuno far svolgere un primo studio sul settore ad un qualificato pool di ricercatori, di cui in questo volume pubblichiamo il rapporto e che qui ringraziamo per il buon lavoro svolto. L' indagine ci ha fornito una conferma diretta della rilevanza di questo insieme specifico di imprese che non si presenta affatto come un classico distretto industriale. Per definire questo sistema produttivo, abbiamo utilizzato il concetto di cluster, che ci permette di dar conto degli elementi “di sistema” di un aggregato di imprese produttive ma che non implica necessariamente una sua precisa localizzazione geografica in un ambito ristretto. Il cluster biomedicale veneto può essere definito un “cluster di imprese specializzate”, per le interazioni esistenti, o potenziali, tra la struttura produttiva, il segmento di domanda servito e le istituzioni di sostegno, ovvero il circuito di formazione delle conoscenze tecnologiche necessarie alle imprese per produrre innovazione e restare competitive sui mercati internazionali. Differentemente da altri sistemi locali, il cluster veneto non ha una sua precisa identità settoriale-produttiva, perché è composto da un mosaico di nicchie di prodotti molto specializzati, e sperimenta relativamente poche relazioni con le istituzioni pubbliche di sostegno. Il fatto che le imprese del biomedicale abbiano scarse interazioni con i centri universitari e siano escluse da sinergie specifiche coi centri per il sostegno all'innovazione in ambito regionale, si spiega in 5 quanto le tecnologie biomedicali rappresentano oggettivamente nel Veneto una limitata porzione della struttura industriale, se confrontata con i grandi numeri delle imprese inserite nei settori tradizionali (abbigliamento, meccanica, calzaturiero, arredamento), di elevata specializzazione regionale. Ma una miglior consapevolezza dei valori in campo riteniamo possa stimolare le interazioni utili allo sviluppo del settore in questa area geografica. La ricerca effettuata tratteggia alcune delle caratteristiche principali del cluster biomedicale veneto. Esso appare baricentrico sulla provincia di Padova e sulle attività di ricerca universitarie e ospedaliere e fortemente addensato attorno agli altri due grandi poli della sanità pubblica: Verona e Treviso. Si osserva una forte segmentazione produttiva e l'assenza di un'unica specializzazione spinta. Si rileva come il Veneto sia sede di numerose imprese di distribuzione nazionale di apparecchiature biomedicali prodotte all'estero. Si tratta dunque di un terziario qualificato che copre spesso le vendite o i sevizi di assistenza e di marketing per l'intero territorio nazionale, e che vede molto spesso i distributori commerciali affiancare altre attività di tipo produttivo. Nell'area veronese troviamo inoltre la corona periferica delle attività di subfornitura del distretto biomedicale di Mirandola. Si evidenziano inoltre punte di eccellenza del cluster, collegate al settore della riabilitazione, dove troviamo un consistente numero di imprese leader nella produzione di ausili per la mobilità e protesi, al settore dell'estetico-medicale, al settore dei materiali di consumo e a quello di macchinari e protesi biomedicali ad alta tecnologia, che vede la presenza di un limitato ma importante gruppo di imprese che possiedono brevetti leader in alcune specifiche nicchie di mercato. Abbiamo quindi ritenuto utile proporre alla vasta platea degli operatori pubblici e privati, dei ricercatori, degli imprenditori, questo primo strumento di conoscenza su un tema quello del biomedicale nella nostra regione che unisce strettamente valori 6 sociali con quelli dell'economia e dell'innovazione ed il cui approfondimento crediamo indispensabile per interpretare al meglio l'evoluzione del settore. Questa pubblicazione avviene nell'ambito del progetto Euromedical 2003, promosso dalla CNA provinciale di Padova, in accordo e con il contributo del Ministero per le Attività Produttive, della Regione Veneto, dell'Istituto Nazionale per il Commercio Estero ed in collaborazione con F.I.O.T.O. Tre Venezie. Sergio Gelain Presidente CNA provinciale di Padova Roberto Lovato Dirigente sede ICE del Veneto Il cluster biomedicale nel Veneto 1. Introduzione 1.1 Un settore in cerca di definizione Il settore biomedicale, secondo una definizione proposta nel 1978 dall'Office of Technology Assessment del Congresso degli stati Uniti, e ripresa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, comprende tutte le imprese che producono apparecchiature, strumenti, farmaci e procedure utilizzate per la prevenzione, diagnosi, trattamento della malattia e riabilitazione (Mariani, 2001). Invece il Consiglio nazionale delle ricerche (1987) in prima approssimazione ha identificato il settore biomedicale come “quell'area industriale che comprende l'insieme delle tecnologie e dei prodotti che afferiscono alla sanità ad eccezione dei farmaci”. Anche in ambito accademico non vi è accordo sul significato da attribuire alle attività di biomedica o di bioingegneria. Se agli inizi degli anni '50 esse riguardavano soltanto le ricerche di base legate all'uso dei modelli matematici applicati ai sistemi biologici (Biondi e Cobelli, 2001), con il tempo esse hanno finito in un senso più generale per raggruppare tutte le attività di medicina clinica o medicale. Naturalmente i progressi scientifici e tecnologici avvenuti negli ultimi decenni hanno dato impulso alla creazione di nuovi sistemi di diagnosi, trattamento, e riabilitazione. Tutto ciò ha comportato il rapido sviluppo di nuovi campi disciplinari e di applicazione nella biomeccanica, nei biomateriali, nei biosensori, nella strumentazione biomedicale, nelle analisi mediche, negli organi artificiali, nello strumentario medicale, nelle biotecnologie (engineering dei tessuti, nuovi materiali biologici), nel settore video-medicale delle bio-immagini, e nei supporti informatici per la medicina (telemedicina, sistemi esperti per la lettura di dati). L'evoluzione tecnologica che ha interessato questo settore è da attribuire soprat- tutto ai passi da gigante che hanno interessato le biotecnologie1, le tecnologie meccaniche e dei materiali, l'elettronica, l'ingegneria genetica, la biofisica e la biochimica (Fig. 1.1). Questo nuovo settore si è venuto via via costituendo attraverso numerose innovazioni radicali e incrementali che sono state assimilate anche da altri comparti high-tech, come l'aereosopaziale, il militare, l'automazione industriale e la robotica, e la ricerca sui nuovi materiali (Fig. 1.2). In prospettiva, un contributo importante sarà senz'altro giocato dalle nanotecnologie, che già oggi vedono la leadership di alcune imprese sul mercato americano come la Nanosphere, che produce apparecchiature da laboratorio che utilizzano nanoparticelle per analisi del DNA, o la Quantum Dot, che nata nel 1999, conduce ricerche sull'impiego della tecnologia dei quantum dots nella diagnosi medica (Fig. 1.3). I prodotti e servizi che rientrano in questo settore sono evidentemente numerosi e molto diversi tra loro per quanto concerne aspetti quali la funzione svolta, il contenuto tecnologico incorporato, e la durata del loro utilizzo. A grandi linee ci sembra logico separare il comparto biomedicale da quello dei farmaci, in quanto settore più propriamente collegabile agli sviluppi dell'industria chimica, ed anche da quello delle attività di servizio, svolte dalle strutture sanitarie (ospedali, cliniche, laboratori, cure offerte da interventi di personale medico o paramedico), che appaiono presentare una natura problematica specifica. Il settore biomedicale, in questa accezione egualmente ampia e di difficile mappatuNumerosi lavori empirici hanno indagato, di recente, l'evoluzione della nascente industria delle biotecnologie, basata sulla forte integrazione tra la ricerca scientifica di “frontiera”, le attività di ricerca clinica, e le applicazioni mediche o di tipo alimentare. Cfr. McKelvey (1996), Arora et al (2000), Owen Smith et al. (2001), UE (2002), e Allansdottir et al. (2002). 7 1 1. Introduzione ra, comprenderà pertanto i prodotti ed i servizi collegati alle imprese che si occupano di apparecchiature, di diagnostica, di terapia riabilitativa, e di fornire i materiali di consumo necessari alla produzione del servizio di cura (odontoiatrici e ospedalieri). Ciò significa naturalmente includere prodotti assai diversi, dai tavoli operatori alle valvole cardiache, dalle strumentazioni per bioimmagini ai reagenti per laboratori, dalle carrozzelle per disabili alle protesi ortopediche, dalle apparecchiature estetiche-medicali ai centri di ricerca tecnologici. La definizione del settore naturalmente deve contenere l'intera catena del valore del prodotto biomedicale, dalla sua ideazione e progettazione (ricerca di base, spesso condotta da istituzioni pubbliche, e attività di ricerca applicata, generalmente attivata dalle stesse imprese fornitrici), alla sua produzione ed infine alla sua commercializzazione e distribuzione. Il CNR (1987) ha proposto una classificazione che suddivide il settore biomedicale in sei comparti, i quali presentano un certo grado di omogeneità: • le apparecchiature per la valutazione funzionale, • gli organi artificiali e le protesi • le apparecchiature ed i materiali di diagnosi di laboratorio • gli strumenti di intervento terapeutico • gli strumenti per la riabilitazione. Sulla base di un'attenta valutazione, discussa a lungo con i vari operatori del settore, in questo lavoro di ricerca abbiamo utilizzato la seguente classificazione del settore biomedicale a maglia più fine di quella proposta dal CNR: una classificazione sia per funzione che per prodotto (fig.1.4). 1.2 Caratteristiche peculiari del settore biomedicale Il settore biomedicale, come abbiamo visto prima, inizia a svilupparsi negli anni'50, anche se a partire dal Settecento troviamo eminenti scienziati con approfondite competenze sia fisico-matemetiche 8 sia medico-biologiche, per non parlare poi dell'antichità, che ci ha consegnato reperti archeologici di utensili atti ad eseguire trapanazioni ed operazioni chirurgiche. Il salto di qualità avviene quando la cosiddetta medicina scientifica, che si identifica con l'adozione anche per l'uomo dello studio del metodo sperimentale si incontra con le tecnologie elettroniche e con l'applicazione dei materiali in ambito sanitario. La prima classe manageriale di questo nascente settore è composta da operatori sanitari e da “medici imprenditori”, che cercano di realizzare importanti innovazioni di prodotto. Inoltre questo settore è debitore nei suoi sviluppi dalle attività di ricerca pubbliche, che soprattutto all'estero hanno permesso di sostenere gli elevati costi iniziali per la progettazione dei nuovi prodotti. Anche attualmente il settore appare fortemente frammentato per nicchie di mercato, che solo in parte sono state via via conquistate dalle grandi imprese multinazionali che si sono gradualmente formate, e dalle imprese farmaceutiche che spesso hanno tentato, senza peraltro grandi successi, un'integrazione laterale in questa direzione. Numerose operazioni di fusione condotte durante gli anni '60 sono poi successivamente fallite e il settore è continuamente rinvigorito da spiazzamenti tecnologici e da nuove start-up innovative che, centrate su un nuovo prodotto, divengono presto imprese leader di successo. L'innovazione nel settore della strumentazione scientifica, come è stato ampiamente dimostrato da von Hippel (1988), sono fortemente sostenute dagli utilizzatori, spesso ricercatori universitari o scienziati di chiara fama. Solamente successivamente il ruolo dei fabbricanti diviene dominante, quando si passa alla standardizzazione ed alla commercializzazione. In numerosi casi nel settore biomedicale si notano imprese che fanno ricorso a crescita esterna ed acquisizioni per completare la gamma dei prodotti o per garantirsi l'accesso ad un knowhow specializzato. Durante gli anni '90, sulla scia della rivoluzione della new economy, il settore è stato caratterizzato da un flusso di concentrazioni aziendali pilotate dalle multinazionali americane, tedesche e svizzere, e da acquisizioni (anche di im- Il cluster biomedicale nel Veneto prese italiane). In particolare molte imprese farmaceutiche, oltre ad inglobare molte delle piccole nuove imprese di biotecnologia nate di recente che non riuscivano, data la loro scala dimensionale, ad affrontare i costi della commercializzazione e dei test di sperimentazione dei loro nuovi prodotti e brevetti, hanno sperimentato l'opzione di un'integrazione “sistemica” con molti fabbricanti di macchinari. Fonte: nostra elaborazione da Bassoli (1999) Fig. 1.1 Dipendenze tecnologiche del settore biomedicale Meccanica Tecnologia dei materiali Strumentazione Chimica fine Organi artificiali Biochimica Biotecnologie Diagnostici Fisica - biofisica Elettronica 9 1. Introduzione Fonte: nostra elaborazione da Bassoli (1999) Fig. 1.2 Esempi di ricadute tecnologiche nel settore biomedicale Areospaziale Sistemi di telecontrollo Militare Sistemi di rilevazione Energia Sorgenti di potenza Materiali Materiali biocompatibili Robotica Sensori Chimica Polimeri membrane Fonte: Venturini (2002) Fig. 1.3 Le lepri tecnologiche nelle nano tecnologie biomedicali Nanomuscle (USA) Nanosphere (USA) Ntera (Irlanda) Quantum Dot (USA) Micromotori. Fondata nel 1998 Apparecchiature da laboratorio che utilizzano nanoparticelle per analisi del DNA (Indagini Aids, antrace ed esami genetici). Fondata nel 1997 (26 add.) Nanoparticelle. Fondata nel 1997 (30 add.) Produce macchinari rilevatori di malattie. Conduce ricerche sull'impiego della tecnologia dei quantum.dot nella diagnosi medica e nello sviluppo dei medicinali. Fondata nel 1999 (75 add.) 10 Radiologia Ultrasuoni Magnetic Resonance Imaging Tomografia Assiale Computerizzata BIOIMMAGINI Cardiologia Neurologia Monitoraggio Motoria Endoscopia VALUTAZIONE FUNZIONALE DIAGNOSTICA Chimica clinica Ematologia Immunodiagnostica Microbiologia DIAGNOSTICA CLINICA Strumentazione Anestesia & Rianimazione TERAPIA CHIRURGICA Artroscopia Disostruzione vascolare Odontoiatria INTERVENTISTICA A BASSA INVASIVITÀ Radioterapia Stimolazione TERAPIA NON INVASIVA TERAPIA E RIABILITAZIONE Ortopedia Pacemakers Valvole cardiache Protesi vascolari Defibrillatori impiantabili Siatemi di circolazione extracorporea Dialisi Lentine intraoculari Gastroenterologico Dentarie ORGANI ARTIFICIALI & PROTESI SETTORE BIOMEDICALE Mobilità Sordità Comunicazione Ottica RIABILITAZIONE & SUPPORTO Ospedaliero Odontoiatrico MATERIALI DI CONSUMO E MEZZI DI CONTRASTO Ospedaliere Odontoiatriche Estetiche Fitness ALTRE ATTREZZATURE E APPARECCHIATURE Il cluster biomedicale nel Veneto Fonte: nostra elaborazione basata su interviste ad operatori del biomedicale Fig. 1.4 Schema di classificazione delle attività biomedicali utilizzato nella ricerca 11 1. Introduzione Attualmente (Mariani, 2001) le imprese leader mondiali coprono appena il 30-35% del segmento del mercato, con un fatturato che va da 50 ai 500 milioni di dollari, valori considerati minimi negli altri comparti industriali. Ciò dipende dall'elevata specializzazione delle aziende e spesso, in relazione al segmento che produce macchinari biomedicale, dalla non elevata numerosità dei volumi prodotti. Dopo un periodo di consistente crescita e sviluppo negli anni '70 e '80, lo scenario con cui si confronta oggi l'industria biomedicale italiana ed europea appare caratterizzato dalle seguenti aree problematiche: a) tutti i paesi europei hanno attuato politiche di contenimento e riduzione della spesa sanitaria pubblica; come conseguenza il mercato delle apparecchiature biomedicale in questi paesi ha subito un notevole rallentamento, con effetti negativi indiretti su tutto il comparto; in generale vi è da osservare che nei paesi europei, e soprattutto in Italia, il peso delle spese sanitarie sul Pil non è affatto collocato su livelli molto elevati, se si considera ad esempio il confronto con la situazione americana, dove esse hanno un'incidenza del 12-13%; in Europa, però, al contrario degli Stati Uniti, esse gravano sui bilanci pubblici, dato il differente modello istituzionale di welfare esistente. Com'è noto, nella fase di creazione della moneta unica europea, i vari paesi hanno sottoscritto un accordo vincolante che limita al 3% il deficit del bilancio pubblico statale; si tratta ovviamente di una misura di carattere monetario, e che afferisce alla gestione macro degli indicatori economici, ma che si riflette pesantemente anche sulle possibilità di sviluppo della spesa pubblica in materia di sanità e assistenza. Il carattere contraddittorio di questa tendenza è che essa si scontra con un mercato delle innovazioni molto dinamico ed effervescente, che mette invece a disposizione degli operatori sanitari tecnologie continuamente migliorate e che inserisce molto frequentemente nuovi prodotti che rivoluzionano le precedenti prassi di intervento medicale e curativo. Come non bastasse, vi è poi da rilevare un trend 12 strutturale e di lungo periodo di allungamento della vita media della popolazione, un fatto questo da giudicare certamente come positivo ma che tende (e tenderà) ad esercitare una pressione formidabile per l'innalzamento delle spese medie sanitarie, curative e riabilitative. b) è in corso un'armonizzazione europea ed internazionale della normativa di molti dispositivi biomedici; questo tende ad innalzare l'incidenza delle spese di controllo di qualità della produzione ed organizzative per ottenere le necessarie certificazioni. Nel caso italiano, le imprese scontano la scarsa chiarezza normativa, la difficile integrazione con le norme europee, e spesso l'assenza di laboratori autorizzati per la certificazione estera, dato che in passato in molti casi questa funzione era svolta supplettivamente dai laboratori Cnr, i quali nel nuovo contesto europeo, dopo l'inevitabile fase di transizione, hanno finito per perdere la precedente funzione di organi autorizzati alla marcatura per contrassegnare la conformità del prodotto alle normative esistenti. c) il settore biomedicale comprende numerosi segmenti produttivi ad alta intensità di ricerca. È un settore dove le imprese science-based competono sulla capacità di inserire innovazioni tecnologiche nei prodotti esistenti e sulla capacità di rispondere a nuovi bisogni attraverso l'invenzione di nuovi prodotti. Gli investimenti richiesti per lo sviluppo di nuovi prodotti o nuove tecnologie hanno tipicamente tempi di ritorno molto lunghi, con elevati rischi industriali. In questo contesto competitivo le relazioni tra università e impresa e tra ricerca pubblica e ricerca privata sono fondamentali, come è dimostrato dalla esperienza delle imprese operanti negli Stati Uniti e in molti paesi europei che godono degli effetti di esternalità indotti dai programmi di ricerca pubblici e dagli spillover scientifici delle università leader (Ferrucci e Deriu, 2002). Il settore biomedicale italiano, insieme ai settori ad alta tecnologia, condivide un destino di marginalità economica e spesso tecnologica. La grande ricerca, le grandi Il cluster biomedicale nel Veneto istituzioni, i finanziamenti, i laboratori, le sinergie tecnologiche, una domanda pubblica organizzata e attenta all'innovazione, non rappresentano un patrimonio tipico del nostro paese, né della nostra regione (Belussi, 2002), che con gli anni si è specializzata sui settori flessibili e postfordisti dell'industria tradizionale (tessile, abbigliamento, calzatura, etc.). La leadership nelle tecnologie biomedicali è senz'altro nelle mani di università e imprese americane e tedesche. In Italia vi sono infatti pochi esempi anche se brillanti - di imprenditorialità biomedicale: • in Emilia Romagna, le Officine Ortopediche Rizzoli bolognesi dei primi anni del 1900, l'OTE Galileo sorta nel 1930, e la Biotec di Bologna fondata da tecnici legati alla scuola di specializzazione in bioingegneria, che hanno realizzato con successo uno stimolatore cardiaco, • in Piemonte, la Sorin Biomedica, fondata dalla Fiat e dalla Montecatini, che inizialmente operava nel campo della ricerca nucleare, e la Ansaldo Biomedica, • in Liguria2 l'impresa Esaote di Sestri Ponente, con circa 250 addetti ed un'ottantina nell'indotto, collegabile a circa 1012 aziende, che è specializzata nell'imaging diagnostico (ultrasuoni e tomografia a risonanza magnetica dedicata) e nella fornitura di sistemi ospedalieri chiavi in mano, • in Lombardia il parco scientifico del S. Raffaele di Milano. Nel biomedicale esiste inoltre un'importante realtà distrettuale: il distretto biome3 dicale di Mirandola , creato da un imprenditore-inventore Schumpeteriano (Bassoli, 1999), Veronesi. Come è riportato anche dall'analisi di Bassoli, Veronesi concepì la sua business idea focalizzata su un prodotto innovativo proprio grazie agli stimoli che gli vennero dai medici dell'ospedale civile di Padova. Nei primi anni '60 venne contattato dal dott. Cuccia, un farmacista allora inserito nell'equipe medica dei trapianti dell'ospedale di Padova, che gli richiese di realizzare un circuito per la circolazione extracorporea del sangue che doveva servire al Prof. Piero Confortini per collegare un paziente al rene artificiale. Da questa prima necessità pratica via via Veronesi sviluppò le conoscenze e la tecnologia per produrre prima parti di macchinario per dialisi e poi macchinari innovativi collocati nella fascia alta dello stesso mercato dei prodotti per dialisi. Nel distretto di Mirandola si è realizzato anche il primo rene artificiale italiano (1965), prodotto da Veronesi alla Sterilplast, che utilizzò, migliorandola, una tecnologia allora disponibile, la tecnologia del rene Kill, non coperta in quel tempo da brevetto. Con il consolidarsi delle imprese fondate da Veronesi ha preso avvio a Mirandola un vero distretto industriale marshalliano: ovvero una concentrazione di imprese specializzate nella produzione di apparecchiature per dialisi che si pongono in competizione ma che cooperano anche con le grandi imprese multinazionali del settore. Veronesi, con la fondazione della Dasco, della Belleco, della Dideco, e della Dar, e l'attivazione di una rete di subfornitura, e di produttori specializzati (spesso ex dipendenti che si mettevano in proprio per fondare una nuova impresa), appare il personaggio chiave del successo imprenditoriale delle imprese di Mirandola, dove l'impresa motrice e il fondatore di un distretto industriale hanno saputo far evolvere una realtà artigianale di piccola scala integrandola con le logiche di sviluppo inReport sulla filiera del biomedicale in Liguria, www.pst.liguria.it. Il distretto biomedicale di Mirandola è localizzato in nove comuni della bassa pianura modenese (Camposanto, Cavezzo, Concordia, Finale Emilia, Midolla, Mirandola, S. Felice, S. Possidonio e S. Prospero). Secondo le stime più recenti il distretto conta una rete di circa 90 imprese con circa 3200 addetti (3000 nel distretto e 200 esterni), che realizzano disposable (articoli monouso in materiale plastico) e apparecchiature (Bassoli, 1999). Per trovare una simile concentrazione nel biomedicale si deve arrivare a Minneapolis (Moussanet e Paolozzi, 1992) negli Stati Uniti, ed infatti oggi queste due realtà sono in qualche modo relazionate, dato che due grandi imprese multinazionali (la Baxter e la Pfizer) hanno acquisito due imprese di Mirandola, fondate da Veronesi stesso e da lui successivamente cedute. Ogni anno le imprese del distretto realizzano un fatturato di circa 600 milioni di euro, la metà del quale è esportato. Attualmente il 73% del fatturato è realizzato da 4 grandi imprese (la Gambro, la Dideco, la Mallinckrodt, e la Bellico). È stato calcolato che le imprese biomedicali investono ogni anno circa il 4,6% del fatturato in attività di ricerca. Vedi anche www.consobiomed.it 13 2 3 1. Introduzione ternazionali e che di recente ha visto entrare a pieno titolo nel distretto numerose imprese multinazionali. Secondo le stime riportate da alcuni (Mariani, 2001), l'industria italiana è formata da circa 700 imprese che fatturano 2.200 milioni di euro, e che esportano circa il 50% della loro produzione. Il mercato nazionale nel 1993 valeva circa 1700 milioni di euro e si posizionava al quinto posto a livello mondiale, dopo stati Uniti, Giappone, Germania, e Francia. Nel 1998 si stima che esso valesse circa 3700 milioni di euro (Mariani, 2001). In passato, il suo tasso di crescita annua si attestava mediamente intorno al 6-7%, ma i continui tagli alla spesa assistenziale pubblica hanno ridotto di molto queste percentuali. Al suo interno il comparto più rilevante è dato dagli articoli monouso, come siringhe, aghi, guanti, etc. (dati 1993: circa 450 milioni di euro), seguito dalle apparec4 chiature per bioimmagini (dati 1993: circa 350 milioni di euro), dai macchinari elettromeccanici come encefalogrammi, cardiogrammi, miogrammi, sistemi per la valutazione della pressione, dai reni artificiali e macchine cuore polmone (dati 1993: circa 140 milioni di euro), dai prodotti ortopedici e organi artificiali impiantabili come pace-maker, valvole cardiache e protesi ortopediche (dati 1993: circa 130 milioni di euro), dall'insieme dei reattivi e delle strumentazioni per la misurazione della concentrazione di composti circolanti o tessutali per il riconoscimento di cellule e di componenti subcellulari (macchine, apparecchiature per diagnosi di la4 5 Il comparto delle bioimmagini comprende l'insieme delle tecniche sviluppate per ottenere immagini di strutture biologiche senza dover incorrere in interventi chirurgici di ispezione. Alla radiologia tradizionale (raggi x) si sono affiancate altre metodiche diagnostiche: la medicina nucleare (anni '60), seguita dalla tomografia, dall'ecografia, dalla tomografia assiale computerizzata (TAC), dalla risonanza magnetica nucleare (anni '80), e dai nuovi sviluppi delle endoscopie dirette. Questo settore sconfina con quello degli organi artificiali ma differisce per il fatto che i presidi sono prescritti dall'intervento sanitario ma gestiti dall'individuo stesso. L'evoluzione che sta interessando questo comparto deriva dai progressi dell'elettronica, informatica, e dal perfezionamento di particolari sensori e trasduttori 14 boratorio), e dagli ausili e strumenti per la mobilità, la comunicazione, la sordità e il 5 sostegno degli ipovedenti . Il settore biomedicale trae forte impulso dalle attività di ricaduta tecnologica di altri settori high-tech. In quanto industria a “tecnologia non propria” costituisce un rilevante punto di forza dei paesi industriali avanzati perché permette la costituzione di sinergie produttive e tecnologiche, consentendo un più efficiente sfruttamento delle risorse scientifiche e tecnologiche disponibili. Il cluster biomedicale nel Veneto 2. Il cluster biomedicale veneto 2.1 Il cluster biomedicale “allargato”: raffronto VenetoItalia Le imprese del settore biomedicale6 nel Veneto sono oltre 2.500 in una accezione “allargata” del biomedicale (fig. 2.1) che consideri non solo ovviamente il numeroso comparto dell'odontoprotesico (Cod. ATECO91 33.10.3 - Fabbricazione di protesi dentarie), ma anche le imprese che operano nel campo dell'ottica, segnatamente di “Confezionamento ed apprestamento di occhiali da vista e lenti a contatto” (Cod. 33.40.2) e quelle che svolgono attività commerciali - Commercio all'ingrosso (Cod. 51.46.2) e Commercio al dettaglio (Cod. 52.32) di articoli medicali e ortopedici, compresi strumenti e apparecchi sanitari - o di servizio, quali ad esempio gli studi di progettazione, le società commerciali, le attività di riparazione, ecc. In una accezione “allargata” del biomedicale, il Veneto rappresenta circa l'8% delle imprese italiane nonostante il settore dell'ottica, per la presenza del distretto bellunese dell'occhiale, che ha una presenza che supera il 15% del totale, sia percentualmente sovradimensionato rispetto al dato nazionale. Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.1 Imprese del biomedicale “allargato” Biome dicale (inclu so % su I talia odontoprotesico) Veneto 2.313 7,9% Italia 29.097 Ottico % su I talia 214 1.397 15,3% Tota le Biom edica le allargato 2.527 30.494 % su I talia 8,3% Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Fig. 2.1 Il settore biomedicale allargato Totale imprese Veneto - Italia Settore biomedicale “allargato” 35.000 30.000 30.494 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0 2.527 Veneto Italia L'archivio delle imprese del settore biomedicale è stato costruito a partire dalla consultazione degli archivi Cerved. Questo ci ha permesso di avere un elenco aggiornato delle imprese attive nel settore. Questo elenco è stato arricchito dalle informazioni estratte dai siti web aziendali ed è stato corretto nella fase di campionamento delle imprese condotto per la rilevazione empirica che ha coinvolto 60 aziende localizzate nel Veneto. Agli elenchi Cerved sono state aggiunte 58 imprese. 15 6 2. Il cluster biomedicale nel Veneto Considerando il macro settore localizzato nel Veneto, il biomedicale è composto da imprese che operano per il 65% nell'ambito odontoprotesico, per il 27% in quello biomedicale e per l'8% in quello ottico. Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Fig. 2.3 Il biomedicale Veneto allargato Distribuzione % delle imprese per sotto-settori Settore biomedicale “allargato” - Veneto 8% Analizzando la distribuzione delle imprese per provincia si evidenzia come i tre diversi ambiti del settore allargato abbiano andamenti differenti: quasi il 60% del comparto ottico nel Veneto si concentra nella provincia di Belluno; per quanto riguarda il settore odontoprotesico la distribuzione è più omogenea rispetto al territorio e, infine, il biomedicale ristretto è maggiormente concentrato attorno ai principali poli sanitari di Padova, Verona e Treviso. 65% q qBiomedicale “ristretto” qOdontoprotesico qOttico Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.2 Localizzazione per provincia delle imprese biomedicali 2.2 Il cluster biomedicale nel Veneto Provincia Biomedicale ristretto Odontoprotesico Ottico Totale Belluno 16 68 125 209 Padova 184 305 12 501 Rovigo 28 98 2 128 Treviso 121 286 38 445 Venezia 88 297 17 402 Vicenza 85 260 10 355 Verona 151 326 10 487 Veneto 673 1.640 214 2.527 7 Limitando l'analisi al settore biomedicale in senso più stretto, ed escludendo quindi gli ambiti dell'odontoprotesico e dell'ottico, le imprese del Veneto rilevate sono 673 8 per un totale di 2.668 addetti dichiarati , tra dipendenti e indipendenti. Le imprese del biomedicale, possono essere suddivise secondo l'attività prevalente di produzione o di distribuzione considerando, di produzione, le imprese che forniscono beni e servizi, anche solo in parte, e, di distribuzione, le imprese che commercializzano esclusivamente. Nelle attività di produzione troviamo 218 imprese di produzione, il 32,4% del totale, e oltre il 57% degli occupati; mentre nelle attività di distribuzione 455 imprese, che rappresentano il 67,6% delle imprese totali e che Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Fig. 2.4 Il biomedicale nel Veneto Numero totale di Imprese e Addetti Settore biomedicale - Veneto 3.000 2.500 7 8 Nel settore biomedicale ristretto non sono state incluse le imprese odontoiatriche, che non appaiono caratterizzare la realtà regionale in quanto offrono servizi esistenti sull'intero territorio nazionale e diffusi in relazione alla distribuzione della popolazione. Nelle pagine seguenti di questo rapporto di ricerca, per brevità, useremo il termine “settore biomedicale” per connotare il settore biomedicale ristretto. I dati sugli addetti, tratti dagli elenchi CERVED, sono relativi all'anno 2000 e sottostimano il dato reale dal momento che il 29% delle imprese non ha dichiarato gli addetti. Queste imprese sono state raggruppate nella classe “Addetti non dichiarati (n.d.)”. 16 27% 2.668 2.000 1.500 1.000 500 673 0 Imprese Addetti Il cluster biomedicale nel Veneto impiegano il 42,5% degli addetti. Com’è logico, il numero di addetti medio per impresa risulta maggiore nelle attività di produzione che in quelle di distribuzione. Già questo primo dato complessivo denota una struttura produttiva e distributiva polverizzata e priva di imprese dimensionalmente rilevanti (si noti che nessuna impresa nei dati Cerved supera i 100 addetti) in grado di avviare meccanismi di crescita, magari distrettuali, virtuosi. Se poi si prende in considerazione la tipologia di produzione/prodotto il dato che emerge è che le imprese venete di questo settore si distribuiscono in molteplici ambiti, che si è qui cercato di raggruppare in 15 sottocategorie, le quali costituiscono Per l'analisi dimensionale, in mancanza dei dati di fatturato, ci si è basati sul numero degli addetti e per meglio descrivere l'universo delle imprese si sono costruite 4 classi (addetti non dichiarati, 1-10 addetti, 11-50 addetti, e oltre 50 addetti) più ristrette della usuale suddivisione tra piccola, media e grande impresa. Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.3 Imprese del biomedicale del Veneto Attività Prevalente N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di N° Addetti Distribuzione 455 67,6% 1.135 42,5 Produzione 218 32,4% 1.533 57,5 Tot. complessivo 673 100,0% 2.668 100,0% Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.4 Imprese ed addetti del biomedicale del Veneto Imprese Attività Prevalente con addetti n.d. Imprese Totale Imprese Totale N° Imprese Totale con addetti Addetti con addetti Addetti con addetti Addetti classe 1-10 classe 1-10 classe 11-50 classe 11-50 classe > 51 classe > 51 Distribuzione 65 113 355 35 817 Produzione 133 305 789 17 346 Totale 198 418 1.144 52 1.163 Dalla suddivisione delle imprese per classe di addetti si rileva come il biomedicale sia rappresentato per il 62% da microimprese che contano meno di 10 addetti, per il 7,7% da piccole imprese che hanno tra gli 11 e i 50 addetti, e solo per lo 0,7% da aziende di dimensioni medie, mentre risultano assenti completamente le grandi imprese (per un confronto con i dati Istat si rimanda alla tab. 3.3). Quasi il 30% delle imprese non ha dichiarato il numero di addetti, tuttavia si può supporre che queste 198 imprese siano piccole o micro piuttosto che medie o grandi. 5 361 5 361 spesso vere e proprie nicchie di mercato, dando così l'impressione di un tessuto produttivo ricco di imprenditorialità diffusa, con esempi - come vedremo poi - anche molto interessanti, ma debole sul versante della capacità di “fare sistema”. Escludendo alcune categorie del terziario come l'Ingrosso materiali e attrezzature sanitarie o il Dettaglio di articoli sanitari ed ortopedici, nessuna sottocategoria supera i 300 addetti e sembrerebbe confermare come questo settore sia prevalentemente frammentato e come le imprese abbiano scelto una politica di 17 2. Il cluster biomedicale nel Veneto nicchia. Le principali aree di prodotto/mercato sono quelle degli organi artificiali e protesi con 43 imprese (6,4% del totale), seguita dai servizi di assistenza tecnica con 41 imprese (19%) e dalle apparecchiature odontoiatriche con 22 imprese (10%). Per cercare una possibile presenza di cluster nel settore biomedicale nel Veneto si sono raggruppate le imprese per macrotipologie di attività secondo le tecnologie e le modalità/finalità d'impiego. Si sono quindi individuate, oltre a quella dell'assistenza quattro categorie principali: 1) Terapia e riabilitazione che conta 63 imprese e 486 addetti; 2) Materiali di consumo, con 22 imprese e 283 addetti; 3) Diagnostica con 14 imprese e 70 addetti; 4) Altre apparecchiature e attrezzature elettromedicali, con 78 imprese e 628 addetti, che però comprendono anche la sottocategoria delle 37 imprese che non dichiarano il tipo di produzione svolta o producono apparecchiature elettromedicali-sanitarie non classificate diversamente. Come per la produzione anche a livello di distribuzione si sono individuate 5 categorie, 4 all'ingrosso e una al dettaglio; quest'ultima, ovviamente, risulta la più consistente. Guardando alla distribuzione territoriale si può notare che Padova e Verona contano insieme circa la metà delle imprese e il 57% degli addetti del settore, evidenziando un probabile legame tra la localizzazio- Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.5 Imprese e addetti nei sottosettori biomedicali del Veneto, imprese produttive e commerciali Attività Prevalente Bioimmagini Diagnostica clinica Valutazione funzionale Diagnostica Organi artificiali e protesi Riabilitazione e supporto Terapia chirurgica Terapia non invasiva Terapia e riabilitazione Materiali odontoiatrici Materiali ospedalieri Materiali di consumo Assistenza tecnica App. elettromedicali-sanitarie n.c. App. estetica App. odontoiatriche App. ospedaliere Altre apparecchiature Dettaglio Articoli sanitari-ortopedici Ingrosso App. elettromedicali Ingrosso Mat. e attrez. odontoiatriche Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie Ingrosso Sanitari-protesi-ausili Distribuzione Totale complessivo 18 N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di N° Addetti 4 8 2 0,6% 1,2% 0,3% 23 33 14 0,9% 1,2% 0,5% 43 15 1 4 6,4% 2,2% 0,1% 0,6% 290 179 0 17 10,9% 6,7% 0,0% 0,6% 9 13 1,3% 1,9% 148 135 5,5% 5,1% 41 37 10 22 9 6,1% 5,5% 1,5% 3,3% 1,3% 66 204 93 198 133 2,5% 7,6% 3,5% 7,4% 5,0% 201 48 51 112 43 29,9% 7,1% 7,6% 16,6% 6,4% 316 94 177 457 91 11,8% 3,5% 6,6% 17,1% 3,4% 673 100,0% 2.668 100,0% Il cluster biomedicale nel Veneto ne delle imprese biomedicale e quella dei principali poli sanitari e medico-universitari della Regione. logia di attività delle imprese nelle varie province, non emerge alcuna concentrazione che possa denotare una “vocazione” particolare di un certo territorio. Se però si analizza la suddivisione per tipoFonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.6 Imprese ed addetti nei sottosettori biomedicali del Veneto, imprese produttive e commerciali per provincia Provincia N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di N° Addetti Belluno 16 2,4% 22 0,8% Padova 184 27,3% 899 33,7% Rovigo 28 4,2% 171 6,4% Treviso 121 18,0% 388 14,5% Venezia 88 13,1% 308 11,5% Verona 151 22,4% 629 23,6% Vicenza 85 12,6% 251 9,4% 673 100,0% 2.668 100,0% Tot. complessivo Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Fig. 2.5 Imprese ed addetti del biomedicale del Veneto Imprese e addetti per sottocategoria di attività Settore biomedicale - Veneto Ingrosso Sanitari-protesi-ausili Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie Ingrosso Mat. e attrezz. odontoiatriche Ingrosso App. elettromedicali Dettaglio Articoli sanitari-ortopedici Valutazione funzionale Terapia non invasiva Terapia chirurgica Riabilitazione e supporto Organi artificiali e protesi Materiali ospedalieri Materiali odontoiatrici Diagnostica clinica Bioimmagini Assistenza tecnica App. ospedaliere App. odontoiatriche App. estetica App. elettromedicali-sanitarie n.c. 0 50 100 q Imprese 150 200 250 q Addetti 19 300 350 400 450 500 2. Il cluster biomedicale nel Veneto Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Fig. 2.6 Imprese del biomedicale del Veneto Numero di Imprese per tipologia di attività Settore biomedicale - Veneto PRODUZIONE DISTRIBUZIONE 63 Terapia e riabilitazione 22 Materiali di consumo 14 Diagnostica 41 Assistenza Tecnica 78 Altre apparecchiature 48 Ingrosso App. elettromedicali 112 Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie 43 Ingrosso Sanitari-protesi-ausili 51 Ingrosso Mat. e attrezz. odontoiatriche 201 Dettaglio Art. sanitari-ortopedici 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200 Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Fig. 2.7 Imprese nei sottosettori biomedicali del Veneto, imprese produttive e commerciali Imprese per provincia e tipologia di attività Settore biomedicale - Veneto 200 180 35 160 Terapia e riabilitazione 140 Materiali di consumo 24 40 Ingrosso Sanitari-protesi-ausili Riabilitazione 120 42 100 80 9 9 60 16 7 6 13 40 20 0 9 4 2 1 23 28 7 7 14 26 12 11 13 21 1 35 3 15 1 3 8 22 37 5 12 6 6 7 3 6 6 14 Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie Ingrosso App. elettromedicali Diagnostica Dettaglio Art. sanitari-ortopedici 39 17 13 7 2 10 15 Belluno Padova Rovigo Treviso Venezia Verona Vicenza 20 Ingrosso Odontotecnico-odontoiatrico Assistenza Tecnica Altre apparecchiature 3 17 1 4 5 43 9 Il cluster biomedicale nel Veneto 2.3 Le imprese di produzione Le imprese rilevate che, in tutto o almeno in parte, producono prodotti e servizi nel biomedicale sono 218 per un totale di 1.533 addetti dichiarati, il che significa una media di 10 addetti per impresa escludendo le 65 con addetti non dichiarati. Nessuna supera i 100 addetti, solo 5 superano i 50 addetti e più dell'80% ha meno di 10 addetti, confermando l'esistenza nel Veneto di una struttura produttiva polverizzata, priva di quelle imprese leader di me- die e grandi dimensioni con una sufficiente forza verso il mercato finale e ramificate catene di subfornitura a monte. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale delle imprese, Padova, Verona e Treviso si confermano le province più rappresentate in relazione alla numerosità delle imprese produttive; in particolare, Padova si classifica come la provincia più importante e pesa per il 30% sul dato generale regionale. Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.7 Imprese produttive (manifatturiere e di servizio) Provincia N° Imprese con addetti n.d. N° Imprese N° Imprese N° Imprese con addetti con addetti con addetti classe 1-10 classe 11-50 classe > 51 Numero Totale Imprese Belluno 2 1 n.d. n.d. 3 Padova 19 32 12 2 65 Rovigo 2 7 1 1 11 Treviso 20 26 3 n.d. 49 Venezia 6 12 2 2 22 Verona 9 26 12 n.d. 47 Vicenza 7 9 5 n.d. 21 Totale complessivo 65 113 35 5 218 La sigla n.d. sta per addetti non dichiarati Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Fig. 2.8 Imprese del biomedicale del Veneto, imprese produttive e di servizio % Iimprese di produzione per provincia Settore biomedicale del Veneto Verona 21,6% Venezia 10,1% Vicenza Belluno 1,4% 9,6% Treviso 22,5% 21 Padova 29,8% Rovigo 5,0% 2. Il cluster biomedicale nel Veneto Le imprese produttive, distribuite secondo la tipologia di attività, vedono prevalere nettamente la categoria "altre apparecchiature e attrezzature elettromedicali", con 78 imprese, e la categoria "terapia e riabilitazione" con 63, che insieme rappresentano circa il 70% delle imprese produttive. Queste imprese sono state suddivise in sotto-categorie, maggiormente omogenee internamente, che danno un quadro più completo delle tipologie di prodotti/mercati coperti. Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.8 Imprese nei sottosettori biomedicali del Veneto, imprese produttive e di servizio Tipologia Attività Imprese % di Imprese N° Addetti % di Addetti Diagnostica 14 6,4% 70 4,6% Terapia e riabilitazione 63 28,9% 486 31,7% Materiali di consumo 22 10,1% 283 18,5% Altre apparecchiature 78 35,8% 628 41,0% Assistenza tecnica 41 18,8% 66 4,3% Totale complessivo 218 100,0% 1.533 100,0% Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Fig. 2.9 Imprese ed addetti del biomedicale Veneto per macro-settore Numero di imprese di produzione e numero di addetti per tipologia di attività Settore biomedicale - Veneto 700 628 600 500 486 400 300 283 200 100 70 0 14 Diagnostica q Imprese 41 22 Materiali di consumo q Addetti 22 66 Assistenza tecnica 63 Terapia e riabilitazione 78 Altre apparecchiature Il cluster biomedicale nel Veneto Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.9 Imprese ed addetti del biomedicale del Veneto per sotto-settore Sottocategoria di attività N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di N° Addetti 43 41 37 22 15 13 10 9 9 8 4 4 2 1 218 19,70% 18,80% 17,00% 10,10% 6,90% 6,00% 4,60% 4,10% 4,10% 3,70% 1,80% 1,80% 0,90% 0,50% 100,0% 290 66 204 198 179 135 93 133 148 33 23 17 14 0 1.533 18,90% 4,30% 13,30% 12,90% 11,70% 8,80% 6,10% 8,70% 9,70% 2,20% 1,50% 1,10% 0,90% 0,00% 100,0% Organi artificiali e protesi Assistenza tecnica App. elettromedicali-sanitarie n.c. App. odontoiatriche Riabilitazione e supporto Materiali ospedalieri App. estetica App. ospedaliere Materiali odontoiatrici Diagnostica clinica Bioimmagini Terapia non invasiva Valutazione funzionale Terapia chirurgica Totale complessivo Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Fig. 2.10 Imprese ed addetti del biomedicale Veneto per macro-settore Imprese di produzione per tipologia di attività e sotto-categoria Settore biomedicale - Veneto 45 40 43 41 37 35 30 25 22 20 15 15 13 9 8 5 4 4 2 1 ALTRE APPARECCHIATURE ASSISTENZA TECNICA DIAGNOSTICA MATERIALI DI CONSUMO 23 Riabilitazione e supporto Organi artificiali e protesi Materiali ospedalieri Materiali odontoiatrici Valutazione funzionale Diagnostica clinica Bioimmagini Assistenza tecnica App. ospedaliere App. odontoiatriche App. estetica App. elettromedicali sanitarie n.c. 0 Terapia non invasiva 9 Terapia chirurgica 10 10 TERAPIA E RIABILITAZIONE 2. Il cluster biomedicale nel Veneto 2.3.1 Diagnostica Per quanto riguarda la categoria Diagnostica, delle 14 imprese di bioimmagini, diagnostica clinica e valutazione funzionale, si può individuare un unico nucleo significativo di produzione nella diagnostica clinica a Padova con 5 aziende e 32 addetti. 2.3.2 Terapia e riabilitazione A parte la categoria delle “Altre Apparec- chiature e attrezzature” (all'interno della quale ci sono però 37 imprese non esattamente classificabili), la Terapia e riabilitazione con 63 imprese si evidenzia come la categoria più rilevante. All'interno di questa, 43 imprese con 290 addetti producono organi artificiali e protesi sono per lo più imprese ortopediche, prevalentemente artigiane, ma che abbinano sapientemente alta tecnologia, utilizzo di materiali di base altamente innovativi e capacità di differenziazione del prodotto; 15 imprese si occupano di riabilitazione e supporto, ed al- Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.10 Imprese della diagnostica in Veneto per provincia SOTTOCATEGORIA DI ATTIVITÀ Bioimmagini Provincia Padova Treviso Venezia Verona Tot. complessivo Imprese Addetti 1 2 1 4 0 2 21 23 Diagnostica clinica Valutazione funzionale Imprese 5 1 1 1 8 Imprese 1 1 Addetti 14 0 2 14 1 1 Addetti 32 0 0 1 33 Imprese totale Addetti totale 6 3 3 2 14 46 0 2 22 70 Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Fig. 2.11 Imprese della diagnostica Diagnostica - distribuzione per sottocategoria e provincia Imprese di produzione Settore biomedicale - Veneto 5 5 4 3 2 2 1 1 1 1 1 1 0 Bioimmagini q Padova Diagnostica clinica DIAGNOSTICA q Treviso 24 q q Venezia Valutazione funzionale q Verona Il cluster biomedicale nel Veneto tre 5 di terapia non invasiva e chirurgica. Rispetto al territorio si conferma una maggior presenza delle imprese a Padova, Treviso e Verona. plessivi. Le imprese ortopediche appaiono essere il comparto produttivo omogeneo più numeroso del biomedicale regionale. All'interno della categoria “Terapia e riabilitazione” in particolare il peso delle imprese dell'ortopedia e riabilitazione si evidenzia ancora di più: esse rappresentano infatti il 59% della imprese e degli addetti della categoria; se analizziamo questi dati per classe dimensionale osserviamo che le imprese ortopediche sono presenti soprattutto nelle classi dimensionali maggiori: nelle imprese con più di dieci addetti esse rappresentano quasi il 70% delle imprese esistenti nella categoria della “terapia e riabilitazione”. 2.3.2.1 Le imprese dell'ortopedia e riabilitazione Nel settore biomedicale un particolare rilievo è assunto dalle imprese dell'ortopedia e riabilitazione, che vantano una lunga tradizione ed una consolidata presenza in Veneto. Si tratta di 37 aziende, il 5,5% del totale delle imprese biomedicali, che occupano 287 addetti (mancano dal conto le imprese con addetti non dichiarati). In percentuale gli addetti di questo settore rappresentano quasi l'11% degli addetti com- Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.11 Imprese di terapia e riabilitazione del Veneto Organi artificiali e protesi Provincia Belluno Padova Rovigo Treviso Venezia Verona Vicenza Totale Imprese 2 8 4 13 5 11 43 Addetti 2 97 4 87 10 90 290 Riabilitazione e supporto Imprese Addetti Imprese Addetti 7 1 78 0 1 0 2 2 3 15 Terapia non invasiva Terapia chirurgica 72 3 26 179 1 Imprese 0 Imprese totale Addetti totale 2 16 5 15 7 13 5 63 2 175 4 87 82 93 43 486 Addetti 2 0 2 4 17 17 Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.12 Imprese ed addetti dell’ortopedia e riabilitazione del Veneto Ortopedia e riabilitazione Totale biomedicale veneto N° di Imprese % di Imprese 37 5,5% 673 100,0% N° Addetti 287 2.668 % di Addetti 10,8% 100,0% Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.13 Imprese ed addetti dell’ortopedia e riabilitazione sul totale della categoria “Terapia e riabilitazione” Ortopedia e riabilitazione Altro Totale complessivo N° di Imprese % di Imprese 37 58,7% 26 41,3% 63 100,0% 25 N° Addetti 287 199 486 % di Addetti 59,1% 40,9% 100,0% 2. Il cluster biomedicale nel Veneto Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.14 Imprese di terapia, ortopedia e riabilitazione ed addetti del Veneto per classe dimensionale Imprese con addetti n.d. Imprese con addetti classe 1-10 Totale Addetti classe 1-10 Imprese con addetti classe 11-50 Totale Addetti classe 11-50 2 26 78 9 209 14 35 93 13 322 N° Imprese con addetti classe > 51 Totale Addetti classe > 51 1 71 Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.15 Imprese produttrici di organi artificiali e protesi ortopediche ed addetti del Veneto Ortopedia e riabilitazione Altro Totale complessivo N° di Imprese % di Imprese 37 86,0% 6 14,0% 43 100,0% Istituendo un confronto nell'ambito della sottocategoria “organi artificiali e protesi” le imprese dell'ortopedia e riabilitazione rappresentano ben l'86% delle imprese e la quasi totalità degli addetti. 2.3.3 Materiali di consumo Questa categoria raccoglie le imprese produttrici di materiali ospedalieri e odontoiatrici: un settore maturo e che, a differen- N° Addetti 287 3 290 486 % di Addetti 99,0% 1,0% 100,0% za delle apparecchiature biomedicali, sviluppa grandi volumi di vendite e che quindi consente di sviluppare forti economie di scala tali da permettere/obbligare le imprese a maggiori dimensioni. Infatti, qui si riscontra un numero medio di addetti per impresa di 20 unità, numero che risulta doppio rispetto alla dimensione prevalente negli altri comparti produttivi considerati. Nel settore materiali di consumo vi è anche la presenza dell'azienda veneta con il maggior numero di addetti. Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.16 Imprese specializzate nell’attività di produzione di materiali di consumo nel Veneto Materiali odontoiatrici Provincia Padova Rovigo Treviso Verona Vicenza Tot. complessivo Imprese 3 1 Addetti 10 90 1 4 9 1 47 148 26 Materiali ospedalieri Imprese 4 2 1 6 Addetti 34 38 1 62 13 135 Imprese totale Addetti totale 7 3 1 7 4 22 44 128 1 63 47 283 Il cluster biomedicale nel Veneto 2.3.4 Altre apparecchiature elettromedicali Questa categoria raccoglie 78 imprese produttrici di apparecchiature e attrezzature elettromedicali e sanitarie che occupano complessivamente 628 addetti. Queste imprese sono state ulteriormente suddivise, secondo il campo di applicazione, in: apparecchiature per l'estetica e il benessere, apparecchiature odontoiatriche, apparec- chiature ospedaliere ed un'ultima sottocategoria che raccoglie le imprese che non dichiarano la tipologia di apparecchiature prodotte. Si può notare che per le apparecchiature estetiche le tre imprese localizzate nel veneziano raccolgono la quasi totalità degli addetti, mentre le imprese produttrici di apparecchiature ospedaliere si concentrano prevalentemente nella provincia di Padova. Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.17 Imprese specializzate in “altre apparecchiature” nel Veneto, per provincia Apparecchiature elettrome dicali sanitarie n.c. Provincia Padova Rovigo Treviso Venezia Verona Vicenza Totale Apparecchiature estetica Imprese Addetti Imprese 10 41 1 2 2 11 55 1 1 5 3 10 95 4 3 6 1 37 204 10 Addetti 1 Apparecchiature odontoiatriche Imprese 5 9 2 1 5 22 90 2 93 Apparecchiature Imprese Addetti ospedaliere totale totale Addetti Imprese Addetti 86 7 123 1 10 30 1 16 1 65 198 9 133 23 3 22 6 15 9 78 251 12 85 111 98 71 628 Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Fig. 2.12 Imprese specializzate in altre apparecchiature nel Veneto per provincia Altre apparecchiature - distribuzione imprese per provincia Settore biomedicale - Veneto 12 11 10 10 10 9 8 7 6 5 4 4 3 2 5 3 2 2 1 1 1 1 1 1 1 0 App. elettromedicalisanitarie n.c. q Padova App. estetica q Rovigo q Treviso App. odontoiatriche q Venezia 27 App. ospedaliere q Verona q Vicenza 2. Il cluster biomedicale nel Veneto 2.4 Le imprese della distribuzione Le imprese che si occupano esclusivamente di distribuzione dei prodotti biomedicali in Veneto sono 455 e contano 1.135 addetti: il 56% all'ingrosso e il 44% al dettaglio. Questa prevalenza numerica dei grossisti sui dettaglianti denota una probabile rilevanza sovra regionale dell'attività di distribuzione all'ingrosso del Veneto. In particolare, tra le imprese di commercio all'ingrosso, spiccano le 112 aziende di materiali e attrezzature sanitarie che, con i loro 457 addetti, rappresentano il 44% delle aziende e il 56% degli occupati. Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Fig. 2.13 Imprese di distribuzione nel Veneto % Imprese di distribuzione per tipologia di attività Settore biomedicale - Veneto Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie 24,6% Ingrosso Sanitariprotesi-ausili 9,5% Ingrosso Mat. e attrezz. odontoiatriche Ingrosso App. 11,2% elettromedicali 10,5% Ingrosso Articoli Sanitari-ortopedici 44,2% Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.14 Imprese di distribuzione nel Veneto Tipologia Attività Dettaglio Articoli sanitari-ortopedici Ingrosso App. elettromedicali Ingrosso Mat. e attrez. odontoiatriche Ingros so Mat. e attrezz. sanitarie Ingrosso Sanitari-protesi-ausili Totale complessivo Imprese 201 48 51 112 43 455 % di Imprese 44,2% 10,5% 11,2% 24,6% 9,5% 100,0% N° Addetti 316 94 177 457 91 1.135 % di Addetti 27,8% 8,3% 15,6% 40,3% 8,0% 100,0% Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Fig. 2.14 Imprese ed addetti della distribuzione nel Veneto Numero di imprese di distribuzione e numero di addetti per tipologia di attività Settore biomedicale - Veneto 500 457 450 400 350 316 300 250 200 201 177 150 100 94 50 112 51 40 0 Dettaglio Art. Ingrosso Appar. sanitari-ortopedici elettromedicali q Imprese q 91 Addetti 28 Ingrosso Mat. e attrezz. sanitario 43 Ingrosso Ingrosso sanitari odontotecnicoprotesi ausili odontoiatrico riabilitazione Il cluster biomedicale nel Veneto Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.19 Imprese ed addetti della distribuzione nel Veneto Provincia N° di Imprese % di Imprese N° Addetti % di N° Addetti Belluno 13 2,9% 20 1,8% Padova 119 26,2% 369 32,5% Rovigo 17 3,7% 27 2,4% Treviso 72 15,8% 210 18,5% Venezia 66 14,5% 110 9,7% Verona 104 22,9% 312 27,5% Vicenza 64 14,1% 87 7,7% 455 100,0% 1.135 100,0% Tot. complessivo Per quanto riguarda la localizzazione, anche in questo caso, Padova e Verona rappresentano quasi il 50% del totale delle imprese e il 60% degli addetti, confermando il loro ruolo di poli principali del settore biomedicale veneto. Analizzando la distribuzione delle imprese della distribuzione per classe di addetti, si evidenzia come non siano presenti aziende con più di 50 addetti e come, mediamente, le imprese di distribuzione abbiano dimensioni inferiori rispetto a quelle di produzione. Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Tab. 2.20 Imprese della distribuzione nel Veneto per dimensione Tipologia Attività Dettaglio Articoli sanitari-ortopedici Ingrosso App. elettromedicali Ingrosso Mat. e attrez. odontoiatriche Ingrosso Mat. e attrezz. sanitarie Ingrosso Sanitariprotesi-ausili Totale complessivo Imprese con addetti n.d. Imprese con addetti classe 1-10 Totale Imprese Totale Numero Numero addetti con addetti addetti Imprese Addetti classe 1-10 classe 11-50 classe 11-50 55 145 298 1 18 201 316 19 28 80 1 14 48 94 15 30 68 6 109 51 177 31 72 252 9 205 112 457 13 30 91 43 91 133 305 789 455 1.135 17 29 346 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese del cluster biomedicale veneto 3.1 Prime osservazioni sulle caratteristiche del cluster Nonostante le informazioni esistenti sul settore biomedicale siano assai lacunose e difficili da reperire ed organizzare, il cluster biomedicale del Veneto è emerso dalla nostra analisi come un sistema che conta una significativa rilevanza economica e produttiva. Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, dalle informazioni desunte dall'archivio Cerved, integrate con altre fonti, inclusa la nostra indagine diretta presso le maggiori imprese localizzate in area regionale, siamo in presenza di un raggruppamento di imprese consistente circa 600 imprese e circa 2.700 addetti (dati riferiti alle imprese produttive e a quelle commerciali, fonte Cerved). Nelle figure 3.1 e 3.2 abbiamo riportato una disaggregazione del settore biomedicale per classica funzionale e di prodotto. I dati presentati sottostimano certamente la consistenza reale del settore, anche perché per numerose imprese incluse negli archivi Cerved non esiste la possibilità di verificare il dato occupazionale in quanto esse non sono tenute a dichiarare il numero degli occupati presenti. Inoltre anche per quelle che hanno invece fornito questo dato agli uffici camerali non vi è la possibilità di controllare l'anno di riferimento della dichiarazione. Si deve pertanto presumere che gli addetti dichiarati non corrispondano ad un dato aggiornato ma si riferiscano ad un periodo piuttosto lontano. Essendo il cluster biomedicale un comparto ad alti tassi di crescita, come l'indagine su campo ci ha permesso di evidenziare, dato che è composto da imprese che basano la loro competitività sulla dinamicità della gestione imprenditoriale, sulla rapida entrata in nuove nicchie di mercato e sul consolidamento rapido di curve di esperienza, ed infine sull'attivazione di una notevole capacità innovativa, dobbiamo immaginare che la fonte Cerved sottovaluti fortemente 30 sia il numero delle imprese che la consistenza degli addetti. Un esercizio che ha tentato di misurare l'errore statistico si trova riportato nelle tabelle 3.1 e 3.2, che presenta un confronto tra i dati Cerved e gli addetti delle imprese campionate rilevati nel corso dell'intervista (e riferiti all'anno 2002). Mentre sulla base delle stime Cerved al campione esaminato (includendo gli addetti delle imprese con add. non dichiarati) dovremmo imputare 964 unità lavorative, l'indagine empirica ha rilevato ben 1843 occupati. Escludendo dal campione le imprese con addetti non dichiarati (18) e gli occupati correlati a queste imprese (302) registriamo comunque nella nostra indagine la presenza di un forte gap di stima, che nel nostro caso raggiunge ben il 60% degli occupati. In questo senso, una conferma della sottostima dei livelli occupazionali ci proviene anche dall'analisi dei dati Istat (Tab. 3.3), recentemente pubblicati, che si riferiscono al censimento intermedio del 1997, e che ci permettono di analizzare il numero delle imprese e gli occupati, sia in Veneto che in Italia, per il settore della classe 33.1 (Fabbricazione di apparecchi medicali e chirurgici e di apparecchi ortopedici). Come è noto, l'utilizzo della fonte Istat non consente nessuna verifica nominativa sulle imprese, né permette di controllare l'attribuzione del settore di attività. Nel 1997 l'Istat fotografa nel Veneto la presenza di 1733 imprese e 4935 addetti inseriti nella classe 33.1. Nella nostra regione è localizzato circa il 10% del settore biomedicale nazionale, che è a sua volta composto da circa 21.000 imprese e 55.000 addetti. Anche a livello nazionale il settore è caratterizzato dalla predominanza della piccola e media dimensione. Si osservi a questo proposito che nel Veneto le aziende sopra i 10 addetti sono solo 123 (e 518 a livello nazionale). Al di là della questione pur importante della definizione dei confini produttivi del set- Il cluster biomedicale nel Veneto tore e della sua successiva quantificazione, la nostra indagine ci ha fornito comunque una conferma diretta della rilevanza, ipotizzata anche inizialmente dai promotori della ricerca, di questo insieme specifico di imprese che non si presenta affatto come un agglomerato localizzato di imprese simili e dotate di visibilità (statistica ed economica). Per definire questo sistema produttivo, che non può essere affatto paragonato organizzativamente alla modalità di un distretto industriale, come invece accade al biomedicale di Mirandola, abbiamo utilizzato il concetto di cluster, una terminologia che ci permette di dar conto degli elementi “di sistema” di un aggregato di imprese produttive ma che non implica necessariamente una sua precisa localizzazione geografica in un ambito molto ristretto. Il cluster biomedicale veneto può essere definito un “cluster di imprese specializzate”, nella notazione data da Porter (1998), per le interazioni esistenti, o possibili, o in parte realizzate, tra la struttura produttiva, il segmento di domanda servito (domanda pubblica o connessa alle prestazioni mutualistiche), e le istituzioni di sostegno (spesso indiretto), ovvero il circuito di formazione delle conoscenze tecnologiche necessarie alle imprese per produrre innovazione e restare competitive sui mercati internazionali, e che vede nelle Università le istituzioni ponte di riferimento per produrre le informazioni scientifiche e tecnologiche rilevanti. Differentemente da altri sistemi locali, il cluster veneto non ha una sua identità settoriale-produttiva molto precisa, perché è composto da un mosaico di nicchie di prodotti molto specializzati, e sperimenta relativamente poche relazioni con le istituzioni pubbliche di sostegno. Le imprese del biomedicale sono testimoni spesso di scarse interazioni con i centri universitari e sono anche escluse dalle sinergie più specifiche che sono attivate in ambito regionale dai centri regionali per il sostegno all'innovazione, in quanto le tecnologie biomedicali rappresentano oggettivamente nel Veneto una porzione della struttura industriale assai limitata, se confrontata con i grandi numeri delle imprese inserite nei settori tradizionali (abbiglia- mento, meccanica, calzaturiero, arredamento), settori questi, come è noto, di elevata specializzazione regionale. Dalle interviste condotte è possibile tratteggiare una descrizione esplorativa delle caratteristiche principali del cluster biomedicale veneto: • Innanzitutto esso appare baricentrico sulla provincia di Padova e sulle attività di ricerca universitarie e ospedaliere (sia per le attività di commercializzazione che per quelle produttive), e fortemente addensato attorno agli altri 2 grandi poli della sanità pubblica: Verona e Treviso. • In secondo luogo, vi è da osservare una forte segmentazione produttiva e l'assenza di una unica specializzazione spinta come nel caso del distretto di Mirandola. • All'interno del settore della commercializzazione, il Veneto è sede di numerose imprese di distribuzione nazionale di apparecchiature biomedicali prodotte all'estero. Si tratta dunque di un terziario qualificato che copre spesso le vendite o i sevizi di assistenza e di marketing per l'intero territorio nazionale, e che vede molto spesso i distributori commerciali affiancare altre attività di tipo produttivo. • Nell'area veronese troviamo inoltre la corona periferica delle attività di subfornitura del distretto biomedicale di Mirandola. Le punte di eccellenza del cluster veneto sono tuttavia collegate: • al settore della riabilitazione, dove troviamo un consistente numero di imprese leader nella produzione di carrozzelle, ausili per la mobilità e protesi (dalle nostre interviste il Veneto appare un'area a forte concentrazione di questo subsettore che si collega alle pre-esistenti competenze meccaniche esistenti nella regione e alla presenza di imprese storicamente consolidate che producono protesi con una lunga tradizione di collaborazione informale e non istituzionalizzata con gli istituti di cura); • al settore dell'estetico-medicale, con la presenza di imprese leader produttrici di apparecchiature per l'abbronzatura; 31 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese • al settore dei materiali di consumo, che registra la presenza di numerosi piccolimedi produttori di diagnostici in vitro, articoli monouso, contenitori, pipette, materiali per impronte dentali, e prodotti per chirurgia: laparoscopia, strumenti chirurgici per dentisti, etc. • al settore di macchinari e protesi biomedicali ad alta tecnologia, che vede la presenza di un limitato ma importante gruppo di imprese fondate da medici, scienziati e ricercatori universitari che possiedono brevetti leader in alcune specifiche nicchie di mercato (fusioni in titanio per laboratori dentistici, macchinari per diagnosi neurofisiologiche, pace-makers e cardiostimolatori, diagnostica molecolare, ricerche nel settore nelle neuroscienze e neuroimmunologia, stimolatori gastrici). 3.2 Il campione d'indagine L'utilizzo dell'archivio Cerved, controllato da altre fonti qualitative (Associazioni imprenditoriali, Università, Corso di Laurea in ingegneria biomedicale, Cna, Internet) ci ha consentito di costruire un elenco nominativo delle imprese del settore biomedicale e, di conseguenza, di mappare la sua consistenza nel Veneto. Nell'archivio per così dire “corretto” troviamo 455 imprese terziarie di distribuzione (con 1135 addetti nelle imprese con addetti dichiarati fonte Cerved), 177 imprese produttive e 41 imprese attive nell'area dell'assistenza tecnica (con corrispondenti 1533 addetti nelle imprese che hanno dichiarato il numero di addetti fonte Cerved). Si tratta di un totale di circa 600 imprese e di 2700 addetti. Il campione delle imprese intervistate (vedi appendice) è stato estratto casualmente Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Fig. 3.1 Classificazione per funzione delle imprese del settore biomedicale Le imprese manifatturiere nel biomedicale veneto Classificazione per funzione Diagnostica Terapia e riabilitazione Materiali di consumo Altre apparecchiature Totale 14 61 20 78 Bioimmag ini Diagnostic a clinica Valutazione funzionale Diagnostica Organi artificiali e Protesi Riabilitazion e e Supp orto Terapia Chirurg ica Terapia non invasiva Terapia e riabilitazione Materiali od ontoiatrici Materiali ospedalieri Materiali di consumo Apparecchiature estetiche Apparecchiature odontoiatriche Apparecchiature ospedaliere Apparecchiature elettromedicali n.c. Atre apparecchiature 4 8 2 14 42 15 1 3 61 7 13 20 10 23 8 37 78 32 Imprese Campionate (produttive e commerciali) 16 19 12 13 60 9 7 6 7 2 4 2 10 2 4 6 1 Il cluster biomedicale nel Veneto da questo elenco e ha riguardato 60 aziende, 7 esclusivamente commerciali (corrispondenti al 2% dell'universo) e 53 produttive, o produttive e commerciali, che coprono circa il 30 % delle imprese esistenti. Si noti che dal campionamento sono state escluse le imprese di assistenza, che non ci pare possano costituire un'area di specificità regionale. Inoltre va detto che il nostro campione è particolarmente rappresentativo nel segmento medio alto del settore, dato che abbiamo intervistato pressoché l'intero universo delle imprese più grandi, escludendo solamente le imprese contattate ma non disponibili 9 all'intervista . Agli intervistati abbiamo sottoposto una batteria di domande riguardanti l'origine dell'impresa, le caratteristiche produttive dell'impresa, il trend espansivo degli ulti- mi tre anni, le fonti innovative originarie, l'intensità innovativa dell'impresa (R&S e brevetti), i suoi legami con la ricerca pubblica, italiana o straniera, lo scenario competitivo nel quale l'impresa opera (Come fronteggia la competizione dei produttori stranieri: americani, europei e tedeschi? Come vede il futuro nel settore? Quali strategie di cooperazione con le università venete e con i centri per la diffusione dell'innovazione hanno attivato). Delle 60 interviste realizzate, 56 interviste sono state effettuate dal gruppo di ricerca e 4 da un collaboratore esterno (Massimo Gastaldon) che qui si ringrazia. Circa la metà delle interviste sono state condotte attraverso un colloquio telefonico con il titolare dell'impresa. Nell'altra metà delle aziende si è optato per un colloquio diretto con l'intervistato Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Fig. 3.2 Classificazione per prodotto funzione delle imprese del settore biomedicale Le imprese manifatturiere nel biomedicale veneto Classificazione per prodotto Apparecchiature Protesi ausili Rotesi eeausili Materiali di consumo Attrezzature 77 57 20 19 Bioimmagini Diagnostica clinica Valutazione funzionale Apparecchiature estetiche Apparecchiature odontoiatriche Apparecchiature elettromedicali n.c. Terapia Chirurgica Terapia non invasiva Apparecchiature Organi artificiali e Protesi Riabilitazione e Supporto Protesi e ausili Materiali odontoiatrici Materiali ospedalieri Materiali di consumo Attrezzature odontoiatriche Attrezzature ospedaliere Attrezzature 4 8 2 10 12 37 1 3 77 42 15 57 7 13 20 11 8 19 33 9 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese Il nostro campione appare fortemente significativo soprattutto in riferimento alla suddivisione per tipologia dell'attività. Mentre la copertura delle imprese commerciali, pur essendo statisticamente significativa, è analoga a quella di altre ricerche, considerando le imprese produttive, localizzate nella nostra regione, nel settore terapia e riabilitazione sono state intervistate 13 imprese su 63, nei materiali di consumo 8 su 22, nella diagnostica 8 su 14, e nelle altre apparecchiature 10 su 78, ovvero complessivamente 39 imprese su 177. Le aziende campionate sono state distinte in 3 tipologie: “commerciali”, “produttive”, e “produttive e commerciali” (una nuova categoria che abbiamo inserito dopo aver verificato che molte imprese dell'elenco Cerved censite come commerciali avevano in realtà avviato anche attività di produzione od offrivano sevizi specifici di consulenza e marketing). Complessivamente pertanto abbiamo lavorato su un campione di 39 imprese produttive, 14 produttive e commerciali e 7 solo commerciali (Tab. 3.4). Il segmento produttivo che abbiamo messo sotto la lente di osservazione della nostra indagine copre circa un terzo delle imprese della struttura regionale produttiva, ma, si può stimare, quasi il 50% degli addetti. Tuttavia la rilevanza dei livelli occupazionali è senza dubbio superiore alle attese derivanti da una mera campionatura oggettiva, basata su dati Cerved dell'universo delle imprese esistenti. Si consideri a questo proposito che la dimensione occupazionale degli addetti delle 60 imprese intervistate raggiunge da solo quasi le 2000 unità. La differenza tra la stima degli occupati secondo quanto emerge dalle informazioni Cerved (che contiene un'elevata numerosità di imprese con addetti non dichiarati) e l'indagine diretta (vedi Tab. 3.1) di fatto porta ad un raddoppio dei livelli occupazionali. Le 60 imprese intervistate nel 2002 hanno prodotto un fatturato stimato di 322 milioni di euro, per il 40% esportato. La tab. 3.5a e le figure 3.3 e 3.4 mostrano che sia in termini di addetti, sia in termini di fatturato il segmento delle imprese produttive è la categoria dominante nel nostro campione, coprendo il 74% degli addetti e il 72% 34 del fatturato. Le imprese commerciali pesano solamente per il 5% degli addetti e il 9% del fatturato mentre la categoria che abbiamo definito intermedia, quella delle aziende che fanno sia commercializzazione che produzione compre il 21% degli addetti e il 19% del fatturato. Come abbiamo già avuto modo di osservare, la classe dimensionale di queste imprese è tipicamente medio piccola (Tab. 3.4). Ma in riferimento alla dimensione appare evidente la rilevanza economica e produttiva delle imprese sopra i 10 addetti. Calcolata sul totale del campione, la dimensione media è di circa 30 dipendenti, ma nella diagnostica (Tab. 3.5b), per esempio, dove sono inserite molte piccole imprese innovative e le imprese commerciali che distribuiscono (anche come agenti monomandatari di imprese estere e grandi multinazionali) apparecchiature e sistemi diagnostici complessi ed avanzati da un punto di vista tecnologico, spesso risulta ancora inferiore (19 dipendenti). La mediana del campione è rappresentata dalla classe 10-49 addetti dove sono inserite ben 33 imprese e dove si realizza la quota più grande di fatturato (Tab. 3.6). Le imprese collocate nel segmento della terapia e riabilitazione rappresentano la categoria più numerosa, esse tuttavia appaiono meno importanti se si va a guardare il numero di addetti e il fatturato prodotto. Infatti, rispetto a questi ultimi due indicatori, il segmento più importante appare quello dei produttori di attrezzature e macchinari che copre il 38% degli addetti del cluster e quasi, la metà del fatturato totale prodotto dalle imprese campionate. L'evoluzione del campione di imprese osservato, nonostante la difficile congiuntura internazionale in cui è entrata anche l'economia italiana a partire dalla fine del 2001, appare straordinariamente positiva (figure 3.3-3.6). Infatti solamente nel 5% dei casi le imprese hanno dichiarato un fatturato calante e solo nel 7% dei casi un declino dei livelli occupazionali interni. Le situazioni di perdita di competitività sono inoltre limitate al tessuto imprenditoriale minore (Tab.3.7). Il cluster biomedicale nel Veneto Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Tab. 3.1 Imprese del biomedicale veneto: confronto imprese campionate rispetto ai dati Cerved dichiarati e agli addetti dichiarati nel corso dell’intervista nel 2002 (imprese produttive e commerciali, classi dimensionali costruite a partire dagli addetti Cerved) Imprese campionate Dati Cerved Classe dimensionale Imprese campionate Addetti dichiarati nel 2002 Variazione intercorsa negli addetti tra la rilevazione Cerved e l’indagine con intervista 2002 Imprese Addetti Imprese Addetti % Addetti non dichiarati (0 add.) 18 0 18 302 + 302 1-9 add. 10 41 10 104 + 63 10-49 add. 27 583 27 743 + 160 Oltre 50 add. 5 340 5 684 + 344 Totale 60 964 60 1843 + 879 Fonte: nostra elaborazione su dati Cerved, siti web e interviste ad operatori del settore Nb. Si noti che nell’universo Cerved considerato 40 imprese su 177 non hanno dichiarato addetti Tab. 3.2 Imprese del biomedicale veneto: piano di campionamento delle imprese produttive (39 imprese su 60) Numero imprese Campione Universo Diagnostica Terapia e riabilitazione Materiali di consumo e Mezzi di contrasto Altre attrezzature e Apparecchiature Totale Addetti Campione Universo Cerved 2002 Imprese % Imprese % Addetti % Addetti % 8 21% 14 8% 196 14% 70 5% 13 33% 63 36% 399 29% 468 32% 8 21% 22 12% 137 10% 283 19% 10 26% 78 44% 626 46% 628 44% 39 100% 177 100% 1358 100% 1467 100% 35 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese Fonte: Istat. Censimento intermedio industria e servizi Tab. 3.1 Imprese ed addetti del biomedicale secondo la classificazione Istat: un confronto Veneto-Italia. Codice 33.1 fabbricazione di apparecchi medicali e chirurgici e di apparecchi ortopedici 1997 Veneto Italia Veneto/Italia Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti 1 add. 755 755 11.458 11.458 7% 7% 2-5 add 855 2.320 8.434 21.888 10% 11% 6-9 add. 65 463 588 4.096 11% 11% 10-19 add. 32 434 314 4.169 10% 10% 20-49 add. 20 584 143 4.126 14% 14% 50-249 add. 6 379 49 4.870 12% 8% 250-499 add. 0 0 9 3.261 0% 0% 500-999 add. 0 0 3 1.643 0% 0% Oltre 1000 add. 0 0 0 0 0% 0% 1.733 4.935 20.998 55.511 8% 9% Totale Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Tab. 3.4 Imprese del biomedicale veneto per tipologia produttiva ed attività prevalente Solo Produzione Solo commercio Sia produzione che commercio Totale Totale % Totale % Totale % Totale % Diagnostica 8 13% 3 5% 5 8% 16 27% Terapia e riabilitazione 6 10% 19 32% 4 7% 11 18% 13 22% 0 di cui ortopediche e di riabilitazione 7 11% 0 Materiali di consumo e mezzi di contrasto 8 13% 3 5% 1 2% 12 20% Altre attrezzature e apparecchiature 10 17% 1 2% 2 3% 13 22% Totale 39 65% 7 12% 14 23% 60 100% 36 0% Il cluster biomedicale nel Veneto Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Tab. 3.5a Imprese del biomedicale veneto per tipologia prevalente, addetti e fatturato Imprese Addetti 2002 Fatturato 2002 (euro) Totale % Totale % Produttiva 39 65% 1.358 74% 231.558.630 72% Commerciale 7 12% 94 5% 30.470.957 9% Produttiva e commerciale 14 23% 391 21% 59.662.873 19% Totale 60 100% 1.843 100% Totale % 321.692.460 100% Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Tab. 3.5b Imprese del biomedicale veneto per attività prevalente, addetti e fatturato Numero imprese Dimensione media Addetti 2002 % Fatturato 2002 (euro) % % Diagnostica 16 27% 305 17% 19 49.280.492 15% Terapia e riabilitazione 19 32% 501 27% 26 71.639.190 22% di cui ortopediche e di riabilitazione 11 18% 271 15% 25 33.157.753 10% Materiali di consumo e mezzi di contrasto 12 20% 332 18% 28 Altre attrezzature e apparecchiature 13 22% 705 38% 54 149.474.354 46% Totale 60 100% 1843 100% 31 321.692.462 100% Dimensione media imprese campionate (addetti e fatturato) 30.7 51.298.426 5.361.541 37 16% 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Tab. 3.6 Imprese del biomedicale veneto per dimensione Classe dimensionale Imprese Numero Numero medio Fatturato Fatturato medio di addetti di addetti nel 2002 (Euro) nel 2002 (Euro) nel 2002 nel 2002 1-9 add. 17 93 5 14.283.165 840.186 10-49 add. 33 703 21 122.370.325 3.708.192 50-99 add. 6 377 63 64.288.720 10.714.787 Oltre 100 add. 4 670 168 120.750.250 30.187.563 Totale 60 1.843 31 321.692.462 5.361.541 Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Tab. 3.7 Imprese del biomedicale veneto per dimensione ed evoluzione dei livelli occupazionali e del fatturato Andamento degli occupati interni negli ultimi 3 anni 0-9 add. 10-49 add. 50-99 add. Oltre 100 add. Totale CRESCENTI 8 23 5 4 40 STABILI 7 8 1 0 16 Andamento del fatturato negli ultimi 3 anni CALANTI 2 2 0 0 4 CRESCENTE 11 27 5 4 47 Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Fig. 3.3 Imprese del biomedicale veneto: suddivisione per numero di occupati Suddivisione degli addetti nei 3 tipi di azienda nel 2002 21% 5% 74% q Produttiva q Commerciale 38 q pro. & com. STABILE 4 5 1 0 10 CALANTE 2 1 0 0 3 Il cluster biomedicale nel Veneto Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Fig. 3.4 Imprese del biomedicale veneto: suddivisione per fatturato Suddivisione del fatturato nei 3 tipi di azienda nel 2002 19% 9% 72% q Produttiva q Commerciale q pro. & com. Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Fig. 3.5 Imprese del biomedicale veneto: dinamiche occupazionali Numero di addetti negli ultimi 3 anni 7% q Crescente q Stabile q Calante 27% 66% Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Fig. 3.6 Imprese del biomedicale veneto: dinamica della produzione Fatturato degli ultimi 3 anni 5% 17% q Crescente q Stabile q Calante 78% 39 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese 3.3 Origini ed anno d'inizio d'attività delle imprese Il cluster biomedicale veneto non è formato da imprese appena formatesi, ma al contrario, da un nucleo di imprese e di competenze che si sono via via radicate nell'area regionale. Nel nostro campione il 33% delle imprese intervistate è stato fondato prima degli anni '80, il 32% nel corso degli anni '80, e il 32% durante gli anni '90 (figure 3.7 e 3.8). Due imprese intervistate erano sorte dopo il 2000: si tratta di start-up recenti in un'area ad elevata dinamica tecnologica. In relazione ai settori produttivi (Tab. 3.8a e 3.8b) si nota che la diagnostica e la terapia e riabilitazione appaiono essere le nicchie di mercato dove sono sorte maggiormente nuove imprese negli anni '90. Al contrario, i produttori di materiale di consumo e le imprese di attrezzature biomedicali sono imprese con maggiore anzianità aziendale. Un elemento interessante che spiega la lenta genesi di questo cluster è l'osservazione riferita al tipo di attività iniziale. Dalla tab. 3.9 si nota che in molti casi le imprese biomedicali sono sorte come commerciali ma sono poi diventate produttive o che, accanto alla attività commerciale, è stata affiancata un'altra attività produttiva. Il lento formarsi delle competenze è dunque un aspetto fondativo di questo cluster. All'interno del gruppo delle imprese che sono nate come produttive (46) solo 19 sono partite producendo un nuovo prodotto, mentre 17 hanno dichiarato di aver imitato un prodotto già esistente e 10 di aver migliorato un prodotto esistente (Tab. 3.11). Si tratta di un pattern di crescita tipico dei distretti industriali italiani e dell'imprenditorialità delle imprese del nord-est, dove si eccelle soprattutto nell'innovazione incrementale e nella capacità di adattare i prodotti alle esigenze specifiche della clientela. In questo contesto, le imprese più grandi del campione analizzato (Tab. 3.10 e 3.11), quelle con oltre 100 addetti (4 su 4), emergono come leader tecnologiche, cioè come imprese innovative e schumpeteriane, che devono la loro origine alla capacità di introdurre nel mercato un'innovazione (tab.3.11). Molte imprese innovatrici sono 40 anche inserite nella classe 10-49 addetti, come abbiamo visto una classe molto numerosa di imprese dove ben un'impresa su tre ha iniziato la sua attività producendo un nuovo prodotto. Avremmo potuto immaginare che gli imprenditori del cluster biomedicale siano stranieri e provengano da realtà più avanzate sul piano tecnologico, invece la stragrande maggioranza del campione intervistato è di origine locale (95% del campione), anche nel caso delle imprese di distribuzione (tab. 3.12 e figura 3.11). Il possesso di competenze specifiche appare un'altra caratteristica importante che rileviamo in tutti i vari settori di attività considerati (Tab. 3.13 e figura 3.12). Spesso i fondatori delle imprese intervistate sono medici o laureati in discipline scientifiche. All'interno del campione esaminato abbiamo trovato anche due recenti start up con imprenditori che provengono dall'Università di Padova (come E-motion e Research and Innovation). Si tratta di imprese che si costituiscono sulla base di un progetto specifico ma che poi trovano difficile inserire concretamente la loro business idea nel mercato. Dopo solo pochi anni una di queste due imprese è già stata acquistata da un grande produttore ed è ora quotata sul nuovo mercato. Il cluster biomedicale nel Veneto Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Tab. 3.7 Anno di inizio dell’attività degli imprenditori Percentuale di imprenditori per classi d’inizio attività 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 33% 20% 22% 10% 20% 12% 10% 3% 0% prima del 1980 dal 1980 al 1984 dal 1985 al 1989 dal 1990 al 1994 dal 1995 al 1999 41 dal 2000 42 Totale Materiali di consumo e mezzi di contrasto Altre attrezzature e apparecchiature di cui ortopediche e di riabilitazione Diagnostica Terapia e riabilitazione 20 5 2 7 13 2 5 0 22% 15% 42% 0% 6 3 2 0 10% 23% 17% 0% 12 1 0 3 20% 8% 0% 27% 7 2 3 0 2 0 0 1 3% 0% 0% 9% 60 13 12 11 Totale 16 19 100% 100% 100% 100% Totale % 100% 100% Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate 12% 15% 25% 0% Dal 2000 Totale % 1 6% 1 5% Anno d'inizio dell'attività Prima del 1980 Dal 1980 al 1984 Dal 1985 al 1989 Dal 1990 al 1994 Dal 1995 al 1999 Dal 2000 Totale 1-9 addetti Imprese % 4 20% 2 10% 1 5% 6 30% 3 15% 1 50% 17 28% Classe dimensionale delle imprese 10-49 addetti 50-99 addetti Oltre 100 addetti Totale Imprese % Imprese % Imprese % Imprese % 12 60% 4 20% 0 0% 20 100% 8 40% 0 0% 3 1 5% 13 100% 4 20% 0 0% 1 5% 6 100% 5 25% 1 5% 0 0% 12 100% 3 15% 1 5% 0 0% 7 100% 1 5% 0 0% 0 0% 2 100% 33 55% 6 10% 4 7% 60 100% Tab. 3.8b Imprese del biomedicale veneto: costituzione dell'impresa per dimensione aziendale 33% 38% 17% 64% Anno d'inizio dell'attività Prima del 1980 Dal 1980 al 1984 Dal 1985 al 1989 Dal 1990 al 1994 Dal 1995 al 1999 Totale % Totale % Totale % Totale % Totale % 2 13% 5 31% 1 6% 5 31% 2 13% 11 58% 1 5% 0 0% 6 32% 0 0% Tab. 3.8a Imprese del biomedicale veneto: costituzione dell'impresa per tipologia settoriale Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese Il cluster biomedicale nel Veneto Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Tab. 3.9 Imprese del biomedicale veneto: strategia produttiva nella fase di avvio per tipologia prevalente L'azienda è sorta Producendo un nuovo prodotto Produttiva Commerciale Pro. & Com. Totale totale 15 0 4 19 % 38% 0% 29% 32% Migliorando un prodotto esistente totale 8 0 2 10 % 21% 0% 14% 17% Imitando un prodotto esistente totale 14 0 3 17 % 36% 0% 21% 28% Prima come commerciale Totale totale totale % % 2 5% 39 100% 7 100% 7 100% 5 36% 14 100% 14 23% 60 100% Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Tab. 3.10 Imprese del biomedicale veneto: strategia produttiva nella fase di avvio per attività prevalente L'azienda è sorta Producendo un nuovo prodotto Diagnostica Terapia e riabilitazione di cui ortopediche e di riabilitazione Materiali di consumo e mezzi di contrasto Altre attrezzature e apparecchiature Totale Migliorando un prodotto esistente Imitando un prodotto esistente Prima come commerciale Totale totale 7 4 % 44% 21% totale 2 3 % 13% 16% totale 1 11 % 6% 58% totale 6 1 % 38% 5% totale % 16 100% 19 100% 1 9% 2 18% 7 64% 1 9% 11 100% 2 17% 1 8% 4 33% 5 42% 12 100% 6 46% 4 31% 1 8% 2 15% 13 100% 19 32% 10 17% 17 28% 14 23% 60 100% Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Tab. 3.11 Imprese del biomedicale veneto: strategia produttiva nella fase di avvio per dimensione aziendale L'azienda è sorta Producendo un nuovo prodotto 1-9 addetti 10-49 addetti 50-99 addetti oltre 100 addetti Totale Migliorando un prodotto esistente totale totale % 4 24% 3 10 30% 5 1 17% 2 4 100% 0 19 32% 10 % 29% 15% 33% 0 17% Imitando un prodotto esistente totale 6 9 2 0 17 % 35% 27% 33% 0 28% 43 Prima come commerciale totale 4 9 1 0 14 % 24% 27% 17% 0 23% Totale totale 17 33 6 4 60 % 100% 100% 100% 100% 100% 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Fig. 3.8 - Qual’è l’andamento degli addetti negli ultimi 3 anni? Percentuali di aziende per tipo 90% 86% 80% 70% 60% 71% 62% 50% 40% 33% 30% 20% 21% 14% 10% 7% 5% 0% produttiva 0% commerciale q crescente q stabile pro. & com. q calante Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Fig. 3.9 - Qual’è il fatturato negli ultimi 3 anni? Percentuali di aziende per tipo 90% 86% 80% 70% 86% 74% 60% 50% 40% 30% 20% 18% 10% 14% 14% 8% 0% 0% produttiva q crescente commerciale q stabile 44 0% pro. & com. q calante Il cluster biomedicale nel Veneto Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Fig. 3.10 Anno d’inizio attività degli imprenditori Percentuali di imprenditori per settori 60% 58% 50% 42% 40% 30% 38% 32% 31% 31% 25% 20% 17% 17% 15% 13% 13% 10% 23% 6% 6% 5% Diagnostica 8% 5% 0% 0% 0% Terapia e riabilitazione 15% 0% 0% Materiali di consumo e mezzi di contrasto 0% Altre attrezzature e apparecchiature q qprima del 1980 qdal 1980 al 1984 qdal 1985 al 1989 q qdal 1990 al 1994 qdal 1995 al 1999 qdal 2000 Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Fig. 3.11 - L’imprenditore è veneto? Percentuali di imprenditori per settori 35% 0% 30% 32% 25% 3% 20% 0% 2% 23% 22% 15% 18% 10% 5% 0% Diagnostica q SI Terapia e riabilitazione Materiali di consumo e mezzi di contrasto q NO 45 Altre attrezzature e apparecchiature 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Tab. 3.12 Imprese del biomedicale veneto: provenienza dell’imprenditore per tipologia produttiva L'imprenditore è veneto ? No Totale totale totale % Si totale % Produttiva 39 65% 0 0% 39 65% Commerciale 6 10% 1 2% 7 12% Produttiva e commerciale 12 20% 2 3% 14 23% Totale 57 95% 3 5% 60 100% % Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Tab. 3.13 Imprese del biomedicale veneto: esistenza di competenze specifiche dell’imprenditore per tipologia settoriale Diagnostica Terapia e riabilitazione di cui ortopediche e di riabilitazione Materiali di consumo e Mezzi di contrasto Altre attrezzature e apparecchiature Totale Esistenza competenze specifiche si no totale totale % % 14 23% 2 3% 14 23% 5 8% Totale totale % 16 27% 19 32% 7 15% 4 30% 11 18% 10 17% 2 3% 12 20% 9 15% 4 7% 13 22% 47 78% 13 22% 60 100% 46 Il cluster biomedicale nel Veneto Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Tab. 3.14 Imprese del biomedicale veneto: presenza di attività R&S per tipologia produttiva Ricerca e Sviluppo Fatturato R&S (euro) Addetti R&S Produttiva Commerciale Produttiva e commerciale Totale Indicatore di intensità di R&S 91% 0% Addetti R&S/ Addetti Totali 11% 0% Fatturato R&S/ Fatturato totale 6% 0% 1.528.134 9% 5% 3% 16.255.251 100% 9% 5% totale % totale % 150 0 88% 0% 14.727.117 0 21 12% 171 100% Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Fig. 3.12 - L’imprenditore aveva competenze specifiche? Percentuali di imprenditori per tipo di azienda 60% 50% 52% 40% 30% 20% 17% 13% 10% 10% 7% 2% 0% produttiva q SI commerciale q NO 47 pro. & com. 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese 3.4 Innovazione e ricerca L'organizzazione delle attività di ricerca nei settori del biomedicale, settori tipicamente basati sullo sfruttamento di nuove conoscenze scientifiche, rappresenta una delle componenti principali dell'attività innovativa delle imprese. Naturalmente si deve immaginare che non tutte le conoscenze utili siano “originate” all'interno delle imprese dato che, come è stato messo in rilievo già da molti anni da numerosi studiosi (Cohen e Levinthal, 1989; 1990), le imprese producono ed assorbono conoscenza dall'esterno (Dasgupta and David, 1984), in un continuo gioco di interscambio che produce una ibridizzazione delle conoscenze possedute e genera un processo cumulativo di acquisizione di sapere e competenze (Winter, 1987; Antonelli, 1999; 2002). Le condizioni di appropriabilità diverse da settore a settore generano una varietà di meccanismi che le imprese utilizzano per proteggere la loro “conoscenza tecnologica dedicata” (tacita o codificata) che rappresenta il patrimonio conoscitivo (Gambardella e Rullani, 1999; Balconi, 2002) dal quale si attinge per dare impulso all'attività creativa dell'invenzione e dell'innovazione (Foray e Hargreaves, 2002). Il settore biomedicale fa parte di quell'area che condivide una forte interfaccia con le attività scientifiche e tecnologiche (S&T). Le attività innovative si presentano pertanto fortemente legate alla ricerca di base sviluppata dalle istituzioni scientifiche, le innovazioni sono tipicamente protette dall'imitazione dei concorrenti attraverso il possesso di brevetti esclusivi, e il lavoro di acquisizione e sviluppo di conoscenze è tipicamente organizzato all'interno di istituzioni formali e luoghi specifici: i laboratori di ricerca e sviluppo (Arrow, 1994; Audretsch D. et al., 2002). Le imprese si proteggono dall'imitazione attraverso tre meccanismi: il mantenimento del segreto industriale, la brevettazione e il ricorso al “lead time” che si avvale del vantaggio temporale degli innovatori sugli imitatori per mantenere una posizione di dominanza sui mercati (Levin et al., 1987). La disponibilità di attività complementari all'attività innovativa appare oltremodo 48 importante per garantire lo sfruttamento economico dell'innovazione, che non sempre privilegia i primi entranti, quali l'esistenza di reti commerciali adeguate, di soglie dimensionali ottimali, di capacità produttive complementari, di interdipendenze tecnologiche, la capacità di essere interattivi con i clienti e gli utilizzatori, l'abilità nel combinare fonti di conoscenza differenti e lontane (tipicamente: conoscenze biotecnologiche e mediche, conoscenze ingegneristiche e informatiche) ma entrambe necessarie (Belussi and Gottardi, 2000). Data la complessità del processo innovativo e la rilevanza della componente istituzionale (Cooke, 2002a) che fa della public good (Nelson and Levin, 1986; Nelson, 1992) un elemento necessario ma peraltro non sufficiente a determinare il successo innovativo dell'impresa, nel settore biomedicale sono le sinergie tecnologiche e produttive ad essere importanti, come rilevati appaiono gli aspetti di spillover tecnologico che si formano all'interno delle reti di impresa, dei cluster localizzati, e dei sistemi di impresa: si pensi ad esempio al fenomeno della Silicon Valley negli Stati Uniti (Saxenian, 1994), ai cluster biotecnologici inglesi (Cooke, 2001, 2002b) o tedeschi (Lechner e Dowling, 2000; Casper e Kettler, 2001; Krauss and Wolf, 2002) o al parco scientifico di Sophia Antipolis in Francia (Longhi, 2002). Partiamo ora con l'analizzare i principali indicatori dell'innovazione riferiti al campione osservato. Le imprese biomedicali analizzate sono, come era logico aspettarsi, imprese ad alta intensità di attività di ricerca (tab. 3.14). Tra le imprese produttive l'11% degli occupati è coinvolto nell'attività di R&S, che spesso, come hanno messo in rilievo i nostri intervistati, sono indistinguibili dalle fasi più manifatturiere e di engineering, o dal processo di differenziazione del prodotto. In totale le spese di R&S per l'anno 2002 nelle imprese intervistate risultano eguali a 16.255.251 euro (attrezzature e personale). Mentre ovviamente le imprese solo commerciali non hanno all'interno la funzione di R&S, nelle imprese cosiddette “miste” si osserva una intensità significativa delle spese di R&S che tocca la soglia del 5%. Il cluster biomedicale nel Veneto Così, considerando l'intero universo delle imprese analizzate arriviamo alla percentuale certamente elevata del 9% di addetti collocato in azienda con funzioni legate all'attività innovativa dell'impresa. Ai nostri intervistati è stato chiesto di calcolare la percentuale di fatturato aziendale dedicato alle attività di R&S. Dalle nostre successive elaborazioni abbiamo stimato i costi dell'attività di ricerca per le imprese venete analizzate come pari a circa 16 milioni di euro, equivalenti al 5% del totale fatturato relativo alle imprese del cluster. Come si osserva dai dati, considerando questo secondo indicatore, le percentuali ora viste calano nettamente. Infatti nelle imprese intervistate queste informazioni non sono di solito di facile uso né sono archiviate o memorizzate. Come è noto, i bilanci aziendali non riportano questi dati in quanto essi non sono utilizzabili fiscalmente per ridurre il livello della tassazione, come avviene invece all'estero. Ciò che è emerso da questa indagine conferma l'impressione che molti studiosi si sono fatta in riferimento ai bassi livelli registrati dalle imprese italiane nelle attività di R&S, e cioè che vi sia una consistente e sistematica sottovalutazione delle attività di ricerca. Si tratta di un elemento che richiederebbe naturalmente un approfondita valutazione di merito. L'analisi per settore produttivo risulta di un certo interesse (tab. 3.15; figure 3.13 e 3.14): il segmento che assorbe maggiori risorse lavorative risulta essere quello delle attività di diagnostica (70 addetti alle attività di R&S su un totale di 171 ricercatori; ciò porta l'indice di intensità di R&S al 23%), mentre in termini di fatturato investito sono i settori di terapia e riabilitazione a guidare la classifica. Si tratta di un dato che probabilmente è spiegato anche dai maggiori costi che queste imprese devono sostenere per l'acquisto di macchinari e attrezzature. Questo settore è quello però che ottiene anche i migliori risultati in termine di performance dell'output dell'attività di ricerca, misurato dalla numerosità dei brevetti internazionali conseguiti (42 brevetti registrati su un totale di 92). La funzione di R&S appare presente e diffusa all'interno di tutti i 4 sottosettori analizzati. Come si vede dai dati solo tra le imprese dei materiali di consumo e mezzi di contrasto la numerosità delle imprese dove si effettuano attività di R&S è piuttosto bassa. All'interno del campione delle imprese del biomedicale regionale anche le piccole imprese mostrano una forte propensione all'attività di ricerca. La presenza delle attività di R&S è però correlata in misura crescente alla dimensione aziendale (quarta colonna della tab. 3.16). Invece l'indicatore dell'intensità di R&S registra un valore molto elevato nella classe 0-9 addetti, dove il 26% degli occupati è funzionalmente collegato alle attività di ricerca. Le piccole imprese biomedicale venete sono certamente imprese molto dinamiche tecnologicamente ma sono anche costrette a sopportare i costi fissi elevati richiesti dalla produzione di conoscenza scientifica. All'interno delle imprese minori la funzione di R&S è presente mediamente nella metà del campione. Lì dove la funzione di R&S esiste, i laboratori di ricerca occupano circa 3-5 addetti per impresa. Questo dato è ovviamente più elevato nel caso delle imprese maggiori dove gli occupati in attività di R&S raddoppiano: 7-8 addetti (e così accade anche per le spese medie per addetto coinvolto in attività di ricerca). Un altro strumento importante per misurare la performance della ricerca scientifica e dei suoi spillover è il brevetto. Come è stato ampiamente discusso dalla letteratura l'utilizzo del brevetto come indicatore dell'attività di ricerca e di innovazione presenta diversi vantaggi e svantaggi (Jaffe, 1989). Da un lato i brevetti sono effettivamente un risultato diretto dell'attività innovativa e le banche dati sui brevetti sia nazionali ma soprattutto internazionali sono oggetto di studio e di analisi soprattutto perché si prestano all'analisi di lunghe serie storiche, dall'altra esse hanno il difetto di non misurare la qualità del risultato raggiunto dalle imprese (si contano i brevetti assumendo che ciascuno abbia la stessa rilevanza scientifica e tecnologica), e dall'altro esse non tengono conto della diversa propensione settoriale e aziendale alla brevettazione che dipende dal modello scelto dall'impresa per proteggere la sua innova49 50 Tab. 3.15 Imprese del biomedicale veneto: presenza di attività di R&S per tipologia settoriale zione (come abbiamo visto sopra: segreto industriale, brevetto o lead-time). Con queste premesse, va detto che il brevetto è generalmente considerato il più efficace indicatore di output dell'attività innovativa delle imprese. Come si osserva dalla tab. 3.17 il campione delle imprese intervistate presenta un elevata propensione alla brevettazione. Se consideriamo tutte le imprese campionate (60), nelle imprese biomedicali venete ogni impresa mediamente è in possesso di 2 brevetti internazionali. Escludendo correttamente le imprese commerciali tale percentuale sale a circa 2,5%; se poi considerassimo solo le imprese che hanno registrato almeno un brevetto troviamo una propensione media di quasi 7 brevetti ad impresa. L'attività brevettuale delle imprese biomedicali venete può essere confrontata con quella dei ricercatori veneti utilizzando i dati EPO elaborati da Balconi, Breschi e Lissoni, 2001). Nelle tecnologie biomedicali intese in senso lato (tab. 3.18), negli ultimi 20 anni le università venete, all'interno delle quali domina Padova, mostrano una significativa presenza di attività inventiva: 68 brevetti registrati contro 1.174 Italiani, corrispondenti ad un 6% del totale nazionale. E' interessante osservare che l'attività di brevettazione “pubblica” in termini numerici è leggermente inferiore a quella “privata”, e concentrata quasi esclusivamente attorno all'ateneo padovano. Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese Tab. 3.16 Imprese del biomedicale veneto: presenza di attività di R&S per dimensione aziendale Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Il cluster biomedicale nel Veneto 51 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Tab. 3.17 Imprese del biomedicale veneto: presenza dell’attività brevettuale misurata in numero brevetti internazionali registrati per tipologia produttiva Produttiva Commerciale Produttiva e commerciale Totale Imprese con presenza Numero medio di attività brevettuale brevetti in riferimento per impresa all’universo campionato brevettante 33% 6,69 0% 0,0 N. BREVETTI Intensità brevettuale (n. brevetti/n. imprese campionate) 87 0 2,39 0,0 5 0,36 21% 1,00 92 1,74 30%* 5,75 * Percentuale calcolata sulle 53 imprese produttive e produttive commerciali, escludendo le sole commerciali Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Fig. 3.13 Suddivisione degli addetti alla R&S nei settori 20% 41% 9% 30% q diagnostica q materiali di consumo e mezzi di contrasto q terapia e riabilitazione q altre attrezzature e apparecchiature Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Fig. 3.14 Suddivisione del fattureto per la R&S nei settori 24% 27% 7% 42% q diagnostica q materiali di consumo e mezzi di contrasto 52 q terapia e riabilitazione q altre attrezzature e apparecchiature Tab. 3.18 Distribuzione dei brevetti EPO 1979-99 firmati da docenti inventori delle università venete e italiane per settore disciplinare nelle aree delle tecnologie medicali e scienze della vita Il cluster biomedicale nel Veneto Fonte: nostre elaborazioni da Balconi, Breschi e Lissoni, (2001) 53 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese Se esaminiamo l'attività brevettuale in relazione alla appartenenza settoriale (Tab. 3.19) delle imprese possiamo notare che le imprese in tutti i quattro sottosettori presentano un diffuso ricorso allo strumento del brevetto per proteggere le loro innovazioni dai concorrenti. Nella diagnostica molte imprese (circa la metà delle imprese campionate) brevettano, ma gestiscono un numero limitato di brevetti (circa 3), nei settori della terapia e riabilitazione le imprese brevettanti sono di meno, solo un terzo, ma mediamente esse posseggono un numero assai più elevato di brevetti (7), e così appare essere anche per le imprese che producono attrezzature e macchinario diverso dalla diagnostica, dove il numero medio di brevetti posseduto dalle aziende brevettanti è 5. Nel settore dei materiali di consumo e mezzi di contrasto l'attività brevettuale non rappresenta la norma: qui solo un'impresa (ovvero l’11% del campione) brevetta, ma essa possiede un patrimonio in-house di ben 20 brevetti internazionali. L'incrocio con la dimensione (tab. 3.20 e 3.21) ci porta a confermare l'attesa teorica che una ridotta scala dimensionale dell'impresa influisca sfavorevolmente sulla sua propensione a brevettare, data la com- plessità delle procedure burocratiche e dei costi connessi alla registrazione di un brevetto internazionale. La soglia dimensionale discriminante, in questo contesto, appare essere quella dei 50 addetti, soglia sopra la quale si nota nel nostro campione una maggior presenza di imprese che fanno ricorso alla brevettazione. È tuttavia significativo osservare che sia all'interno delle imprese più piccole (il 13% del campione intervistato di tale classe) che all'interno delle imprese più grandi che superano la dimensione dei 100 addetti (il 50% del campione intervistato di tale classe), vi è un gruppo di imprese ad elevata propensione brevettuale, e che possiede mediamente circa 10 brevetti internazionali. Osserviamo ora come nel nostro campione di imprese biomedicali si distribuisca l'incrocio tra attività brevettuale e presenza di R&S (Tab. 3.21). Significativamente: • il 36% (19 imprese) delle imprese non sviluppa in- house né attività di R&S né attività brevettuali; • un altro 4% (2 imprese) invece è riuscito a registrare dei brevetti pur non sopportandone i costi attraverso le spese di R&S: si tratta tuttavia di una modalità ra- Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate * N.B. Le percentuali sono calcolate sulle imprese totali escluse le commerciali (53) Tab. 3.19 Imprese del biomedicale veneto: presenza dell’attività brevettuale misurata in numero brevetti internazionali registrati per tipologia settoriale Diagnostica Terapia e riabilitazione Imprese Intensità con presenza brevettuale di attività N. (n. brevetti/ brevettuale Brevetti n. totale in riferimento imprese all’universo campionate) campionato 16 1,23 46% 42 2,21 32% Numero medio brevetti per impresa brevettante 2,67 7,00 di cui ortopediche e di riabilitazione 12 1,09% 19% 6,00% Materiali di consumo e mezzi di contrasto Altre attrezzature e apparecchiature Totale 20 2,22 11% 20,00 14 1,17 23% 4,67 92 1,74 30%* 5,75 54 Il cluster biomedicale nel Veneto ra nel nostro campione, in quanto l'innovazione brevettata è stata probabilmente originata dalla creatività dell'imprenditore stesso; • molte imprese poi, il 34% (18 imprese) sopportano i costi dell'attività di ricerca senza apparentemente trarre alcun beneficio in termini di proprietà intellettuale di innovazioni eventualmente prodotte: si deve presumere che in questo caso le attività di ricerca siano state condotte più in direzione dell'attività di exploitation di conoscenze e tecnologie già consolidate e per assorbire le conoscenze mancanti e tenere aggiornato lo stock conoscitivo dell'impresa • l'ultimo gruppo di imprese invece, il 26% (14 imprese) risulta corrispondere specularmene a quanto indicato dalla letteratura sull'innovazione (Le Bas, 1995; Guellec, 1999), dove le attività di R&S ed i brevetti vengono visti rispettivamente come input ed output dell'attività innovativa dell'impresa. Queste osservazioni ci introducono ad una riflessione più articolata sulle determinanti dell'attività innovativa delle imprese, Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate * N.B. Le percentuali sono calcolate sulle imprese totali escluse le commerciali (53) Tab. 3.20 Imprese del biomedicale veneto: presenza dell’attività brevettuale misurata in numero brevetti internazionali registrati per classe dimensionale N. Brevetti Intensità brevettuale (n. brevetti/ n. totale imprese campionate) 21 32 19 20 92 1,40 1,14 3,17 4,00 1,74 0-9 addetti. 10-49 addetti 50-99 addetti Oltre 100 addetti Totale Imprese con presenza di attività brevettuale in riferimento all’universo campionato 13% 29% 67% 50% 30%* Numero medio brevetti per impresa brevettante 10,50 4,00 4,75 10,00 5,75 Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Tab. 3.21 Imprese del biomedicale veneto: presenza dell’attività brevettuale misurata in numero brevetti internazionali registrati e dell’attività di R&S (numero ricercatori) Addetti R&S 0 addetti R&S Imprese % 1-2 addetti R&S 3-9 addetti R&S >10 addetti R&S Totale Imprese % Imprese % Imprese % Imprese % 0 brevetti 19 36% 8 15% 8 15% 2 4% 37 70% 1-9 brevetti 2 4% 3 6% 3 6% 3 6% 11 21% >10 brevetti 0 0% 1 2% 3 6% 1 2% 5 9% Totale 21 40% 12 23% 14 26% 6 11% 53 100% 55 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese che sin dai contributi forniti da Schumpeter includono il ruolo e il contributo autonomo apportato dall'attività imprenditoriale, che può essere intesa come una risorsa complementare ed importante all'attivazione del processo innovativo stesso, e inseriscono all'interno della nostra analisi il tentativo di valutare l'importanza delle fonti esterne all'impresa attiva per l'attività innovativa. Se assumiamo il processo innovativo come una attività complessa e che necessità di risorse e conoscenze complementari, appare evidente che le imprese non possono essere rappresentate come delle entità autosufficienti (Davenport and Prusak, 1998). Affinché l'innovazione abbia luogo è spesso necessaria una combinazione di fonti “interne” (R&S, imprenditore) ed “esterne” (R&S università, acquisto brevetti, riviste scientifiche, fiere, clienti, imprese fornitrici, rete distributiva). Alle volte inoltre le imprese innovano, là dove è possibile, imitando altre imprese. Si tratta di una modalità comunque importante all'interno della dinamica industriale, perché frequentemente le imprese quando imitano introducono a loro volta dei miglioramenti tecnologici nei prodotti, o scoprono nuovi modi per abbassare i costi e mutare la matrice produttiva degli input, come è avvenuto per esempio nel caso citato precedentemente di Veronesi, che ha poi avviato in proprio la produzione di nuove macchine per dialisi, dando avvio allo sviluppo del distretto biomedicale di Mirandola. Le tre tabelle presentate qui di seguito (Tab. 3.22-24) esplorano appunto tale problematica. Ai nostri intervistati era stato richiesto di indicare l'importanza delle varie fonti innovative discusse sopra con un punteggio da 0 a 5. In primo luogo è importante osservare in generale che le imprese solo produttive indicano punteggi sempre più elevati di quelli indicati dalle imprese produttive e commerciali, dove evidentemente si compete in nicchie di mercato meno sottoposte alla “distruzione creativa” schumpeteriana e alla iper-competizione tecnologica. In riferimento al campione delle imprese produttive risulta interessante a questo proposito osservare che la fonte innovativa 56 più citata è quella dell'imprenditore, che totalizza un valore di 4,03 punti su 5. Qui anche le attività di R&S appaiono importanti, ma sono collocate relativamente in secondo ordine (2,77), quasi al pari con la fonte innovativa “clienti” (2,58). Le altre modalità ritenute importanti sono l'utilizzo di conoscenze estratte dalle riviste scientifiche (2,21) e l'imitazione di imprese estere (2,10). Delle tre fonti pubbliche elencate (Università di Padova, CNR, Università straniere), solo la prima, l'Università di Padova (1, 92) realizza un punteggio significativo. In riferimento al campione delle imprese produttive e commerciali si nota che contano soprattutto le fonti imprenditoriali e la relazione con i clienti. Spesso sono questi ultimi che con le loro esigenze hanno spinto l'azienda commerciale a diventare produttrice innovativa. Esplorando l'articolazione per tipologia settoriale (Tab. 3.23) si nota che sono proprio le imprese dei settori diagnostici a totalizzare i punteggi più elevati totali (22,62). Le fonti principali indicate sono rispettivamente: l'imprenditore (4,54), la R&S interna (3,00), l'imitazione delle imprese straniere (2,54) la lettura di riviste scientifiche (2,92), e l'Università di Padova (2,08). Per seconde in questo ranking vengono le imprese che producono macchinario non diagnostico, cioè le imprese inserite nella classe “altre attrezzature e apparecchiature” (20,83), quasi alla pari con le imprese di terapia e riabilitazione (20,37). Le imprese di macchinario non diagnostico indicano come importanti le fonti precedentemente indicate, ovvero l'imprenditore (4,17), la R&S interna (3,17), l'Università di Padova (2,08), ed introducono due nuove voci: i clienti (3,33) e le fiere (2,42). Clienti (3,05) e fiere (2,16) risultano essere fonti giudicate importanti anche dalle imprese dei settori di “terapia e riabilitazione”, assieme all'imprenditore interno (3,68), e alle imprese fornitrici di componenti intermedi (1,58). Rispetto all'approccio ora utilizzato le imprese più “deboli” del campione appaiono essere mediamente quelle che producono “materiali di consumo e mezzi di contrasto”, che totalizzano valori pari (12,67) alla metà di quelli raggiunti dalle altre tipo- Il cluster biomedicale nel Veneto logie settoriali. Significativamente le voci che raggiungono il punteggio più elevato sono l'imitazione delle imprese estere (2,22) e le fiere (2,33). Tab. 3.22 Imprese del biomedicale veneto: valutazione dell'importanza delle varie fonti innovative sulla base di un punteggio 0-5 per tipologia produttiva Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Risulta interessante osservare poi come, in relazione alla valutazione dell'importanza delle varie fonti innovative ora analizzate, la dimensione aziendale appaia o no discriminante (Tab. 3.24). Per le imprese di tutte le dimensioni aziendali la fonte imprenditoriale ed i clienti sembrano assu- 57 Tab. 3.23 Imprese del biomedicale veneto: valutazione dell'importanza delle varie fonti innovative sulla base di un punteggio 0-5 per tipologia settoriale N.B. Punteggi calcolati sulle imprese produttive e produttive e commerciali (53 imprese su 60 campionate) Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese 58 TTab. 3.24 Imprese del biomedicale veneto: valutazione dell'importanza delle varie fonti innovative sulla base di un punteggio 0-5 per classe dimensionale N.B. Punteggi calcolati sulle imprese produttive e produttive e commerciali (53 imprese su 60 campionate) Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Il cluster biomedicale nel Veneto 59 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese mere la stessa valenza in relazione agli stimoli che queste voci forniscono all'attività innovativa dell'impresa. Invece la dimensione aziendale sembra contare in relazione alle attività di R&S interna, ed ai collegamenti con le università di Padova e con quelle straniere: in questo caso le piccole imprese risultano assai sfavorite, sia perché non possono mettere a disposizione dell'impresa le risorse materiali per finanziare la ricerca e quindi non ne possono sopportarne i costi, sia perché non posseggono le risorse relazionali adeguate per intercettare gli output conoscitivi e tecnologici prodotti dalle istituzioni pubbliche, sia locali (università di Padova) che estere. La tabella ci fornisce delle indicazioni interessanti anche in relazione alle fonti che vengono utilizzate maggiormente dalle imprese medie al confronto di quelle inserite nella classe di addetti 0-9: si tratta delle fonti “imitazione imprese estere”, “fiere”, accesso alle “riviste scientifiche”. Qui i punteggi assegnati dalle piccole imprese rispetto alle medie subiscono una caduta verticale. Si tratta di un elemento che in qualche modo potrebbe essere tenuto in considerazione a livello di policy per articolare gli incentivi e il sostegno all'innovazione. 3.5 Capacità competitiva L'indicatore per eccellenza della capacità competitiva delle imprese è rappresentato dalla modalità con cui esse sono in grado di posizionarsi sui mercati esteri. Questo indicatore ha una validità generale, ma appare ancora più significativo per i settori globalizzati dove non solo le conoscenze e le tecnologie sono sviluppate da players internazionali, ma i mercati sono straordinariamente porosi, e aperti all'interscambio. La propensione all'export delle imprese può dunque essere considerata come un indicatore indiretto della loro eccellenza competitiva: sulla tecnologia, sulla qualità e sulla variabile prezzo. Da questo punto di vista il cluster biomedicale veneto ora analizzato appare posizionato in una situazione di notevole forza competitiva (Tab. 3.25): il 40% circa del 60 fatturato prodotto dalle imprese analizzate è esportato sui mercati internazionali, soprattutto europei, ed escludendo dai nostri calcoli le imprese commerciali, le imprese esportatrici (36) rappresentano ben il 68% del campione (sono state considerate solo le imprese produttive e quelle produttive e commerciali). Le imprese “produttive” sono responsabili per i maggiori flussi di export e coprono l'87% del fatturato esportato, mentre le “produttive e commerciali” si distinguono per essere solo deboli esportatrici. Nelle classi dimensionali inferiori si notano mediamente volumi e quote medie di export sul fatturato meno elevate, come sensibilmente più basso è il numero delle imprese esportatrici (Tab. 3.26 e 3.27). Mentre la percentuale delle imprese esportatrici è quasi simile in tutti i sottosettori indagati (Tab. 3.28), le quote medie esportate sono assai diverse: il settore “altre attrezzature e apparecchiature” è quello in cui i flussi di export sono più consistenti (si esporta il 58% del fatturato totale esportato e le quote medie delle imprese esportatrici raggiungono la metà circa del fatturato prodotto), seguono le imprese del settore “terapia e riabilitazione” (20% del fatturato esportato su flussi totali di export e quote medie di export su fatturato del 34% circa), della diagnostica (10% del fatturato totale esportato e quote medie di export su fatturato del 25% circa), e dei “materiali di consumo e mezzi di contrasto” (12% del fatturato totale esportato e quote medie di export su fatturato del 19% circa). Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Tab. 3.25 Imprese del biomedicale veneto: flussi di export per tipologia produttiva Export per impresa Export Produttiva Commerciale Pro. & com. Totale Export/Fatturato Totale (Euro) 114.255.097 0 17.055.450 131.310.547 % (Euro) 87% 0% 13% 100% 40,81% 2.929.615 0 1.218.214 2.188.500 4.147.829 Il cluster biomedicale nel Veneto Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Tab. 3.26 Imprese del biomedicale veneto: quota media dei flussi di export su fatturato aziendale per dimensione aziendale Tutte le imprese campionate Quote medie Solo imprese esportatrici Quote medie 6,06 20,60 (5) 29,41 16,18 29,67 (18) 54,54 50-99 addetti 45,83 55,00 (5) 83,33 Oltre 100 addetti 61,25 61,25 (4) 100,00 0-9 addetti 10-49 addetti Percentuale di imprese esportatrici nella classe Imprese % Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Tab. 3. 27 Imprese del biomedicale veneto: flussi di export per dimensione aziendale Classe dimensionale Export (Euro) 0-9 addetti 1.152.914 10-49 addetti 22.297.214 50-99 addetti 27.481.304 Oltre 100 addetti 80.379.116 Totale 131.310.547 8 Numero Numero Export/ Medio % di Addetti fatturato di Addetti nel 2002 nel 2002 1% 8,06 93 5 17% 18,2 703 21 21% 42,7 377 63 61% 65,6 670 168 100% 40,81 1843 Fatturato nel 2002 (Euro) Fatturato Medio nel 2002 (Euro) 14.283.165 122.370.325 64.288.720 120.750.250 321.692.460 321692461 840.186 3.708.192 10.714.787 30.187.563 Fonte: nostre elaborazioni su informazioni ricavate dal campione di 60 imprese intervistate Tab. 3. 28 Imprese del biomedicale veneto: flussi di export tipologia settoriale Fatturato esportato (euro) Diagnostica Terapia e riabilitazione di cui ortopediche e di riabilitazione Materiali di consumo e mezzi di contrasto Altre attrezzature e apparecchiature Totale % Tutte le imprese Solo imprese Percentuale di imprese campionate esportatrici esportatrici nella classe Quote medie Quote medie 10% 20% 14,62 19,63 25,11 33,90 (9) (11) 56,25 57,89 5% 12,54 27,6 (5) 45,5 16.169.119 12% 12,50 18,75 (4) 33,33 76.100.002 58% 30,76 49,33 (8) 61,53 13.221.904 25.819.523 7.206.091 131.310.548 100% 61 Imprese % 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese 3.6 Posizionamento strategico delle imprese In questo lavoro di ricerca abbiamo tentato, ancora peraltro in via preliminare, di quantificare il peso e le caratteristiche costitutive delle imprese del settore biomedicale localizzate nella nostra regione. Partendo da una prima definizione dei confini settoriali e tecnologici del settore (cap. 1, Fig. 1.4), abbiamo poi cercato attraverso l'integrazione di più fonti informative (Istat, Cerved, siti web, interviste ad operatori del settore) di costruire una mappa relativamente precisa della struttura produttiva regionale. Nonostante la difficoltà sperimentata nella ri-classificazione settoriale delle imprese, e nella stima degli occupati che devono essere attribuiti a questo settore dell'economia regionale, siamo giunti ad un notevole livello di disaggregazione dei dati, e abbiamo superato la limitatezza della fonte Istat che, utilizzando il censimento intermedio 1997 ci permette solamente di stimare a livello aggregato regionale il livello degli occupati (dipendenti ed indipendenti) e il numero delle imprese localizzate nel Veneto per classe dimensionale. Dai dati Istat ricaviamo che nel Veneto sono localizzate circa 1700 imprese e circa 5000 addetti, apparteneti alla classe 33.1 (fabbricazione di apparecchi medicali e di apparecchi ortopedici). In questo settore le imprese con più di 10 addetti sono però solamente 52. Una rappresentazione più puntuale ci viene invece fornita dall'utilizzo della Fonte Cerved, debitamente verificata, corretta ed integrata. Se ci poniamo l'obiettivo di descrivere la filiera biomedicale è chiaro che dovremo considerare anche le imprese del terziario e distributive, imprese che abbiamo verificato con l'indagine empirica sono spesso coinvolte nelle attività di produzione e nella fornitura di servizi specialistici. Come andrebbero considerate le imprese ottiche e odontoprotesiche. Nel cap.2 ci siamo soffermati a descrivere le varie sfaccettature (settoriali e territoriali della filiera biomedicale così caratterizzata). Soffermiamoci ora a considerare il biomedicale ristretto (senza gli odontoprotesici e le imprese dell'ottica, che come è noto ca62 ratterizzano la realtà distrettuale di Belluno e dell'agordino). Nel Veneto vi sono 218 imprese produttive (41 sono solamente imprese di servizio) e 455 distributive (grande e piccola distribuzione). Gli addetti imputabili a questo macro settore, che in base ai dati Cerved sarebbero circa 2700, in base a nostre successive valutazioni, basate anche sull'indagine empirica, ce ne fanno stimare la consistenza in circa totali 7000 unità (5000 nelle attività produttive e 2000 in quelle commerciali). Ma naturalmente quello che abbiamo definito cluster biomedicale non è rappresentato solamente dalla parte produttiva e distributiva: vi sono qui da considerare le attività di produzione della conoscenza scientifica e tecnologica che sono fondamentali in un settore ad alta tecnologia e basato sulla scienza. Per questa ragione abbiamo deciso di includere anche l'analisi delle attività di ricerca condotte nel Veneto in questi ambiti tecnologici, per verificare le ricadute cognitive egli spill-over tecnologici di cui godono le imprese localizzate nella nostra regione (capitolo 4). Abbiamo poi rilevato che, per lo sviluppo delle conoscenze in questo settore, non è fondamentale solo la ricerca di base ma anche quella di tipo applicativo e tacito, che si è con il tempo sviluppata negli istituti di cura e riabilitazione. Spesso - e qui gli enti ospedalieri padovani assumono una rilevanza straordinaria - essi hanno dato impulso alla ricerca di nuovi prodotti e allo sviluppo di nuove tecnologie (dal caso emblematico di Mirandola, dove Veronesi, l'imprenditore schumpeteriano è partito a costruire il primo rene artificiale italiano in connessione con il centro trapianti padovano, al successo sul mercato della ditta Vassilli, costruttrice di carrozzelle per disabili, la cui connessione con i centri di cura e riabilitazione ha permesso la sperimentazione e la produzione di numerose tipologie di nuovi prodotti) al buon posizionamento competitivo delle aziende ortopediche venete che, pur in assenza di grandi istituti come il Rizzoli di Bologna o il centro di Budrio supportato dall'Inail, si muovono su un terreno di continua sperimentazione e miglioramento dei prodotti). Infatti, circa metà delle im- Il cluster biomedicale nel Veneto prese e degli addetti del cluster biomedicale sono localizzati nelle aree di Padova e Verona, attorno dunque ai principali poli ospedalieri regionali. Alcuni dati strutturali emersi dalla nostra indagine empirica ci permettono di qualificare la capacità competitiva delle imprese di questo settore (si noti che abbiamo intervistato 60 aziende inserite nelle macroclassi della diagnostica, della terapia e riabilitazione, dei materiali di consumo e della produzione di altre attrezzature e macchinari). Queste imprese appaiono collocate in una dimensione di forte dinamicità: il 68% delle imprese “produttive” e “produttive e commerciali” è esportatrice, nel settore (considerando tutte le imprese) il 40% del fatturato è esportato; questo dato per le imprese esportatrici sale al 60 % circa. Negli ultimi tre anni, nel 70% delle imprese gli addetti sono cresciuti e il fatturato è comunque aumentato o restato stabile nel 95% dei casi (cfr. fig. 3.5 e 3.6). Anche rispetto all'attività innovativa, le imprese venete emergono dall'analisi come un sottoinsieme abbastanza interessante: il 30% delle imprese è sorto producendo un nuovo prodotto e il 17% migliorando un prodotto esistente (cfr. 3.8a); nelle imprese produttive (53) il 6% del fatturato è speso in attività di R&S ma i ricercatori (anche non a tempo pieno) coinvolti nelle attività di ricerca rappresentano l'11% degli addetti (cfr. Tab. 3.14). Nelle imprese intervistate il fatturato investito in R&S nel 2002 è stato di circa 16 milioni di euro. Le imprese del cluster biomedicale negli ultimi anni hanno registrato 92 brevetti internazionali. Le imprese con presenza di attività brevettuale sono circa il 30% del campione ma il numero medio di brevetti per impresa brevettante è piuttosto elevato: circa 7 brevetti per impresa. Considerando le imprese produttive e produttivo-commerciali - e quindi le 53 aziende intervistate - solamente nel 36% dei casi non si hanno né attività di ricerca formalizzata né attività di brevettazione, perché nel restante dei casi (64%) una delle attività considerate è presente: le imprese appaiono o solo brevettare (4%) o attivare esclusivamente attività di R&S (34%), o svolgere sia ricerca che attività di brevettazione 28% (cfr. Tab. 3.21). L'analisi delle fonti innovative ha mostrato la forte capacità delle imprese di sfruttare altre risorse di conoscenza oltre alla fonte interna R&S: e soprattutto la capacità creativa imprenditoriale, l'interazione con i clienti, l'accesso a riviste scientifiche e l'università di Padova (cfr. Tab. 3.22 e 3.23). Vi è in Italia e all'estero un diffusa consapevolezza del problema della difficoltà di dialogo tra le istituzioni pubbliche della ricerca e le imprese. I limiti organizzativi dell'università sono nella scarsa propensione alla ricerca applicata e nell'incapacità di parlare il linguaggio delle imprese, quelli delle imprese nell'avere scarsa cultura per l'innovazione, tendenza al lock-in tecnologico, e difficoltà nel definire correttamente le esigenze di ricerca. In quale misura nel cluster veneto si incrociano le attività di ricerca universitarie con la ricerca di sviluppo condotta dalle imprese in ambito aziendale? E quale è la stima delle attività di ricerca pubblica (ovvero i fondi che la collettività investe per far progredire le conoscenze in un settore cruciale dal punto di vista del benessere collettivo, come il biomedicale)? Partiamo da questa seconda domanda. Le ricerche che abbiamo censito nel Veneto, grazie all'esistenza della banca dati “Ricerca impresa” dell'Università di Padova e della BDTT del CNR, sono 25 di cui 21 realizzate o attive. Esse rappresentano una spesa in R&S di circa 7 milioni di euro, equivalente al 43% della ricerca condotta dalle imprese in quest'area specifica. I ricercatori coinvolti nelle tecnologie biomedicali sono 68 ed essi equivalgono al 40% dei ricercatori finanziati dal settore privato. Si tratta di un dato comunque rilevante anche se incomparabilmente inferiore ai finanziamenti assegnati all'estero a queste attività (Orsenigo, 2001). A conferma di ciò è anche la buona performance della brevettazione da parte dei ricercatori universitari ottenuta dall'analisi dei brevetti EPO (cfr. Tab. 3.18), e la posizione strategica di Padova che si classifica tra le prime università italiane. Le interazioni cognitive tra imprese e ricerca pubblica sono 63 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese evidenziate nella fig. 3.15, dove abbiamo combinato le informazioni provenienti dalla nostra ricerca empirica sulle ricerche universitarie con le interviste condotte in azienda. Nel 30% dei casi (16 imprese su 53 non commerciali) esiste un'attività di interfacciamento fra R&S pubblica e privata. Si tratta di una relazione che in alcuni casi proietta le imprese venete a collegarsi con le università straniere (Gastric pacer, Laica) e dare avvio a dei veri start-up imprenditoriali nel campo del biomedicale all'estero, in altri costruisce un solido rapporto di ricerca e di convergenza fra le esigenze di ricerca pubbliche e la domanda aziendale (Micromed, Medico, R&I e Glaxo), in altri casi si esplica più sulla consulenza ad hoc (Euromed, Uniflair, Euronda), in altri ancora prevede la fornitura di servizi (Labat, Team Laser). In un caso possiamo individuare una start-up universitaria, nel settore delle bio-immagini, con la E-motion. Infine vi è da osservare il significativo segmento delle imprese che si relazionano con gli istituti di cura per attivare attività di test e di ricerca applicata (Euroimmun, Vassilli, Fek, Elmed e FGP). E' significativo osservare che queste attività non sembrano affatto pianificate dall'alto ma sono spesso spontanee ed anzi, nel caso dei tecnici operanti nelle istituzioni ospedaliere sono il frutto di attività di “volontariato”. Il vero problema è che anche nella nostra regione non esistono istituzioni che siano in grado di fare del marketing della ricerca e che molte iniziative anche interessanti non riescono a trovare una controparte imprenditoriale (si veda ad esempio il caso citato nella figura della ricerca sugli ausili e riabilitazione che non si relaziona con l'indotto regionale). Come verrà illustrato nel prossimo paragrafo, anche i ricercatori hanno dimostrato interesse a relazionarsi con aziende esterne. Ciò è avvenuto in quattordici casi, pari a quasi il 70% del totale delle ricerche attive (21). In due casi, per ragioni di riservatezza e segretezza industriale, non si è potuto sapere con quali imprese. Tutti gli altri casi però sono riportati nella figura 5.4. In particolare, va sottolineato che nella maggior parte dei casi (nove, pari al 64% del totale), i ricerca64 tori instaurano collaborazioni con aziende del Veneto. Ed esattamente nella metà (in sette casi) con imprese di Padova. In particolare tre di queste sono proprio aziende che fanno parte del campione intervistato (Micromed, Medico e Research & Innovation). Da tutto questo emerge l’esistenza di un buon legame tra università ed imprese nel cluster biomedicale del Veneto. Concludendo, tre appaiono i punti di interesse emersi dal lavoro svolto: - nonostante le informazioni esistenti sul settore biomedicale siano assai lacunose e difficili da reperire ed organizzare, il cluster biomedicale del Veneto è emerso dalla nostra analisi come un sistema che conta una significativa rilevanza economica e produttiva; - il cluster biomedicale appare come un comparto ad alti tassi di crescita, come l'indagine su campo ci ha permesso di evidenziare, dato che è composto da imprese che basano la loro competitività sulla dinamicità della gestione imprenditoriale, sulla rapida entrata in nuove nicchie di mercato e sul consolidamento rapido di curve di esperienza, ed infine sull'attivazione di una notevole capacità innovativa; - al di là della questione pur importante della definizione dei confini produttivi del settore e della sua successiva quantificazione, la nostra indagine ci ha fornito comunque una conferma diretta della rilevanza, ipotizzata anche inizialmente dai promotori della ricerca, di questo insieme specifico di imprese che non si presenta affatto come un agglomerato localizzato di imprese simili e dotate di visibilità (statistica ed economica) ma che può essere definito un “cluster di imprese specializzate”, nella notazione data da Porter (1998), per le interazioni esistenti, o possibili, o in parte realizzate, tra la struttura produttiva, il segmento di domanda servito (domanda pubblica o connessa alle prestazioni mutualistiche), e le istituzioni di sostegno (spesso indiretto), ovvero il circuito di formazione delle conoscenze tecnologiche necessarie alle imprese per produrre innovazione e restare com- Il cluster biomedicale nel Veneto petitive sui mercati internazionali, e che vede nelle Università le istituzioni ponte di riferimento per produrre le informazioni scientifiche e tecnologiche rilevanti; - differentemente da altri sistemi locali, il cluster veneto non ha una sua identità settoriale-produttiva molto precisa, perché è composto da un mosaico di nicchie di prodotti molto specializzati. Le imprese del biomedicale sono testimoni spesso di non frequenti interazioni con i centri universitari ed appaiono anche escluse dalle sinergie più specifiche attivate dai centri regionali per il sostegno all'innovazione, in quanto le tecnologie biomedicali rappresentano oggettivamente nel Veneto una porzione assai limitata della struttura industriale, se confrontata con i grandi numeri delle imprese inserite nei settori tradizionali (abbigliamento, meccanica, calzaturiero, arredamento), settori questi, come è noto, di elevata specializzazione regionale. Una descrizione esplorativa delle caratteristiche principali del cluster biomedicale veneto vede poi le seguenti caratteristiche: • Innanzitutto esso appare baricentrico sulla provincia di Padova e sulle attività di ricerca universitarie e ospedaliere (sia per le attività di commercializzazione che per quelle produttive) e comunque fortemente addensato attorno agli altri 2 grandi poli della sanità pubblica: Verona e Treviso. • In secondo luogo, vi è da osservare una forte segmentazione produttiva e l'assenza di un'unica specializzazione spinta come nel caso del distretto di Mirandola. • All'interno del settore della commercializzazione, il Veneto è sede di numerose imprese di distribuzione nazionale di apparecchiature biomedicali prodotte all'estero. Si tratta dunque di un terziario qualificato, che copre spesso le vendite o i servizi di assistenza e di marketing per l'intero territorio nazionale e che vede molto spesso i distributori commerciali affiancare altre attività di tipo produttivo. • Nell'area veronese troviamo inoltre la co- rona periferica delle attività di subfornitura del distretto biomedicale di Mirandola. Le punte di eccellenza del cluster veneto sono tuttavia collegate: • al settore della riabilitazione, dove troviamo un consistente numero di imprese leader nella produzione di carrozzelle, ausili per la mobilità e protesi (dalle nostre interviste il Veneto appare un'area a forte concentrazione di questo sub-settore che si collega alle pre-esistenti competenze meccaniche esistenti nella regione e alla presenza di imprese storicamente consolidate che producono protesi con una lunga tradizione di collaborazione informale e non istituzionalizzata con gli istituti di cura); in questo settore stanno entrando le grandi multinazionali che competono con prodotti inferiori fabbricati nei paesi dell'est, cosa che apre degli scenari competitivi nuovi, scenari che già molte imprese distrettuali del nordest hanno declinato spingendo il pedale sul fenomeno della delocalizzazione guidata; • al settore dell'estetico-medicale, con la presenza di imprese leader produttrici di apparecchiature per l'abbronzatura; • al settore dei materiali di consumo, che registra la presenza di numerosi piccolimedi produttori di diagnostici in vitro, articoli monouso, contenitori, pipette, materiali per impronte dentali, e prodotti per chirurgia: laparoscopia, strumenti chirurgici per dentisti, etc. • al settore di macchinari e protesi biomedicali ad alta tecnologia, che vede la presenza di un limitato ma importante gruppo di imprese fondate da medici, scienziati e ricercatori universitari che possiedono brevetti leader in alcune specifiche nicchie di mercato (fusioni in titanio per laboratori dentistici, macchinari per diagnosi neurofisiologiche, pace-makers e cardiostimolatori, diagnostica molecolare, ricerche nel settore nelle neuroscienze e neuroimmunologia, stimolatori gastrici). 65 3. Risultati della ricerca empirica sulle imprese Fonte: Nostra elaborazione dalle interviste al campione di 60 aziende e ai ricercatori universitari Fig. 3.15 Flussi cognitivi tra imprese ed istituti di ricerca pubblica START-UP ESTERE AURELIA MICROELETTRONICA NETMED BIOMEDICA* GASTRICPACER LAICA BIOMEDIN KHIMEIA ISTITUZIONI DI RICERCA ESTERE POIESYS SAMP ISTITUTO RICERCHE BIOTECNOLOGICHE** MENFIS EUROMED TITANIA ISTITUZIONI DI RICERCA VENETE BRACCO EURONDA E-MOTION UNIFLAIR AB ANALITICA ENTI OSPEDALIERI NEL VENETO SORIN BIOMEDICA GLAXO MICROMED MEDICO RESEARCH & INNOVATION TECNOTHON*** NIDEK TECHNOLOGIES ISTITUZIONI DI RICERCA ITALIANE TEAM LASER EUROIMMUN VASSILLI FEK FGP ELMED GARDA ENTI OSPEDALIERI IN ITALIA LABAT * Impresa fondata da G. Zanni a Sophia Antipolis (azienda non intervistata, informazioni desunte da Sottocorona, 2002). ** Impresa intervistata ma non appartenente al campione delle 60 aziende. *** Impresa non intervistata, informazioni tratte da Bazzi (2002). N.B.: le frecce continue indicano flussi e legami originati dalle aziende, quelle tratteggiate flussi e legami instaurati dalla ricerca universitaria, invece la doppia freccia indica flussi e legami prodotti sia dalle aziende che dai ricercatori. Le caselle con fondo grigio indicano aziende fuori dal Veneto. 66 Il cluster biomedicale nel Veneto 4. La ricerca nel settore biomedicale nelle università del Veneto10 4.1 Le caratteristiche dell'universo delle ricerche analizzate Il data set delle ricerche analizzate in questo nostro lavoro è stato formato a partire da due banche dati e dal sito del Dipartimento di Elettronica ed Informatica (DEI) dell'Università degli Studi di Padova. La prima banca dati si trova nel sito www.ricercaimpresa.it, ad opera del Servizio rapporti con le imprese dell'Università degli studi di Padova, realizzato dal Parco Scientifico e Tecnologico Galileo. “Ricercaimpresa” contiene una prima rassegna delle attività di ricerca e sperimentazione dell'Università degli studi di Padova ed è costruita per consentire ad imprese ed enti di selezionare nella maniera più semplice e diretta le informazioni fondamentali per loro. Così, inserendo come settore produttivo di interesse la “fabbricazione di apparecchi medicali e chirurgici e di apparecchi ortopedici” si sono evidenziate undici attività di ricerca svolte dall'ateneo di Padova. La seconda fonte da noi utilizzata è la Banca Dati Trasferimento Tecnologico (BDTT) creata dall'Istituto di Studi della Ricerca e Documentazione Scientifica. Essa è costituita da circa novemila schede relative ai risultati scientifici della ricerca pubblica italiana (Università, CNR, Enea, etc.) ed intende far fronte alla domanda di innovazione tecnologica da parte delle piccole e medie imprese (PMI) del nostro paese. L'obiettivo della BDTT è, infatti, quello di fornire alle PMI la possibilità di conoscere e contattare specialisti, di diverse discipline scientifiche, disponibili ad offrire le proprie competenze. Anche in questo caso inserendo come settore d'applicazione la “fabbricazione di apparecchi medicali e chirurgici e di apparecchi ortopedici” abbiamo ottenuto centocinquantatre schede, di cui solo sette riguardano ricerche attivate nella regione Veneto. L'ultima fonte da noi utilizzata è stata il file di presentazione delle attività di ricerca in corso al Dipartimento di Elettronica ed Informatica (DEI) dell'Università degli Studi di Padova. Questo file è scaricabile e visionabile dal sito del Dipartimento stesso che è www.dei.unipd.it. Abbiamo potuto così inserire altre cinque ricerche afferenti al settore biomedicale da noi analizzato. Alla fine, perciò, l'universo dell'attività di ricerca nel settore biomedicale nella regione Veneto è rappresentato da venticinque casi. In tutte queste venticinque ricerche abbiamo intervistato il referente nominato sulle varie schede ottenute come prima descritto. Abbiamo così raggiunto i risultati che ora andremo ad illustrare. 4.2 Considerazioni generali Le venticinque ricerche, in accordo con la definizione delle attività assai variegate comprese nel settore, spaziano dai dispositivi per il controllo della glicemia alla produzione di prodotti per la radioterapia, dalla costruzione in vitro di bioprotesi per ricostruzioni epiteliali o ossee alla bioingegneria del movimento, fino alle analisi per il sequenziamento del DNA. Come si può intuire coprono prodotti e servizi assai diversi tra loro (si veda la fig. 4.1). Delle venticinque ricerche analizzate, ad oggi, diciassette sono in corso, mentre otto non sono più attive, quattro perché hanno raggiunto i risultati voluti e quattro perché non sono ancora iniziate, per la mancanza di un'adeguata copertura finanziaria. Questo paragrafo rappresenta una sintesi della tesi di laurea di Gastaldon Massimo, “Il cluster biomedicale nel Veneto: imprese e istituzioni di ricerca”, AA 2001-2002, che qui si ringrazia. 67 10 4. La ricerca nelle università del Veneto Fonte: Nostra elaborazione dalle interviste effettuate Fig. 4.1 Le attività di ricerca nel settore biomedicale nelle Università delVeneto 1 2 3 4 5 6 7 CAMPO DI APPLICAZIONE Preparazione e d uso di un kit d i analisi per analisi del DNA e immunologiche (interazi one tra le biomolecole) Realizz azione d i un bios ensore per la rilev azione e d il mon itoraggio dell'Ald eide F ormica, che è so stanza tossica e can cerogena e può essere presente anche negli ospedali oltre che nelle industrie Predisp osizione di serviz i di analisi e di ricerc a nei set tori dell’ingegneria proteica, sintesi di peptidi, sequenziazione di proteine, per imprese biotecnologiche pubbliche e private Allestim ento d i servizi d i analisi pe r seque nziam ento d el DNA e genot ipizza zione attraverso nuovi metodi innovativi e economicamente convenienti Mappat ura dei g eni de l musco lo schele trico um ano in d iversi stat i fisiologici e patologi-ci e conseguente creazione di un database della mappatura utile a fini diagno stici e te ra-peutici (ad esempio per i settori farmaceutico, ospedaliero, zooprofilattico) Costruz ione in v itro di un a biopro tesi om ologa pe r ricostru zioni ep iteliali o ossee Preparaz ione di u n kit diag nostico innova tivo per le malattie da prion i Fabbricazion e di un dispositiv o med ico (e ne cessari su oi progra mmi c on algoritm i) per l'au tocon trollo de lla glice mia ne l pazien te diab etico Realizz azione d i un disp ositivo m edico c he rilev i “in vivo ” nell’uo mo il dan no 9 ossidativo, fungendo da predittore di arteriosclerosi 10 Predisp osizione di un rile vatore d ell'espos izione alle radiazion i UV Costruzione d i apparecchiature portatili per: a. la scintigrafia cardiaca rapida da usarsi in caso di infarto acuto per il controllo sia dell’evoluzione che del 11 recupero d el danno vasco lare; b. la scintigrafia cranica per il mon itoraggio in tempo reale negli interventi chirurgici per l’asportazione di masse tumorali 8 12 Preparazione di materiali bioc ompat ibili per im pianti oss ei e pe r ferri ch irurgici Realizzazione d i un sistema di m isurazione della pressio ne all'in terno 13 dell'eso fago e a nalisi automatica dell'andam ento della stessa pe r lo studio della m otilità e d ella coo rdinazione faringo-esofagea e de l tratto intestinale 14 Sviluppo di parti microelettroniche per elettromedicali (pace-maker) 15 Produz ione di r adiofarm aci per la d iagnosi d ei tum ori e la rad ioterapia Diagnosi, attraverso l’analisi dell’elettroenc efalogramma, di patolog ie 16 immunoinfiammatorie e degenerative del sistema nervoso (costruzione di mode lli teorici c on uso d i algoritm i e reti ne urali) Preparazione prodot ti diagno stici e te rapeut ici per l'in dustria fa rmace utica e 17 per l'us o clinic o per la MRI e la PET Riabilitazione motoria de lla mano attraverso un sistema di realtà virtuale 18 preparato ap positamente Studio delle patologie della retina e della cornea attraverso software per 19 l’analisi delle immagini creato appositamen te Studio delle alterazion i neurologiche attraverso l’analisi 20 dell’elettroencefalogramma (preparazione di software adeguato) Costruz ioni di m odelli pe r la funzio nalità ed il controllo di sistem i metab olici 21 (ad esempio del glucosio nel diabetico) Tecn iche d i imagin g in me dicina (M RI e PE T) per lo studio d el sistema recet22 toriale nel cervello o per la stima del flusso e del volume ematico cerebrale Svilupp o di mo delli di fu nziona lità e di co ntrollo de l sistema respirato rio 23 (ad esem pio per pazien ti ventilat i artificialm ente) 24 Studio del comportamento delle cellule in presenza di insulina (nei diabetici) 25 Bioingegneria del movimento del corpo umano; valutazione quantitativa della funzion e moto ria per sp ortivi o pe r riabilitaz ione * N.B.: ICTIMA è l'Istituto di Chimica e Tecnologie Inorganiche e dei Materiali Avanzati. 68 DIPARTIMENTO Chimic a Biologic a Chimic a Biologic a Scienze Farmaceutich e CRIBI Biologia - CRIBI Biologia - CRIBI Biologia Istologia, Microbiologia e Biotecnologie Mediche Medic ina Clinic a e Sperimentale Medic ina Clinic a e Sperimentale Fisica Fisica Chimic a Inorganica, Metallorganica ed An alitica Chirurgia Generale 2 Fisica Scienze Farmaceutich e Fisica ICTIMA* (CNR) Elettronica e Informatica Elettronica e Informatica Elettronica e Informatica Elettronica e Informatica Elettronica e Informatica Elettronica e Informatica Elettronica e Informatica Elettronica e Informatica Il cluster biomedicale nel Veneto Considerando l'insieme delle venticinque ricerche studiate si può osservare che esse afferiscono a varie facoltà: biologia, chimica, ingegneria, farmacia, fisica e medicina; si tratta di un risultato atteso visto l'ampio spettro di attività che emergono dalla definizione del settore biomedicale illustrata in precedenza. In particolare la facoltà maggiormente impegnata è quella di ingegneria, dove si svolge il 32% delle ricerche totali. Se poi ci limitiamo ad analizzare le diciassette ricerche attive, escludendo le otto che non lo sono più (come in precedenza spiegato: quattro non sono ancora iniziate e quattro hanno terminato il loro corso), ingegneria prevale decisamente sulle altre facoltà con una quota pari al 41% (ovvero 7 ricerche). A seguire vi sono le facoltà di biologia e chimica con una quota di quasi il 18% a testa (pari a 3 ricerche). Poi, con una quota di quasi il 12% (pari a 2 ricerche) troviamo le facoltà di farmacia e fisica ed, infine, all'ultimo posto la facoltà di medicina. Quest'ultima posizione di medicina un po' sorprende ma è semplicemente dovuta al fatto che delle quattro ricerche che le afferiscono, tre devono ancora iniziare ed una è già terminata. Dai risultati dell'indagine svolta si desume che in tutte le facoltà le ricerche sono iniziate a partire dagli anni novanta. Questo risultato è giustificabile dalla storia delle facoltà stesse e dall'affermarsi piuttosto recente degli studi nel settore biomedicale (anche l'istituzione del Corso di Laurea in Ingegneria Biomedica e del Dottorato di Ricerca nella stessa disciplina sono alquanto recenti). Gli addetti totali coinvolti nelle attività di ricerca e sviluppo (R&S) sono sessantotto, divisi in gruppi formati nella maggior parte dei casi da due persone, seguiti da quelli di cinque e di tre e, comunque, con una media di tre addetti per ricerca. La prevalenza delle attività di ricerca ha evidenziato una notevole concorrenza nei laboratori di tutto il mondo, segno questo di una notevole importanza e soprattutto competitività delle attività stesse. Tanto che, nella pressoché totalità dei casi, si è evidenziata una posizione di eccellenza nella ricerca. Ciò ha portato ad avere nella maggioranza dei casi (il 76%) un'innovazione che per 81% è di tipo radicale e per il 11 restante 19% di tipo incrementale . Le innovazioni di prodotto avutesi nella stragrande maggioranza (75%) riguardano la creazione di nuovi prodotti e per la parte restante il miglioramento di prodotti esistenti. Tutto ciò evidenzia una forte originalità dell'attività di ricerca nel settore della ricerca scientifica biomedicale Veneta. Attività che, quando è protetta da brevetto, e ciò, purtroppo, avviene nella minoranza dei casi, pari a solo al 24%, lo è a livello internazionale. Infatti, ben l'80% dei brevetti ottenuti sono di tipo internazionale (USPO) e solamente il 20% di tipo italiano. Resta, a nostro avviso, una ancora troppo grande numerosità di casi in cui non si ricorre al brevetto. Ciò avviene, alle volte perché, effettivamente, le scoperte non sono brevettabili, ma in prevalenza è stata evidenziata una certa difficoltà e poca conoscenza dell'iter burocratico per ottenere un brevetto, oltre ad un necessario, ma non sempre disponibile, impiego di tempo e costi che non si vogliono sostenere. All'interno delle ricerche condotte, ben il 67% dei ricercatori intervistati ha dichiarato di avere rapporti con aziende esterne, nella maggioranza dei casi restando all'interno della regione o, comunque, in Italia, e solamente in due casi in Europa o negli Stati Uniti d'America. Ma nel 48% dei casi non si hanno collaborazioni con enti ospedalieri e per il 52% nemmeno con altro personale dei dipartimenti o delle facoltà dell'Università. Ciò dimostra la poca apertura ed il cammino solitario e per compartimenti stagni della ricerca sul biomedicale nel Veneto. Ad esempio, ha poco senso fare ricerca su un tema già sviluppato da altri con risultati già raggiunti, oppure, perché non collaborare in modo interdipartimentale se vi sono ricercatori interessati allo stesso tema? Ci sono ancora, purtroppo, molte resistenze e abitudini dure da superare. Assumendo, con un'ipotesi che ci è sembrata adeguata ed accettabile, che un ricercatore costi all'Università 51.646 euro (pari a 100 milioni di lire) abbiamo stimato il Questo tipo di valutazione è stata richiesta a ciascun ricercatore, ma ex post è stata sottoposta a verifica collettiva. 69 11 4. La ricerca nelle università del Veneto costo del personale coinvolto che nel complesso dei venticinque casi è pari a 3.519.060 euro. Considerando le spese generali (affitto locali, materiali e attrezzature) potremmo raddoppiare questa voce e stimare pertanto in 7.038.120 euro le spese totali. Considerando poi le spese di R&S delle imprese private (come risulta dal cap. 3 esse sono state stimate in 16.255.251 euro), le attività pubbliche appaiono qui corrispondere al 43,3% di quelle private. Il che significa che rispetto al totale delle spese (23.293.371 euro) in R&S stimate per l'anno 2002, le attività pubbliche coprono il 30% circa, mentre sono le imprese private a finanziare il grosso dell'attività di ricerca (70%). Utilizzando la classificazione per funzione nei quattro settori (diagnostica, terapia e riabilitazione, materiali di consumo e mezzi di contrasto, altre attrezzature ed apparecchiature) precedentemente esposta e per tipo di ricerca (di base o applicata) si sono avuti altri risultati che ora andremo ad esporre. 4.3 Ricerche in corso per classi d'attività È possibile analizzare le ricerche considerando la suddivisione del settore, da noi proposta, nelle quattro classi diagnostica, terapia e riabilitazione, materiali di consumo e mezzi di contrasto ed altre attrezzature ed apparecchiature. Si nota che delle 17 ricerche che rientrano nel settore diagnostica 13 sono ancora in corso mentre 4 non sono più attive; così delle 5 che si possono inserire nel settore terapia e riabilitazione 2 sono ancora in corso ma 3 non lo sono più. Ancora, delle 2 ricerche nel settore materiali di consumo e mezzi di contrasto 1 è ancora in svolgimento ed 1 non lo è; infine, l'unica ricerca nel settore altre attrezzature ed apparecchiature è ancora in corso. Perciò, è evidente che la maggior parte delle attività di ricerca pubblica (il 68%) riguarda la diagnostica seguita da terapia e riabilitazione (il 20%) e da materiali di consumo e mezzi di contrasto (per il 4%) per finire con altre attrezzature ed apparecchiature (1%). Ciò 70 non trova riscontro nelle imprese dove l'ordine delle 4 classi settoriali è diverso, a dimostrare ancora che aziende ed università sembrano avere interessi e priorità diverse. Osservando gli anni d'inizio delle varie ricerche si vede che la maggioranza, pari al 72%, (soprattutto nella diagnostica) è partita in tempi recenti, cioè dopo il 1990, ad evidenziare che il settore biomedicale è piuttosto giovane. Come ci si poteva aspettare, il numero di persone impiegate, così come i costi stimati, concorda con il numero di ricerche svolte nelle varie classi. Esse, quindi sono maggiori nella diagnostica (43 persone per 4.441.513 €); seguono poi le altre 3 classi (rispettivamente con 12 addetti per 1.239.492 €, 8 addetti per 826.328 €, e 5 addetti per 516.455 €). In totale dunque, i ricercatori coinvolti nelle attività di ricerca biomedicali sono 68: si noti che essi sono pari al 40% dei ricercatori attivi nelle imprese biomedicali intervistate (cfr. capitolo 3). Nel prosieguo della nostra esposizione considereremo 21 ricerche su 25, visto che quattro non sono ancora iniziate. In 16 ricerche su 21 si è avuta un'innovazione. Di queste, in 13 casi l'innovazione è di tipo radicale e in 3 di tipo incrementale. In particolare (si veda la tab. 4.1) nella diagnostica la maggioranza è formata da innovazioni radicali, mentre in terapia e riabilitazione ed in materiali di consumo e mezzi di contrasto si hanno esclusivamente innovazioni radicali e, infine, in altre attrezzature ed apparecchiature si ha esclusivamente un'innovazione incrementale. Se a ciò si aggiunge il fatto che le innovazioni nella maggior parte dei casi (pari al 75%) riguardano la creazione di nuovi prodotti e solo nella minoranza (pari al 25%) il miglioramento di prodotti esistenti, si mette in luce che i ricercatori, fortunatamente, hanno in prevalenza idee originali e nuove. E ciò può indicare un aspetto positivo della ricerca nel biomedicale svolta nelle università venete. Purtroppo, però, come evidenziato in precedenza, queste innovazioni solo in pochi casi sono protette da brevetto. I ricercatori che dicono di avere rapporti con Il cluster biomedicale nel Veneto aziende esterne all'università sono il doppio di quelli che non ne hanno. In più del 50% dei casi hanno rapporti con gli enti ospeda- Tab. 4.1 Fonte: Nostra elaborazione s e t t o r e 1 2 3 4 diagnostica terapia e riabilitazione materiali di consumo e mezzi di contrasto altre attrezzature e apparecchiature radicale tot % 7 77,78% 4 100,00% 3 4 diagnostica terapia e riabilitazione materiali di consumo e mezzi di contrasto altre attrezzature e apparecchiature 0,00% 2 100,00% 0 0,00% 1 100,00% 1 100,00% si totale 8 3 Rapporti con aziende no totale % totale % totale % 61,54% 5 38,46% 13 100,00% 60,00% 2 40,00% 5 100,00% 2 100,00% 0 0,00% 2 100,00% 1 100,00% 0 0,00% 1 100,00% Tab. 4.3 1 2 3 4 diagnostica terapia e riabilitazione materiali di consumo e mezzi di contrasto altre attrezzature e apparecchiature si totale 7 4 0,00% 2 100,00% 2 100,00% 0 0,00% 1 100,00% 1 100,00% Tab. 4.4 1 2 3 4 diagnostica terapia e riabilitazione materiali di consumo e mezzi di contrasto altre attrezzature e apparecchiature Collaborazioni con enti ospedalieri no totale % totale % totale % 53,85% 6 46,15% 13 100,00% 80,00% 1 20,00% 5 100,00% 0 Fonte: Nostra elaborazione s e t t o r e % 100,00% 100,00% 0 Fonte: Nostra elaborazione s e t t o r e totale tot 9 4 100,00% Tab. 4.2 1 2 tipo di innovazione incrementale tot % 2 22,22% 0 0,00% 2 Fonte: Nostra elaborazione s e t t o r e lieri mentre questa percentuale si abbassa notevolmente nel caso di rapporti con altri dipartimenti (si vedano le tab. 4.2-3- 4). si totale 5 4 Collaborazioni con altri diparti menti? no totale % totale % totale % 38,46% 8 61,54% 13 100,00% 80,00% 1 20,00% 5 100,00% 1 50,00% 1 50,00% 2 100,00% 0 0,00% 1 100,00% 1 100,00% 71 4. La ricerca nelle università del Veneto Un'ultima considerazione va fatta osservando il tipo di ricerca (di base o applicata) che viene svolta nei quattro settori considerati. Come si può vedere dalla tabella 4.5 nei ventuno casi considerati si ha una leggera prevalenza della ricerca di base sulla ricerca applicata (undici casi contro dieci). Tab. 4.5 Fonte: Nostra elaborazione s e t t o r e 1 2 3 4 di base diagnostica terapia e riabilitazione materiali di consumo e mezzi di contrasto altre attrezzature e apparecchiature tot 9 0 % 69,23% 0,00% 1 50,00% 1 1 100,00% 0 Questo non stupisce affatto, anche se, ci si aspetterebbe una più netta dominanza della ricerca di base su quella applicata, visto che sarebbe compito specifico dell'università occuparsi del primo tipo di ricerca. Nei settori della diagnostica e delle altre attrezzature ed apparecchiature prevale la ricerca di base, invece nel settore della terapia e riabilitazione prevale completamente la ricerca applicata e, infine nel settore materiali di consumo e mezzi di contrasto i due tipi di ricerca hanno lo stesso peso. 4.4 Ricerca di base e ricerca applicata La ricerca di base è finalizzata all'ampliamento delle conoscenze scientifiche e non è orientata all'ottenimento di un obiettivo preciso e definito a livello di prodotto o processo produttivo. Al contrario la ricerca applicata utilizza conoscenze scientifiche o genera nuove conoscenze tecnologiche per la creazione di nuovi prodotti e processi produttivi. È vero, tuttavia, che i confini tra i due tipi di ricerca sono spesso indistinti. Considerando il complesso delle venticinque attività di ricerca studiate si vede che 72 tipo di ricerca applicata tot % 4 30,77% 5 100,00% totale tot 13 5 % 100,00% 100,00% 50,00% 2 100,00% 0,00% 1 100,00% sia quelle di base che quelle applicate sono nate in anni recenti e che la ricerca applicata è in leggerissima dominanza rispetto a quella di base. Tuttavia se escludiamo le quattro non ancora avviate e ci limitiamo a ventuno ricerche, prevale la ricerca di base. Dal nostro studio si può osservare, come ci si poteva aspettare, che la concorrenza tra laboratori internazionali (tabella non riportata) sia più alta nel caso della ricerca applicata rispetto a quella di base. In entrambe i tipi di ricerca prevalgono i casi di innovazioni che, in quella di base sono in prevalenza di tipo radicale, mentre in quella applicata sono solamente di tipo radicale (si veda la tab. 4.6). La maggior parte di queste innovazioni, sia per la ricerca di base che per quella applicata, consistono nella creazione di nuovi prodotti piuttosto che in miglioramento di prodotti già esistenti. I pochissimi brevetti ottenuti (cinque), sono due relativi alla ricerca di base e tre alla ricerca applicata. I due della ricerca di base sono uno di tipo italiano ed uno di tipo internazionale; mentre quelli relativi alla ricerca applicata sono tutti e tre di tipo internazionale. Valgono anche qui le considerazioni sui brevetti fatte in precedenza. Il cluster biomedicale nel Veneto Nella tabella 4.7 si nota come chi svolge ricerca applicata sia più aperto ad instaurare rapporti con aziende esterne all'università rispetto a chi sviluppa ricerca di base. Questo risultato non ci sorprende perché è noto che la ricerca applicata è più affine alle imprese e ne cattura più facilmente l'attenzione rispetto a quella di base, che è comunque insostituibile, ma meno interes- sante per le aziende. Le relazioni instaurate sono con imprese in prevalenza localizzate nel nostro paese piuttosto che in Europa o nel mondo. Il divario si appiana se si osservano i rapporti con gli enti ospedalieri e addirittura si inverte se si studiano i rapporti con gli altri dipartimenti (si vedano le tab. 4.8 9). Tab. 4.6 Fonte: Nostra elaborazione ricerca di base ricerca applicata radicale tot % 4 57,14% 9 100,00% Tab. 4.7 Fonte: Nostra elaborazione ricerca di base ricerca applicata si totale 6 8 % 54,55% 80,00% Tab. 4.8 Fonte: Nostra elaborazione ricerca di base ricerca applicata si totale 6 5 Tab. 4.9 Fonte: Nostra elaborazione ricerca di base ricerca applicata si totale 6 4 tipo di innovazione incrementale tot % 3 42,86% 0 0,00% Rapporti con aziende no totale % 5 45,45% 2 20,00% totale tot 7 9 % 100,00% 100,00% totale totale 11 10 % 100,00% 100,00% Collabora con enti ospedalieri? no totale % totale % totale % 54,55% 5 45,45% 11 100,00% 50,00% 5 50,00% 10 100,00% Collaborazioni con altri diparti menti? no totale % totale % totale % 54,55% 5 45,45% 11 100,00% 40,00% 6 60,00% 10 100,00% Infatti per la ricerca applicata avere o no rapporti con l'ospedale sembra pesare nello stesso modo. Addirittura pare poco importante avere scambi con altri dipartimenti visto che in questo caso prevalgono le non collaborazioni. 73 4. La ricerca nelle università del Veneto 4.5 Riflessioni conclusive Dalle nostre analisi abbiamo notato come la ricerca pubblica nel biomedicale si stia sviluppando nella nostra regione. Alcune difficoltà sono dovute alla cronica mancanza di adeguati fondi che incide in tutti i settori di ricerca, ma anche dal fatto che il biomedicale sembra essere ancora un mercato poco appetibile perché spesso molto ristretto. Restano infatti molto alti i costi per attività di ricerca che risultano anche molto rischiose. Chi potrebbe affrontare questa situazione con relativa tranquillità sono le grandi aziende, ma sappiamo che il nord est ne è assai povero visto che è costellato da piccole e medie imprese. Ecco quindi un altro motivo per cui sono deboli i legami tra università e imprese nella nostra regione in questo campo. Inoltre la performance della relazione tra l'università e l'industria dipende, in buona misura, dalla struttura economica ed istituzionale che caratterizza un determinato sistema nazionale di innovazione (Bellini e Ferrucci, 2002). L'università, o altri centri pubblici di ricerca, producono nuova conoscenza, la rendono liberamente disponibile sul mercato tramite la codificazione dei propri risultati di ricerca ed alcune imprese la utilizzano, in una logica innovativa, al fine di conseguire risultati economici e competitivi vantaggiosi. Sembrerebbe che lo schema ricerca-conoscenza inventiva-conoscenza segua, dunque, un percorso lineare e gerarchico fondato sullo sdoppiamento tra il mercato delle invenzioni e quello delle innovazioni. Tuttavia alcuni studi hanno dimostrato la limitata portata interpretativa del cosiddetto “modello lineare” del processo innovativo, secondo il quale, appunto, la ricerca di base e le scoperte scientifiche (dominio delle università) precedono cronologicamente la ricerca applicata, lo sviluppo e le innovazioni tecnologiche (dominio delle imprese). Il processo appare di gran lunga più complesso e tutt'altro che lineare. Esistono, ad esempio, importanti feedback tra la ricerca di base e quella applicata e lo sviluppo; si pensi soltanto alla produzione di strumenti scientifici (Sterlacchini, 1993). Resta però vero che, data l'incertezza tecnologica connaturata al74 l'apertura di nuovi filoni di indagine scientifica e date le ingenti risorse umane e finanziarie da attivare, le imprese non riescono a condurre internamente tutto lo spettro di attività di ricerca necessario per tenere il passo o, addirittura, per condizionare la direzione del progresso scientifico e tecnologico ai fini del proprio successo commerciale. Allora, seppur la ricerca universitaria non è esclusivamente di base, essa resta in prevalenza di natura “pre-competitiva”. Ciò che interessa alle imprese innovative è che nelle università si sperimentino direzioni di ricerca nuove e variegate in modo da diversificare maggiormente l'ambito delle proprie conoscenze tecnologiche. Solo così le interazioni tra università ed imprese possono e potranno verosimilmente in futuro rivelarsi proficue. Il cluster biomedicale nel Veneto 5. Alcune considerazioni sul contesto competitivo Tralasciando, come è ovvio, le considerazioni di carattere generale sulla evoluzione del modello di assistenza verso il quale si stanno indirizzando le imprese sanitarie nel nostro Paese e nella nostra Regione, intendiamo in questa sede rilevare alcuni effetti del cambiamento in atto sulle imprese del settore biomedicale. Una riflessione sull'ambiente competitivo e sulle prospettive di evoluzione del settore non può prescindere dal chiedersi in quali forme il “biomedicale” sia toccato dalle grandi forze che stanno operando nel condizionare i mercati e le organizzazioni: riforma del welfare state, globalizzazione, information and communication technology. Si tratta di tre aspetti distinti per comodità di ricerca ed esposizione, ma immagine di una realtà unitaria: difficile riflettere sull'evoluzione del welfare senza tenere presenti le opportunità e gli effetti della globalizzazione, né appare possibile immaginare gli aspetti della globalizzazione senza riconoscere in essa l'essenzialità delle nuove tecnologie dell'informazione e comunicazione. Anche gli operatori del biomedicale, aziende ed enti, vivono un'epoca complessa, “nella quale i due grandi paradigmi del fordismo, al tramonto, e del postfordismo (intesi come sistemi coerenti di tecnologie, istituzioni, forme organizzative, conoscenze, e abiti mentali) convivono, agendo sulla realtà come attrattori, come forze che indirizzano l'evoluzione del sistema produttivo e distributivo verso forme e comportamenti vieppiù coerenti, sincronizzati sul paradigma stesso”12. Il Veneto dispone di capitale umano e capacità imprenditoriali complesse, dotazioni di infrastrutture di ricerca, istituzioni, massa critica in termini di domanda potenziale e capacità di spesa, per immaginare un futuro di presenza significativa nel settore. Si tratterà allora di accompagnare questo futuro con politiche attente dal punto di vista economico, rispettose della qualità del- la vita, e capaci di indirizzare le diverse componenti di questo cluster verso una rinnovata capacità di fare sistema. 5.1 Evoluzione della domanda pubblica e biomedicale: dal welfare state alla welfare community? La crisi del Welfare è stata spesso ascritta alla “cattiva gestione” delle risorse disponibili, divenuta nel tempo crisi da “eccesso di costi”. Questo assunto è tanto più vero per la sanità, al punto che riforma del welfare sta diventando o è, in larga misura, riforma della sanità. L'evidente e progressiva contrazione delle risorse disponibili in Italia, fenomeno comune del resto a tutti i Paesi europei, mette in moto politiche di contenimento della spesa pubblica per beni e servizi ed inevitabilmente induce un radicale riesame dei modi con i quali l'assistenza socio-sanitaria viene assicurata ai cittadini. L'estensione dei bisogni (legati all'invecchiamento della popolazione ed alla disponibilità di cure) si confronta col federalismo fiscale e con l'applicazione del principio di sussidiarietà, indirizzando il sistema socio-sanitario verso una maggior responsabilizzazione del cittadino-cliente ed il coinvolgimento delle organizzazioni del terzo settore (che riscoprono ruolo e significato economico). Sono questi i segni del passaggio necessario dal welfare state, ormai impossibile, alla welfare community, tutta ancora da co13 struire . Svolgere la funzione generale di regolazione, assicurando equità di prestazioni ai cittadini, è l'impegnativo compito Rullani (2001), Intervento al dibattito su “Postfordismo e composizione sociale”, Consorzio aster, www.aaster.it Cfr. il PSSR 2002-2004 della Regione Lombardia 75 12 13 5. Alcune considerazioni sul contesto cui sono chiamate, in questa fase, soprattutto le Regioni. Da questa particolare prospettiva è logico attendersi una crescente selettività nella scelta dei fornitori-partners da parte dei centri che governano l'approvvigionamento delle forniture ed è logico ipotizzare una sempre maggior aggressività nella pattuizione delle condizioni di fornitura. In questo senso possiamo prevedere che questi risultati saranno ricercati modificando anche radicalmente i criteri con i quali si effettuano gli acquisti, in relazione anche all'utilizzo degli strumenti dell'ICT (Information and communication technology). In effetti, non si può negare che i passati criteri (in qualche caso tuttora praticati) abbiano concesso ai terminali produttivi e distributivi locali di supply chain spazi spesso ridondanti e in ogni modo poco efficienti, e che nel complesso disegnino un modello di approvvigionamento oggi superato, perché mantiene costi ingiustificatamente alti. L'incontro fra domanda ed offerta soffre ancora per la mancanza di visibilità e trasparenza e ne risulta un effetto di diseconomia complessiva, di cui sono un sintomo le differenze anche rilevanti fra le condizioni di fornitura praticate per lo stesso bene o servizio in diversi contesti. I cambiamenti attesi potranno dare origine a qualche contraccolpo anche violento, perché si incide su posizioni consolidate nel tempo. Eppure un atteggiamento più lucidamente presente della domanda pubblica verso l'equità delle prestazioni, dei beni e dei servizi, può essere un elemento cruciale anche per l'evoluzione del sistema produttivo, perché rimuove anomale rendite di posizione e può stimolare un ruolo più attivo e propulsivo per gli attori decentrati sul ter14 Purtroppo l'applicazione delle tecnologie di e-procurement non ha finora aiutato questa impostazione, se è vero che le amministrazioni che in Italia hanno sperimentato gare on-line hanno finora prediletto il criterio del prezzo più basso, anche perché la disponibilità di piattaforme elettroniche in grado di gestire graduatorie congiunte - fra punteggio relativo ad offerta tecnica con n elementi valutabili e punteggio attribuibile al prezzo - sono di recente disponibilità ed ancora a bassa diffusione (A. Ferrari Responsabile del servizio acquisti del Comune di Milano), www.cipa.net 76 ritorio e , in primis, per le imprese biomedicali. Abbiamo osservato peraltro da parte delle imprese la richiesta che la domanda pubblica, il cosiddetto procurement, sappia sviluppare in futuro la capacità di discernere i contenuti dell'offerta non solo in termini di prezzo, ma anche in termini di servizio e di qualità. Allo stesso modo, la parte pubblica dovrà perfezionare l'attitudine al controllo ex-post sulla coerenza delle forniture con gli standard di prestazione pattuiti. Si tratta di un passaggio cruciale. Ogni cortocircuito in questa materia rischia di espellere dal mercato i migliori e di sacrificare la capacità d'innovazione del sistema. In pratica si tratterebbe di privilegiare la scelta dell'assegnazione delle forniture col criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, anziché del prezzo più basso, ogniqualvolta (e questo ricorre frequentemente nel biomedicale) la fornitura possa integrare miglioramenti tecnico-qualitativi relativi al particolare knowhow del fornitore. Accade invece che, in assenza di un'impossibile competenza specialistica universale da parte dei centri di decisione della spesa, si applichi frequentemente il criterio del prezzo più basso, costruendo una griglia sulla base di specifi14 che particolari di prodotto o servizio . Questa trasformazione del contesto di mercato porterà le imprese a rispondere, e pertanto a rivedere il proprio posizionamento competitivo. Esse dovranno attivare quei rapporti strategici reticolari che oggi a qualche operatore meno attento possono sembrare ancora un lusso. E dovranno migliorare la capacità di connettersi con i luoghi istituzionalmente deputati alla ricerca e all'innovazione, ma esse richiederanno per converso a questi ultimi una maggior attenzione e vicinanza. In questo settore di punta dell'economia regionale, dalla “crisi” della domanda pubblica si esce soprattutto con l'innovazione tecnologica ed organizzativa, in particolare quella legata alla ICT. Per essere flessibili e tempestivi alcuni cambiamenti non sono più un'opzione ma diventano una necessità: l'outsourcing, il ricorso alle competenze specialistiche che si trovano in rete, e l'assunzione di una di- Il cluster biomedicale nel Veneto mensione culturalmente transnazionale. Si tratta in fondo di assecondare l'evoluzione postfordista anche nella sanità, comprendendo che all'esclusività della “fabbrica-ospedale” si va sostituendo un modello di assistenza sociosanitaria multipolare e multifunzionale, che punta sull'attivazione di energie presenti nell'individuo e nella società15. Alle imprese si propone la sfida non solo di innovare ma di saper ripensare alla propria strategia individuando i nuovi bisogni dell'utenza (individuale e collettiva), rivedendo la propria capacità di creare valore per ri/co/progettare prodotti, servizi e modalità di relazioni con l'utenza pubblica. Del resto, come sempre accade, nelle fasi tumultuose di cambiamento si creano specularmente ai rischi anche nuove opportunità da cogliere che possono attivare nuove aree di business, come ad esempio la telemedicina, che dovrà sostenere la riorganizzazione e disseminazione sul territorio dei punti di assistenza e delle competenze specialistiche. 5.2 Il processo di internazionalizzazione delle imprese biomedicali: quale integrazione con le reti multinazionali? Se la capacità di un'impresa e di un sistema produttivo di stare sul mercato internazionale si misura con due indicatori, la quota di export sul fatturato e la produzione di brevetti internazionali, va preso atto della significativa performance del cluster biomedicale veneto. Tuttavia il problema sta nel fatto che molti dispositivi biomedici si riferiscono a segmenti di mercato di modesta dimensione, se rapportati alla scala nazionale. Diviene perciò indispensabile per i produttori regionali ragionare in termini di mercato internazionale, se essi vogliono creare economie di scala sufficienti ad ammortizzare la forte incidenza dei costi di ricerca e sviluppo. Inoltre anche la necessità di certificazione di qualità dei prodotti e dei processi produttivi finisce per essere un fattore di differenziazione importante ed in qualche caso elemento condizionante per la sopravvivenza stessa di molte piccole imprese. I cambiamenti impressi nella domanda pubblica, che copre una quota rilevante del mercato non solo in Italia ma anche a livello europeo, provocheranno (prevedibilmente anche per gli anni a venire) non solo una certa stasi del mercato ma solleciteranno nello stesso tempo processi d'aggregazione di imprese o l'acquisizione delle imprese più piccole da parte di grandi gruppi. Il rischio è che le imprese maggiori finiscano per occupare interamente anche le attività di nicchia, dove tradizionalmente operano le imprese di dimensioni medio-piccole. Questo sta accadendo soprattutto in alcuni settori di punta del macchinario industriale e nella commercializzazione. Nel settore biomedicale, come in molti settori ad alta tecnologia, o nelle imprese della biotecnologia, il successo imprenditoriale non basta a garantire la sopravvivenza dell'impresa: l'imprenditore-innovatore alle volte è costretto a cedere il passo alle grandi imprese multinazionali, stretto com'egli è nella morsa di una irraggiungibile coerenza fra la durata del ciclo di vita del prodotto (sempre più breve) ed i tempi necessari alle attività di test e di inserimento sul mercato (inevitabilmente lunghi). L'imprenditore-fondatore-innovatore si trova così, alle volte, a prendere atto dell'impossibilità di raggiungere la dimensione ottima minima per poter beneficiare delle economie di apprendimento, di scala e di specializzazione, sia nella ricerca che soprattutto nella fase della commercializzazione (Orsenigo, 2001; Biggiero, 2002). Ciò che si è verificato nel distretto produttivo del biomedicale di Mirandola è indicativo delle tendenze in corso ed è forse paradossale. L'elemento cruciale di una strategia d'impresa, o di distretto, vincente è Esemplare è il caso degli anziani. Negli ultimi anni si è andato sostituendo al modello “Casa di Riposo”, come offerta praticamente esclusiva, una situazione nella quale una quota consistente della domanda trova risposta in forme di assistenza domiciliare alternativa, in parte erogata in forme istituzionali ed in parte supplita dall'iniziativa spontanea dei singoli (fenomeno delle “badanti”) con costi complessivi decisamente inferiori. 77 15 5. Alcune considerazioni sul contesto stata proprio la vendita dell'impresa e l'integrazione commerciale con le imprese multinazionali. Dunque sarà questo il futuro veneto del cluster biomedicale: start up ripetuti, creazione di imprese basate su nuove concezioni di prodotto o di servizio e poi il via libera alla commercializzazione operata dalle grandi imprese globali? Che sia questa una nuova chance di vivere il postfordismo, nel senso di rintracciare le ragioni ed i modi di una collaborazione con la grande impresa - anch'essa del resto in transizione ed alla ricerca di nuovi assetti organizzativi reticolari - che salvi la proprietà valorizzando il radicamento, la specificità e il dinamismo? In fondo ora si sostiene, e anche autorevolmente (Veronesi), nel biomedicale un mercato globale non esiste. Esiste solamente un mercato che altro non è che una somma di mercati di nicchia... 5.3 Imprese biomedicali e poli sanitari: verso un rafforzamento dell'apprendimento interattivo legato alla relazione “produttore-utilizzatore”? Nel Veneto si osserva una concentrazione di imprese del biomedicale in coincidenza con i poli sanitari principali (Padova, Verona, Treviso). Queste imprese, nonostante la loro relativa densità, si sono sviluppate con una logica che non sembra riferirsi alla modalità di distretto, nella quale l'elemento distintivo è il legame strategico localizzato di cooperazione e competizione fra imprese. Infatti le imprese del biomedicale veneto ciascuna operando in una nicchia di mercato nella quale sviluppa la propria specializzazione hanno tutto sommato scarse relazioni tra loro, sono cioè un cluster poco intessuto di relazioni di network, cioè non formano una rete dinamica, non si relazionano molto in un mercato comunitario dove operano i brokers della tecnologia e della conoscenza, né attivano sinergie ed esternalità, limitandosi a definire una propria specializzazione nella catena del valore. In generale queste imprese collaborano poco tra loro e quasi mai 78 neppure competono. Eppure i poli sanitari principali sono stati per il sistema produttivo biomedicale veneto, nei fatti, l'incubatore d'impresa più efficace, ed ancora lo sono alle volte quando interagiscono creativamente con gli imprenditori locali. Ed allora, ragionando sulle possibili evoluzioni del contesto competitivo, appare opportuno sottolineare questo ruolo non formalizzato ma concretamente svolto dagli attori istituzionali ed in particolare dai “luoghi pubblici” della sanità (ospedali, cliniche, università, laboratori ecc.). Nella relazione con l'impresa si è prodotto un valore aggiunto in materia di ricerca ed innovazione. Del resto dalla sanità pubblica si origina la domanda principale di beni e servizi Qui la domanda stessa viene caratterizzata in termini quantitativi e qualitativi. Qui si definiscono le specifiche tecniche e le prestazioni attese. Qui si media fra lo standard di fornitura, la prestazione, ed i costi. Orientando la strategia imprenditoriale si indirizza l'offerta. Non è certo un caso se, in concreto, la totalità delle imprese intervistate ha ricondotto al “dialogo col cliente” una delle principali fonti d'innovazione, e se lo start up imprenditoriale spesso ha preso avvio dopo una maturata esperienza di operatore sanitario, o in connessione con, fatto che ne ha condizionato l'attività di nicchia, l'integrazione di sistema, e la personalizzazione, come è avvenuto nel caso del dott. Veronesi, di Mirandola, che dall'interazione con i medici dell'ospedale di Padova ha tratto l'idea generativa per la realizzazione del primo rene artificiale, cui sono seguite una serie di altre iniziative imprenditoriali, soprattutto nel settore del cosiddetto disposable. Ma anche nell'impresa Vassilli di Padova, impresa leader nel comparto delle carrozzelle per disabili, si può rintracciare un'analoga vicenda. Per le imprese di produzione si tratta allora di riconoscere agli attori pubblici della sanità il ruolo svolto di presidio fondamentale (anche se indiretto) delle funzioni di ricerca ed innovazione, e di apprezzarne le potenzialità e il valore, vista anche la prospettiva futura d'assunzione di logiche d'impresa verso la quale gli operatori sanitari sono oggi orientati. D'altra parte, chi governa dall'alto livello istituzionale la Il cluster biomedicale nel Veneto spesa sanitaria, e porta contemporaneamente la responsabilità della comunità regionale nel suo complesso, dovrebbe per proprio conto assumere con crescente lucidità la convinzione che, per i motivi sopra brevemente esposti, i propri atti d'indirizzo (in generale, ed in particolare nelle attività di procurement) poiché operano sugli standard di servizio e sulla relazione fornitore-cliente (Lundvall, 1985; 1992) finiscono volenti o nolenti per sortire effetti di politica industriale complessiva. Essi possono stimolare o penalizzare l'attività di ricerca e la capacità di produrre innovazione, in posizioni critiche per la creazione di valore (e la percezione di qualità) della prestazione sanitaria16. 5.4 L'esplorazione della scienza come fattore competitivo per il successo delle imprese biomedicali Nel campo delle conoscenze alla base delle scienze della vita e della biotecnologia è in corso una rivoluzione tecnologica che comporta la sperimentazione e l'esplorazione scientifica per l'acquisizione di nuove conoscenze fondamentali. Ciò sta dando origine a nuove conoscenze scientifiche quali la genomica o la bioinformatica e a nuove applicazioni, come i test genetici e la rigenerazione degli organi e dei tessuti umani o le nuove protesi ossee. La capacità di offrire soluzioni scientifiche e tecnologiche si basa essenzialmente sull'utilizzazione del potenziale scientifico esistente e disponibile ad essere sfruttato dalle imprese. Il cluster veneto biomedicale analizzato, anche se in una fase di sviluppo ancora embrionale, sembra mostrare alcune interessanti peculiarità: un notevole collegamento con la ricerca di base universitaria e con l'ambiente clinico dell'area padovana e veronese, la presenza di elementi di eccellenza nell'area più prettamente accademica e legata alle attività di ricerca e sviluppo pubblica (neuro scienze, ingegneria dei materiali, utilizzazione clinica delle cellule staminali, bioimmaging) e privata (prototipizzazione di strumenti per la riabilita- zione, apparecchiature per la diagnostica, e applicazioni di varia natura derivanti dalle biotecnologie). Nel corso degli ultimi anni è avvenuto anche l'avvio delle prime esperienze di attività di finanziamento diretto, da parte di fondi regionali o di investitori privati, alle attività di R&S e di start-up delle imprese (si veda ad esempio il caso dell'Istituto di Ricerche Biotecnologiche). Si tratta di elementi che potrebbero nel lungo periodo modificare profondamente gli assetti istituzionali regionali esistenti, dando avvio ad una migliore organizzazione delle attività di ricerca (ancora troppo frammentate e oggetto di scarso coordinamento istituzionale anche nella parte pubblica), e ad un rapporto più diretto tra il mondo dell'università e quello delle imprese. Importanti politiche pubbliche europee (UE, 2002; Allansdottir et al., 2002), come il programma Bioregio tedesco, hanno mostrato che la concentrazione di risorse pubbliche verso questo settore può sortire un effetto oltremodo positivo, stimolando l'attività di catching-up di un'intera industria nazionale (in pochi anni la Germania è stata in grado di posizionarsi come prima nazione europea per il numero di imprese specializzate nel settore delle biotecnologie). Inoltre il cluster biotecnologico e biomedicale più importante della Gran Bretagna, quello di Cambridge, deve la sua costituzione ad un'accorta politica di collaborazione tra pubblico e privato e tra istituzioni no-profit ed imprese fondate da ricercatori e scienziati provenienti dall'università locale. Rispetto ad il panorama nazionale stagnante (Orsenigo, 2001), il caso veneto si presenta dunque come un'interessante sfida. Il cluster biomedicale appare inserito in un contesto produttivo dove il tessuto economico locale può non solo far tesoro di una rete di imprenditorialità diffusa, ma anche far perno su una forte concentrazioSi osservi, per esempio, che l'iniziativa di razionalizzazione delle attività di procurement contenuta nelle nuove disposizioni sui dispositivi protesici induce una evidente necessità di riorganizzazione dell'offerta, nel senso di una crescita di dimensione degli operatori, della ricerca di integrazione ecc., fenomeni che non accadono nei settori in cui la domanda pubblica è frammentata. 79 16 5. Alcune considerazioni sul contesto ne di attività di ricerca di base e applicata universitaria che in alcuni segmenti vanta una tradizione di eccellenza. Il decollo del cluster veneto del biomedicale (e delle attività di biotecnologia) potrebbe ovviamente essere maggiormente incentivato dall'adozione di politiche regionali ad hoc, che basandosi sulle competenze esistenti in ambito regionale siano in grado di integrare i vari aspetti di incentivazione, coordinamento, e integrazione delle varie attività. 80 Il cluster biomedicale nel Veneto 6. Allegato 1 L’area specializzata di ortopedia e riabilitazione Nel cluster biomedicale una posizione di particolare rilevanza è occupata dalla nicchia di imprese specializzate in ortopedia e riabilitazione. Quest'area è quantitativamente significativa ed è stata descritta in altra parte del presente rapporto di ricerca. Essa vanta nel Veneto una tradizione di particolare qualità del servizio offerto e di capacità innovative. Le imprese di ortopedia e di riabilitazione sono collocate all'interno di una particolare caratterizzazione produttiva. Esse sono poste al crocevia fra esigenze complesse e diversificate: da un lato la loro attività è focalizzata sui bisogni specifici degli utilizzatori (espressi da persone particolarmente esigenti perché sofferenti anche in modo molto grave di patologie cronicamente invalidanti) e ciò richiede una particolare flessibilità produttiva; dall'altro, poiché le imprese hanno la necessità di tenere sotto controllo i costi, esse devono in qualche modo puntare a standardizzare ed industrializzare i loro prodotti ed i vari cicli di lavorazione. Questo trade-off è stato utilizzato dalle imprese venete di ortopedia e riabilitazione come elemento virtuoso di una traiettoria imprenditoriale basata sull'innovazione continua e sul rapporto individuale e personalizzato con il paziente. Nel settore protesico, in primo luogo, è stata utilizzata la competenza specifica dei medici specialisti unita alla competenza di tecnici ortopedici e in secondo luogo, l'abilità artigianale, da bottega d'altri tempi verrebbe da dire, degli operatori locali, altamente qualificati nella lavorazione dei più diversi materiali. Indagare se nel circolo virtuoso fra paziente-specialista-tecnico ortopedico-laboratorio sia stato più importante il ruolo di uno o dell'altro attore sarebbe impresa impossibile, nel continuo gioco dei rimandi e dell'accumulazione di sapere tacito e codificato che si è realizzata. Di fatto la ri- sposta alla domanda dei pazienti si è sempre mantenuta su standard di altissima qualità, qualificandosi per una coppia prodotto-servizio nella quale la seconda componente ha sempre avuto il peso principale, ma allo stesso modo, e specularmente, ne ha subito i costi. E' inoltre importante ricordare le virtù del funzionamento di una “scelta fiduciaria”, che ha tenuto legati tra loro gli operatori: il medico che conosce e stima i tecnici del laboratorio, il paziente che trova riposte competenti ed empatiche nell'uno e nell'altro e restituisce informazioni preziose all'uno ed all'altro, i produttori che amalgamano diverse competenze e fanno tesoro delle informazioni e conoscenze ricevute dai pazienti e dai medici di fisiatria e ortopedia per la ri-progettazione dei nuovi prodotti. Nel comprensibile fervore di iniziative volte al contenimento dei costi delle prestazioni, legato alla riforma più generale della sanità nel nostro Paese, ora anche in questo settore è in atto una profonda revisione della supply-chain, resa ormai indifferibile da modifiche di legge intervenute recentemente (si vedano le previsioni del D.M. 27.8.1999, N. 332). Le norme in materia di fornitura di ausili si rifanno alle direttive europee in materia di dispositivi medici recepite anche in Italia dal 1997 (decreto legislativo 46/1997). Le regole sono quindi molto cambiate rispetto al “Nomenclatore tariffario” del 1992 e "l'accreditamento" richiesto per i fornitori è diverso a seconda del tipo di prodotto realizzato o distribuito: Ausili su misura: alla fornitura sono ammesse solo quelle aziende (fabbricanti o rappresentanti autorizzati) che siano iscritte presso il registro del Ministero della Sanità; 81 6. Allegato 1 Ausili di serie predisposti: sono ammesse le aziende in regola con la normativa vigente e che dispongano di un tecnico abilitato in grado di garantire il rispetto dei tempi di consegna dei prodotti prescritti e autorizzati; Ausili di serie: il prezzo e le condizioni di fornitura sono fissate da procedure pubbliche di acquisto (gare), mentre i requisiti cui dovranno rispondere i fornitori partecipanti alla gara sono fissati dalla Regione. Il nomenclatore tariffario, afferma la legge, va aggiornato periodicamente, i codici di identificazione si rifanno alle catalogazioni dell'ISO e devono essere adoperati fin dalle prescrizioni da medici che devono rifarsi il più possibile a codici standard. Altro elemento importante della legge, di cui ancora è difficile prevedere l'evoluzione, risiede nella opportunità dichiarata di attivare forniture che integrino procedure di riciclo dei dispositivi. Al di là dell'evoluzione che la normativa potrà conoscere va evidenziata la dinamica che si sta innescando, che vede un continuo fluire dei dispositivi verso la categoria degli ausili di serie, per i quali è prevista la gara, secondo le modalità stabilite Regioni. Appare evidente che alle aziende è richiesto di fatto un riposizionamento sugli articoli di serie, così come è chiaro che ciò comporterà l'industrializzazione dei prodotti e dei cicli di lavorazione. Ciò potrebbe in teoria favorire nelle attività di procurement le imprese multinazionali produttrici di componenti, che potrebbero decidere di integrare a valle, entrando nella produzione e distribuzione di protesi, oppure le produzioni di ausili e protesi potrebbero essere delocalizzate in altri paesi (Taiwan, est europeo), e ciò probabilmente abbasserebbe di fatto il livello qualitativo dei prodotti. Un maggior controllo di questi mercati implica allora: • La possibilità di fornire, per uno stesso codice di dispositivo, diverse marche e modelli di prodotto, idonei a soddisfare specifiche esigenze dell'assistito (così come previsto dal D.M. 332 art. 8, comma 2). Il mercato dovrà essere aperto alla concorrenza auspicata dal Garante del82 la Concorrenza e del Mercato. Solamente in presenza di una pluralità di prodotti l'utilizzatore potrà scegliere quello che meglio soddisfa le sue esigenze. • La qualità. Occorre definire dei livelli qualitativi minimi di accesso al mercato e di ulteriori elementi qualitativi migliorativi, che tengano conto delle caratteristiche tecnico-qualitative sia del prodotto, che dell'impresa produttrice (sulla base, ad esempio, di griglie di valutazione). È necessario inoltre dare ulteriori specifiche se, come sempre più spesso accade, con il prodotto vengono richiesti anche altri servizi quali ad esempio: formazione/informazione al paziente, manutenzione ed assistenza tecnica, progetto distributivo coerente con il canale di distribuzione scelto (ad es. rete commerciale dedicata, programmazione ordini, ecc.). • Il canale distributivo. Occorre definire chiaramente a priori attraverso quale canale il prodotto verrà distribuito (ASL, distretto, farmacia, sanitaria, domicilio del paziente, ecc.). • Costo della fornitura. E' evidente che una corretta valutazione del costo della fornitura può essere fatta solo considerando attentamente i vari fattori che lo compongono: • Prezzo del prodotto (che non può prescindere da una valutazione qualità/prezzo); • Prezzo del servizio; • Prezzo della distribuzione. • Durata dei contratti. E' opportuno che i contratti da stipulare prevedano una durata temporale congrua. • Controlli. Occorre ricordare che i dispositivi inclusi negli elenchi 1, 2 e 3 sono in quanto dispositivi medici assoggettati al D.Lgs. del 24 febbraio 1997, n. 46 che prevede un articolato sistema di vigilanza e monitoraggio del mercato. Inoltre, per i dispositivi su misura di cui all'elenco 1 tale decreto (n. 46/97) prevede ulteriori, specifici adempimenti (v. art. 11, commi 6 e 7). Si auspica pertanto che le ASL, con il coordinamento delle Regioni, svolgano un'attività di control- Il cluster biomedicale nel Veneto lo in collaborazione con l'Autorità preposta alla vigilanza dei dispositivi medici (che è il Dipartimento delle Professioni Sanitarie del Ministero della Sanità). • Relativamente alle forniture, è auspicabile che vengano svolti controlli per accertare che la qualità dei prodotti sul mercato corrisponda effettivamente a quanto dichiarato dal fabbricante in fase di aggiudicazione della fornitura, demandando ad enti terzi, a garanzia di imparzialità e di capacità tecnico/professionale, eventuali accertamenti tecnici sul prodotto. 83 6. Allegato 1 84 Il cluster biomedicale nel Veneto 7. Allegato 2 Verso l’e-procurement Il programma “Acquisti in Rete” della 17 PA nasce ad opera del Ministero dell'Economia e delle Finanze attraverso la Consip S.p.A, (ex. articolo 26 Legge Finanziaria per l'anno 2000 - L. 488/99 e Decreto Ministeriale del 24 febbraio 2000), con l'obiettivo primario di contenere la spesa utilizzando metodi legati alle nuove tecnologie informatiche (e-procurement), e si inserisce all'interno di un ampio processo di modernizzazione della Pubblica Amministrazione (e-government). Le successive leggi finanziarie (n.388 del 23 dicembre 2000 e n.448 del 28 dicembre 2001) hanno ampliato ulteriormente l'ambito di intervento del programma. Il Ministero dell'Economia e delle Finanze stipula convenzioni con le quali le imprese fornitrici prescelte, individuate tramite le procedure previste dalla normativa vigente in materia di scelta del contraente, si impegnano ad accettare, alle condizioni ed ai prezzi stabiliti, ordinativi di fornitura deliberati dalle Amministrazioni dello Stato, sino alla concorrenza di un quantitativo complessivo predeterminato. Le Amministrazioni centrali e periferiche dello Stato sono obbligate ad approvvigionarsi utilizzando il sistema delle convenzioni, mentre le restanti Pubbliche Amministrazioni hanno facoltà di aderire alle predette convenzioni, ovvero devono rispettarne i requisiti di qualità e prezzo per l'acquisto di beni comparabili con quelli oggetto di convenzionamento. In particolare, a seguito della finanziaria 2001, hanno preso avvio tre progetti specifici dedicati alla razionalizzazione della spesa dei settori: Enti locali, Sanità e Università. L'idea di sviluppare una sezione dedicata alla Sanità, all'interno del sito Acquisti in Rete della P.A., è nata dall'esigenza di creare uno strumento di comunicazione efficace per la diffusione delle diverse iniziative intraprese nell'ambito del progetto di razionalizzazione della spesa per gli acquisti di beni e servizi nel comparto Sanità. Tale progetto si è posto l'obiettivo di migliorare l'efficienza delle modalità di gestione della spesa sanitaria utilizzando anche modelli legati alle nuove tecnologie informatiche (e-procurement), che già sono operativi, con successo, nell'ambito della spesa comune a tutte le Pubbliche Amministrazioni. Per garantire un completo successo del progetto è stata avviata, a cura di Consip, la creazione di una rete di condivisione delle conoscenze al fine di: • diffondere ed utilizzare un bagaglio metodologico e un patrimonio documentale riguardante le procedure di acquisto aggregate. • sviluppare e consolidare i rapporti tra le Amministrazioni centrali, le Aziende Sanitarie, le Regioni, e gli altri attori coinvolti, in un ottica di ottimizzazione sinergica. La strategia di razionalizzazione degli acquisti nel settore sanitario si basa su due principali modalità di azione: l'introduzione e il pieno utilizzo di strumenti di eprocurement e l'aggregazione della domanda a livello nazionale o regionale. Vengono pertanto identificate tre diverse linee di intervento per l'approvvigionamento di beni e servizi: • Adesione al sistema delle convenzioni Consip ed utilizzo di cataloghi elettronici nazionali per beni/servizi facilmente standardizzabili e con mercati di fornitura nazionali - cioè per tutta la spesa comune e per parte della spesa comune specifica e della spesa specifica sanitaria; • Sviluppo di convenzioni regionali per la spesa comune specifica e specifica sanitaria non standardizzabile su scala nazionale, con mercati di fornitura locali e Fonte: www.acquistinretepa.it 85 17 7. Allegato 2 con valori sopra soglia comunitaria. Tali convenzioni saranno stipulate aggregando la domanda di più ASL/AO a livello regionale. • Acquisto tramite mercato elettronico per la spesa specifica sanitaria sotto soglia, con la creazione di un marketplace dedicato alla sanità e popolato dagli attuali fornitori dei poli sanitari. acquisti della Pubblica Amministrazione, cui è assegnato un ruolo di coordinamento verso il mercato e nei confronti della domanda. Il modello ricerca il conseguimento dei benefici connessi al coordinamento della spesa (ferma restando l'autonomia delle Amministrazioni), per attivare la leva sui volumi, in termini di risparmi e livelli di servizio. Il modello di funzionamento prevede il coinvolgimento delle Amministrazioni, dei fornitori e della struttura a supporto degli Il modello di seguito riportato riassume il flusso edi ruoli chiave degli attori coinvolti18: Fig. 7.1 Modello di Funzionamento Struttura di servizio Fornitore Modello di Funzionamento •Strategie di acquisto Attivazione dei modelli di e-Procurement •Promozione del servizio •Disegno e sviluppo di modelli di e-Procurement Amministrazione •Analisi comparative •Supporto Ordine on-line/fax Fornitura di beni e servizi •Acquisti on-line 18 •Fornisce beni e servizi alle Amministrazioni Reportistica dei contratti • Fabbisogni • Requisiti • Livello di soddisfazione •Definizione dei fabbisogni •Convenzioni Fonte Consip Spa 86 Il cluster biomedicale nel Veneto La struttura di servizio dispone della conoscenza del mercato ed analizza la domanda. Sulla base di tale conoscenza, propone, condivide e realizza le strategie di approvvigionamento con un approccio unico al mercato. La struttura ha inoltre il compito di progettare e realizzare gli strumenti di e-procurement. Le Amministrazioni definiscono i fabbisogni ed i requisiti di acquisto e provvedono agli approvvigionamenti rivolgendosi direttamente ai fornitori, dispongono periodicamente di dati analitici per il controllo della spesa, gestiscono in autonomia i pagamenti ai fornitori. I fornitori interagiscono con la struttura di servizio nella fase di stipula delle convenzioni e forniscono direttamente alle amministrazioni beni, servizi e reportistica di sup- porto al monitoraggio della spesa.Nel campo delle apparecchiature biomedicali c'è una prima iniziativa di convenzione nazionale per la fornitura di ecotomografi. Buona parte (22 su 27) delle Aziende Sanitarie del Veneto risulta registrata al Sistema degli “Acquisti in rete” Consip. L'importo totale di spesa realizzato è pari finora a 850.000 Euro circa, a fronte di 188 ordini effettuati, che hanno riguardato strumentazione informatica per ufficio e per le telecomunicazioni, autoveicoli e carburanti. Il nuovo modello impatta sui processi di acquisto delle P.A. eliminando le attività a minore valore aggiunto nelle amministrazioni. Fig. 7.2 Modello comparativo dei processi di acquisto delle P.A. PROCESSO TRADIZIONALE Rilevazione fabbisogno Capitolato e documenti di gara Selezione fornitore Stipula contratto Prestazione del fornitore Eventuale contenzioso con i fornitori Pagamento NUOVO Rilevazione fabbisogno Invio Ordinativo ON LINE Prestazione del fornitore 87 Pagamento 7. Allegato 2 Specularmente rispetto a queste iniziative che originano dalla domanda, nascono iniziative sul lato dell'offerta: Marketplace Tale modello prevede la costituzione di un sito in grado di favorire l'incontro della domanda con l'offerta. È in sostanza una piazza virtuale dove poter reperire informazioni su prodotti, condizioni alle quali essi sono stati o possono essere offerti. • Offre servizi funzionali agli acquisti: • Informazioni sui prodotti e su potenziali fornitori • Gestione gare • Gestione aste on-line • Pubblicazione bandi • Non gestiscono né controllano la logistica • Non controllano la leva del prezzo • I ricavi sono rappresentati da commissioni Fig. 7.3 Pagina Web FAREMarket 88 Esempi: www.eumedix.com www.faremarket.it www.medstoxx.it Il cluster biomedicale nel Veneto Merchant Tale modello prevede la costituzione di un sito per poter concludere operazioni di vendita per via elettronica; l'operatore acquista i prodotti per poi rivederli successivamente attraverso un catalogo on-line. • Controlla la variabile prezzo • Controlla la logistica • Controlla la gestione amministrativa • I ricavi non dipendono da commissioni ma dal prodotto fatturato Esempi: www.e-sanita.com Fig. 7.4 Pagina Web e-sanità 89 7. Allegato 2 90 Il cluster biomedicale nel Veneto 8. Allegato 3 Schema d’intervista alle imprese DATI AZIENDA Ragione Sociale Indirizzo Tel. Persone di Rif. Segretaria Tipo logia Impresa attività e dimensione Dip ; Fatt_mil. Area Operativa % di export STORIA CONTATTO Data Attività E-MAIL: Note INTERVISTA 1. Origini dell'impresa a. Anno di inizio attività dell'imprenditore: b. L'imprenditore è veneto? S/N c. L'imprenditore aveva competenze specifiche? S/N 2. Com'è sorta l'azienda? a. Producendo nuovo prodotto b. Migliorando prodotto esistente c. Imitando prodotto esistente 3. Qual è il trend negli ultimi 3 anni del fatturato? a. Crescente b. Stabile c. Calante 4. Qual è il trend negli ultimi 3 anni per quanto riguarda gli addetti? a. Crescente b. Stabile c. Calante 5. Qual è l'andamento dell'ultimo anno per quanto riguarda fatturato e addetti? a. Crescente b. Stabile c. Calante 91 8. Allegato 3 6. Su quali fonti innovative si basa lo sviluppo dell'azienda? a. Imprenditore b. R&S interna c. R&S esterna d. R&S università di PD e. CNR f. R&S università straniere g. Imitazione imprese estere h. Imitazione imprese italiane i. Imitazione imprese locali j. Clienti k. Accordi con imprese per ricerca in comune l. Altre imprese fornitrici di componenti intermedi m. Fiere n. Riviste scientifiche o. Acquisto di brevetti p. Rete distributiva 7. Origini dell'impresa a. Anno di inizio attività dell'imprenditore: b. L'imprenditore è veneto? S/N c. L'imprenditore aveva competenze specifiche? S/N 8. Com'è sorta l'azienda? a. Producendo nuovo prodotto b. Migliorando prodotto esistente c. Imitando prodotto esistente 9. Qual è il trend negli ultimi 3 anni del fatturato? a. Crescente b. Stabile c. Calante 10. Qual è il trend negli ultimi 3 anni per quanto riguarda gli addetti? a. Crescente b. Stabile c. Calante 11. Qual è l'andamento dell'ultimo anno per quanto riguarda fatturato e addetti? a. Crescente b. Stabile c. Calante 12. Su quali fonti innovative si basa lo sviluppo dell'azienda? a. Imprenditore b. R&S interna c. R&S esterna d. R&S università di PD e. CNR f. R&S università straniere g. Imitazione imprese estere h. Imitazione imprese italiane i. Imitazione imprese locali j. Clienti k. Accordi con imprese per ricerca in comune l. Altre imprese fornitrici di componenti intermedi m. Fiere n. Riviste scientifiche o. Acquisto di brevetti p. Rete distributiva 92 Il cluster biomedicale nel Veneto 13. La Ricerca e Sviluppo attuali come sono? a. Quota sul Fatturato: b. N° Addetti: 14. Conoscenze e contatti con la ricerca in Veneto. In particolare: a. Conosce i centri per la diffusione dell'innovazione? S/N b. è in contatto con i centri per la diffusione dell'innovazione? S/N c. Conosce Veneto Innovazione? S/N d. E' in contatto con Veneto Innovazione? S/N e. Conosce il Parco scientifico tecnologico di Padova? S/N f. E' in contatto con il Parco scientifico tecnologico di Padova? S/N 15. Quali sono i prodotti più innovativi nel suo settore? La vostra azienda li fa? 16. Com'è il settore nel Veneto? (concorrenti) 17. Quali sono i suoi clienti (tipologia)? 18. Come fronteggia la competizione dei competitori internazionali? 19. Potrebbe migliorare il rapporto con le università venete? 20. Come vede il futuro nel suo settore? (fattori critici di successo, opportunità e rischi) 93 8. Allegato 3 94 Il cluster biomedicale nel Veneto 9. Allegato 4 Questionario sulla ricerca universitaria 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Qual è il campo di applicazione della ricerca? Quanti sono gli addetti per questa ricerca? Quant'è il costo della ricerca? Quanti sono i laboratori concorrenti nel mondo su questa ricerca? Questa ricerca porta ad una posizione di eccellenza? Si sono ottenuti i risultati cercati? Si è avuta un'innovazione di prodotto? Che tipo di innovazione di prodotto si è avuta? Creazione di nuovi prodotti 9. 10. 11. 12. 13. Creazione di nuovi prodotti a sostituzione di quelli vecchi Miglioramento di prodotti esistenti Imitazione di innovazioni brevettate E' un'innovazione di prodotto radicale o incrementale? L'innovazione è stata brevettata? Che tipo di brevetto si è conseguito? I ricercatori hanno rapporti con aziende esterne? Le aziende con cui i ricercatori hanno rapporti dove sono dislocate? 95 9. Allegato 4 96 Il cluster biomedicale nel Veneto 10. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 Allegato 5 Lista delle imprese intervistate NOME INDIRIZZO A.W.O. SNC AB ANALITICA SRL AGHITO TECNOLOGIE SRL ALIFAX SPA AMPLIMEDICAL SPA ASA SRL BIDOIA SAS BIEFFE MEDICAL IMAGING SRL BIOGENETICS SRL BIOMEDIN SRL BIOTEC CARDIOTECH SNC CLINI-LAB SRL EL.MED. GARDA SAS ELETTROFOR E-MOTION ERIO SRL EUROIMMUN ITALIA SRL EUROMED SRL EURONDA SPA F.G.P. SRL F.L. MEDICAL SRL FEK GAMMA PLAST SRL GASTRICPACER GIROPLAST GOMIERO SRL HOSMED ISO ITALIA SRL ITALSANITARIA SRL KALTEK KARL STORZ ENDOSCOPIA ITALIA SRL KIMA SAS KOCKS SRL LABAT SRL LAB-OR SCARL LAICA SRL MEDICO SPA MICROMED SRL NEW ULROSS O.M.S. SPA OFFICINA BIOMEDI CA SRL OROTIG SRL ORTOPEDIA VARIOLO P.A.M. SNC PIAI SRL RESEARCH & INNOVATION ROGGIO S.T.D. SISTEMI E TECNOLOGIE DENTALI SPA SANITARIA SCALIGERA SPA SARSTEDT SRL SIGMA PRECISION SRL SPORTARREDO SPA STRUMENTAZIONE ELETTRONICA INDUSTRIALE SNC T & T TELEVERTICE TELEA SRL TEAM LASER UNIFLAIR ITALIA SPA VASSILLI SRL VETROTECNICA SRL ZHERMACK SPA VIALE DEL LAVORO 22/I VIA SVIZZERA 16 VIA MARCONI 8 VIA TEMPESTA 15 VIA NAZIONALE 26 VIA ALESSANDRO VOLTA 9 VIA DELL'ARTIGIANATO 18 VIALE NINO BIXIO 31 VIALE GERMANIA 1 PIAZZA INSURREZIONE 1 VIA INDUSTRIA 53 VIA MARTIRI DELLA LIBERTA' 1 VIA DELL’INDUSTRIA II STRADA 14 CORSO DON GNOCCHI 53 VIA DELLA COOPERA ZIONE 27/A VIA DELLA CROCE ROSSA 11 VIA MONTE PASUBIO 164 VIA S. CAISPINO 46 VIA CASTELLANA 41 VIA ASTICHELLO 1 VIA STAFFALI 16/B VIA SAN PIETRO MONTAGNON 5 VIA FOSSE 5 VIA RONCHI 66 VIA CIRCONVALLAZIONE 62 VIA A. ALEARDI 25 VIA FALLOPPIO 57 VIA ROMA 105 VIA G. DI VITTORIO 52 VIA DELL’ARTIGIANATO 6 VIA DEL PROGRESSO 2 VIA DELL'ARTIGIANATO 3 VIA LEONARDO DA VINCI 14 VIA F.LLI ROSSELLI 17/19 VIA DEI CIMBRI 1 VIA FACCIOLATI 31 VIALE DEL LAVORO 10 VIA PITAGORA 15 VIA GIOTTO 4 VIA DELLE INDUSTRIE 44 VIA DANTE 20/A VIA C. BATTISTI 1 6 VIA XXV APRILE 47 VIA GIUSTINIAN RECANATI 6 VIA DELLA PIANCA VIA ANTONIO MEUCCI 32 VIA SVIZZERA 16 VIA POZZUOLO DEL FRIU LI 6 VIA FERMI 22 VIA DELLA CONSORTIA 2 VIA DELLA SIDERURGIA 12 VIA ALTINIA 248/A VIA DELL'INDUSTRIA 7 VIA S. CHIARA 10 VIA ZAMENHOF 200 GALLERIA SPAGNA 35 VIA DELL'INDUSTRIA 10 VIA CANADA 9 VIA URUGUAY 10 VIA BOVAZECC HINO 100 CAP 37036 35127 35030 35124 30034 36057 35010 31100 35020 35137 36031 37060 35026 37016 45100 35129 36010 35129 32010 36030 37062 35038 36063 37050 30174 37040 35121 37060 30029 36050 35127 37135 35028 31020 31029 35127 36021 35030 31020 35020 35030 35010 37010 31100 30028 31029 35127 31100 37135 37127 37139 30030 30020 35013 36100 35127 35020 35020 35127 45021 COMUNE SAN MARTINO BUON ALBERGO - VR PADOVA CASELLE DI SELVAZZANO PADOVA MIRA-VE ARCUGNANO - VI PERAGA - PD TREVISO PONTE SAN NICOLO' - PD PADOVA POVOLARO - VI GAZZO VERONESE - VR CONSELVE - PD GARDA - VR ROVIGO - RO PADOVA ZANE' - VI PADOVA - PD CIMADALMO - TV MONTECCHIO PRECALCINO - VI DOSSOBUONO - VR TORREGLIA - PD MAROSTICA - VI ANGIARI - VR MESTRE - VE BONAVIGO - VR PADOVA GAZZO VERONESE - VR SANTO STINO DI LIVENZA - VE ALTAVILLA VICENTINA - VI PADOVA VERONA PIOVE DI SACCO - PD FONTANE DI VILLORBA - TV VITTORIO VENETO - TV PADOVA PONTE DI BARBARANO - VI RUBANO - PD MOGLIANO VENETO - TV ALBIGNASEGO - PD SELVAZZANO DENTRO - PD LIMENA - PD CAVALCASELLE - VR TREVISO S. MICHELE AL TAGLIAMENTO - VE SAN GIACOMO DI VEGLIA - TV PADOVA TREVISO VERONA VERONA VERONA DESE DI FAVARO VENETO - VE GRUARO - VE CITTADELLA - PD VICENZA - VI PADOVA BRUGINE - PD SAONARA - PD PADOVA BADIA POLESINE - RO 97 TELEFONO 045/8780393 049/761698 049/632823 049/8804856 041/5600838 0444/289200 049/8930516 0422/424515 049/8968186 049/8751644 0444/361251 0442/570106 049/9500644 045/7255217 0425/474533 049/7811280 0445/314195 049/7800178 0422/803101 0445/329811 045/8600867 049/5212566 0424/471831 0442/97377 041/986169 0442/670162 049/8752020 0442/579007 0421/311700 0444/376400 049/8703410 045/8202000 049/9719511 0422/609650 0438/941417 049/8021736 0444/795314 049/8976755 041/5970337 049/8626000 049/8976455 049/8840388 045/6400865 0422/543398 0431/50071 0438/500884 049/8705062 0422/401210 045/8281811 045/8378555 045/8510114 041/5417555 0421/767676 049/9401093 0444/218511 049/8703611 049/9713211 049/8798911 049/8702511 0425/597611 ELENCO CERVED 590 NO 208 97 NO 509 133 NO 38 43 556 666 65 671 NO NO 524 205 209 488 729 69 NO 646 NO 712 22 626 418 493 115 688 44 NO NO 23 NO 29 261 114 20 206 661 319 417 333 NO 314 690 618 654 NO 398 53 554 120 94 106 17 217 10. Allegato 5 98 Il cluster biomedicale nel Veneto 11. 1. 2. Allegato 6 Classificazione del settore biomedicale utilizzata nella ricerca DIAGNOSTICA 1.1 Bioimmagini 1.1.1 Radiologia 1.1.2 Ultrasuoni 1.1.3 Magnetic Resonance Imaging (MRI) 1.1.4 Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) 1.2 Valutazione Funzionale 1.2.1 Cardiologia 1.2.2 Neurologia 1.2.3 Monitoraggio 1.2.4 Motoria 1.2.5 Endoscopia 1.3 Diagnostica clinica 1.3.1 Chimica clinica 1.3.2 Ematologia 1.3.3 Immunodiagnostica 1.3.4 Microbiologia TERAPIA E RIABILITAZIONE 2.1 Terapia chirurgica 2.1.1 Strumentazione 2.1.2 Anestesia e Rianimazione 2.2 Interventistica a bassa invasività 2.2.1 Artroscopia 2.2.2 Disostruzione vascolare 2.2.3 Odontoiatria 2.3 Terapia non invasiva 2.3.1 Radioterapia 2.3.2 Stimolazione 2.4 Organi Artificiali e Protesi 2.4.1 Ortopedia 2.4.2 Pacemakers 2.4.3 Valvole cardiache 2.4.4 Protesi vascolari 2.4.5 Defibrillatori impiantabili 99 11. Allegato 6 3. 4. 2.4.6 Sistemi di circolazione extracorporea 2.4.7 Dialisi 2.4.8 Lentine intraoculari 2.4.9 Gastroenterologico 2.4.10 Dentarie 2.5 Riabilitazione e Supporto 2.5.1 Mobilità 2.5.2 Sordità 2.5.3 Comunicazione 2.5.4 Oculistica / Ottica MATERIALI DI CONSUMO E MEZZI DI CONTRASTO 3.1 Ospedaliero classico 3.2 Odontoiatrico ALTRE ATTREZZATURE E APPARECCHIATURE 4.1 Ospedaliere 4.2 Odontoiatriche 4.3 Estetiche 4.4 Fitness 100 Il cluster biomedicale nel Veneto 12. Elenco imprese del biomedicale nel Veneto DIAGNOSTICA - Bioimmagini DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO BIEFFE MEDICAL IMAGING CASTI IMAGING PERIS EL S.N.C. DI GIANNI PERISSOTTO & C. SISTEMI E TECNOLOGIE DENTALI S.P.A. - S.T.D. S.P.A. VIALE BIXIO 31 VIA NAZIONALE 26 VIA ENRICO TOTI 25/2 VIA FLEMING 19 31100 30034 30173 37135 0422/424515 041/5600838 4157661 045/8204012 TREVISO MIRA - VE VENEZIA - VE VERONA - VR DIAGNOSTICA - Valutazione funzionale DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO A.EMME SERVICE DI MENEGHETTI ANDREA BIOMEDIN S.R.L. E-MOTION LABAT VIA CRICOLI 32 PIAZZA INSURREZIONE 1 VIA DELLA CROCE ROSSA 11 VIA DEI CIMBRI 1 36100 35137 35129 31000 0444/301911 049/8751644 049/7811280 0438/941417 VICENZA - VI PADOVA - PD PADOVA VITTORIO VENETO - TV DIAGNOSTICA - Diagnostica clinica DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO AB ANALITICA BIO TEKNA CLINI-LAB S.R.L. FAB-GRUPPO FIDIA LABOINDUSTRIA S.P.A. MEDICO S.P.A. MURARO MARTINA VACUTEST KIMA S.R.L. WINTEC S.R.L. VIA SVIZZERA 16 VIA PIALOI ZONA INDUSTRIALE II STRADA 14 VIA PONTE DELLA FABBRICA 3 VIA MATTEOTTI 37 VIA PITAGORA 15 VIA R. LOMBARDI VIA DELL'INDUSTRIA 2 VIA SAN FELICE 4 35127 30100 35026 35031 35020 35030 37040 35020 31020 049/761698 PADOVA MARCON - VE CONSELVE - PD ABANO TERME-PD ARZERGRANDE - PD RUBANO - PD BOSCHI SANT'ANNA - VR ARZERGRANDE - PD SAN VENDEMIANO - TV 049/9500644 049/8232111 049/9720220 049/8976755 0347/6411381 049/9720624 DIAGNOSTICA - Diagnostica n.c. DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO DOSSENA GIANLUCA FRANCESCON FILIPPO GESIOT PIERLUIGI GIO' - MARCO S.R.L. I.D.E.E. S.R.L. I.R.B. ISTITUTO RICERCHE BIOTECNOLOGICHE S.R.L. KOCKS LABASS S.R.L. VIA S. PERTINI 64 VIA PRIMO GASPARINI 57 PIAZZA DEGLI ALPINI 16 VIA ORLANDA 216 VIA DELLA LIBERTA' 42 VIA PIAVE N.24/B VIA ROSSELLI 17 VIA CESARE BATTISTI 51 35020 35020 32020 30030 37047 36077 31020 35010 049/750360 MASERA' DI PADOVA - PD PONTE SAN NICOLO' - PD LENTIAI - BL VENEZIA-TESSERA - VE SAN BONIFACIO - VR ALTAVILLA VICENTINA - VI FONTANE DI VILLORBA - TV LIMENA - PD 041/5905319 045/7614299 0444 349127 0422/609650 049/5599129 TERAPIA E RIABILITAZIONE - Terapia chirurgica DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO TELEA ELECTRONIC ENGINEERING S.R.L. VIA ZAMENHOF 200 36100 VICENZA - VI 0444/218511 TERAPIA E RIABILITAZIONE - Terapia non invasiva DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO ASA S.R.L. LETTROFOR DI RUGGERO MASSIMO & C. S.A.S PROMETEO ITALIA SA.MAS. S.R.L. VIA ALESSANDRO VOLTA 9 VIA ARZERINI 6 VIA POSTUMIA OVEST 71 VIA TARLAZZI 5 36057 45100 31048 31014 0444/289200 0425/474533 0422/892761 0438/430507 ARCUGNANO - VI ROVIGO - RO S. BIAGIO CALLALTA - TV COLLE UMBERTO - TV TERAPIA E RIABILITAZIONE - Organi artificiali e protesi DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO A.SIVIERO ARTICOLI SANITARI ORTOPEDICI DI SIVIERO AGOSTINO GIUSEPPE A.W.O. DI ADAMOLI PIETRO E C. S.N.C. ASSODONT C.O.V. CENTRO ORTOPEDICO VENETO DI MINOTTO MICHELE CORSO RISORGIMENTO 25/1 VIALE DEL LAVORO 22/I VIA PUCCINI 31 VIA FELISSENT 86/D 45016 37036 31050 31100 0426/320332 045/8780393 0438/960011 0422/301150 101 PORTO VIRO - RO S. MARTINO BUON ALBERGO - VR MIANE - TV TREVISO - TV 12. Allegato 7 continua TERAPIA E RIABILITAZIONE - Organi artificiali e protesi DENOMINAZIONE INDIRIZZO CENTRO VENETO DI ORTOPEDIA E SANITARIA S.N.C. DI LOLATO STEFANO E BERNARDI GIULIANA F.G.P. S.R.L. GASTRIC PACER I.M.A. S.N.C. DI TURRINI ALBERTO E FERRIGOLO MORENO ISTITUTO SVIZZERO PER PROTESI OCULARI DEL DOTT. OTTO ERNST MARTIN & KARL LUDWIG MARTIN SNC L.A.O.S. DI SIMIONI VALENTINO LAB. -OR.- LABORATORIO ORTOPEDICO ARTIGIANO DI ORTOPEDIA E PROTESI SCARL LABORATORIO DI ORTOPEDIA CITTADELLESE S.N.C. DI FAGGIN & C. LABORATORIO ORTOPEDICO ARTIGIANI DELLA SCARPA DI MENIN MAURIZIO LEVANTES S.R.L. L'HORTOPEDICO S.R.L. MEDISAN S.R.L. MOLESINI MARCO OFFICINA ORTOPEDICA GOMIERO S.R.L. ORTHOMEDICA S.N.C. DI MASSIMO PULIN E C. ORTHOTECNICA DI MIGLIACCIO ANTONIO ORTOPEDIA ANTONIANA SNC DI CASOTTO IVANO E STEFANO ORTOPEDIA BONETTI DI BONETTI GIUSEPPE ORTOPEDIA BORELLA DI BORELLA DANIELA E BORELLA SERENA & C. S.A.S. ORTOPEDIA E SANITARIA DOLESE S.R.L. ORTOPEDIA GABRIELE GIUBILATO & C. S.A.S. ORTOPEDIA SANITARIA CADORE DI PIAZZA DANTE ORTOPEDIA SINISTRA PIAVE S.N.C. DI GIUBILATO PAOLO COSTANTINO & C. ORTOPEDIA TECNICA SNC DI MICAI GIORGIO E C. ORTOPEDIA TESTI ANTONIO ORTOPEDIA VARIOLO DI LUIGI VARIOLO & C. S.N.C. ORTOPEDIA VENETA DI VECCHINI DANIELE ORTOPEDICA SCALIGERA S.R.L. PEDILA SOCIETÀ A RESPONSABILITÀ LIMITATA IN SIGLA PEDILA S.R.L. PERSONA ORTOPEDIA DI PERSONA MAURO PIAI S.R.L. SANITARIA ORTOPEDIA TOSATTO SAS DI COSSALTER CRISTINA E C. SANITARIA SCALIGERA S.P.A. SANITARIA VENEZIANA SAS DI ANNA MARIA TANIVI & C. T.O.P. TEAM ODONTOTECNICO PROFESSIONALE DI STEFANO TONIOLO E FABIO DE MARCHI S.N.C. TECNICA ORTOPEDICA DI PADOAN FLAVIO TECNOMEDYC SERVICE S.N.C. DI RECCHIA A. E CASTAGNA C. E G. & C. TIRELLI SERGIO CAP COMUNE TELEFONO BORGO BASSANO 111 VIA STAFFALI 16/B VIA CIRCONVALLAZIONE 62 VIA STAFFALI 16/B 35013 37069 30174 37062 049/9400422 045/8600867 041/986169 045/8600867 VIA SEBASTIANO VENIER 10 VIA CASTELLANA 179/B 31100 TREVISO - TV 31023 RESANA - TV 0423/480965 VIA FACCIOLATI 31/I 35127 PADOVA - PD 049/8021736 VIA MURA ROTTA 36/38 35013 CITTADELLA - PD 049/5971333 VIA CAPPUCCINA 113/D VIA KENNEDY 52/B VIA GUGLIELMO BRAVO 8/C VIA GRAMSCI 73 VIA TRAVERSAGNO 43 VIA FALLOPPIO 57 VIA SAVELLI 25 VIALE DEL LAVORO 41/A VIA FALLOPPIO 37 VIA MAMELI 134/C 30030 31039 37100 30035 45024 35121 35100 37036 35121 37126 VENEZIA - VE RIESE PIO X - TV VERONA - VR MIRANO - VE FIESSO UMBERTIANO - RO PADOVA - PD PADOVA - PD S. MARTINO BUON ALBERGO - VR PADOVA - PD VERONA - VR 041/5319877 0423/748440 045/8103300 041/570030 VIA GHIRADA 98 LARGO EUROPA 12 VIA DEI COLLI 77 VIA F. COLETTI 38/I 31100 35137 31058 32044 TREVISO - TV PADOVA - PD SUSEGANA - TV PIEVE DI CADORE - BL 0438/451085 0435/50026 VIA ROMA 118 VIA ERIDANIA 255 VIA GALVANI 15 VIA GIUSTINIAN RECANATI 6 VIA SAN GIACOMO 8 VIA UMBRIA 12 31020 45030 37138 31100 37135 37138 SAN VENDEMIANO - TV OCCHIOBELLO - RO VERONA - VR TREVISO - TV VERONA - VR VERONA - VR 0438/400285 0425/756665 045/58088 0422/53347 045/582303 045/800445 VIA CASTELLANA 68 VIA DELLA COOPERAZIONE 18/E VIA ANTONIO MEUCCI 32 31044 MONTEBELLUNA - TV 45100 ROVIGO - RO 31029 VITTORIO VENETO - TV 0423/603384 0425/474674 0438/500884 VIA FUSINATO 12 VIA DELLA CONSORTIA 2 SESTIERE CANNAREGIO 6375/B 32032 FELTRE - BL 37127 VERONA - VR 30121 VENEZIA - VE 0439/880106 045/8378555 STRADA CALLALTA 64 VIA MARTIRI D'UNGHERIA 6 31100 TREVISO - TV 35031 ABANO TERME - PD 0422/363242 049/8600715 LUNGADIGE TRENTO 22 VIA N. SAURO 160 37012 BUSSOLENGO - VR 30027 SAN DONA' DI PIAVE - VE 045/6703829 0421/220570 CITTADELLA - PD VILLAFRANCA DI VERONA - VR MESTRE - VE VILLAFRANCA DI VERONA - VR 049/8752020 049/7808125 045/8799249 049/657733 045/8345459 0422/403431 TERAPIA E RIABILITAZIONE - Riabilitazione e supporto DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO ACUSTIC CLINIC DI RINALDO ALESSANDRO ACUTRON MEDICAL S.R.L. BRUNELLO RAFFAELLA CIBA VISION S.R.L. CO.PR.EN. S.N.C. DI ZECCHIN MAURIZIO E CERCHIARO GIANLUCA CRAI INTERNATIONAL S.R.L. CRAI MEDICAL S.N.C. DI SANDRA SUMAN E C. DI GIOIA ANTONELLA FEK GN RESOUND ITALIA S.R.L. ITALSANITARIA S.R.L. MECC SAN S.R.L.. OFF CARR S.R.L. PIN VANIA TERMOLETTO ITALIANA TRE EMME MANUFATTI VASSILLI S.R.L. VIA BARBARANI 22/B VIA SACRO CUORE 7 VIA CARBONAROLLA 20 VIA MATTEI 11 PIAZZETTA SAN FRANCESCO 16 VIA G. D'ANNUNZIO 35 VIA G. D'ANNUNZIO 35 VIA GIBERTI 1 VIA DELL'INDUSTRIA 22 VIA NINO BIXIO 1/B VIA SOVIZZO 84 VIA DEI PINI 35 VIA DELL'ARTIGIANATO VIA CALNOVA 6/A VIA PIEROBON 59 VIA LOMBARDIA 23 VIA IRPINIA 1-3 37123 45100 36040 30020 35026 35024 35024 37122 36063 35036 36100 36016 35010 30027 35100 35020 35020 045/812058 0425/22808 0444/868523 041/5939341 049/5352353 049/5386088 049/9545131 045/591029 0424/471831 049/8911511 0444/37640 0445/380059 049/9390133 0421/307023 049/768621 049/8970210 049/8798911 102 VERONA - VR ROVIGO - RO GRANCONA - VI MARCON - VE CONSELVE - PD BOVOLENTA - PD BOVOLENTA - PD VERONA - VR MAROSTICA - VI MONTEGROTTO TERME - PD ALTAVILLA VICENTINA - VI THIENE - VI VILLA DEL CONTE - PD NOVENTA DI PIAVE - VE LIMENA - PD SAONARA - PD SAONARA - PD Il cluster biomedicale nel Veneto MATERIALI DI CONSUMO E MEZZI DI CONTRASTO - Materiali ospedalieri DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO BIHOS S.R.L. BIO.LO.GA. S.R.L. CHEMICALS LAIF S.R.L. EMOPLAST DI SIGNORETTO LORENZINA ESOFORM S.P.A. - LABORATORIO CHIMICO FARMACEUTICO F.L. MEDICAL S.R.L. FERRARI L. DI FERRARI PIETRO S.R.L. FERRARI LUIGINA S.R.L. GAMMAPLAST S.R.L. HOSMED DI GIOVANELLI CARLO I.M.I. S.N.C. DI MAZZUCATO GIANNI & C. VIA DELL'ARTIGIANATO 18 VIA IPPOLITO NIEVO 21 VIALE DELL'ARTIGIANATO 13 VIA CADUTI SUL LAVORO VIALE DEL LAVORO 10 VIA S. PIETRO MONTAGNON 11/1 VIA DELLA CONSORTIA 11 VIA DELLA CONSORTIA 21 VIALE EUROPA 42 VIA ROMA VIALE DELL'ARTIGIANATO VICOLO PRIMO SENZA NC VIA MARCONI 649 35010 31015 35010 37063 45100 35038 37127 37127 37050 37060 049/8930516 PREMEDICAL S.R.L. VIGONZA - PD CONEGLIANO - TV VIGONZA - PD ISOLA DELLA SCALA - VR ROVIGO - RO TORREGLIA - PD VERONA - VR VERONA - VR ANGIARI - VR GAZZO VERONESE - VR 35036 MONTEGROTTO TERME - PD 45020 CANDA - RO 049/636281 045/7302377 0425/474747 049/5212566 045/8340644 045/8350110 0442/97377 0442/579007 049/2310493 0425/702452 MATERIALI DI CONSUMO E MEZZI DI CONTRASTO - Materiali odontoiatrici DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO AGIS S.R.L. BIOTECK S.R.L. DENTAL ESSE S.R.L. EURONDA - S.P.A. ISOMED S.R.L. MORGAN WINTROP DI PAGANINI MARIO NEW ULROS - S.R.L. ODONTECNO DI CESCON LIVIO & LONGO MAURO S.N.C. ODONTOPLANET DI SARETTA MAURIZIO RI-DENT S.R.L. ROGGIO S.T.D. SISTEMI E TECNOLOGIE DENTALI SPA WORLD WORK S.R.L. ZHERMACK S.P.A. VIA CA' PISANI 12 VIA E. FERMI 49 VIA MANZONI 28 ZONA ARTIGIANALE ASTICHELLI VIA TURAZZA DOMENICO 48 I P. VIA 26 APRILE 59 VIA DELLE INDUSTRIE 40 VIA BRANDO BRANDOLINI 1 VIA TORRE 73 VIALE DELL'INDUSTRIA 38 VIA POZZUOLO DEL FRIULI 6 VIA FERMI 22 VIA LAGO DI TOVEL VIA BOVAZECCHINO 100 35010 36057 36010 36030 35128 37060 35020 31053 35129 37100 31100 37135 36077 45021 049/8871453 0444/289366 0445/367417 0445/329811 049/8087863 0045/984475 049/8626000 0438/980028 VIGODARZERE - PD ARCUGNANO - VI ZANE' - VI MONTECCHIO PRECALCINO - VI PADOVA - PD SONA - VR ALBIGNASEGO - PD PIEVE DI SOLIGO - TV PADOVA - PD VERONA - VR TREVISO VERONA ALTAVILLA VICENTINA - VI BADIA POLESINE - RO 045/8550746 0422/401210 045/8204012 0444/574297 0425/597611 MATERIALI DI CONSUMO E MEZZI DI CONTRASTO - Materiali n.c. DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO MISCHI ALESSIO MORELLO ANTONIO NUOVA TECNOMEDICA DI CANTERI ILARIO E C. S.N.C. OFFICINA BIOMEDICA - DIVISIONE SERVIZI S.R.L. POZZATO FEDERICO PROTEA DI ANNICHINI GABRIELE & C. S.A.S. RESEARCH & INNOVATION SALEMI S.R.L. SALMASO GIOVANNI SANACO S.R.L. SINERGY SAS DI GIRALDO BRUNO & C. STEFANI PAOLO TECNIDEN@L DI PERANTONI EMANUELE TECNO ELLE DI LASFANTI IVO TECNOLAB ASSISTENZA DI TOZZO GIANCARLO TECNOMARCA DI COSTANTIN LUCIO TECNOMED S.N.C. DI CERADINI G. & C. TECNOTHON TEM TECNOLOGIA ELETTROMEDICALE S.R.L. CON SIGLA TEM S.R.L. TESSARO RENE' VIA COPPARO 37 VIA S. LEOPOLDO 47 VIA FLEMING 26 VIA C. BATTISTI 31/C VIA ALDO MORO 16 VIA SERENA 33 VIA SVIZZERA 16 VIA DON ZANARDO 2 VIA CARDUCCI 1/6 VIA BRENNERO 71/A VICOLO PERIN 8/BIS VIA ALTINATE 17 VIA CEDRARE 54 VIA A. AVOGADRO 8 VIA G. DA GAIBANA 2 VIA FELTRINA SUD 143 VIA FERDINAND PORSCHE 4/A VIA DELL'INDUSTRIA 67 Z.I. 37134 35020 37026 35010 30020 37036 35127 31040 30031 37026 35127 30039 37029 30027 35026 31044 37136 36030 045/8266310 049/8629011 045/6767977 049/8840388 0422/825474 045/870587 049/8705062 0422/746491 VIA FLEMING 19 VIA VILLA 41-2 37135 VERONA - VR 31037 LORIA - TV VERONA - VR ALBIGNASEGO - PD PESCANTINA - VR LIMENA - PD QUARTO D'ALTINO - VE S. MARTINO BUON ALBERGO - VR PADOVA CHIARANO - TV DOLO - VE PESCANTINA - VR PADOVA - PD STRA - VE SAN PIETRO IN CARIANO - VR SAN DONA' DI PIAVE - VE CONSELVE - PD MONTEBELLUNA - TV VERONA - VR SARCEDO - VI 045/7157366 049/8935290 049/503024 0423/601388 045/8622538 0445 381987 045/8203650 ALTRE ATTREZZATURE E APPARECCHIATURE - Apparecchiature ospedaliere DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO AGHITO TECNOLOGIE S.R.L. DOLOMIUS DI MENEGUZ RUDY GIVAS HURRYUP IMOCA INDUSTRIA MECCANICA OSPEDALIERA CASANOVA S.R.L. ROSSICAWS S.R.L. TAVOM S.P.A. UNIFLAIR ITALIA S.P.A. VIA CALTANA 121 VIA PONTE DEI MULINI 3 VIALE VENETO 2 VIA ROSSINI 37 VIA PEPOLI 29/A VIA POLONIA 9 VIA VENETO 29/31 VIA DELL'INDUSTRIA 10 35010 31020 35020 35020 45030 35127 35020 35020 049/630894 103 VILLANOVA DI CAMPOSAMPIERO - PD TARZO - TV SAONARA - PD LEGNARO - PD OCCHIOBELLO - RO PADOVA - PD DUE CARRARE - PD BRUGINE - PD 049/8790199 049/8830716 0425/757079 049/8703944 049/5290222 049/9713211 12. Allegato 7 ALTRE ATTREZZATURE E APPARECCHIATURE - Apparecchiature odontotecniche DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO 2 EMME S.R.L. ARIES DI ADDA GIAMPAOLO & C. S.N.C. ASA DENTAL CARRARO ALESSANDRO CATO ODONTOTECNICA DI DALLA LIBERA MARIO DONATO DENTAL MEDICAL S.R.L. DENTAL RIVIERA S.A.S. DI BALDAN FABIO & C. DENTAL X - S.R.L. DENTALMARCA DI VINCENTI GEO & SOCI - S.N.C. EMBRA S.R.L. EMMEBI S.R.L. ERIO - S.R.L. INTEROSPITAL S.N.C. DI EBRINI GIULIANO E BRESSAN GIORGIO MAULE NICOLA O.M.S. - S.P.A. OFFICINE MECCANICHE SPECIALIZZATE ODONTOTECNICA CASTELLANA DI ZANATA FRATELLI S.N.C. ODONTOVENETA ASSISTENZA S.N.C. DI TOZZO GIANCARLO E SARETTA MAURIZIO OTINED S.A.S. DI DALLA LIBERA DONATO & C. PRANDINI DENTAL DI LORIS PRANDINI PVR SAS DI CORTELAZZO LORENZO & C. Q.V.R. ODONTOTECNICA S.N.C. DI GIANNI SCAPIN E ALESSANDRO ALIBARDI S.I.R.I. S.R.L. STEDY DI BOF DAVIDE TECNO LANZI S.R.L. VIA BOTTENIGO 147/O VIA VENEZIA 105 VIA COLOMBO 10 VIA VENETO 2 VIA CAMPAGNA 12 VIA BIDASIO DEGLI IMBERTI 2 RIVIERA DEL BRENTA 338 VIA MARZOTTO 11 VIA INDUSTRIA 14 VIA GIORGIONE 10 VIA ALBETTONIERA 50/E VIA MONTE PASUBIO 164 VIA DELLA COOPERAZIONE 12/3 VIA TENENTE MAULE 13 VIA DANTE 20/A VIALE DELLE QUERCE 3/A 30175 31028 31022 35030 31053 31015 30032 36031 31052 31050 35030 36010 31033 36073 35030 31033 VENEZIA - VE VAZZOLA - TV PREGANZIOL - TV SELVAZZANO DENTRO - PD PIEVE DI SOLIGO - TV CONEGLIANO - TV FIESSO D'ARTICO - VE DUEVILLE - VI MASERADA SUL PIAVE - TV MIANE - TV ROVOLON - PD ZANE' - VI CASTELFRANCO VENETO - TV CORNEDO VICENTINO - VI SELVAZZANO DENTRO - PD CASTELFRANCO VENETO - TV 041/932660 0438/488183 0422/639479 049/638683 0438/380894 0438/21844 041/5100599 0444/367414 0422/877107 0438/893172 049/9910711 0445/314195 0423/723515 0445/951163 049/8975566 0423/495885 VIA GIORGIONE 38 VIA MARTIRI DELLA LIBERTA' 3 VIA CARBONARE 3 VIA PROGRESSO 2/A 35020 31041 37034 35127 ALBIGNASEGO - PD CORNUDA - TV VERONA - VR PADOVA - PD 049/685053 0438/980894 045/8709148 049/8703410 VIA MAKALLE' 6 VIA VICENZA 118 VIA STEFANELLI 20 VIA G. GALILEI 3/AV 35138 36034 31053 36051 PADOVA - PD MALO - VI PIEVE DI SOLIGO - TV ARCUGNANO - VI 049/8716441 0445/581410 0438/841074 0444/289091 ALTRE ATTREZZATURE E APPARECCHIATURE - Apparecchiature estetiche DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO BIOENG S.R.L. CLAUDIER INDUSTRIES SRL ELTECH S.R.L. I.SO ITALIA S.R.L. NASTASIA DI SPADA GIORGIO PERON ROBERTO SOLEPIU' S.A.S. DI ROBERTO SCHIAVON & C. SPORTARREDO - S.P.A. TECNO ESTETICA DI DALLA MONTA' ROBERTO TRIPOD FIRST ITALIA S.R.L. VIALE DELL'INDUSTRIA 24 VIA DEL COMMERCIO 6 VIA BOSCO 2/Q VIA G. DI VITTORIO 52 VIA DON GREGORIO SEGALA 62 VIA MONTE ZEBIO 4 VIA DELL'ARTIGIANATO 31 VIA DELL'INDUSTRIA 7 VIA BRIGATA AOSTA 71 VIA VECELLIO 2 37135 36060 31032 30029 37139 30031 35010 30020 37139 37059 045/8307612 0424/32131 VERONA - VR ROMANO D'EZZELINO - VI CASALE SUL SILE - TV SANTO STINO DI LIVENZA - VE VERONA - VR DOLO - VE VIGODARZERE - PD GRUARO - VE VERONA - VR ZEVIO - VR 0421/311700 049/8843152 0421/767676 045/8919245 ALTRE ATTREZZATURE E APPARECCHIATURE - Apparecchiature elettromedicali-sanitarie n.c. DENOMINAZIONE AEFFE S.R.L. ANALITICA TRIVENETA S.R.L. ATES MEDICA DEVICE S.R.L. BIOS SYSTEM SRL BIOTEC S.R.L. CAPELLI S.R.L. CARDIOTECH DI GIOVANELLI CARLO & C. S.N.C. CENTRO ELETTROMEDICALI DI ERRICHETTI ING. MARCELLO & C. S.N.C. EL.MED. GARDA DI PIMAZZONI ANTONIO CERAULO FABIO & C. S.A.S. ELETTROMEDICA S.A.S. DI ALFONSI & C. EUROLINE S.R.L. EUROMED SRL EUROMEDIK S.R.L. FINSERVICE DONALE S.A.S. DI RIGUTTO MARISA & C. G.F.D. TECNOLOGIE S.R.L GIROPLAST DI TRESSINO GIANLUCA HUMANA MEDICAL S.R.L. ISTITUTO IDROTERM S.N.C. DI ANGELA CARLO STELLA E MOSE' ALBERTIN LAICA SPA M.B. S.R.L. MACRIMED S.R.L. MET S.R.L. MICROMED - S.R.L. NIM S.R.L. 104 INDIRIZZO VIA MAKALLE' 2 VIA PUCCINI 23/B VIALE DEL LAVORO 19/B7 VIA DELL'ARTIGIANATO 16 VIA INDUSTRIA 53 VIA CARMELITANI SCALZI 20 VIA MARTIRI DELLA LIBERTA' 1/B CAP 35138 35031 37030 36030 36031 37122 37060 VIA FALLOPPIO GABRIELE 33 35121 PADOVA - PD CORSO DON GNOCCHI 53 COMUNE PADOVA - PD ABANO TERME - PD COLOGNOLA AI COLLI - VR MONTECCHIO PRECALCINO - VI DUEVILLE - VI VERONA - VR GAZZO VERONESE - VR 37016 31040 VIALE GRAMSCI 84 45100 VIA CASTELLANA 41 32010 VIA TRENTINO 4 31038 VIA MOLINETTO DELLA CRODA 14 31020 VIA G. VERDI 17 45030 VIA A. ALEARDI 25/C 37040 VIA DELLA CROCE ROSSA 42 35129 GARDA - VR PEDEROBBA - TV ROVIGO - RO CIMADALMO - TV PAESE - TV TARZO - TV OCCHIOBELLO - RO BONAVIGO - VR PADOVA - PD VIA GORIZIA 15 VIALE DEL LAVORO 10 VIA MANTEGNA 23/25 VIA XXIV MAGGIO 3 VIA MUSSA 17 VIA GIOTTO 4 VIA SILVESTRINI 20 SAONARA - PD PONTE DI BARBARANO - VI TRIBANO - PD PAESE - TV PIOMBINO DESE - PD MOGLIANO VENETO - TV VERONA - VR 35020 36020 35020 31038 35017 31020 37135 TELEFONO 049/8712088 049/811190 045/6152245 0444/361251 045/6901693 0442/570106 049/664442 045/755217 0423/648296 0425/30071 0422/803101 0422/451235 0438/584800 0442/670162 049/776977 049/640608 0444/795314 0422/951339 049/5743013 041/5737000 045/583500 Il cluster biomedicale nel Veneto continua TERAPIA E RIABILITAZIONE - Organi artificiali e protesi DENOMINAZIONE INDIRIZZO NON STOP S.R.L. OROTIG S.R.L. P.A.M. S.N.C. DI PASIAN AUGUSTO & C. PALMA ELECTRONIC S.R.L. PRIMA S.R.L. QR S.R.L. RAM - SOCIETÀ A RESPONSABILITÀ LIMITATA SAMA ITALIA S.A.S. DI BRESOLIN MARINO & C. SIMED S.R.L. SOCIETA' MANUTENZIONI ELETTROMEDICALI S.R.L. CON SIGLA *SME SRL STRUMENTAZIONE ELETTRONICA INDUSTRIALE DI DIDONÈ ING. GIORGIO E C. S.N.C. TECNO S.R.L. UROMAT S.R.L. VENIPLAST DI ALBERTI JOLE & C. S.N.C. CAP COMUNE CONEGLIANO - TV CASTELNUOVO DEL GARDA - VR S. MICHELE AL TAGLIAMENTO - VE VILLA BARTOLOMEA - VR MARENO DI PIAVE - TV VERONA - VR PADOVA - PD MONTEBELLUNA - TV MOGLIANO VENETO - TV TELEFONO VIA PARILLA 7 VIA XXV APRILE 47 VIA ZONA ARTIGIANALE P.I.P... VIA DELL'INDUSTRIA 7 VIA E. FERMI 23/A CORSO PORTA NUOVA 22 VIA GERMANIA 12/14 VIA FELTRINA SUD 104 VIA MACHIAVELLI 10/A 31015 37014 30028 37049 31010 37122 35127 31044 31021 VIA VO' DI PLACCA 36/F 35020 DUE CARRARE - PD 049/910022 VIA S. CHIARA 12/1 VIA VEGRI 21/2 VIA CRESCINI JACOPO 37 VIA BARBUGINE 77/A 35013 36047 35126 37053 049/9401093 0444/737234 049/756876 0442/80930 CITTADELLA - PD MONTEGALDA - VI PADOVA - PD CEREA - VR 045/6400865 0431/50071 0442/659100 0438/492862 045/596888 049/8703355 041/5987611 ASSISTENZA TECNICA DENOMINAZIONE INDIRIZZO CAP COMUNE TELEFONO B HOSPITAL S.R.L. BEDA FLAVIO BEDA RENZO BORTOLAN LORENZO C.S.L. DENTAL SERVICE DI CARRARO LUCA C.T.E. CONSULENZE TECNICHE ELETTRONICHE DI DE BIASI PAOLO & C. S.A.S. CANTELE GIOVANNI DI CANTELE PAOLO E MANUELA S.N.C. CENTRO DI ASSISTENZA S.R.L. CON SIGLA CDA SRL CIEMME SAS DI MARONESE F. & C. D.I. SERVICE DI SORGATO FABIANO DENTAL SERVICE S.R.L. VIA BRENNERO 71/A VIA MARCO POLO 18 VIA ASTICHELLO 3 VIA DALLA POTARA 28 VIA MONTE ORTIGARA 5 37026 35010 35135 36015 30031 PESCANTINA - VR CADONEGHE - PD PADOVA - PD SCHIO - VI DOLO - VE 045/7157200 049/612490 049/8643309 0445/532381 VIA MASERADE 4 VIA ASTICHELLO 27 VIA ARDIGÒ ROBERTO 16 VIA POSTUMIA OVEST 128 VIA PAGANINI 33 VIA VITAL 96 31030 36051 35126 31048 35010 31015 BREDA DI PIAVE - TV CREAZZO - VI PADOVA - PD SAN BIAGIO DI CALLALTA - TV VIGONZA - PD CONEGLIANO - TV 0422/90274 0444/520713 105 0422/89445 049/8096592 12. Allegato 7 106 Il cluster biomedicale nel Veneto 13. Bibliografia Allansdottir A. et al. (2002), Innovation and competitiveness in European biotechnology, Enterprise Papers n. 7, EU. Antonelli C. (1999), The Microdynamics of Technological Change, Routledge, London. Antonelli C. (2002), Percorsi teorici dell'economia dell'innovazione, paper presentato al convegno di economia industriale, 14 giugno, Dipartimento di Economia, Università Torino. Arora A. et al. 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